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Fatah: Hamas lasci il potere per salvare la presenza dei palestinesi

Fatah: Hamas lasci il potere per salvare la presenza dei palestinesiRoma, 22 mar. (askanews) – Il portavoce del movimento palestinese al Fatah a Gaza ha esortato oggi il suo rivale Hamas a lasciare il potere, al fine di preservare la “presenza dei Palestinesi” a fronte degli attacchi israeliani e dei piani di ridislocazione della popolazione enunciati dal presidente Usa Donald Trump. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.


“Hamas deve mostrare compassione per Gaza, i suoi bambini, le sue donne e i suoi uomini. Mettiamo in guardia contro giorni difficili, duri e dolorosi per gli abitanti della Striscia di Gaza”, ha dichiarato Mounther al-Hayek, portavoce del partito del presidente palestinese Mahmoud Abbas, in un messaggio inviato da Gaza all’AFP. Al-Hayek ha invitato Hamas “a ritirarsi dalla scena governativa e a rendersi pienamente conto che la battaglia che verrà qualora decidesse di rimanere al potere porterà alla fine dell’esistenza dei Palestinesi” nella Striscia di Gaza.

Ucraina, Kim Jong Un: sostegno invariabile alla Russia

Ucraina, Kim Jong Un: sostegno invariabile alla RussiaRoma, 22 mar. (askanews) – Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha ribadito la volontà di “sostenere invariabilmente” la guerra della Russia contro l’Ucraina durante il suo incontro con il segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergey Shoigu in visita ieri a Pyongyang. Lo scrive oggi l’agenzia ufficiale statale nordcoreana KCNA.


Kim ha avuto “discussioni importanti e utili” con Shoigu e, durante il colloquio, i due hanno scambiato opinioni su un’ampia gamma di questioni relative alla difesa degli interessi di sicurezza dei rispettivi Paesi, oltre che su temi regionali e globali, ha precisato la KCNA. Kim ha dichiarato che “sostenere invariabilmente la Russia nella lotta per difendere la sovranità nazionale, l’integrità territoriale e gli interessi di sicurezza in futuro è l’opzione ferma e la volontà risoluta del governo della Repubblica democratica popolare di Corea”.


La Corea del Nord, secondo le intelligence della Corea del Sud e degli Stati uniti, ha inviato più di 11mila soldati in Russia per sostenere lo sforzo bellico contro l’Ucraina. Shoigu ha consegnato a Kim una “importante lettera firmata”dal presidente russo Vladimir Putin, ma la KCNA non ha fornito dettagli.


Gli esperti ritengono che Shoigu sia probabilmente giunto in Corea del Nord per illustrare la posizione della Russia su un eventuale cessate il fuoco nella guerra in Ucraina e su cosa Mosca è disposta a offrire a Pyongyang in cambio del dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia. La visita di Shoigu è avvenuta mentre ci sono voci secondo cui Kim potrebbe recarsi in Russia, probabilmente a maggio, in occasione dell’80mo anniversario della Festa della Vittoria russa. Putin ha invitato Kim a Mosca durante il suo viaggio a Pyongyang lo scorso giugno.

Giornata acqua, Favero (Pd): Veneto terza Regione per rischio idrico

Giornata acqua, Favero (Pd): Veneto terza Regione per rischio idricoRoma, 22 mar. (askanews) – “Oggi, 22 marzo ricorre la Giornata Mondiale dell’Acqua 2025. Il tema di quest’anno è la conservazione dei ghiacciai. L’Italia è un paese da paradosso idrico perché pur essendo un paese tradizionalmente ricco d’acqua, deve fare i conti con infrastrutture obsolete, elevata dispersione idrica e impatti crescenti del cambiamento climatico. Nel Settentrione le Dolomiti e la Marmolada, con la tragedia di tre anni fa, hanno da tempo dato segnali concreti di allarme. Da queste criticità non è infatti immune il Veneto, che secondo l’indagine ‘Corriere della Sera-Meteo.it’ sulla ‘vivibilità climatica’ è terza tra le regioni d’Italia per il rischio di eventi estremi: tornado, afa e notti tropicali, siccità saranno purtroppo condizioni sempre più frequenti per il nostro territorio”. Lo dichiara Matteo Favero, Responsabile Ambiente PD Veneto, nella Giornata mondiale dell’Acqua.


