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“The good mothers” coi paesaggi della Calabria vince l’Orso d’Oro

“The good mothers” coi paesaggi della Calabria vince l’Orso d’OroRoma, 23 feb. (askanews) – La serie Disney+, prodotta da House Productions e Wildside, società del gruppo Fremantle, finanziata dalla Calabria Film Commission con il Bando per il sostegno alle produzioni audiovisive 2021, è stata premiata con il “Berlinale Series Award”, istituito quest’anno. “The Good Mothers” girata per 6 settimane in Calabria anche con attori e professionisti calabresi ha utilizzato come location le bellezze paesaggistiche di Reggio Calabria, Palmi e Fiumara. Proprio sulle location si è soffermata la giuria del premio nelle motivazioni, affermando che “la bella fotografia, la scenografia e le location hanno contribuito alla sensazione ultra realistica della serie basata su fatti veri e personaggi della vita reale – le donne coraggiose che hanno resistito a decenni di oppressione e misoginia e che hanno contribuito a far crollare la mafia calabrese”. I creatori della serie sono stati meticolosi nel ricreare un mondo autentico e dettagliato, presentato da un cast stellare, “con performance che hanno fatto battere i nostri cuori”. Basata sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, adattato per lo schermo da Stephen Butchard, “The Good Mothers” è diretta da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso e vede nel cast oltre a Micaela Ramazzotti, anche Gaia Girace, Barbara Chichiarelli, Valentina Bellè, Simona Distefano, Francesco Colella, Andrea Dodero.

