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Tutti i volti di Alessandro Mendini, Triennale celebra un “drago”

Tutti i volti di Alessandro Mendini, Triennale celebra un “drago”Milano, 13 apr. (askanews) – Oltre 400 opere per raccontare il talento multiforme di Alessandro Mendini, architetto, designer, artista e teorico, che ha attraversato il Novecento con le sue visioni. “Io sono un drago – La vera storia di Alessandro Mendini” è la mostra che Triennale Milano ha realizzato in partenariato con la Fondation Cartier pour l’art contemporain e che ora è aperta negli spazi del Palazzo dell’arte.


“C’è un modo per avvicinarsi e capire l’unicità di Alessandro – ha detto ad askanews Stefano Boeri, presidente della Triennale Milano – ed è proprio guardare questa moltitudine di oggetti. Del resto lui nel 2010 ha curato una mostra dal titolo ‘Quali cose siamo’, in cui con 800 oggetti raccontava il design italiano. Ecco, questo è il miracolo di Alessandro, che ci lascia attraverso questa collezione pazzesca di oggetti che sprigionano intelligenza, bellezza genio, malinconia, potenza, rabbia, tutto insieme. Fantastico”. Il titolo della mostra riprende uno dei più emblematici autoritratti di Mendini e vuole sottolineare la complessità della sua figura all’interno della scena del design, dell’architettura e dell’arte internazionale. Una complessità che lo rende sempre attuale e che lo ha portato per oltre vent’anni a collaborare con la Fondation Cartier. “Nella mostra – ci ha detto il direttore artistico generale internazionale della fondazione parigina, Hervé Chandes – si vede che il passato diventa futuro e che l’opera di Alessandro Mendini unisce il passato, il presente e il futuro; il conosciuto e lo sconosciuto. Per me l’opera di Mendini è una manifestazione di apertura totale, di libertà totale”.


Il progetto espositivo interpreta il concetto del drago come spunto per affrontare i nuclei tematici del “metodo Mendini”, caratterizzato da uno spazio culturale multiforme, ma con elementi comuni che ritornano nell’apparente eterogeneità della sua ricerca, comunque sempre basata sulla sua stessa esperienza umana. Ma, come ha sottolineato il curatore Fulvio Irace, oltre al drago c’è anche un altro aspetto che la mostra vuole raccontare. “Quando uno evoca il nome di Mendini – ha spiegato Irace – si pensa a un giocoliere delle forme, una personalità estrosa, l’inventore visionario legato a temi come la gioia e l’euforia. Ho invece voluto cercare di mostrare ai nostri visitatori che in realtà la sua personalità era molto più complessa, e che dietro questa maschera del giocoliere c’è un clown triste, c’è quella che abbiamo chiamato una malinconia radicale”. La mostra in Triennale è aperta al pubblico fino al 13 ottobre.

Secondo un sondaggio SWG in caso di referendum sul nucleare il 51% degli italiani voterebbe “Sì”