“Perciò accelerare le procedure per la pulizia degli invasi, realizzare un piano integrato regionale di gestione delle acque che permetta di coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati migliorando così il governo del settore, adottare un efficace bilancio idrico, per verificare effettivi fabbisogni, accumuli ed utilizzi della risorsa idrica, istituzione di una cabina di regia regionale che eserciti funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica connessa alla drastica riduzione delle precipitazioni e integrata con la presenza delle Autorità di Bacino Distrettuale del Veneto, creazione delle AFI – Aree Forestali di Infiltrazione nelle zone di alta pianura utili a raccogliere e conservare l’acqua, restituendola successivamente in falda sono queste alcune delle dieci proposte del PD Veneto per affrontare il clima che cambia. Temi che per i Democratici saranno centrali nella prossima campagna elettorale”, conclude.

La diplomazia parallela di Salvini che fa arrabbiare Meloni (e le crea problemi in Ue)

La diplomazia parallela di Salvini che fa arrabbiare Meloni (e le crea problemi in Ue)Roma, 22 mar. (askanews) – Quando venerdì 21 marzo, intorno alle 12, sull’aereo che portava Giorgia Meloni e il suo staff da Bruxelles a Bologna è stato notato un sibillino post su X (“Giornata interessante”) di Andrea Stroppa, braccio destro di Elon Musk in Italia, qualcuno ha iniziato a farsi qualche domanda. Del resto l’attività sul social di Stroppa è da qualche settimana all’attenzione – preoccupata – di Palazzo Chigi. Un esempio sono i sondaggi contro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a favore di Matteo Salvini, che hanno fatto irritare non poco la premier e il suo staff.


Ma insomma, si son chiesti, perché “giornata interessante”? Non ne siamo certi ma la risposta potrebbe essere nella nota inviata dalla Lega alle 16.45 per informare di una telefonata tra Salvini e il vice presidente americano J.D. Vance. Nel colloquio “estremamente cordiale e concreto” si è parlato, tra l’altro, del “totale accordo per arrivare a una pace duratura in Ucraina” e della “eccellenza americana nel campo della connessione satellitare”, ovvero Starlink di Elon Musk. Salvini ha anche “anticipato la volontà di una missione negli Usa con imprese e investitori” e ha invitato Vance alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. A stretto giro Stroppa si è detto “felice” del colloquio in cui “si è parlato di tecnologie americane come i satelliti, tema molto caro all’amministrazione che guarda con attenzione le scelte degli alleati”. Per il collaboratore di Musk “il riconoscimento di Salvini della leadership americana sui satelliti, grazie a Elon Musk, rafforza i rapporti bilaterali tra i due paesi”. A chiudere il cerchio, sempre su X, lo stesso Vance, che sottolinea la “bella telefonata” con l’”amico” vice primo ministro che ringrazia “per il caloroso benvenuto riservato a Usha (la moglie di Vance, ndr) in Italia in occasione delle Olimpiadi Speciali di Torino. Non vedo l’ora di visitare anch’io l’Italia presto!” A Palazzo Chigi, ma anche alla Farnesina, non è piaciuta per niente questa nuova iniziativa di “diplomazia parallela” di Salvini, che ormai da tempo cerca di accreditarsi come principale interlocutore dell’amministrazione americana in Italia, consapevole del fatto che la premier vuole e deve mantenere una linea di equilibrio nel suo rapporto tra Bruxelles e Washington. Per questo – secondo quanto si apprende – da piazza Colonna è partito subito un “richiamo” all’ordine. Stroppa ha quindi scritto un post ‘riparatorio’ in cui elogia il “gioco di squadra” dell’esecutivo e Salvini ha assicurato che sono “restroscena surreali e assurdi” quelli relativi al contrasto con la premier. Ma certo il caso non è chiuso, Antonio Tajani un po’ piccato ricorda che “la linea politica per l’estero la danno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri” e l’arrabbiatura di Meloni non sbollirà certo in un attimo.


