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Crosetto a Bruxelles per Consiglio Affari Esteri formato Difesa

Crosetto a Bruxelles per Consiglio Affari Esteri formato DifesaMilano, 19 nov. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto è giunto è giunto a Bruxelles per prendere parte al Consiglio Affari Esteri in formato Difesa (CAE- D).


Il Consiglio “Affari esteri” (Difesa) è presieduto dall’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell e discuterà del sostegno militare dell’UE all’Ucraina, procedendo a uno scambio informale di opinioni in videoconferenza con il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov e il consigliere del presidente Zelenskyy sugli Affari strategici Alexander Kamyshin, nonché con il segretario generale della NATO Mark Rutte, che si unirà ai ministri di persona. Il Consiglio terrà una discussione sulla prontezza e la preparazione alla difesa, nel contesto della relazione “Più sicuri insieme: rafforzare la preparazione e la prontezza dell’Europa nel settore civile e militare”, recentemente presentata da Sauli Niinisto, consigliere speciale della presidente della Commissione europea, che si unirà ai ministri per uno scambio informale di opinioni.


Nell’ambito dei temi di attualità, i ministri della difesa dell’UE dovrebbero essere informati in merito alla capacità di dispiegamento rapido dell’UE e alla revisione strategica della PESCO. La sessione del Consiglio è preceduta da una riunione del comitato direttivo dell’Agenzia europea per la difesa.

Romania al voto: in 3 settimane elettori scelgono nuovo presidente e Parlamento

Romania al voto: in 3 settimane elettori scelgono nuovo presidente e ParlamentoRoma, 19 nov. (askanews) – Dal 24 novembre all’8 dicembre la Romania vivrà tre settimane intense di tornate elettorali: il primo turno delle presidenziali già domenica, le elezioni politiche l’1 dicembre e infine il ballottaggio che deciderà il nuovo capo di stato l’8 dicembre. In Italia, dove vive la maggiore comunità romena all’estero, sono stati allestiti dall’ambasciata 157 seggi (sette in più rispetto alle Europee di giugno) e ci si aspetta un’alta affluenza, in particolare per le presidenziali. Sebbene la Romania sia una repubblica semi-presidenziale, queste elezioni sono ampiamente considerate dal pubblico come le più importanti del Paese e la battaglia tra 14 contendenti è molto sentita in una nazione che ha visto il tasso di partecipazione al voto sempre in calo per le politiche e le europee degli ultimi anni.


Cinque figure di spicco dominano la corsa per Palazzo Cotroceni: Marcel Ciolacu, George Simion, Mircea Geoana, Elena Lasconi e Nicolae Ciuca. Se il passaggio al ballottaggio dell’attuale premier socialdemocratico Ciolacu è dato per scontato, non è chiaro chi sarà il suo contendente. Al centro delle campagne elettorali, sia per le presidenziali che per il rinnovo del Parlamento, sicuramente l’aumento del costo della vita e la guerra in Ucraina. La maggior parte dei candidati alle presidenziali si è dedicata al dibattito sul debito crescente e quasi tutti sono concordi sulla prosecuzione degli aiuti a Kiev, tranne il leader nazional-conservatore di AUR George Simion che si oppone. Molti elettori sposano la sua idea che gli aiuti all’Ucraina abbiano fatto aumentare prezzi e inflazione e che sperano che la situazione economica migliorerà se la guerra finirà. Proprio Simion è dato secondo nei sondaggi e potrebbe essere lo sfidante di Ciolacu al ballottaggio.


