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Collaborazione multistakeholder pilastro di sviluppo sostenibile

Collaborazione multistakeholder pilastro di sviluppo sostenibileMilano, 14 mar. (askanews) – La collaborazione tra imprese, istituzioni e società civile è il pilastro indispensabile per realizzare percorsi concreti di sostenibilità. “La sostenibilità richiede partnership multistakeholder che permettono la condivisione di risorse, competenze, conoscenze – dichiara Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone della Csr – Si parla sempre più spesso di co-progettazione e di cross-fertilization, un concetto che nato nelle scienze naturali viene oggi adattato a discipline diverse. Tra i soggetti pubblici e privati che credono nel valore delle partnership si attiva un percorso di collaborazione in cui l’apprendimento è reciproco”. Di collaborazione multistakeholder si parlerà a Roma, il 16 marzo, presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” in occasione della quinta tappa del Il Giro d’Italia della Csr, il viaggio alla scoperta delle eccellenze italiane della sostenibilità promosso da Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale.
I saluti iniziali e l’apertura dei lavori della tappa saranno affidati a Antonella Canini, Prorettrice delegata all’Ambiente, alla Sostenibilità e alla Transizione energetica dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e a Sabrina Florio, presidente di Anima per il sociale nei valori d’impresa. “Nel titolo della edizione di quest’anno del Giro d’Italia vi è il cuore della mission di Anima – commenta Sabrina Florio -. La triangolazione tra Imprese, istituzioni, società civile per favorire la promozione e lo sviluppo della sostenibilità fa parte del nostro DNA e della nostra mission dalla nascita dell’Associazione ormai da più di venti anni. Su questa collaborazione abbiamo da sempre investito il nostro know-how ed energie, grazie al supporto dei nostri soci, professionisti, manager e imprese best practice. Perché siamo fermamente convinti che il modello di sviluppo economico non possa che essere sostenibile e inclusivo”.
La partecipazione all’incontro di Roma sarà possibile in modalità mista, sia in presenza che in streaming sul canale YouTube del Salone. Il programma completo della giornata è consultabile sul sito de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, giunto quest’anno all’11° edizione con il titolo di “Abitare il cambiamento”.
Il primo panel della tappa romana sarà dedicato alla collaborazione tra pubblico e privato nel segno della sostenibilità. A introdurlo sarà Gloria Fiorani, coordinatrice del Comitato attuazione mission e vision Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e direttrice del Master MARIS. “Istituzioni, atenei e imprese dovrebbero sviluppare e implementare modelli di governance territoriali in grado di mettere al centro le generazioni future, il cui interesse è oggi costituzionalmente garantito e l’educazione di qualità auspicata da Agenda 2030 – commenta Gloria Fiorani – La sperimentazione di esperienze di terza missione e di service learning in un’ottica di apprendimento e contaminazione multi-stakehodler e multidisciplinare permette di formare professionalità innovative e di stimolare l’innovazione sociale sul territorio. Il progetto pilota della Città metropolitana di Roma Capitale pone sicuramente le basi per una replicabilità e scalabilità a livello regionale, in collegamento con l’Ecosistema dell’innovazione Rome Technopole”.
I due casi citati verranno poi approfonditi nel dettaglio da Renato Baciocchi, responsabile di Spoke 2 Rome Technopole, neonato ecosistema dell’innovazione finanziato dal Pnrr e dalla Regione Lazio, e da Damiano Pucci, consigliere delegato alla pianificazione urbanistica e strategica della Città Metropolitana Roma Capitale. Pucci presenterà in anteprima il poster interattivo Agenda Metropolitana, realizzato in collaborazione con gli studenti dell’ateneo romano, che sarà affisso in tutti i punti strategici della Capitale, a cominciare dalle biblioteche. Il primo panel della tappa di Roma del Giro accoglierà anche gli interventi di Marina Migliorato, co-fondatrice e presidente della start up CONNECT-Italia; di Edoardo Zanchini, responsabile del nuovo ufficio di scopo “Clima” di Roma Capitale, e di Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS.
La collaborazione tra pubblico e privato per realizzare progetti di sostenibilità è sempre più spesso trainata dalle grandi aziende in sinergia con le istituzioni. Ne parleranno, nel corso della seconda parte della giornata, Giada Scarpini, responsabile Corporate Affairs funzione Affari Legislativi di Poste Italiane; Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale; Ilenia Truglio, responsabile Sustainability Plannning & Stakeholders Engagement di Enel Italia e Andrea Craig, responsabile Sviluppo Gestione e Supporto Operativo SUAP di Infocamere. A concludere i lavori, con una sintesi delle evidenze emerse, sarà Marco Meneguzzo, ordinario di Strategia e politica aziendale Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Prosegue nel 2023 anche l’attività del Salone Extra iniziata nel 2020: da gennaio a novembre andranno in scena presentazioni di libri, incontri di networking e tavole rotonde pensati per esplorare ulteriormente gli argomenti affrontati nelle tappe del Giro d’Italia della CSR e approfondire le diverse tematiche legate alla sostenibilità. Durante un evento del Salone Extra, il 20 marzo alle 17.30, sarà presentato il primo dei Quaderni del Salone della CSR, una nuova collana di pubblicazioni che con cadenza bimestrale approfondiscono alcune tematiche legate in particolare al ruolo delle imprese per lo sviluppo sostenibile. Il primo numero Valutare l’impatto, un obiettivo strategico ha affrontato un tema cruciale: l’importanza di misurare e valutare l’impatto generato e di condividere il percorso con gli stakeholder. Ne parleranno con gli autori anche alcune delle imprese intervistate.
Nel 2023 il Salone promuove inoltre la seconda edizione del Premio Impatto, un’iniziativa sull’importanza di misurare e valutare l’impatto generato da progetti che intendono contribuire al percorso verso lo sviluppo sostenibile. Dopo il successo della prima edizione, che ha visto premiate il 3 ottobre 2022 a Milano tre imprese profit e tre non profit, il regolamento per la partecipazione alla nuova edizione del premio sarà online nei prossimi giorni sul sito de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale.

