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Le regionali in Abruzzo, Marsilio: il campo largo non sarà il futuro dell’Italia

Le regionali in Abruzzo, Marsilio: il campo largo non sarà il futuro dell’ItaliaMilano, 11 mar. (askanews) – “Il campo largo non è il futuro dell’Abruzzo perché era il suo triste passato e il campo largo non sarà il futuro dell’Italia”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, dopo essere arrivato nella notte nella sede del suo comitato elettorale per proclamare la sua vittoria alle regionali a risultato ormai consolidato.


“Il popolo abruzzese ha scelto di conferirmi l’onore di guidare la regione per altri cinque anni, mai nei trent’anni precedenti un’amministrazione uscente era stata confermata per un secondo mandato, è stata scritta una pagina di storia e abbattuto un altro muro” ha detto. “Abbiamo chiesto altri cinque anni per continuare a crescere e completare l’opera di rilancio, ricostruzione e valorizzazione che stiamo mettendo in campo. Esprimo il mio profondo ringraziamento al popolo abruzzese per questo immenso privilegio della mia vita, questa è la missione della mia vita: restituire alla terra dei miei padri la forza, la dignità e il ruolo che merita” oltra alla “speranza di un futuro migliore” ha aggiunto.


“Ha vinto la verità contro la menzogna e la calunnia sparse a piene mani. Hanno vinto i fatti e il principio di lealtà contro le narrazioni fumose e le chiacchiere vuote. Il popolo abruzzese vuole guardare al futuro e ha dimostrato di non avere nessuna nostalgia di un triste passato che si è gettato alle spalle già cinque anni fa” ha continuato Marsilio. “Il mio impegno per essere all’altezza della fiducia, delle aspettative e dell’amore che mi è stato dimostrato sarà ancora più intenso” ha concluso.

Abruzzo, Marsilio: campo largo non sarà il futuro dell’Italia

Abruzzo, Marsilio: campo largo non sarà il futuro dell’ItaliaMilano, 11 mar. (askanews) – “Il campo largo non è il futuro dell’Abruzzo perché era il suo triste passato e il campo largo non sarà il futuro dell’Italia”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, dopo essere arrivato nella notte nella sede del suo comitato elettorale per proclamare la sua vittoria alle regionali a risultato ormai consolidato.


“Il popolo abruzzese ha scelto di conferirmi l’onore di guidare la regione per altri cinque anni, mai nei trent’anni precedenti un’amministrazione uscente era stata confermata per un secondo mandato, è stata scritta una pagina di storia e abbattuto un altro muro” ha detto. “Abbiamo chiesto altri cinque anni per continuare a crescere e completare l’opera di rilancio, ricostruzione e valorizzazione che stiamo mettendo in campo. Esprimo il mio profondo ringraziamento al popolo abruzzese per questo immenso privilegio della mia vita, questa è la missione della mia vita: restituire alla terra dei miei padri la forza, la dignità e il ruolo che merita” oltra alla “speranza di un futuro migliore” ha aggiunto.


“Ha vinto la verità contro la menzogna e la calunnia sparse a piene mani. Hanno vinto i fatti e il principio di lealtà contro le narrazioni fumose e le chiacchiere vuote. Il popolo abruzzese vuole guardare al futuro e ha dimostrato di non avere nessuna nostalgia di un triste passato che si è gettato alle spalle già cinque anni fa” ha continuato Marsilio. “Il mio impegno per essere all’altezza della fiducia, delle aspettative e dell’amore che mi è stato dimostrato sarà ancora più intenso” ha concluso.

Il centrodestra vince in Abruzzo, confermato Marsilio con il 53%

Il centrodestra vince in Abruzzo, confermato Marsilio con il 53%Milano, 11 mar. (askanews) – Il presidente dell’Abruzzo, Marco Marsilio, ha vinto le elezioni regionali con oltre il 53% dei consensi e si conferma alla guida della Regione con il centrodestra. Lo sfidante del centrosinistra, Luciano D’Amico, si è invece fermato poco oltre il 46%. È il risultato emerso dopo che sono state scrutinate 1.489 sezioni su 1.634.


Per quanto riguarda i voti di lista Fratelli d’Italia ha circa il 24,1%, Fi il 13,3%, la Lega il 7,6%, la lista Marsilio il 5,5%, Noi Moderati il 2,7% e l’Udc 1,2%. Sul fronte dell’opposizione il Pd è al 20,3%, Abruzzo Insieme 7,7%, M5s 6,8%, Azione 3,9%, Avs 3,6%, Riformisti e Civici 2,7%. Lo stesso Marsilio, arrivando durante la notte nella sede del suo comitato elettorale ha rivendicato la vittoria.

