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Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintage

Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintageMilano, 7 dic. (askanews) – Il tesoro di Guido Rizzini nasce in appena 2,2 ettari coltivati esclusivamente a Chardonnay, un unico vigneto su due livelli a Monticelli Brusati, al confine Nord della Franciacorta (Brescia), dove il suolo, inusualmente argilloso, è conosciuto per dar vita a vini di struttura e di una certa potenza. A mettere a dimora queste piante (allora c’era anche il Pinot Bianco) sopra la piccola Cantina era stato quarant’anni fa, il padre di Guido, Beniamino.


Qui, a partire dal 1992 e soprattutto dal 1999 dopo la scomparsa del papà, questo 48enne vignaiolo indipendente lavora con grande passione, assoluta perizia e tangibile scrupolo per realizzare un Metodo Classico millesimato vintage che sia lo specchio della poliedrica risposta che questo vitigno internazionale a bacca bianca riesce a regalare a seconda dell’annata. E grazie ad uno stile rigoroso, preciso e pulito, i risultati sono davvero eccellenti, tanto che negli anni Rizzini Franciacorta è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di bollicine. Fatto che non ha cambiato questo vignaiolo tanto timido quanto tenace e scrupolosissimo che non vuole scendere a compromessi e continua a lavorare esclusivamente le proprie uve figlie di rese volutamente assai basse e poi ulteriormente selezionate tanto da non arrivare a finire in bottiglia se non convincono appieno. Per Rizzini e il suo enologo Andrea Rudelli (subentrato da una quindicina di anni ad Alberto Musatti) non esistono standard, il destino di ogni vino viene deciso annata per annata prima della sboccatura, in base alle sue caratteristiche e al suo potenziale evolutivo.


Una scelta coraggiosa che implica produrre un totale di bottiglie che annualmente si aggira intorno alle 15mila, ma corretta perché, alzando anno dopo anno l’asticella della qualità, diviene anche l’arma per distinguersi nel sempre più affollato mercato dei Franciacorta. Ecco allora che il Brut affina in acciaio un minimo di 60 mesi sui lievi, e tempi ancora più lunghi sono previsti per il Dosaggio Zero, l’Extra Brut e la Riserva, quest’ultima prodotta solo nelle “annate eccezionali” e che, come l’Extra Brut, fa un passaggio in barrique. Il mantra di Rizzini è “il vino deve uscire nel suo momento ottimale”: qualcuno può dargli torto?

”Wine Tourism Hub”: risorse umane punto debole enoturismo italiano

”Wine Tourism Hub”: risorse umane punto debole enoturismo italianoMilano, 7 dic. (askanews) – “La mancanza di risorse umane qualificate non è solo un problema organizzativo ma una vera minaccia per il futuro di un settore strategico per la sostenibilità economica del nostro comparto vitivinicolo”. Così, Lavinia Furlani, presidente di Wine Meridian e co-fondatrice di Wine Tourism Hub, ha commentato i risultati dell’indagine nazionale sul settore enoturistico italiano condotta da WTH e presentata nei giorni scorsi a BTO 2024 a Firenze.


Lo studio, che ha coinvolto centinaia di professionisti del comparto, ha messo in luce ostacoli cruciali e sfide strategiche che rallentano lo sviluppo dell’enoturismo nel nostro Paese. Risorse umane, infrastrutture e digitalizzazione emergono come i temi centrali di una panoramica che invita a una riflessione approfondita. Il dato più allarmante riguarda il fatto che il 43% delle aziende intervistate identifica nella carenza di competenze specifiche e risorse umane adeguate il principale freno all’enoturismo nel nostro Paese. Tra le difficoltà più comuni evidenziate ci sono il reclutare personale qualificato (54% delle aziende), e motivare e trattenere collaboratori (35%), spesso scoraggiati da contratti stagionali e limitate prospettive di carriera. Il 36% degli intervistati lamenta inoltre infrastrutture inadeguate, mentre il 32% segnala una difficile collaborazione tra enti locali e operatori turistici. L’assenza di spazi attrezzati per eventi e servizi igienici adeguati complica ulteriormente l’accoglienza. “Non è necessario aspettare strutture perfette – sottolinea Furlani – ma partire da ciò che si ha, con una comunicazione mirata e una valorizzazione autentica del territorio”.