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile pace

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile paceRoma, 23 feb. (askanews) – Lo sforzo della Cina nel porsi come mediatrice per una possibile pace in Ucraina non sembra destinato a portare una concreta ricaduta immediatamente, tanto che Pechino si guarda bene dal definire quello che dovrebbe essere annunciato a breve, dato l’anniversario dell’anniversario dell’invasione russa, un “piano di pace”. E’ stato lo stesso ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, due giorni fa, a chiarirlo. “Noi non l’abbiamo mai chiamato piano di pace”, ha detto. E, in effetti, finora da Pechino si è parlato di “position paper”, anche se ieri il Global Times – una testata del Partito comunista cinese – titolava un suo articolo: “La Cina cerca un piano di pace per il conflitto Russia-Ucraina, mentre l’Occidente non è riuscito a mediare ma ha solo ad aggiungere combustibile al fuoco”. Nei giorni scorsi anche l’Italia aveva parlato di un discorso del presidente Xi Jinping il 24 febbraio.
L’alto diplomatico cinese Wang Yi – direttore del Comitato centrale affari esteri del Partito comunista cinese e membro del Politburo – ha concluso ieri la sua visita a Mosca, dopo aver incontrato il presidente russo Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Stando alle dichiarazioni ufficiali di Pechino, Wang Yi ha apprezzato “molto la conferma da parte della Russia della sua disponibilità a risolvere il problema” della guerra in Ucraina “attraverso il dialogo e i negoziati”. Ma – ha precisato Mosca – “non è stato discusso negli incontri alcun piano di pace per l’Ucraina”. E, d’altronde, anche a Kiev questo piano di pace non l’hanno ancora visto. Sebbene il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo l’incontro nel weekend con Wang, abbia detto di aver ricevuto dall’alto diplomatico informazione sui “punti chiave” del documento cinese, il documento stesso non è ancora stato consegnato. L’ha ribadito oggi anche il presidente Volodymyr Zelensky, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters.
Oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, è stato interpellato più volte sugli esiti della visita di Wang a Mosca, ma è rimasto abbastanza abbottonato, mantenendosi su un registro di formale ripetizione delle dichiarazioni di prammatica. “La Cina – ha detto – come sempre ha una posizione obiettiva e giusta e svolge un ruolo costruttivo nel cercare una soluzione politica della crisi”. E ha aggiunto: “Noi continueremo a svolgere un ruolo costruttivo alla nostra maniera per facilitare una soluzione pacifica della crisi”. Che è sostanzialmente quello che Pechino dice da un anno a questa parte.
Nel discorso di sabato scorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wang Yi ha annunciato la presentazione di un documento, un “position paper”, sulla guerra in Ucraina. A quanto ha anticipato l’alto diplomatico cinese, questo documento ribadirà il concetto del rispetto della sovranità e integrità degli stati; del rispetto delle legittime preoccupazioni di sicurezza da parte degli stati sovrani; dell’impossibilità di una guerra nucleare, che nessuno potrebbe vincere; del rafforzameto della sicurezza dei siti nucleari nelle aree di guerra, in particolare la centrale di Zaporizhzhia; degli sforzi congiunti contro l’uso di armi biochimiche.
Si tratta di affermazioni che trovano la loro base nei principi di fondo proposti nell’Iniziativa per la sicurezza globale (GSI), illustrata due giorni fa dal ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Questa iniziativa, a dire di Pechino, ha ricevuto già l’adesione di 80 paesi e, tra questi, la Russia: proprio negli incontri di Wang Yi, Mosca – secondo quanto ha detto oggi Wang Wenbin – “ha espresso il suo fermo sostegno per la GSI”.
La prudenza di Pechino nel parlare di un vero e proprio piano di pace è giustificata dal contesto in cui la sua iniziativa di facilitatore della pace in Ucraina si va a collocare. Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha apertamente sostenuto che la Cina sta valutando di fornire armi letali alla Russia e di aver in tal senso delle concrete intelligence. Pechino ha reagito rispondendo che si tratta soltanto di menzogne e oggi Wang Wenbin ha detto che questo punta a “sabotare il processo di soluzione politica della crisi ucraina”, oltre che a danneggiare ulteriormente le relazioni Pechino-Washington, che sono ai minimi termini dopo la crisi dei palloni aerostatici.
Insomma l’iniziativa di Pechino non ha particolari speranze di successo immediato, ma – secondo alcuni osservatori – tende a inserire della sabbia nei meccanismi occidentali che appaiono al momento compatti. Pechino manda un messaggio ai partner europeo-occidentali, in particolare quelli che più possono essere sensibili a un ammorbidimento. Non a caso Wang Yi, prima di andare a Mosca, è stato a Parigi, a Roma, in Germania e Ungheria.
Proprio la scorsa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso l’opinione che la Russia vada “sconfitta, non schiacciata”. E i tentennamenti tedeschi in merito alla fornitura dei carri armati Leopard all’Ucraina sono un segnale evidente proveniente da Berlino. Per quanto riguarda l’Italia, è l’unico paese del G7 che ha siglato il memorandum d’intesa sull’Initiziativa Belt and Road, che scade nel 2024, e Pechino vorrebbe che venisse rinnovato. Il tema sarà certamente central nella visita che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrebbe fare quest’anno in Cina. Infine, l’Ungheria è da sempre il membro Ue più vicino a Mosca.
“La guerra ucraina ha avuto un ruolo cruciale nel deterioramento delle relazioni della Cina con l’Europa” ha segnalato al Financial Times Li Mingjiang, un esperto dell’Università tecnologica Nanyang di Singapore. “Questo è stato un dei fattori principali che hanno messo la Cina sulla difensiva. Adesso questa vuole fare qualcosa per cambiare la corrente”.

