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Tag: askanews

Ucraina, Russia respinge ipotesi di tregua parziale. Putin: non rinunceremo a ciò che è nostro

Ucraina, Russia respinge ipotesi di tregua parziale. Putin: non rinunceremo a ciò che è nostroRoma, 6 mar. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin, secondo le agenzie di stampa di Mosca, ha dichiarato che la Russia ha bisogno di una pace in Ucraina che garantisca il suo sviluppo stabile. “Abbiamo bisogno di scegliere per noi stessi una versione della pace che ci si addica e che garantisca la pace per il nostro Paese in una prospettiva storica di lungo termine. Non ci serve nulla di straniero, ma non rinunceremo a ciò che è nostro”, ha affermato il presidente russo. “E abbiamo bisogno – ha continuato – di un’opzione che assicuri lo sviluppo stabile del nostro Paese in condizioni di pace e sicurezza”, aggiungendo che la Russia non cederà a nessuno nel conflitto ucraino.


Il ministero degli Esteri russo, inoltre, ha affermato oggi che un cessate il fuoco parziale e provvisorio in Ucraina, suggerito in particolare da Parigi e Kiev, sarebbe “assolutamente inaccettabile”. “Sono necessari accordi solidi per una soluzione definitiva”, ha affermato la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova, giudicando qualsiasi forma di breve pausa che consenta una “riorganizzazione” delle truppe come “assolutamente inaccettabile, perché porterà esattamente al risultato opposto”.

Giovani di Cia da Hansen: agire su Pac e ricambio generazionale

Giovani di Cia da Hansen: agire su Pac e ricambio generazionaleRoma, 6 mar. (askanews) – Una Pac più forte e dedicata, a chi vive solo di agricoltura, ai suoi giovani più attivi, tra presidio del territorio e spinta all’innovazione nel settore. Perché anche al ricambio generazionale nei campi serve un definitivo salto di qualità. Questo, in sintesi, l’input dei giovani imprenditori agricoli di Cia al commissario all’Agricoltura Ue, Cristophe Hansen, incontrato a Palazzo Berlaymont con il Ceja.


“Nel nostro focus sulla Pac, che rilancia le 4 azioni di Cia per una vera riforma, abbiamo ribadito l’urgenza di più risorse anche per la transizione green e digitale, come per la gestione del rischio, tra le sfide chiave e con il comparto protagonista”, spiega il presidente nazionale di Agia-Cia, Enrico Calentini al meeting con il delegato Elia Bettelli e il vicepresidente Ceja, Matteo Pagliarani. Centrale, quindi, la competitività e l’attrattività dell’agricoltura per richiamare sempre più giovani e rilanciare le aree interne, ma anche una puntuale semplificazione della Pac per mettere fine all’accanimento burocratico sugli agricoltori e dare spazio a nuove generazioni di imprenditori. Bene l’Ai per snellire i processi, avanti con l’impegno per il benessere animale caposaldo di biodiversità.


“Torniamo da Bruxelles – aggiunge Calentini – con maggiori garanzie per i giovani in un contesto più in sintonia con le nostre proposte e richieste. Servono azioni chiare e i fatti faranno la differenza, ma la vision di Hansen mostra di essere ben radicata a terra. La strategia Hansen ci trova pronti a lavorare. Continueremo, infatti, già dal 9 all’11 aprile, quando Agia-Cia accoglierà in Emilia-Romagna il prossimo Working Group del Ceja”.

Missione in Mali per Macfrut: incontri B2b e visite ad aziende

Missione in Mali per Macfrut: incontri B2b e visite ad aziendeRoma, 6 mar. (askanews) – Nuovo focus nel Continente Africano per Macfrut, la Fiera della filiera internazionale dell’ortofrutta che andrà in scena il 6-8 maggio 2025 a Rimini. La missione ha interessato il Mali, ottavo Stato per estensione dell’Africa, con una popolazione di oltre 21 milioni di abitanti e vi ha preso parte il presidente di Macfrut, Renzo Piraccini, insieme a Stefano Posillico, product manager di Gruppo Orsero, uno dei più importanti importatori e distributori europei di frutta tropicale, con l’obiettivo di creare partnership commerciali tra aziende italiane ed esportatori maliani. La visita ha visto incontri B2B, visite alle aziende locali, alle infrastrutture di confezionamento e stoccaggio.