Secondo un sondaggio SWG in caso di referendum sul nucleare il 51% degli italiani voterebbe “Sì”Roma, 13 apr. (askanews) – Il 51% degli italiani voterebbe a favore della costruzione di centrali nucleari di nuova generazione se oggi fosse indetto un referendum consultivo, dove i soggetti più favorevoli si registrano tra la popolazione di sesso maschile (62%), tra gli under 34 (58%) e tra i residenti del Nord Ovest del Paese. Quasi sei cittadini su dieci, inoltre, sono a favore dell’implementazione delle nuove tecnologie nucleari in Italia. E il 65% considera un rimpianto che l’Italia potrà avere oggi e in futuro l’aver rinunciato negli anni scorsi allo sviluppo delle tecnologie per l’energia nucleare. Questo il risultato dell’indagine “Nucleare italiano per i cittadini, le imprese e il territorio” realizzata da SWG su un campione rappresentativo di italiani maggiorenni che offre un’analisi delle percezioni e delle aspettative degli italiani sulla reintroduzione del nucleare. Il sondaggio verrà presentato nel dettaglio lunedì 15 aprile da Riccardo Grassi, Direttore di Ricerca di SWG, nel contesto dell’edizione tecnico scientifica della Intelligence Week “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico”, promossa da iWeek, joint venture di V&A – Vento & Associati e Dune Tech Companies, presso il Polo didattico del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia. L’indagine ha evidenziato, tra l’altro, il bisogno di maggiore informazione sul nucleare: la consapevolezza della complessità del tema porta 3 italiani su 4, in una percentuale che oscilla tra il 74% e il 77% in base alle domande poste, a chiedere di saperne di più e a riaprire un dibattito da non ritenersi chiuso in virtù di referendum svolti in contesti storici e culturali assai diversi dall’attuale. Solo il 34% degli intervistati ha detto di essere infatti a conoscenza dell’evoluzione delle nuove tecnologie per la progettazione di centrali nucleari e della sicurezza connessa ai reattori di nuova generazione, mentre il 31% si ritiene informato su come vengano gestiti i rifiuti radioattivi. In particolare, il 57% del campione ritiene che il dibattito sulle nuove centrali nucleari sia complesso e sarebbe necessario aiutare meglio i cittadini a comprendere quali siano le conseguenze di una scelta a favore o contro le nuove centrali. Scarsa anche la conoscenza delle tecnologie di reattori nucleari attualmente disponibili, evidenziando quanto sia ampio il margine informativo sul quale è necessario lavorare per dare agli italiani la possibilità di una scelta matura e consapevole.Di contro, sia i grandi reattori di terza e quarta generazione, gli Small Modular Reactors, gli Advanced Modular Reactors che i Micro Modular Reactors sono considerati sicuri e green da oltre il 70% degli italiani, capaci quindi di assicurare la produzione di energia a emissioni zero senza sostanziali rischi per la popolazione, al punto che sono sempre di più coloro che accettano l’ipotesi che le centrali siano collocate vicino alla propria abitazione: ciò è vero in particolare per i reattori di taglia più piccola, come gli SMR e gli MMR. Ampio anche il consenso, variabile tra il 61% e il 65%, verso l’utilizzo del nucleare sia come fonte energetica complementare alle rinnovabili, sia come sostegno alle industrie energivore e alle comunità isolate. Le nuove tecnologie nucleari sono viste poi come un vantaggio in termini ambientali, di sviluppo e di opportunità lavorative da oltre il 70% del campione. Forte anche il ruolo dei benefici che derivano dalla costruzione delle centrali nel proprio territorio: oltre la metà di chi si dice contrario potrebbe cambiare la propria opinione a fronte delle possibili compensazioni, dalla realizzazione di nuove infrastrutture agli sconti in bolletta. L’indagine restituisce un quadro in cui nei confronti del nucleare la popolazione è sempre più attenta e pragmatica, lontana da approcci ideologici e bisognosa piuttosto di maggior conoscenza, ben disposta a considerare il rapporto costi-benefici per famiglie e aziende. “I risultati di questo sondaggio testimoniano quanto, a soli sei mesi dalla scorsa edizione di iWeek, sia cambiata la percezione degli italiani riguardo il nucleare, sempre più accettato dalla popolazione come fonte di energia sicura, affidabile e carbon free. La giornata di Pavia di lunedì prossimo risponde all’esigenza di promuovere un confronto costruttivo tra imprese, università e istituzioni sulle esperienze e le conoscenze dei protagonisti della tecnologia nucleare italiana, in vista di una sua possibile reintroduzione nel nostro Paese, sia perché capace di assicurare gli ambiziosi traguardi del Green Deal europeo, sia come risposta efficace ai fabbisogni energetici dei territori. Se a ciò si aggiunge la difficile situazione geopolitica dei tempi che stiamo vivendo, il nucleare risulta essenziale per la sicurezza energetica nazionale: l’approvvigionamento delle fonti fossili è infatti sempre più a rischio”, dichiara Andrea Vento, CEO di V&A – Vento & Associati.