Regionali Abruzzo, Marsilio in testa a inizio scrutinio. Cala l’affluenza:-1%

Regionali Abruzzo, Marsilio in testa a inizio scrutinio. Cala l’affluenza:-1%Roma, 10 mar. (askanews) – Il governatore uscente di centrodestra dell’ Abruzzo Marco Marsilio è in testa a inizio scrutinio nelle regionali abruzzesi. Marsilio nel secondo exit poll dell’istituto Noto per Rete 8-Il Centro ha staccato lo sfidante di centrosinistra Luciano D’Amico. Marsilio è dato fra 50,5% e 54,5%. D’Amico si attesta in una forbice fra il 45,5% e il 49,5%.Quanto ai partiti, l’insieme delle forze di centrodestra è dato fra il 49,5% e il 53,5% mentre quello delle forze di centrosinitra fra 46,5% e il 50,5%.


Quanto all’affluenza, in Abruzzo a chiusura seggi è risutata in calo rispetto alle regionali 2019: 51,86% contro 53,15% di cinque anni fa. Un aumento di un punto e mezzo dell’astensionsimo registrato a fine giornata e in controtendenza con le rilevazioni delle 12 e delle 19 che avevano invece fatto registrare maggiore partecipazione rispetto agli stessi orari nel voto delle scorse regionali.

Leopolda, Renzi ‘rottama’ von Der Leyen: puntiamo a 5% alle Europee

Leopolda, Renzi ‘rottama’ von Der Leyen: puntiamo a 5% alle EuropeeFirenze, 10 mar. (askanews) – La Leopolda numero 12, quella del ‘gran rifiuto’ del ministro Carlo Nordio – il cui forfait all’incontro in programma scatena i renziani su ricostruzioni e pressioni da parte del governo Meloni sul Guardasigilli – ma anche quella dell’incoronazione di Matteo Renzi (“è lui l’unico leader in campo”) da parte di Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi invitata alla kermesse renziana, si conclude, per paradosso, con una rottamazione: quella della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen.


Von Der Leyen “ha fallito”, “non è una leader ma una follower” e quindi, tuona Renzi nell’intervento finale dell’edizione dedicata a “riveder le stelle”, “chiederò di non votarla”, che “non sia riconfermata” alla guida della Commissione perché nella prossima legislatura europea, sottolinea citando Alcide De Gasperi, serve coraggio e non “pusillanimità”. “Forza Italia e Tajani hanno voluto von Der Leyen, è la loro candidata” ma – rilancia Renzi attaccando con veemenza Fi – “hanno snaturato la visione europeista di Berlusconi, è diventata una visione da grigi burocrati come von Der Leyen e Tajani”. Italia Viva propone di credere nel centro, “alternativo alla destra e alla sinistra grillizzata”. Un centro che potrebbe essere incarnato dalla lista unitaria con Più Europa, per la quale Renzi si dice disposto, tra il dispiacere della sua platea, “a fare un passo indietro”, ma anche no. Iv corre anche da sola e Renzi non si accontenta di tagliare la soglia del 4% prevista per le elezioni europee ma punta al 5%: “Se non ce la facciamo è solo colpa nostra, se ciascuno fa il suo pezzettino facciamo il 5% in carrozza”.


Quanto al governo l’ex premier ne mette apertamente in discussione la durata. “Meloni oggi è la nostra premier, grazie anche a Enrico Letta, ma non so per quanto lo sarà ancora… Salvini ci ha abituati a grandi emozioni”, urla dal palco. Il Pd lo liquida ribadendo la distanza dal partito (“che non è più il nostro Pd se non fa le primarie a Firenze”), ma manifesta anche simpatia per la leader Dem Elly Schlein (“che mi ha mandato un messaggio di in bocca al lupo per la Leopolda”). Sull’ex compagno di avventura del Terzo Polo, Carlo Calenda, Renzi sorvola, tanto ci hanno pensato prima di lui Maria Elena Boschi (“Carlo non sei il primo che è passato di qua e quando eravamo potenti ha pensato di usarci come un taxi. Noi perdoniamo la tua ingratitudine ma non le tue bugie e i tuoi attacchi personali”) e Teresa Bellanova (“Ho fatto un fioretto di non litigare con Calenda e lo mantengo, ma conosco quanto Carlo Calenda è arrogante, misogino e incapace di camminare insieme agli altri”). Poi, velocemente, appena concluso il discorso di Renzi, le luci si spengono e la Leopolda – dove per la prima volta sono comparse le Donation Box, delle specie di bancomat per donare soldi al partito, partendo da un minimo di dieci euro, senza contanti e ricevendo la ricevuta – si svuota, lasciando al tempo il verdetto sulle Europee e sulle comunali a Firenze, alle quali Italia viva correrà con Stefania Saccardi.