L’indagine ha anche rivelato che offrire prodotti alimentari durante le attività enoturistiche è considerato molto importante dalla maggior parte degli operatori ma resta un ambito critico. Le difficoltà principali includono: le normative igienico-sanitarie complesse (36%), spazi e logistica inadeguati (23%), e costi elevati per approvvigionamento e gestione degli sprechi (13%). Per quanto riguarda l’importanza crescente degli strumenti digitali, il 46% delle aziende dichiara di essere sotto la sufficienza quando si parla di digitalizzazione. Per quanto riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le principali barriere includono la mancanza di risorse finanziarie (20%) e di priorità aziendale (37%). Tuttavia, l’uso di strumenti come “bot” per prenotazioni e assistenti virtuali per personalizzare le visite, sono riconosciuti come un’opportunità concreta per migliorare l’esperienza dei visitatori.

Leonardo Maria Del Vecchio compra il Twiga da Briatore

Leonardo Maria Del Vecchio compra il Twiga da BriatoreMilano, 6 dic. (askanews) – LMDV Capital, il family office che fa capo a Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, compra il Twiga dal Gruppo Majestas, che fa capo a Flavio Briatore.


LMDV Capital ha firmato un accordo per l’acquisizione del Brand Twiga e di 4 location del Gruppo Majestas, col quale Triple Sea Food, gruppo di proprietà di LMDV Capital, si avvia a diventare uno dei più importanti protagonisti dell’hospitality di lusso nel nostro Paese, con 50 milioni di fatturato e 600 persone, sottolinea una nota. Il closing dell’operazione, subordinato al positivo completamento delle condizioni previste nel contratto firmato tra le parti, è prevista per il primo trimestre 2025. L’operazione, nel dettaglio, prevede l’acquisizione del 100% del brand e delle quattro location Twiga Forte dei Marmi, Twiga Montecarlo, Twiga Baia Beniamin e lo storico immobile del Billionaire a Porto Cervo che dal prossimo anno diventerà Twiga.


“Da due anni investiamo in questo settore, e l’acquisizione rappresenta un altro passo importante,” commenta Leonardo Maria Del Vecchio, presidente di LMDV Capital. “Siamo orgogliosi di aver creato uno dei più grandi gruppi di ristorazione in Italia, consolidando un modello vincente che unisce alta cucina, intrattenimento e design esclusivo.”

Ue-Mercosur, un accordo storico, ma bisogna convincere l’Italia

Ue-Mercosur, un accordo storico, ma bisogna convincere l’ItaliaBruxelles, 6 dic. (askanews) – L’atteso accordo politico Ue-Mercosur, concluso e annunciato il 6 dicembre a Montevideo da Ursula von der Leyen e dai presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, ‘non è solo un’opportunità economica, è anche una necessità politica’, mentre ‘forti venti soffiano nella direzione opposta, verso l’isolamento e la frammentazione; Ma questo accordo è la nostra risposta chiara. Siamo uniti sulla scena globale, come partner’, ha detto la presidente della Commissione.


I ‘venti contrari’ sono quelli del protezionismo che sta prevalendo, con le nuove tensioni internazionali, la guerra in Ucraina e l’ostilità tra la Russia e l’Occidente, la rivalità economica e geopolitica della Cina, le minacce di una nuova stagione di dazi e sanzioni da parte della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti. L’Europa e l’America latina appartengono alla stessa cultura e condividono storia, civiltà e valori, ma da 25 anni non riuscivano a concludere i negoziati per quest’accordo che comporterà enormi benefici per entrambe le parti. Sarà ‘uno dei più grandi partenariati per il commercio e gli investimenti che il mondo abbia mai visto’, con ‘un mercato di oltre 700 milioni di consumatori’, e significherà, ha sottolineato von der Leyen, ‘più posti di lavoro, e migliori, con più scelta, e prezzi più bassi’. Oltre ad abbattere i dazi alle dogane e le altre barriere agli scambi, il partenariato ‘rafforzerà le catene del valore; svilupperà industrie strategiche; sosterrà l’innovazione’.