Sbarra: dialogare con il governo sulla sicurezza sul lavoro ha prodotto i primi effetti, ma non bastano

Sbarra: dialogare con il governo sulla sicurezza sul lavoro ha prodotto i primi effetti, ma non bastanoRoma, 13 apr. (askanews) – “La piaga delle morti e degli infortuni sui luoghi di lavoro è così importante e dolorosa che merita unità e coesione nazionale”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a margine dell’assemblea dei 5mila delegati della confederazione sul tema della sicurezza sul lavoro. “Politica, istituzioni, sistema delle imprese e organizzazioni sindacali devono remare insieme nella stessa direzione – ha aggiunto – dobbiamo costruire una grande strategia nazionale che ponga fine a questa lunga scia di sangue. Chiediamo al governo e al sistema delle imprese di rafforzare e consolidare il dialogo e il confronto per varare misure e provvedimenti necessari a porre fine a questa vera e propria carneficina”. Il confronto col governo su salute e sicurezza sul lavoro “ha già cominciato a produrre primi risultati importanti, ma ancora insufficienti”. “Bene aver disposto un rafforzamento delle verifiche, delle ispezioni nei luoghi di lavoro – ha detto – va bene l’assunzione di 766 ispettori e tecnici della prevenzione. Abbiamo conquistato un risultato importante che è la parità di trattamento economico e normativo lungo la filiera e la catena degli appalti. Pensiamo sia necessario utilizzare tutte le risorse dell’avanzo Inail, pari a quasi a 3 miliardi, per sostenere la formazione obbligatoria, investire sulla qualità delle imprese, assumere tecnici e ricercatori e anche per migliorare e aumentare le rendite e i premi verso le famiglie colpite da incidenti drammatici negli ambienti lavorativi”.


Sbarra ha aggiunto che “abbiamo voluto una patente a punti in direzione dell’investimento sulla qualità delle imprese. Va bene sperimentare inizialmente nell’edilizia e nei cantieri mobili, ma chiediamo al governo di prevedere interventi finalizzati ad allargarla a tutti i settori economici e produttivi. L’iniziativa di oggi è una tappa importante del percorso di mobilitazione che la Cisl sostiene ormai da più di un mese con centinaia e centinaia di assemblee nel luogo di lavoro, con iniziative nei territori a livello regionale. Il nostro obiettivo è costruire un orizzonte lungo di impegno, protagonismo, per sensibilizzare le persone e discutere con le imprese e coinvolgere il sistema delle autonomie locali sul tema della salute salute e sicurezza. Bisogna rafforzare le misure di prevenzione, formazione, a cominciare dalla scuola. Pensiamo che l’iniziativa di oggi sia un percorso del cammino che continuerà negli ambienti lavorativi”. Sul tema della salute e sicurezza nei luoghi dei lavoro “gli obiettivi con Cgil e Uil sono comuni. Ci distingue la valutazione sui risultati che portiamo a casa. Il sindacato non non può vendere sogni, ma deve fare i conti con la realtà e, nella difficile realtà, conquistare traguardi valorizzando e capitalizzando risultati nel rapporto con i lavoratori”. “Abbiamo obiettivi comuni – ha detto – ma ci sono sensibilità diverse. Il pluralismo sindacale è una grande ricchezza di questo Paese. Guai ad affidarsi solo alla logica del pensiero unico e guai a prestarsi ad operazioni che dividono le persone e che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri. La Cisl lavora per la coesione e per l’unità nazionale”. Quindi Sbarra ha detto che il Jobs act è stata “una grande riforma, non priva di lacune, ma anche con aspetti assolutamente positivi”. “Rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali – ha proseguito – anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”.

Lavoro, Sbarra: unità e coesione per porre fine alla carneficina

Lavoro, Sbarra: unità e coesione per porre fine alla carneficinaRoma, 13 apr. (askanews) – “La piaga delle morti e degli infortuni sui luoghi di lavoro è così importante e dolorosa che merita unità e coesione nazionale”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a margine dell’assemblea dei 5mila delegati della confederazione sul tema della sicurezza sul lavoro.


