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Ucraina, Crosetto: soldati italiani al confine? “Ci vedo l’Onu”

Ucraina, Crosetto: soldati italiani al confine? “Ci vedo l’Onu”Roma, 9 mar. (askanews) – “Non c’è nulla, dell’evoluzione della crisi ucraina da quando è stato rieletto Trump, che non avessi previsto da mesi e di cui non avessi parlato con Giorgia Meloni. Così come avevo previsto le mosse della Casa Bianca nel rapporto con Zelensky e con la Russia. Certo, i modi, quelli possono aver sorpreso anche me”: lo afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una intervista al Corriere della Sera, che sulla possibilità di avere dei soldati italiani a presidiare il confine ucraino, risponde. “Questo dibattito è surreale e prematuro allo stesso tempo. Perché la tregua sarà figlia di condizioni che devono andare bene a tutti e quindi anche ai russi. Per rispondere alla domanda, su quel confine io presto o tardi vedo l’Onu. E l’Italia ha sempre partecipato alle missioni Onu”. Sul rapporto con Giorgia Meloni, Crosetto dice: “È vero che io e Giorgia litighiamo spesso, a volte ferocemente, difendendo ciascuno le proprie posizioni e solitamente rimanendo sulle stesse anche dopo la fine della lite. La rottura, invece, è una sciocchezza. Sono stato il primo a scommettere sul fatto che sarebbe diventata presidente del Consiglio ma non ora, tredici anni fa: una con quell’abnegazione per il lavoro, con quella meticolosità nello studio, con quella severità nei confronti di se stessa non poteva che arrivare a un livello di eccellenza in qualsiasi campo avesse deciso di impegnarsi. Mai avuto mezzo dubbio che prima o poi sarebbe arrivata a Palazzo Chigi”.

Vino, un libro dedicato ai vigneti sopravvissuti alla fillossera

Vino, un libro dedicato ai vigneti sopravvissuti alla fillosseraMilano, 9 mar. (askanews) – Sopravvissuti e, per questo, preziosi testimoni di una storia millenaria: i vigneti a piede franco sono riusciti a superare indenni l’attacco della fillossera, l’afide americano che a metà dell’Ottocento falcidiò quasi tutto il patrimonio vitato europeo. L’importanza capitale di questi alberi da frutto che sono riusciti a salvarsi ha ispirato il nuovo libro firmato da Gianpaolo Girardi e Marta De Toni dal titolo “L’importanza di essere franco” edito da Nuove Arti Grafiche di Trento. Ad affiancare la ricostruzione storica, ci sono i contributi di Mario Fregoni, titolare della Cattedra di Viticoltura all’Università di Piacenza, di Diego Tomasi, ricercatore presso il Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano, e del giornalista Domenico Liggeri, che firma 15 “Ritratti Divini”, ovvero i vignaioli meritevoli di encomio perché custodiscono rari gioielli ultra centenari.   Il volume composto da 370 pagine illustrate è ispirato al Progetto vini franchi, nato nel 1999 in seno a Proposta Vini (di cui Gianpaolo Girardi è il fondatore) che ha voluto censire e diventare ambasciatore di quei pochissimi vigneti sopravvissuti alla fillossera perché sperduti in alcuni terreni vulcanici o argillosi, in terreni invasi periodicamente dall’acqua o in zone molto nevose. La divulgazione della cultura, per Girardi, è da sempre un aspetto fondamentale così come la salvaguardia del patrimonio vitivinicolo italiano, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti “vitigni reliquia”, tra cui rientrano anche le vigne a piede franco.   Il libro si focalizza sul racconto di questi vini e di chi li produce, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, dal Trentino alla Sicilia passando per il Veneto, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Campania. Il libro può esser acquistato online sul sito “francamente vini”, creato in occasione della pubblicazione del volume e che raccoglie, oltre ai vigneti inseriti nel progetto, anche altre realtà dove la viticoltura a piede franco è ancora presente, o sul portale Callmewine.

Seconda edizione del premio Medaglia dell’architettura del vino

Seconda edizione del premio Medaglia dell’architettura del vinoMilano, 9 mar. (askanews) – Si chiude lunedì 10 marzo la finestra di presentazione delle candidature per partecipare alla seconda edizione del premio “Mav – Medaglia dell’architettura del vino”, l’iniziativa organizzata dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Treviso, in collaborazione con il Comune di Valdobbiadene (Treviso), che intende promuovere e valorizzare interventi architettonici di eccellenza nei territori italiani legati alla produzione del vino.


