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L’inchiesta di Perugia, Renzi: “Un dossieraggio da dittatura sudamericana”

L’inchiesta di Perugia, Renzi: “Un dossieraggio da dittatura sudamericana”Milano, 5 mar. (askanews) – “Ciò che stiamo leggendo è una vicenda enorme, che ricorda le dittature populiste del Sud America”. Lo afferma Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in una intervista al Foglio sull’inchiesta a Perugia su presunti casi di dossieraggio.


Renzi racconta inoltre che con il ministro della Difesa Guido Crosetto, “ogni tanto ci sfoghiamo reciprocamente al telefono”, dice. “Siamo due avversari politici ma l’attenzione che ci è stata dedicata appare sospetta. La cosa che più mi dispiace è che la testa del ministro della Difesa debba essere concentrata su queste vicende in un momento in cui l’Italia subisce un attacco dagli estremisti Houthi. In un Paese civile vicende del genere dovrebbero portare a stringersi attorno al governo sulla politica estera, qui invece abbiamo i dossier contro il titolare della Difesa”.

Parlamento al voto su Italia in Mar Rosso e a Gaza, opposizione divisa

Parlamento al voto su Italia in Mar Rosso e a Gaza, opposizione divisaRoma, 4 mar. (askanews) – Arriverà domani il voto del Parlamento sulle nuove missioni internazionali che vedranno impegnata l’Italia dal 2024: sia l’aula della Camera che quella del Senato si esprimeranno sulla partecipazione alle operazioni dell’Ue Aspides in Mar Rosso e all’operazione Levante che riguarda il conflitto Israele-Hamas. Tuttavia, alla vigilia dell’appuntamento che vedrà anche l’intervento del ministro degli Esteri Tajani prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama, il Parlamento non è riuscito a trovare una compattezza intorno al tema: un assaggio di quello che accadrà domani si è avuto infatti oggi nelle commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera dove l’opposizione si è divisa sulla deliberazione del Consiglio dei ministri dello scorso 26 febbraio che sancisce appunto le nuove missioni internazionali delle Forze Armate. Pd, Iv e Azione hanno votato a favore con il centrodestra, M5s si è astenuto.


Per la verità il Partito democratico non è pienamente soddisfatto di come il governo Meloni sta portando avanti l’impegno italiano sul fronte mediorientale. Oggi si è visto bocciare un emendamento per il ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele e dei contributi all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. “Senza questi fondi e senza il ruolo dell’Unrwa – commenta Lia Quartapelle – è veramente difficile consentire agli operatori di pace di aiutare la popolazione sui territori e garantire l’accesso illimitato alle cure”. Il capogruppo dem in commissione Esteri Enzo Amendola spiega che, come fatto oggi in Commissione, anche domani il Pd voterà a favore delle nuove missioni “ma – sottolinea – per aiutare in quella regione e a Gaza il ritorno della politica e delle soluzioni negoziali. Senza il cessate il fuoco a Gaza, senza una soluzione politica negoziale per liberare gli ostacoli, ma soprattutto per salvare la popolazione innocente nella Striscia, sarà complicato mantenere missioni militari in sicurezza, come ne abbiamo tante da italiani nell’intera regione”. Dunque per lasciare traccia delle proprie critiche negli atti parlamentari i dem hanno deciso di presentare una propria risoluzione sia alla Camera che al Senato che autorizza sì le missioni ma puntualizzando nelle premesse alcuni aspetti critici che il capogruppo dem in commissione Difesa, Stefano Graziano, sintetizza così: “L’Italia può e deve essere promotrice di una forte azione diplomatica per favorire la consegna del materiale umanitario nella Striscia di Gaza. Non basta sostenere l’impegno europeo, serve un intervento concreto che passa necessariamente attraverso il potenziamento dei fondi. Sulla stampa Tajani parla di 10 milioni che però non trovano conferma negli atti ufficiali. Così come è fondamentale il ripristino dei fondi per le Ong e il coinvolgimento dell’agenzia delle nazioni unite per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione e garantire accesso illimitato alle cure”.