“Politica, istituzioni, sistema delle imprese e organizzazioni sindacali devono remare insieme nella stessa direzione – ha proseguito – dobbiamo costruire una grande strategia nazionale che ponga fine a questa lunga scia di sangue. Chiediamo al governo e al sistema delle imprese di rafforzare e consolidare il dialogo e il confronto per varare misure e provvedimenti necessari a porre fine a questa vera e propria carneficina”. Il confronto con l’esecutivo “ha già cominciato a produrre primi risultati importanti, ma ancora insufficienti. Bene aver disposto un rafforzamento delle verifiche, delle ispezioni nei luoghi di lavoro – ha detto – va bene l’assunzione di 766 ispettori e tecnici della prevenzione. Abbiamo conquistato un risultato importante che è la parità di trattamento economico e normativo lungo la filiera e la catena degli appalti. Pensiamo sia necessario utilizzare tutte le risorse dell’avanzo Inail, pari a quasi a 3 miliardi, per sostenere la formazione obbligatoria, investire sulla qualità delle imprese, assumere tecnici e ricercatori e anche per migliorare e aumentare le rendite e i premi verso le famiglie colpite da incidenti drammatici negli ambienti lavorativi. Abbiamo voluto una patente a punti in direzione dell’investimento sulla qualità delle imprese. Va bene sperimentare inizialmente nell’edilizia e nei cantieri mobili, ma chiediamo al governo di prevedere interventi finalizzati ad allargarla a tutti i settori economici e produttivi”.

Lavoro, Sbarra: sbagliato rialzare bandiera anacronistica art. 18

Lavoro, Sbarra: sbagliato rialzare bandiera anacronistica art. 18Roma, 13 apr. (askanews) – “Rialzare la bandiera anacronistica dell’articolo 18 è sbagliato. Oggi la vera tutela da conquistare si chiama formazione, investimento sulle competenze”. Così il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a margine dell’assemblea dei 5mila delegati della confederazione sulla sicurezza sul lavoro ha commentato l’iniziativa referendaria della Cgil per abolire il Jobs act.


“E’ stata una grande riforma, non priva di lacune, ma anche con aspetti assolutamente positivi – ha aggiunto – rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali, anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”.

Fuori “Sottosopra” nuovo singolo di Malika Ayane

Fuori “Sottosopra” nuovo singolo di Malika AyaneMilano, 13 apr. (askanews) – Fuori “Sottosopra” (Woodworm Publishing under exclusive license to M.A.S.T./Believe), il nuovo singolo di Malika Ayane, disponibile su tutte le piattaforme (https://malikaayane.bfan.link/sottosopra).


Questo autunno Malika Ayane si esibirà dal vivo con 10 appuntamenti nei teatri in un tour prodotto e organizzato da Friends&Partners. Il nuovo viaggio live della cantautrice partirà il 10 novembre da Trento (Auditorium Santa Caterina) e proseguirà il 13 novembre a Torino (Teatro Colosseo), il 15 novembre a Milano (Teatro dal Verme), il 16 novembre a Mestre (VE, Teatro Toniolo), il 18 novembre a Bologna (Teatro Celebrazioni), il 23 novembre a Spoleto (PG, Teatro Nuovo Menotti), il 27 novembre a Firenze (Teatro Puccini), il 29 novembre a Senigallia (AN, Teatro La Fenice), il 30 novembre a Roma (Auditorium Parco della Musica) per poi terminare il 3 dicembre a Napoli (Teatro Augusteo). I biglietti per il tour sono disponibili su TicketOne e nei circuiti di vendita e prevendita abituali. Per info: https://www.friendsandpartners.it/in-tour/malika-ayane-a-teatro-2024