Il Mali è più importante produttore di mango dell’Africa, con una produzione di circa 800mila tonnellate, di cui solo 11mila destinate all’export. Il potenziale è quindi enorme anche se la distanza dal porto di imbarco dei container refrigerati (Abidjan o Dakar) e la mancanza di una efficiente catena del freddo sono i problemi più importanti che impediscono lo sviluppo dell’export di questo prodotto. In questo contesto è stato messo in campo un progetto di supporto alle aziende maliane per aumentare l’export di mango, finanziato da AICS (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo) e gestito da ILO (agenzia delle Nazioni Unite), che ha visto la luce a Macfrut nel 2019, e che sta entrando nella fase operativa. “Questa missione spiega molto bene cos’è Macfrut – spiega Piraccini – Non solo un evento nei tre giorni fieristici bensì un percorso con gli espositori lungo l’intero anno per favorire il loro business e le relazioni di networking, due delle parole chiave di Macfrut. La conferma del Mali anche in nella prossima edizione di Macfrut, con una presenza ancora maggiore con 50 espositori e una delegazione complessiva di 85 operatori (compresi 15 buyer per Fieravicola), è il chiaro segnale che numerosi Stati del Continente africano hanno scelto questa fiera per la peculiarità del suo format, unico nel panorama delle fiere internazionali di settore”.

Dazi, Lollobrigida: vedremo effetti. Non penso impatto su nostri Premium

Dazi, Lollobrigida: vedremo effetti. Non penso impatto su nostri PremiumRoma, 6 mar. (askanews) – “Il mercato aperto per l’Italia è un oggettivo vantaggio” e quindi “giudicheremo” in seguito l’impatto di “eventuali” dazi americani. Poiché però “la produzione del sistema agroalimentare italiano è considerata premium” con prodotti come “il Parmigiano, il Barolo o l’Amarone” che sono legati ad “un’area specifica io tendo a pensare che molti di coloro che scelgono già queste categorie premium continueranno a comprarle”.


Così, a margine del Question time in Senato, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, secondo cui in caso di barriere commerciali saranno i cittadini americani a trovarsi “a pagare di più e quindi sarà un problema più per l’inflazione americana”. Il ministro invita invece a guardare all’Europa: “mentre noi parliamo di rischio su alcuni prodotti e contrazione del mercato, dobbiamo tenere presente che la priorità è invece evitare di aggredire alcuni prodotti diminuendone il consumo interno per ragioni che dipendono spesso da Bruxelles come vino e formaggi che a volte vengono criminalizzati o stigmatizzati”.

Prodotti lattiero-caseari di Latte Sano nelle scuole di Lazio e Abruzzo

Prodotti lattiero-caseari di Latte Sano nelle scuole di Lazio e AbruzzoRoma, 6 mar. (askanews) – Ariete Fattoria Latte Sano fa bis per la distribuzione di latte nelle scuole del Lazio e dell’Abruzzo. L’azienda lattiero-casearia alle porte della Capitale, ha ottenuto, per il secondo anno, l’incarico (assegnazione) da parte del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), dopo la presentazione del proprio progetto relativo al bando “Latte nelle Scuole”, la distribuzione di prodotti lattiero caseari (latte, yogurt e formaggi) negli istituti scolastici di Lazio e Abruzzo a partire dal 24 febbraio sino al 31 maggio, secondo un cronoprogramma prestabilito. È quanto riferisce l’azienda in una nota.


Tra i prodotti distribuiti a circa 54.000 alunni del Lazio e dell’Abruzzo, di oltre 350 plessi scolastici, ci sarà latte fresco di alta qualità, latte biologico, latte delattosato e caciotta tradizionale tutti realizzati rigorosamente con latte locale, oltre a yogurt biologico e formaggi Dop nazionali. Il Programma Latte nelle scuole, rivolto ai bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni che frequentano le scuole primarie sia pubbliche che paritarie presenti in tutte le regioni italiane, è la campagna di educazione alimentare sul consumo di latte e prodotti lattiero caseari finanziata dall’Unione europea e realizzata dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. L’obiettivo del programma dell’Ue per le scuole è riavvicinare i bambini all’agricoltura e insegnare loro sane abitudini alimentari.


