Meloni: Italia nave ammaccata ma bellissima, remare in stessa direzioneMaputo (Mozambico), 13 ott. (askanews) – “Nel mio ufficio a Palazzo Chigi c’è un piccolo balcone che fa angolo, soprannominato la prua d’Italia. Quando lo guardo mi viene da pensare ai marinai. La metafora ha un senso: anche l’Italia è una nave bellissima, un po’ ammaccata ma ancora la più bella. Anche l’Italia sa come sapete voi che non puoi sapere quale sarà la tempesta che arriverà ma sai che quando arriva quella tempesta l’unica cosa che ti può consentire di domarla è avere una rotta, una guida solida, un equipaggio coeso e capace. E a me piacerebbe che l’Italia imparasse da voi ad affrontare la tempesta remando tutti nella stessa direzione facendo ciascuno la propria parte”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando all’equipaggio della nave cacciatorpediniere “de la Penne” ormeggiata nel porto di Maputo.
“Spero di poter prendere quello che avete voi e provare a trasmetterlo fuori da qui”, ha concluso.
M.O., Meloni: evitare escalation. Rischio emulazione ma no allarmiMaputo, 13 ott. (askanews) – Evitare una “escalation” della crisi israelo-palestinese, che porti il conflitto “fuori controllo”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si dice “preoccupata” per la situazione e per questo mantiene contatti costanti con alleati e attori coinvolti. Per quanto riguarda l’Italia, non c’è “un livello particolare di allerta” ma c’è un “rischio di emulazione” e per questo la sicurezza è stata aumentata, in particolare a difesa delle comunità ebraiche italiane.
La premier ha parlato della questione a Maputo, a bordo della nave cacciatorpediniere “Durand de la Penne” della marina italiana, visitata dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Filipe Nyusi. “Stiamo lavorando – ha sottolineato – con tutti gli attori della regione: nei giorni scorsi ho sentito diversi capi di Stato e di governo, Netanyahu ma anche il primo ministro libanese, lo sceicco degli Emirati arabi, del Qatar, il presidente al-Sisi, il re di Giordania. Stiamo cercando di scambiare informazioni e di mantenere contatti a 360 gradi proprio per lavorare il più possibile per evitare una escalation che possa portare a un conflitto regionale e quindi molto, molto più esteso. E’ una fase sicuramente molto delicata, oggi Tajani è in Israele e sarà anche in Giordania, è una fase in cui sia a livello di alleati sia a livello degli attori che possono essere coinvolti nella regione bisogna mantenere le interlocuzioni al più alto livello possibile. Sono abbastanza preoccupata dallo scenario generale ma penso che ci sia un lavoro che si possa fare e che stiamo facendo per evitare che il conflitto possa avere una escalation e vada fuori controllo”. Per quanto riguarda eventuali rischi per la sicurezza in Italia, Meloni assicura che “non c’è attualmente un livello particolare di allerta in Italia” ma “una delle primissime cose che abbiamo fatto proprio nel giorno degli atroci attacchi di Hamas è stato rafforzare la sicurezza dei nostri punto sensibili e delle comunità ebraiche”. Del resto, il fatto che “i miliziani di Hamas volessero riprendere scene così atroci è una cosa che deve far riflettere” e “può portare al rischio che qualcuno ritenga di dover emulare un tale terrore”. Per questo “tutti i nostri servizi di sicurezza sono allertati. Credo che si debbano fare valutazioni sul tema di controllare chi entra e chi arriva, in particolare sulla rotta balcanica. E’ uno degli elementi sul quale lavoriamo incessantemente”.
Anche sul fronte umanitario, il tema della popolazione civile palestinese a Gaza è stato “posto”, così come quello degli ostaggi israeliani, su cui “ci sono interlocutori che si stanno muovendo per capire se ci sono dei margini per trovare una soluzione”. “E’ una situazione delicata, tutto quello che si può fare è continuare a dialogare e a parlare per fare quello che è possibile fare. Non è facile neanche nella posizione di Israele dopo le immagini che si sono viste, non è una situazione facile e bisogna muoversi con cautela”.
