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Sci, SuperGoggia, vince anche la libera di Cortina

Sci, SuperGoggia, vince anche la libera di CortinaRoma, 18 gen. (askanews) – Strepitosa Sofia Goggia che, nella terza discesa stagionale, vince sull’Olympia delle Tofane a Cortina. La bergamasca dipinge un altro capolavoro in discesa libera, quarto della sua carriera, facendo la differenza nei curvoni centrali e nel finale velocissimo dopo il Rumerlo. Una prova di forza da regina della specialità, nella quale tocca i 19 successi in Coppa del Mondo. Grande giornata per l’Italia anche grazie al terzo posto di Federica Brignone (+0.55), che mai era salita sul podio su questa pista. Un piazzamento che la porta sia in testa alla classifica di specialità che alla generale. Meglio della valdostana fa la norvegese Kajsa Vickhoff Lie (+0.42), magica col pettorale numero 2 e a lungo in testa alla gara. Quarto posto per Lara Gut-Behrami (+0.72), ancora imperfetta.

Mattarella: necessario rigenerare coesione, procedere insieme

Mattarella: necessario rigenerare coesione, procedere insiemeRoma, 18 gen. (askanews) – E’ necessario “ricomporre, rigenerare coesione, procedere insieme. Lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità, e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità. Lo richiede il lamento della terra, violata dallo sfruttamento estremo delle risorse, con le sue catastrofiche conseguenze, a partire dal cambiamento climatico”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo ad Agrigento alla cerimonia di apertura di Agrigento Capitale della cultura.

Mattarella: cultura risorsa sociale che protegge diritti e solidarietà

Mattarella: cultura risorsa sociale che protegge diritti e solidarietàRoma, 18 gen. (askanews) – La cultura è “una risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo ad Agrigento alla cerimonia di apertura di Agrigento Capitale della cultura.


“L’Italia, con i giacimenti culturali che ovunque la contraddistinguono, è essa stessa lezione di dialogo, di pace, di dignità, per l’oggi e per il domani. Ne parlerete in questo anno – ha ricordato il capo dello Stato -. Sapendo che il tema decisivo che investe la cultura è come farne perno di comunità. Come far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura, un bene comune, un patrimonio davvero condiviso”.

Mattarella: urgente sviluppo ambientale e sociale sostenibile

Mattarella: urgente sviluppo ambientale e sociale sostenibileRoma, 18 gen. (askanews) – “La nostra Costituzione è stata lungimirante, affiancando, nell’articolo 9, la promozione della cultura alla tutela del paesaggio. Mai come adesso comprendiamo l’urgenza di un riequilibrio, di un nuovo sviluppo che potrà essere veramente tale solo se sarà sostenibile sul piano ambientale e sociale”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo ad Agrigento alla cerimonia di apertura di Agrigento Capitale della cultura.


“Mai come adesso abbiamo coscienza del fatto che l’opera delle istituzioni e le politiche pubbliche sono importantissime e tuttavia non basteranno se non verranno sostenute da una corale responsabilità dei cittadini”, ha aggiunto il capo dello Stato.

Capitale cultura, Mattarella: ricchezza dell’Italia è sua pluralità

Capitale cultura, Mattarella: ricchezza dell’Italia è sua pluralitàRoma, 18 gen. (askanews) – “La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità. Una grande ricchezza, per il nostro percorso nazionale. Eredità ricevuta dai nostri padri. E tesoro da investire per il domani dei nostri figli”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo ad Agrigento alla cerimonia di apertura di Agrigento Capitale della cultura.

Melbourne, Sonego agli ottavi agli Australian Open

Melbourne, Sonego agli ottavi agli Australian OpenRoma, 18 gen. (askanews) – Lorenzo Sonego conquista per la prima volta l’accesso alla seconda settimana degli Australian Open, dove in precedenza si era fermato sempre al 3° turno. Decisiva un’altra super rimonta, questa volta arrivata contro Fabian Marozsan, ungherese n.59 del mondo, giustiziere di Frances Tiafoe. 6-7, 7-6, 6-1, 6-2 i parziali in oltre tre ore di gioco per l’eroe di Malaga 2023, che andrà a caccia di uno storico quarto di finale affrontando il sorprendente statunitense Learner Tien, 121 del mondo e capace di eliminare Daniil Medvedev. Tra i due giocatori non ci sono precedenti.

In libreria “Un pezzo alla volta”, memoire di vita (e giornalismo) di Michele Gambino

In libreria “Un pezzo alla volta”, memoire di vita (e giornalismo) di Michele GambinoMilano, 18 gen. (askanews) – “A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”. Sono parole di Giuseppe Fava, il direttore del mensile “I Siciliani” assassinato dalla mafia nel 1984 a Catania. E’ questo principio etico applicato al giornalismo che ha ispirato l’intera vita di Michele Gambino. Giornalista d’inchiesta tra i più apprezzati, premio Ilaria Alpi per i suoi reportage dall’Afghanistan e scrittore, Gambino ripercorre la sua vita professionale e umana con “Un pezzo alla volta – Storia di un giornalista e del suo tempo” (Manni Editore), un’opera autobiografica di impegno civile che segue i suoi precedenti lavori “Enjoy Sarajevo” e “L’isola”, quest’ultimo scritto con Claudio Fava.


