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Cori razzisti, Curva nord della Lazio chiusa contro il Porto

Cori razzisti, Curva nord della Lazio chiusa contro il PortoRoma, 11 ott. (askanews) – La Lazio è stata multata e sanzionata dalla Uefa per gli episodi accaduti durante la partita di Europa League contro il Nizza, valida per la seconda giornata della fase a gironi. Quei cori sono costati la revoca della condizionale da parte del Comitato Arbitrale e la chiusura dei settori 48 e 49 della Curva Nord per la prossima partita dei biancocelesti in Europa League (il 7 novembre contro il Porto). Gli altri due resteranno aperti. Inoltre è stato comminato un altro turno a porte chiuse, sanzione questa sospesa per un anno. Ulteriori 45.000 euro di multa per l’accensione di fuochi d’artificio, 9.000 per il lancio di oggetti, 8.000 per il blocco dei passaggi pubblici.

Francia, piano Bilancio governo: -41 mld a spesa e +19 mld in tasse

Francia, piano Bilancio governo: -41 mld a spesa e +19 mld in tasseRoma, 11 ott. (askanews) – Oltre 41 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica, di cui 21,5 miliardi colpiranno lo Stato, 14,8 miliardi la sicurezza sociale e altri 5 miliardi le comunità locali. Parallelamente Parigi intende aumentare le entrate fiscali, tramite interventi straordinari mirati, per 19,3 miliardi di euro.


Sono alcune delle cifre chiave annunciate dal ministero dell’Economia e delle finanze, sotto la guida di Antoine Armand, per cercare di rimettere in carreggiata i conti pubblici dell’Esagono, dove secondo le previsioni dello stesso esecutivo quest’anno il deficit potrebbe raggiungere il 7% del Pil. L’obiettivo è ricondurlo al 5% Per il 2025. Il rientro del disavanzo sotto la soglia del 3% del Pil – stabilita dal Patto di stabilità e di crescita, e confermata nella sua ultima revisione – è rinviato al 2029.


La manovra da circa 60 miliardi, presentata di fatto contestualmente a una legge di revisione delle spese sociali e sanitarie, dovrà ora passare al vaglio del Parlamento francese e della Commissione europea. Ma nel frattempo sarà anche sotto i riflettori di mercati e agenzie di rating, dove il giudizio potrebbe risultare non meno tenero. Specialmente tenuto conto del fatto che buona parte dell’aggiustamento previsto dovrebbe avvenire nei prossimi anni, quando è quantomai improbabile che sia in carica il vacillante governo messo in piedi su iniziativa del presidente Emmanuel Macron, dopo lo stallo emerso dalle le recenti elezioni.

Massimo Ghini a Ciao Maschio: “Ho avuto una infanzia difficilissima”

Massimo Ghini a Ciao Maschio: “Ho avuto una infanzia difficilissima”Roma, 11 ott. (askanews) – “Vengo da un’infanzia difficilissima, perché i miei si sono separati quando io avevo tre anni e se ora ne faccio 70, ti puoi immaginare in che periodo era e quanti anni sono passati. Tutto questo mi ha segnato. Quando arrivavano le pagelle o i documenti vi era scritto firma del padre o di chi ne fa le veci. E, al posto di mio padre, firmava mia mamma. E io ogni volta che tornavo a scuola, c’erano anche i professori che mi guardavano un po’ strano, perché all’epoca c’era questo politically correct…”. A confessarlo a Nunzia De Girolamo è l’attore Massimo Ghini, tra gli ospiti della quinta puntata di Ciao Maschio, il programma di Nunzia De Girolamo, nella puntata in onda domani, Sabato 12 Ottobre, in seconda serata su Rai 1.   “Ad un certo punto, – prosegue – abbiamo trovato una soluzione. Mia mamma firmava con la dicitura Lorenzo Ghini, che era il nome di mio padre. Una truffa, per come dire, ma così tutti erano contenti. Purtroppo in qualche maniera penso di aver finto di aver accettato la separazione dei miei, per questo faccio l’attore. Ma dentro di me soffrivo come una bestia, perché quello che ti rimane addosso è il senso dell’abbandono. Mi è mancata tanto una carezza di mio padre. L’ho visto talmente tante poche volte, che mi ricordo quante volte sono state. Una roba assurda. Paradossalmente le volte che l’ho visto di più, è stato quando stava per morire”.