Per quanto riguarda le elezioni politiche i partiti tradizionali, il Partito Socialdemocratico (Psd) e il Pnl liberale-nazionalista lottano per andare avanti, afflitti dalla percezione pubblica che siano corrotti e vulnerabili al clientelismo. A influenzare le politiche sarà anche l’esito del primo turno delle presidenziali. Negli ultimi anni, la battaglia del secondo turno è stata in genere tra un candidato del centro-sinistra del Psd e uno del centro-destra del Pnl. Un esito diverso potrebbe causare un esodo di elettori dal Pnl verso l’Unione Usr anche per le parlamentari. Uno dei temi che ha tenuto banco nella campagna elettorale è legato alla guerra in Ucraina, perché la Romania è da mesi vittima di droni russi vaganti e risente degli attacchi alle navi che trasportano grano al largo delle sue coste. Altro argomento del dibattito è il nazionalismo, su cui fa leva l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), un partito di estrema destra che nel 2020 è entrato in Parlamento con un tema preponderante, l’unificazione con la Moldova. Il suo leader, Simion, ha oscillato tra la moderazione di alcune delle sue opinioni radicali e il commento disturbante che l’Olocausto è un “problema minore” di cui i bambini non hanno bisogno di imparare a scuola.


Secondo i sondaggi il Psd è avanti nel voto popolare e ai seggi, l’1 dicembre, dovrebbe ottenere circa il 30%. Il secondo posto è incerto: se lo contendono AUR, USR e PNL. Come eventuale presidente, Ciolacu vorrebbe che l’attuale coalizione Psd-Pnl rimanesse in carica, preferibilmente con un primo ministro liberale, almeno inizialmente, dato che il governo introdurrà importanti aumenti delle tasse nel 2025 per far fronte al crescente deficit di bilancio che dovrebbe superare l’8% entro la fine di quest’anno. L’unica questione importante su cui i due partiti sono realmente in disaccordo è se la Romania debba mantenere la sua aliquota fissa (opzione Pnl) o introdurre una tassazione progressiva (preferita dal Psd). Il governo entrante dovrà anche affrontare il rallentamento della crescita, soltanto all’1,4% nel 2024 e il più alto tasso di inflazione dell’UE, quasi il 5%. L’esito del voto, però, potrebbe rendere impossibile la coalizione, molto dipenderà dai partiti minori che entreranno in Parlamento superando la soglia del 5%. Un alleato che ha da sempre garantito i governi romeni, l’UDMR, che rappresenta la minoranza etnica ungherese della Romania, rischia di non avete seggi e questo potrebbe complicare i negoziati post-elettorali.


Lo scenario peggiore, secondo gli esperti, sarebbe, però, una vittoria dei nazionalisti di AUR, o una coalizione tra Psd e AUR. Ciolacu ha ripetutamente dichiarato pubblicamente che non esiste un’alleanza Psd-AUR e che non esisterà mai, ma pochi gli credono. Questa settimana ha difeso Simion, dicendo che il leader di AUR “non è una spia russa”. Ultima alternativa, nuove elezioni anticipate all’inizio del 2025. Tornando alla corsa per Palazzo Cotroceni i cinque principali contendenti sono Ciolacu, favorito e attuale premier, che promuove la stabilità economica e il benessere sociale, nonostante i pochi risultati da capo di governo. Simion, leader populista del partito AUR, ottiene le simpatie degli elettori disillusi che cercano un cambiamento radicale. I sondaggi lo collocano costantemente come il contendente più forte per il secondo posto. Elena Lasconi, riformista liberale, guida l’Unione Salva Romania (USR). Nota per la sua posizione anti-corruzione e la sua visione modernizzante, si rivolge principalmente agli elettori cdelle città e più giovani. Altro candidato in lizza è Mircea Geoana, che si è presentato come indipendente: l’ex vicesegretario generale della Nato ha fatto appello ai moderati e agli elettori pro-europei, ma i suoi legami passati con il Psd e la mancanza di una solida base politica interna hanno indebolito la sua posizione. Altro contendente è il leader del Partito Nazionale Liberale (Pnl) Nicolae Ciuca: ex premier e generale in pensione, ha puntato su stabilità ed esperienza. Di Daniela Mogavero