Un pezzo alla volta, indicato tra i papabili del premio Strega dall’autorevole rivista letteraria “Il libraio”, è un viaggio intenso e personale, una narrazione che intreccia alcuni dei momenti più significativi della vita professionale e privata dell’autore. Fin da giovanissimo, nella Catania “profondo sud di Milano”, Gambino si è ritrovato immerso nel giornalismo d’inchiesta: ha affrontato la mafia con quel coraggio che fa superare le proprie paure per il fatto stesso di essere incessantemente impegnati nella ricerca di verità e giustizia: è dentro le cose che accadono e non può essere che questo l’istinto che lo guida. Per lui, il giornalismo è sempre stato una lotta contro i luoghi comuni. “Giornalismo palombaro”, l’ha definito in un’intervista, che scende in profondità, non giornalismo da surfista. E’ con queste lenti che l’autore disvela l’altra Catania degli anni Ottanta, una città intrisa di mafia, ma cieca o volutamente indifferente. E quando la battaglia contro la criminalità organizzata in Sicilia sembra, o forse è, perduta, Gambino cerca altrove. Ma la calamita è quella: raccontare, senza pesare pericoli e disagi, storie di sfruttamento e ingiustizia, sempre dalla parte delle vittime. Storie come quella degli esmeralderos colombiani, costretti a vivere in condizioni estreme, raccontati da un bar dal nome “Aqui la vita no vale nada”, qui la vita non vale niente. Come i reportage sull’assedio di Sarajevo, dove è stato a un passo dall’uccidere un uomo. O quegli interminabili undici passi per uscire dalla roulette russa di un campo minato in Afghanistan.


Della prima guerra da inviato a Beirut, Gambino racconta l’assuefazione di chi ci si ritrova dentro e la tragica banalità quotidiana della vita durante i conflitti: dalla Green line bastavano pochi minuti per passare dalle trincee con i morti ammazzati – tutti i giorni in pausa pranzo – alla stridente normalità del ristorante con tovaglie di lino e camerieri in giacca bianca. Il no di Gambino alla guerra, la sua penna contro la ferocia dell’uomo, è netto. Ma al fronte la guerra – forse la parola più frequente del libro – diventa per lui “passione tossica”, come confessa egli stesso, nelle pagine di “Un pezzo alla volta”, anni dopo. Lo diventa per chi continua a nutrirsi di paura e dolore, come l’inviato che ne è testimone diretto e che “smania per essere al centro delle cose”. E’ quella “fame di guerra” che “fa toccare la corda guasta” dentro di sé. La guerra in qualche modo anche “eccitante”, che attrae l’autore “perché ci dice chi siamo, e replica la lotta per la vita di ogni essere umano in una forma essenziale, depurata dalle buone maniere, dall’ipocrisia del ‘va tutto bene’ e dalle incombenze noiose, come pagare le bollette e stare in coda nel traffico”.


Per il giornalista-palombaro l’approdo è scontato: le inchieste di mafia degli Anni Novanta, i libri sui misteri d’Italia, le “biografie non autorizzate” su Andreotti e Berlusconi, passando per due grandi scoop: il massacro di Timosoara (mai accaduto) e quello sugli omicidi della Uno Bianca, sul quale sono state recentemente riaperte le indagini. Sono anni, anzi decenni, che si snodano tra l’impegno civile e gli interrogativi che da uomo ormai maturo riflette sul senso di una scelta di vita senza compromessi, scelta consegnare “un mondo migliore, o perlomeno non peggiore” innanzitutto a chi ama di più: la figlia. “Combattere per qualcosa in cui si crede è uno dei regali che la vita ci fa oppure – come dice citando lo scrittore turco Ohran Pamuk – una palla al piede del talento? Esiste un modo per attutire quel senso di inadeguatezza che si prova tra il totalizzante sforzo di rendere il mondo un posto migliore e il desiderio di una vita quotidiana che permetta di coltivare relazioni, affetti e una certa “normalità” dello stare al mondo? “Bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare daccapo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente”, dice Gambino. Forse, suggerisce questo memoir di vita, quel che conta è solo cercare di vivere con onore.