Per l’Ue, si prevedono vantaggi pari a 4 miliardi all’anno solo dalla riduzione degli attuali dazi alle esportazioni nel Mercosur (sulle auto e parti di ricambio, sui macchinari, sui prodotti chimici e farmaceutici, su abbigliamento e calzature, su alcol e vini, sul cioccolato, sulla pasticceria). E ci sarà anche un capitolo dedicato alla facilitazione dell’approvvigionamento di diverse materie prime critiche, necessarie per la transizione energetica (litio dall’Argentina, alluminio, grafite, niobio, manganese, vanadio e tantalo dal Brasile). Per i paesi del Mercosur, l’ambizione è quella di sviluppare più attività economiche ad alto valore aggiunto, invece di affidarsi solo all’esportazione delle materie prime. Perché, allora, ci sono diversi paesi europei (la Francia, innanzitutto, a cui si sono aggiunte la Polonia, l’Irlanda, l’Austria, e ora anche l’Italia) che esprimono cautela, o insoddisfazione e perplessità, fino a una netta contrarietà a questo accordo? Al cuore di questa opposizione ci sono le lobby agricole, e soprattutto il comparto dell’allevamento, ma d’altra parte ci sono altri comparti, come quello vinicolo e i prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno tutto da guadagnare dall’apertura del mercato latino americano, cn la garanzia della tutela delle Dop.


Il Copa-Cogeca, la confederazione delle associazioni di categoria agricole dell’Ue, ha sottolineato le proprie rivendicazioni in una nota in cui afferma che il settore ‘rimane particolarmente vulnerabile alle concessioni fatte nel capitolo agricolo sbilanciato di questo accordo. Comparti sensibili come carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo e riso affrontano rischi maggiori di saturazione del mercato e perdita di reddito a causa dell’afflusso di prodotti a basso costo’ che si prevede dai paesi del Mercosur. Questi paesi, lamenta il Copa-Cogeca, ‘non soddisfano gli standard di produzione richiesti all’agricoltura dell’Ue, sia in termini di prodotti fitosanitari, che di benessere degli animali e pratiche di sostenibilità (ambientale, ndr). Le nazioni del Mercosur operano anche con norme sulle condizioni di lavoro e sicurezza inferiori, ciò che consente loro di produrre a costi inferiori, e rende impossibile una concorrenza leale per i produttori dell’Ue’.