Teatro, arriva “I Tre Moschettieri-Opera Pop” con Giò Di Tonno

Teatro, arriva “I Tre Moschettieri-Opera Pop” con Giò Di TonnoRoma, 11 ott. (askanews) – Debutterà il 2 novembre con la data zero a Isernia, per proseguire nei mesi successivi nei più importanti teatri italiani “I Tre Moschettieri – Opera Pop” la nuova versione musicale italiana del più famoso romanzo di Alexandre Dumas, prodotta da Stefano Francioni e dal Teatro Stabile d’Abruzzo (di cui è direttore artistico Giorgio Pasotti).


“Tutti per uno, uno per tutti!”, il motto simbolo di un’amicizia incorruttibile, si rinnova in questo spettacolo in cui musica, prosa e danza si intrecciano in un racconto coinvolgente con Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci, Graziano Galatone nei ruoli di Athos, Porthos e Aramis e il tocco innovativo di Giuliano Peparini al quale è affidata la direzione artistica e la regia, le coreografie sono curate da Veronica Peparini e Andreas Muller, la preparazione dei duelli è del maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, i testi scritti da Alessandro Di Zio e le musiche composte da Giò Di Tonno (gli arrangiamenti sono di Giò Di Tonno e Giancarlo De Maria che ha curato anche le orchestrazioni). Lo spettacolo inizia prima dello spettacolo in una fabbrica di scatoloni dove il tempo è scandito dalla monotonia delle azioni da compiere giorno dopo giorno. In questo luogo si intravede un libro dimenticato o forse lasciato lì da qualcuno volontariamente. Un lavoratore lo prende, lo apre e, incuriosito, inizia a leggere appassionandosi subito alla storia e a ciò che questo libro rappresenta, un oggetto sempre più raro in un’epoca dove tutto si smaterializza. La sua voce che legge attira anche gli altri lavoratori che, via via, diventano i personaggi della storia catapultando lo spettatore nella Parigi dell’800.


“Se devo affrontare un argomento storico o mettere in scena la vita di personaggi la cui azione si svolge in un’epoca passata, penso sempre a come farla risuonare nella nostra epoca e a come potrebbe raggiungere il pubblico di oggi – ha detto Giuliano Peparini – è il caso di Alexandre Dumas, autore e romanziere la cui forza supera il passare del tempo. L’amicizia, le differenze tra classi sociali, l’onore, la vendetta, i segreti e la seduzione sono al centro de I Tre Moschettieri e sono temi ancora attuali nel XXI secolo. Ciò che personalmente mi colpisce dei personaggi di Dumas è il loro modo di crescere ed evolvere continuamente di fronte agli eventi che affrontano. In particolare, un giovane come D’Artagnan che cerca di trovare la sua identità e un posto nel mondo, è di grande attualità per i nostri giovani, una generazione che mette fortemente in discussione i suoi riferimenti e modelli”. “Considero I Tre Moschettieri l’inizio di una nuova vita artistica che mi vedrà sempre più impegnato come compositore – ha affermato Giò Di Tonno – ho messo tutto me stesso in questo progetto che finalmente vede la luce. Sono felice di portare in scena la storia di amicizia più celebre della letteratura”.


Il trionfo dell’amicizia, ma anche il trionfo del potere e dell’ambizione in questa storia senza tempo dove “buoni” e “cattivi” combattono una lotta quasi archetipica mettendo al centro valori quali onore, fedeltà, onestà, troppo spesso messi in crisi dal mito dell’uomo contemporaneo e che i tre moschettieri portano fieri sulla punta delle loro spade. Accanto all’amicizia trova spazio anche l’amore, con l’incontro tra D’Artagnan e Costanza che verrà spezzato dalla sete di vendetta dell’altra protagonista femminile, la perfida Milady. Dopo Isernia, lo spettacolo sarà a Bari 6 e 7 dicembre (Teatro Team), il 20 dicembre al Palapartenope di Napoli, 14 e 15 gennaio al Teatro Massimo di Pescara, 18 e 19 gennaio 2025 al PalaTerni, Terni, 22 e 23 gennaio al Teatro Rendano di Cosenza; inoltre, 30 e 31 gennaio al Teatro Golden, Palermo, il primo e 2 febbraio al Teatro Metropolitan, Catania; dal 15 al 23 febbraio (escluso il 17 febbraio) al Teatro Nazionale di Milano, il 25 febbraio al Gran Teatro Geox di Padova, il 28 febbraio, 1 e 2 marzo al Teatro Colosseo di Torino, dal 5 al 16 marzo (escluso il 10 e 11 marzo) al Teatro Brancaccio a Roma, 18 marzo al Teatro Clerici di Brescia, 21 marzo al Teatro Verdi di Montecatini e 4 e 5 aprile al Teatro Europauditorium, Bologna.

