Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Il Pd a La Russa: i lavori in Senato nel caos, chiarimento o Aventino

Il Pd a La Russa: i lavori in Senato nel caos, chiarimento o AventinoMilano, 8 feb. (askanews) – “Sono saltate le regole, sono saltati i criteri minimi di rispetto per la convivenza in quest’Aula e nelle Commissioni. Pertanto chiedo alla Presidenza di comunicare al presidente Balboni di chiamare un time out, visto che vedo che sta convocando giurì d’onore… e di chiedere al presidente La Russa di ricominciare da una conferenza dei capigruppo perchè noi non siamo nella condizione di iniziare la prossima settimana, a causa del caos che si è creato per evidenti forzature del governo sull’Aula e della maggioranza che non è nemmeno compatta sulla definizione delle priorità”. Lo ha detto il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, intervenendo a fine seduta e spiegando: “Stiamo chiedendo una notizia chiara prima di martedì altrimenti rischiamo di non partecipare ai lavori dell’Aula”.


In precedenza Boccia aveva elencato le situazioni di criticità: “Abbiamo il Ddl Nordio ancora aperto; la legge di delegazione europea con discussione generale fatta ma non sappiamo se possiamo affrontarla prima dell’ossessivo provvedimento Italia-Albania che dovrebbe superare tutti gli altri ma in realtà non abbiamo ancora iniziato in Commissione a trattare gli emendamenti; il ddl sul cyberbullismo non si sa dove è finito; e le opposizioni stanno aspettando Fitto in commissione Politiche europee da 6 mesi”.

Mes, Fontana ha sciolto il Giurì d’onore Camera Conte-Meloni

Mes, Fontana ha sciolto il Giurì d’onore Camera Conte-MeloniRoma, 8 feb. (askanews) – Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha sciolto il giurì d’onore istituito su richiesta del leader M5s Giuseppe Conte per stabilire la fondatezza di quanto dichiarato dalla premier Giorgia Meloni sul Mes in aula al Senato lo scorso 13 dicembre. Lo ha comunicato la vicepresidente di turno Anna Ascani (Pd) all’assemblea di Montecitorio.


La presidenza, ha riferito Ascani, prende atto della richiesta di Conte, pervenuta ieri, di immediato scioglimento della Commissione”. La richiesta del leader M5s di sciogliere il giurì era arrivata dopo aver appreso delle dimissioni dei deputati Filiberto Zaratti (Avs) e Stefano Vaccari (Pd), membri componenti della Commissione speciale.

Protesta trattori, Lega: dalla Ue retromarcia tardiva

Protesta trattori, Lega: dalla Ue retromarcia tardivaMilano, 8 feb. (askanews) – “L’annunciato dietrofront sul taglio dei fitofarmaci è una vittoria del buonsenso e della Lega, che già era stata decisiva nell’affossare il provvedimento in Parlamento lo scorso novembre. Bene questa settimana all’Eurocamera anche il voto sulle nuove tecniche genomiche: a dispetto di Pd e M5s che hanno spaccato la maggioranza e voltato le spalle agli agricoltori, dal provvedimento arriva una risposta a un’esigenza del settore, che potrebbe fornire nuovi e utili strumenti all’agricoltura. Così in una nota la Lega al Parlamento Europeo.


“Serve mantenere alta la guardia contro altre minacce Ue. Nelle prossime settimane si voteranno provvedimenti come la Legge sul ripristino della natura, che potrebbe riversare sugli Stati membri un carico enorme di burocrazia, o la Direttiva sulle emissioni industriali, che sebbene escluda dalla sua applicazione – anche grazie al nostro impegno – il settore delle stalle italiane, rischia di moltiplicare gli oneri per allevamenti di filiere strategiche del nostro agroalimentare come quella avicola e suinicola. Le retromarce frettolose mentre i trattori assediano le istituzioni Ue sono piccoli segnali, ma non bastano: per rimediare ad anni di politiche punitive serve un netto cambio di rotta in Europa, con un’altra maggioranza che sappia fermare gli estremismi green, il Nutriscore, la carne sintetica e far dimenticare anni di errori e scelte sbagliate di Von der Leyen”, concludono.