Come tutti gli alimenti, anche il latte e i suoi derivati devono essere inseriti all’interno di una dieta varia ed equilibrata, secondo precise modalità di consumo. Il latte è infatti una fonte preziosa di nutrienti perché è la prima fonte di calcio della dieta italiana, con un corredo di acqua, proteine di eccellente valore biologico, zuccheri e grassi in percentuale equilibrata, vitamine (soprattutto del gruppo B), e altri minerali tra cui potassio, fosforo e zinco. E’ un prodotto ad elevata “densità nutrizionale”, ma a bassa “densità energetica”. Eppure, proprio i consumi di questi importanti prodotti sono in continuo calo e nettamente al di sotto delle raccomandazioni scientificamente accreditate L’iniziativa nella precedente programmazione ha avuto un’adesione media di circa 360.000 alunni, tutti gli istituti e le loro famiglie sono stati chiamati a valutare l’iniziativa e dal processo di valutazione rivolto alle scuole partecipanti, che hanno potuto esprimersi attraverso una indagine campionaria è emerso che circa un terzo degli allievi è stato influenzato positivamente nelle abitudini di consumo del latte e derivati modificando anche le proprie opinoni su questi prodotti.


La maggioranza dei genitori poi ha ritenuto che il programma abbia contribuito positivamente a diffondere le informazioni sulle caratteristiche nutrizionali del latte ed migliorare le abitudini alimentari sue e di suo figlio. Latte fresco, yogurt (anche delattosati) e formaggi vengono distribuiti gratuitamente ai bambini delle scuole aderenti al Programma per far conoscere le loro caratteristiche nutrizionali e apprezzarne i sapori, oltre che per raccontare in quanti e quali modi possono essere gustati. Obiettivo dell’iniziativa è incrementare il consumo di latte e yogurt nell’arco della settimana, aumentare il numero degli alunni che inseriscono uno o più prodotti lattiero – caseari nell’ambito della dieta alimentare, aumentare la consapevolezza dell’importanza e degli effetti del latte nella dieta alimentare.


Il Programma Latte nelle scuole è finanziato dall’Unione europea, realizzato annualmente dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in collaborazione con Unioncamere, alcune Camere di commercio italiane e il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).

Lollobrigida: agricoltura, cambio rotta UE in momento complesso

Lollobrigida: agricoltura, cambio rotta UE in momento complessoRoma, 6 mar. (askanews) – “Nel documento presentato dalla Commissione gli agricoltori e i pescatori non sono più considerati nemici dell’ambiente ma parte fondamentale della soluzione alle sfide ecologiche del nostro tempo e custodi delle risorse naturali. Si tratta di un vero e proprio cambio di passo”. Lo ha ribadito il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso del question time al Senato sottolineando come la sovranità alimentare sia indicata “come principio non negoziabile con l’obiettivo di rafforzare le filiere strategiche europee”.


Il ministro dell’Agricoltura ha sottolinato come il cambio di rotta dell’UE sia “particolarmente importante in questo momento di complessità geopolitica. Occorre una rinnovata e più incisiva azione comune europea, soprattutto a difesa e a valorizzazione delle nostre produzioni”. L’Unione Europea, ha detto Lollobrigida, ha “compreso che i mercati interni devono essere tutelati dall’importazione di prodotti provenienti da Stati che non rispettano quello che imponiamo ai nostri agricoltori e ai nostri pescatori”. E ha riordato che, in base a quanto contenuto nella nuova visione della Commissione per l’agricoltura, “sono entrate a pieno titolo nella strategia europea la semplificazione delle normative per ridurre il carico burocratico, la riduzione degli oneri per gli agricoltori, il contrasto alle pratiche sleali, fino a un nuovo orientamento sull’uso di agrofarmaci”.