Bankitalia migliora stime disoccupazione, 2024 6,7%, 2025 6,3%

Bankitalia migliora stime disoccupazione, 2024 6,7%, 2025 6,3%Roma, 11 ott. (askanews) – La Banca d’Italia ha rivisto in meglio le previsioni per il mercato del lavoro della Penisola, per cui ora prevede un tasso di disoccupazione al 6,7% quest’anno, un punto percentuale in meno rispetto al 2023, e poi un ulteriore calo al 6,3% nel 2025 e al 6,2% nel 2026. Le stime sono contenute in un riquadro inserito nell’ultimo bollettino economico. Lo scorso giugno Bankitalia prevedeva disoccupazione al 7,3% su tutti e tre gli anni in esame.


Per l’occupazione, in termini di numero di occupati, ora stima una crescita dell’1,7% quest’anno, il +0,9% il prossimo e un +0,6% nel 2026. Lo scorso giugno indicava +1% quest’anno, +0,3% il prossimo e +0,5% nell’anno successivo.

Bankitalia, risalita prestiti famiglie, prima volta da inizio 2023

Bankitalia, risalita prestiti famiglie, prima volta da inizio 2023Roma, 11 ott. (askanews) – In Italia “le condizioni di finanziamento a famiglie e imprese hanno beneficiato della riduzione del costo della raccolta bancaria. Malgrado un lieve allentamento dei criteri di offerta in primavera, i prestiti bancari alle società non finanziarie hanno continuato a contrarsi, principalmente per la minore domanda di credito per investimenti”. Lo rileva la Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico.


L’istituzione segnala invece che “si è interrotta la flessione dei finanziamenti alle famiglie che, seppure marginalmente, sono tornati a espandersi per la prima volta dall’inizio del 2023”.

Stellantis, Conte: Tavares insoddisfacente, venga Elkann in Parlamento

Stellantis, Conte: Tavares insoddisfacente, venga Elkann in ParlamentoRoma, 11 ott. (askanews) – L’audizione dell’Amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, sulla produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia, davanti alle commissioni Attività produttive e Industria di Camera e Senato “è stato insoddisfacente e deficitario: non ci ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti, nulla sugli investimenti”. Lo ha detto il leader M5s, Giuseppe Conte, intervenendo dopo l’audizione.


Tavares, ha proseguito, “si è presentato come un commissario liquidatore: deve venire il presidente Elkann a rispondere davanti allo Stato italiano del comportamento degli ultimi anni. Vogliamo un piano industriale dettagliato. Io non sottoscriverò neanche un euro se continuate a scaricare sugli altri le competenze”. “Non ci ha detto quale sarà la sorte della giga factory di Termoli, quali sono le prescrizioni per Comau, se verrà mantenuto il quartier generale a Grugliasco, se ci saranno cessioni di rami d’azienda. Andiamo via senza avere una prospettiva concreta sul destino dei lavoratori, di un comparto storico importante per la realtà industriale e produttiva del nostro paese. Non ci ha fatto capire quali saranno le strategie che state perseguendo sulle delocalizzazioni…se diventa importante investire in Polonia e Marocco è chiaro che in Italia non c’è fututo”, ha aggiunto Conte.


“Non ci ha detto nulla se non i costi: avete sventrato la filiera dopo l’accordo Fca e Psa”, ha incalzato Conte ricordando quando era premier e “Elkann venne a conti fatti da me. Dissi che per come si mettevano le cose ne avrebbe sofferto l’intera filiera dell’indotto. Lei contesta ai governi di dover fare la loro parte, ci rappresenta che il 40% dell’aumento dei costi per l’elettrico dovrà essere coperto o sventrando la filiera componentistica o delocalizzando o con gli incentivi fiscali. Ma li avete già presi dallo Stato: 1,5 miliardi negli anni recenti, le garanzie le avete già prese”. “Nel momento di massima difficoltà – ha ricordato Conte – siete venuti qui in Italia e avete goduto di una garanzia dello Stato del 90%. Avete portato a casa 6,3 miliardi. Se va a rileggere le clausole c’erano impegni sui livelli occupazionali e sugli investimenti in Italia: non avete mantenuto neanche uno di quegli impegni, avete mandato via 11.500 lavoratori, 3800 uscite anticipate. Quali investimenti avete fatto? Non avete trovato nulla di meglio che, passata la bufera della pandemia, estinguere il prestito pur di non mantenere gli impegni. Ora non può venire dallo Stato italiano e dire abbiamo bisogno di incentivi o mandiamo tutti a casa. Non può funzionare così, cosa mette sul piatto? Sappiamo che mandate letterine ai dipendenti in cassa integrazione a mille euro per acquistare Maserati a prezzi agevolati”.