Peraltro l’attivismo di Salvini (proprio mentre lei cerca, al momento senza successo, di fissare un incontro alla Casa Bianca) crea qualche problema a Meloni in Europa, dove il sentiment della maggioranza dei leader è quello di un distacco da Trump e soprattutto da Musk, ritenuto colpevole delle ‘ingerenze’ nella politica del Vecchio Continente, a partire dal suo sostegno all’Afd tedesca. L’atteggiamento di Salvini, sottolinea una fonte europea, da un lato crea “diffidenza” verso tutto il governo italiano e dall’altra fa percepire una leader “indebolita” per le tensioni nella sua maggioranza. Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

A Tokyo trilaterale ministri Esteri Giappone-Sudcorea-Cina

A Tokyo trilaterale ministri Esteri Giappone-Sudcorea-CinaRoma, 22 mar. (askanews) – Giappone, Corea del Sud e Cina hanno concordato oggi in una riunione trilaterale dei ministri degli Esteri che la pace nella Penisola coreana è una responsabilità condivisa. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri sudcoreano Cho Tae-yul, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


Il vertice si è svolto a Tokyo, pochi mesi dopo un raro summit trilaterale tenutosi a maggio a Seoul, durante il quale i tre vicini — divisi da dispute storiche e territoriali — hanno deciso di approfondire i legami e ribadito l’obiettivo di una penisola coreana denuclearizzata. Cho ha parlato in una conferenza stampa al termine dei colloqui trilaterali a Tokyo con l’omologo cinese Wang Yi e il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya, sottolineando l’importanza di mantenere lo slancio della cooperazione trilaterale. “Abbiamo ribadito che mantenere pace e stabilità nella penisola coreana è un interesse e una responsabilità condivisi dai tre Paesi”, ha detto Cho.


“E’ significativo e opportuno – ha aggiunto – che questi colloqui trilaterali si svolgano nel contesto di uno slancio rinnovato della cooperazione, rilanciata dal vertice di Seoul dello scorso anno dopo una pausa di quattro anni e mezzo”. Tuttavia, l’incontro arriva in un contesto di tensioni legate ai dazi commerciali statunitensi sulla regione e alle crescenti preoccupazioni per i test di armi della Corea del Nord e il dispiegamento di truppe nordcoreane a sostegno della guerra della Russia in Ucraina.


Cho ha inoltre sollecitato che la Corea del Nord non venga in alcun modo premiata per il suo coinvolgimento nel conflitto in Ucraina, dove ha dispiegato truppe a sostegno della Russia. “Ho sottolineato durante i nostri colloqui che la Corea del Nord non deve essere ricompensata per il suo comportamento scorretto nel corso della guerra in Ucraina”, ha spiegato. “E’ importante – ha detto ancora – che Corea del Sud, Giappone e Cina attuino fedelmente le sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro la Corea del Nord, facciano sforzi per fermarne le provocazioni e conseguire la sua completa denuclearizzazione”. Wang Yi ha esortato i tre Paesi a rafforzare la stabilità regionale attraverso un maggiore dialogo, fiducia reciproca e cooperazione. “Abbiamo concordato di promuovere l’integrazione economica regionale, inclusa la ripresa dei negoziati per un accordo di libero scambio”, ha affermato. Iwaya, dal canto suo, ha detto di aver concordato con i colleghi di accelerare i preparativi per convocare un vertice trilaterale dei leader “al più presto e nel momento più opportuno”. Sulla questione nordcoreana, il ministro giapponese ha espresso preoccupazione per le attività nucleari e missilistiche di Pyongyang. “La denuclearizzazione della Corea del Nord è un obiettivo condiviso e il Giappone è pronto a comunicare strettamente per attuare pienamente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”, ha dichiarato.


Per quanto riguarda invece il conflitto in Ucraina, il ministro giapponese ha sottolineato “la necessità che la comunità internazionale si unisca per condannare ogni tentativo di cambiare unilateralmente lo status quo con la forza, che non sarà tollerato in nessuna parte del mondo”.