Vino, nel 2022 export record: 7,9 mld di euro, +9,8% in valore

Vino, nel 2022 export record: 7,9 mld di euro, +9,8% in valore

A fronte di volumi piatti (-0,6%). Veneto +13,6%: 36% totale nazionale

Milano, 14 mar. (askanews) – L’Italia del vino sfiora il traguardo degli 8 miliardi di euro chiudendo l’export 2022 con un nuovo record commerciale: 7,9 miliardi di euro di euro (+9,8%) a fronte di volumi piatti (22 milioni di ettolitri, -0,6%). Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, che ha elaborato i dati rilasciati oggi da Istat sui 12 mesi dello scorso anno, il mercato ha retto anche alle inevitabili quanto parziali variazioni dei listini, ma l’escalation dei costi di produzione ha abbondantemente eroso i margini della filiera in particolare per i prodotti entry-level e popular (fino a 6 euro al litro).
Il risultato finale, vista anche la congiuntura, è senz’altro positivo per uno dei settori del made in Italy più virtuosi nella bilancia commerciale, che chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. Rimane, rileva l’Osservatorio, la consapevolezza che il record commerciale sia senz’altro determinato da un doping dei prezzi, tanto necessario al fine di limitare l’erosione dei margini causata dal surplus dei costi, quanto pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023.
Ultimo trimestre in forte rallentamento, con chiusura nei valori a +5% contro +19% di marzo, +11% di giugno e +12% di settembre, mentre i volumi si mantengono in scia negativa (a -3% medio da giugno, con il solo primo trimestre positivo). Tra i competitor, la Francia si conferma leader mondiale con 12,3 miliardi di euro (+11% valore e -5% volume) mentre l’Italia mantiene la posizione di primo fornitore a livello quantitativo e secondo in valore davanti alla Spagna (2,98 miliardi di euro, che chiude a +3,5% nei valori e -9% nei volumi).
Sempre secondo l’Osservatorio targato Unione italiana vini, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare e Vinitaly, incrementano a valore tutti i principali mercati della domanda, a partire dagli Stati Uniti (+10%) che si confermano primo mercato export italiano con una quota di mercato del 23%. Seguono, tra i top buyer, la Germania (15% lo share), che sale del 5% a 1,2 miliardi di euro; poi Regno Unito (+10%), Canada (+11%), Svizzera (+3%) e una Francia in forte progressione (+25%).
Diverso il quadro dei volumi, in calo o stazionari in tutte le principali destinazioni (Usa a -6%, Germania a -2%, Uk a -4%) a eccezione di quella transalpina (+16%, dovuto alla poderosa crescita del Prosecco, +20%). Ancora in caduta la domanda cinese, che chiude i conti a -28% sul fronte dei vini in bottiglia.
Tra le tipologie, continua il forte traino degli spumanti che volano a +19% in valore (Prosecco a +22%) e confermano la positività sui volumi (+6%, di cui +6% Prosecco e +9% Asti Spumante), mentre faticano i vini fermi imbottigliati (-3% volume), con i rossi in sofferenza che chiudono a -4% volume e +4% valore, contro il +12% dei bianchi. In particolare, sui rossi, risultano in contrazione i volumi nelle fasce di posizionamento più basse (sotto i 3 euro), mentre tengono molto bene e anzi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+9%), veneti (+4%) e toscani (+6%). I frizzanti cedono il 7% in volume ma guadagnano il 6% a valore.
Per quanto riguarda la classifica regionale, con oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei dodici mesi superiore alla media italiana (+13,4%) il Veneto rafforza la sua leadership sulle esportazioni tricolore, guadagnando una quota pari al 36% sul totale nazionale. Si confermano anche il secondo e terzo posto del podio, con il Piemonte in crescita rallentata (+4,6%, a 1,28 miliardi di euro) e tallonato dalla Toscana, che chiude in linea con i risultati nazionali (+10,4%, 1,25 miliardi di euro). A seguire le tre regioni, responsabili complessivamente del 68,2% dell’export enologico made in Italy, il Trentino Alto-Adige (-1,1% il risultato tra gennaio e dicembre 2022) e l’Emilia-Romagna (+8,9%).
Sul fronte delle performance nelle principali regioni enologiche, spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia (+39,7%), Marche (+25,9%) e Sicilia (+21%).