Bankitalia conferma Pil 2024 a +0,6%, alza 2025 +1% e 2026 +1,2%

Bankitalia conferma Pil 2024 a +0,6%, alza 2025 +1% e 2026 +1,2%Roma, 11 ott. (askanews) – La Banca d’Italia ha confermato la previsione di crescita economica della penisola allo 0,6% su quest’anno, mentre ha ritoccato al rialzo, in entrambi i casi di 0,1 punti percentuali, la stima sul 2025 all’1% e quella sul 2026 all’1,2%. Le nuove cifre sono contenute in un riquadro nell’ultimo bollettino economico.


Le revisioni, rispetto alle stime precedenti, che risalivano a giugno, riflettono “l’impattoo delle misure espansive delineate nel Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb) e gli effetti di ipotesi più favorevoli sulle condizioni finanziarie”, spiega l’istituzione. Va segnalato che le stime di crescita sopra citate sono corrette per il numero di giorni lavorativi. Senza questa correzione, precisa Bankitalia, il Pil crescerebbe dello 0,8 per cento nel 2024, dello 0,9 per cento nel 2025 e dell’1,3 per cento nel 2026.


In Italia l’attività verrebbe sostenuta “principalmente dai consumi, sospinti dal recupero dei redditi reali – prosegue Bankitalia – e dalle esportazioni, in presenza di un aumento della domanda estera”. Invece un effetto freno dovrebbe derivare dell’indebolimento degli investimenti in abitazioni dovuto al ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale. Bankitalia avverte che sulle proiezioni “grava un’incertezza a livello globale molto elevata. La debolezza dell’economia cinese, i perduranti conflitti in Ucraina e Medio Oriente e un possibile inasprimento delle tensioni commerciali internazionali potrebbero ostacolare la ripresa del commercio mondiale e tradursi in un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese. La domanda interna – si legge – potrebbe inoltre risentire in misura maggiore di quanto atteso di condizioni monetarie e finanziarie ancora restrittive, nonché del progressivo ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni”.

Stellantis, Schlein: no a incentivi senza piano industriale scritto

Stellantis, Schlein: no a incentivi senza piano industriale scrittoRoma, 11 ott. (askanews) – “Un patto per la transizione giusta, con incentivi stabili ma non senza un chiaro piano industriale messo per iscritto”: questa è la proposta destinata al settore industriale dell’automotive che la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha lanciato nel suo intervento di fronte all’amministratore delegato del gruppo Stellantis, Carlos Tavares, oggi in audizione in Parlamento.


“Contestiamo al Governo – ha affermato – i ritardi, le chiacchiere su obiettivo un milione e sul secondo produttore, l’idea che si possano spostare le scadenze europee un po’ più in là. Al Governo chiediamo di intervenire sui costi energia più alti d’Europa e politiche industriali di accompagnamento e sost a innovazione, che ci sia una cabina di regia a palazzo Chigi”. A giudizio della leader democratica Stellantis deve impegnarsi a “riportare in Italia produzione”, in particolare quella dell’auto elettrica. I lavoratori “hanno fatto la loro parte”, ha ricordato Schlein. Sulla transizione ecologica “chiediamo al Governo con chiarezza – ha proseguito – di abbandonare strategie perdenti: altri paesi europei stanno investendo, l’Italia non può farsi superare ma deve finanziare l’innovazione e accompagnare lavoratrici e lavoratori a una transizione giusta”.