Città del sole lancia monopattino Mini Micro Deluxe Glitter LED

Città del sole lancia monopattino Mini Micro Deluxe Glitter LEDMilano, 22 mar. (askanews) – Città del sole ha presentato il nuovo Mini Micro Deluxe Glitter LED, il monopattino che fonde design e tecnologia avanzata per regalare ai più piccoli un’esperienza di guida “unica e scintillante”. Mini Micro Deluxe Glitter LED viola dispone di una pedana glitterata che cattura la luce, per regalare un effetto fiabesco a ogni corsa. Quando poi il monopattino si mette in movimento le sue ruote a LED integrate si illuminano senza bisogno di batterie, creando un gioco di luci affascinante.


Il Mini Micro Deluxe Glitter LED è stato progettato per favorire lo sviluppo motorio dei bambini dai 2 ai 5 anni. Il sistema di sterzo brevettato da Micro, basato sull’inclinazione del corpo, aiuta a migliorare equilibrio e coordinazione, rendendo la guida intuitiva e sicura. La configurazione a tre ruote garantisce stabilità, mentre il freno posteriore assicura il massimo controllo in ogni situazione. Il manubrio argentato telescopico è regolabile (da 48 a 68 cm), quindi cresce con il bambino. E l’obiettivo di Città del sole è fornire un prodotto che non è solo un mezzo di trasporto, ma un fedele amico di infinite corse scintillanti.

Ue, il successo del “metodo Costa” per aggirare il veto ungherese

Ue, il successo del “metodo Costa” per aggirare il veto unghereseRoma, 22 mar. (askanews) – E’ forse la notizia più importante del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 marzo: per la seconda volta in sole due settimane, le posizioni dell’Ue sull’Ucraina sono state decise a Ventisei, con l’Ungheria di Viktor Orbán contraria, messa pateticamente in un angolo a riflettere sulla sua irrilevanza, e sull’inutilità, ormai (almeno in certi ambiti), del suo diritto di veto, che per anni aveva dato a Budapest un peso negoziale assolutamente sproporzionato rispetto all’importanza economica, politica e demografica del Paese.


E’ la soluzione pragmatica e intelligente, eppure finora pressoché mai usata, che ha escogitato il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, dall’alto della sua lunga esperienza precedente come membro del Consiglio europeo negli anni scorsi, in qualità di premier del Portogallo. Costa ha semplicemente considerato che l’impossibilità di pubblicare conclusioni formali del Consiglio europeo in caso di veto da parte di uno Stato membro (a causa della regola dell’unanimità che vige per quasi tutte le decisioni di questa istituzione), poteva essere aggirata con la pubblicazione delle posizioni degli altri Ventisei – una maggioranza schiacciante – in un formato diverso, finora non previsto (un “documento allegato”), ma sostanzialmente equivalente alle conclusioni, e percepito come tale, ovvero come la posizione dell’Ue al suo massimo livello politico. Che questo sia il ragionamento sottostante al “metodo Costa” lo ha spiegato lo stesso presidente del Consiglio europeo (curiosamente mai in inglese, ma in spagnolo e in francese) durante le conferenza stampa al termine dei due vertici Ue del 6 e del 20 marzo, in cui questo metodo è stato applicato con notevole successo proprio alle posizioni Ue sulla questione ucraina.


Tra i Ventisette, aveva detto Costa dopo il vertice del 6 marzo rispondendo a un giornalista in spagnolo “tutti vogliono la pace; la differenza è che 26 paesi credono al percorso per la pace attraverso il rafforzamento delle capacità di difesa dell’Ucraina. L’Ungheria si è isolata da questo consenso, ed è rimasta sola. Un paese isolato – aveva sottolineato – non crea una divisione. I Ventisei continuano uniti, con una posizione comune, e continueranno ad appoggiare l’Ucraina, come abbiamo fatto dal primo giorno, il 24 febbraio 2022” quando cominciò l’invasione russa. Un concetto ribadito dopo il Consiglio europeo di giovedì 20 marzo, sempre in spagnolo: “Come sapete, l’Ungheria ha una posizione diversa rispetto agli altri Ventisei su come sostenere l’Ucraina nel raggiungimento della pace. Dobbiamo rispettare le differenze, ma non possiamo essere bloccati perché l’Ungheria la pensa diversamente dagli altri. Dobbiamo continuare, ed è quello che stiamo facendo. Due settimane fa avevamo adottato delle conclusioni a Ventisei molto chiare sull’Ucraina. Oggi abbiamo seguito lo stesso metodo. È così che riusciamo a restare uniti, ma rispettando le reciproche differenze”. “La nostra Unione – ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo rispondendo a un’altra domanda in francese – è composta da Ventisette Stati membri, ventisette nazioni, con storie diverse, culture diverse, tradizioni diverse, visioni del mondo diverse. La diversità non è quindi una novità. La novità – ha rilevato – è che siamo riusciti ad avere una posizione comune, e questa è la storia dell’Unione europea. Tutto è iniziato con sei Stati membri. Siamo già Ventisette, ci stiamo allargando e, con ogni allargamento la sfida diventa sempre più grande. Ma ciò che è molto positivo nella nostra Unione è la capacità di convivere con la diversità”.