Queste critiche sono riprese nella posizione espressa dal governo italiano alla vigilia dell’Accordo, anche se in questo caso sono declinate più come una puntualizzazione di ciò che va garantito e controllato attentamente che non come una bocciatura netta. ‘Va garantito che le norme europee sui controlli veterinari e fitosanitari siano pienamente rispettate e, più in generale, che i prodotti che entrano nel mercato interno rispettino pienamente i nostri standard di protezione dei consumatori e controlli di qualità’, sottolinea Palazzo Chigi. E aggiunge: ‘Serve un fermo impegno della Commissione a monitorare costantemente il rischio di perturbazioni del mercato e, in tal caso, ad attivare un rapido ed efficace sistema di compensazione, dotato di risorse finanziarie consistenti’. In realtà, le critiche all’Accordo non si riferiscono al testo attuale, ancora non pubblicato, ma a quello che era stato concordato con il Mercosur nel giugno 2019, e poi bloccato dalla marcia indietro del Brasile sugli impegni contro la deforestazione, sotto la presidenza Bolsonaro. Questo, almeno, rilevano fonti della Commissione, facendo notare che ci sono state negli ultimi mesi di negoziato tecnico notevoli aggiunte e modifiche, a cominciare dall’inserimento di una clausola secondo cui il partenariato potrà essere sospeso nel caso in cui una delle parti violi gravemente l’accordo di Parigi sul clima o decida di uscirne. Ci sono poi impegni legali concreti, non solo a livello politico, per fermare la deforestazione entro il 2030, e nuove disposizioni sugli appalti pubblici, sui dazi all’esportazione e sui veicoli. Ma soprattutto, la Commissione, e i paesi favorevoli all’Accordo avranno ora il compito di cercare di convincere gli Stati membri contrari del fatto che le loro preoccupazioni sono in realtà affrontate adeguatamente nel nuovo testo. Che i prodotti importati dal Mercosur rispetteranno le stesse norme fitosanitarie, di sicurezza alimentare (per esempio sui limiti ai residui di pesticidi, e i divieti all’uso degli antibiotici o degli ormoni negli allevamenti), e le stesse norme ambientali e sulle condizioni di lavoro (con il rispetto delle convenzioni dell’International Labour Organization) che si applicano nell’Ue. Un altro elemento importante dell’Accordo, a garanzia del settore agricolo europeo, sono le clausole sull’accesso limitato al mercato Ue, con il sistema delle quote, dei ‘prodotti sensibili’ importati dal Mercosur: carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo, miele e riso. Inoltre, se le importazioni dal Mercosur dovessero impennarsi all’improvviso e provocare serie perturbazioni di mercato, potrà essere sospeso il loro ‘trattamento preferenziale’, ristabilendo temporaneamente dei dazi più alti. L’Accordo verrà pubblicato la settimana prossima, ma la Commissione deve ancora decidere la base giuridica, ovvero se sottoporlo poi all’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri come un pacchetto unico, con competenze ‘miste’ – quella commerciale esclusiva dell’Ue e quella sulla cooperazione e gli aspetti politici di competenza dei paesi membri – o se se separare la procedura di ratifica su due diversi binari. Va considerato che un ‘accordo misto’ richiederebbe l’approvazione da parte dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri (all’unanimità e con ratifiche nei parlamenti nazionali) sull’intero accordo prima che possa entrare pienamente in vigore. Se la Commissione sceglierà invece di procedere con il doppio binario, con due testi giuridicamente separati (pur se in unico pacchetto), sarebbe possibile anche un accordo provvisorio sulla sola parte commerciale, con le disposizioni che rientrano nella competenza esclusiva dell’Ue, che richiederebbe solo la ratifica del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata del Consiglio Ue, senza le ratifiche dei parlamenti nazionali. In questo caso, che è quello più probabile, diventerà particolarmente importante per la Commissione cercare di convincere l’Italia, perché la sua eventuale opposizione, al fianco della Francia e di uno o due paesi più piccoli, basterebbe a determinare una minoranza di blocco e rendere impossibile la maggioranza qualificata in Consiglio Ue.

Ue-Mercosur accordo storico, ma bisogna convincere l’Italia

Ue-Mercosur accordo storico, ma bisogna convincere l’ItaliaRoma, 6 dic. (askanews) – L’atteso accordo politico Ue-Mercosur, concluso e annunciato il 6 dicembre a Montevideo da Ursula von der Leyen e dai presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, è pronto. Adesso ci sarà da convincere i Paesi recalcitranti (tra cui l’Italia), spesso sensibili alle lobby agricole.


‘Non è solo un’opportunità economica, è anche una necessità politica’, mentre ‘forti venti soffiano nella direzione opposta, verso l’isolamento e la frammentazione. Ma questo accordo è la nostra risposta chiara. Siamo uniti sulla scena globale, come partner’, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. I ‘venti contrari’ sono quelli del protezionismo che sta prevalendo, con le nuove tensioni internazionali, la guerra in Ucraina e l’ostilità tra la Russia e l’Occidente, la rivalità economica e geopolitica della Cina, le minacce di una nuova stagione di dazi e sanzioni da parte della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti.


L’Europa e l’America latina appartengono alla stessa cultura e condividono storia, civiltà e valori, ma da 25 anni non riuscivano a concludere i negoziati per quest’accordo che comporterà enormi benefici per entrambe le parti. Sarà ‘uno dei più grandi partenariati per il commercio e gli investimenti che il mondo abbia mai visto’, con ‘un mercato di oltre 700 milioni di consumatori’, e significherà, ha sottolineato von der Leyen, ‘più posti di lavoro, e migliori, con più scelta, e prezzi più bassi’. Oltre ad abbattere i dazi alle dogane e le altre barriere agli scambi, il partenariato ‘rafforzerà le catene del valore; svilupperà industrie strategiche; sosterrà l’innovazione’. Per l’Ue, si prevedono vantaggi pari a 4 miliardi all’anno solo dalla riduzione degli attuali dazi alle esportazioni nel Mercosur (sulle auto e parti di ricambio, sui macchinari, sui prodotti chimici e farmaceutici, su abbigliamento e calzature, su alcol e vini, sul cioccolato, sulla pasticceria). E ci sarà anche un capitolo dedicato alla facilitazione dell’approvvigionamento di diverse materie prime critiche, necessarie per la transizione energetica (litio dall’Argentina, alluminio, grafite, niobio, manganese, vanadio e tantalo dal Brasile). Per i paesi del Mercosur, l’ambizione è quella di sviluppare più attività economiche ad alto valore aggiunto, invece di affidarsi solo all’esportazione delle materie prime.