Ancora, ha proseguito Lollobrigida, la Ue ha capito che la richiesta di cibo sano e di qualità è “prioritaria e va adeguatamente sostenuta, abbandonando sistemi di etichettatura controversi e fuorvianti come il Nutriscore. Il Sistema Italia ha risposto in maniera dura – ha ricordato il ministro – a un’etichettatura condizionante e finalmente sembra che si riesca a vincere questa nostra partita condivisa tutto il Parlamento e nata proprio dai banchi del Senato con la proposta di Fratelli d’Italia”.

Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)

Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)Bruxelles, 6 mar. (askanews) – No al “dirottamento” dei fondi di coesione all’acquisto di armi, che comunque dovranno rientrare nel calcolo Nato. E bene anche la disponibilità tedesca a modificare i vincoli del Patto di stabilità, ma non solo per le spese in difesa. E’ questa, nella sostanza, la posizione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sostiene oggi nel confronto sulla difesa europea al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.


Nell’ambito dei lavori, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spiegherà meglio e dettaglierà il piano “ReArm Europe” annunciato nei giorni scorsi. Proprio il nome, secondo Meloni, è stata una scelta “infelice” perchè non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione – quella della difesa e della sicurezza – che non riguarda solo gli armamenti ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.


Per quanto riguarda i fondi di coesione, il governo, sottolineano fonti italiane, sta conducendo una “battaglia”, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L’Italia è infatti “contraria” a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare “vincolati” agli obiettivi previsti. Roma, ribadirà Meloni, ha dato l’ok alla “volontarietà” sull’utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il Governo italiano non intende “dirottare” fondi di coesione sull’acquisto di armi. La premier considera anche “positiva”, come già detto, l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e ha accolto “favorevolmente” la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l’Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri “beni pubblici” europei a partire dalla “competitività”.


Infine, Meloni spiegherà anche che per l’Italia l’”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a “spese ammissibili” al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Per il governo, in pratica, l’operazione ha “un senso” se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza atlantica, per incrementare il livello di spesa come più volte richiesto in primo luogo da Donald Trump. Su questo l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché Commissione e Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, preciserà Meloni, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

Meloni a Ue, no fondi coesione per armi e spese in calcolo Nato

Meloni a Ue, no fondi coesione per armi e spese in calcolo NatoBruxelles, 6 mar. (askanews) – No al “dirottamento” dei fondi di coesione all’acquisto di armi, che comunque dovranno rientrare nel calcolo Nato. E bene anche la disponibilità tedesca a modificare i vincoli del Patto di stabilità, ma non solo per le spese in difesa. E’ questa, nella sostanza, la posizione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sostiene oggi nel confronto sulla difesa europea al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.


Nell’ambito dei lavori, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spiegherà meglio e dettaglierà il piano “ReArm Europe” annunciato nei giorni scorsi. Proprio il nome, secondo Meloni, è stata una scelta “infelice” perchè non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione – quella della difesa e della sicurezza – che non riguarda solo gli armamenti ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.


Per quanto riguarda i fondi di coesione, il governo, sottolineano fonti italiane, sta conducendo una “battaglia”, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L’Italia è infatti “contraria” a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare “vincolati” agli obiettivi previsti. Roma, ribadirà Meloni, ha dato l’ok alla “volontarietà” sull’utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il Governo italiano non intende “dirottare” fondi di coesione sull’acquisto di armi. La premier considera anche “positiva”, come già detto, l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e ha accolto “favorevolmente” la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l’Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri “beni pubblici” europei a partire dalla “competitività”.


Infine, Meloni spiegherà anche che per l’Italia l’”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a “spese ammissibili” al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Per il governo, in pratica, l’operazione ha “un senso” se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza atlantica, per incrementare il livello di spesa come più volte richiesto in primo luogo da Donald Trump. Su questo l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché Commissione e Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, preciserà Meloni, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

Coldiretti: bene campagna trasparenza prezzi di NaturaSì

Coldiretti: bene campagna trasparenza prezzi di NaturaSìRoma, 6 mar. (askanews) – Con gli acquisti di prodotti biologici in Italia saliti al valore di 6,5 miliardi, il 6% in più rispetto all’anno precedente, è importante garantire la trasparenza dei prezzi a una equa redistribuzione del valore lungo la filiera, che non penalizzi gli agricoltori. E’ quanto afferma la Coldiretti Bio, sulla base di dati Nomisma, in occasione della presentazione della campagna di NaturaSì, una delle principali insegne del biologico in Europa.


