Usa-India, Singh: crescente convergenza di interessi strategiciMilano, 10 nov. (askanews) – Per il quinto dialogo interministeriale 2+2 si sono incontrati a Nuova Delhi i responsabili degli Esteri e della Difesa di Stati Uniti e India. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato Usa in una nota. Secondo il ministro degli Esteri dell’India, Subrahmanyam Jaishankar “nel contesto degli sviluppi globali in corso, sono ansioso di scambiare opinioni sugli sviluppi in Asia occidentale – Medio Oriente – e Ucraina, tra gli altri”.
La parola di apertura l’ha avuta però il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh, che con toni entusiastici ha dichiarato: “Le relazioni bilaterali tra India e Stati Uniti hanno visto una crescente convergenza di interessi strategici e una maggiore cooperazione in materia di difesa, sicurezza e intelligence”, ha detto. “La difesa – ha proseguito – rimane uno dei pilastri più importanti delle nostre relazioni bilaterali. La vostra visita in India avviene in un momento in cui l’India e gli Stati Uniti sono più vicini che mai. Nonostante le varie sfide geopolitiche emergenti, dobbiamo mantenere la nostra attenzione sulle questioni importanti e a lungo termine. La nostra partnership è fondamentale per garantire una regione indo-pacifica libera, aperta e vincolata alle regole”. Secondo Lloyd James Austin III, segretario alla Difesa Usa è “un momento di grande slancio nella partnership tra Stati Uniti e India. Di fronte alle urgenti sfide globali, è più importante che mai che le due più grandi democrazie del mondo si scambino opinioni, trovino obiettivi comuni e si impegnino per il nostro popolo”.
“Se c’è una cosa che abbiamo imparato negli ultimi decenni è che quando indiani e americani studiano insieme, lavorano insieme, collaborano insieme, le possibilità di progresso sono infinite” ha detto il segretario di Stato Antony Blinken. “È quel senso di possibilità che anima la nostra costante attenzione a questa partnership e alla regione che condividiamo. In effetti, questo viaggio fa parte di un periodo intenso della diplomazia americana nell’Indo-Pacifico” ha aggiunto Blinken.
Rifiuti, Utilitalia: in Italia servono nuovi termovalorizzatoriMilano, 10 nov. (askanews) – Per conseguire gli obiettivi fissati dal pacchetto europeo sull’economia circolare al 2035, servono nel nostro Paese anche nuovi impianti per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili. È quanto emerge dallo studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici attuali e al 2035”, realizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), giunto alla quarta edizione e presentato in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini. Lo studio si basa sui dati forniti dal Rapporto 2022 di Ispra sui Rifiuti Urbani che si riferisce ai dati del 2021.
Gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani sono numericamente insufficienti e mal dislocati sul territorio, costringendo il nostro Paese a continui viaggi dei rifiuti tra le regioni e a ricorrere in maniera ancora eccessiva allo smaltimento in discarica. Senza una decisa inversione di tendenza sarà impossibile raggiungere i target Ue che prevedono sul totale dei rifiuti raccolti, entro 12 anni, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota non superiore al 10%: al momento siamo ad un riciclaggio effettivo pari al 48,1% e ad un ricorso allo smaltimento pari al 19%. Lo Studio riguarda gli impianti di digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti organici e di recupero energetico per i rifiuti non riciclabili. Per i primi, sui quali da anni Utilitalia ha svolto azioni per promuoverne la realizzazione e sui quali pure è intervenuto il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, un’analisi più puntuale sugli eventuali effettivi fabbisogni residui si potrà fare solo più in là nel tempo, dal momento che si sta registrando l’apertura di nuovi impianti e l’adeguamento di altri già esistenti. Resta invece ancora critica la prospettiva per il recupero energetico.