“Ho trascorso diversi anni qui al Consiglio europeo, ho vissuto – ha ricordato Costa – delle situazioni diverse: molte volte siamo rimasti bloccati nelle decisioni, ma abbiamo sempre trovato il modo di superare le difficoltà. Oggi abbiamo parlato del Quadro di bilancio pluriennale”. L’ultima volta che è stato approvato, ha ricordato ancora, “siamo stati qui, credo, per cinque giorni e quattro notti, e alla fine abbiamo raggiunto un accordo. Insomma, può succedere, c’è a volte uno Stato membro, o ci sono anche due Stati membri contrari. La cosa più difficile è quando ce ne sono quattordici contro tredici. Ma qui – ha concluso il presidente del Consiglio europeo – la realtà è che ci sono Ventisei Stati membri con una posizione, e un solo paese con un’altra posizione. Dobbiamo rispettarlo nel suo isolamento, ma rimane isolato”. A conferma della volontà di continuare ad applicare ormai sistematicamente il “metodo Costa”, alla vigilia del Consiglio europeo del 20 marzo una fonte diplomatica di uno Stato membro tra i più impegnati a favore dell’Ucraina aveva affermato, rispondendo ad alcuni giornalisti: “Non so se sull’Ucraina finiremo con l’adottare delle conclusioni a Ventisette, ma non sto trattenendo il fiato nell’attesa. L’ultima volta le abbiamo adottate a Ventisei, e non ho visto una grande differenza. Naturalmente sarebbe meglio avere un testo approvato a Ventisette, ma tutti vediamo le conclusioni a Ventisei come le conclusioni del Consiglio europeo, e in termini di impatto sui media e percezione nell’opinione pubblica, che abbiamo monitorato attentamente, non abbiamo visto differenze”, ha spiegato la fonte.


Va ricordato, d’altra parte, che le decisioni del Consiglio europeo sottoposte alla regola dell’unanimità non sono quasi mai di natura legislativa, ma servono prevalentemente a dare un orientamento politico, a “guidare”, “invitare” o “sollecitare” la Commissione e i co-legislatori (le formazioni ministeriali del Consiglio Ue e il Parlamento europeo) affinché presentino, approvino, accelerino o migliorino determinate iniziative legislative. E se per la legislazione è necessaria e imprescindibile l’approvazione formale favorevole, secondo le modalità di voto previste (compresa l’unanimità, richiesta in certi ambiti come la politica estera o la politica fiscale), non è così per gli orientamenti politici, in cui la posizione di una nettissima maggioranza di paesi è sufficiente, e il dissenso di un solo, piccolo Stato membro non ha conseguenze reali. D’altra parte, pochi lo hanno notato, ma il linguaggio della dichiarazione a 26 nel “documento allegato” alle conclusioni è del tutto identico a quello che sarebbe stato usato se le conclusioni formali fossero state sostenute all’unanimità: i soggetti sono infatti il Consiglio europeo e l’Unione europea, e non “i Ventisei”. E’, ad esempio, “il Consiglio europeo” che riafferma il suo sostegno all’Ucraina, ed è “l’Unione europea” che mantiene il suo approccio per “la pace attraverso la forza”, che resta impegnata a fornire ulteriore supporto a Kiev, e che rimane pronta ad aumentare la pressione sulla Russia. Anche se l’Ungheria, che partecipa al Consiglio europeo ed è uno Stato membro dell’Unione europea, non è affatto d’accordo. Tutti si aspettano, comunque, che Budapest tornerà invece a far pesare il suo diritto di veto quando si tratterà di rinnovare le sanzioni contro la Russia, a giugno, con una decisione dei ministri degli Esteri che ha carattere legislativo e che richiede l’unanimità. Sempre che nel frattempo non si sia riusciti davvero a trovare un buon accordo, “giusto e durevole” per il cessate il fuoco in Ucraina, nel qual caso le sanzioni europee sarebbero oggetto del negoziato e finirebbero probabilmente per essere ritirate. Un’ultima annotazione. Giorgia Meloni, che si era sempre impegnata (rivendicandolo) al dialogo con Orban per raggiungere una mediazione, non ha aperto bocca di fronte alla tattica di Costa. Evidentemente il feeling tra l’ungherese e Matteo Salvini – entrambi Patriots – ha fatto raffreddare di molto i loro rapporti. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Ue, il rebranding del piano “ReArm Europe” di Ursula von der Leyen