Borse europee rimbalzano con Ws e inflazione Usa, Milano +2,36%

Borse europee rimbalzano con Ws e inflazione Usa, Milano +2,36%

Generali +3,6% dopo conti. Vendite sui bond dopo la corsa di lunedì

Milano, 14 mar. (askanews) – Chiusura in netto rialzo per Piazza Affari e le Borse europee che rimbalzano dal crollo di lunedì in seguito alla bufera sulle banche americane, innescata dal fallimento della Silicon Valley Bank. A Milano l’indice principale Ftse Mib, che ieri ha lasciato sul terreno il 4%, ha guadagnato il 2,36%, a Parigi il Cac40 ha fatto segnare un +1,86%, a Francoforte il Dax +1,82%, a Londra il Ftse100 +1,21%.
Archiviato (per oggi) il panico per un effetto contagio sul settore bancario globale, dopo una prima parte della seduta all’insegna del nervosismo e della volatilità, i listini del Vecchio Continente hanno messo il turbo, spinti dalla performance sprint di Wall Street e dal dato sull’inflazione Usa. I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono cresciuti a febbraio in linea con le attese, rallentando al +6% annuo e rafforzando le scommesse di un piccolo aumento dei tassi di interesse da parte della Fed nella prossima riunione.
A Piazza Affari, tra i titoli principali, seduta sugli scudi per Interpump (+4,35%), seguita da Unicredit (+4,2%) e Moncler (+3,95%). Generali, in scia ai buoni risultati 2022 diffusi, ha chiuso con un rialzo del 3,62%. Bene anche Mediobanca (+2,52%).
Sul fronte dei titoli di Stato, dopo la brusca discesa di lunedì, sono tornati a salire i rendimenti nell’eurozona e negli Usa: il tasso del Btp decennale sul mercato secondario si è portato al 4,3% (+17 punti base), il Bund al 2,45% (+ 25 pb).

Migranti, parenti vittime Cutro e superstiti giovedì da Meloni

Migranti, parenti vittime Cutro e superstiti giovedì da MeloniRoma, 14 mar. (askanews) – I parenti delle vittime del naufragio di Cutro e i superstiti sono stati invitati giovedì prossimo a Palazzo Chigi per incontrare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E’ quanto si apprende a Cutro.
Partiranno per Roma, secondo quanto si apprende, giovedì stesso. Al momento a Cutro sono rimasti solo alcuni dei familiari delle vittime e alcuni superstiti, anche se non tutti hanno accettato l’invito.
La presidenza del Consiglio aveva annunciato l’invito la sera stessa della seduta del Cdm a Cutro, giovedì scorso.