Considerando la capacità attualmente installata, se si vogliono centrare gli obiettivi europei e annullare l’export di rifiuti tra le aree del Paese, il fabbisogno impiantistico relativo alla termovalorizzazione ammonta a circa 2,35 milioni di tonnellate. Su base annua e nello specifico, il Nord risulterà in deficit di 150mila tonnellate; il Centro avrà bisogno di termovalorizzare ulteriori 1,15 milioni di tonnellate e il Sud avrà un fabbisogno di recupero energetico di 550mila tonnellate; per la Sicilia il deficit sarebbe di 550mila tonnellate e la Sardegna presenterebbe un deficit di 150mila tonnellate. “I territori che registrano le percentuali più alte di raccolta differenziata – spiega Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia – sono quelli in cui è presente il maggior numero di impianti. Ciò dimostra che la raccolta differenziata per il riciclo e gli impianti non sono due elementi contrapposti, ma rappresentano due facce della stessa medaglia. Mentre per quanto riguarda i rifiuti organici registriamo l’apertura di nuovi impianti di digestione anaerobica e molti progetti in corso di sviluppo, anche grazie al Pnrr, per quanto riguarda il recupero energetico dei rifiuti non riciclabili ancora molto resta da fare, fermo restando l’importanza del percorso intrapreso per Roma Città Capitale”.
Giappone-Sudcorea annunceranno intesa per idrogeno e ammoniacaRoma, 10 nov. (askanews) – Il Giappone e la Corea del Sud allestiranno in collaborazione una catena di approvvigionamento per l’idrogeno e l’ammoniaca. Lo rivela oggi il Nikkei. Verranno istituiti nuovi accordi di cooperazione anche nel campo della tecnologia quantistica.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol annunceranno il loro programma di cooperazione la prossima settimana, quando saranno negli Stati uniti per un incontro al vertice del forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. I due paesi lavoreranno insieme per migliorare la loro capacità di negoziare i prezzi e garantire un approvvigionamento stabile dei due combustibili emergenti, che non emettono anidride carbonica e che dovrebbero svolgere un ruolo nella decarbonizzazione delle società.
Le istituzioni finanziarie affiliate al governo aiuteranno le aziende giapponesi e sudcoreane a raccogliere fondi per investimenti congiunti in progetti di produzione di idrogeno e ammoniaca al di fuori dei loro paesi d’origine, dal Medio Oriente agli Stati Uniti. Il progetto mira a sviluppare entro il 2030 una filiera marittima che trasporti i carburanti da varie parti del mondo.
I due leader annunceranno il concetto di catena del valore globale dell’idrogeno e dell’ammoniaca quando visiteranno insieme la Stanford University in California il 17 novembre.
Industria, Istat: a settembre produzione ferma su mese, -2% su annoRoma, 10 nov. (askanews) – Produzione industriale ferma in Italia. A settembre l’indice destagionalizzato della produzione industriale è rimasto invariato rispetto ad agosto. Al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo è diminuito, in termini tendenziali, del 2% e i giorni lavorativi di calendario sono stati ventuno contro i ventidue di settembre 2022. E’ la stima diffusa dall’Istat.
Nella media del terzo trimestre il livello della produzione aumenta dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali per i beni strumentali (+1,5%), l’energia (+1,1%) e i beni intermedi (+0,8%); viceversa, si osserva una flessione per i beni di consumo (-2,2%).
Si registrano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+2,6%); calano, invece, l’energia (-0,4%), i beni intermedi (-2,6%) e in misura più marcata i beni di consumo (-6,5%). Tra i settori di attività economica la fabbricazione di mezzi di trasporto presenta un’ampia crescita tendenziale (+11,2%), seguono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,3%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+0,9%). Le flessioni maggiori si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-11,6%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,9%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-4%).
Fisco, Billi (Lega): proposte modifiche a regime impatriatiRoma, 10 nov. (askanews) – “Bene la discussione di oggi sulla bozza di modifica per il Regime Impatriati con il viceministro all’Economia. In particolare, abbiamo discusso della modifica da residenza ‘fiscale’ ad ‘anagrafica’, dopo i miei input delle scorse settimane, che permette a chi si trasferirà in Italia entro il 31 dicembre 2023 di avvalersi dell’attuale normativa”. Così in una nota il deputato Simone Billi, capogruppo della Lega in commissione esteri e presidente del Comitato sugli Italiani nel Mondo, a proposito del regime di tassazione agevolata temporaneo riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia.