L’obiettivo del Premio è di alimentare una riflessione profonda sul rapporto tra architettura e paesaggio vinicolo, premiando i progetti capaci di creare una sintonia tra l’estetica, la funzionalità e il rispetto per l’ambiente. Protagonisti sono i territori certificati Docg, Doc e Igt, culle della cultura vinicola italiana, per i quali il premio rappresenta un’opportunità di mettere in luce le opere di progettazione più innovative e significative. La Medaglia dell’architettura del vino vuole anche essere “un laboratorio di idee che promuove il dialogo transdisciplinare tra progettisti, paesaggisti, antropologi e committenti, ponendo al centro del dibattito il ruolo cruciale dell’architettura nel miglioramento dei luoghi di produzione e fruizione del vino”. Tra i criteri valutativi principali vi sono la valorizzazione del territorio, l’interazione tra elementi naturali, antropizzati e turistici, e il contributo positivo alla qualità di vita delle comunità locali.


La partecipazione è aperta a progettisti, imprese e titolari di Cantine che abbiano realizzato progetti completati tra il 1 gennaio 2017 e oggi. Le candidature possono essere presentate compilando il modulo disponibile sul sito ufficiale del premio. La giuria interdisciplinare, composta da esperti in architettura, paesaggio, antropologia e partecipazione civica, assegnerà il premio principale (una medaglia e un contributo di 3.000 euro) al progetto che più saprà coniugare innovazione, estetica e valorizzazione del paesaggio vinicolo. Sono previste inoltre menzioni d’onore per progetti particolarmente meritevoli. La cerimonia di premiazione si svolgerà il 4 aprile 2025 a Valdobbiadene. “Il successo della prima edizione del premio ci ha confermato quanto il legame tra architettura e paesaggio vinicolo rappresenti un tema di interesse e di rilevanza non solo per i professionisti, ma anche per le comunità che vivono e lavorano in questi territori” commenta il presidente dell’Ordine, Marco Pagani, aggiungendo che “questa seconda edizione punta a consolidare ulteriormente il valore del premio, dando spazio a un dialogo ancora più profondo e interdisciplinare. È fondamentale continuare a promuovere progetti che non siano solo opere di valore estetico – chiosa – ma che riescano a integrare al meglio la dimensione sociale, ambientale e culturale dei luoghi del vino, rafforzandone l’identità e il futuro”.

La siciliana Agromonte festeggia 25 anni con fatturato oltre 30 mln

La siciliana Agromonte festeggia 25 anni con fatturato oltre 30 mlnMilano, 9 mar. (askanews) – Agromonte, azienda ragusana che ha fatto della trasformazione del pomodoro, a filiera corta, il cuore della propria attività, festeggia i suoi primi 25 anni. Un traguardo che la famiglia Arestia, anima dell’azienda siciliana, festeggia con un fatturato nel 2024 di 30 milioni di euro, in crescita del 10% a valore.


Quella di Agromonte è la storia di una piccola impresa femiliare partita agli inizi degli anni 70 grazie all’intraprendenza di Carmelo Arestia che, per decenni ha lavorato nel settore agricolo restando sempre nella sua terra, nel sud est della Sicilia. Ma è nel 2000 che arriva il punto di svolta con la nascita del brand Agromonte frutto dell’intuizione di puntare su una produzione industriale di conserve locali a base di pomodorino ciliegino siciliano. Venticinque anni dopo l’azienda è leader in Italia nel segmento delle salse pronte di ciliegino (dati di vendita NielsenIQ), un’attività che dietro ha una filiera sempre più integrata a monte: nel 2024 la produzione di materia prima proveniente da terreni di proprietà è cresciuta del 35%, nonostante l’anno particolarmente siccitoso, grazie anche al lavoro dei suoi 85 dipendenti, che arrivano fino a 150 con l’aggiunta dei collaboratori stagionali. In questi primi 25 anni di attività, il territorio siciliano è rimasto al centro delle attività dell’impresa: qui prende vita la produzione in serra della materia prima, i pomodori, che quando raggiungono la maturazione ottimale vengono raccolti per essere trasformati e imbottigliati, secondo le antiche tradizioni iblee, tutto sul territorio.