Ue, il rebranding del piano “ReArm Europe” di Ursula von der LeyenRoma, 22 mar. (askanews) – La Commissione europea probabilmente eviterà di usare, d’ora in avanti, il roboante nome “ReArm Europe” per designare il suo piano di rafforzamento delle capacità di difesa e, più in generale, della sicurezza degli Stati membri, per non urtare la sensibilità di alcuni governi e delle loro opinioni pubbliche, in particolare in Italia e Spagna, che non considerano appropriato il linguaggio bellico e l’evocazione di un “riarmo” come se l’Europa si stesse inevitabilmente avviando alla guerra.


Due nomi alternativi esistono già: innanzitutto è stato chiamato “Safe” (“sicuro”) il nuovo strumento proposto per finanziare, con emissioni di debito europeo fino a 150 miliardi di euro, i prestiti che richiederanno gli Stati membri per investimenti nella difesa, possibilmente con acquisti congiunti; in secondo luogo, è sempre più usato “Readiness 2030” (prontezza per il 2030) come nome del piano complessivo, alternativo quindi a “ReArm Europe”. Bisogna dire però che anche in questo caso si rischia di evocare minacce e paure, perché il nome implica un sibillino avvertimento: come se fra cinque anni, dovesse comunque accadere qualcosa di drammatico per cui è necessario prepararsi (fonti dell’Intelligence tedesca hanno ipotizzato un possibile attacco russo alla Nato proprio per quella data). “Re-Arm Europe” sembrava inizialmente, e probabilmente questa era l’intenzione, l’unico nome per indicare i piani della Commissione, quando furono presentati per la prima volta, a grandi linee, da Ursula von der Leyen il 4 marzo scorso, alla vigilia del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, dedicato proprio alla difesa e all’Ucraina.


Il nome, più rassicurante, del nuovo strumento finanziario da 150 miliardi per gli acquisti congiunti, mai menzionato prima, è arrivato a sorpresa domenica 9 marzo, quando von der Leyen ne ha parlato alla sua conferenza stampa in occasione dei primi 100 giorni dall’inizio del suo secondo mandato alla presidenza della Commissione europea. “Lo chiameremo ‘Safe’, da ‘Security Action for Europe’”, ha annunciato von der Leyen. L’altro nuovo nome, “Prontezza per il 2030”, è apparso invece per la prima volta con il “Libro bianco sulla difesa” che la Commissione ha presentato alla vigilia del Consiglio europeo di giovedì 20 marzo. Il malumore nei confronti del concetto di riarmo è stato espresso più volte pubblicamente, nelle ultime due settimane, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. “La Spagna e l’Italia non si sentono a loro agio con il nome del piano “ReArm Europe”, e con il linguaggio evocativo della guerra che lo motiva. La Commissione europea è consapevole di questo disagio? Sta pensando di fare qualcosa per rassicurare Spagna e Italia?” La domanda è stata rivolta da un giornalista spagnolo a von der Leyen, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo del 20 marzo.