Dunque le risoluzioni sul tavolo, al momento, sono due: quella di maggioranza e quella del Pd che per la verità ha sperato di poter coinvolgere anche M5s. Oggi però i pentastellati hanno deciso di astenersi in commissione alla Camera. Secondo quanto viene riferito, ciò che li ha fatti desistere è stata un espressione contenuta nella delibera del governo in cui si specifica che l’Operazione dell’Unione Europea Aspides ha “compiti eminentemente difensivi”. Una puntualizzazione pleonastica, secondo il parere anche del Pd, visto che le missioni italiane, in linea con la Costituzione, non possono essere che difensive. La maggioranza ha assicurato che l’espressione sotto accusa verrà espunta dalla risoluzione che sarà presentata domani e a sera i 5 stelle non danno più per scontata l’astensione. “E’ in corso una valutazione, stiamo decidendo”, spiega Marco Pellegrini, capogruppo M5s in commissione Difesa alla Camera. Avs invece è più netta: “La missione nel Mar Rosso rischia di aumentare il livello del conflitto soprattutto se si autorizzerà l’attacco alle basi nello Yemen. Per questo non voteremo una missione che autorizza attacchi militari”, spiega Marco Grimaldi. Oggi l’unico componente di Avs in commissione Esteri Nicola Fratoianni era assente (in Difesa Avs non ha membri) perché impegnato nella missione verso Rafah. E non è stato sostituito.


A pochi giorni dal voto in Abruzzo, Fdi non manca di sottolineare le opposizioni in ordine sparso: “Ancora una volta i fatti dimostrano che non esiste all’opposizione nessun campo largo. L’opposizione si è frantumata in commissione sulle missioni. Altro che luna di miele. Quello tra Pd e M5S dimostra di essere solo un matrimonio d’interesse, combinato a soli fini elettorali. Un matrimonio destinato a fallire”, commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Tommaso Foti. Domani si comincerà alla Camera alle 9: i relatori delle commissioni Esteri e Difesa (Loperfido di Fdi e Bicchielli di Noi Moderati) prenderanno la parola per 15 minuti ciascuno. Poi si svolgerà un dibattito generale senza votazioni di circa un’ora e quaranta. Quindi verranno annunciate le risoluzioni presentate (per ora due). A seguire ci sarà la replica di Tajani, dunque il governo esprimerà il parere sulle risoluzioni. A seguire le dichiarazioni di voto e il voto. Al Senato l’appuntamento è alle 12 con le comunicazioni di Tajani e successivo dibattito e voto sulle risoluzioni.

Elezioni in Sardegna, lo spoglio (ufficioso) si è chiuso con 1.600 voti in più per Todde

Elezioni in Sardegna, lo spoglio (ufficioso) si è chiuso con 1.600 voti in più per ToddeRoma, 4 mar. (askanews) – Lo scrutinio da parte dei Tribunali delle 19 sezioni che non avevano completato in tempo lo spoglio delle schede delle regionali del 25 febbraio in Sardegna si è concluso oggi, dopo sette giorni, con un distacco di circa 1.600 voti tra la presidente in pectore Alessandra Todde e lo sconfitto Paolo Truzzu. Un margine ridotto rispetto a quello delle prime ore successive al voto, ma secondo la coalizione vincente non sufficiente per far sperare al centrodestra un capovolgimento del risultato. La stessa candidata del campo largo di centrosinistra, intervenuta ieri a in Mezz’ora su Rai3, si è detta “serena e tranquilla” parlando di un suo vantaggio che considerava compreso tra i 1.450 e i 1.600 voti.


