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Tag: Sanremo 2023

Vino, Colomba Bianca: provincia Trapani a rischio collasso per siccità

Vino, Colomba Bianca: provincia Trapani a rischio collasso per siccitàMilano, 1 feb. (askanews) – “Se non si interviene in tempi utili, si rischia il collasso della viticoltura in una grande fetta della provincia di Trapani. Sono sempre stato ottimista, ma adesso credo che il disastro sia ormai dietro l’angolo, con conseguenti danni enormi”. Lo ha affermato parlando dell’emergenza siccità per la viticultura locale, Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca, una delle maggiori Cantine produttrici di vino biologico in Europa, conta 2.480 soci viticoltori che operano su una superficie di 6mila ettari, di cui ben 1.800 biologici, e sei Cantine dove produrre e imbottigliare.

“La siccità non dipende dall’uomo, ma l’uomo dovrebbe mettere in atto tutto ciò che è possibile per anticipare le problematiche: l’annata è ormai compromessa, solo se Dio ci aiuta e ci manda le piogge, si può recuperare una situazione davvero critica: ma qui non si può andare avanti così, non si può fare impresa così” ha proseguito Taschetta, aggiungendo “in Cile i deserti li hanno fatti diventare giardini e noi rischiamo di far diventare i giardini dei veri e propri deserti”. “La gran parte delle dighe presenti in Sicilia sono state realizzate negli anni Cinquanta, possiedono le sponde in terra battuta, necessitano di manutenzione costante” ha continuato, sottolineando che “se non si interviene e non si concedono le autorizzazioni per proteggere le dighe e l’acqua in esse contenute, si rischia di disperdere ogni sforzo profuso”. Ricordando che “su 46 invasi presenti in Sicilia, appena 22 risultano in esercizio normale secondo la banca dati del ministero delle Infrastrutture, Taschetta ha precisato che “di solito, nella stagione invernale, in Sicilia le piogge sono regolari, ma se le dighe non tengono le paratoie chiuse, l’acqua raccolta finisce a mare”. “La diga Trinità, la più vicina al nostro territorio, può arrivare a contenere 18 milioni di metri cubi d’acqua ma lo scorso anno è stata autorizzata a contenerne solo 4 milioni” ha ricordato, evidenziando che “con queste quantità si riesce appena a irrigare i terreni nel comprensorio del lago: ma riempita interamente, invece, avremmo tre anni di acqua”.

“Servono interventi mirati per incentivare la creazione di piccoli Consorzi, serve una squadra di ingegneri che studi il territorio e organizzi lavori rapidi, e servono contributi importanti” ha continuato, sottolineando che “è necessario un Piano Marshall per imbrigliare quella poca acqua che abbiamo a disposizione, altrimenti la viticoltura sarà destinata a sparire”. “Ci sarà un impoverimento generale, non si può pretendere che le aziende continuino a impiantare in perdita” ha aggiunto, chiosando “siamo a un punto di rottura, gli imprenditori sono spaventati, se non si affronta il tema subito e con una visione di lungo termine, nel giro di pochi anni perderemo tantissimi produttori. Se la base non regge – ha concluso – crolla l’intera impalcatura, è immorale che chi genera il business del vino debba vivere con l’acqua alla gola”.

Mattarella: crescono le vittime civili delle guerre, è inaccettabile

Mattarella: crescono le vittime civili delle guerre, è inaccettabileRoma, 1 feb. (askanews) – “La Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, voluta all’unanimità nel 2017 dal Parlamento, unisce la comunità nel conservarne la memoria, con l’intento di promuovere, secondo i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra. Il flagello della guerra, come affermato dallo Statuto delle Nazioni Unite, porta indicibili afflizioni all’umanità”. E’ quanto afferma in una dichiarazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La guerra “colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione: bambini, famiglie, persone che non prendono parte alle ostilità, tutti coloro che, secondo i principi stabiliti dalle Convenzioni di Ginevra, devono essere protetti e trattati con umanità in ogni circostanza – sottolinea il Capo dello Stato -. Assistiamo ad un costante incremento delle vittime civili nelle aree che sono teatro di guerra” e questi sono “fatti inaccettabili”.