Un’agenda per l’Editoria, incontro in Fieg organizzato da Osservatorio TuttiMedia

Un’agenda per l’Editoria, incontro in Fieg organizzato da Osservatorio TuttiMediaRoma, 23 feb. (askanews) – Sono soprattutto due – per Fabrizio Carotti, Direttore generale della Fieg, che ha ospitato l’incontro organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia, moderato da Maria Pia Rossignaud, Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia e direttrice Media Duemila – i temi da focalizzare per una agenda dall’editoria. Premessa la necessità di garantire l’attuazione del dettato dell’art.21 della Costituzione – dal “pluralismo dell’informazione” e dalla “libertà di stampa” fino ad arrivare al lettore (sia che si informi su carta sia in digitale) -, occorre garantire la tutela e valorizzazione del prodotto editoriale ed il sostegno pubblico all’editoria.
Il primo obiettivo si persegue attraverso differenti strumenti: il contrasto alla pirateria e agli utilizzi non remunerati, l’efficace attuazione del diritto connesso riconosciuto agli editori, la fruizione legale dei contenuti stessi da parte dei distributori e degli utilizzatori delle rassegne stampa ed altri. In parallelo, occorre garantire, almeno fintanto che gli strumenti citati non siano pienamente efficaci a restituire sostenibilità economica alle imprese editoriali, forme di sostegno pubblico. Carotti ha concluso ricordando che il recente pregevole studio del Dipartimento per l’editoria e l’informazione ha dimostrato che l’Italia rispetto ai Paesi europei oggetto del confronto destina risorse inferiori rispetto agli altri.
Carlo Bartoli, Presidente Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha voluto rappresentare la complessità di un mondo dell’informazione che ha subito, forse più che in altri campi, una accelerazione fortissima di fronte alla quale i giornalisti scontano forse una riflessione che si è fermata all’oggi e non ha saputo immaginare. È invece ora più che mai necessario anticipare gli scenari del futuro, immaginando, appunto, modelli di business innovativi e in grado di reggere agli uti di un cambiamento che è continuo. E disegnando, soprattutto, un mondo mediatico in cui prevalgano gli aspetti positivi della informazione. Qui lo stesso approccio europeo forse si è rivelato debole, senza dimenticare tuttavia i passi che si sono fin qui fatti in tema regolatorio, nei quali l’Italia ha sempre svolto un ruolo non marginale, ma anzi propulsivo e propositivo.
La necessità innanzitutto di consapevolezza di questo mondo nuovo e delle sfide che pone è stata ribadita da Franco Siddi, Presidente Osservatorio TuttiMedia, che invita a ricercare in una agenda per l’editoria un equilibrio tra i nuovi confini della libertà e dello sviluppo tracciati dalla tecnologia con il benessere della persona, e a recuperare un valore economico per il lavoro giornalistico senza il quale viene difficile esercitarlo con responsabilità professionale e rispetto della deontologia per arrivare alla produzione di senso. La notizia, ha detto, deve restare al centro, la notizia accurata, quanto possibile ‘vera’. Serve sostenibilità economica per le organizzazioni che producono informazione e anche gli Sfati in questo devono fare la loro parte per tutelare il bene prezioso rappresentato dalla informazione in senso lato, non solo naturalmente quella della carta stampata.
Un elogio della “lentezza”, invece, quella che non possiamo invece più permetterci, è venuta da Andrea Monda, giornalista delle pagine culturali, da quattro anni Direttore de L’Osservatore Romano, simbolicamente rappresentata dalla “mazzetta” di giornali cartacei acquistati oggi in edicola che ha portato con sé sul tavolo dei relatori. Chi può permettersi oggi di leggere una mazzetta di giornali? E che senso ha oggi un giornale quotidiano? Questa la domanda che si è posto e ha posto all’uditorio, quando la velocità, il ritmo che ci è imposto, non aiuta né la produzione né la fruizione di un giornale quotidiano. La fretta avrebbe un che di diabolico, mette in crisi la responsabilità nel confezionare le notizie e l’idea stessa di stampa come servizio e una disaffezione alla lettura della stampa, se disaffezione c’è, è data anche dalla autoreferenzialità di certe testate che forse hanno smesso di mettere il loro lettore al centro.