Regionali, Schlein: costruiremo un’alleanza ampia per il Paese

Regionali, Schlein: costruiremo un’alleanza ampia per il PaeseRoma, 19 nov. (askanews) – “I dati confermano che il Pd è il perno della costruzione dell’alternativa alle destre. E ci consegna una grande responsabilità, che infatti abbiamo sempre esercitato all’insegna della massima unità. Noi continueremo a perseguirla. I risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta: non abbiamo nessuna presunzione di autosufficienza”. Il successo delle regionali spinge Elly Schlein, a una riflessione sulla debolezza degli alleati. In una intervista a Repubblica la segretaria del Pd, rispondendo a una domanda sull’ipotesi che il leader del M5S Giuseppe Conte possa cercare di smarcarsi dall’alleanza di centrosinistra dopo i deludenti risultati delle liste stellate in Emilia Romagna e Umbria: “Quelle di oggi – afferma – sono le vittorie di tutte le forze progressiste che hanno contribuito a costruire l’alternativa”.


“Oggi – aggiunge – è il giorno della festa collettiva e plurale, come sono state le nostre coalizioni. Poi, che il Pd abbia storicamente un radicamento maggiore sul territorio è vero. Ma resto fiduciosa che la generosità con cui si sono stretti i patti sui territori sarà la stessa con cui costruiremo un’alleanza ampia per conquistare domani il governo del Paese”. Alla domanda sulla ricostituzione in questa tornata elettorale, a differenza della Liguria, del “vero campo largo” (ovvero con l’inclusione di esponenti renziani, sia pure senza il simbolo di Italia viva sulla scheda) Schlein replica: “Io penso che il contributo di tutte le liste sia prezioso. E siccome le vittorie sono un ricostituente, ci daranno lo slancio per perseguire con ancora più determinazione l’unità dei progressisti. A partire dalle battaglie che stiamo facendo insieme contro la disastrosa manovra del governo”.

Regionali, Schlein: abbiamo vinto con l’unità. Pesano tagli Governo

Regionali, Schlein: abbiamo vinto con l’unità. Pesano tagli GovernoRoma, 19 nov. (askanews) – “Abbiamo saputo vincere con l’umiltà e l’unità”: è questa la lettura di EllY Schlein sui risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria. Intervistata da Repubblica, la segretaria del Pd punta il dito sulle scelte della maggioranza governativa nazionale: “Mai – afferma – mi avete sentito caricare di valenze nazionali le elezioni regionali e non lo farò neanche ora. Anche se credo che il calo vistoso dei partiti di governo dovrebbe spingerli a interrogarsi sulle politiche sbagliate che stanno portando avanti: la sanità pubblica è diventata la prima preoccupazione dei cittadini a prescindere da ciò che votano. E non mi stupirei se una parte di quegli elettori che hanno votato per Stefania (Proietti, neo presidente dell’Umbria, ndr) e Michele (de Pascale, neopresidente dell’Emilia Romagna, ndr) l’abbiano fatto proprio in virtù delle nostre battaglie a difesa degli ospedali e dei salari”.


“FdI in Umbria – sottolinea ancora la leader democratica – ha perso 14-15 punti rispetto alle Europee, in soli cinque mesi. Non mi pare un caso che avvenga proprio mentre il governo annuncia altri tagli alla scuola e alla sanità pubblica, tradisce le promesse sulle pensioni che aumentano di 10 centesimi al giorno e in un momento in cui a fronte di un calo della produzione industriale che dura da 20 mesi si decide di sottrarre 4,6 miliardi all’automotive. Scelte che regalano solo delusione e incertezza a famiglie e imprese”, conclude Schlein.

Hong Kong, condannati per sovversione leader movimento pro-democrazia

Hong Kong, condannati per sovversione leader movimento pro-democraziaRoma, 19 nov. (askanews) – Un tribunale di Hong Kong ha condannato i principali leader pro-democrazia in seguito a un controverso processo per la sicurezza nazionale: l’accusa è sovversione. Benny Tai e Joshua Wong, che facevano parte del cosiddetto gruppo di attivisti e legislatori Hong Kong 47, coinvolti in un piano per scegliere candidati dell’opposizione per le elezioni locali, sono stati condannati rispettivamente a 10 e più di quattro anni.


