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Australian Open, Sonego si ferma ai quarti: Shelton vince in 4 set

Australian Open, Sonego si ferma ai quarti: Shelton vince in 4 setRoma, 22 gen. (askanews) – Si interrompe ai quarti il sogno australiano di Lorenzo Sonego. Al primo quarto Slam in carriera, l’azzurro ha perso contro Ben Shelton: 6-4, 7-5, 4-6, 7-6 lo score in quasi quattro ore di gioco. Sonego esce a testa alta dagli Australian Open, giocando un grandissimo tennis soprattutto nel terzo e nel quarto set. Lorenzo ha pagato qualche errore di troppo nei primi due parziali, in cui aveva commesso 32 errori gratuiti. Resta un inizio di stagione più che positivo per Sonego che da lunedì tornerà in top 40.

Sud, dal Mimit 300 mld di incentivi per investimenti sostenibili Pmi

Sud, dal Mimit 300 mld di incentivi per investimenti sostenibili PmiRoma, 22 gen. (askanews) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha adottato il decreto “Investimenti sostenibili 4.0” per supportare la trasformazione tecnologica e digitale, la competitività e la crescita sostenibile delle micro, piccole e medie imprese delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Secondo quanto riporta un comunicato, la misura ha una dotazione finanziaria di 300,5 milioni di euro.


Ammesse alle agevolazioni le attività manifatturiere e di servizi alle imprese: i programmi dovranno offrire un contributo al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali, rendere il processo produttivo sostenibile e circolare, migliorare la sostenibilità e il risparmio energetico dell’impresa o favorire la transizione tecnologica e digitale dell’azienda proponente. Questo, prosegue il comunicato, attraverso l’impiego di tecnologie abilitanti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, l’internet of things e l’industrial internet, il cloud, la cybersecurity, i big data e analytics, le soluzioni di advanced manufacturing, la manifattura additiva, la simulazione e la realtà aumentata.


Le spese, che dovranno essere comprese tra i 750mila euro e i 5 milioni di euro, potranno riguardare l’acquisto di macchinari, impianti e nuove attrezzature, opere murarie, programmi informatici, certificazioni ambientali e servizi di consulenza specialistica. Le agevolazioni sono concesse, fino al 75% delle spese ammissibili, nella forma del contributo in conto impianti e del finanziamento agevolato, spiega il Mimit, senza operare alcuna distinzione in funzione della dimensione d’impresa. Per l’accesso e la concessione delle agevolazioni si procederà mediante procedura valutativa con procedimento a sportello. (fonte immagine: Mimit).

Lagarde: Ue si prepari a Trump rimuovendo barriere nel mercato unico

Lagarde: Ue si prepari a Trump rimuovendo barriere nel mercato unicoRoma, 22 gen. (askanews) – Se al debutto la nuova amministrazione Trump non ha imposto nuovi dazi sulle importazioni dall’Europa, questo non significa che non arriveranno nelle prossime settimane, magari in maniera più “mirata”. Il dialogo con Washington deve proseguire, ma intanto l’Europa deve prepararsi alle sfide poste dalla svolta Usa, completando il mercato unico su cui ha un controllo diretto e su cui ancora persistono delle “barriere” interne. Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde interpellata sull’esordio di Donald Trump alla Casa Bianca durante una intervista a Cnbc.


La non imposizione immediata di dazi generalizzati sull’Europa “è quello che mi aspettavo – ha detto – e penso che sia un approccio molto scaltro, perché i dazi generalizzati non danno necessariamente i risultati che si attende. Ma questo non significa che non li avremo, magari più selettivi e focalizzati, nei prossimi giorni o settimane”. “Penso che quello che dobbiamo fare in Europa sia essere preparati e anticipare quello che accadrà, in modo da poter rispondere”. In particolare in Europa “abbiamo creato un mercato unico, ma non abbiamo finito il lavoro. Abbiamo questo enorme mercato, con tanti consumatori pronti a attivare il loro potere di acquisto e a usare i loro risparmi. Ma abbiamo ancora barriere, nonostante le aspirazioni del mercato unico e penso che sia uno degli aspetti su cui, come ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen” si può intervenire perché è qualcosa “su cui abbiamo il controllo diretto”.