Perché, allora, ci sono diversi paesi europei (la Francia, innanzitutto, a cui si sono aggiunte la Polonia, l’Irlanda, l’Austria, e ora anche l’Italia) che esprimono cautela, o insoddisfazione e perplessità, fino a una netta contrarietà a questo accordo? Al cuore di questa opposizione ci sono le lobby agricole, e soprattutto il comparto dell’allevamento, ma d’altra parte ci sono altri comparti, come quello vinicolo e i prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno tutto da guadagnare dall’apertura del mercato latino americano, con la garanzia della tutela delle Dop. Il Copa-Cogeca, la confederazione delle associazioni di categoria agricole dell’Ue, ha sottolineato le proprie rivendicazioni in una nota in cui afferma che il settore ‘rimane particolarmente vulnerabile alle concessioni fatte nel capitolo agricolo sbilanciato di questo accordo. Comparti sensibili come carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo e riso affrontano rischi maggiori di saturazione del mercato e perdita di reddito a causa dell’afflusso di prodotti a basso costo’ che si prevede dai paesi del Mercosur. Questi paesi, lamenta il Copa-Cogeca, ‘non soddisfano gli standard di produzione richiesti all’agricoltura dell’Ue, sia in termini di prodotti fitosanitari, che di benessere degli animali e pratiche di sostenibilità (ambientale, ndr). Le nazioni del Mercosur operano anche con norme sulle condizioni di lavoro e sicurezza inferiori, ciò che consente loro di produrre a costi inferiori, e rende impossibile una concorrenza leale per i produttori dell’Ue’.