Mattarella: tante spese militari ma l’aggressione russa all’Ucraina non dà scelta. Serve difesa comune Ue

Mattarella: tante spese militari ma l’aggressione russa all’Ucraina non dà scelta. Serve difesa comune UeCracovia, 11 ott. (askanews) – Rammarico e “tristezza” per la quantità di risorse finanziarie destinate alle armi ma l’aggressione russa all’Ucraina non lascia altra scelta all’Unione europea. Ne è convinto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo intervento al XIX vertice del gruppo Arraiolos a Cracovia, ha detto: “Personalmente avverto, ancor più che rammarico, tristezza nel vedere immense quantità di risorse finanziarie per l’acquisto di armi, sottraendole a impieghi di carattere sociale. Dalla salute al cambiamento climatico, dalla cultura alle infrastrutture. Ma vi siamo costretti a causa dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina e dal manifestarsi di una sua sorprendente aggressività militare fuori dalla storia e dalla razionalità, considerata anche la vicendevole contabilità di vittime e di devastazioni del territorio”.


“L’alleanza con gli Stati Uniti è storicamente un caposaldo irrinunziabile, non soltanto per esigenze militari ma, ancor di più, perché si inquadra in un rapporto che si basa su valori comuni di libertà, democrazia, diritti della persona, su vincoli storici, culturali, di relazioni umane”, ha detto il Presidente Mattarella, intervenendo al vertice del gruppo Arraiolos, incentrato proprio sulle relazioni transatlantiche. Ma – secondo Mattarella – “per la stabilità internazionale e per contrastare chi calpesta il diritto internazionale, non bastano più gli Stati Uniti da soli. Non dobbiamo lasciarli soli e l’unica possibilità per farlo è quella di acquisire vere, efficaci, capacità militari”. L’Europa sarà “sempre pronta a una cooperazione che allenti le tensioni, nel rispetto di indipendenza e sovranità di ogni Stato” ma per Mattarella “quelle capacità comuni dell’Unione sono indispensabili”, ovviamente “nella speranza di non doverle mai usare”. Infatti, cosa può dissuadere la Russia per la quale l’Unione Europea non sarebbe un ostacolo insuperabile nel conflitto contro l’Ucraina? “Il deterrente è una Unione con adeguate capacità militari che soltanto una vera Difesa comune può assicurare”, ha spiegato Mattarella, osservando che “il Cremlino si attende che gli Stati Uniti tornino a incentrare la loro attenzione sul Pacifico oppure che tornino a un disimpegno, come avvenne negli anni ’20 del secolo scorso”. Ecco perchè secondo il capo dello Stato è indispensabile che l’Ue si doti di una difesa comune e allo stesso tempo “garantire anche un forte mantenimento dell’Alleanza Atlantica, perché, in piena complementarietà, ne verrebbe rafforzata la Nato”. “Penso che la Russia abbia aggredito l’Ucraina – dopo aver fatto le prove in Georgia e in Crimea – in base a una serie di errori di valutazione. Tra questi, due soprattutto – ha proseguito il capo dello Stato -. Il primo: la convinzione che, ormai, lo sguardo degli Stati Uniti si fosse definitivamente distolto dall’Europa e rivolto al Pacifico, così come, in effetti, appariva. Il secondo: l’idea che l’Unione Europea fosse disunita e che, anche a causa dei legami energetici con diversi paesi, non le avrebbe creato difficoltà. La presidenza Biden ha rivolto nuovamente, e in pieno, la sua attenzione all’Europa. E L’Unione è stata compatta – pressoché unanime – nel sostegno all’Ucraina”. Ora “la sfida” della Difesa comune europea “non si traduce, banalmente, soltanto in quantitativi di spesa ma riguarda il conseguimento di capacità militari”, ha infine sottolineato Mattarella, “gli Stati Uniti – spiega il capo dello Stato – sono in grado di condurre operazioni complesse. In 27, tutti insieme, abbiamo forti limiti e possiamo svolgere operazioni di complessità notevolmente ridotta. Conosciamo le cause: frammentazione in 27 diverse Forze Armate, duplicazione di funzioni e compiti, differenti sistemi d’arma con difficile interoperabilità. Abbiamo 27 industrie militari, sovente in competizione fra loro”.


Mattarella ha infine ricordato che “nel dicembre del 1999, a Helsinki, il Consiglio europeo della difesa – cui partecipavano anche i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione – era giunto alla definizione concreta di un corpo d’armata europeo di sessantamila unità. E ciascun paese aveva indicato con precisione quali assetti vi conferiva. Sono passati 25 anni. Saremmo in ben altra condizione di sicurezza se avessimo proseguito su quella strada. Ma ci si fermò per le improvvise riserve negli Usa e in alcuni dei Paesi dell’Unione per il timore che si costruisse una – peraltro inverosimile – alternativa alla Nato. Si trattava, al contrario di renderne più forte il pilastro europeo. Quelle resistenze si sono per fortuna attenuate”.