Europee, Renzi: credete al centro, se ognuno fa il suo siamo al 5%

Europee, Renzi: credete al centro, se ognuno fa il suo siamo al 5%Firenze, 10 mar. (askanews) – “Vi chiedo di credere al centro, alternativo alla destra e a questa sinistra grillizzata… I sondaggi italiani ci danno al 3%, quelli inglesi al 5%… Prendiamo quelli italiani: ci mancano 250mila voti, non ci bastano perchè io voglio il 5%…”. Lo ha detto Matteo Renzi parlando dal palco della Leopolda 12 a Firenze.


“Se ciascuno dei 25mila iscritti trova dieci persone a testa ci siamo… Diciamo che non tutti lo fanno, ci sono 76 candidati se trovano 3mila voti a testa ci siamo di già… Il 10% di italiani dice che sono bravo ma antipatico come la morte, se di questi si convince l’1% ce la facciamo…Insomma se non ce la facciamo è solo colpa nostra, se ciascuno fa il suo pezzettino facciamo il 5% in carrozza”, ragiona Renzi. “Noi razionalmente ce la facciamo, ma la differenza non la fa la razionalità”, conclude.

Dossieraggio/Crosetto frena commissione Nordio:non è il momento

Dossieraggio/Crosetto frena commissione Nordio:non è il momentoRoma, 10 mar. (askanews) – La commissione di inchiesta sui dossieraggi “penso come Nordio che sia necessaria per ricostruire la credibilità delle istituzioni e per consentire al Parlamenti di lavorare sugli strumenti legislativi con cui impedire altri abusi in futuro. Ma c’è un tempo per ogni cosa. Ora c’è che l’indagine che sta portando avanti Cantone e l’idea di una commissione non deve depotenziarla , nè fermare il lavoro già iniziato da Copasir e Antimafia”. Lo dichiara alla Stampa il ministro Fdi della Difesa Guido Crosetto, indicato dal ministro Carlo Nordio come co promotore dell’iniziativa annunciata due giorni fa dal ministro della Giustizia.


“La costituzione di una commissione di inchiesta poi – aggiunge Crosetto – può richiedere tempi lunghi anche perchè spesso questi organi hanno fatto comodo a molti in Parlamento per lo scontro politico”. Crosetto concorda invece con la premier Meloni sulla opportunità di un tempestivo intervento legislativo parlamentare a rafforzamento della cybersicurezza e sulla pubblicazione di informazioni riservate a mezzo stampa . “Alla luce delle falle emerse – sottolinea- direi proprio che è compito del Parlamento”.


“Alcuni quotidiani – denuncia il ministro della Difesa- fanno lotta politica più che informazione: vogliono delegittimare l’avversario politico, anche diffamando. Il problema però non è quello. Il problema è quando un giornalista diventa strumento di logiche che non hanno a che fare con l’informazione o quando è pagato non solo dal suo editore. Qui occorre capire come e perchè, per difendere l’informazione vera”

Dossieraggio, Striano: “risponderò ai giudici, vedrete che succederà”

Dossieraggio, Striano: “risponderò ai giudici, vedrete che succederà”Roma, 10 mar. (askanews) – “Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati”. Lo dichiara via whatsapp a ‘Il Giornale’ Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza epicentro dell’inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio contro politici, imprenditori e vip che è stata avviata dalle denunce del ministro della Difesa Guido Crosetto.


Striano, secondo le ipotesi investigative riferite al Parlamento dal Procuratore di Perugia Cantone e dal Procuratore nazionale Antimafia Melillo, insieme al pm della Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo Antonio Laudati avrebbe sfruttato la banca di dati sensibili a disposizione della super struttura investigativa accedendo a migliaia di informazioni riservate relative a centinaia di persone. E avrebbe conservato notizie riservate e dati sensibili su queste persone raccolti e catalogati in un diario privato.