Queste critiche sono riprese nella posizione espressa dal governo italiano alla vigilia dell’Accordo, anche se in questo caso sono declinate più come una puntualizzazione di ciò che va garantito e controllato attentamente che non come una bocciatura netta. ‘Va garantito che le norme europee sui controlli veterinari e fitosanitari siano pienamente rispettate e, più in generale, che i prodotti che entrano nel mercato interno rispettino pienamente i nostri standard di protezione dei consumatori e controlli di qualità’, sottolinea Palazzo Chigi. E aggiunge: ‘Serve un fermo impegno della Commissione a monitorare costantemente il rischio di perturbazioni del mercato e, in tal caso, ad attivare un rapido ed efficace sistema di compensazione, dotato di risorse finanziarie consistenti’. In realtà, le critiche all’Accordo non si riferiscono al testo attuale, ancora non pubblicato, ma a quello che era stato concordato con il Mercosur nel giugno 2019, e poi bloccato dalla marcia indietro del Brasile sugli impegni contro la deforestazione, sotto la presidenza Bolsonaro. Questo, almeno, rilevano fonti della Commissione, facendo notare che ci sono state negli ultimi mesi di negoziato tecnico notevoli aggiunte e modifiche, a cominciare dall’inserimento di una clausola secondo cui il partenariato potrà essere sospeso nel caso in cui una delle parti violi gravemente l’accordo di Parigi sul clima o decida di uscirne. Ci sono poi impegni legali concreti, non solo a livello politico, per fermare la deforestazione entro il 2030, e nuove disposizioni sugli appalti pubblici, sui dazi all’esportazione e sui veicoli. Ma soprattutto, la Commissione, e i paesi favorevoli all’Accordo avranno ora il compito di cercare di convincere gli Stati membri contrari del fatto che le loro preoccupazioni sono in realtà affrontate adeguatamente nel nuovo testo. Che i prodotti importati dal Mercosur rispetteranno le stesse norme fitosanitarie, di sicurezza alimentare (per esempio sui limiti ai residui di pesticidi, e i divieti all’uso degli antibiotici o degli ormoni negli allevamenti), e le stesse norme ambientali e sulle condizioni di lavoro (con il rispetto delle convenzioni dell’International Labour Organization) che si applicano nell’Ue. Un altro elemento importante dell’Accordo, a garanzia del settore agricolo europeo, sono le clausole sull’accesso limitato al mercato Ue, con il sistema delle quote, dei ‘prodotti sensibili’ importati dal Mercosur: carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo, miele e riso. Inoltre, se le importazioni dal Mercosur dovessero impennarsi all’improvviso e provocare serie perturbazioni di mercato, potrà essere sospeso il loro ‘trattamento preferenziale’, ristabilendo temporaneamente dei dazi più alti. L’Accordo verrà pubblicato la settimana prossima, ma la Commissione deve ancora decidere la base giuridica, ovvero se sottoporlo poi all’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri come un pacchetto unico, con competenze ‘miste’ – quella commerciale esclusiva dell’Ue e quella sulla cooperazione e gli aspetti politici di competenza dei paesi membri – o se se separare la procedura di ratifica su due diversi binari. Va considerato che un ‘accordo misto’ richiederebbe l’approvazione da parte dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri (all’unanimità e con ratifiche nei parlamenti nazionali) sull’intero accordo prima che possa entrare pienamente in vigore. Se la Commissione sceglierà invece di procedere con il doppio binario, con due testi giuridicamente separati (pur se in unico pacchetto), sarebbe possibile anche un accordo provvisorio sulla sola parte commerciale, con le disposizioni che rientrano nella competenza esclusiva dell’Ue, che richiederebbe solo la ratifica del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata del Consiglio Ue, senza le ratifiche dei parlamenti nazionali. In questo caso, che è quello più probabile, diventerà particolarmente importante per la Commissione cercare di convincere l’Italia, perché la sua eventuale opposizione, al fianco della Francia e di uno o due paesi più piccoli, basterebbe a determinare una minoranza di blocco e rendere impossibile la maggioranza qualificata in Consiglio Ue. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Risultati e classifica di serie A, Inter a -1 dal Napoli

Risultati e classifica di serie A, Inter a -1 dal NapoliRoma, 6 dic. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Inter-Parma 3-1


Quindicesima giornata Inter-Parma 3-1, ore 20.45 Atalanta-Milan, ore 15 Genoa-Torino, ore 18 Juventus-Bologna, ore 20.45 Roma-Lecce, domenica 8 dicembre ore 12.30 Fiorentina-Cagliari, ore 15 Verona-Empoli, ore 18.00 Venezia-Como, ore 20.45 Napoli-Lazio. Classifica: Napoli 32, Atalanta, Inter 31, Fiorentina, Lazio 28, Juventus 26, Milan 22, Bologna 21, Udinese 17, Empoli 16, Torino, Parma 15, Cagliari, Genoa 14, Roma, Lecce 13, Verona 12, Como 11, Monza 10, Venezia 8.


venerdì 13 dicembre ore 20.45 Empoli-Torino, sabato 14 dicembre ore 15 Cagliari-Atalanta, ore 18 Udinese-Napoli, ore 20.45 Juventus-Venezia, domenica 15 dicembre ore 12.30 Lecce-Monza, ore 15 Bologna-Fiorentina, Parma-Verona, ore 18 Como-Roma, ore 20.45 Milan-Genoa, lunedì 16 dicembre ore 20.45 Lazio-Inter