Crosetto: dagli Houthi veri e propri attacchi di natura militare

Crosetto: dagli Houthi veri e propri attacchi di natura militareRoma, 1 feb. (askanews) – “Negli ultimi due mesi” sono stati condotti “più di 30 attacchi” da parte dei ribelli Houthi dello Yemen contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso. C’è stato “un incremento esponenziale della frequenza e della pericolosità degli attacchi degli Houthi”, divenuti “veri e propri attacchi di natura militare” che hanno determinato “un evidente salto di qualità” della loro azione. Lo ha detto oggi il ministro della Difesa Guido Crosetto alle Commissioni Difesa di Camera e Senato. Gli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso non rappresenta solo un rischio per i commerci marittimi della zona, ma “minaccia la nostra stabilità economica”.

 

Oggi il Consiglio sul bilancio Ue, pressing notturno su Orban

Oggi il Consiglio sul bilancio Ue, pressing notturno su OrbanBruxelles, 1 feb. (askanews) – Si apre alle 10 a Bruxelles il Consiglio europeo straordinario, convocato dopo che nella seduta di dicembre il premier ungherese Viktor Orban aveva posto il veto sulla revisione del bilancio comunitario pluriennale che contiene i 50 miliardi di euro (33 in prestiti e 17 in sovvenzioni) destinati all’aiuto macrofinanziario all’Ucraina.

Nella notte Orban ha avuto due incontri separati, all’hotel Amigo, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e con il presidente francese Emmanuel Macron. Sul tavolo proprio la questione del budget e il tentativo di convincere Orban a dare il via libera all’intesa a 26 raggiunta a dicembre. Sui due incontri non sono trapelate indiscrezioni, anche se fonti diplomatiche sottolineano che un’intesa è ancora lontana e il summit prende il via, sostanzialmente, “al buio”. Al termine dei colloqui, rispondendo ai giornalisti, il premier ungherese si è limitato a dire che la situazione “è troppo complicata”. Con Meloni Orban ha parlato anche di Ilaria Salis, la ragazza italiana detenuta in Ungheria, le cui immagini ammanettata mani e piedi in tribunale hanno suscitato forti reazioni in Italia. “Ha potuto fare telefonate e non è stata isolata dal mondo, non è corretto dire così”, ha detto Orban ai cronisti, aggiungendo di aver “illustrato tutta la storia” alla premier. “I magistrati ungheresi – ha aggiunto – non rispondono al governo, la magistratura è indipendente, non posso influenzarli in nessun modo. L’unica cosa su cui posso intervenire è fornire i dettagli sulla detenzione ed esercitare un’influenza perchè abbia un equo trattamento. Tutti i diritti sono garantiti”.

Il Consiglio si tiene in una Bruxelles blindata, con misure di sicurezza particolarmente stringenti nel quartiere europeo, a causa della protesta degli agricoltori: ieri sera i trattori si sono fermati alla sede del Parlamento ma oggi intendono manifestare davanti all’Europa building.

Gli Usa distruggono una stazione di controllo dei droni Houti in Yemen

Gli Usa distruggono una stazione di controllo dei droni Houti in YemenRoma, 1 feb. (askanews) – L’esercito americano afferma di aver colpito nella notte una stazione dei droni Houthi e 10 droni d’attacco. In una nota diffusa su X il Comando Centrale degli Stati Uniti ha comunicato che “le forze hanno condotto attacchi contro una stazione di controllo a terra UAV Houthi sostenuta dall’Iran” e distrutto e velivoli senza pilota. “Questa azione proteggerà la libertà di navigazione e renderà le acque più sicure e protette per le navi della Marina degli Stati Uniti e le navi mercantili” affermano.

L’Onu: intensi combattimenti sono in corso a Khan Younis

L’Onu: intensi combattimenti sono in corso a Khan YounisRoma, 1 feb. (askanews) – L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha segnalato intensi combattimenti a Khan Younis, nel suo ultimo aggiornamento sulla guerra tra Israele e il movimento estremista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza.

“Le ostilità sono state particolarmente intense a Khan Younis, con pesanti combattimenti segnalati vicino agli ospedali Nasser e Al Amal, e segnalazioni di palestinesi in fuga nella città meridionale di Rafah, che è già sovraffollata, nonostante la mancanza di un passaggio sicuro”, ha riferito l’ufficio dell’Onu. Secondo quanto spiegato, inoltre, in gran parte di Gaza sono state segnalate operazioni di terra e combattimenti tra le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi.