Cos’ha detto La Russa per il Giorno del Ricordo

Cos’ha detto La Russa per il Giorno del RicordoRoma, 8 feb. (askanews) – Dopo “cinquant’anni, e non fu solo per colpa di chi aveva legami ideologici con Tito che aveva decretato quegli orrori, fu una responsabilità molto più ampia, il silenzio che calò su quella vicenda è stato per fortuna strappato e io oggi sono qui insieme a tutto il Senato per ricordare quella drammatica realtà con il rispetto che merita”. Così il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, in aula, per il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. La Russa ha invitato l’assemblea a osservare “qualche secondo di silenzio”.

Giorno ricordo,La Russa:strappato silebzio su Foibe dopo 50 anni

Giorno ricordo,La Russa:strappato silebzio su Foibe dopo 50 anniRoma, 8 feb. (askanews) – Dopo “cinquant’anni, e non fu solo per colpa di chi aveva legami ideologici con Tito che aveva decretato quegli orrori, fu una responsabilità molto più ampia, il silenzio che calò su quella vicenda è stato per fortuna strappato e io oggi sono qui insieme a tutto il Senato per ricordare quella drammatica realtà con il rispetto che merita”. Così il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, in aula, per il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. La Russa ha invitato l’assemblea a osservare “qualche secondo di silenzio”.

Scontro Pd-Fdi in aula Senato sul premierato, spunta altro Giurì d’onore

Scontro Pd-Fdi in aula Senato sul premierato, spunta altro Giurì d’onoreRoma, 8 feb. (askanews) – Le tensioni politiche sulle riforme istituzionali irrompono nell’aula del Senato dove, durante l’esame del ddl Nordio, è andato in scena un attacco del capogruppo del Pd, Francesco Boccia, al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni. Uno scambio acceso che finisce con la richiesta di Balboni di convocare un giurì d’onore.


Ieri sera, durante i lavori della commissione Affari costituzionali, ha detto Boccia, è avvenuto un qualcosa che “mai, dico mai” era avvenuto prima, si sono superati “limiti” che riguardano il “rapporto non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra presidente di commissione e componenti”. A Tito Magni (Avs), ha raccontato l’esponente Dem, “è stato detto che sarebbe stata chiamata la forza pubblica, addirittura, in una commissione parlamentare”. Boccia ha ricordato che il presidente deve tutelare “anche i miei diritti, quelli del mio gruppo parlamentare e quello dei gruppi parlamentari di opposizione”. Perché “lei – ha aggiunto – non è lì per rispondere al governo Meloni. Lei è lì per rispondere al Parlamento, al Senato”. E i tempi dei lavori “devono essere decisi prima. Non esiste che si faccia un’intesa sui tempi e poi il presidente, unilateralmente, senza nemmeno ascoltare l’Ufficio di Presidenza, decida che, da un certo momento in poi, si va avanti”, ha aggiunto spiegando su cosa si era incentrata la querelle. “Nessuno di noi può dire: qui comando io e si fa come dico io, perché tale comportamento non appartiene alla stagione repubblicana e io non vorrei che fosse l’ennesima dimostrazione di una insofferenza alle regole, l’ennesima dimostrazione di un’insofferenza verso un modello che noi continuiamo a difendere”, ha concluso Boccia.


Accuse respinte al mittente da Balboni, il quale riferisce tutta un’altra storia. “Il gruppo Pd – puntualizza – ieri sera è entrato in prima commissione per imporre ciò che non era stato stabilito” stravolgendo decisioni assunte “all’unanimità”. Durante l’illustrazione di un emendamento, “Magni si è alzato al suo fianco, incombendo su di lei e urlando a più riprese, impedendo alla senatrice Musolino di svolgere il suo intervento. All’ennesimo richiamo, poiché il senatore Magni non smetteva di urlare e sbraitare, ho detto: chiamiamo la forza pubblica. Intendevo i commessi, ovviamente”. E ha tenuto a sottolineare: “io non mi sono mai permesso di ridere degli emendamenti del senatore Magni; lo hanno fatto i colleghi del Pd. Questa è la verità. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Chiedo un giurì d’onore e chiedo che vengano sentiti i funzionari che erano presenti”. A buttare “un po di acqua sul fuoco” il presidente dei senatori della Lega, Massimilano Romeo, con l’invito a “convocare un ufficio di presidenza ad hoc dove vengano chiarite tutte queste incomprensioni, questi fraintendimenti, queste tensioni che possono capitare nell’ambito del normale svolgimento dei lavori su temi importanti”.