Scritto e composto da Malika Ayane, Andrea Bonomo e Pacifico e prodotto da ESTREMO, “Sottosopra” mostra ancora una volta un lato inedito della cantautrice attraverso un nuovo percorso in cui ha scelto di giocare con i contrasti, da sempre parte della sua cifra stilistica. E’ un brano dalle sonorità elettroniche che scandiscono il tempo e ne sottolineano il ritmo travolgente. “Sottosopra è un brano nato due anni fa a Parigi. Più che di uno stato d’animo, parla di un modo di essere e di fare che, una volta raggiunto, diventa l’inizio di una nuova fase. Quando si hanno finalmente chiari i contorni entro i quali ci si può muovere, ecco che compare la consapevolezza di sé e, di conseguenza, la serenità. Bisogna imparare e muoversi a passo di danza sotto e sopra la linea di questa vita che cambia continuamente.” afferma Malika Ayane.


L’uscita del brano sarà seguita anche dal videoclip ufficiale per la regia di Attilio Cusani, il quale ha voluto creare un immaginario essenziale che segue il messaggio del pezzo: quando ci si sente completi, non c’è necessità di aggiungere altro. “Sottosopra” segna l’inizio di un altro capitolo del progetto musicale di Malika, sebbene con una forma ancora differente: la cantautrice invita a passare attraverso il mondo senza farsi sconvolgere, per imparare così a riconoscere gli spazi in cui lasciarsi andare, tentando di mantenere l’equilibrio in un limbo costante. Solo così diventa possibile affrontare il passato, che non è mai qualcosa a cui guardare con eccesso di nostalgia, bensì un’occasione per avere un termine di paragone senza alcuna forma di giudizio.

Puglia, Schlein: Emiliano operi in tempi brevi e con segno tangibile

Puglia, Schlein: Emiliano operi in tempi brevi e con segno tangibileRoma, 12 apr. (askanews) – “Ho chiesto al Presidente Emiliano di dare seguito a quello che ho detto venerdì scorso a Bari: tenere lontani trasformisti, transfughi dal centrodestra e persone sul cui rigore morale vi sia la minima ombra. Nel Pd che stiamo ricostruendo gli interessi sbagliati e le modalità opache devono trovare porte chiuse e sigillate. Mi aspetto che proceda dunque a un netto cambio di fase che non può tradursi in una mera sostituzione di chi è uscito, ma solo in un concreto rinnovamento degli assetti di governo regionale che sancisca un nuovo inizio, su basi diverse. Su questa linea confido che il Presidente Emiliano operi in tempi brevi e con risultati tangibili”. Lo afferma, in una nota, la segretaria del Pd Elly Schlein.

La Lega festeggia i 40 anni, Salvini sventola l’Autonomia

La Lega festeggia i 40 anni, Salvini sventola l’AutonomiaMilano, 12 apr. (askanews) – Compie 40 anni la Lega Lombarda. Ma a festeggiarla c’è la Lega per Salvini premier. Il Nord non fa più parte della ‘ragione sociale’ del movimento, alle “nazioni” storiche che componevano il Carroccio (oltre alla Lega Lombarda, la Liga Veneta, e le federazioni delle altre Regioni del Nord), si sono via via aggiunte le Regioni del Meridione. La “Padania” e il Sole delle Alpi finiti tra i ricordi, la secessione archiviata, come il colore verde da anni sostituito dal blu intenso nella comunicazione di partito. Per non parlare delle ampolle con l’acqua del fiume Po, del matrimonio col rito celtico, e del Tricolore usato per scopi non consoni.


Una svolta assecondata da tutto il movimento, negli anni della cavalcata che ha visto la Lega della segreteria Salvini risalire dal 4% del 2012 fino al 33% della Europee 2019, picco ineguagliabile nelle percentuali del Carroccio. Ma che ora semina dubbi nei territori del Nord e vede i nostalgici (esclusi dal nuovo corso salviniano) sfruttare il 40esimo per radunarsi intorno all’icona di Umberto Bossi e invocare il ritorno alle origini. Divisione plastica, nei giorni dell’anniversario, con i dissidenti riuniti intorno all’anziano fondatore nel feudo di Gemonio, e l’ultimo rimasto della vecchia guardia, Giuseppe Leone, ad attaccare dai giornali: “Salvini è un fascista, lombardi e veneti sono stufi, raccogliamo tanta insofferenza”.