Milano Premier Padel P1, Coello e Tapia volano in semifinale

Milano Premier Padel P1, Coello e Tapia volano in semifinaleRoma, 6 dic. (askanews) – Arturo Coello e Agustin Tapia ancora imbattibili al Milano Premier Padel P1. Dominatori incontrastati della stagione (13 titoli totali e 43 vittorie consecutive), la coppia più forte del mondo tornerà in campo sabato, nel giorno in cui saranno trascorsi cinque mesi dall’ultima sconfitta, sempre in Italia, nella finale del P2 di Genova. Anche all’Allianz Cloud, come accaduto una settimana fa nel Major in Messico, Arturo e Agustin hanno dovuto giocare il terzo set: merito di Paquito Navarro e Pablo Cardona (5), capaci di resistere per due ore e 32′ e di trovarsi più volte nel corso del match avanti di un break. Ad affrontarli in semifinale – si legge in una nota – ci saranno Edu Alonso e Jeronimo “Momo” Gonzalez, che quest’anno in Italia hanno già conquistato il Fip Platinum Sardegna. La coppia ha già centrato la semifinale al primo torneo Premier Padel giocato insieme (in Finlandia) e si è ripetuta in Egitto, a NewGiza. Dopo due semifinali in un P2, ecco la prima in un P1, quello di Milano, dopo il ritiro di Franco Stupaczuk e Mike Yanguas per un infortunio subito dall’argentino nel terzo set. “Ho un buon feeling con il pubblico italiano e con l’Italia”, ha commentato Momo Gonzalez a fine partita, ricordando – oltre la vittoria nel Platinum – anche l’Europeo vinto sempre a Cagliari con la Spagna. “Ho buonissimi ricordi sul Centrale qui a Milano contro Galan e Lebron due anni fa ma anche contro Coello e Tapia lo scorso anno. Spero di andare avanti nel torneo il più possibile”.

Banco Bpm: il Credit Agricole si rafforza al 15,1% ma esclude un’Opa

Banco Bpm: il Credit Agricole si rafforza al 15,1% ma esclude un’OpaMilano, 6 dic. (askanews) – Si accende la battaglia attorno a Banco Bpm. Il Credit Agricole, già primo azionista, rafforza la presa, portando la sua posizione complessiva al 15,1% nel capitale della banca italiana, su cui la scorsa settimana Unicredit aveva lanciato a sorpresa un’Ops. Una mossa che, al momento, sembra essere più “difensiva” che di sfida, visto che i francesi hanno dichiarato di non intendere lanciare un’Opa su Banco Bpm.


Il Credit Agricole ha sottoscritto contratti derivati relativi al 5,2% del capitale, che potranno avere regolamento in azioni una volta ottenute le necessarie autorizzazioni regolamentari. Considerata la partecipazione già detenuta, pari al 9,9%, la complessiva partecipazione aggregata nell’istituto guidato da Giuseppe Castagna sale al 15,1%. Il Credit Agricole presenterà istanza presso l’Autorità di vigilanza per essere autorizzata a incrementare la propria quota al di sopra della soglia del 10% del capitale e sino al 19,99%. L’operazione, spiegano i francesi, “è coerente con la strategia di Crédit Agricole quale investitore e partner di Banco Bpm, rafforza le partnership industriali in essere nel settore del credito al consumo e della banca-assicurazione, nonché testimonia l’apprezzamento per le qualità intrinseche di Banco Bpm, come una solida posizione di mercato e positive prospettive finanziarie”.


Lo scorso 25 novembre, Unicredit ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria su Banco Bpm da oltre 10 miliardi, interamente in azioni, e alcune indiscrezioni riferivano che Andrea Orcel avesse lanciato l’Ops proprio temendo il rafforzamento dei francesi, che tra l’altro, tramite Amundi, sono partner di Unicredit nel risparmio gestito. L’offerta è stata nettamente bocciata l’indomani dal cda di Banco Bpm, che ha giudicato le condizioni “del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia, non riflettendo in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti della banca”. Il rapporto di concambio è stato fissato a 0,175 azioni di nuova emissione di Unicredit per ogni azione Banco Bpm, pari a un prezzo implicito di offerta di 6,657 euro per azione e un premio di solo lo 0,5% rispetto ai prezzi ufficiali del 22 novembre. Anche il mercato, portando il titolo Banco Bpm sui massimi fino a 7,51 euro (chiusura odierna), ha giudicato fin da subito troppo basso il prezzo messo sul piatto da Orcel, scommettendo su futuri rilanci. Ora la partita si riapre con la mossa dei francesi.

Banco Bpm: il Credit Agricole sale al 15,1% del capitale

Banco Bpm: il Credit Agricole sale al 15,1% del capitaleMilano, 6 dic. (askanews) – Il Crédit Agricole sale al 15,1% di Banco Bpm, dalla precedente quota del 9,9%, e lancia così la sfida a Unicredit.