Una provocazione che un altro dei Direttori presenti al dibattito, Massimo Martinelli del Messaggero, ribalta ribadendo con convinzione l’utilità della “carta stampata”, parlando di giornale cartaceo e dei giornalisti che vi lavorano anzi come ‘tempio’ dell’informazione. Il problema piuttosto è il quotidiano furto dei contenuti che vale centinaia di milioni dall’anno, milioni che potrebbero essere impieganti per le assunzioni, per la formazione, per la foliazione stessa delle testate, per l’innovazione. La formazione, soprattutto, non deve essere quella da ultimo considerata come unica valida, e cioè l’informatica, il linguaggio Seo, l’indicizzazione, l’uso dei tag, eccetera. La formazione deve tornare a formare cronisti capaci di trovare la notizia, non solo di riproporre e distribuire nel modo più efficace informazione già esistente. Solo così ChatGPT da ausilio in redazione non sarà “la” redazione.
Le preoccupazioni per gli ultimi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale non le ha nascoste Derrick de Kerckhove, Direttore scientifico Osservatorio TuttiMedia/MediaDuemila, che ha parlato guardando a ChatGPT di vera e propria crisi epistemologica e antropologica grave perché va ad inficiare il fondamento stesso della comunicazione: il linguaggio. ChatGPT testimonierebbe per il Professore il passaggio da un sistema operativo culturale ad un altro: da quello della scrittura a quello dell’algoritmo. Non tiene conto del referente. E questo pone molteplici problemi da indagare, anche di diritto e regolatori, ma, soprattutto, di produzione di senso.
Si muove verso il qui ed ora di quanto sarà possibile realizzare dopo le recenti regolazioni europee Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy, Google Italy, che ha ripercorso velocemente le diverse fasi del confronto con gli editori che hanno portato ora alla possibilità di un incontro tra mondi – quello delle piattaforme digitali e quello dell’editoria – necessariamente “sinergici” e la recente chiusura della partita regolatoria ha posto le basi per accordi che si andranno a realizzare in una reciprocità che proprio l’Italia ha saputo intuire attraverso il Regolamento Agcom, in cui ciascuna parte porta valore all’altro massimizzando il risultato e creare valore. E il primo passo in questa direzione, da fare insieme, sarà quello di monitorare il come le persone si informano.
Questi in sintesi gli esiti dell’incontro promosso da Osservatorio TuttiMedia e Fieg, in occasione della presentazione della nuova edizione, la nona, del “Manuale di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione” del Prof. Ruben Razzante, edito da Wolters Kluwer. Proprio Le ultime novità in materia di copyright, responsabilità delle piattaforme web e social, azioni di contrasto alle fake news e valorizzazione dell’informazione di qualità all’interno di un contesto di cultura digitale, contenute nel manuale sempre aggiornato, giunto alla sua nona edizione, del Prof. Ruben Razzante, hanno fatto da sfondo per il possibile disegno di un mondo dell’Informazione, necessariamente nuovo e diverso, ma che non può prescindere da alcuni elementi-chiave. E che deve dare fronte però, anche, con caratteristiche nuove e dirompenti.
“La condivisione di obiettivi in un contesto storico in veloce movimento è la strategia indispensabile alla costruzione di un futuro sostenibile per i media – ha concluso Maria Pia Rossignaud -, questi incontri uniscono e invitano alla collaborazione”.