“I dati che noi abbiamo dai rappresentanti di lista e dai presidenti di seggio delle sezioni mancanti ci lasciano stare tranquilli, poi aspetteremo quello che ci comunicherà il Tribunale della Corte d’appello di Cagliari, ma voglio dire una cosa molto serenamente: per riuscire ad andare contro l’evidenza del Tribunale delle Corte d’appello serve un ricorso, che deve essere motivato, e un riconteggio totale non è proprio previsto. Deve essere fatto su singole sezioni con delle motivazioni che devono essere precise” ha detto Todde. Il distacco di circa 1.600 voti è ancora un dato ufficioso, visto che quello definitivo sarà pubblicato dalla Regione Sardegna solo dopo l’ufficializzazione da parte degli Uffici centrali circoscrizionali, istituiti presso i Tribunali, e dell’Ufficio centrale regionale, istituito presso la Corte d’Appello di Cagliari, che stanno svolgendo gli accertamenti di loro competenza previsti dalle leggi regionali in materia elettorale. Il centrodestra aspetta l’ufficialità per valutare se presentare o meno un ricorso al Tar. Potrà farlo comunque dopo la proclamazione del nuovo presidente e dei 59 consiglieri eletti, attesa tra una decina di giorni.

Schlein al Pd: siamo tornati a vincere ma c’è ancora 47% astenuti, orecchio a terra

Schlein al Pd: siamo tornati a vincere ma c’è ancora 47% astenuti, orecchio a terraFrascati, (Roma) 4 mar. (askanews) – “E’ difficile intervenire dopo interventi intensi di ricordi. Io non avuto la fortuna di conoscere a fondo” Bruno Astorre e “credo che il motivo per cui è importante essere qui è come onorare questo ricordo”. Lo ha sottolineato la segretaria del Pd Elly Schlein, alla cerimonia organizzata dai gruppi parlamentari del Pd al Comune di Frascati ad un anno dalla tragica scomparsa del senatore dem. Schlein ha definito Astorre un “buon politico” che cercava “risposta ai bisogni concreti delle persone, le ascolta fino in fondo, guardandoli negli occhi per costruire con loro una risposta”.


Ed è da qui che bisogna sempre ripartire secondo la segretaria. “Stiamo provando a mettere al centro del nostro sforzo la dignitß del lavoro, l’avere accesso alle cure adeguate per tutti, la casa che è ora un’ emergenza vera. Ci stiamo provando ma credo che c’è ancora una grande questione da affrontare. L’altro giorno abbiamo vinto le elezioni. Era dal 2015 che non riuscivamo a vincere in una regione dove governavano i nostri avversari. Ma c’è ancora il 47% delle persone che non è andato a votare”, ha sottolineato. “Essere qui ci insegna a non giovarci di una vittoria se non capiamo che cosa non facciamo” ancora.Occorre lavorare per “comunità inclusive che non marginalizzano, che non espongono le persone al ricatto della criminalità e della violenza perché prima c’è una risposta pubblica”.. “Se hai consapevolezza che essendo il nostro un paese rugoso – ha affermato riportando una definizione Fabrizio Barca – devi ascoltare la voce delle aree interne, delle sue persone, dei suoi corpi intermedi, del sui associazionismo, del terzo settore e dei suoi amministratori perché servono risposte su misura, diverse da quelle che servono a un grande centro urbano”.


“Per Bruno le persone e il politico sono la stessa cosa” e “ci insegna a non perdere traccia dell’umanità Unica cosa che ci rende credibili con le persone che incontriamo. Se riusciremo a fare questo daremo anche qualcosa alla democrazia di questo pese che ha bisogno si riscoprire quella capacitß di tradurre qui i bisogni della politica concreta per quelle persone che non ci credono piú Perché la politica è l’unico strumento per farlo insostituibile”. Alla cerimonia hanno partecipato i parlamentari dem di Senato e Camera e i dirigenti del Pd del Lazio di cui Astorre era stato segretario regionale, la moglie sindaca di Frascati Francesca Sbardella. Al suo intervento commosso sono seguiti quelli dei capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga e quelli di Simona Malpezzi, Andrea Marcucci, Luigi Zanda, Dario Franceschini, daniele Leodori.


“Bruno Astorre, per sempre con noi”,è scritto sulla targa che il Pd e i senatori hanno voluto per lui.