“La base della discussione tra i leader – ha risposto von der Leyen – è stata la presentazione del Libro bianco sulla difesa. E il Libro bianco ha un nome che dice tutto, ovvero ‘Prontezza per il 2030’. Ma l’ambito è più ampio, se si guarda a cosa finanziamo con lo strumento ‘Safe’ e con la clausola di sospensione nazionale” del Patto di stabilità, che sarà attivata per gli investimenti degli Stati membri nella difesa. Gli investimenti che saranno finanziati con questi due strumenti, ha spiegato la presidente della Commissione, riguardano, ad esempio, “priorità come le infrastrutture, la mobilità militare, oltre che le lacune di capacità, dai missili ai droni, all’artiglieria e altri elementi. E c’è, ovviamente, anche la moderna guerra elettronica, è incluso anche l’elemento informatico, e l’intero elemento della comunicazione, ad esempio. Quindi è un ambito molto più ampio” rispetto a quello strettamente militare.


“L’approccio che stiamo adottando – ha continuato von der Leyen – sta quindi nel nome ‘Prontezza 2030’. In realtà, la prossima settimana il collegio dei commissari europei si occuperà della strategia di preparazione, che mostra il secondo pilastro della prontezza per il 2030: mira a essere preparati per potenziali crisi, tra cui, ad esempio, anche disastri naturali e altre crisi che dobbiamo gestire. Quindi, in effetti, abbiamo iniziato con un ambito relativamente ristretto. Ma ora il concetto si è allargato, è maturato”, ha concluso la presidente della Commissione”. Il giorno dopo, la portavoce capo della Commissione, Paula Piño, ha risposto a un altro giornalista che chiedeva se sarà abbandonato ufficialmente il nome “ReArm Europe” e sostituito da “Readiness 2030”, durante il briefing quotidiano per la stampa di Bruxelles. “Il nuovo nome – ha risposto la portavoce – va visto in un contesto più ampio. Racchiude meglio la portata più ampia del piano. ‘ReArm’ si riferiva agli strumenti finanziari che potrebbero sostenere il pacchetto di difesa. Mentre quando parliamo di ‘Readiness 2030’ riguarda davvero tutto, tutte le misure necessarie in termini di capacità e tutte le misure che saranno messe in atto entro il 2030 per rafforzare l’industria della difesa, gli investimenti nella difesa, quindi davvero più onnicomprensivi e più ampi. La presidente ha detto ieri che in effetti abbiamo iniziato con un nome e un concetto ristretti, più ristretti con ‘ReArm’, e ora stiamo esaminando anche ciò che è necessario oltre le misure finanziarie”. “Preferiamo in effetti – ha continuato Paula Piño – riferirci a ‘Safe’ per lo strumento finanziario. E siamo coscienti del fatto che il nome ‘ReArm’ in quanto tale potrebbe urtare alcune sensibilità in alcuni Stati membri. Quindi, ovviamente, siamo in ascolto. E se questo rendesse più difficile anche convogliare il messaggio a tutti i cittadini dell’Ue sulla necessità di adottare queste misure, allora – ha concluso la portavoce – siamo pronti non solo ad ascoltare, ma anche a riflettere sul modo in cui comunichiamo questo messaggio”. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Per Meloni Commissione Ue ha più poteri del presidente Usa, è davvero così?

Per Meloni Commissione Ue ha più poteri del presidente Usa, è davvero così?Roma, 22 mar. (askanews) – “Io penso, ma è uno studio che adesso devo ancora fare, che se andassimo a fare una verifica ci accorgeremmo che le competenze che ha la Commissione Europea sono maggiori di quelle che ha il Presidente degli Stati Uniti d’America, che ha otto competenze di massima”. Queste le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni pronunciate il 18 marzo nell’Aula del Senato, nella replica al dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Una premessa fatta per dire di non essere “d’accordo sulla maggiore cessione di sovranità” all’Unione europea, “noi continuiamo a pensare che l’Europa debba occuparsi di meno materie e di quelle delle quali gli stati nazionali non possono occuparsi da soli”.