Il segretario però tira dritto, più volte ha ribadito che la scelta di una Lega nazionale è irreversibile. Domenica festeggerà in piazza a Varese, e alle critiche sul tradimento degli ideali di una volta, a chi lo accusa di aver abbandonando la difesa del Nord senza essere riuscito a sfondare al Sud, ribatte sventolando la bandiera dell’Autonomia, che dopo l’ok in Senato appare davvero in dirittura d’arrivo: “Siamo nati per difendere l’identità dei popoli, diventando motore di cambiamento in Italia e in Europa. Lo rivendichiamo con particolare orgoglio nelle settimane in cui l’Autonomia sta facendo concreti e decisivi passi in avanti”, dice il segretario. Eccolo, il parafulmine per il risultato non brillante che si profila alle Europee per la Lega: il via libera ad una riforma che, nelle varie declinazioni assunte negli anni (prima secessione, poi devolution, poi federalismo fiscale), i leghisti attendono da sempre. Il contraltare a scelte impensabili, per la Lega di una volta, a partire dall’impegno per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Oltre alla collocazione all’estrema destra dell’arco politico: scelta che ha fornito il substrato ideologico per la Lega nazionale e che ha anche dato frutti negli anni passati, ma che ora subisce la concorrenza di Fratelli d’Italia sullo stesso terreno. Salvini tuttavia non ha alcuna intenzione di abbandonare il percorso intrapreso, anzi, nella speranza che la Giorgia Meloni di governo, stretta nell’abbraccio con Ursula von der Leyen, prima o poi paghi uno scotto elettorale per la nuova linea.


Evento che i sondaggi non sembrano prevedere ancora, per le prossime Europee. Con la Lega lontana dalla doppia cifra, ormai scavalcata da Forza Italia pur orfana di Berlusconi, e Fratelli d’Italia ancora primo partito con ampio vantaggio. Ma per ora la linea di Salvini non cambia, e anche alle Europee tutte le carte sono sull’internazionale della destra estrema. Contando sulla tradizione leghista che non prevede cambi traumatici di segretari: con Salvini ormai da 12 anni alla guida del Carroccio, superando il Papeete e il riflusso dell’onda lunga, le accuse di filo putinismo e le inchieste giudiziarie. E una Lega che in fondo mantiene molti dei suoi tratti caratteristici: un leader assoluto e incontrastato, l’identità definita in contrapposizione al ‘diverso’ (una volta i “terroni”, ora i migranti) e l’insofferenza verso un potere lontano e maligno (prima Roma ladrona, oggi la burocrazia di Bruxelles).

Nuova grana Santanchè non cambia linea Meloni: via con processo

Nuova grana Santanchè non cambia linea Meloni: via con processoRoma, 12 apr. (askanews) – La nuova ‘grana’ giudiziaria che coinvolge Daniela Santanchè non cambia la linea della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: la ministra del Turismo – è la sostanza – dovrà lasciare l’incarico solo se e quando sarà rinviata a giudizio.


Anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali, è questa la posizione che filtra nel giorno in cui la Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta sui conti di Visibilia che vede Santanchè indagata per falso in bilancio. La ministra è già sotto accusa per truffa all’Inps per presunte irregolarità nella gestione della cassa integrazione durante il periodo del Covid in un altro troncone di indagine su Visibilia già chiuso dai magistrati milanesi nelle scorse settimane. Dopo che la Camera, lo scorso 4 aprile, aveva respinto una mozione di sfiducia contro Santanchè, con la nuova chiusura indagini l’opposizione torna a chiedere a gran voce le dimissioni. Il Pd parla di “discredito e disonore sulle istituzioni” e chiede “cosa aspetta la presidente del Consiglio a pretendere le dimissioni della ministra?”. Sulla stessa linea l’Alleanza verdi-sinistra, secondo cui “le istituzioni devono essere protette dal fango” mentre il M5s accusa la premier di comportarsi come “un novello ‘Ponzio Pilato’, perdendo credibilità anche lei”.