Pranzo Mattarella-von der Leyen, soddisfazione per compattezza Ue

Pranzo Mattarella-von der Leyen, soddisfazione per compattezza UeRoma, 23 feb. (askanews) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pranzato a Palermo con la presidente della Commissione europea Ursula von de Leyen. Clima molto cordiale, menu e vini siciliani. Temi principali affrontati nel corso del pranzo la vicenda ucraina, le migrazioni, la transizione ecologica, il gas e le fonti di approvvigionamento energetico. Temi sui quali, fanno sapere fonti del Quirinale, si è registrata una comunanza di visioni su tutto.
Il capo dello Stato ha ringraziato la presidente Ue per aver detto che le migrazioni sono un tema che riguarda l’intera Unione europea. Soddisfazione di entrambi, sottolineano le stesse fonti, per la riduzione del prezzo del gas e per la spinta comune per sviluppare le energie da fonti rinnovabili, giudizio positivo sulla larghissima compattezza dell’Unione su tutti questi temi. Da registrare anche la comune attenzione per l’apertura di flussi legali di migrazioni e la contemporanea lotta ai trafficanti di esseri umani.

Alla Toscana l’oro assoluto ai Campionati della cucina italiana

Alla Toscana l’oro assoluto ai Campionati della cucina italianaMilano, 23 feb. (askanews) – I cuochi del team Toscana sono i nuovi campioni assoluti della Cucina italiana, mentre lo chef Andrea Giuliani si aggiudica il titolo nelle competizioni individuali, dopo quattro giorni di sfide che hanno visto alternarsi sul palco 700 chef assistiti dai rispettivi team.
Tra gli altri premi assegnati dalle giurie presiedute da Gianluca Tomasi, general manager della Nazionale italiana cuochi, quello per la pasticceria da ristorazione K2 assegnato a Giampiero Ingrao e quello per la cucina calda vegan K3 assegnato a Domenico Lacedonia. I campionati della Cucina italiana, competizione riconosciuta dalla Worldchefs (Confederazione mondiale dei cuochi), sono l’evento nazionale più importante della Federazione italiana cuochi (Fic), organizzato in collaborazione con Italian exhibition group all’interno di Beer&Food Attraction, fiera di riferimento per l’eating out a Rimini. Qui si sono ritrovati 1.500 cuochi, con 16 team provenienti dall’Italia e dall’estero che si sono messi alla prova su cucina fredda, cucina calda, pasticceria da ristorazione e cucina artistica.
Tra i contest più attesi, quello dedicato allo street food, inserito in gara nel 2020 per far conoscere i cibi di strada più sfiziosi e vinto dal team Venezia, quello incentrato sulla mistery box, vinto da Danilo Salerno e Simone Salmin, quello per la miglior professionista lady chef, vinto da Lidia Lopez Sebastian e quello dedicato ai ragazzi speciali, curato da Roberto Rosati del Dipartimento solidarietà emergenze Fic, che ha visto la partecipazione di ragazzi con programmazione scolastica differenziata e un compagno tutor, alle prese con la preparazione di uno starter e di un antipasto ispirati alla cucina mediterranea. Grande partecipazione anche per il concorso “Miglior Allievo”, indetto fra gli Istituti professionali alberghieri e vinto da Francesco Orsi, dell’IPSAR Veronelli (Emilia Romagna).
I campionati della Cucina italiana sono stati anche teatro delle selezioni continentali europee della Worldchefs del “Global Chef”, dove l’Italia si è qualificata in tre categorie (senior, pastry e junior) per la finale di Singapore 2024, e le selezioni nazionali per il Bocuse d’Or, vinte da Marcelino Gòmez Vita, che guiderà il team azzurro alla finale europea che si svolgerà in Norvegia.
“In questa edizione l’entusiasmo e la passione mostrati da tutti i concorrenti mi ha commosso – ha dichiarato il presidente Federcuochi, Rocco Pozzulo – dopo gli anni del Covid e dell’impossibilità di poterci riunire tutti insieme sotto il vessillo della migliore cucina italiana, oggi viviamo quasi una rinascita, la gioia di poter condividere l’emozione delle gare ma anche tanti momenti conviviali e di scambio professionale che ci hanno arricchiti come cuochi e come persone”.

Netflix taglia i prezzi abbonamenti in oltre 30 paesi

Netflix taglia i prezzi abbonamenti in oltre 30 paesiNew York, 23 feb. (askanews) – Netflix ha ridotto il costo del suo servizio di abbonamento in vari paesi del Medio Oriente tra cui Yemen, Giordania, Libia e Iran; nei mercati dell’Africa sub-sahariana compreso il Kenya; e in vari paesi europei come Croazia, Slovenia e Bulgaria. La piattaforma cerca di attrarre clienti, in un contesto con crescenti opzioni di streaming. Riduzioni nei costi di abbonamento riguardano anche l’America latina e l’Asia, in particolare Malesia, Indonesia, Tailandia e Filippine. Tuttavia qualche mese fa, proprio i dirigenti di Netflix avevano parlato di aumentare i prezzi in luoghi dove possono permetterselo, come gli Stati Uniti per poter continuare ad investire in contenuti. Netflix opera in più di 190 paesi e territori e ha lavorato a forme di pagamento per le password condivise e a un piano di abbonamento con pubblicità.