Ma davvero la Commissione ha più ‘competenze’ del presidente degli Stati Uniti, riconosciuto come una delle persone più potenti al mondo? Per verificarlo abbiamo messo a confronto il Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE) e la Costituzione americana. Secondo l’Articolo 3 del Trattato l’Unione ha competenza esclusiva nei seguenti settori: unione doganale; definizione delle regole di concorrenza necessarie al funzionamento del mercato interno; politica monetaria per gli Stati membri la cui moneta è l’euro; conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca; politica commerciale comune. Ha inoltre competenza esclusiva per la conclusione di accordi internazionali “allorché tale conclusione è prevista in un atto legislativo dell’Unione o è necessaria per consentirle di esercitare le sue competenze a livello interno o nella misura in cui può incidere su norme comuni o modificarne la portata”.


Ci sono poi dei settori in cui l’Unione e gli Stati membri hanno una “competenza concorrente” (articolo 4), nel senso che in principio possono entrambi adottare atti giuridicamente vincolanti, ma se lo fa l’Ue non possono farlo gli Stati a livello nazionale. I settori in questione sono: mercato interno; politica sociale (limitatamente a determinati aspetti definiti nel trattato stesso); coesione economica, sociale e territoriale (politiche regionali); agricoltura e pesca (tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare, di competenza Ue esclusiva); ambiente; protezione dei consumatori; trasporti; reti transeuropee; energia; spazio di libertà, sicurezza e giustizia; problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica”. Infine (articolo 6) l’Unione può solo “svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri” in ulteriori settori che sono di competenza nazionale esclusiva: tutela e miglioramento della salute umana; industria; cultura; turismo; istruzione, formazione professionale, gioventù e sport; protezione civile; cooperazione amministrativa.


Per quanto riguarda i poteri del presidente Usa, la Costituzione è piuttosto scarna e all’aspetto formale va affiancata una lettura “materiale” della Carta. L’articolo 2 riconosce al presidente la carica di “Comandante in capo dell’Esercito e della Marina degli Stati Uniti, e della Milizia dei diversi Stati quando chiamata al servizio attivo degli Stati Uniti” e dispone che sia investito “del potere esecutivo”. Ha il potere di negoziare e stipulare trattati internazionali. Inoltre “con il parere ed il consenso del Senato nominerà gli Ambasciatori, gli altri Rappresentanti pubblici ed i Consoli, i Giudici della Corte Suprema e tutti gli altri funzionari degli Stati Uniti la cui nomina non sia qui altrimenti disciplinata”. Al presidente è riconosciuto poi (articolo 1) un potere di veto sulle proposte legislative delle Camere del Congresso dato che “ogni progetto di legge che sia stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato dovrà, prima di diventare legge, essere presentato al Presidente degli Stati Uniti”. In caso di mancata firma il testo sarà rimandato indietro con le modifiche ritenute necessarie e dovrà essere riesaminato e votato a maggioranza dei due terzi. Per quanto riguarda il potere legislativo, per legge è affidato al parlamento, ma l’Articolo 1 stabilisce la necessità che il presidente dia “al Congresso una Informativa sullo stato dell’Unione” raccomandando “alla considerazione

Mattarella: agricoltura rimane motore integrazione europea

Mattarella: agricoltura rimane motore integrazione europeaRoma, 22 mar. (askanews) – “Sappiamo che la nostra Costituzione è l’unica del suo tempo a dedicare un articolo al settore primario e alle condizioni necessarie a promuoverne lo sviluppo: l’art. 44. Il Trattato di Roma del 1957 che diede vita a quelle allora chiamate Comunità Europee, all’art.39, poneva per la futura agricoltura del continente, gli obiettivi di: incrementare la produttività agricola; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, con il miglioramento del reddito di coloro che lavorano in agricoltura; stabilizzare i mercati; garantire sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al Forum della cultura dell’olio e del vino aggiungendo che “così l’agricoltura divenne – e rimane – un motore dell’integrazione europea – non elemento di retroguardia da sussidiare – essendo, al contrario, una chiave per politiche, oltre che produttive, volte alla salvaguardia della salute dei consumatori e alla promozione dei territori e delle popolazioni in essi insediate”.


I risultati di quelle scelte politiche per il presidente “sono sotto gli occhi di tutti: l’Italia è il primo Paese dell’Unione Europea con prodotti agricoli espressamente indicati come meritevoli di tutela: 856 possono avvalersi di questo scudo”.