Tradizioni che si sposano con la spinta all’innovazione portata in azienda anche dalla seconda generazione della famiglia Arestia, con Giorgio, primogenito di quattro figli, a cui si deve un’altra intuizione: produrre su larga scala la prima salsa pronta di pomodoro ciliegino nella classica bottiglietta in vetro della birra. Ora insieme ai suoi fratelli, Giusy, Marco e Miriam, Agromonte si appresta ad affrontare le sfide dei prossimi anni espandendo la propria capacità produttiva: quest’anno infatti è prevista la costruzione di un nuovo stabilimento che consentirà di avere anche processi produttivi sempre più efficienti. “Siamo felici di annunciare e celebrare insieme l’importante traguardo raggiunto dalla nostra azienda. Questi primi 25 anni sono stati per noi importanti, ricchi di soddisfazioni, tanti partner ad affiancarci, ma soprattutto colmi di amore per la nostra famiglia, per il territorio e per i nostri prodotti – ha commentato Giorgio Arestia, Ceo di Agromonte – Molte saranno le sorprese previste nel 2025, perché per Agromonte il meglio deve ancora venire”.

Risultati e classifica serie A, oggi Napoli-Fiorentina

Risultati e classifica serie A, oggi Napoli-FiorentinaRoma, 9 mar. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Inter-Monza 3-2


28esima giornata Cagliari-Genoa 1-1, Como-Venezia 1-1, Parma-Torino 2-2, Lecce-Milan 2-3, Inter-Monza 3-2, domenica 9 marzo ore 12.30 Verona-Bologna, ore 15.00 Napoli-Fiorentina, ore 18 Empoli-Roma, ore 20.45 Juventus-Atalanta, lunedì 10 marzo ore 20.45 Lazio-Udinese. Classifica: Inter 61, Napoli 57, Atalanta 55, Juventus 52, Lazio 50, Bologna 47, Fiorentina 45, Milan 44, Roma 43, Udinese 39, Torino 35, Genoa 32, Como 29, Verona, Cagliari 26, Lecce 25, Parma 24, Empoli 22, Venezia 19, Monza 14.


29esima giornata venerdì 14 marzo ore 20.45 Genoa-Lecce, sabato 15 marzo ore 15 Monza-Parma, Udinese-Verona, ore 18 Milan-Como, ore 20.45 Torino-Empoli, domenica 16 marzo ore 12.30 Venezia-Napoli, ore 15 Bologna-Lazio, Roma-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Juventus, ore 20.45-Atalanta-Inter

Vino, arriva “Chianti Lovers Week”: la settimana del Chianti Docg

Vino, arriva “Chianti Lovers Week”: la settimana del Chianti DocgMilano, 9 mar. (askanews) – Il Consorzio Vino Chianti annuncia ufficialmente l’apertura delle candidature per la “Chianti Lovers Week 2025”, l’evento che dal 5 all’11 maggio animerà ristoranti, enoteche, spazi culturali e location esclusive con un calendario di appuntamenti dedicati al Chianti Docg. L’obiettivo della settimana “è rafforzare il legame tra il territorio e la tradizione vinicola, creando un circuito di appuntamenti diffusi che valorizzino il Chianti come simbolo di eccellenza enologica toscana nel mondo”.


A partire dal 6 marzo, ristoratori e gestori di location potranno proporre un evento da inserire nel programma ufficiale della Chianti Lovers Week attraverso il sito ufficiale, presentando la propria candidatura per organizzare degustazioni, cene a tema, esperienze enogastronomiche e iniziative culturali che abbiano come protagonista il Chianti Docg. La candidatura è aperta a ristoranti ed enoteche che vogliono proporre un evento dedicato al Chianti Docg, anche senza la presenza diretta di un’azienda vinicola ma con il coinvolgimento di un sommelier o di un esperto del settore; aziende vinicole che desiderano organizzare degustazioni o esperienze nelle proprie Cantine; spazi eventi e location atipiche, come teatri, gallerie d’arte, showroom di design o moda, per ospitare appuntamenti innovativi che promuovano il Chianti in contesti esclusivi. La scadenza per presentare la candidatura è fissata per il 30 marzo 2025. Ogni evento selezionato riceverà un kit promozionale esclusivo, che includerà gadget, materiali di comunicazione e un porta-bicchiere personalizzato per valorizzare la presenza all’interno della Chianti Lovers Week. La settimana culminerà con un grande evento finale domenica 11 maggio, che riunirà appassionati, produttori e addetti ai lavori per celebrare la cultura del Chianti Docg con musica, degustazioni e ospiti speciali.