Raffica di riconoscimenti per i travolgenti Boomdabash

Raffica di riconoscimenti per i travolgenti BoomdabashMilano, 14 mar. (askanews) -Successo inarrestabile per Boomdabash che con i loro brani continuano a collezionare grandi riconoscimenti tra dischi d’oro e di platino. Il loro ultimo singolo Heaven insieme agli Eiffel 65 viene certificata disco d’oro dalla FIMI, mentre Tropicana, hit dell’estate 2022 cantata insieme ad Annalisa viene certificato triplo disco di platino.
“Heaven”, uscito su etichetta B1/Soulmatical Music – Capitol Records Italy (Universal Music Italy), per la prima volta ha segnato una vera e propria svolta dance conquistando ogni classifica, facendo tornare Boomdabash sulle scene attraverso un’inedita e speciale chiave musicale. Un pezzo di grande impatto in perfetto stile dance in grado di farci alzare il volume che ha saputo farci danzare, a ritmi sfrenati accompagnandoci anche nei mesi più freddi attraverso l’inconfondibile energia che da sempre caratterizza il gruppo, una delle band italiane più acclamate e apprezzate della scena contemporanea il cui repertorio dei loro brani più celebri supera oltre 2 miliardi di stream totali e su YouTube sono oltre 800 milioni le views dei loro videoclip ufficiali.
La band record d’ascolti che ha conquistato l’affetto del grande pubblico, dopo aver collezionato oltre 29 dischi di platino con successi clamorosi come “Karaoke”, “Tropicana” “Non ti dico no”, “Per un milione”, “Mambo salentino”, “Don’t worry”, “Portami con te” e “Mohicani”, solo per citarne alcuni;
“Heaven – dichiara la band – è figlio di due grandi passioni dei Boomdabash, l’amore per gli anni 80 e la musica indimenticabile di quegli anni che si unisce alla grande passione per il re-making musicale. “Heaven” nasce così sulla base di un sample di “Too much of Heaven”, hit iconica degli Eiffel 65, band leggenda della musica dance italiana, al quale abbiamo voluto rendere omaggio da grandi cultori del genere. Da subito abbiamo convolto nel progetto gli Eiffel 65 che con entusiasmo hanno lavorato a stretto contatto con noi alla produzione musicale”
Heaven – prosegue la band è un pezzo che è nato in studio divertendoci come è nel nostro mood e che conferma la volontà di riportare nella nostra produzione musicale anche hit del passato, contaminandole sapientemente con influenze che arrivano dal nostro mondo musicale. Un brano potente che abbiamo voluto proporre in chiave Boomdabash pur conservando la sua autenticità e anima originale. Sognavamo da tempo di poter fare un brano che cavalcasse queste sonorità, siamo entusiasti finalmente di avercela fatta come desideravamo. Un pezzo dance travolgente con un beat che si muove a cavallo tra gli anni 80 e 90 e con una linea di basso devastante, rimanere fermi è impossibile”
La band record d’ascolti che ha conquistato l’affetto del grande pubblico, dopo aver collezionato oltre 29 dischi di platino con successi clamorosi come “Karaoke”, “Tropicana” “Non ti dico no”, “Per un milione”, “Mambo salentino”, “Don’t worry”, “Portami con te” e “Mohicani”, solo per citarne alcuni; grazie ad Heaven ci ricorda quanto un brano non sia solo una semplice canzone ma possa diventare la perfetta colonna sonora di momenti indimenticabili.