“Crédit Agricole – si legge in una nota del gruppo francese – ha notificato all’Autorità italiana e a Banco Bpm la stipula di strumenti finanziari relativi al 5,2% del capitale sociale di Banco Bpm, che potranno essere fisicamente regolati previa autorizzazione regolamentare. Considerando la quota del 9,9% già detenuta, la conseguente posizione aggregata in Banco Bpm notificata dal Crédit Agricole ammonta al 15,1%”. Il Crédit Agricole chiederà l’autorizzazione all’autorità di vigilanza per aumentare la propria partecipazione in Banco Bpm oltre il 10% e fino al 19,99%.


L’operazione, spiega la banca francese, “è coerente con la strategia del Crédit Agricole di investitore e partner di lungo periodo del Banco Bpm: rafforza le solide partnership industriali nel consumer finance e nelle assicurazioni danni, protezione della persona e protezione dei creditori, e sottolinea l’apprezzamento del Crédit Agricole per le qualità intrinseche del Banco Bpm, ovvero un solido business franchise con prospettive finanziarie positive”.

Le Fonti Awards 2024: il settore delle energie rinnovabili protagonista

Le Fonti Awards 2024: il settore delle energie rinnovabili protagonistaRoma, 6 dic. (askanews) – Nato per celebrare le aziende e i professionisti che si sono distinti per innovazione, leadership e impegno verso la sostenibilità, il premio Le Fonti Awards2024 rappresenta uno dei riconoscimenti internazionali più prestigiosi. L’evento ha visto la premiazione delle realtà italiane che, con il loro lavoro, contribuiscono al progresso del Paese e affrontano con determinazione le sfide globali. Organizzato dalla televisione in live streaming Le Fonti, che da anni si dedica a temi economici e legali, l’iniziativa ha messo in luce le eccellenze che guidano il cambiamento.


Tra i settori premiati, le energie rinnovabili hanno avuto un ruolo di primo piano, evidenziando l’importanza di un futuro sempre più verde e sostenibile. In questo contesto, spicca IMC Holding, che ha ricevuto il prestigioso premio come “Eccellenza dell’Anno Innovazione & Leadership Energie Rinnovabili”, un riconoscimento che consolida ulteriormente il suo ruolo di leader nel settore. Per il quarto anno consecutivo, l’azienda, proprietaria del marchio Fotovoltaico Semplice, è stata premiata per il suo costante impegno nell’innovazione tecnologica e nella promozione di soluzioni energetiche sostenibili, che stanno contribuendo in modo concreto alla transizione ecologica dell’Italia. IMC Holding si è infatti distinta per la sua capacità di unire tecnologie avanzate e attenzione alla sostenibilità, mettendo a disposizione soluzioni che riducono l’impatto ambientale e favoriscono la crescita di un’economia verde. Il suo approccio innovativo ha fatto dell’energia solare un’opportunità concreta per chi desidera un futuro più pulito e responsabile. “Ricevere questo premio per il quarto anno consecutivo è un riconoscimento che ci riempie di soddisfazione e orgoglio”, afferma Daniele Iudicone, CEO di IMC Holding. “Grazie all’impegno del team, alla capacità di innovare e alla continua attenzione verso i clienti, siamo riusciti a mantenere una crescita costante nel tempo, cercando sempre di fare meglio, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi anni. L’obiettivo che ci poniamo è contribuire a rendere l’Italia un Paese più sostenibile, puntando principalmente sulle energie rinnovabili. Questo premio è il risultato del lavoro di tutti i membri della nostra squadra.”


Il prestigioso riconoscimento rafforza ulteriormente la posizione di IMC Holding come leader nel settore delle energie rinnovabili. Questo premio evidenzia il continuo impegno dell’azienda nel promuovere una trasformazione ecologica e tecnologica, contribuendo al progresso dell’Italia verso un futuro più sostenibile. IMC Holding si dedica con determinazione alla diffusione delle energie rinnovabili per ridurre l’impatto ambientale, consolidandosi così come punto di riferimento nel settore. “L’obiettivo rimane quello di costruire un Paese più verde, innovativo e responsabile”, conclude Daniele Iudicone