Poi ci sta “quello che accadrà nelle prossime settimane” con gli Usa. “Penso che in tutte le circostanze il dialogo debba continuare e che le parti debbano stare al tavolo per capire quali siano le loro agende”, ha proseguito. Lagarde è stata intervistata dalla emittente Usa a margine del World Economic Forum in corso a Davos, in Svizzera, l’appuntamento annuale dell’organizzazione fondata dal magnate Klaus Schwab, attivista sulle politiche globaliste oggetto di crescenti critiche da parte di molti movimenti politici “sovranisti”, e di molti dei sostenitori della nuova amministrazione Trump.


Tornando alle politiche promesse da Trump, “francamente se guardi a questa teoria della sostituzione, in cui abbasso le importazioni dall’Europa per aumentare la produzione interna negli Usa è opinabile. Perché l’economia Usa è piuttosto surriscaldata, se guardi al mercato del lavoro, c’è la disoccupazione molto bassa, se guardi la capacità produttiva sta già al massimo. Quindi questa idea che puoi fabbricare quello che non importi è qualcosa che richiederà un po’ di tempo”, ha concluso Lagarde.

Papa: ieri ho chiamato parrocchia Gaza. Erano contenti…

Papa: ieri ho chiamato parrocchia Gaza. Erano contenti…Città del Vaticano, 22 gen. (askanews) – “Non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, il Myanmar. Preghiamo per la pace, la guerra sempre è una sconfitta”. Ad affermarlo è stato stamane, parlando a braccio, Papa Francesco al termine dell’udienza generale di stamane in aula Nervi in Vaticano.


Il Papa ha poi rivelato: “Ieri ho chiamato – lo faccio tutti i giorni – la parrocchia di Gaza. Erano contenti. Lì dentro ci sono 600 persone: Parrocchia e collegio. Mi hanno detto: ‘oggi abbiamo mangiato lenticchie e pollo’. Eh… una cosa che di questi tempi non erano abituati a fare. Soltanti qualche verdura…” . “Preghiamo per Gaza e per la pace. – ha quindi concluso il Papa – E nelle altre parti del mondo. La guerra sempre è una sconfitta, non dimenticatevelo. E chi ci guadagna con le guerre? I fabbricanti delle armi. Per favore preghiamo per la pace”, ha ripetuto.

Lagarde: fiduciosi su ritorno inflazione al 2%, rischi su crescita

Lagarde: fiduciosi su ritorno inflazione al 2%, rischi su crescitaRoma, 22 gen. (askanews) – Alla Banca centrale europea “se guardiamo all’inflazione siamo fiduciosi che la vedremo tornare al nostro livello obiettivo (2%) nel corso del 2025. Ora siamo fiduciosi che l’obiettivo sia portata di mano”. Lo ha ribadito la presidente Christine Lagarde in una intervista a Cnbc, evitando di sbilancarsi su quanti saranno i tagli dei tassi di interesse quest’anno (se 3 o 4) e sul dove arriverà il principale riferimento della Bce (se al 2% o al 2,25%).


Tra i vari elementi che l’istituzione tiene sotto controllo, in particolare in merito alle ricadute dell’arrivo della nuova amministrazione Trump negli Usa “il tasso cambio (euro-dollaro-ndr) sarà un elemento interessante che potrebbe avere conseguenze”, ha aggiunto. “Per la crescita economica – ha proseguito, durante una diretta da Davos, in Svizzera, dove si sta svolgendo il World Economic Forum – i rischi sono al ribasso e guarderemo attentamente i dati. Siamo in questo percorso di disinflazione, guarderemo attentamente ai prezzi dei servizi e ai salari, per vedere se nei primi mesi del 2025 i servizi avranno i rallentamenti dei prezzi che ci attendiamo”.


“Se il nostro scenario previsionale di base tiene – ha affermato – penso che siamo ben posizionati” per raggiungere in maniera sostenibile l’obiettivo di inflazione. Quanto alle future decisioni sui tassi “non mi metterò a dire se (i tagli) saranno 3 o 4, se i tassi andranno al 2% o al 2,25%, procediamo un passo alla volta – ha concluso – la direzione è molto chiara”.