Ilaria Salis, Orban: i magistrati sono indipendenti, i diritti sono garantiti

Ilaria Salis, Orban: i magistrati sono indipendenti, i diritti sono garantitiBruxelles, 1 feb. (askanews) – A Giorgia Meloni “ho illustrato tutta la storia. I magistrati ungheresi non rispondono al governo, la magistratura è indipendente, non posso influenzarli in nessun modo. L’unica cosa su cui posso intervenire è fornire i dettagli sulla detenzione ed esercitare un’influenza perchè abbia un equo trattamento. tutti i diritti sono garantiti”. Così il premier ungherese, Viktor Orban, sul caso di Ilaria Salis, al termine del colloquio a Bruxelles con Giorgia Meloni.

“Ilaria Salis ha potuto fare telefonate e non è stata isolata dal mondo, non è corretto dire così”.

Salis, Orban: magistrati sono indipendenti, diritti sono garantiti

Salis, Orban: magistrati sono indipendenti, diritti sono garantitiBruxelles, 1 feb. (askanews) – A Giorgia Meloni “ho illustrato tutta la storia. I magistrati ungheresi non rispondono al governo, la magistratura è indipendente, non posso influenzarli in nessun modo. L’unica cosa su cui posso intervenire è fornire i dettagli sulla detenzione ed esercitare un’influenza perchè abbia un equo trattamento. tutti i diritti sono garantiti”. Così il premier ungherese, Viktor Orban, sul caso di Ilaria Salis, al termine del colloquio a Bruxelles con Giorgia Meloni.

Ue, vertice ad alto rischio per veto Orban su aiuti a Ucraina

Ue, vertice ad alto rischio per veto Orban su aiuti a UcrainaBruxelles, 1 feb. (askanews) – E’ un vertice dei capi di Stato e di governo insolito e ad alto rischio politico, il Consiglio europeo straordinario che inizia il 1 febbraio alle 10 a Bruxelles, dedicato in massima parte al tentativo di sbloccare il veto ungherese sull’approvazione della revisione del bilancio comunitario pluriennale che contiene i 50 miliardi di euro (33 in prestiti e 17 in sovvenzioni) destinati all’aiuto macrofinanziario all’Ucraina.

E’ insolito, perché è un vertice che parte sostanzialmente ‘al buio’, cioè senza un esito largamente pianificato in anticipo e con le conclusioni dei leader in gran parte gia scritte, come avviene in genere per questo genere di riunioni. Qui, invece, le conclusioni sono sostanzialmente le stesse che erano state bocciate dal veto dell’Ungheria all’ultimo vertice, quello ordinario di metà dicembre, pur avendo ottenuto il sostegno degli altri 26 Stati membri; e la domanda che per ora non ha risposta è la stessa di allora: che farà il premier ungherese, Viktor Orbßn? E’ un vertice ad alto rischio politico, perché l’Ue si gioca la sua credibilità sulla scena internazionale, visto che si è impegnata a sostenere l’Ucraina non solo militarmente, ma anche nella sua sopravvivenza come Stato, come amministrazione funzionante, che paga gli stipendi pubblici, non va in default e ripara i danni della guerra, e a questo serve l’aiuto macrofinanziario.

Al Consiglio europeo di dicembre si era cercato di superare l’impasse proponendo di andare avanti con il resto della revisione del bilancio pluriennale (che varrebbe in totale quasi 65 miliardi di euro), visto che Orbßn su questo non sembrava sollevare obiezioni. L’Italia e altri paesi sarebbero stati favorevoli a ‘spacchettare’ l’aiuto macrofinanziario per l’Ucraina dal resto del quadro finanziario rivisto, che comprende nuovi fondi soprattutto per le politiche sull’immigrazione (2 miliardi di euro), per la politica estera e il ‘vicinato’, e per la politica industriale (programma Step, 1,5 miliardi); ma il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier olandese Mark Rutte si sono opposti, affermando che senza l’aiuto all’Ucraina non avrebbero ottenuto il via libera dei loro parlamenti alle nuove contribuzioni nazionali per il bilancio Ue. Resta, quindi, la logica di pacchetto (niente è deciso fino a che tutto l’insieme è deciso), e resta il veto di Orbßn. Che nel frattempo, in realtà, un’offerta l’ha fatta ai partner europei per superare l’impasse: togliere il veto oggi a questa revisione di medio termine del Quadro finanziario pluriennale (che vale per sette anni), per tornare ad avere, in cambio, un diritto di veto sui bilanci annuali, che oggi vengono approvati a maggioranza qualificata.