La vicenda preoccupa sicuramente il piano nobile di Palazzo Chigi, con un caso che potrebbe ulteriormente deflagrare a ridosso delle elezioni europee. Ma al momento l’orientamento è la conferma di quanto già deciso in occasione della prima conclusione indagini: se sarà rinviata a giudizio Santanchè dovrà subito lasciare il Ministero.

Caso Lucano, i giudici: nessuna logica predatoria delle risorse pubbliche, voleva aiutare gli ultimi

Caso Lucano, i giudici: nessuna logica predatoria delle risorse pubbliche, voleva aiutare gli ultimiRoma, 12 apr. (askanews) – Sono state depositate le motivazioni della sentenza dell’ottobre scorso che di fatto riabilitano Mimmo Lucano e il sistema ‘Riace’ di gestione dei progetti di accoglienza e integrazione per migranti messo in campo dall’ex sindaco. I giudici di appello lo hanno considerato colpevole solamente di un capo di imputazione, assolvendolo per tutti gli altri.


“L’ampia istruttoria – scrivono i giudici secondo quanto riporta il Quotidiano del Sud – non ha offerto elementi per ritenere provati nessuno degli elementi che, nella pratica giudiziaria, vengono valorizzati per dimostrare l’esistenza di una struttura associativa”. Inoltre “i dialoghi intercettati in linea con gli accertamenti patrimoniali compiuti su Lucano Domenico suggeriscono di escludere che abbia orchestrato un vero e proprio ‘arrembaggio’ alle risorse pubbliche”. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici di secondo grado precisano di non aver ritenuto utilizzabili le intercettazioni telefoniche e ambientali, ma ciò “non impedisce di individuare elementi di prova favorevoli agli imputati”.


La Corte d’Appello reggina ha accolto le ragioni degli avvocati della difesa Andrea Daqua e Giuliano Pisapia in relazione al reato di associazione a delinquere: “L’esistenza di uno stabile accordo di natura delittuosa – è scritto – nemmeno può essere desunta”. Per la truffa aggravata, invece, “manca la prova degli elementi costitutivi il reato” mentre le determine per le quali Lucano era accusato di falso ideologico in realtà “non erano funzionali a ottenere le somme del ministero”. Analoga considerazione vale l’ipotesi di peculato, reato, per i giudici, “non configurabile per la gestione e destinazione di somme di provenienza pubblica, anche dopo la loro corresponsione, quale corrispettivo del servizio, pattuito a seguito di apposito contratto e prestato”. Ma, prosegue il Quotidiano del Sud, cade anche il presupposto accusatorio della sussistenza di possibili vantaggi patrimoniali collegati ai migranti lungopermanenti che rimanevano a Riace anche dopo il periodo di collocazione nei progetti Cas e Sprar. In particolare, per i giudici c’era “la piena consapevolezza, – si legge nella motivazione – da parte del Servizio centrale e della Prefettura, della presenza dei cosiddetti lungopermanenti”, e per quanto li riguarda, se ci fossero stati “i presupposti di legge andavano al limite espulsi con provvedimento di competenza prefettizia e non certo del sindaco”.


Infine, per la Corte d’Appello è da ritenere assolutamente insussistente la “logica predatoria delle risorse pubbliche” ipotizzata dal tribunale di Locri che ha emesso al sentenza di primo grado. Al contrario, “i dialoghi captati – aggiungono i giudici di Appello – mettono in luce lo spirito di fondo che ha mosso l’imputato, certo di poter alimentare una economia della speranza, funzionale a quella che più volte Lucano ha definito essere la sua mission, ovvero poter aiutare gli ultimi”.