La “Locura” di Lazza, il re del rap brilla nella sua Milano

La “Locura” di Lazza, il re del rap brilla nella sua MilanoMilano, 21 gen. (askanews) – “E’ un momento incredibile, ho superato tutte le previsioni col disco “Locura” e mi sto godendo i frutti di un lavoro che è stato complesso, sono contento, ma rotto fisicamente, lo spettacolo è lungo, 37 canzoni, arrivo a fine scaletta massacrato a livello vocale”. Così Lazza a poche ore dall’inizio del suo show al Forum di Assago prima data milanese del poker di sold out del 21-22-24-25 gennaio, parte del Locura Tour 2025.


Per Lazza non poteva esserci modo migliore per iniziare il nuovo anno: sul palco, con la sua musica, scatenando tutta la sua energia live davanti al suo pubblico, alla sua Milano. Per il suo secondo tour nei palazzetti, una volta in più ha voluto stupire il suo pubblico con uno show fuori dagli schemi, curato nei minimi dettagli: circa due ore e mezza di musica e delirio. Ovviamente non potevano mancare gli ospiti, con lui sul palco del Forum sono saliti molti tra i più forti nomi della scena rap attuale, a cominciare da Ghali, Tedua, Tony Effe e Sfera ma ci sono anche Kid Yugi, Noyz e Capo Plaza. Una carrellata di hit travolgenti ma non è solo una sorpresa dedicata ai fan di Milano: “anche nelle altre date dove è possibile ho cercato e cercherò di portare degli ospiti, non vorrei penalizzare che non è di Milano anche se questa è la mia città”. Nel momento acustico sul palco c’è una presenta familiare e fondamentale nella carriera di Lazza: “Ho voluto con me Alexander il mio maestro di pianoforte, è lui che mi ha insegnato a mettere le mani sui tasti, lo chiamo zio, per me è fondamentale, io sono molto legato alla famiglia e lui ne è parte”. Al centro dello show c’è l’ultimo album fresco di certificazione Triplo Disco di Platino “Locura” (Island Records), ma c’è anche il meglio del suo repertorio. Dietro il Locura Tour 2025 si cela un lavoro creativo e tecnico di altissimo livello, frutto della collaborazione tra lo Studio Blearred ed Eleonora Peronetti. Insieme hanno dato forma a una visione innovativa e immersiva che porta nei palazzetti italiani un’esperienza visiva senza precedenti. Il tema centrale del nuovo album di Lazza -il complesso rapporto tra l’artista, la follia e il successo- si riflette nella scenografia potente e simbolica con un palco a forma di Diamante: ci sono monoliti conficcati nel palco, lastre di cemento spaccate da cui emergono fasci di luce pulsante, metafore visive delle crisi creative che rigenerano l’arte. A dare movimento a quest’universo complesso e stratificato, l’utilizzo di soluzioni custom all’avanguardia come botole, lift e magic stairs. “Il pubblico dai diversi punti vede tutte cose diverse. Sono soddisfatto del risultato. Mi sono ispirato al disco diamante per disegnare il palco a forma di diamante ancora prima di ottenere la certificazione per Sirio, ma è un palco senza regole così come è senza regole il mio disco Locura” racconta Lazza. Il rapper sul palco si muove tra mondi eterei e sognanti rappresentati nei display LED, sfidando la fisicità della scena. Se la progettazione del lighting design unisce matericità e leggerezza, enfatizzando sia la solidità della scenografia che atmosfere oniriche, i contenuti video -curati dal collettivo Highfiles Visuals- amplificano il messaggio artistico trasformando ogni brano in un viaggio nella locura di Lazza. In linea con l’immaginario post apocalittico richiamato dall’allestimento è anche la visione moda dello show, dove tutti i capi custom (nei colori del bianco e nero) sono firmati da Domenico Orefice. Ovviamente non manca il riferimento agli Stadi (il 5 luglio a Lignano Sabbiadoro (UD) @ Stadio Teghil (data zero) e il 9 luglio 2025 a Milano @ Stadio San Siro) e al prossimo tour in Europa, toccando Barcellona, Madrid, Parigi, Londra, Bruxelles, Berlino, Amsterdam, Stoccarda, Zurigo, Vienna e Monaco. “Quando ho iniziato a fare i primissimi concerti da ragazzino speravo che ci fossero almeno 100 persone a sentirmi, ci mettevo la stessa enfasi che ci metto oggi, non avrei mai pensato di poter fare i palazzetti. La scena rap è cresciuta molto rispetto a quando ero piccolo ed è bello che ora i ragazzi possano avere grandi opportunità. Non ho ancora pensato a che tipo di show porterò, nelle date europee sarà nei club, con una dimensione più piccola dei palazzetti dove posso avere un rapporto diretto con quelli che sono nelle prime file. Negli stadi davvero non ci ho pensato ma magari a San Siro porterò qualcosa sul Milan” racconta il rapper grande tifoso rossonero. Dopo Mantova, Padova, Eboli, Torino, Bologna e Milano, la progressiva catena di sold out dell’artista del roster Me Next toccherà anche Firenze (27 gennaio) per chiudere il cerchio a Roma (30 gennaio) però Lazza vuole prendere una piccola pausa, prima dei nuovi impegni in primavera: “Tutto il tempo libero lo dedico a mio figlio, mi piacerebbe portarlo ai concerti ma è ancora davvero troppo piccolo, in compenso a vedere i miei live viene sempre mia mamma che è la mia fan numero uno. Poi devo seguire i lavori della casa che ho comprato a Milano e vorrei fare anche fare una settimana di vacanza”. Al momento non sono previste sue partecipazioni come ospite al Festival di Sanremo, dei sui amici in gara Tony Effe, Emis Killa e Fedez: “Non ho sentito nulla e voglio godermi la sorpresa, auguro a tutti loro di fare un bel percorso come l’ho fatto io, poi tra gli altri concorrenti stimo e seguo Brunori Sas, penso che sia una penna geniale”.