Seggi aperti in Abruzzo fino alle 23,sfida a due Marsilio-D’Amico

Seggi aperti in Abruzzo fino alle 23,sfida a due Marsilio-D’AmicoRoma, 10 mar. (askanews) – Seggi aperti fino alle 23 in tutta la Regione Abruzzo, oggi al voto per scegliere il nuovo presidente della Regione e per rinnovare il Consiglio regionale. Dopo il risultato a sorpresa in Sardegna, che ha visto imporsi per una manciata di preferenze Alessandra Todde, espressione del centrosinistra, provocando una crisi interna alla maggioranza di governo del Paese, l’esito delle urne abruzzesi sembra configurarsi come un match decisivo: una sorta di gara di ritorno di una finale di Champions, con il ‘campo largo’ in vantaggio per 1-0. Il verdetto è atteso in nottata. Antonio Noto ha promesso a stampa e tv abruzzesi exit poll già a chiusura seggi e proiezioni dalla mezzanotte. Lo scrutinio proseguirà no stop la notte fino al risultato definitivo.


Gli abruzzesi chiamati alle urne sono 1.214.984: 619.921 elettrici e 595.063 elettori. Cruciale il peso dell’astensionismo. Tre le rilevazioni dell’affluenza previste in giornata : alle 12, alle 19 e alle 23, a chiusura seggi. A seguire lo spoglio. Con Anro Nel 2019, alle ultime elezioni aveva votato il 53,11%, vale a dire 643.287 persone su 1.211.204. I candidati in lista erano tre: Marsilio per il Cdx, che ottenne il 48% dei consensi, Giovanni Legnini per il Cs, che si fermò a 31% e Sara Marcozzi per M5s, al 20%. Il Consiglio regionale è composto da 31 membri, con sette consiglieri per le circoscrizioni dell’Aquila, Teramo, Pescara, e otto consiglieri per Chieti. Oltre ai 29 consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali, entreranno a far parte di diritto dell’Assemblea, il presidente eletto e il candidato alla carica di presidente che si è piazzato al secondo posto.


A differenza della Sardegna non è consentito il voto disgiunto: non vale ed è annullata la scheda che vede la preferenza per un Governatore e per liste e candidati al Consiglio regionale collegati al suo avversario. L’elettore nell’urna ha dunque tre opzioni: può votare un candidato presidente e il voto non si estende alle liste ad esso collegate; può votare una lista e il voto si estende anche al candidato presidente ad essa collegato; può votare un candidato presidente e una delle liste ad esso collegate. Si possono esprimere una o due preferenze per i candidati a consigliere della lista prescelta. In caso di voto con due preferenze queste devono essere di genere diverso (per una donna e per un uomo, ma sempre della stessa lista); in caso contrario la seconda preferenza è nulla e resta valida solo la prima.


Diventa presidente della Regione il candidato governatore che ottiene il maggior numero di preferenze valide. Non è previsto il ballottaggio perché in corsa sono solo in due. La legge elettorale prevede un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento per ogni lista all’interno di una coalizione fissata al 2% dei voti. Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno catapultato all’ombra del Gran Sasso i pezzi da novanta dei due schieramenti, a cominciare dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che assieme al leader della Lega, Matteo Salvini e al segretario Nazionale di FI, Antonio Tajani, ha partecipato a un evento a Pescara a sostegno dell’uscente Marsilio che esclude “un effetto domino”. Per D’Amico abruzzese doc, ex rettore dell’università di Teramo, sono arrivati da Roma, la segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente di M5s, Giuseppe Conte, il leader di Azione, Carlo Calenda, e da Cagliari anche la neo governatrice della Sardegna, Todde giunta in Abruzzo “per mandare a casa questa destra”.

Il voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di Salvini

Il voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di SalviniRoma, 10 mar. (askanews) – Quando una partita si gioca sul filo di poche migliaia di voti, come è stato alle Regionali in Sardegna e come potrebbe di nuovo ripetersi oggi in Abruzzo, è fisiologico che gli occhi siano puntati verso l’anello debole della coalizione, quello in caduta libera soprattutto da quando Fdi guidato da Giorgia Meloni è diventato il primo partito del centrodestra. Dopo lo scarsissimo 3,9% ottenuto dalla Lega sull’isola, dove Paolo Truzzu è uscito sconfitto, un crollo del partito di Matteo Salvini anche in Abruzzo potrebbe costare la sconfitta del governatore uscente Marco Marsilio, candidato del centrodestra.