La maggior parte del gruppo è stata dichiarata colpevole di cospirazione per tentare la sovversione, mentre due degli imputati sono stati assolti. Il processo ha segnato il più ampio utilizzo della dura legge sulla sicurezza nazionale (NSL) che la Cina ha imposto a Hong Kong subito dopo le proteste pro-democrazia del 2019. Tai, un ex professore di legge che ha ideato il piano per le primarie non ufficiali, ha ricevuto la condanna più lunga con i giudici che hanno affermato che aveva “sostenuto una rivoluzione”. Wong ha visto la sua condanna ridotta di un terzo dopo essersi dichiarato colpevole. Tra le altre importanti figure pro-democrazia condannate ci sono Gwyneth Ho, un’ex giornalista entrata in politica, e gli ex legislatori Claudia Mo e Leung Kwok-hung. Hanno ricevuto condanne tra i quattro e i sette anni di prigione.

Emilia Romagna, de Pascale eletto con 56,77% dei voti

Emilia Romagna, de Pascale eletto con 56,77% dei votiRoma, 18 nov. (askanews) – Michele de Pascale è stato eletto presidente della regione Emilia Romagna. Al termine dello scrutinio in tutte le sezioni, come risulta dal sito Eligendo, il candidato del campo largo e sindaco di Ravenna ha ottenuto il 56,77% dei voti mentre la sfidante del centrodestra Elena Ugolini si è fermata al 40,07%. Federico Serra (Emilia-Romagna per la pace, l’ambiente e il lavoro) è all’1,94% mentre Luca Teodori (Lealtà coerenza verità – Luca Teodori) è all’1,22%.

De Pascale si prende l’Emilia-Romagna, su alluvione ora “cambio di passo”

De Pascale si prende l’Emilia-Romagna, su alluvione ora “cambio di passo”Bologna, 18 nov. (askanews) – “C’è stata tanta speculazione in questa campagna elettorale, una grande Opa sull’Emilia-Romagna legata al voto delle vittime dell’alluvione. Ora è il momento di concentrarsi sugli indennizzi e sulle opere per mettere in sicurezza gli alluvionati”. Niente spumante e balletti sul palco, Michele de Pascale festeggia l’elezione a presidente della Regione Emilia-Romagna, con una raccomandata espresso all’indirizzo della premier Giorgia Meloni: “Serve un patto repubblicano per fare un cambio di passo”.


L’ormai ex sindaco di Ravenna ed ex presidente dell’Unione delle Province mette da parte per un attimo la calma e i toni pacati dimostrati durante tutta la campagna elettorale, durante la quale non c’è mai stato un battibecco con la sua sfidante Elena Ugolini, la civica sostenuta da tutti i partiti di centrodestra. E va giù duro verso l’attuale esecutivo: “Io nella mia veste di sindaco sono sempre stato capace di collaborare con tutti i governi a prescindere dal colore politico, sull’alluvione è stato impossibile. Ora dobbiamo fare un cambio di passo. Spero di essere convocato nei prossimi giorni a Roma. Penso che ci debba essere un patto diretto tra la presidente di Consiglio e il presidente della Regione. Non è un ‘vogliamoci bene’, ma un ‘cambiamo insieme’”. Nemmeno il tempo di riflettere sul risultato, che conferma le previsioni delle ore prima del voto, con uno scarto di quasi 17 punti di percentuale da Ugolini che non va oltre il 40% delle preferenze. De Pascale entra nella parte, raccoglie il testimone da Stefano Bonaccini e va subito all’attacco proprio dove Bonaccini non è riuscito, prima di lasciare il palazzo di viale Aldo Moro per trasferirsi a Bruxelles. “Il commissario per la ricostruzione? L’ho chiesto in campagna elettorale, spero che Meloni su questo cambi idea e mi nomini. E poi si lavori insieme. Non voglio che diventi un elemento di scontro col governo, però voglio il massimo dei poteri e delle responsabilità perché questa è la mia terra e io mi devo battere per la mia terra”.