Dopo lo scontro in aula, Magni è tornato sulla questione con un comunicato dove ha ribadito la sua posizione”: “non nutro nessun rancore personale verso il presidente Balboni. E’ un problema puramente politico. Per me la questione personale è finita già ieri sera. Non permetto però a nessuno di mettere in discussione le posizioni che abbiamo presentato sulla questione del premierato. Noi, a differenza dei 5 Stelle, abbiamo presentato 1000 emendamenti, perché non siamo d’accordo e abbiamo utilizzato uno strumento democratico per cercare di dire la nostra. Non è permesso a nessuno ridicolizzare la nostra posizione”.

Sanremo, Geolier in testa dopo la seconda serata. Emozione Allevi

Sanremo, Geolier in testa dopo la seconda serata. Emozione AlleviRoma, 8 feb. (askanews) – La commozione di Giovanni Allevi sul palco del Teatro Ariston; il messaggio contro il femminicidio del cast di Mare Fuori; Giorgia che incanta il pubblico; la gag di Amadeus con Fiorello e John Travolta, nel ballo del qua qua. E poi tanta musica: 15 artisti che si esibiscono, presentati da altrettanti colleghi.


Nel giorno in cui Youtube diffonde la lista delle tendenze musicali – con Geolier in cima – lo stesso rapper napoletano conquista il gradino più alto della classifica provvisoria della seconda serata. Geolier chiude la serata davanti a Irama in seconda posizione, al terzo posto Annalisa, al quarto Loredana Bertè e Mahmood al quinto. Una classifica frutto della votazione delle radio e del televoto. Il momento più commovente è il racconto di Allevi che torna a suonare davanti al pubblico dopo quasi due anni di stop a causa della malattia (un mieloma multiplo) che lo ha costretto a cure, ricoveri. “All’improvviso mi è crollato tutto”, dice il maestro.


“Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima”. Commosso, emozionato, davanti al pubblico del 74mo Festival della canzone italiana, Allevi si toglie il cappello per “liberarsi definitivamente dal peso del giudizio esterno” mostrando senza timore la sua chioma argentata. Poi torna a suonare il pianoforte: ho due vertebre rotte, mi tremano le mani ma suonerò con tutta la mia forza”, annuncia prima di presentare “Tomorrow”, perché “domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”.


Quindici gli artisti in scaletta nella seconda serata, ognuno dei quali presentato da un collega in gara. Co-conduttrice della serata Giorgia: tight nero, pantaloncini corti e stivali neri, camicetta bianca, capelli raccolti, è entrata sul palco dell’Ariston intonando “E poi”, che quest’anno compie 30 anni. Da segnalare anche Dargen D’Amico che dopo la sua esibizione ha precisato le sue parole di ieri sul cessate il fuoco in Medio Oriente: “Posso fare una precisazione sulle mie parole di ieri sera? Perché ho letto la parola ‘politico’ vicino al mio nome. Non volevo essere politico. Ho commesso molti peccati, anche gravi. Ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica, il mio messaggio era semplicemente guidato dall’amore e dalla sensazione che abbiamo sempre più cose in comune e su quelle mi vorrei concentrare”.