E di superarsi, Lazza -l’artista italiano con più certificazioni del 2024 secondo dati FIMI- non ha intenzione di smettere: lo ha fatto anche nelle ultime settimane conquistando il Disco di Diamante con SIRIO. Un risultato unico nel suo genere, considerando che nessun rapper solista in Italia è mai arrivato a fare Disco di Diamante per un album, confermando una volta in più SIRIO come album culto del genere in Italia, per oltre due anni sempre saldamente ai vertici delle classifiche di vendita, con il primato assoluto di permanenza al n°1 FIMI (21 settimane) e il traguardo di 1 miliardo di stream su Spotify recentemente raggiunto e superato.

Neonata rapita da una clinica a Cosenza, ritrovata da polizia

Neonata rapita da una clinica a Cosenza, ritrovata da poliziaMilano, 21 gen. (askanews) – Una bambina nata da un giorno è stata rapita dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza presumibilmente intorno alle 18 e 30 e successivamente ritrovata dalla polizia dopo il disperato appello dei familiari. La neonata, Sofia Cavoto, secondo il Quotidiano del Sud è stata ritrovata forse in contrada Rocchi, in ogni caso nell’area urbana della città calabrese, in un’auto con a bordo una coppia che era stata ripresa da telecamere di sorveglianza esterne. I testimoni avevano raccontato di una donna tarchiata e bassa, vestita di nero, con una mascherina, capelli con treccine bianche e nere. Si sarebbe finta infermiera, avrebbe prelevato la bambina con tutta la culletta con la scusa di una visita pediatrica. La donna sarebbe uscita senza problemi, fuori un uomo era in attesa.

Esplosione a Catania, crollata palazzina di tre piani per fuga gas

Esplosione a Catania, crollata palazzina di tre piani per fuga gasMilano, 21 gen. (askanews) – Una palazzina di tre piani è crollata dopo un’esplosione a Catania nel quartiere San Giovanni Galermo per una fuga di gas. Secondo il sindaco della città etnea, Enrico Trantino, intervenuto a Rai News 24, si tratta di una palazzina dell’Istituto Autonomo Case Popolari che era in corso di ristrutturazione. Fatto che induce a sperare con non fosse abitata. Il primo cittadino ha citato l’ipotesi di un bilancio di sette persone ferite, alcune delle quali gravi, ma ha precisato che non ci sono notizie certe né confermate su eventuali vittime o feriti.