Antibiotico-Resistenza, dopo ospedali e RSA è allarme sul territorio

Antibiotico-Resistenza, dopo ospedali e RSA è allarme sul territorioRoma, 14 mar. (askanews) – Il problema dei microrganismi multiresistenti agli antibiotici rappresenta un fenomeno in crescita in tutta Europa, con l’Italia che è tra i Paesi con le peggiori performance. Il tema è al centro anche del 9° Congresso AMIT – Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali, da cui parte un allarme: i microbi multiresistenti non sono più un fenomeno legato prevalentemente agli ospedali, ma sono ormai diffusi anche sul territorio. Il Congresso AMIT è presieduto da Marco Tinelli, Ospedale San Luca, Istituto Auxologico Italiano IRCCS e infettivologo della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e da Antonella Castagna, primario dell’Unità di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Direttore della scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il Congresso si tiene giovedì 16 e venerdì 17 marzo a Milano presso Palazzo Castiglioni, Corso Venezia 47; è patrocinato da ISS, e da molte società scientifiche italiane e internazionali tra cui SIMIT, ESCMID, AMCLI, GISA, SIV, SIGOT.
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle Nazioni Unite e del G20 stimano nel 2050 una mortalità per germi multiresistenti agli antibiotici analoga alle patologie oncologiche, con 10 milioni di morti a livello globale. Secondo un report dell’Ente europeo per il Controllo della Malattie Infettive (ECDC) pubblicato a fine 2022, si stima che in Italia (seconda solo alla Grecia in un elenco di 29 paesi) per 100mila abitanti vi siano almeno 19 decessi all’anno attribuibili a infezioni da microrganismi multiresistenti, rispetto ai 2 dell’Olanda, ultima dell’elenco. A febbraio 2023, il Ministero della Salute ha approvato il nuovo “Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico Resistenza 2022-2025”: oltre al rilievo del concetto di “One Health” per considerare le infezioni a livello ambientale, animale e umano, anch’esso pone attenzione alla fase di “transizione” dei pazienti tra ospedale e territorio, che sta diventando foriera di nuove infezioni da microrganismi multi-resistenti.
Le colonizzazioni batteriche sono dovute alla persistenza di microrganismi patogeni multiresistenti in vari organi e apparati: non sempre determinano infezioni acute, ma sono ugualmente pericolose se si diffondono in vari organi o nel sangue. Le infezioni relative alla transizione ospedale-territorio sono state oggetto di una recente pubblicazione di autori italiani su una importante rivista internazionale. “Questo studio, fatto a Milano e a Roma. ha contribuito a dimostrare che pazienti colonizzati da batteri multiresistenti in ospedale e seguiti per 12 mesi dal momento della dimissione, una volta inviati ad altri contesti come RSA, strutture per la riabilitazione o a domicilio, nel 60% dei casi le colonizzazioni scompaiono spontaneamente mentre nel rimanente 40% possono perdurare anche alcuni mesi – sottolinea Tinelli – questo fenomeno di decolonizzione spontanea può essere dovuto al cambiamento delle condizioni ambientali che favoriscono il ripristino della flora batterica normale, prima sostituita da batteri ad alta resistenza. Si ricostituisce quello che viene chiamato “microbiota” cioè i microrganismi fondamentali per la nostra vita. Nel nostro corpo tali batteri ammontano a circa 1Kg e 200 grammi. Inoltre, è ormai noto che anche a livello prettamente territoriale, se le persone non hanno avuto negli ultimi 6-12 mesi alcun contatto con strutture sanitarie, si evidenziano comunque colonizzazioni da batteri multiresistenti che vanno dal 2,6% al 29% e possono perdurare anche per 8 mesi con il rischio di contagiare anche altre persone”.
Per far fronte all’emergenza dell’antibiotico-resistenza, vi sono all’orizzonte alcune importanti soluzioni terapeutiche oltre al fondamentale trattamento con antibiotici. “Anzitutto, possiamo contare su altri nuovi antibiotici – prosegue Marco Tinelli – nel 2022, l’FDA americano ha approvato nuove molecole per le infezioni complicate delle vie urinarie, addominali, della cute, per tessuti molli e per particolari ceppi di micobatteri della tubercolosi resistenti ai comuni trattamenti: si tratta di veri e propri strumenti “salvavita”, che dovranno però essere gestiti con attenzione onde evitare l’insorgenza di nuove resistenze. In secondo luogo, tra i promettenti trattamenti già sperimentati con successo nel modello animale vi sono le “microcine”, peptidi a basso peso molecolare prodotte dai ribosomi, che hanno un potere battericida, soprattutto a livello intestinale verso batteri multiresistenti come Klebsiella pneumoniae ed Escherichia coli che nei pazienti immunocompromessi o sottoposti a trattamenti antibiotici sostituiscono il microbiota e da lì si possono diffondere in vari organi o nel sangue, determinando anche gravi episodi di sepsi che possono essere letali. Le microcine possono sia uccidere questi batteri multiresistenti che ripristinare una normale flora intestinale. La terapia con la microcina “McC” sembra la più promettente e potrebbe cominciare ad essere testata prossimamente nell’uomo. Altro trattamento, ultimamente rivalutato, è rappresentato dalla cosiddetta terapia “fagica”, nota da tempo ma recentemente riportata all’attenzione dei clinici da nuovi e più approfonditi studi scientifici : i batteriofagi sono particolari virus in grado di attaccare e distruggere i batteri dopo aver inserito il genoma virale al loro interno. Infine, una terapia ancora lontana dall’applicazione routinaria ma che sarà disponibile nell’armamentario terapeutico è il cosiddetto metodo “CRISPR-Cas”, che consiste nel modificare il genoma dei microrganismi intestinali rendendoli non aggressivi oppure eliminandone alcuni, attuando così una sorta di “decolonizzazione genomica” senza sostituzione della gran parte della flora batterica come avviene con la classica decolonizzazione mediante antibiotici”.

Sudcorea: Pyongyang ha lanciato oggi due missili a corto raggio

Sudcorea: Pyongyang ha lanciato oggi due missili a corto raggioRoma, 14 mar. (askanews) – Sono due i missili balistici a corto raggio (SRBM) lanciati oggi dalla Corea del Nord all’indomani dell’inizio delle esercitazioni congiunte Usa-Sudcorea e a due giorni del lancio da parte di Pyongyang di due missili da sottomarino. Lo ha comunicato oggi lo Stato maggiore congiunto sudcoreano.
Il lancio è avvenuto dall’area di Jangyon, nella provincia di Sud Hwanghae, tra le 7.41 e le 7.51 del mattino locali. I due missili hanno volato per circa 620 km inabissandosi nel mar del Giappone.
“Condanniamo con forza la serie di lanci di missili balistici da parte del Nord come un atto di significativa provocazione che danneggia la pace e la stabilità non solo sulla Penisola coreana, ma nella comunità internazionale, oltre a essere una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu” ha affermato lo Stato maggiore sudcoreano.
“Conducendo le normali esercitazioni combinate, sotto una ferma postura di difesa, le nostre forze tracceranno e monitoreranno i movimenti nordcoreani per vedere se c’è il rischio di ulteriori provocazioni”, ha continuato.
Il Comando delle Forze Usa nell’Indo-Pacifico ha denunciato i lanci missilistici nordcoreano come “destabilizzanti” e “illegali”.
Corea del Sud e Stati uniti hanno avviato ieri le loro esercitazioni militari primaverili congiunte, che dureranno fino al 23 marzo. L’esercitazione Freedom Shield (FS) registra l’edizione più lunga di sempre. Si tratta di una simulazione al computer delle attività di comando. In concomitanza si tiene la nuova esercitazione di addestramento sul campo su larga scala denominata “Warrior Shield”.
Un comunicato emesso ieri del ministero degli Esteri nordcoreano ha puntato il dito contro le manovre congiunte Seoul-Washington: “La Repubblica democratica popolare di Corea dichiara ancora una volta ancora che prenderà le più dure misure di reazione contro le trame maligne degli Usa e dei loro seguaci per difendere la sovranità nazionale e i suoi diritti e interessi”.