Significherebbe tornare all’epoca precedente a Jacques Delors, il presidente della Commissione recentemente scomparso, che inventò nella seconda metà degli anni ’90 il bilancio pluriennale, proprio per metter fine agli estenuanti e ricorrenti negoziati tra gli Stati membri sui bilanci annuali da decidere all’unanimità. Non stupisce che la proposta del premier ungherese sia stata immediatamente bocciata dagli altri Stati membri, che sarebbero anche pronti a tornare a discutere in Consiglio europeo dei bilanci annuali, ma assolutamente non a dare a Orban nuove occasioni di ricatto, con un nuovo diritto di veto laddove oggi non c’è.

‘Nella nostra ultima riunione di dicembre – ha scritto nella lettera dii convocazione del vertice il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel -, i 26 leader hanno sostenuto fermamente uno schema negoziale equilibrato che teneva conto di una serie chiara di priorità principali: sostegno all’Ucraina, gestione della migrazione e della sua dimensione esterna, sostegno ai Balcani occidentali e risposta alle catastrofi naturali. Questo schema negoziale pone le basi per la conclusione di un accordo a 27. Garantire un accordo è vitale per la nostra credibilità, e non ultimo per il nostro impegno a fornire un sostegno costante all’Ucraina. Spetta a noi trovare una soluzione e realizzarla’. In sostanza, la ‘soluzione a 27’ dipende dalle conclusioni che trarrà il premier ungherese: gli conviene tirare ancora la corda, fino a rischiare di spezzarla? Irritare i partner europei fino a ritrovarsi completamente isolato (visto che ora non ha più neanche il sostegno della Polonia, dopo l’uscita dal governo dei suoi amici del Pis), e rischiare a questo punto davvero la censura da parte di tutti gli altri Stati membri, con l’attuazione della procedura dell’Articolo 7 del Trattato Ue, che toglierebbe temporaneamente all’Ungheria il diritto di voto in Consiglio Ue? L’Articolo 7 sanziona, con decisioni all’unanimità ma senza il voto del paese interessato, le violazioni gravi e persistenti dei principi su cui si fonda l’Ue, (rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti fondamentali) ed è stato già attivato nel 2018 dal Parlamento europeo. E se è difficile pensare che possa essere usato, in generale, contro uno Stato membro governato dalla destra, con il consenso di altri paesi con governi di destra (compreso quello italiano), in questo caso specifico, che riguarda il sostegno all’Ucraina, probabilmente nessu altro governo si metterebbe di traverso. E’ solo un’ipotesi, ma è significativo anche solo il fatto che se ne parli a Bruxelles, e potrebbe essere un argomento di peso per convincere Orban a cedere. Un’altra possibilità è quella, già ventilata al vertice di dicembre, di ricorrere a una soluzione ‘intergovernativa’ a 26, con un finanziamento ‘extra comunitario’ dell’aiuto all’Ucraina, basato su emissioni di titoli di debito sul mercato garantite dagli Stati membri. Ma è una soluzione che potrebbe fornire all’Ucraina solo prestiti e non sovvenzioni, sarebbe più complicata e costerebbe di più agli Stati membri. Oltre alla revisione del bilancio pluriennale, i leader dei Ventisetta affronteranno altre due questioni riguardanti l’Ucraina: gli aspetti dell’assistenza militare all’Ucraina. C’è la questione della consegna, in ritardo rispetto ai tempi previsti, di un milione di pezzi di munizioni d’artiglieria entro marzo, come aveva deciso lo stesso Consiglio europeo nel marzo 2023. Si sta incrementando la capacità produttiva dell’industria della difesa dell’Ue, ma non è ancora sufficiente. In secondo luogo, va rivisto e rifinanziato lo strumento più importante fin qui usato per l’assistenza militare a Kiev, la ‘European Peace Facility’, in modo che gli aiuti siano forniti più rapidamente, e che siano integrati e conteggiati nel quadro europeo gli sforzi bilaterali dei paesi membri. ‘Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo continuare a donare, adattare gli ordini e piazzarne di nuovi, il che stimolerà anche la nostra industria europea della difesa’, scrive Michel nel suo invito ai leader. Ultima questione in agenda, scrive Michel, ‘i drammatici eventi in Medio Oriente’, che ‘richiedono la nostra massima attenzione’. In realtà, non c’è alcun appetito per una discussione, che sicuramente non sarebbe facile, che miri a definire una nuova soluzione comune dei Ventisette sulla guerra tra Israele e Hamas, dopo quella che fu stabilita con la ‘dichiarazione dei membri del Consiglio europeo’ del 15 ottobre scorso. Non sono previste, dunque, delle conclusioni scritte del vertice su questo punto. Ma Michel sottolinea comunque, nella sua lettera ai leader, che ‘tutti gli ostaggi detenuti da Hamas devono essere rilasciati senza alcuna precondizione’. E osserva: ‘La nostra discussione dovrebbe essere inquadrata attorno ad una serie di questioni chiave. Alla luce dei preoccupanti sviluppi regionali, dobbiamo affrontare le questioni di sicurezza, continuare a incoraggiare la moderazione e discutere misure per prevenire un’ulteriore escalation regionale, soprattutto nel Mar Rosso. Inoltre, dobbiamo contribuire urgentemente a porre rimedio alla devastante situazione umanitaria a Gaza’. ‘Infine – si legge ancora nella lettera del presidente del Consiglo europeo -, dovremmo discutere su come rilanciare il processo politico per una soluzione a due Stati – l’unica opzione praticabile che può portare una pace sostenibile, sia per israeliani che per i palestinesi, e una maggiore sicurezza regionale. Nel complesso, i nostri sforzi dovrebbero mirare a garantire che il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario siano rispettati da tutti’. Infine, sebbene non previsto dall’agenda, è pressoché certo che un ulteriore punto che sarà sollevato almeno da alcuni leader, e in particolare dal presidente francese Emmanuel Macron, è quello delle richieste degli agricoltori che sono scesi in strada con i trattori in buona parte dei paesi europei, e che saranno presenti in forza a anche a Bruxelles durante il vertice. Dopo la decisione delle ultime ore dalla Commissione di proporre di sospendere ancora per un anno una delle misure europee più contestate dagli agricoltori, la messa a riposo di una parte delle terre agricole per motivi ambientali, Macron chiederà probabilmente nuove garanzie all’Esecutivo comunitario. In particolare, riguardo ai negoziati in corso sui trattati di libero scambio come quello con il Mercosur, che gli agricoltori temono per via della competizione da parte dei prodotti importati a basso prezzo che metterebbero in difficoltà ancora maggiore la produzione locale.