Il tempo e la densità: la lezione che perdura di Bill Viola

Il tempo e la densità: la lezione che perdura di Bill ViolaMilano, 23 feb. (askanews) – C’è il senso del tempo, la densità di una consapevolezza della storia dell’arte, ma anche una semplice passione per la costruzione di un’immagine in vista del suo manifestarsi. Il lavoro di Bill Viola, uno dei primi a usare il video in maniera sistematica per la propria arte, continua ad avere fascino e a parlare al pubblico di temi universali resi accessibili. Lo fa anche nella mostra che gli dedica Palazzo Reale a Milano, curata da Kira Perov in collaborazione, per il catalogo, con Valentino Catricalà.
“Bill Viola – ha detto quest’ultimo ad askanews – si forma all’interno del mondo della videoarte, ma poi instaura rapporti con tantissimi artisti, quindi troviamo tante influenze diverse. La mostra qui vuole rappresentare soprattutto il periodo di Bill Viola detto della ‘svolta’, dagli anni Novanta in poi”.
Lavori che citano la grande pittura e la grande scultura del passato, dalle pietà ai dipinti del realismo francese, ma che sono anche una riflessione sulle pratiche performative del contemporaneo – viene in mente una leggenda come Joan Jonas – che ruotano intorno al corpo, al suo muoversi e al suo essere poi filmato. In un tempo, il nostro, che riceve stimoli visuali in continuazione.
“Oggi noi viviamo in un mondo carico di immagini e di tecnologia – ha aggiunto Catricalà – Bill Viola ha sempre aperto riflessioni sull’animo umano, ma sempre utilizzando tecnologia. Pe lui il medium con cui lavorare è fondamentale e la sua è sempre un’analisi sulla contemporaneità tecnologica, che deve essere sempre più etica e sostenibile”.
Nato nel 1951, Viola coltiva nei sui video una ricerca di essenzialità, che diventa spirituale, incentrata spesso sugli elementi primordiali del nostro mondo. E allarga, con semplicità anche verso il grande pubblico, il messaggio dell’arte contemporanea. Operazione che pure il Comune di Milano e l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi stanno portando avanti.
“L’abbiamo fatto all’interno della Art Week – ci ha spiegato l’assessore – anche per qualificare sempre di più un palinsesto che sta diventando un momento diffuso di arte contemporanea, a partire da miart, quindi il mondo della gallerie e del commercio, che però si estende poi a un vero e proprio palinsesto culturale, e la mostra di Bill Viola è uno degli appuntamenti centrali”.
Che siano acqua o fuoco, vita o morte, corpi o immortalità, guardare Bill Viola resta interessante per capire un momento nel quale le immagini in movimento – qui spesso lento – hanno conquistato un posto stabile sulla scena dell’arte. Da lì si è fatta molta strada, ma il merito di essere stato tra i pochi ad avere aperto questa via è indiscutibile.