Alla Model Expo Italy una F1 Ferrari di 562mila mattoncini

Alla Model Expo Italy una F1 Ferrari di 562mila mattonciniRoma, 9 mar. (askanews) – Una fedele riproduzione in scala reale di una Ferrari F1, costruita con 562.000 mattoncini Lego. A realizzarla con oltre 1.200 ore di lavoro Riccardo Zangelmi, costruttore professionale certificato in Italia. Secondo quanto riporta un comunicato, è soltanto uno dei pezzi forti in mostra ancora oggi a Model Expo Italy, la manifestazione leader in Italia per il modellismo, la creatività e il gioco, in programma a Veronafiere.


Model Expo Italy quest’anno taglia il traguardo delle 20 edizioni, con 5 padiglioni e 500 espositori, per un totale di oltre 64mila metri quadrati tutti da visitare, alla scoperta di trenini elettrici, aeromodelli, diorami storici, auto radiocomandate e modelli di galeoni che si danno battaglia in una grande vasca indoor. Oltre 100 gli eventi in programma nel fine settimana, che spaziano dal mondo del cosplay e dei giochi da tavolo, fino a fumetti e videogame. Dopo l’artista rap Shade che si è esibito sabato nel Play District, oggi alle 16 sale sul palco Giorgio Vanni, celebre interprete delle sigle dei cartoni animati più amati dagli anni ’90.


La manifestazione, riporta il comunicato, è stata inaugurata oggi dall’amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese, con l’event manager Anna Maria Vigilante, il responsabile dell’area b2c Armando Di Ruzza e la direttrice Operations & HR Anna Nicolò. Presenti anche il presidente del consiglio comunale Stefano Vallani e il consigliere regionale Alberto Bozza. Costumi e maschere hanno animato i padiglioni di Model Expo, sfilando tra il pubblico tra musica e coreografie.

Compie 5 anni la collaborazione tra Cantina Valle Isarco e Cotarella

Compie 5 anni la collaborazione tra Cantina Valle Isarco e CotarellaMilano, 9 mar. (askanews) – “Non posso dire cosa ho dato io alla Valle Isarco, sicuramente a me questa esperienza sta dando molto. In nessun altra realtà cooperativa ho trovato una sintonia tra soci e Cantina come quella che c’è qui, così come la voglia di fare sempre di più e meglio”. A parlare è il celebre enologo Riccardo Cotarella che, dal suo arrivo in Cantina Valle Isarco nel 2020, ha tenuto a battesimo quattro pluripremiati progetti. Si tratta del “Metodo Classico 100% Sylvaner Pas Dosé Aristos Zero”, della cuvée di punta Adamantis, blend di Sylvaner, Gruner Veltliner, Pinot Grigio e Kerner pensato per valorizzare le varietà che caratterizzano questo territorio, del “Pinot Noir Aristos” e del “Kerner Granit 960”: mille bottiglie di un vino affinato in unblocco unico di granito da 960 litri estratto dalle montagne della valle.


“Kerner, Sylvaner, lo stesso Pinot Nero, sono vitigni diversamente autoctoni per Cantina Valle Isarco perché, nonostante non siano nati qui – ha messo in luce Cotarella – è in questa valle che hanno trovato una delle loro migliori espressioni, grazie ad una viticoltura precisa e puntuale, condizioni climatiche favorevoli e alla predisposizione dei contadini altoatesini a puntare sempre all’eccellenza”. Un percorso, quello fatto da tutti i vini di Cantina Valle Isarco, che negli ultimi cinque anni ha visto aumentare ulteriormente qualità, finezza e contemporaneità di ogni etichetta. “Quelli della Cantina guidata dal direttore generale Armin Gratl e dall’enologo resident Stephan Donà – ha sottolineato il presidente di Assoenologi – sono vini che hanno nel Dna tutte le caratteristiche ricercate oggi dai consumatori, ossia equilibrio, gentilezza e carattere”.

Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologia

Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologiaMilano, 9 mar. (askanews) – Ha preso il via la nuova sperimentazione di viticoltura rigenerativa di Maso Martis. La maison spumantistica trentina, certificata biologica dal 2013, ha infatti deciso di intraprendere un percorso di agroecologia, un nuovo approccio che pone al centro la salute della pianta, del suolo e dell’ecosistema, nell’ottica di una sostenibilità a lungo termine anche attraverso il riciclo, a favore di un’economia circolare e di una rete di collaborazione tra aziende locali.


Attualmente, il test si sta svolgendo su otto filiari di Chardonnay e Pinot Meunier: sono circa 2.000 mq di vigneto destinati a questa sperimentazione, guidata da Maddalena Stelzer, che dirige l’azienda con la sorella maggiore Alessandra. Un nuovo approccio rigenerativo che riutilizza anche alcuni scarti alimentari per produrre preparati e trattamenti da utilizzare nei terreni e sul fogliame. Valorizzare lo scarto come risorsa, anziché rifiuto, è uno dei principi agroecologici alla base di queste innovative tecniche centrate sulla relazione mutualistica tra microbiologia e vite. Con la consulenza tecnica di Mattia Brignoli di Fattoria Radis (Val Rendena), Maso Martis sta collaudando un progetto triennale con l’obiettivo, nel 2027, di ridurre del 50% i trattamenti fitosanitari consentiti dalle pratiche dell’agricoltura biologica. “Con la viticultura rigenerativa, alla quale mi sono avvicinata recentemente dopo aver frequentato un corso di Eitfood Education – spiega Maddalena Stelzer – vogliamo integrare la microbiologia benefica nella nostra coltivazione e, attraverso analisi del terreno, delle acque e della linfa fogliare durante il ciclo vegetativo, creare un ecosistema il più naturale possibile utilizzando per il trattamento del vigneto alcuni preparati biologici naturali che vanno a riattivare il microbiota suolo/pianta e integrare la pianta aiutando il suo sistema immunitario a contrastare malattie fungine o altre patologie a cui la vite è soggetta. Alcuni dei preparati biologici che stiamo mettendo a punto – prosegue la Stelzer – sono creati con scarti alimentari recuperati da aziende alimentari locali, ad esempio riceviamo gli scarti di pesce da una vicina azienda trentina che ce li offre gratuitamente. In questo modo loro risparmiano sullo smaltimento degli scarti e noi possiamo dare nuova ‘vita’ a un rifiuto alimentare, reimmettendolo in un circolo virtuoso e a km zero”.


Attraverso il processo di fermentazione si estraggono tutti gli elementi benefici presenti nei pesci che sono ricchissimi di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e hanno un mix perfetto di tutti i 18 elementi essenziali per la crescita delle piante. Inoltre, i batteri della fermentazione producono vitamine, enzimi, ormoni della crescita e aminoacidi incredibilmente preziosi per le piante. A febbraio sono state fatte le prime operazioni di agro-ecologia e ne seguiranno altre nei mesi primaverili ed estivi, visto che alcuni preparati richiedono dai 6 agli 8 mesi di fermentazione prima di essere applicati. “Sul vigneto di Martignano abbiamo seminato ‘cover crops’ e dato un ammendante microbico fatto con lettiera di bosco, sale marino integrale e amido. All’interno vi sono quantità enormi di popolazioni batteriche, fungine e lieviti promotori della crescita delle piante (PGPB e PGPF) e agenti di bio controllo (BCA)” spiega Mattia Brignoli, precisando che “è scientificamente provato che il 90% della mineralizzazione del suolo proviene dalla microbiologia. Senza questo nutrimento le piante non possono procurarsi quello di cui necessitano per essere in salute ed efficientare il loro processo fotosintetico, la sintesi proteica e i processi metabolici”.