Il memoriale di Ilaria Salis dalla prigione: trattata come una bestia

Il memoriale di Ilaria Salis dalla prigione: trattata come una bestiaMilano, 31 gen. (askanews) – “Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senza aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio”. E’ quello che si legge nel memoriale scritto per il suo avvocato italiano da Ilaria Salis del carcere di Budapest in Ungheria, dove è reclusa dall’11 febbraio 2023. Il documento, scritto il 2 ottobre quando si trova agli arresti da quasi otto mesi, è stato diffuso in esclusiva al tg de La7.

L’insegnante 39enne racconta le circostanze del suo arresto e del fatto di essere stata lasciata in mutande, reggiseno e calzini. “Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura – scrive – e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”. Rimane con questi vestiti per cinque settimane e per sette giorni non le vengono dati carta igienica, sapone e assorbenti, che rimedia solo grazie ad una detenuta ungherese. “Sono rimasta per cinque settimane senza ricevere il cambio lenzuola, non le cambieranno per altre tre o quattro” aggiunge, sottolineando che “per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi”. Il cibo viene distribuito con il contagocce. “Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena” continua Salis, evidenziando che “a colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato, a pranzo danno zuppe acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli”.

“Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa: c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro” denuncia ancora l’antifascista milanese, spiegando che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che “non parla ungherese”. Per sei mesi non ha potuto comunicare con la famiglia. L’unico svago è un laboratorio di attività manuali: non viene pagata “in quanto detenuta straniera”. Racconta inoltre che deve tenere sotto controllo un nodulo: a marzo, un mese dopo l’arresto, avrebbe avuto un’ecografia programmata in Italia e riesce a farla solo a metà giugno ma non le consegnano il referto: “La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli”.

Salis spiega poi che le sue condizioni erano note da tempo alla nostra diplomazia, che ogni volta che deve uscire dal carcere viene portata ammanettata, al guinzaglio. Infine si rivolge ai suoi legali italiani: “Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale ma so che in Italia non è per niente normale”.