Missioni, ok commissioni Camera a Aspides e Levante. Opposizioni divise

Missioni, ok commissioni Camera a Aspides e Levante. Opposizioni diviseRoma, 4 mar. (askanews) – Le commissioni Difesa ed Esteri della Camera hanno approvato la deliberazione del Cdm in merito alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2024, tra queste le operazioni dell’Ue in Mar Rosso (Aspides e Atalanta), l’operazione Levante che riguarda il conflitto Israele-Hamas e la partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione Europea denominata EUAM Ukraine. Pur esprimendo critiche, il Pd ha votato a favore con la maggioranza mentre M5s si è astenuto, Avs era assente. Il provvedimento approderà domani in Aula.

Dossieraggio, Salvini: andremo fino in fondo, denunceremo a tutti livelli

Dossieraggio, Salvini: andremo fino in fondo, denunceremo a tutti livelliGenova, 4 mar. (askanews) – “A proposito di fascicoli, come Lega andremo fino in fondo, chiederemo chiarezza. Vogliamo sapere chi ha dato ordine di spiare centinaia di persone illegalmente. Neanche in Unione Sovietica pezzi di Stato, di Guardia di Finanza, pezzi di magistratura e di giornalismo di sinistra lavoravano giorno e notte per spiare per diffamare per sputtanare per scannerizzare”. Lo ha detto il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini a margine dell’avvio dei lavori del Tunnel subportuale di Genova.


“Mi rifiuto di pensare che fosse un ufficiale infedele della Finanza, un magistrato o qualche giornalista infedele. Qua evidentemente c’è un sistema che aveva nella Lega, nell’impresa e nel centro destra un avversario da abbattere”, ha aggiunto.

L’inchiesta di Perugia, Foti: chi c’è dietro lo spionaggio? Che silenzio a sinistra

L’inchiesta di Perugia, Foti: chi c’è dietro lo spionaggio? Che silenzio a sinistraRoma, 4 mar. (askanews) – “Gran parte delle persone scrutate appartengono al centrodestra. E l’attività è stata serrata prima delle elezioni e prima della costituzione del governo. Giuseppe Conte tra gli ‘scrutati’? Non lo so… Devo dire che su questa vicenda assai preoccupante c’è stato un silenzio assordante da sinistra. Mi chiedo: cosa avrebbero detto se queste attività avessero visto coinvolte persone appartenenti in prevalenza alla sinistra?”. Così in una intervista al Corriere della Sera Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, tra le personalità che secondo la Procura di Perugia sono state messe sotto osservazione illecita.


Per Foti la parte “politicamente rilevante della vicenda è quella dei mandanti. Mi pare chiaro che l’obiettivo fosse quello di spiare la vita di personalità del mondo politico, e non solo. L’intento evidente è quello di utilizzare tali informazioni in modo opaco”, conclude.

G7, conclusa la visita di Meloni in Canada

G7, conclusa la visita di Meloni in CanadaToronto, 3 mar. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lasciato Toronto nella serata di ieri (la notte italiana) per rientrare in Italia, in anticipo rispetto al programma inizialmente ipotizzato.


Ieri sera Meloni e il presidente canadese Justin Trudeau non hanno partecipato al ricevimento che era stato organizzato dallo stesso primo ministro all’Art Gallery Ontario, insieme a vari rappresentanti della comunità italiana in Canada. A causare l’annullamento dell’appuntamento una manifestazione pro-Palestina: fuori dal museo erano presenti poche decine di manifestanti con alcuni cartelli. Il party era iniziato, in attesa dei due ospiti, con la polizia che monitorava la situazione. Dopo circa un’ora di attesa Trudeau ha informato personalmente Meloni che l’evento era stato annullato per motivi di sicurezza.