“Ho proposto un ulteriore periodo di transizione, per venire incontro alle famiglie numerose che hanno già programmato, ma non sono ancora riuscite, a trasferirsi. Abbiamo discusso una possibile estensione degli sgravi fiscali oltre i primi 5 anni ed i trasferimenti intra-gruppo. Ho trovato degli interlocutori attenti alle esigenze della Comunità Italiana all’estero. Ringrazio il ministero e gli staff tecnici per la disponibilità. Continuerò a lavorare per migliorare ulteriormente questa normativa”, ha aggiunto.
Hotel Ara Maris: a Sorrento un nuovo gioiello dell’ospitalitàMilano, 10 nov. (askanews) – Un nuovo hotel “5 stelle lusso” arricchisce l’offerta di ospitalità d’eccellenza della Penisola Sorrentina: è l’Hotel Ara Maris di Sorrento, nuova struttura concepita con caratteristiche innovative per offrire soggiorni raffinati e esclusivi in una città riconosciuta tra le più affascinanti al mondo che da sempre attira artisti, attori e registi in cerca di ispirazione. L’apertura al pubblico dell’Hotel Ara Maris è prevista in primavera.
Il design è stato curato dallo Studio di Architettura Spagnulo&Partners – che ha seguito progetti in tutto il mondo – e cattura l’essenza di Sorrento, con i suoi colori vivaci e i profumi intensi, declinando lusso e sosteniblità. L’Ara Maris è situato nel centro di Sorrento e offrirà ai propri ospiti una vasta gamma di servizi e comfort che vanno oltre il concetto di soggiorno tradizionale. La sua collocazione inoltre lo rende luogo ideale da cui partire alla scoperta della città di Sorrento, delle principali attrazioni della Penisola e degli angoli di paradiso da raggiungere in barca che sono le isole di Capri, Ischia e Procida.
L’hotel prevede ampie camere ampie e numerose aree dedicate sia al relax sia al divertimento. Gli arredi e le aree comuni sono stati sviluppati in armonia con il paesaggio. Fiore all’occhiello sarà l’ampia zona relax con piscina e solarium, immersa nel verde. L’hotel offrirà anche un eccezionale Skybar, situato sulla a terrazza all’ultimo piano con una zona lounge con una vista imperdibile sul Golfo di Napoli. Il Bistrot farà vivere poi un’esperienza a tavola caratterizzata sui sapori e dal gusto del territorio, con quanto di naturale questo offre a km zero: piatti preparati con ingredienti semplici e genuini provenienti dai Monti Lattari e dal mare che bagna la costa. Inoltre un’elegante Spa, oasi di relax e benessere, permetterà di rilassarsi con una vasta gamma di trattamenti rigeneranti.
Giappone, think tank stima Pil settembre +0,2% su base mensileRoma, 10 nov. (askanews) – Il prodotto interno giapponese sarebbe cresciut0 dello 0,2% a settembre rispetto al mese precedente, aiutata da una ripresa delle esportazioni. Lo ha stimato il Centro giapponese per la ricerca economica, un think tank sostenuto dal governo, che diffonderà mercoledì i dati ufficiali.
La stima, se confermata, segna un’inversione di tendenza rispetto alla contrazione delo 0,6% registrata ad agosto. Il think tank ora ritiene che il Pil lordo, corretto per l’inflazione. per il trimestre luglio-settembre sia sceso dell’1,5% rispetto al periodo aprile-giugno.
“A settembre, le esportazioni, che erano state deboli nel mese precedente, sono aumentate e il Pil complessivo è stato positivo”, ha affermato l’istituto. Le esportazioni di beni e servizi sarebbero aumentate del 3% rispetto al mese precedente, con le merci destinate agli Stati uniti e alla Cina in crescita rispettivamente del 7,2% e del 7,1%. Anche l’export verso l’Asia, esclusa la Cina, sarebbero aumentate del 3,2%. Le importazioni sarebbero invece cresciute a un ritmo più lento rispetto alle esportazioni, in aumento dell’1,2%.
I consumi privati, che rappresentano oltre la metà del Pil, sono diminuiti dello 0,4% a settembre.