Il crollo è avvenuto in via Fratelli Gualandi e, secondo quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia, sul posto si era prima sentito un forte odore di gas. Per questo stavano operando due squadre di operai per ricercare una perdita nella rete cittadina e i vigili del fuoco. Una persona in codice rosso è stata ricoverata all’ospedale Cannizzaro, altri tre feriti sono stati trasferiti al Policlinico. Il boato è stato avvertito a distanza.

Salvini in aula insiste su sabotaggi treni. Spiccano assenze Fdi-Fi

Salvini in aula insiste su sabotaggi treni. Spiccano assenze Fdi-FiRoma, 21 gen. (askanews) – Richiesto a gran voce dalle opposizioni nei giorni neri dei ritardi ferroviari, Matteo Salvini ri-compare in aula alla Camera alle 18.30 in punto per rispondere finalmente sulle difficoltà che si sono registrate nelle ultime settimane lungo la rete ferroviaria. La maggioranza lo accoglie con un paio di applausi quando ringrazia i dipendenti delle Fs che “non meritano fango” e quando cita il numero record di viaggiatori registrati, l’opposizione non esita a sottolineare che tra i banchi del governo c’è “un monocolore della Lega”.


Accanto al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, alla sua destra, c’è un solo ministro, è Roberto Calderoli. Nella fila in basso tutti i sottosegretari della Lega: ci sono Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Giuseppina Castiello, Luigi D’Eramo, Federico Freni, Massimo Bitonci, Claudio Durigon, Andrea Ostellari, Alessandro Morelli. Tutti schierati. A presiedere l’aula il Presidente Lorenzo Fontana. “Nessuna forza politica di maggioranza ci mette la faccia, solo il suo partito”, commenta il capogruppo Iv Davide Faraone. Non si è fermato nemmeno il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove che per tutto il pomeriggio è stato in aula a seguire il decreto giustizia approvato a Montecitorio in via definitiva. L’esponente di Fdi è uscito dall’aula e ha lasciato la Camera non appena il vicepresidente di turno Sergio Costa ha dichiarato chiusa la votazione finale, un minuto prima dell’arrivo del leader del Carroccio. Nella sua informativa Salvini insiste sul fatto che ritardi e problemi siano dovuti a sabotaggi: “Guarda un po’ la coincidenza, dopo le pubbliche denunce e gli esposti non si sono più verificati. Tanto che la circolazione è tornata regolare con rarissime eccezioni in gran parte dovute al maltempo”, afferma. Ma secondo Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa, “il punto politico sembra un altro: a sostenerlo dai banchi del governo la delegazione leghista quasi al completo ma nessun membro di governo di FdI e Forza Italia. Un caso o un sabotaggio politico?”.


Al termine dell’intervento del ministro la maggioranza applaude ma ad alzarsi in piedi sono solo i deputati leghisti. Nel dibattito che segue l’informativa per Fdi e di Fi non ci sono nomi di spicco. Parlano il capogruppo del partito di Meloni in commissione Trasporti, Fabio Raimondo, e il vicepresidente della stessa commissione, il forzista Andrea Caroppo. Sostengono Salvini, gli chiedono di andare avanti. Per la Lega prende la parola il presidente dei deputati Riccardo Molinari, per Noi Moderati il leader Maurizio Lupi. La segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca: “Lei non fa più il ministro dell’Interno e non è possibile che l’unico spostamento che le interessa è il suo al Viminale. Ma Giorgia Meloni non vuole affidarle quell’incarico, si rassegni e cominci a lavorare”. Poi aggiunge una battuta diretta alla premier: “A Giorgia Meloni, che ha la vera responsabilità di tutto questo disagio che vivono ogni giorno lavoratori e studenti, dico di smetterla di nascondersi ogni giorno dietro a Salvini. La ricorderanno come quella che ‘quando c’era lei non c’era un treno che arrivasse in orario”.


Al termine della seduta, i giornalisti in Transatlantico chiedono a Salvini se la ministra Santanchè debba dimettersi: “Perché? Perché M5s chiede le dimissioni?” Il rinvio a giudizio “non è una condanna. Siamo in un paese dove uno è colpevole dopo tre gradi di giudizio. Quindi, per quello che mi riguarda non cambia assolutamente nulla”. Mentre sull’assenza degli alleati dai banchi del governo preferisce tacere: manda un bacio e augura buon lavoro.