Dermatite Atopica, torna campagna SIDeMaST “Dalla parte della tua pelle

Dermatite Atopica, torna campagna SIDeMaST “Dalla parte della tua pelleRoma, 23 feb. (askanews) – Porte aperte nelle Dermatologie di 26 centri universitari-ospedalieri per la terza edizione di “Dalla parte della tua pelle”, la campagna nazionale di sensibilizzazione sulla Dermatite Atopica, promossa da SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse con il sostegno dell’associazione dei Pazienti ANDeA (Associazione Nazionale Dermatite Atopica) e realizzata grazie al contributo non condizionante di SANOFI. Da Nord a Sud Italia nei giorni 11, 18 e 25 marzo sarà possibile effettuare consulti dermatologici gratuiti. Lo scopo della Campagna sarà duplice: favorire nei pazienti una percezione più estesa della patologia facilitando la diagnosi di dermatite atopica e indirizzare i pazienti verso i Centri di riferimento sul territorio nazionale per intraprendere il percorso di cura più adatto alle diverse esigenze.
“La Dermatite Atopica – spiega il prof. Giuseppe Monfrecola, Presidente SIDeMaST – è una malattia infiammatoria cronica che si presenta con manifestazioni cutanee diverse, tra cui arrossamenti estesi ad arti, tronco e volto accompagnati da forte prurito e bruciore e a marcata secchezza cutanea. Le sedi dove la malattia è maggiormente visibile sono il volto e il collo, le pieghe e le mani. Per questo motivo e per il costante prurito a volte associato a dolore, la Dermatite Atopica incide molto negativamente sulla qualità della vita dei pazienti con ripercussioni nei rapporti sociali e nelle loro attività scolastiche e lavorative in quanto il grave prurito provoca perdita di sonno, con conseguenti ricadute nello studio e nel lavoro. Si stima che in Italia ne soffra circa il 10% degli adulti e il 20% dei bambini. Spesso esordisce già nei primi mesi di vita proseguendo poi nell’infanzia e nell’adolescenza, potendo perdurare in età adulta. Non è escluso l’esordio della Dermatite Atopica in età adolescenziale-adulta e anche in quella geriatrica. In questi casi spesso la malattia non viene riconosciuta. I Dermatologi di SIDeMaST, con questa iniziativa, si prefiggono il compito di migliorare il percorso diagnostico di Dermatite Atopica negli adulti, informandoli sulle possibili terapie al fine di restituire loro la serenità e la consapevolezza che la malattia può essere tenuta sotto controllo grazie ai diversi trattamenti attualmente disponibili”. Si ricorda ancora una volta che la prenotazione è obbligatoria al Numero Verde dedicato 800086875, attivo 7 giorni su 7 dalle 10.00 alle 18.00. Per ulteriori informazioni: https://www.sidemast.org/dalla-parte-della-tua-pelle-2023/