Papilloma Virus, firmato Memorandum Intesa Associazioni-Istituzioni

Papilloma Virus, firmato Memorandum Intesa Associazioni-IstituzioniRoma, 14 mar. (askanews) – Eliminare in Italia tutti i casi di cancro provocati dall’HPV è un obiettivo raggiungibile. Il messaggio – ribadito in conferenza stampa presso la Camera dei Deputati – è stato sottolineato dalle Associazioni che si occupano di Papilloma Virus, anche durante le manifestazioni della giornata internazionale dell’HPV del 4 marzo. La richiesta alle Istituzioni è netta: un impegno concreto sul tema attraverso la firma di un Memorandum d’Intesa.
Il Piano Oncologico Nazionale, adottato lo scorso gennaio in Conferenza Stato-Regioni e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è sicuramente un passo in avanti, vista la previsione di rafforzare gli interventi per aumentare le coperture vaccinali contro gli agenti infettivi che causano tumori. Ma i tassi di vaccinazione in Italia per l’HPV rimangono ancora insufficienti, con la pandemia che ha acuito il problema, rallentando le prestazioni sanitarie e causando la mancata protezione di un’ampia fetta di popolazione giovanile: oggi esposta al rischio di contrarre un tumore da Papillomavirus.
Tra le ragazze nate nel 2009, infatti, a livello nazionale solo il 32% ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione. Si passa dal massimo del 61% registrato nella Provincia Autonoma di Trento al 5% del Friuli Venezia-Giulia. Leggermente migliore è la situazione per le giovani nate nel 2008, di cui però solo la metà ha ottenuto la doppia dose. Per quanto riguarda i maschi, tra le coorti del 2009 e del 2008 le percentuali sono appena del 26% e del 44%. Insufficienti infine anche le adesioni ai programmi di screening: solo il 77% delle donne tra i 25 e i 64 anni hanno seguito un percorso di prevenzione. In particolare, lo screening cervicale mostra proporzioni pre-pandemiche di esecuzione del test intorno al 38-39% delle donne aventi diritto, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021. Numeri, questi, ben distanti dagli obiettivi prefissati al 2030: raggiungere almeno il 90% di popolazione femminile e maschile vaccinata e il 90% di donne sottoposte a screening cervicale. Per supplire a questo ritardo, Fondazione Umberto Veronesi, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Fondazione IncontraDonna, CittadinanzAttiva, ThinkYoung, Consiglio Nazionale dei Giovani, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ACTO – Italia, aBRCAdabra e LOTO OdV hanno quindi richiesto alle istituzioni un’azione formale, dopo aver aggiornato lo scorso novembre il Manifesto per l’eliminazione dei tumori correlati al papillomavirus. Quest’ultimo prevede di: potenziare i servizi di prevenzione vaccinale e screening; attivare campagne di informazione ed engagement sulla prevenzione dei tumori da HPV; promuovere programmi di prevenzione primaria e secondaria, per garantire a tutti l’accesso in sicurezza alle opportunità del Sistema sanitario nazionale; attivare un monitoraggio dei livelli di copertura vaccinale e screening attraverso strumenti digitali; condividere i dati tra le classi mediche e le ASL per una più efficace implementazione dell’anagrafe vaccinale digitale.
“Oggi rinnoviamo il nostro impegno al fianco delle Istituzioni per fare del nostro Paese il primo in Europa a conseguire gli obiettivi internazionali fissati dall’OMS e ripresi dalla Commissione Europea (Europe’s Beating Cancer Plan) e raggiungere il 90% di vaccinati anti-HPV entro il 2030. In questa sede, sottoscriviamo un memorandum d’intesa con i rappresentanti del Parlamento per proseguire insieme in un’attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, ribadendo il contenuto del Manifesto nazionale contro l’HPV. Solo insieme, Istituzioni e società civile, possiamo ridurre drasticamente l’incidenza dei nuovi casi di tumori e delle patologie correlate al Papilloma Virus, lavorando in sinergia per recuperare le generazioni perse che non si sono potute vaccinare, anche a causa della pandemia, come da obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale”, scrivono le Associazioni nel Memorandum.