Schlein compatta Pd su Trump e Salvini, ma nodo è Jobs act

Schlein compatta Pd su Trump e Salvini, ma nodo è Jobs actRoma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump, Elon Musk, la tecno-destra, Matteo Salvini, l’autonomia differenziata: Elly Schlein fissa l’agenda comunicativa del Pd, punta i riflettori sul centrodestra e cerca di tenere da parte le questioni più spinose, dal ritrovato protagonismo dei “moderati” dem alla questione del referendum sul Jobs act. La leader democratica convoca anche la segreteria, la riunione dura parecchio e viene dedicata, appunto, soprattutto ai temi della “mobilitazione”, come li ha definiti lei stessa. Sui centristi neanche una parola con i cronisti, ma frasi molto diplomatiche anche durante la riunione della segreteria. Per quanto riguarda il Jobs act appena un accenno quando i giornalisti le pongono la domanda: “Io li ho firmati – ha spiegato quando le è stato chiesto quale sarà l’indicazione di voto – senz’altro non faremo mancare il nostro contributo”.


Se ne discuterà, l’ala moderata-riformista del Pd – quella che era stata più vicina a Matteo Renzi – non ha intenzione di rinnegare il lavoro fatto dieci anni fa. Alessandro Alfieri, sul Corriere della sera, lo ha già spiegato: “Un referendum sul Jobs act rischia di riaprire ferite del passato. Fin dall’inizio ho dichiarato che non l’avrei sostenuto. Abbiamo bisogno, oggi, di mettere in evidenza le tantissime battaglie che ci uniscono, non quelle che ci dividono”. Posizione che è un po’ quella di tutta la minoranza, da Marianna Madia a Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. Certo, precisa uno di parlamentari ‘moderati’, “non ci metteremo a fare i comitati del no con Renzi, ma c’è una strumentalizzazione da parte di Landini che non ci fa bene. E certamente non faremo campagna per il sì, ne voteremo per l’abrogazione”. La minoranza spera che la segretaria arrivi a non dare indicazione di voto, pur ovviamente facendo campagna attiva per il sì. “Se schierasse il partito tutti noi non la seguiremmo”. Antonio Misiani, responsabile economia in segreteria, la mette così: “Capisco che il referendum non è il migliore degli strumenti possibili, ma è importante che arrivi un segnale nella direzione di un rafforzamento delle tutele del lavoro”. Insomma, difficile non stare con la Cgil e chi vuole l’abrogazione del Jobs act. Ma, precisa, “avremo luoghi in cui discuterne, il Pd non è e non sarà mai una caserma”.


Sui movimenti di cattolici e riformisti – i due convegni dello scorso fine settimana – non sono mancate le critiche – da sinistra – in segreteria. Ma, appunto, non da parte di Schlein, che – raccontano – è stata assai prudente. La segretaria, del resto, sa che chi era ad Orvieto, a partire da Paolo Gentiloni, non mette in discussione la permanenza nel Pd. E lo stesso ex premier oggi ha precisato: “C’è una gran voglia di pluralismo interno. Sarebbe un errore trasformare questo in una fronda nei confronti di Elly Schlein, che ha riattivato il Pd in fondo, e quindi ha dei meriti”. Al tempo stesso, ripete, se i centristi fuori dal partito si uniscono bene, ma in ogni caso il Pd “deve avere un profilo di governo” e non cercare un “alibi per dire che mandiamo all’esterno le componenti riformiste”. Da questo punto di vista, raccontano, la stessa Schlein sarebbe almeno in parte d’accordo: la leader Pd non intende rinunciare al profilo ‘netto’ che ha dato al partito, ma non vede bene nemmeno la nascita di una ‘nuova Margherita’ che porti alla fuoriuscita dei moderati Pd. La spaccatura ridimensionerebbe il partito e aprirebbe la discussione sul nome del ‘federatore’, o meglio del candidato – o della candidata! – premier. Dunque bene se Renzi, Calenda, Sala, Ruffini, Più Europa trovano un modo per presentare un’unica lista. Ma l’esodo dei moderati dem sarebbe un’altra cosa, non auspicabile. Per questa discussione però c’è tempo, se parlerà molto da qui alle politiche.