Meloni: evitare l’escalation della crisi israelo-palestinese. C’è rischio emulazione ma no allarmiMaputo, 13 ott. (askanews) – Evitare una “escalation” della crisi israelo-palestinese, che porti il conflitto “fuori controllo”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si dice “preoccupata” per la situazione e per questo mantiene contatti costanti con alleati e attori coinvolti. Per quanto riguarda l’Italia, non c’è “un livello particolare di allerta” ma c’è un “rischio di emulazione” e per questo la sicurezza è stata aumentata, in particolare a difesa delle comunità ebraiche italiane.
La premier ha parlato della questione a Maputo, a bordo della nave cacciatorpediniere “Durand de la Penne” della marina italiana, visitata dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Filipe Nyusi. “Stiamo lavorando – ha sottolineato – con tutti gli attori della regione: nei giorni scorsi ho sentito diversi capi di Stato e di governo, Netanyahu ma anche il primo ministro libanese, lo sceicco degli Emirati arabi, del Qatar, il presidente al-Sisi, il re di Giordania. Stiamo cercando di scambiare informazioni e di mantenere contatti a 360 gradi proprio per lavorare il più possibile per evitare una escalation che possa portare a un conflitto regionale e quindi molto, molto più esteso. E’ una fase sicuramente molto delicata, oggi Tajani è in Israele e sarà anche in Giordania, è una fase in cui sia a livello di alleati sia a livello degli attori che possono essere coinvolti nella regione bisogna mantenere le interlocuzioni al più alto livello possibile. Sono abbastanza preoccupata dallo scenario generale ma penso che ci sia un lavoro che si possa fare e che stiamo facendo per evitare che il conflitto possa avere una escalation e vada fuori controllo”. Per quanto riguarda eventuali rischi per la sicurezza in Italia, Meloni assicura che “non c’è attualmente un livello particolare di allerta in Italia” ma “una delle primissime cose che abbiamo fatto proprio nel giorno degli atroci attacchi di Hamas è stato rafforzare la sicurezza dei nostri punto sensibili e delle comunità ebraiche”. Del resto, il fatto che “i miliziani di Hamas volessero riprendere scene così atroci è una cosa che deve far riflettere” e “può portare al rischio che qualcuno ritenga di dover emulare un tale terrore”. Per questo “tutti i nostri servizi di sicurezza sono allertati. Credo che si debbano fare valutazioni sul tema di controllare chi entra e chi arriva, in particolare sulla rotta balcanica. E’ uno degli elementi sul quale lavoriamo incessantemente”.
Anche sul fronte umanitario, il tema della popolazione civile palestinese a Gaza è stato “posto”, così come quello degli ostaggi israeliani, su cui “ci sono interlocutori che si stanno muovendo per capire se ci sono dei margini per trovare una soluzione”. “E’ una situazione delicata, tutto quello che si può fare è continuare a dialogare e a parlare per fare quello che è possibile fare. Non è facile neanche nella posizione di Israele dopo le immagini che si sono viste, non è una situazione facile e bisogna muoversi con cautela”.
Schlein: non punire tutto un popolo per sconfiggere HamasRoma, 13 ott. (askanews) – “Ci siamo tutti schierati al fianco di Israele, senza ambiguità, nel condannare nettamente l’attacco terroristico di Hamas, di violenza efferata contro i civili israeliani. Ora è il tempo della politica e di fare ogni tentativo per evitare un’escalation del conflitto e nuove vittime innocenti”. Lo dichiara in una nota la segretaria del Pd Elly Schlein.