Qualche ora per riposarsi con la moglie, i due figli e gli amici e poi subito al lavoro. C’è da costruire la squadra che dovrà governare la Regione per i prossimi cinque anni. Accanto a lui l’attuale assessore alle Attività produttive, Vincenzo Colla, l’”anima” del programma della “grande coalizione” che si è riusciti a costruire per vincere le elezioni. Un “campo larghissimo” che tiene insieme tutto il centrosinistra, dal Pd ad Azione, dal Movimento 5 stelle ad Alleanza Verdi e Sinistra. E poi tanti “ex” che si sono ricandidati e hanno rifatto il pieno di voti, dalla presidente facente funzioni Irene Priolo all’assessore alla Sanità Raffaele Donini. Una squadra che dovrà tenere conto delle varie espressioni del territorio, delle tante ‘anime’ della coalizione e degli equilibri interni ai partiti. La ricetta la racconta lo stesso de Pascale al CostArena di Bologna, dove i dem hanno allestito il quartier generale per attendere la chiusura dei seggi e l’inizio della conta: “Servono gruppi dirigenti coesi, che non passano il tempo a litigare e programmi esigibili: cose concrete”. Quella concretezza dei sindaci che gli elettori hanno gradito in Emilia-Romagna come in Umbria. Ma il voto di domenica e lunedì non è tutto rose e fiori. L’altissima astensione è una ferita profonda per un territorio che è stato per anni laboratorio politico a livello nazionale. “C’è un 54% dei cittadini che non è andato a votare – ha aggiunto Ugolini -. E’ il più grande partito della nostra regione. Dobbiamo impegnarci a riportare le persone alla politica intesa come servizio”. A dirlo è Ugolini, che ha annunciato di voler continuare il suo impegno politico iniziato con la candidatura prima dell’estate.


Da qui deve ripartire anche il Partito democratico che in questa tornata elettorale si rafforza ancora e primeggia dentro la coalizione con circa il 43% delle preferenze, contro il 5,3% di Avs, il 3,5 del Movimento 5 stelle e l’1,7 dei Riformisti Emilia-Romagna Futura, la lista che ospita tra gli altri anche il partito di Carlo Calenda. Gioisce la segretaria nazionale Elly Schlein: “E’ una vittoria bellissima ed emozionante. Questo è il segno di una vittoria che è anche della coesione di una squadra, di una coalizione e dell’unità e della coesione del Pd”. Una coesione che andrà governata. E forse questo compito toccherà proprio a de Pascale che raccoglie l’incoraggiamento di Bonaccini: “E’ una grande soddisfazione poter cedere il testimone a un ragazzo che ha 18 anni in meno di me. Vuol dire che abbiamo seminato, che abbiamo costruito una classe dirigente autorevole ma anche più giovane”. Il neopresidente – classe 1985 – prende nota, non si sbilancia, ma tra le righe invia un altro messaggio a chi, dentro il centrosinistra, lo vorrà cogliere: “La mia generazione è cresciuta con l’idea che ogni generazione sarebbe stata migliore di quella precedente. Poi è arrivata la crisi finanziaria, il crollo delle Torri Gemelle e abbiamo capito che non sarebbe stato così. Il nostro obiettivo è che i nostri figli possano tornare a dirlo. C’è una generazione molto arrabbiata, che vota poco. Speriamo che una nuova generazione su questo possa segnare un cambiamento”.

Umbria, Proietti vince e il modello unità fa sperare il centrosinistra

Umbria, Proietti vince e il modello unità fa sperare il centrosinistraPerugia, 18 nov. (askanews) – Mancano poco meno di cento schede da scrutinare, ma Stefania Proietti è già da qualche ora – da quando il suo vantaggio sulla governatrice uscente, Donatella Tesei, si è consolidato – la nuova presidente dell’Umbria. Che torna dopo cinque anni al centrosinistra, grazie alla civica, sindaca di Assisi, cattolica, e, lo puntualizza lei stessa nella notte della vittoria, “senza tessera di partito in tasca”.