L’Italia ha la leadership Ue per il biologico grazie alle 84mila aziende agricole attive sul territorio nazionale, più del doppio della Germania e un terzo in più della Francia. Quasi un campo su cinque in Italia (19%) è coltivato con metodo bio, ma in diverse regioni la percentuale sale addirittura al 25%, tanto da aver raggiunto con sei anni di anticipo gli obiettivi fissati dalla Ue nell’ambito della strategia Farm to Fork. Un trend che va sostenuto ora garantendo una giusta remunerazione agli agricoltori italiani. “Coldiretti Bio è impegnata per riaffermare con forza il ruolo degli agricoltori anche nelle filiere del biologico – ha detto la presidente Maria Letizia Gardoni – La trasparenza nei rapporti di filiera diventa ogni giorno più centrale per garantire da un lato la sostenibilità economica ed ambientale delle aziende agricole certificate e dall’altro la scelta consapevole dei consumatori verso le produzioni biologiche italiane di qualità”.

D’Eramo (Masaf): settore apistico strategico per agroalimentare

D’Eramo (Masaf): settore apistico strategico per agroalimentareRoma, 6 mar. (askanews) – Il gruppo di Apidologia del Crea Agricoltura e Ambiente è ad Apimell, la più importante Mostra Mercato Internazionale specializzata nel settore apicoltura, in programma dal 7 a 9 marzo a Piacenza, con uno stand in cui si presentano e si illustrano le sue tante attività per l’apicoltura, le api, gli impollinatori, il miele, i prodotti dell’alveare. Inoltre, insieme a tanto altro materie informativo e formativo, si distribuirà un numero speciale di CREAfuturo dedicato alle api.


“Quello apistico – dichiara il Luigi D’Eramo, il sottosegretario Masaf con delega al comparto – è un settore strategico per l’agroalimentare italiano, per il ruolo che riveste per l’agricoltura, l’ambiente, la salvaguardia della biodiversità. E il Crea, con il suo lavoro di ricerca, darà un valido contributo per affrontare le sfide dei prossimi anni”. L’apicoltura nel nostro Paese (75.000 apicoltori e circa 1.700.000 alveari che collocano l’Italia rispettivamente al quinto e al terzo posto tra i Paesi dell’Unione Europea) ha potuto contare sulla varietà di climi, paesaggi, ambienti naturali, fiori e piante, caratteristici del nostro territorio, per prodotti unici. L’Italia è la zona di origine di Apis mellifera ligustica, nota in tutto il mondo come “ape italiana”, e vanta il primato nella produzione europea di api regine: fino a 700 mila api regine l’anno, pari a circa un terzo della produzione complessiva dell’Unione.


Ma è anche zona di origine di un’altra importante sottospecie: Apis mellifera siciliana, che ha caratteristiche di adattamento al clima caldo-arido della Sicilia, particolarmente interessanti oggi, al tempo del cambiamento climatico. Cruciali per la biodiversità, le api selvatiche, sono sempre più oggetto di studio e monitoraggio. Il Gruppo di Ricerca sulle Api del Centro Agricoltura Ambiente ha raccolto l’eredità quasi centenaria dell’Istituto Nazionale di Apicoltura, ampliando nel corso degli anni le tradizionali competenze apidologiche ad ambiti quali la patologia, la nutrizione, la genetica, il biomonitoraggio, l’ecotossicologia, fino ad includere gli apoidei selvatici e la valorizzazione del miele e dei prodotti dell’alveare.


Un team altamente specializzato di 25 persone, tra cui 13 ricercatori, impegnati in progetti nazionali ed internazionali, in grado di intercettare e sostenere la richiesta di innovazione e conoscenza della filiera; di gestire i tre Albi nazionali (istituiti dal Ministero dell’Agricoltura) che raccolgono i professionisti legati al mondo apistico (gli allevatori di api italiane, gli esperti in analisi sensoriale del miele, i melissopalinologi) e di supportare le attività produttive e commerciali, mediante il Laboratorio Api.