Studio: sanzioni Usa spingono Cina a aumentare investimenti ricerca

Studio: sanzioni Usa spingono Cina a aumentare investimenti ricercaRoma, 14 mar. (askanews) – Le sanzioni statunitensi nei confronti delle compagnie cinesi stanno avendo come effetto un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo del 52,9 per cento in un decennio. Lo afferma uno studio della Changan University di Xian, coordinato dallo studioso Liu Lanjian, di cui dà notizia oggi il South China Morning Post.
Le sanzioni imposte dagli Usa alle aziende tech cinesi hanno colpito qualcosa come 1.000 società dal 2010 al 2020. Il numero di richieste di registrazione di brevetto da parte delle società cinesi è cresciuto in media del 57,6% in seguito di queste sanzioni, ha rilevato lo studio. Tuttavia, anche il costo dell’innovazione è aumentato di quasi il 40%.
“Sotto la politica di controllo della tecnologia (degli Stati uniti), il numero di domande di brevetto e finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo delle imprese hi-tech è aumentato in modo significativo”, hanno affermato Liu e i suoi colleghi in un articolo pubblicato nel Forum sulla scienza e la tecnologia in Cina, una rivista peer-reviewed gestita dall’Accademia cinese per lo sviluppo scientifico e tecnologico di Pechino. “Ma anche il costo dell’innovazione tecnologica è aumentato in modo significativo, rendendo le attività innovative più difficili e meno efficienti”, hanno continuato.
Le opinioni della comunità scientifica si sono divise sugli effetti dei divieti tecnologici statunitensi. Alcuni ricercatori ritenevano che le sanzioni statunitensi avrebbero influenzato il trasferimento di tecnologia, ridotto gli scambi di scienziati cinesi con i migliori ricercatori in Occidente e mantenuto le industrie cinesi nella parte bassa della catena di valore. Altri sostenevano che i divieti avrebbero accelerato l’innovazione della Cina, spinto il governo cinese a elaborare nuove politiche di incentivi o costretto le aziende cinesi a fare meno affidamento sui partner stranieri.
Le società elettroniche cinesi hanno pagato il prezzo più alto, seguite dalle società dei settori informatico e delle telecomunicazioni.
“La Cina è un paese ritardatario nel campo della tecnologia all’avanguardia e ci sono ancora anelli deboli in alcuni campi tecnologici chiave. I prodotti sostitutivi non sono ancora completamente maturi e disponibili e mancano alcuni anelli chiave nella catena di approvvigionamento”, ha affermato il team di Liu.
“Attualmente, i Paesi sviluppati hanno ulteriormente rafforzato il controllo dell’hi-tech. Le imprese hi-tech cinesi rappresentate da Huawei sono forze emergenti che si integrano attivamente nell’economia globale e stanno affrontando enormi rischi causati dal controllo della tecnologia”, ha continuato.
Le sanzioni Usa hanno invece avuto un effetto meno incisivo su altri settori.
La Cina è leader mondiale per quanto riguarda le ricerche in 37 settori tecnologici chiave su 44, secondo un recente rapporto – il “Critical Technology Tracker” – dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI).
Gli Stati Uniti sembrerebbero ottenere alcuni benefici a breve termine dalla loro politica di sanzioni, ma paiono perdere la battaglia a lungo termine contro la Cina perché costringono le aziende cinesi a sviluppare la propria tecnologia, ha affermato il Center for Strategic and International Studies, think tank con sede a Washington, in un rapporto dello scorso anno.