In Fdi in campagna elettorale è scattato l’allarme, fatto trapelare anche sulla stampa nei vari retroscena. Se la Lega va sotto il 5% il candidato del campo largo Luciano D’Amico potrebbe spuntarla. Perché è vero che, a guardare i risultati delle ultime elezioni politiche, molti dei voti che portarono la Lega a essere primo partito nel 2019, sia alle Regionali in Abruzzo che alle Europee, non sembrano usciti dal centrodestra contribuendo al successo di Meloni e alla crescita di Fi. Ma nelle elezioni locali le variabili sono troppe per affidarsi soltanto alla teoria dei vasi comunicanti e alle somme aritmetiche. Alle Regionali del 2019 la Lega in Abruzzo ottenne il 27,5% e nello stesso anno alle Europee raggiunse l’ormai mitologico 34,3%. Alle Politiche il partito di Salvini nella Regione si è fermato poco sopra l’8% e ora si parla di cifre anche inferiori. Salvini lo sa bene tanto che ha battuto per giorni in lungo e in largo l’Abruzzo sia in veste di ministro con una tappa dell’iniziativa sulle infrastrutture ‘L’Italia dei sì’, sia in veste di leader di uno dei partiti di governo. Fino a chiudere la campagna con il suo partito al Pala Becci di Pescara, dove si è celebrata la festa della Lega. Sull’Abruzzo si gioca anche la partita del segretario all’interno del Carroccio dove, di fronte a risultati elettorali impietosi, cresce il malcontento degli ambienti nostalgici della Lega Nord che fu.


“Secondo me in Abuzzo si vince e si vince bene. Non sono uno scommettitore; sull’Abruzzo ho scommesso un caffè la squadra è compatta, non ci sono stati i litigi e le divisioni che ci sono stati in Sardegna…Abbiamo lavorato bene e penso che domenica vinceremo e la Lega avrà un ottimo risultato”, ha ostentato Salvini in una delle innumerevoli tappe toccate in campagna elettorale. Il riferimento è alle divisioni sulla candidatura in Sardegna con la Lega che chiedeva la conferma dell’uscente Christian Solinas e Meloni che ha imposto il suo Paolo Truzzu uscito sconfitto con meno voti di quelli ottenuti dalla coalizione. All’indomani, non è mancata qualche velata accusa di aver sobillato il voto disgiunto per ‘punire’ l’uomo voluto a tutti i costi dalla premier ma questa volta il risultato sarà netto: non esiste in Abruzzo la possibilità di votare un partito e un presidente di coalizioni differenti. In caso di sconfitta di Marsilio, c’è da scommettere che non mancherà qualche accusa incrociata. Se Fdi fa trapelare preoccupazione per la tenuta della Lega indicandola come ago della bilancia nella contesa abruzzese, il Carroccio rilancia. “Bisogna vedere se Fdi tiene la percentuale ottenuta alle Politiche, se non tiene, come accaduto in Sardegna, sarà difficile per Marsilio farcela”, è l’analisi di un esponente di spicco della Lega.


Il clima tra gli alleati è questo. E, al di là delle elezioni regionali, si accenderà ancora di più in vista delle elezioni europee dove il divario tra Meloni e Tajani da una parte e Salvini dall’altra è in questo momento molto marcato con la Lega che non perde occasione per attaccare pubblicamente “le politiche folli della sciagurata e sinistra Commissione”, guidata da Ursula von der Leyen. L’ultima volta lo ha fatto giovedì proprio mentre il Ppe la incoronava candidata unica a un secondo mandato. Una candidatura che sembra orientata ad avere l’appoggio anche di Meloni che in Europa guida il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Nè può essere considerato un caso il preavviso di regolamento di conti interni alla Lega scattato nell’ultimo giorno di campagna elettorale abruzzese. Da un lato la Liga veneta ha espulso l’europarlamentare Da Re che pubblicamente ha apostrofato come “cretino” il capitano per la sua linea politica. Dall’altro, un attimo dopo il “comitato per il Nord” raccolto intorno a Umberto Bossi di cui Da Re fa parte, un attimo dopo l’espulsione ha profetizzato l’imminente detronizzazione del Capitano e l’avvento di Fedriga al timone di via Bellerio, condicio sine qua no per evitare imminenti diaspore. Quando? Sicuramente il voto proporzionale di giugno per le Europee sarà spartiacque. Ma già stanotte il verdetto abruzzese in un senso o nell’altro ha sapore di antipasto