In libreria “La pista anarchica” di Mario Di VitoRoma, 10 nov. (askanews) – Dello scrittore e giornalista del Manifesto Mario Di Vito, Laterza pubblica “La pista anarchica Dai pacchi bomba al caso Cospito”.
C’è stato un tempo in cui la fiaccola nera dell’anarchia terrorizzava i re e i capi di governo di mezza Europa. Un tempo in cui, da Wall Street a San Pietroburgo, i pugnali, le bombe e le pistole degli anarchici sembravano pronti a colpire i ricchi e i potenti e a vendicare gli oppressi. Oggi, almeno a stare ai titoli dei giornali, questa minaccia sembra riaffacciarsi. La prima inchiesta sul movimento anarchico insurrezionalista. Bologna, dicembre 2003. A casa del presidente della Commissione Europea Romano Prodi arriva un pacco con dentro una copia del Piacere di Gabriele D’Annunzio. Quando lo apre, dal volume parte una fiammata. L’attentato incendiario viene rivendicato da una sigla fino ad allora sconosciuta: FAI – Federazione Anarchica Informale. È l’inizio di una vicenda che negli anni successivi terrà impegnate le procure di mezza Italia e farà molto parlare giornali e televisioni, in quella che appare come una vera e propria guerra contro lo Stato e il capitale.
A condurla sono poche decine di persone che, talvolta, nemmeno si conoscono tra loro ma che condividono gli stessi obiettivi e le stesse modalità di azione: aprire il fuoco, seminare il panico, dimostrare che i peggiori incubi della Repubblica possono diventare realtà. Dal processone della fine degli anni ’90 fino allo sciopero della fame di Alfredo Cospito: un racconto che ripercorre le vicende giudiziarie e quello che continua a muoversi fuori dalle aule dei tribunali. Vent’anni di piste e vicoli ciechi, alla ricerca di un fantasma. Il fantasma dell’anarchia vendicatrice.
M.O., Netanyahu: distruggeremo Hamas ma non vogliamo occupare GazaRoma, 10 nov. (askanews) – “Non cerchiamo di conquistare Gaza, non cerchiamo di occupare Gaza, non cerchiamo di governare Gaza”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una intervista a Fox News.
“Penso che sia chiaro – ha detto – come dovrà essere il futuro di Gaza. Hamas se ne andrà, dobbiamo distruggere Hamas, non solo per il nostro bene, ma per il bene di tutti. Per il bene della civiltà, per il bene dei palestinesi e degli israeliani. nello stesso modo”. Il premier israeliano assicura quindi di volere una Gaza demilitarizzata, deradicalizzata e ricostruita. “Tutto ciò – secondo Netanyahu – può essere raggiunto. Non cerchiamo di conquistare Gaza, non cerchiamo di occupare Gaza, non cerchiamo di governare Gaza. Ma dobbiamo assicurarci che ciò che è accaduto non accada di nuovo”.
Accordo Ue sul regolamento per il ripristino della naturaBruxelles, 10 nov. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione hanno raggiunto nella notte di giovedì un accordo provvisorio sul controverso regolamento Ue sul ripristino della natura. L’accordo dovrà ora essere confermato dalla plenaria del Parlamento europeo e dal Consiglio.
Come obiettivo generale, il regolamento prevede che gli Stati membri avviino un processo per il ripristino continuo e duraturo della natura in almeno il 20% del territorio e dei mari dell’Ue entro il 2030. Entro il 2050 queste misure dovranno essere in vigore per tutti gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati. Nell’azione di ripristino, fino al 2030 gli Stati membri dovranno dare priorità alle aree situate nei siti “Natura 2000”. Per raggiungere questi obiettivi, i paesi dell’Ue dovranno “riportare in buone condizioni” almeno il 30% dei tipi di habitat coperti dal regolamento entro il 2030, aumentando questo target al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Inoltre, per le aree riportate in buone condizioni gli Stati membri “dovranno mirare a garantire” che successivamente “non si deteriorino in modo significativo”.