Secondo Schlein “bisogna lavorare perché il diritto di Israele a difendersi dall’aggressione e di contrastare e fermare il terrorismo di Hamas si realizzi nel rispetto del diritto internazionale e proteggendo la vita dei civili palestinesi, le cui vite non valgono di meno. L’assedio totale della Striscia, i bombardamenti a tappeto e l’ultimatum di 24 ore per l’evacuazione di 1,1 milioni di persone dal nord di Gaza rischiano di provocare ulteriori morti di innocenti e violazioni di massa dei diritti umani, in un territorio in cui il 40% delle persone ha meno di quindici anni. Hamas non è il popolo palestinese, bisogna isolare Hamas dal popolo palestinese e dal resto del mondo arabo. Sconfiggere militarmente Hamas dunque non può significare punire collettivamente l’intera popolazione di Gaza. L’appello delle Nazioni Unite per revocare l’ordine di evacuazione che ha definito ‘impossibile senza conseguenze umanitarie devastanti’ deve essere sostenuto accanto alla richiesta di corridoi umanitari per consentire l’accesso degli aiuti umanitari indispensabili e l’uscita di tutti i civili che lo vogliano, a cominciare dai bambini e dalle persone più fragili”.
Meloni: salario minimo per legge inadatto, serve piano pluriennaleRoma, 12 ott. (askanews) – “Un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni”. Così la Premier Giorgia Meloni dopo aver ricevuto oggi a Palazzo Chigi il presidente del Cnel Renato Brunetta, che le ha consegnato il documento contenente gli esiti dell’istruttoria sul lavoro povero e il salario minimo.
Dopo aver ringraziato Brunetta per il “lavoro svolto”, la Presidente del consiglio ha affermato che “dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti – ha aggiunto la Premier – oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni”. “Come sottolineato dal Cnel, occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici”, ha sottolineato Meloni, aggiungendo che questa “è la strada che il Governo intende intraprendere nel minor tempo possibile, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel Cnel e di quelli che arriveranno dall’opposizione”.
“È intenzione del Governo – ha concluso – proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l’Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali”.
Meloni vola in Mozambico e Congo, focus su energia e cooperazioneMaputo, 12 ott. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni arriva domani a Maputo in Mozambico per incontrare il presidente della Repubblica Nyusi. Il colloquio è in programma per le 10 e al termine ci saranno dichiarazioni stampa congiunte. A seguire (12.50 circa) Meloni sarà al porto di Maputo dove visiterà un cacciatorpediniere della Marina militare italiana insieme al ministro della difesa del Mozambico Chume. Subito dopo la premier – accompagnata dall’ad di Eni Claudio Descalzi – partirà per Brazzaville dove alle 18 circa vedrà il presidente della Repubblica del Congo N’Guessu, presente anche il primo ministro e altri ministri del Congo). A seguire ci sarà la cena offerta dal presidente del Congo. Subito dopo ripartirà per Roma.
Tra i punti che saranno affrontati nei colloqui, sottolineano fonti italiane, la cooperazione economica ed energetica e i progetti di cooperazione e sviluppo sociale (realizzati dalle imprese e delle Ong italiane) nei paesi africani e le crisi regionali. Tra gli obiettivi del Governo, la valorizzazione dell’impegno italiano sul fronte della crisi alimentare, e la lotta ai cambiamenti climatici anche grazie ai progetti sulle energie rinnovabili e sul gas naturale liquefatto per il mercato locale e quello europeo. La visita – viene sottolineato – si inserisce nel percorso che il Governo italiano sta costruendo per la promozione di un “partenariato paritario e non paternalistico” con i paesi del continente. Nei mesi scorsi la premier ha avuto colloqui con vari leader africani, anche nell’ottica dello sviluppo del “Piano Mattei”.
Momento centrale di questo percorso è stata la Conferenza di Roma su Migrazioni e Sviluppo a luglio, che ha dato avvio al Processo di Roma. Un percorso che proseguirà con il Vertice per l’Africa del 5-6 novembre durante il quale verrà presentato il Piano Mattei e con la Presidenza italiana del G7 nel 2024, in cui l’Africa sarà uno dei temi centrali.
Salario minimo, Conte: Meloni fa melina su spalle lavoratoriRoma, 12 ott. (askanews) – Sul salario minimo Giorgia Meloni “non ci mette la faccia”, il governo fa “melina sulle spalle dei lavoratori sottopagati”. Lo ha detto il leader M5s Giuseppe Conte parlando con i giornalisti davanti alla Camera.