Meloni: ottimo rapporto con Mattarella, sinistra vuol creare crepa

Meloni: ottimo rapporto con Mattarella, sinistra vuol creare crepaToronto, 2 mar. (askanews) – “Ce l’avevo con la sinistra, con diversi parlamentari della sinistra, e non con Mattarella”. Così Giorgia Meloni cerca di chiudere il ‘caso’ nato dalle sue dichiarazioni di quattro giorni fa in cui aveva definito “pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni” alla polizia. Parole che molti avevano letto come un attacco al Quirinale, dopo l’intervento del presidente della Repubblica per definire un “fallimento” l’uso dei manganelli contro giovani studenti, come avvenuto a Pisa.


Presentandosi ai giornalisti a Toronto al termine della missione in Usa e Canada per spiegare l’agenda del G7, la premier si dice “soddisfatta” e “ottimista” per il summit a guida italiana, ma sa che l’attenzione dei cronisti è puntata proprio sulla gestione dell’ordine pubblico (che “probabilmente”, ammette, ha visto degli errori anche se “nella maggior parte dei casi sono i poliziotti che “hanno la peggio”) e sui rapporti con il Quirinale. Su questo, è la sua visione, è stato creato un ‘caso’ da parte della sinistra, mentre lei ribadisce “massima stima” e “rapporti ottimi” con Mattarella. “C’è un tentativo – sottolinea – di creare una crepa tra Palazzo Chigi e il Quirinale, i miei rapporti con il presidente della Repubblica sono ottimi. Non c’è una distanza con il presidente della Repubblica su questa tema”. Dunque, viene incalzata, con chi ce l’aveva? Con la “sinistra”, risponde. Quella sinistra, attacca, che usa il capo dello Stato come uno “schermo” per portare avanti la campagna contro il premierato. “Trovo molto sbagliato e una grande mancanza di rispetto nei confronti del presidente della Repubblica – scandisce – tentare di utilizzarlo per un interesse di partito che la sinistra ha: non potendo dire la ragione per la quale non vuole che i cittadini posssano scegliere da chi farsi rappresentare, cerca di creare lo scontro con il capo dello Stato dicendo ‘vedete che la Meloni vuole togliere i poteri al capo dello Stato?’ Ma chi è vagamente serio sa benissimo che ho fatto una riforma costituzionale che volutamente non tocca i poteri del capo dello Stato perchè è una figura di garanzia. Quindi non si potrà usare l’autorevolezza del capo dello Stato per fare una campagna elettorale contro il premierato e si dovrà dire la verità: i governi li vogliamo fare noi nel Palazzo e vogliamo governare quando perdiamo le elezioni”. Meloni ribadisce più volte la convinzione che i poteri del presidente della Repubblica non siano toccati dalla riforma. Del resto, sottolinea, “se avessi voluto toccare i poteri del presidente della Repubblica lo avrei fatto, ma non l’ho voluto fare perchè so che è un’istituzione unificante e non credo che vada toccata”. Tra gli altri temi interni, la premier torna anche sulla sconfitta in Sardegna. Assicura di non essersi pentita della candidatura di Truzzu, perchè “le cose a volte vanno bene e a volte male e ognuno si assume le sue responsabilità”, ma intanto segue con attenzione gli sviluppi sulla riduzione del distacco, non escludendo la richiesta di un riconteggio: “Si sta assottigliando parecchio lo scarto, le cose sono andate meno peggio di quanto si pensasse. Poi valuteremo se è il caso di andare a verificare”.

Schlein e il Pse alzano linea Maginot contro “destra estrema”

Schlein e il Pse alzano linea Maginot contro “destra estrema”Roma, 2 mar. (askanews) – E’ una vera e propria linea Maginot quella che il Pd e il Pse alzano nei confronti della destra, anzi della “destra estrema”, come dicono quasi tutti i leader socialisti che prendono la parola alla ‘Nuvola dell’Eur a Roma. Al congresso dei socialisti europei l’allarme lanciato è corale, un ritornello che ripetono un po tutti da Elly Schlein a Pedro Sanchez, passando per il candidato alla presidenza della Commissione Ue Nicolas Schmit, che qui per tutti è semplicemente ‘Nico.