(Marco D’Auria)

I Follya e il diritto degli uomini ad esprimere le emozioni

I Follya e il diritto degli uomini ad esprimere le emozioniMilano, 18 gen. (askanews) – Venerdì 24 gennaio esce “Don’t cry” (Benzai Records / distribuito da ADA Music Italy), il nuovo singolo dei Follya. In un panorama musicale che spesso celebra una mascolinità tossica, fatta di forza ostentata e virilità stereotipata, i Follya, composti da Alessio Bernabei (voce), Alessandro Presti (basso) e Riccardo Ruiu (batteria), scelgono di raccontare una storia diversa. Con “Don’t cry” la band affronta un tema urgente e spesso trascurato: il diritto degli uomini di esprimere le proprie emozioni.


“La musica è uno specchio della società – raccontano i Follya – riflette i suoi valori, li amplifica e li trasmette. È un linguaggio universale che ispira le nuove generazioni, influenzando il modo in cui vedono il mondo e se stesse. Per questo, gli artisti dovrebbero riflettere con responsabilità sui messaggi che veicolano”. La mascolinità tossica è ancora oggi una delle manifestazioni più diffuse e dannose delle aspettative sociali. Con questo nuovo brano, i Follya scelgono di affrontare questo tema con un approccio fresco e ironico, invitando a riflettere su cosa significhi davvero essere uomini oggi. “DON’T CRY” diventa così un manifesto musicale che sfida le convenzioni, proponendo un futuro in cui la fragilità non è più vista come un difetto, ma come una qualità che ci rende autentici, umani e vicini agli altri.


“Perché ci insegnano fin da piccoli che “i veri uomini non piangono”? È una bugia che ci rende infelici e soli – raccontano i Follya – In un periodo storico così delicato, dominato da una società che alimenta ogni giorno il maschilismo tossico, con questo brano abbiamo sentito il dovere di andare controcorrente. Se c’è una cosa che ci rende davvero forti, è proprio il coraggio di essere vulnerabili”. I Follya sono una band nata nel 2022, che non si pone limiti di linguaggio o sound, fondendo essenza pop con mondi onirici e distopici. La loro musica spazia tra powerpop, synthwave e alternative rock. Prima di diventare i Follya, i membri della band erano noti come i Dear Jack, gruppo che ha conquistato il grande pubblico nel 2014. Dopo anni di successi e trasformazioni, i musicisti decidono di intraprendere un nuovo percorso artistico. A novembre 2023 esce il loro album di debutto “Follya”, pubblicato con Universal Music Italy e anticipato dai singoli “Morto per te”, “Tutt’okkei”, “Tuta spaziale”, “Mister” e “Toxic”. A distanza di un anno, lo scorso novembre, la band è tornata sulla scena musicale con una veste completamente rinnovata, presentando il brano “Numero uno”.

Sicurezza, Piantedosi: una rete antagonista alimenta scontri in piazza

Sicurezza, Piantedosi: una rete antagonista alimenta scontri in piazzaRoma, 18 gen. (askanews) – “Non parlerei di regia: non ci risulta una logica complottistica. C’è sicurmente però un network di collegamenti evidenziato dalla presenza ai cortei di persone venute da fuori, come provano le identificaizioni fatte a Roma”. Lo dice al Messagero il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, denunciando l’esistenza di “mestieranti della violenza”. Ovvero “ambienti estremisti in cui la violenza è messa a diposizione di varie cause”.


Quanto ai rapporti fra antagonismo e tifoserie calcistiche violente “dire che c’è un legame – precisa il ministro- è eccessivo: la saldatura del mondo delle curve è più con la criminalità, come si è visto nell’inchiesta sulle curve di Mlan e Inter”. Di contro “la tregua a Gaza può avere riflessi positivi anche al nostro interno” perchè “sicuramente la pacificazione nel quadrante mediorientale attenua temi a lungo cavalcati dagli antagoinisti” “Tuttavia – sottolinea il ministro- al di là dell’oggetto delle manifestazioni, l’ aggressività di frange estreme verso le forze di polizia fa mantenere alto il livello di attenzione visto che ogni occasione viene colta per alzare l’attenzione”.

Ramy, Piantedosi: vorrei incontrare i genitori a riflettori spenti

Ramy, Piantedosi: vorrei incontrare i genitori a riflettori spentiRoma, 18 gen. (askanews) – Il ministro degli Interni auspica un incontro o un colloquio “a fari spenti” e “sempre che loro lo vogliano” con i genitori di Ramy, morto a causa dell’incidente nell’inseguimento al Corvetto. “Finora – dice il ministro al Messaggero – non lo ho fatto per rispetto del loro dolore”.


Quanto alla valutazione del comportamento delle forze dell’ordine nell’inseguimento “mi rimetto- dice Piantedosi- all’autorità giudiziaria. Di sicuro i comportamenti – velocità, strade contromano – sono stati indotti dai fuggitivi. Un inseguimento è pericoloso anche per chi lo fa. E i Carabinieri hanno dimostrato massima trasparenza mettendo a dispozsizione video ed audio”.