A Perugia accorrono tutti i leader della colazione, a cominciare dalla segretaria Pd Elly Schlein, fino a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs. Manca Giuseppe Conte, leader M5s, ma è assente giustificato, spiega Proietti, “mi ha telefonato ed è come se fosse qui con noi”. Anche la premier Giorgia Meloni l’ha chiamata, la neo governatrice lo dice alla folla dei militanti che al comitato elettorale la acclamano – “presidente, presidente” – e subito salgono i mugugni che lei stessa cerca di tacitare. A scrutinio quasi finito Proietti conquista il 51,2% dei voti contro il 46% di Tesei che constata amaramente di “essersi impegnata ma è passata un’altra narrazione”. Proietti, invece, è convinta che abbia vinto il coraggio di chi non ha abbassato la testa “davanti all’arroganza o a chi sputa sui suoi cittadini”. A testa alta, “con la Costituzione in mano”, “abbiamo ridato l’Umbria agli umbri” e la prima missione è ridare “la sanità pubblica”.


Elly Schlein da parte sua coglie il segnale “importante” e la capacità per la coalizione di centrosinistra di “vincere con l’unità e l’umilità”, in una alleanza nella quale “ogni forza dà il suo pezzo”, il suo contributo.

Centrosinistra vince 2-0, strappa l’Umbria e conferma la guida dell’Emilia Romagna

Centrosinistra vince 2-0, strappa l’Umbria e conferma la guida dell’Emilia RomagnaRoma, 18 nov. (askanews) – Vince per 2-0 il centrosinistra nell’ultima tornata delle regionali per quest’anno, in Emilia Romagna e Umbria. Quell’ex campo largo, arrivato un po’ sfilacciato, dopo la sconfitta a sorpresa in Liguria.


Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, conquista la guida della regione Emilia Romagna, lasciata vacante da Stefano Bonaccini eletto eurodeputato. A scrutinio quasi terminato, in Emilia Romagna sono oltre 16 i punti percentuali di distacco a favore di de Pascale: 56,74% contro il 40,11% della civica di centrodestra Elena Ugolini. Dopo le prime incertezze causate dagli instant poll che prevedevano uno strettissimo testa a testa in Umbria, con le proiezioni e lo scrutinio dei voti reali il centrosinistra prende il largo e tira un sospiro di sollievo. Quando manca ancora un terzo delle sezioni da scrutinare, il vantaggio di Proietti sulla presidente regionale uscente di centrodestra, Donatella Tesei, si aggira intorno al 5%: 51,68% contro 45,58%. “E’ la vittoria di tutti”, esulta la neo-governatrice.


Mentre in Liguria Italia viva fu esclusa dalla coalizione, stavolta alcuni esponenti “renziani” hanno partecipato alla corsa elettorale anche se Iv non è stata presente con il suo simbolo sulla scheda, come in particolare il Movimento 5 stelle aveva preteso nei patti con il Pd e AVS. I centristi comunque rivendicano di aver fatto la loro parte: “Dove siamo uniti si vince. Dove siamo divisi si perde. Qualcuno capirà prima o poi?”, scrive su X Raffaella Paita di Iv. La segretaria del Pd, Elly Schlein, si è divisa fra Bologna, dove ha festeggiato la “bellissima vittoria” di de Pascale, che a suo giudizio “è sicuramente il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti, compatti intorno a un obiettivo”, e Perugia, dove ha voluto celebrare anche la vittoria di Proietti. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, con una dichiarazione video ha sottolineato la “bella vittoria” in Emilia Romagna con “un progetto che abbiamo contribuito a definire nei nuovi obiettivi che sono stati sottolineati” e la “bellissima vittoria” in Umbria, dove “i cittadini umbri hanno dimostrato di voler voltare pagina”.