“Londinium”: l’Italia sfida l’Inghilterra, a confronto 50 birre diverse

“Londinium”: l’Italia sfida l’Inghilterra, a confronto 50 birre diverseRoma, 23 feb. (askanews) – Le immagini del match Italia-Inghilterra, che ha sancito la vittoria degli Azzurri nell’ultimo Campionato europeo di calcio, sono ancora fresche nella memoria di tutti. Ma in attesa di un nuovo confronto sui campi da calcio, c’è già una rivincita in arrivo, e stavolta sarà… a colpi di birra.
Al posto del consueto stadio, a far da cornice ci sarà la Treefolk Public House a Roma, in viale di Trastevere 192. E se, appunto, il “campo da gioco” vede l’Italia giocare in casa, le regole arrivano direttamente da Londra, perché oggetto della contesa sarà proprio la tradizionale Real Ale britannica, nota anche come Cask Beer: una vera e propria icona di un modo di bere la birra tutto inglese, che ha resistito caparbiamente al trascorrere dei secoli e alle innovazioni, per custodire i segreti di un metodo produttivo unico al mondo.
L’evento si terrà dal 2 al 5 marzo e vedrà “scendere in campo” 50 birre diverse: 25 inglesi e 25 italiane, per una sfida all’ultima pinta dove il vincitore sarà stabilito dai palati di appassionati, intenditori e amanti della birra. A fare da denominatore comune a tutti i fusti in gara, sarà appunto l’appartenenza alla tradizione che vede nel cask, tipo particolare di botte, un simbolo senza tempo. Uno stile classico nelle isole britanniche, che racconta dei tipici e pittoreschi pub delle periferie, o di quei pub cittadini che iniziano a riempirsi nel pomeriggio, quando si esce dal lavoro. E sarà curioso scoprire il lavoro dei birrai nostrani che si cimentano, per la prima volta, con questa tecnica di produzione.
Ma quali sono le caratteristiche delle Real Ale? Il cask, come detto, è il tipico contenitore da cui vengono spillate. Le sue dimensioni possono variare, ma c’è una caratteristica che non può mancare: l’assenza all’interno di anidride carbonica aggiunta. Queste birre, infatti, sono limpide e praticamente senza schiuma: “C’è appena una lieve gasatura – spiegano gli organizzatori – dovuta a un passaggio fondamentale, ovvero la rifermentazione in cask. Spesso si collega questo processo quasi esclusivamente all’area produttiva belga, senza riflettere sul fatto che invece è questa l’essenza di una Real Ale, una birra che resta in fusto ma viva, con lieviti attivi in quanto innescati da zuccheri residui”.
Altro elemento fondamentale è la spillatura cosiddetta ‘a caduta’: “L’innesto del rubinetto è un momento fatidico – spiegano gli organizzatori – la membrana in plastica presente sulla testa del cask viene penetrata dalla punta del rubinetto (tap) con un colpo di martello, poi, una volta posizionato il cask con una specifica inclinazione, si può finalmente iniziare a servire le prime pinte: nulla di più autenticamente inglese”. Altra tipologia di servizio, altrettanto particolare e tradizionale, è quello con hand pump, nel quale, aggirando la spinta dell’anidride carbonica, si tira letteralmente la birra fuori dal cask risucchiandola con una leva attraverso un tubo, un po’ come si faceva con le vecchie pompe idrauliche dei pozzi artesiani.
Ultimo elemento caratteristico è il servizio, rigorosamente a temperatura ambiente: e questo non solo perché è nelle cantine dei pub inglesi che i cask vengono tradizionalmente conservati fino alla spillatura, ma anche perché l’assenza di refrigerazione è fondamentale per mantenere il lievito ‘vivo , in modo da favorire la peculiare maturazione di questa bevanda.
Sono tutte specificità, queste, che danno vita a una birra unica, ricca di sfumature avvincenti e di storia, tanto che a sua tutela è stata istituita dal 1972 l’associazione CAMRA, “Campaign for Real Ale”. E se in Italia è ancora poco conosciuta, con un numero ridotto di birrifici che vi si cimentano, l’evento Londinium può porsi come un’occasione preziosa per scoprire un volto nuovo della birra, lasciandosi avvolgere dall’immagine di quella Londra seducente e un po’ misteriosa che, tra una pinta e l’altra, ha attraversato le epoche. È prevista anche un’ampia selezione food tipicamente inglese: dall’english breakfast del mattino, fino alle ribs e al fish and chips.

Covid, capo team scientifico Pechino: in Cina finita epidemia

Covid, capo team scientifico Pechino: in Cina finita epidemiaRoma, 23 feb. (askanews) – L’epidemia Covid-19 in Cina “può essere basicamente finita, nonostante casi sporadici”. L’ha affermato oggi il capo del comitato scientifico sulla pandemia del Consiglio nazionale di sanità di Pechino Liang Wannian, secondo i media cinesi.
“La pandemia esiste ancora da una prospettiva globale e e i danni della malattia ancora esistono, ma noi possiamo dire che il nostro paese ha ottenuto una grande e decisiva vittoria nella prevenzione e nel controllo della pandemia Covid-19”, ha detto Liang. “Come paese popoloso – ha aggiunto – abbiamo creato un buon esempio di superamento con successo dalla pandemia”.
La dichiarazione di Liang viene dopo che il Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese – massimo organo decisionale del partito e del paese – ha lodato la “vittoria decisiva” sulla pandemia in una riunione presieduta dal presidente Xi Jinping, definendola “un miracolo”.