Del Barba: l’Agenda 2030 non si realizza a colpi di decreto

Del Barba: l’Agenda 2030 non si realizza a colpi di decretoMilano, 14 mar. (askanews) – La sostenibilità non si realizza a colpi di decreto, ma dando fiducia e strumenti alle imprese per perseguire obiettivi a impatto sociale e ambientale che vanno oltre il tradizionale obiettivo del profitto. E’ la convinzione di Mauro Del Barba, promotore della legge di istituzione delle aziende benefit del 2015. In occasione della quarta Giornata nazionale dedicata alle Società Benefit, celebrata con un convengo di studi a Milano, Del Barba parla del modello “benefit” come strumento in grado di armonizzare, verso un obiettivo comune, le motivazioni diverse che esprimono imprese, istituzioni, politica e cittadini dalle rispettive visioni di “sostenibilità”.
“La sostenibilità è una questione complessa, che chiama in causa le istituzioni, quindi la politica; chiama in causa i capitali, quindi la finanza; chiama in causa l’intrapresa, quindi le società, le imprese e gli imprenditori – dice Dal Barba raggiunto durante una pausa dei lavori – E’ un mix che deve trovare una sua armonia. Procedere verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 a colpi di decreto, è una metodologia che manda in tilt il sistema, perché i cambiamenti sono così profondi che solo una sinergia tra la libertà dell’imprenditore, la forza del capitale, e la capacità della politica di dare direzione può imprimere il giusto passo a questo processo. Quello che le società benefit dicono agli altri attori è: signori guardate che le imprese possono fare di più. Date loro fiducia, date un assetto giuridico come il nostro, che consenta di guardare ai bisogni della società andando oltre lo scopo tradizionale di fare profitto. E vedrete che la nostra esperienza farà emergere e venire a galla tutti quei comportamenti, che poi il legislatore potrà anche sistematizzare e rendere norma. Dobbiamo avere fiducia nel mercato, naturalmente, e nelle capacità dell’imprenditore di assumere dentro di sé e dentro la propria azienda i valori etici che riguardano il sociale e l’ambiente”.
Ma quali sono le caratteristiche che rendono allora le società benefit un modello d’impresa in grado di perseguire concretamente gli obiettivi di sostenibilità? “Le società benefit si propongono di essere il giusto assetto, l’assetto più performante, per affrontare le sfide della sostenibilità dove le imprese sono sottoposte a grandissimi stress da parte del regolatore, da parte il mercato e da parte della finanza – dice Del Barba – E dopo sei anni di collaudo le società benefit possono ben dire di essere l’assetto più avanzato con cui reggere all’urto di queste sfide. Sono loro in grado di esprimere un protagonismo che non può che venire dallo scopo duale. Vale a dire dall’assumere dentro di sé obiettivi di beneficio comune, sociale e ambientale, e portare nella propria governance questi aspetti in una posizione centrale, tanto quanto quello di produrre profitto. In questo modo gli stakeholder entrano nella vita dell’azienda”.
Dopo una prima normativa sancita nel piccolo stato federato USA del Marylad, la normativa italiana sulle società benefit è la prima approvata in uno stato sovrano. Il nostro Paese si trova così a fornire l’esempio normativo, e soprattutto valoriale, a numerosi altri Paesi, Francia e Spagna tra i più recenti. In Italia a fine 2022 le società benefit sono circa 2800, la gran parte delle quali riunite in AssoBenefit, associazione promotrice del convegno e della quale Del Barba è presidente. Al di la dei tecnicismi, ricorda Del Barba, essere una società benefit è una questione di “valori”, valori etici e economici.
“Essere ‘benefit’ non è un qualche cosa di scontato, di immediatamente comprensibile – spiega Dal Barba – Non siamo abituati a pensare alle prese con obiettivi di beneficio comune. Siamo abituati a pensare alle imprese come soggetti a cui dare una direzione attraverso degli obblighi. Ecco la forza che le società benefit vogliono mettere in campo è il protagonismo, è la capacità dell’impresa stessa di darsi degli obiettivi per il bene comune. Abbiamo perso questa abitudine, e AssoBenefit aiuta i propri soci, attraverso le loro stesse esperienze, attraverso lo studio insieme, attraverso il networking, a far emergere e a sistematizzare questi valori affinché siano riconoscibili dal mercato e dalle altre imprese”.
Valori etici che però devono essere misurabili nel loro impatto concreto sul tessuto sociale e ambientale, per non restare delle pure dichiarazioni di principio. E in questo contesto gli attuali strumenti di rendicontazione rispondono in modo efficace a questa necessità? “E certo qualcuno dice: ma tutto questo può poi rimanere una sorta di moto dell’anima. Ma proprio affinché questi valori siano poi messi a terra, le società benefit hanno come obbligo quello di misurare le proprie performance, di avere una governance trasparente – risponde il presidente di AssoBenefit – La questione della misura dell’impatto, è una questione che attiene tutte le imprese. Oggi avere una label, una certificazione, o anche un’autovalutazione che misura una performance di sostenibilità, e ci tengo a dire ‘una’ performance, perché abbiamo ormai capito che c’è una pluralità di misure che deve essere effettuata, è un aspetto che può essere significativo anche per la competitività delle imprese. E quindi va oltre la necessità delle società benefit di rendicontare i propri benefici comuni. Ma ancora una volta quello che emerge dall’esperienza delle società benefit è che tutto ciò aumenta anche la competitività dell’azienda. Le imprese che hanno per vocazione il produrre valore, naturalmente misureranno delle performance superiori. Ma in questo non chiedono vantaggi; si mettono al pari di tutti gli altri, e accettano la sfida”. (nella foto: di Mauro Del Barba e la vice presidente di Assobenefit Monica De Paoli)