Da Rio de Janeiro dove partecipa al G20 Meloni, naturalmente, ha seguito l’andamento dello spoglio dei voti delle regionali vinte dal centrosinistra. Se per l’Emilia Roma il risultato era scontato, per l’Umbria la premier aveva sperato nella vittoria per chiudere la tornata (compresa la Liguria) sul 2 a 1. Su X, a risultati acquisiti, ha inviato gli “auguri di buon lavoro” agli eletti Stefania Proietti e Michele de Pascale: “Al di là delle differenze politiche – ha scritto – auspico una collaborazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare per il benessere e il futuro delle nostre comunità”.

Doppietta centrosinistra a ultimo round Regionali 2024,il “campo largo” rinasce?

Doppietta centrosinistra a ultimo round Regionali 2024,il “campo largo” rinasce?Roma, 18 nov. (askanews) – L’ultimo round delle elezioni regionali 2024 stavolta sorrida all’ex campo largo, arrivato un po sfilacciato, dopo la sconfitta a sorpresa in Liguria, alla prova delle urne per Emilia Romagna e Umbria. Dopo le prime incertezze causate dagli instant poll che prevedevano uno strettissimo testa a testa in Umbria, con le proiezioni e lo scrutinio dei voti reali il centrosinistra prende il largo e con il successo della sindaca di Assisi Stefania Proietti che strappa la regione al centrodestra e si aggiunge a quello, più scontato, del sindaco di Ravenna Michele de Pascale in Emilia Romagna, il centrosinistra tira un sospiro di sollievo. A scrutinio quasi terminato, in Emilia Romagna sono oltre 16 i punti percentuali di distacco a favore di de Pascale: 56,74% contro il 40,11% della civica di centrodestra Elena Ugolini. Quando manca ancora un terzo delle sezioni da scrutinare, il vantaggio di Proietti sulla presidente regionale uscente di centrodestra, Donatella Tesei, si aggira intorno al 5%: 51,68% contro 45,58%.


Mentre in Liguria Italia viva fu esclusa dalla coalizione, stavolta alcuni esponenti “renziani” hanno partecipato alla corsa elettorale anche se Iv non è stata presente con il suo simbolo sulla scheda, come in particolare il Movimento 5 stelle aveva preteso nei patti con il Pd e AVS. I centristi comunque rivendicano di aver fatto la loro parte: “Dove siamo uniti si vince. Dove siamo divisi si perde. Qualcuno capirà prima o poi?”, scrive su X Raffaella Paita di Iv. La segretaria del Pd, Elly Schlein, si divide fra Bologna, dove festeggia la “bellissima vittoria” di de Pascale, che a suo giudizio, cenno d’obbligo alla necessità di tenere aperto il campo delle alleanze, “è sicuramente il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti, compatti intorno a un obiettivo” e Perugia, dove è attesa in serata per celebrare anche la vittoria di Proietti. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, diffonde su X una dichiarazione video per sottolineare la “bella vittoria” in Emilia Romagna con “un progetto che abbiamo contribuito a definire nei nuovi obiettivi che sono stati sottolineati” e la “bellissima vittoria” in Umbria, dove “i cittadini umbri hanno dimostrato di voler voltare pagina. Non sono bastati i ministri con queste promesse last minute, i cittadini umbri non ci sono cascati”. Per leggere meglio il successo del centrosinistra, qualche indicazione viene dai voti di lista. Mentre nell’ex fortino rosso dell’Emilia Romagna il Pd sfiora il 43% con il supporto di due civiche e con Alleanza Verdi Sinsitra che ripete il sorpasso ai danni del M5S (5,29% contro 3,55%), in Umbria il margine della vittoria è meno ampio, al punto che tutte le forze possono dire di essere state decisive. Il Pd con il 31% si conferma il sole attorno al quale ruotano i pianeti della coalizione: a partire dal M5S con il 4,89% la civica Umbria domani al 4,6%, AVS al 4,12%, le altre liste collegate tutte sotto il 3%.