“La presidente Meloni ama ripetere che lei ci mette la faccia. A mio avviso ci mette la faccia quando si tratta di fare qualche passerella mediatica, ma sul salario minimo la faccia non ce l’ha messa, ha rimandato la palla al Cnel di Brunetta e oggi si compie il delitto perfetto. Il Cnel di Brunetta, come era immaginabile, ha fatto da sponda e addirittura rinvia alla contrattazione collettiva”. Il punto è, aggiunge che “non leggono le sentenze della Cassazione: poco tempo fa due belle sentenze hanno chiarito che la contrattazione collettiva è necessaria ma non sufficiente e che c’è necessità di un salario minimo legale per attuare il principio costituzionale della giusta contrattazione.
“Noi non demorderemo – ha concluso – le forze di maggioranza hanno già preannunciato un rinvio dall’aula alla commissione. Vogliono fare melina sulle spalle dei lavoratori sottopagati. Tre milioni e settecentomila lavoratrici e lavoratori che lavorano senza portare a casa una paga dignitosa per vivere. Contrasteremo in tutti i modi questo disegno che consideriamo scellerato. Salario minimo legale subito. Con noi c’è la forza dei cittadini, sono già centinaia di migliaia i cittadini che hanno sottoscritto la nostra proposta per far sentire la loro voce”.
Salario minimo, Schlein: sfidiamo Meloni a dire no in ParlamentoRoma, 12 ott. (askanews) – “Il tentativo della presidente Meloni di usare il Cnel per affossare la proposta di salario minimo delle opposizioni è miseramente fallito”. Lo afferma la segretaria Pd Elly Schlein in una nota. “L’esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all’interno del Cnel da far si che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite. La prossima settimana vedremo se maggioranza e governo saranno in grado di dirci finalmente quali sono le loro proposte contro la diffusione delle retribuzioni da fame che noi denunciamo, e la cui esistenza anche loro non possono più negare. Vedremo se si limiteranno a ripetere come una esausta litania le bugie di chi liquida il disegno di legge delle opposizioni senza averlo probabilmente letto”.
Aggiunge la Schlein: “La nostra proposta rafforza la contrattazione collettiva e al tempo stesso si fa carico di difendere i lavoratori e le lavoratrici più deboli sul nostro mercato del lavoro, ponendo un limite di dignità, una retribuzione minima sotto la quale non si deve mai andare, a meno di non giustificare ingiustificabili forme di sfruttamento. Aspettiamo al varco governo e maggioranza. Non ci stancheremo di incalzarli se decideranno di fuggire, ancora una volta, rimandando il disegno di legge in commissione. Abbiano il coraggio di dire ‘no’ sui 9 euro l’ora che abbiamo proposto per i 3.5 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia”.
Israele, Crosetto: evitare un’escalation più vasta e vittime civiliBruxelles, 12 ott. (askanews) – “A noi preoccupa che non ci sia una escalation, che non ci siano persone che non c’entrano nulla in questo scontro, come è successo ai coloni, ai bambini, ai neonati israeliani, che rimangano in mezzo a quella che è una legittima reazione da parte di Israele, che si è sentito attaccato e deve difendersi”. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parlando con i giornalisti a margine della riunione dei ministri della Difesa della Nato, questo pomeriggio nella sede dell’Alleanza a Bruxelles.
“Probabilmente – ha osservato Crosetto – la convivenza con Hamas, che fino adesso è avvenuta in qualche modo e non aveva avuto effetti così devastanti, adesso è impossibile. E quindi la reazione di Israele adesso è assicurarsi il futuro; e il futuro probabilmente comprende uno scontro con Hamas molto duro”. “Questo può avere conseguenze? Noi ci auguriamo di no. L’Italia – ha assicurato il ministro – farà di tutto perché siano rispettati i diritti delle persone che non c’entrano nulla, perché sono estranee a questa cosa. Io non sovrappongo Hamas al popolo palestinese, li tengo ben distinti”.