Dieci Miniballetti oltre il tempo: Francesca Pennini a Rovereto

Dieci Miniballetti oltre il tempo: Francesca Pennini a RoveretoRovereto, 9 mar. (askanews) – Il corpo è senza dubbio un mistero, per quanto vicino a ciascuno di noi esso sia. Un mistero che conosciamo ogni giorno, di cui esploriamo l’esistenza e i limiti. Ma può essere anche una macchina del tempo, uno strumento per ragionare sul nostro passato e rimetterlo, per quanto possibile, in scena. Francesca Pennini è un’artista che ragiona sul corpo in ogni respiro e lo porta sul palco con un’attenzione tra il commovente e il maniacale. Il che la rende spesso straordinaria, ma non nasconde il dolore, che resta e ci accompagna. Rivedere dopo alcuni anni lo spettacolo “10 Miniballetti”, portato al Teatro alla Cartiera di Rovereto per inaugurare la rassegna “Sottoscritta” rappresenta un’occasione per prendere di nuovo confidenza con l’idea di corpo, con l’enorme stupore che certi esercizi di Francesca Pennini provocano. Ci si trova, in un contesto apparentemente ordinario e di teatro aperto, tipico dei lavori del CollettivO CineticO, a chiedersi come sia possibile assumere certe posizioni, si prende la misura del rischio segreto che si nasconde dietro ogni successivo e meraviglioso movimento coreografico. Si sente, soprattutto, il respiro dell’artista, il suo affaticarsi che diventa misura della realtà dello spettacolo, e della realtà nello spettacolo, che è altrettanto importante: sono anche queste forme d’arte, ovviamente, che contribuiscono a definire il talento e il teatro della Pennini.


Poi arriva il tempo, sotto forma di passato, di documentazioni, ma anche di narrazione. L’artista racconta – e tutto lo spettacolo è raccontato, il che fa da contrappunto alla Bach alla presenza e fisicità di ciò a cui assistiamo – del quaderno delle coreografie che teneva da bambina e che appare oggi come una infantile forma di condanna già scritta e ineludibile, come nel racconto di Kafka intitolato proprio “La condanna”, ma qui anziché portare il povero Georg Bendemann a gettarsi nel fiume, porta l’artista a diventare se stessa, o almeno a farci percepire fortemente questa possibilità, mentre tratteniamo il fiato seduti in platea. “10 Miniballetti” rimette in scena, con diverse possibili interpretazioni, queste ipotesi di coreografie di una bambina, e quella bambina ritorna insieme alla donna che è diventata e loro due sono presenti insieme sulla scena, ciascuna con le proprie preoccupazioni e ansie, ciascuna con le proprie distanze. Ma unite poi nel gesto della danza, che non sappiamo se salva davvero loro, ma, certamente, salva noi pubblico, offrendoci una forma astratta e inafferrabile, ma evidente, di speranza. Ogni spettacolo del CollettivO CineticO è un misto di sensazioni: ci sono parti graniticamente durissime e altre di sorprendente levità, ci sono abissi e vette, niente è mai slegato, perché in fondo è la complessità di ogni persona ciò di cui si ragiona. Questi Miniballetti non fanno eccezione, neppure nel desiderio frolle di provare ad aggiustare ogni cosa, ben sapendo che non è possibile. Si sta come d’autunno, verrebbe da dire, e non c’è un seguito al verso, questa volta. Ma c’è la poesia, questa parola così bistrattata. E si manifesta anche quando, in uno stacco tra la prima e la seconda parte dello spettacolo, sulla scena restano sono solo un mucchio di piume e un drone che si solleva e, letteralmente, danza su una partitura classica, con una grazia così in contrasto con la sua stessa natura (o l’idea che ne abbiamo) da rendere quasi illuminante quello che vediamo. E le piume, mosse dal vento delle eliche dell’apparecchio, si liberano e danzano con esso. Potremmo pensare alla scena di Fantasia di Walt Disney, quando un mago Topolino fa ballare secchi e scope, ma potremmo anche solo pensare che c’è sempre qualcosa di inatteso e che la fortuna più grande è, ogni tanto, riuscire a coglierlo. In fondo, come il corpo e il cervello di Francesca, anche il drone danzante ci sta parlando di possibilità. E il suo rumore tecnologico si fonde con quello del respiro affannato dell’artista, ieri e oggi, diventando tutt’uno. Che il volo delle prime porta lontano. (Leonardo Merlini)