Di Serena Sartini

Europarlamento approva deregolamentazione dei nuovi Ogm (Ngt)

Europarlamento approva deregolamentazione dei nuovi Ogm (Ngt)Bruxelles, 7 feb. (askanews) – La lunga e complicata votazione sul regolamento sulle “nuove tecniche genomiche” (Ngt) della plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo (con oltre 300 emendamenti, di cui molti approvati o respinti con una differenza di pochi voti), ha prodotto un testo che approva l’impianto di fondo della proposta della Commissione: una sostanziale deregolamentazione nell’Ue di questi nuovi Ogm “di precisione”, quando risultano da non più di 20 modificazioni genetiche (Ngt1) e sono perciò considerati come “sostanzialmente equivalenti” alle piante “convenzionali”.


Come prevede la proposta originaria, al di là delle 20 modificazioni genetiche (Ngt2) resta invece pienamente applicabile la normativa Ue sugli Ogm, ovvero un regime di autorizzazione fondato sulle valutazioni di rischio da parte dell’Efsa (l’Autorità Ue di sicurezza alimentare), con un sistema obbligatorio di tracciabilità ed etichettatura, e con la possibilità da parte degli Stati membri di imporre divieti di coltivazione sul proprio territorio nazionale. Il Parlamento europeo, tuttavia, ha introdotto diversi limiti alla deregolamentazione degli Ngt1: innanzitutto, è passato (con 317 voti a favore, 302 contrari e 13 astenuti) l’emendamento 264, proposto da Socialisti e Verdi, che reintroduce un chiaro obbligo di etichettatura generalizzato a tutti i nuovi Ogm e loro derivati, e non solo limitato alle confezioni contenenti sementi. Anche perché resterà comunque il divieto di utilizzo degli Ngt1 nell’agricoltura biologica per evitare contaminazioni (sempre di Ogm si tratta), e senza etichettatura obbligatoria questo non sarebbe possibile.


L’emendamento chiede che “le piante Ngt di categoria 1, i prodotti contenenti o costituiti da una o più piante Ngt di categoria 1 e il materiale riproduttivo vegetale, anche a fini di selezione e fini scientifici, che contiene una o più piante Ngt di categoria 1 o ne è costituito ed è messo a disposizione di terzi, a titolo oneroso o gratuito”, rechino un’etichetta che riporta la dicitura “Nuove tecniche genomiche”. Etichetta che inoltre, per il materiale riproduttivo vegetale, dovrà essere seguita “dal numero di identificazione della pianta o delle piante Ngt da cui è derivato”. Per garantire trasparenza, gli eurodeputati chiedono anche di creare un elenco pubblico online di tutte le piante Ngt1. Un’altra sostanziale modifica della proposta originaria è quella che introduce un divieto di brevettabilità per tutte le piante Ngt, di entrambe le categorie (1 e 2), per evitare incertezze giuridiche, l’aumento dei costi e nuove dipendenze di agricoltori e allevatori dalle grandi società agroindustriali. Il divieto di brevettabilità riguarda il materiale vegetale, le loro parti, le informazioni genetiche e le caratteristiche dei processi in esse contenute, ed è stato introdotto con l’emendamento 69, presentato dai Verdi e sostenuto dalla commissione Ambiente, che ha ottenuto ben 588 voti a favore, 27 contrari e 17 astenuti.


Per quanto riguarda la definizione delle piante Ngt di categoria 1, gli eurodeputati hanno chiesto (emendamenti 72 e 73) di aggiungere altre due condizioni a quelle già previste dalla proposta originaria della Commissione: affinché una pianta Ngt sia considerata equivalente a una pianta ottenuta con tecniche convenzionali, oltre alla soglia di 20 modificazione genetiche (“sostituzione o inserimento di non più di 20 nucleotidi”), vengono aggiunti un limite a non più di tre modifiche riguardanti le sequenze che modificano una proteina, e la condizione che questi interventi non creino una “proteina chimerica”. Ovvero una proteina “che non è presente nelle specie appartenenti al pool genetico ai fini della selezione”. Bruxelles, 7 feb. (askanews) – L’obiettivo dichiarato del regolamento è quello di agevolare, attraverso la parziale regolamentazione di questi Ogm di nuova generazione, la creazione di varietà vegetali migliorate, che siano resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti, che diano rese più elevate o che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi durante la coltivazione.


Le nuove tecniche genomiche, al contrario dei “vecchi” Ogm che erano ottenuti attraverso la “transgenesi”, sono basate sulla “cisgenesi”, ovvero l’inserimento nelle piante di geni provenienti da specie affini, e non estranee (come nella transgenesi). In pratica, si “pilotano” e si accelerano modificazioni genetiche che potrebbero verificarsi naturalmente, e lo si fa applicando i meccanismi di precisione della genomica, basata sulla mappatura del genoma. Negli Ogm tradizionali, invece, le modificazioni genetiche venivano conseguite senza sapere esattamente dove nel genoma sarebbero andate a inserirsi le nuove sequenze di Dna. Resta il fatto, tuttavia, che qualunque modificazione del genoma comporta il rischio potenziale di “effetti non intenzionali”, a livello sia genetico che epigenetico (cioè dentro o fuori il Dna), ed eliminare l’obbligo della valutazione di rischio e dell’autorizzazione, come si vuole fare con gli Ngt1, appare poco coerente con il principio di precauzione, che è previsto dal Trattato Ue. Inoltre, il tentativo in atto, soprattutto in Italia, di negare che le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche siano degli Ogm contraddice quanto è scritto nella stessa proposta di regolamento dell’Ue, che definisce “pianta Ngt”, all’Articolo 3, “una pianta geneticamente modificata ottenuta mediante mutagenesi mirata o cisgenesi”; a meno di non voler affermare che una pianta non è un organismo. Il testo approvato oggi dalla plenaria, con con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni, costituisce il mandato negoziale del Parlamento europeo per i negoziati co-legislativi con la Commissione e con il Consiglio Ue (“trilogo”) per arrivare al testo definitivo del regolamento. Da notare, infine, che nel voto di Strasburgo si sono espressi a favore del testo emendato e in modo molto compatto gli eurodeputati dell’estrema destra di Identità e Democrazia (con la Lega), e poi il Ppe (salvo una trentina di contrari, soprattutto polacchi, e una decina di astenuti) e i Liberali di Renew (con cinque contrari e 14 astenuti), mentre si sono spaccati a metà i Conservatori dell’Ecr (con 29 favorevoli, tra cui gli italiani di Fdi, 31 contrari e un astenuto) e il gruppo dei Socialisti e Democratici (55 a favore, 71 contrari e due astenuti). Tra i contrari, molto compatti i gruppi dei Verdi e della Sinistra, e la delegazione del M5s. Spaccatura interna anche per il Pd: Bresso, De Castro, Gualmini, Picierno, Rondinelli e Variati si sono espressi a favore, mentre Bartolo, Benifei (il capodelegazione), Covassi, Laureti, Moretti, Pisapia e Smeriglio hanno votato contro.

Rai, sit-in opposizioni, c’è anche Iv. Schlein: basta con Tele Meloni

Rai, sit-in opposizioni, c’è anche Iv. Schlein: basta con Tele MeloniRoma, 7 feb. (askanews) – “Basta con Tele Meloni”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando al sit-in davanti alla sede della Rai in viale Mazzini convocato dai democratici. “Ci sono alcuni principi fondamentali su cui dobbiamo unire le nostre forze”, ha detto ringraziando Più Europa, Iv, i Socialisti, Verdi e Sinistra, Articolo 21 che hanno aderito all’iniziativa.


“Lo dobbiamo fare per l’indipendenza del servizio pubblico che è di tutti e per difendere la libertà di stampa. Basta con Tele Meloni e con un servizio pubblico svilito a essere portavoce della propaganda di questo governo. E basta con gli attacchi al giornalismo d’inchiesta da parte di questo governo”. “Il sistema di governance della Rai va modificato, la Rai va sottratta all’influenza della politica e dei partiti. Così si potrà migliorare la qualità del servizio pubblico e naturalmente ci lavoreremo insieme a tutti coloro che vorranno”, ha detto ancora Schlein.


“Grazie a Elly Schlein. Non siamo d’accordo su tutto, ma abbiamo detto subito sì all’iniziativa del Pd perché pensiamo che sia una scelta forte, libera, coraggiosa”. ha spiegato Maria Elena Boschi parlando al sit-in davanti alla Rai convocato dal Pd. “Intendiamoci – ha aggiunto l’esponente di Iv – il problema del paese non è la Rai, ma il governo. Un governo di pistoleri, di cognati, che sta rendendo l’Italia meno sicura, un paese più povero. Un governo che perde tutte le sfide europee, dal patto di stabilità alla Bei. Un governo che lascia una nostra connazionale – Ilaria Salis – nelle carceri ungheresi in condizioni degradanti per non avere il coraggio di chiedere a Orban il rispetto dello stato di diritto”. Ha aggiunto Boschi: “La Rai non racconta più la realtà, ma sta diventando pericolosamente parte della macchina di propaganda di Giorgia Meloni. E Giorgia Meloni sta esagerando. Il servizio pubblico deve dare voce alle opposizioni perché sono il sale della democrazia. Non chiediamo più spazio per noi ma rispetto per le istituzioni e che la Rai svolga il ruolo di servizio pubblico”.

Scontro Conte-Meloni sul Mes, Avs e Pd lasciano Giurì onore: non imparziale

Scontro Conte-Meloni sul Mes, Avs e Pd lasciano Giurì onore: non imparzialeRoma, 7 feb. (askanews) – Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaccari (Avs) si dimettono dal Giurì d’onore per “mancanza di terzietà” sul caso Mes che vede contrapposti la premier Giorgia Meloni e il leader M5s Giuseppe Conte. Con una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e al presidente del Giurì, Giorgio Mulè, i due esponenti della minoranza nell’organismo di Montecitorio motivano la loro decisione argomentando che non condividono i contenuti della relazione finale che a loro avviso avvalora la tesi della premier.


Si trattava di giudicare il “caso” delle dichiarazioni fatte da Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte a proposito dell’approvazione del Mes quando il leader M5s era alla guida di palazzo Chigi. Conte ha chiesto la convocazione del Giurì d’onore della Camera per ristabilire la verità dei fatti. Ma secondo i rappresentanti dell’opposizione l’organismo non è imparziale: “Nella relazione che ci è stata sottoposta dal Presidente, sono prevalse alcune motivazioni, ancorchè significative, di ordine politico e interpretative che contrastano con la realtà dei fatti accertati e rendono evidente la volontà della maggioranza di avvalorare la versione accusatoria della Presidente Meloni”, ha spiegato Vaccari.


“Devo purtroppo constatare che la rilevanza riconosciuta al pur importante dibattito politico ha fuorviato in modo determinante i lavori della Commissione d’indagine – ha aggiunto Zaratti -. Se nella prima parte della relazione proposta vi è una chiara ricostruzione dei fatti e dei documenti, che mostrano in modo inequivocabile la correttezza istituzionale e formale delle procedure parlamentari adottate dal Presidente Conte in relazione alla materia in questione, nella seconda parte si adducono motivazioni di ordine unicamente politico, finalizzate ad avvalorale le tesi accusatorie, sostenute dalla Presidente Meloni. Dispiace constatare che la terzietà della commissione d’indagine è così venuta meno”. “Sono sorpreso e amareggiato – ha ribattuto il presidente del Giurì, Giorgio Mulè – dalla decisione improvvisa degli onorevoli Stefano Vaccari e Filiberto Zaratti di dimettersi dalla Commissione di indagine nominata dal presidente della Camera dei deputati. Mai e in nessuna occasione, mai e in nessuna forma, fin dalla prima seduta del 10 gennaio e per le successive sei, gli onorevoli Vaccari e Zaratti avevano manifestato alcuna lagnanza, sollevato alcuna protesta, presentato alcun reclamo, palesato rimostranze rispetto all’organizzazione e all’evolversi dei lavori: al contrario, avevano sempre manifestato spirito collaborativo e istituzionale nell’assolvimento dell’incarico ricevuto”.