“E soprattutto”, bisogna “che non ci sia un’escalation che incide su un’area molto più vasta di quella su cui stiamo concentrando adesso l’attenzione. Questo penso – ha detto Crosetto – che debba essere l’obiettivo di tutta la comunità internazionale”. Ma Israele, è stato chiesto al ministro, è d’accordo con i corridoi umanitari, lascerà uscire i civili da Gaza? “Da quello che ho sentito io, e dalle stesse dichiarazioni del mio collega israeliano (Yoav Galant, che ha partecipato alla riunione della Nato, ndr), è aperto ed è sempre stato aperto, non è mai stato chiuso. E la possibilità fin dall’inizio è stata data a chiunque volesse allontanarsi; bisogna agire in modo tale che le persone intanto lo sappiano, e poi che in qualche modo riescano a muoversi. E penso che questo sia l’obiettivo che deve garantire soprattutto la comunità internazionale: chi vuole andar via deve poter andar via immediatamente. Deve essere assicurato un corridoio per uscire” da Gaza “e per trovare un posto dove poter andare”.
A una domanda sulla possibilità che le forze di pace italiane siano chiamate a partecipare alla predisposizione dei corridori umanitari per uscire da Gaza, il ministro ha risposto: “L’Italia non si è mai tirata indietro. Qualora fosse richiesto dalla comunità internazionale, dall’Onu, un impegno italiano di pace di questo tipo saremmo i primi a essere disponibili. Ma per adesso nessuno ha chiesto nulla di simile”. Quanto alle immagini sugli attacchi terroristici ai civili israeliani che ha mostrato ai colleghi della Nato il ministro israeliano Galant, “si tratta della violenza – ha riferito Crosetto – con cui Hamas ha deciso di agire nei confronti di bambini, neonati, donne anziane e giovani. Anche la guerra, nella sua drammaticità, ha delle regole; quando si superano, si va al di là di quello che è umano. Quindi è normale che la reazione da parte di chi ha subito una ferita così forte sia una reazione forte”.
C’è una possibilità di dialogo con Hamas per liberare gli ostaggi? “Se c’è – ha osservato Crosetto – non è una cosa che può affrontare la Nato. La possono affrontare alcune nazioni che hanno un dialogo più facile con Hamas, non sono sicuramente la Nato o le nazioni occidentali che hanno un dialogo con Hamas. Ci sono nazioni che hanno un dialogo” con l’organizzazione terroristica “e penso che spetti a loro cercare in ogni modo di stemperare questa situazione drammatica”. Ma dialogare con certi paesi, gli è stato chiesto ancora, non è un segno di debolezza dell’Occidente? “Mi pare – ha replicato il ministro – che parliamo con quegli Stati, da sempre, di altri temi economici. Se non ci vergogniamo a parlare di temi economici, o che riguardano l’energia, non vedo perché dovremmo vergognarci a parlare di temi umanitari. I temi umanitari travalicano le differenze, nel momento in cui deve prevalere la ragione e non sicuramente l’ideologia”, ha concluso.
Salario minimo, Pd: Cnel diviso e divisivo, ora tocca al GovernoRoma, 12 ott. (askanews) -“Il Cnel approva il suo documento con un voto diviso e divisivo. Non sono stati neppure accettati gli emendamenti dei cinque consiglieri esperti che sottolineavano una verità storicamente incontrovertibile, in linea con la proposta della direttiva Ue, e cioè la piena compatibilità tra salario minimo e contrattazione, e proponevano, come ipotesi di mediazione, l’introduzione sperimentale di un salario minimo, limitata nel tempo e nel campo di applicazione. Purtroppo avevamo ragione noi, ad agosto, quando non avevamo condiviso l’iniziativa della Presidente Meloni di affidare al Cnel il compito di formulare proposte sul tema, in supplenza di maggioranza e governo ancora silenti da troppi mesi. La prossima settimana la palla torna in Palamento, ed è lì che maggioranza e governo devono assumersi la responsabilità di negare il salario minimo, di 9 euro lorde all’ora, a 3 milioni e mezzo di lavoratori, poveri perché sfruttati. Senza ulteriori colpevoli rimpalli e rimandi”. Lo dichiara la responsabile Lavoro del Partito Democratico Maria Cecilia Guerra.