Le distinzioni e le sfumature sui singoli temi non mancano, tra i socialisti europei, ma di fronte all’avanzata della destra il fronte è più compatto che mai e alla fine il congresso che ufficializza la candidatura di Schmit si conclude sulle note di ‘Bella ciao, nella versione rock dei Modena city ramblers. E per un giorno la Sardegna diventa il centro d’Europa, almeno per i socialisti, perché la vittoria a sorpresa del centrosinistra viene citata quasi da tutti come simbolo della controffensiva avviata per stoppare quella “destra estrema” di cui proprio Giorgia Meloni è un’avanguardia. Schlein incassa il tributo degli alleati europei, “amici dell’Italia”, non come i compagni di strada della Meloni, tipo Viktor Orban, che danneggiano gli interessi nazionali italiani. Tutti le rendono omaggio per il successo e le concedono l’onore di tenere l’intervento conclusivo. Non solo perché lei è la padrona di casa, il Pd e l’Italia diventano inevitabilmente la prima linea contro l’avanzata della destra guidata dalla Meloni.


Schmit lo dice chiaramente, parlando anche in italiano: “Grande risultato ottenuto in Sardegna, grazie al Partito democratico e grazie a Elly, che ha tutta la mia stima e il mio sostegno. Cara Elly, è vero, il vento sta cambiando. Andiamo a vincere queste elezioni”. E il candidato socialista alla presidenza della commissione cita anche le manganellate agli studenti a Pisa e si schiera con il Quirinale: “A Pisa si reprime la libertà dei nostri giovani di manifestare in sicurezza. Io sto con il presidente Mattarella. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento. Insieme contro la destra estrema”. Ma anche Sanchez lancia un allarme, perché la destra mette in discussione “i diritti dei lavoratori, la pari dignità tra uomini e donne, il rispetto dei diritti Lgbt”. Insomma, attacca, “l’anima dell’Europa è in pericolo. Spetta a noi, socialdemocratici sconfiggere i nemici”. E il premier portoghese Antonio Costa aggiunge: “L’Unione europea si trova sotto il fuoco populista: il nostro principale compito, come socialisti e democratici, è contrastare il populismo, affrontandone le cause profonde”. Destra nel mirino anche del cancelliere tedesco Olaf Scholz: “La destra cresce in tutti i nostri Paesi, quello che hanno in mente le destre è un’Europa nazionalista. Cercano di minare il fatto che i nostri stati membri saranno forti solo in una Europa unita”.


La Schlein, appunto, parla per ultima e avverte che quella dei prossimi mesi sarà “una campagna elettorale cruciale per il nostro continente, per decidere quale Europa vogliamo. Parliamo 27 lingue diverse, ma combattiamo la stessa battaglia, condividiamo la stessa visione. Siamo una vera famiglia”. La leader Pd si unisce al coro di no all’ipotesi di inviare truppe in Ucraina – concetto sottolineato anche da Scholz – ma ribadisce che a Kiev bisognerà continuare a fornire “i mezzi necessari”. Inoltre, aggiunge, serve un “cessare il fuoco e il rilascio degli ostaggi” in Medio oriente, e l’Europa deve “andare avanti” e tocca proprio al Pse incalzare perché “l’Ue che conosciamo oggi non è quella che le madri e i padri costituenti avevano in mente”. Bisogna dire no al ritorno all’austerità, superare i voti all’unanimità e cambiare rotta sui migranti, avviando una missione europea di soccorso. Quindi, la Schlein rinnova l’avvertimento al Ppe, lanciato più volte in questi giorni: dopo il voto nessun accordo politico con la Meloni e i suoi amici o il Pse si alza dal tavolo. “Il voto dei socialisti non va dato per scontato: chiedo al Ppe, siete davvero pronti a tradire la vostra storia? Meloni ha aperto le porte a Orban e Zemmour, il Ppe dove si ferma? Questa – ha aggiunto la Schlein – è una destra reazionaria, incapace di risolvere i problemi delle persone e cerca sempre un nuovo nemico”. La platea applaude, e dagli amplificatori parte ‘Bella ciao.