Diversi obiettivi si applicheranno a diversi ecosistemi e gli Stati membri decideranno le misure specifiche da applicare sui loro territori. A questo fine, svilupperanno piani di ripristino nazionali, con esigenze e misure adattate al contesto locale e un calendario per la loro attuazione. I piani dovranno essere elaborati coinvolgendo le comunità locali e la società civile. Nell’accordo provvisorio è rimasto l’obbligo per gli Stati membri di individuare e rimuovere le barriere artificiali al collegamento delle acque superficiali, al fine di trasformare almeno 25.000 km di corsi d’acqua in fiumi a flusso libero entro il 2030, e mantenere poi la connettività fluviale naturale ripristinata.
Dovrà essere invertito il declino delle popolazioni di insetti impollinatori al più tardi entro il 2030, raggiungendo successivamente una tendenza al loro aumento misurata almeno ogni sei anni. Entro il 2030, dovranno essere attuate misure volte a raggiungere un trend positivo in diversi indicatori degli ecosistemi forestali, dovranno essere piantati altri tre miliardi di alberi, e si dovrà garantire in ogni Stato membro che non vi sia alcuna perdita netta di spazi verdi urbani rispetto al 2021. Dopo il 2030 gli spazi verdi urbani dovranno aumentare, con progressi misurati ogni sei anni.
Tuttavia, il testo approvato è stato fortemente indebolito rispetto alla proposta originale della Commissione, dopo i durissimi attacchi del mondo agricolo e delle forze di centro destra nel Parlamento europeo (Ppe, Conservatori dell’Ecr, estrema destra del gruppo Id, con l’appoggio di un terzo dei Liberali di Renew), che hanno portato all’approvazione di una lunga serie di emendamenti il 12 luglio scorso, durante il voto della plenaria a Strasburgo. Emendamenti che sono stati ora in buona parte confermati nell’accordo provvisorio con il Consiglio Ue, e che comportano spesso deroghe o possibilità di proroghe, e soprattutto la sostituzione di diversi obiettivi obbligatori con obiettivi indicativi (con formule come gli Stati membri “dovranno mirare a”, invece che “dovranno”). Tra l’altro, è stata introdotta la possibilità di sospendere l’attuazione delle disposizioni del regolamento relative agli ecosistemi agricoli per un periodo fino a un anno, tramite un atto esecutivo, in caso di eventi imprevedibili ed eccezionali fuori dal controllo dell’Ue e con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare a livello comunitario. Il Ppe, in una nota, rivendica il successo della sua azione, elencando tutte le modifiche alla proposta iniziale che aveva sostenuto e che sono rimaste nell’accordo provvisorio: 1) è stato rimosso l’obbligo di ripristinare gli habitat naturali nel 10% dei terreni agricoli, sostituendolo con un approccio basato sul principio di non deterioramento, così che per gli agricoltori “conteranno gli sforzi, non i risultati”; 2) la sicurezza alimentare è stata definita come uno degli obiettivi centrali del regolamento, anche mirando al ridurre i prezzi dei prodotti alimentari; 3) i fondi Ue per l’agricoltura e la pesca (Pac e Pcp) non saranno utilizzati per misure di ripristino della natura; 4) è stato introdotto il “freno d’emergenza” per congelare gli obiettivi nei terreni agricoli, se la sicurezza alimentare o la produzione sono minacciate; 5) le nuove norme non si applicheranno ai progetti relativi alle energie rinnovabili o alle principali opere infrastrutturali; 6) l’obiettivo controverso di ripristinare lo stato della natura per riportarlo alle condizioni in cui si trovava negli anni ’50 è stato cancellato; 7) gli Stati membri dovranno dare priorità alle azioni di ripristino nelle aree protette inserite nella rete “Natura 2000” e non nei terreni agricoli; 8) il ripristino delle torbiere sarà ora volontario per gli agricoltori, e non più obbligatorio. Su quest’ultimo punto, in realtà, l’accordo prevede che gli Stati membri predispongano misure di ripristino parziale e progressivo delle torbiere drenate e trasformate in suoli ad uso agricolo per almeno il 30% di queste aree entro il 2030, il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050. La riumidificazione delle torbiere, tuttavia, sarà effettivamente volontaria per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati.