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Tag: Sanremo 2023

Von der Leyen e Macron volano a Pechino per spingere la Cina a mediare fra Russia e Ucraina

Von der Leyen e Macron volano a Pechino per spingere la Cina a mediare fra Russia e Ucraina




Von der Leyen e Macron volano a Pechino per spingere la Cina a mediare fra Russia e Ucraina – askanews.it



















Bruxelles, 4 apr. (askanews) – La visita a Pechino della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del presidente francese Emmanuel Macron, giovedì prossimo, ha certamente tra i suoi obiettivi principali quello di cercare di convincere la Cina a svolgere un ruolo costruttivo di mediazione con la Russia per arrivare a una cessazione del conflitto in Ucraina, chiedendo tra l’altro al presidente Xi Jinping (come ha già fatto venerdì scorso, sempre a Pechino, il premier spagnolo Pedro Sßnchez), di incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e puntando allo stesso tempo a ottenere una conferma del fatto che la Cina non fornirà alcun tipo di armamenti letali all’invasore russo.

Comunque, ‘il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per il futuro delle sue relazioni con l’Ue, ha avvertito von der Leyen, intervenendo giovedì scorso a un evento organizzato a Bruxelles dal ‘Mercator Institute for China Studies’ e dallo ‘European Policy Centre’.’ Ma la visita dei due leader europei intende soprattutto rappresentare una svolta nei rapporti economici e politici con la Cina, basata su un livello di franchezza senza precedenti sulle divergenze e sui possibili punti di cooperazione, come è emerso chiaramente in diversi punti del lungo e articolato discorso, a tratti molto duro, di von der Leyen. ‘Per definire una strategia europea nei riguardi della Cina, e che cosa significhi un successo di questa strategia, bisogna cominciare con una sobria valutazione delle nostre attuali relazioni e delle intenzioni strategiche cinesi. La nostra relazione con la Cina è troppo importante per essere messa a rischio dal fallimento di una definizione chiara’ dei suoi termini, ha detto la presidente della Commissione, ricordando che ‘negli ultimi anni abbiamo visto un deliberato indurimento della postura strategica complessiva della Cina’, a cui ora si accompagnano ‘azioni sempre più assertive’. Il primo punto, forse il più importante per il cambiamento che comporta per le politiche dell’Ue, riguarda le conseguenze economiche e commerciali di quello che von der Leyen ha definito come un vero e proprio passaggio d’epoca nella ‘visione del mondo’ di Pechino, ‘plasmata da un senso di missione per la nazione cinese’ a livello globale. La Cina, secondo la presidente della Commissione, ‘ha ormai voltato pagina rispetto all’era delle riforme e dell’apertura, e si sta muovendo verso una nuova era di sicurezza e controllo. In questo contesto, l’Unione europea si sta allineando agli Usa sulla politica di controllo degli investimenti e blocco delle esportazioni verso la Cina per le tecnologie avanzate con possibile uso duale (per scopi militari oltre che civili), che possono essere usate per nuovi sistemi di armamento o per l’intelligenza artificiale, rafforzando la capacità della Cina di aumentare il proprio potenziale militare e minacciare la sicurezza dell’Occidente e l’ordine mondiale (anche nella prospettiva, mai del tutto esclusa e sempre più temuta, di una possibile aggressione militare contro Taiwan).

Il discorso di Ursula von der Leyen è stato chiaro su questo: ‘Sappiamo – ha detto – che ci sono alcune aree in cui il commercio e gli investimenti mettono a rischio la nostra sicurezza economica o nazionale, in particolare nel contesto della esplicita fusione, in Cina, del settore militare con il settore commerciale. Questo è vero per alcune tecnologie sensibili, beni a duplice uso, o anche investimenti che derivano da trasferimenti forzati di tecnologia o conoscenza’. Bisogna perciò utilizzare in pieno gli strumenti per contrastare le distorsioni economiche che l’Unione si è già data, con il regolamento sui sussidi esteri, e il nuovo strumento per scoraggiare la coercizione economica. ‘Ora – ha osservato von der Leyen – abbiamo bisogno dell’unità a livello dell’Ue per un uso più audace e rapido di questi strumenti, quando è necessario, e un approccio più assertivo alla loro applicazione. Ma non basta: ‘Il cambiamento delle politiche della Cina – ha osservato – potrebbe richiederci di sviluppare anche altri nuovi strumenti difensivi per alcuni settori critici’.

‘L’Ue – ha spiegato – deve definire le sue future relazioni con la Cina e altri paesi in settori sensibili ad alta tecnologia come la microelettronica, l’informatica quantistica, la robotica, l’intelligenza artificiale, la biotecnologia e altri. E ‘laddove il duplice uso’, civile e militare, ‘non possa essere escluso, o i diritti umani potrebbero essere implicati, sarà necessario stabilire chiaramente se gli investimenti o le esportazioni’ da parte delle imprese europee ‘sono nei nostri interessi di sicurezza’. Dobbiamo garantire, ha sottolineato, ‘che il capitale, le competenze e le conoscenze delle nostre società non vengano utilizzate per migliorare le capacità militari e di intelligence di coloro che sono anche nostri rivali sistemici’. ‘Questo è il motivo per cui – ha riferito la presidente della Commissione – stiamo attualmente riflettendo su se e come l’Ue debba sviluppare un nuovo strumento mirato sugli investimenti in uscita. Questo riguarderebbe un piccolo numero di tecnologie sensibili in cui gli investimenti possono portare allo sviluppo di capacità militari che pongono rischi per la sicurezza. Per questo, ha annunciato, ‘la Commissione presenterà entro quest’anno alcune idee iniziali come parte di una nuova ‘Strategia di sicurezza economica. Intanto, bisogna riconoscere che l’Accordo complessivo sugli investimenti (Cai) dell’Ue con Pechino, per il quale i negoziati sono stati conclusi nel dicembre 2020, ma che è rimasto da allora congelato, con lo stop al processo di ratifica, ‘dovrà essere riesaminato alla luce della nostra più ampia strategia nei riguardi della Cina’, perché, ha ricordato von der Leyen, ‘negli ultimi tre anni il mondo e la Cina sono cambiati’.

Il secondo punto è la presa di coscienza ‘non ingenua’ del fatto che la Cina e ormai un ‘rivale sistemico’, e che Pechino propone un ordine mondiale alternativo a quello fondato e sostenuto dall’Occidente, di cui non riconosce l’universalità dei valori della democrazia, dei diritti umani, dello stato di diritto. Il tentativo di imporre questo nuovo ordine mondiale, che l’accomuna alla Russia, vede la Cina impegnata nella ricerca di alleanze con il ‘global South’, con l’India e con le altre economie emergenti. ‘Il chiaro obiettivo del Partito comunista cinese – ha osservato von der Leyen – è un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale, con la Cina al centro. Lo abbiamo visto con le posizioni della Cina negli organismi multilaterali, che mostra la sua determinazione a promuovere una visione alternativa dell’ordine mondiale. Una visione ‘in cui i diritti individuali sono subordinati alla sovranità nazionale’, e dove ‘la sicurezza e l’economia prendono il sopravvento sui diritti politici e civili. Qui la risposta dell’Europa deve saper distinguere dove rispondere con fermezza, e dove, invece, bisogna cercare delle convergenze con Pechino, nelle aree in cui si può ancora collaborare a livello internazionale. ‘La nostra risposta – ha indicato la presidente della Commissione – deve iniziare dal lavoro per rafforzare lo stesso sistema internazionale. Noi vogliamo lavorare con i nostri partner su questioni globali come il commercio, la finanza, il clima, lo sviluppo sostenibile o la salute’, e a questo fine ‘è di vitale importanza garantire stabilità diplomatica e aprire linee di comunicazione con la Cina. Credo che non sia fattibile, né nell’interesse dell’Europa – ha avvertito -, rompere i ponti (‘decouple, ndr) con la Cina. Le nostre relazioni non sono bianche o nere, e nemmeno la nostra risposta può esserlo. Questo è il motivo per cui dobbiamo concentrarci sulla riduzione del rischio, e non sulla rottura. ‘E questo è uno dei motivi – ha aggiunto von der Leyen – per cui visiterò Pechino insieme al presidente Macron. Gestire questa relazione e avere uno scambio aperto e franco con le nostre controparti cinesi è una parte fondamentale di ciò che definirei la riduzione del rischio attraverso la diplomazia delle nostre relazioni con la Cina’. Ma, ha assicurato, ‘non saremo mai timidi nel sollevare le questioni profondamente preoccupanti’ riguardo alle violazioni dei diritti umani (come nello Xinjang), le pressioni militari e la disinformazione, e poi la coercizione economica e commerciale (in particolare contro i paesi che intensificano le relazioni con Taiwan), e ‘il deliberato sfruttamento della dipendenza e della leva economica per ottenere ciò che Pechino vuole dai paesi più piccoli’. La presidente della Commissione ha evidenziato che l’Ue vuole ‘riequilibrare e non tagliare’ le relazioni con la Cina, che è ‘un partner commerciale vitale’, con una politica di ‘riduzione del rischio’ a livello diplomatico ed economico. Negli scambi delle merci, la Cina vale il 9% delle esportazioni dell’Ue e il 20% delle importazioni, e nonostante il fatto che gli squilibri in questo rapporto stiano aumentando, ‘la maggior parte del nostro commercio in beni e servizi resta reciprocamente benefico e non comporta rischi’. Ma von der Leyen ha anche rilevato che ‘la nostra relazione è sbilanciata e subisce un impatto crescente dalle distorsioni create dal capitalismo di Stato cinese’. E dunque bisogna puntare, ha concluso la presidente della Commissione, a ‘un riequilibrio di questa relazione basato sulla trasparenza, la prevedibilità e la reciprocità’.

Ue-Cina, giovedì la visita di von der Leyen e Macron a Pechino

Ue-Cina, giovedì la visita di von der Leyen e Macron a Pechino




Ue-Cina, giovedì la visita di von der Leyen e Macron a Pechino – askanews.it



















Bruxelles, 4 apr. (askanews) – La visita a Pechino della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del presidente francese Emmanuel Macron, giovedì prossimo, ha certamente tra i suoi obiettivi principali quello di cercare di convincere la Cina a svolgere un ruolo costruttivo di mediazione con la Russia per arrivare a una cessazione del conflitto in Ucraina, chiedendo tra l’altro al presidente Xi Jinping (come ha già fatto venerdì scorso, sempre a Pechino, il premier spagnolo Pedro Sánchez), di incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e puntando allo stesso tempo a ottenere una conferma del fatto che la Cina non fornirà alcun tipo di armamenti letali all’invasore russo.

Comunque, ‘il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per il futuro delle sue relazioni con l’Ue’, ha avvertito von der Leyen, intervenendo giovedì scorso a un evento organizzato a Bruxelles dal ‘Mercator Institute for China Studies’ e dallo ‘European Policy Centre’. ” Ma la visita dei due leader europei intende soprattutto rappresentare una svolta nei rapporti economici e politici con la Cina, basata su un livello di franchezza senza precedenti sulle divergenze e sui possibili punti di cooperazione, come è emerso chiaramente in diversi punti del lungo e articolato discorso, a tratti molto duro, di von der Leyen. ‘Per definire una strategia europea nei riguardi della Cina, e che cosa significhi un successo di questa strategia, bisogna cominciare con una sobria valutazione delle nostre attuali relazioni e delle intenzioni strategiche cinesi. La nostra relazione con la Cina è troppo importante per essere messa a rischio dal fallimento di una definizione chiara’ dei suoi termini, ha detto la presidente della Commissione, ricordando che ‘negli ultimi anni abbiamo visto un deliberato indurimento della postura strategica complessiva della Cina’, a cui ora si accompagnano ‘azioni sempre più assertive’.

Il primo punto, forse il più importante per il cambiamento che comporta per le politiche dell’Ue, riguarda le conseguenze economiche e commerciali di quello che von der Leyen ha definito come un vero e proprio passaggio d’epoca nella ‘visione del mondo’ di Pechino, ‘plasmata da un senso di missione per la nazione cinese’ a livello globale. La Cina, secondo la presidente della Commissione, ‘ha ormai voltato pagina rispetto all’era delle riforme e dell’apertura, e si sta muovendo verso una nuova era di sicurezza e controllo’. In questo contesto, l’Unione europea si sta allineando agli Usa sulla politica di controllo degli investimenti e blocco delle esportazioni verso la Cina per le tecnologie avanzate con possibile uso duale (per scopi militari oltre che civili), che possono essere usate per nuovi sistemi di armamento o per l’intelligenza artificiale, rafforzando la capacità della Cina di aumentare il proprio potenziale militare e minacciare la sicurezza dell’Occidente e l’ordine mondiale (anche nella prospettiva, mai del tutto esclusa e sempre più temuta, di una possibile aggressione militare contro Taiwan).

Il discorso di Ursula von der Leyen è stato chiaro su questo: ‘Sappiamo – ha detto – che ci sono alcune aree in cui il commercio e gli investimenti mettono a rischio la nostra sicurezza economica o nazionale, in particolare nel contesto della esplicita fusione, in Cina, del settore militare con il settore commerciale. Questo è vero per alcune tecnologie sensibili, beni a duplice uso, o anche investimenti che derivano da trasferimenti forzati di tecnologia o conoscenza’. Bisogna perciò utilizzare in pieno gli strumenti per contrastare le distorsioni economiche che l’Unione si è già data, con il regolamento sui sussidi esteri, e il nuovo strumento per scoraggiare la coercizione economica. ‘Ora – ha osservato von der Leyen – abbiamo bisogno dell’unità a livello dell’Ue per un uso più audace e rapido di questi strumenti, quando è necessario, e un approccio più assertivo alla loro applicazione’. Ma non basta: ‘Il cambiamento delle politiche della Cina – ha osservato – potrebbe richiederci di sviluppare anche altri nuovi strumenti difensivi per alcuni settori critici’.

‘L’Ue – ha spiegato – deve definire le sue future relazioni con la Cina e altri paesi in settori sensibili ad alta tecnologia come la microelettronica, l’informatica quantistica, la robotica, l’intelligenza artificiale, la biotecnologia e altri’. E ‘laddove il duplice uso’, civile e militare, ‘non possa essere escluso, o i diritti umani potrebbero essere implicati, sarà necessario stabilire chiaramente se gli investimenti o le esportazioni’ da parte delle imprese europee ‘sono nei nostri interessi di sicurezza’. Dobbiamo garantire, ha sottolineato, ‘che il capitale, le competenze e le conoscenze delle nostre società non vengano utilizzate per migliorare le capacità militari e di intelligence di coloro che sono anche nostri rivali sistemici’. ‘Questo è il motivo per cui – ha riferito la presidente della Commissione – stiamo attualmente riflettendo su se e come l’Ue debba sviluppare un nuovo strumento mirato sugli investimenti in uscita. Questo riguarderebbe un piccolo numero di tecnologie sensibili in cui gli investimenti possono portare allo sviluppo di capacità militari che pongono rischi per la sicurezza’. Per questo, ha annunciato, ‘la Commissione presenterà entro quest’anno alcune idee iniziali come parte di una nuova ‘Strategia di sicurezza economica”. Intanto, bisogna riconoscere che l’Accordo complessivo sugli investimenti (Cai) dell’Ue con Pechino, per il quale i negoziati sono stati conclusi nel dicembre 2020, ma che è rimasto da allora congelato, con lo stop al processo di ratifica, ‘dovrà essere riesaminato alla luce della nostra più ampia strategia nei riguardi della Cina’, perché, ha ricordato von der Leyen, ‘negli ultimi tre anni il mondo e la Cina sono cambiati’. Il secondo punto è la presa di coscienza ‘non ingenua’ del fatto che la Cina e ormai un ‘rivale sistemico’, e che Pechino propone un ordine mondiale alternativo a quello fondato e sostenuto dall’Occidente, di cui non riconosce l’universalità dei valori della democrazia, dei diritti umani, dello stato di diritto. Il tentativo di imporre questo nuovo ordine mondiale, che l’accomuna alla Russia, vede la Cina impegnata nella ricerca di alleanze con il ‘global South’, con l’India e con le altre economie emergenti. ‘Il chiaro obiettivo del Partito comunista cinese – ha osservato von der Leyen – è un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale, con la Cina al centro. Lo abbiamo visto con le posizioni della Cina negli organismi multilaterali, che mostra la sua determinazione a promuovere una visione alternativa dell’ordine mondiale’. Una visione ‘in cui i diritti individuali sono subordinati alla sovranità nazionale’, e dove ‘la sicurezza e l’economia prendono il sopravvento sui diritti politici e civili’. Qui la risposta dell’Europa deve saper distinguere dove rispondere con fermezza, e dove, invece, bisogna cercare delle convergenze con Pechino, nelle aree in cui si può ancora collaborare a livello internazionale. ‘La nostra risposta – ha indicato la presidente della Commissione – deve iniziare dal lavoro per rafforzare lo stesso sistema internazionale. Noi vogliamo lavorare con i nostri partner su questioni globali come il commercio, la finanza, il clima, lo sviluppo sostenibile o la salute’, e a questo fine ‘è di vitale importanza garantire stabilità diplomatica e aprire linee di comunicazione con la Cina. Credo che non sia fattibile, né nell’interesse dell’Europa – ha avvertito -, rompere i ponti (‘decouple’, ndr) con la Cina.Le nostre relazioni non sono bianche o nere, e nemmeno la nostra risposta può esserlo. Questo è il motivo per cui dobbiamo concentrarci sulla riduzione del rischio, e non sulla rottura’. ‘E questo è uno dei motivi – ha aggiunto von der Leyen – per cui visiterò Pechino insieme al presidente Macron. Gestire questa relazione e avere uno scambio aperto e franco con le nostre controparti cinesi è una parte fondamentale di ciò che definirei la riduzione del rischio attraverso la diplomazia delle nostre relazioni con la Cina’. Ma, ha assicurato, ‘non saremo mai timidi nel sollevare le questioni profondamente preoccupanti’ riguardo alle violazioni dei diritti umani (come nello Xinjang), le pressioni militari e la disinformazione, e poi la coercizione economica e commerciale (in particolare contro i paesi che intensificano le relazioni con Taiwan), e ‘il deliberato sfruttamento della dipendenza e della leva economica per ottenere ciò che Pechino vuole dai paesi più piccoli’. La presidente della Commissione ha evidenziato che l’Ue vuole ‘riequilibrare e non tagliare’ le relazioni con la Cina, che è ‘un partner commerciale vitale’, con una politica di ‘riduzione del rischio’ a livello diplomatico ed economico. Negli scambi delle merci, la Cina vale il 9% delle esportazioni dell’Ue e il 20% delle importazioni, e nonostante il fatto che gli squilibri in questo rapporto stiano aumentando, ‘la maggior parte del nostro commercio in beni e servizi resta reciprocamente benefico e non comporta rischi’. Ma von der Leyen ha anche rilevato che ‘la nostra relazione è sbilanciata e subisce un impatto crescente dalle distorsioni create dal capitalismo di Stato cinese’. E dunque bisogna puntare, ha concluso la presidente della Commissione, a ‘un riequilibrio di questa relazione basato sulla trasparenza, la prevedibilità e la reciprocità’.

Secondo l’intelligence inglese la Russia cerca una società di mercenari per sostituire Wagner

Secondo l’intelligence inglese la Russia cerca una società di mercenari per sostituire Wagner




Secondo l’intelligence inglese la Russia cerca una società di mercenari per sostituire Wagner – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – La Russia starebbe cercando delle società militari private alternative a Wagner. E’ quanto riferisce il ministero della Difesa britannico, riportando l’ultimo bollettino della sua intelligence militare sulla guerra in Ucraina.

“Questo avviene nel contesto della faida di alto profilo tra il ministero della Difesa russo e il gruppo Wagner. La leadership militare russa probabilmente vuole una PMC (Private Military Company, ndr) sostitutiva su cui avere un maggiore controllo. Tuttavia, nessun’altra PMC russa conosciuta attualmente si avvicina alle dimensioni o al potere di Wagner”, si legge in una nota del ministero britannico.

Svezia: ora Ungheria e Turchia ratifichino la nostra adesione alla Nato

Svezia: ora Ungheria e Turchia ratifichino la nostra adesione alla Nato




Svezia: ora Ungheria e Turchia ratifichino la nostra adesione alla Nato – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – La Svezia si attende che Ungheria e Turchia rafichino l’adesione alla Nato, dopo che già la Finlandia ha potuto accedere all’alleanza. L’ha detto in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera il ministro degli Esteri Tobias Billstroem.

“Per noi era molto importante entrare insieme con la Finlandia. Abbiamo tenuto fede a tutti gli impegni sottoscritti nel memorandum sottoscritto con la Turchia, tranne un’ultima parte di legislatura che entrerà in vigore il primo giugno, quindi ora ci aspettiamo che il parlamento turco e quello ungherese ratifichino la nostra adesione”, ha detto il ministro svedese. Intanto, Stoccolma sta lavorando alla costituzione di una forza aerea congiunta nordica con Finlandia, Norvegia e Danimarca, con lo scopo di rafforzare il fianco est della Nato. “Questa iniziativa non inficia il nostro impegno su tutto il territorio Nato: dal Mar Nero all’Islanda. Siamo pronti anche a mandare nostri soldati per rafforzare il fianco Est dell’Alleanza, soprattutto nei Paesi baltic”, ha detto ancora il ministro.

Fedriga: premiata serietà. Matteo? In pochi mesi invertito trend

Fedriga: premiata serietà. Matteo? In pochi mesi invertito trend




Fedriga: premiata serietà. Matteo? In pochi mesi invertito trend – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – “Qui c’è solo una Regione che è stata ben governata. Sono contento per questo risultato che, per le sue dimensioni, mi carica di ancora maggiori responsabilità… Avevo percepito il clima positivo, ma non pensavo di andare oltre il 56-57%”. Lo ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, riconfermato ieri alla guida della regione, in una intervista al Corriere della Sera.

A cosa si deve un risultato così alto? “È stato riconosciuto l’impegno di 5 anni di lavoro. Probabilmente, la serietà di governo. Lo stile di chi bada alla sostanza dei problemi, che non fa dichiarazioni robo-anti. La proposta di governo dei territori, come si è visto anche in Lombardia e Lazio, è stata apprezzata dagli elettori. E poi l’apporto di Salvini come ministro delle Infrastrutture è stato premiante. A Roma Matteo sta lavorando molto bene”, ha sottolineato Fedriga sottolineando che “è sbalorditivo come in pochi mesi si sia riusciti ad invertire una tendenza negativa. Di solito per cambiare un trend servono anni”. Un ruolo a livello nazionale? “No – ha concluso -, mi sono proposto per la guida della mia Regione, per questo sono stato eletto e questo voglio fare. Non penso a nient’altro”.

Danza, Teatro e Musica: tre Biennali per le arti performative

Danza, Teatro e Musica: tre Biennali per le arti performative




Danza, Teatro e Musica: tre Biennali per le arti performative – askanews.it




















Venezia, 3 apr. (askanews) – Tre Biennali per stare dentro il sistema delle arti con ancora più autorevolezza. E allora ecco 70 novità, tra prime assolute, europee, italiane; 41 produzioni e coproduzioni, di cui molte commissionate; 48 giorni di programmazione per i Festival di Teatro (dal 15 giugno al 1 luglio), Danza (dal 13 al 29 luglio), Musica (dal 16 al 29 ottobre), che si estendono fino a 3 mesi di attività con le residenze dei giovani artisti di Biennale College. Si tratta di un intenso intervento della Biennale di Venezia nella produzione, la promozione e la documentazione della nuova creatività delle arti dal vivo, che vede quest’anno le nuove opere prodotte per e con la Biennale raggiungere la metà dell’intero programma.

“La Biennale – ha detto il presidente Roberto Cicutto – ha deciso da quest’anno di aumentare le risorse e il sostegno destinati ai Settori Danza Musica e Teatro e ai rispettivi Festival Internazionali. Questi Festival non sono mai stati concepiti come rassegne per mostrare il meglio delle produzioni nei campi di competenza dei tre direttori artistici, ma come lo sviluppo di un progetto che arricchisca conoscenza e sperimentazione in coerenza con un mandato quadriennale. Le maggiori risorse consentiranno anche al pubblico di poter più agevolmente assistere agli spettacoli che avranno un maggior numero di repliche, masterclass, installazioni e attività interdisciplinari. Soprattutto consentono alla Biennale di affidare commissioni, produrre o coprodurre nuovi spettacoli, colmando in parte (soprattutto nel Settore Musica) una falla nell’impegno pubblico rispetto a quanto si fa in altri Paesi. Il lavoro dei direttori artistici Wayne McGregor per la Danza, Lucia Ronchetti per la Musica, Stefano Ricci e Gianni Forte per il Teatro ha dimostrato nei primi tre anni del loro mandato le infinite possibilità nel tessere un filo ininterrotto fra maestri del passato, artisti contemporanei e professionisti del prossimo futuro. In questo modo si dà concretezza a quanto spesso si afferma ma difficilmente si realizza: far crescere donne e uomini all’inizio delle loro carriere, alimentandoli della lezione di chi li ha preceduti con spirito innovatore e di ricerca”. Sono oltre 450 gli artisti coinvolti, da 30 Paesi diversi, per i tre Festival di Danza, Musica e Teatro della Biennale di Venezia. Il Teatro vedrà in scena, tra gli altri, Armando Punzo, Leone d’oro alla carriera, con lo straordinario gruppo di attori-detenuti della Compagnia della Fortezza; Romeo Castellucci, che con le sue performance simboliche e visionarie attraversa generi, pubblici e continenti; due delle compagnie che maggiormente incarnano le tendenze degli ultimi anni, la catalana El Conde de Torrefiel e la fiamminga FC Bergman, destinataria del Leone d’argento. E ancora: le nuove voci di Boris Nikitin, attore, autore oltre che regista di ascendenze ucraino-franco-ebraiche, e di Bashar Murkus con il Khashabi Ensemble, teatro palestinese indipendente creato all’interno dello Stato di Israele, ad Haifa.

Spiccano per la Danza, fra i tanti appuntamenti in programma, un omaggio a Simone Forti, Leone d’oro alla carriera, con un’ampia mostra retrospettiva del suo lavoro di “artista del movimento” proveniente dal Museum of Contemporary Arts di Los Angeles; un trittico di coreografie che hanno la forza ipnotica della danza pura di Tao Dance Theater, Leone d’argento; Sidi-Larbi Cherkaoui, Javier De Frutos, Michaela Taylor, Alexis Fernandez, quattro coreografi per l’ensemble fondato dal super divo del balletto internazionale Carlos Acosta; la prima mondiale di Pontus Lidberg, coreografo, filmmaker e danzatore svedese che ha conquistato le compagnie più blasonate – dal New York City Ballet al balletto dell’Opéra di Parigi. E inoltre, le figure di Oona Doherty, Andrea Peña, Luna Cenere, giovani coreografe che si sono imposte recentemente all’attenzione di pubblico e critica. La Musica mette sotto i riflettori l’elettronica digitale a partire dal pioniere Morton Subotnick, passando per Brian Eno, Leone d’oro alla carriera, e l’eretico John Zorn, per arrivare al leggendario duo noto col criptico nome di Autechre, che ha portato la club culture ai confini con la musica d’avanguardia. Fra i tanti artisti invitati ci saranno: il musicista e performer Robert Henke, che rimette in circolo la tecnologia vintage dei pc Commodore; Brigitta Muntendorf che lancia la musica nello spazio con Orbit, voci di donne clonate dall’intelligenza artificiale e audio 3D, sottotitolo A War Series, ovvero le guerre che nei millenni si sono combattute contro il corpo femminile. Tante, inoltre, le figure dell’elettronica live più sperimentale, come Lamin Fofana, Jjjjjerome Ellis, Jace Clayton aka Dj Rupture, Steve Goodman aka Kode9, Loraine James, Aya, Emme, S280F, Soft Break, Yen Tech, Snufkin.

Biennale Teatro. I colori del Teatro. Dopo Blue e dopo Rot, ecco Emerald. Il progetto quadriennale dei direttori Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte) per il 51. Festival Internazionale del Teatro (15 giugno -1 luglio) si tinge di verde, evocando la città dei prodigi del paese di Oz, Emerald City e invitando il pubblico a un viaggio nello stupore. “Questa nuova edizione del Festival, piattaforma di una resistenza politica e poetica – ha detto i due direttori della Biennale Teatro, Ricci e Forte – continuerà a difendere l’idea che il Teatro, l’Arte e la Cultura debbano salvaguardare la loro missione di servizio pubblico; sarà un laboratorio ipnotico e vibrante di creazione scenica, riferimento essenziale come avamposto di utopie eroiche e meraviglie rivoluzionarie, e si drappeggerà in verde emerald, il cui orizzonte simbolico starà ad indicare il momento di un cambiamento profondo, di una trasformazione, di un passaggio ad una nuova fase della vita: la rigenerazione dopo l’inverno, la rivitalizzazione, la resurrezione, la rinascita e la libertà dell’essere umano. Celebreremo così un risveglio di primavera anche per il Teatro, investito ora più che mai a stimolare la fantasia, l’immaginario dello spettatore”. Biennale Danza. La chimica della danza. Altered States, titolo del 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (13-29 luglio), è il terzo capitolo con cui il direttore Wayne McGregor continua a sondare questa disciplina mobile, in dialogo con le tecno-culture e il pensiero scientifico più avanzato, ma anche in relazione percettiva con lo spettatore. “Gli artisti e i lavori selezionati per la Biennale Danza 2023 – spiega il coreografo britannico – sono alchimisti del movimento. Il loro lavoro è guidato da un’insaziabile curiosità di esplorare e sperimentare sia nel processo creativo che nella performance; attraverso l’improvvisazione, l’installazione soma-sensoriale, il minimalismo radicale o con sorprendenti allontanamenti da forme e contesti consueti. Fondamentalmente, sfidano le ortodossie tradizionali della danza e, così facendo, ci portano a fare l’esperienza del nostro corpo rinnovato, connettendo i nostri modelli esterni del mondo con le meno conosciute mappe interne – alterando i nostri stati di conoscenza ed esperienza”.

Biennale Musica. In scena a Venezia dal 16 al 29 ottobre, il 67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea Micro-Music secondo il Direttore Lucia Ronchetti “è dedicato al suono digitale, alla sua produzione e alla sua diffusione nello spazio acustico, attraverso tecnologie avanzate e ricerche sperimentali. Il Festival presenta un ampio spettro di tendenze stilistiche e ricerche creative innovative della scena musicale internazionale, secondo forme installative, performative e online, con molte prime assolute commissionate dalla Biennale Musica e coproduzioni con i più importanti festival internazionali”. Il Festival si articola in sei sezioni: Sound Microscopies; Sound Installations/Sound Exhibitions; Stylus Phantasticus-The Sound Diffused by Venetian Organs; Club Micro-Music; Digital Sound Horizons; Sound Studies.

Usa, Trump domani in tribunale per incriminazione: ecco cosa accadrà

Usa, Trump domani in tribunale per incriminazione: ecco cosa accadrà




Usa, Trump domani in tribunale per incriminazione: ecco cosa accadrà – askanews.it




















Roma, 3 apr. (askanews) – Donald Trump, il primo ex presidente Usa nella storia ad affrontare accuse penali, è arrivato a New York per la formalizzazione delle accuse a suo carico davanti a un giudice, dopo essere stato incriminato la scorsa settimana da un gran giurì di Manhattan.

L’ex presidente rimarrà alla Trump Tower stasera, dove incontrerà i suoi avvocati e i suoi consiglieri politici, riferisce Cnn. Ma anche prima della sua comparsa davanti al giudice, la sua presenza domani si farà sentire al tribunale di Manhattan, poiché tutti i processi e la maggior parte delle altre attività giudiziarie verranno interrotte prima del suo arrivo. Domani gli agenti del Secret Service, che si occupano della sicurezza dei presidenti Usa, dovrebbero accompagnare Trump nel primo pomeriggio all’ufficio del procuratore distrettuale, che si trova nello stesso edificio del tribunale.

Trump sarà arrestato dagli investigatori e gli verranno rilevate le impronte digitali. Di solito viene scattata una foto segnaletica, ma fonti a conoscenza dei preparativi hanno detto a Cnn che ancora non è certo che verrà scattata una foto segnaletica, perché l’aspetto di Trump è ampiamente noto e le autorità temono che l’immagine venga diffusa impropriamente all’esterno in violazione della legge dello stato di New York. In genere, dopo che gli imputati sono stati arrestati, vengono tenuti in celle vicino all’aula del tribunale prima di essere chiamati in giudizio. Ma questo non accadrà a Trump. Una volta che l’ex presidente avrà finito le procedure di identificazione, verrà portato attraverso una serie di corridoi e ascensori fino al piano in cui si trova l’aula di tribunale. Poi uscirà in un corridoio pubblico per entrare in aula. Trump non dovrebbe essere ammanettato, poiché sarà circondato da agenti federali armati per la sua protezione.

Nel pomeriggio, Trump dovrebbe essere portato in aula, dove l’atto d’accusa verrà reso pubblico e dovrà affrontare formalmente le accuse. Dopo essere stato chiamato in giudizio, Trump sarà quasi certamente rilasciato su sua richiesta. È possibile, anche se improbabile, che vengano poste condizioni si suoi movimenti. Normalmente, un imputato che viene rilasciato uscirebbe dalla porta principale, ma i servizi segreti vorranno limitare il tempo e lo spazio in cui Trump è in pubblico. Quindi, una volta terminata l’udienza in tribunale, Trump dovrebbe attraversare di nuovo il corridoio pubblico e i corridoi sul retro fino all’ufficio del procuratore distrettuale, e fino a dove il suo corteo di auto lo aspetterà. Quindi si dirigerà all’aeroporto in modo da poter tornare a Mar-a-Lago, dove è in programma un suo intervento pubblico in serata.

Friuli, netta vittoria di Fedriga. Lega prima, Fdi non sfonda

Friuli, netta vittoria di Fedriga. Lega prima, Fdi non sfonda




Friuli, netta vittoria di Fedriga. Lega prima, Fdi non sfonda – askanews.it




















Trieste, 3 apr. (askanews) – Qualche conferma, ma anche qualche grossa novità dalle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia. Che Massimiliano Fedriga, presidente uscente, dovesse vincere, quasi nessuno lo metteva in dubbio. Così come molti ritenevano che la Lega, soprattutto in presenza della Lista Fedriga, potesse soccombere a Fratelli d’Italia. Salvini, invece, ha garantito al suo movimento la leadership di primo partito in Regione. Quanto all’opposizione, l’effetto Schlein è stato quasi impercettibile per il Pd. E le novità più pesanti (per gli interessati) sono che il Terzo Polo ed il Movimento 5 Stelle restano fuori del Consiglio regionale, dove, per pochi decimali, non entrano neppure i no vax, o meglio la lista ‘Insieme liberi’ della candidata Giorgia Tripoli che pure ha sfiorato il 5%.

Fedriga, ovviamente soddisfatto (è al secondo giro e da presidente della Conferenza delle Regioni ha confermato che i suoi colleghi sono sostanzialmente tutti d’accordo per il terzo mandato), ha annunciato che si prenderà qualche giorno di tempo prima di metter mano alla nomina degli assessori. E’ probabile che la vicepresidenza sarà affidata a Fdi che comunque è cresciuto, come partito, rispetto al 2018. Tra le priorità programmatiche, il porto di Trieste, il rientro dei giovani, il contrasto della denatalità con il sostegno alla famiglia. “Vorrei che questo secondo mandato si caratterizzasse per un lavoro fatto sulla traccia del primo, lavorando per i cittadini senza inseguire facili promesse. Un’azione di governo che abbia la capacità di programmare il futuro del Friuli Venezia Giulia in una prospettiva che guardi non alle prossime elezioni ma al prossimo decennio”, ha dichiarato Fedriga.

Fedriga, candidato del centrodestra, è presidente col 64,13% dei consensi. La Lega è il primo partito della coalizione ed anche del Friuli Venezia Giulia con circa il 19%. Fratelli d’Italia si accontenta del 18,18%. La lista Fedriga è al 17,51% e si piazza come terzo partito dell’alleanza e della regione. Forza Italia si è fermata al 6,68%. Autonomia responsabile, che raccoglieva anche i centristi, non riesce a raggiungere nemmeno il 2%. Massimo Moretuzzo, candidato del centrosinistra, non va oltre il 28,65%. Il Pd raccoglie il 16,69% dei consensi e si piazza al quarto posto in regione. Il patto per l’Autonomia, il gruppo di Moretuzzo, si blocca al 6,31%. Il M5S retrocede al 2,46%, i Verdi Sinistra il 2%, Open l’47, Slovenska Skupmost 1,15%.

Giorgia Tripoli di ‘Insieme Liberi’ guadagna il 4,67%, risultato che probabilmente non metteva neanche in conto, ma la lista non riesce ad entrare in Consiglio per un soffio: si ferma al 3,99% (la soglia è del 4%). Delusione nel Terzo Polo: Alessandro Maran non va oltre il 2,72%, mentre la lista di Calenda, Italia Viva e +Europa sale al 2,77%. Nei 24 Comuni al voto, Udine va al ballottaggio. In questo caso, il Terzo Polo è sceso in campo con il candidato sindaco del Pd, mentre il Movimento 5 Stelle si è candidato da solo.

Vinitaly, Umbria: ecco portale Umbriatourism per promozione enoturismo

Vinitaly, Umbria: ecco portale Umbriatourism per promozione enoturismo




Vinitaly, Umbria: ecco portale Umbriatourism per promozione enoturismo – askanews.it



















Roma, 3 apr. (askanews) – La Regione Umbria ha presentato oggi al Vinitaly, in corso a Verona, i servizi del suo portale Umbriatourism (umbriatourism.it) per la promozione dell’enoturismo.

Sul portale, strumento utile per organizzare visite e soggiorni in Umbria e supporto per connettere digitalmente l’utente con l’offerta regionale, sono attualmente accreditate 49 cantine, che possono creare e pubblicare le loro offerte promo commerciali, prodotti ed esperienze (degustazioni, visite, cooking class) oltre a contenuti volti alla conoscenza delle produzioni dei territori, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche. Il portale della Regione consente la pubblicazione solo ad operatori accreditati il cui processo di accreditamento presuppone che siano soddisfatti requisiti formali e di riconoscibilità di un operatore/produttore, fornitore di servizi e prodotti regionali. Questo per garantire la qualità dei servizi offerti al pubblico.

L’evento è stato presentato dall’Assessorato al Turismo e Cultura e dall’assessorato alle Politiche agricole e agroalimentari.

Nato, Stoltenberg: domani data storica con adesione di Helsinki

Nato, Stoltenberg: domani data storica con adesione di Helsinki




Nato, Stoltenberg: domani data storica con adesione di Helsinki – askanews.it




















Bruxelles, 3 apr. (askanews) – Si apre ‘una settimana storica’ per la Nato, con l’ingresso ufficiale, domani, della Finlandia come 31esimo membro dell’Alleanza, nel processo di adesione più rapido che sia mai stato completato. Resta ancora da risolvere la controversia fra la Turchia e la Svezia, prima di poter accogliere anche Stoccolma nella Nato, e si prosegue a lavorare in questo senso. Ma sarebbe sbagliato pensare che la Svezia sia stata ‘lasciata sola’: in realtà è già fortemente integrata a tutti i livelli nell’Alleanza, e lo sarà ancora di più ora che vi partecipa la Finlandia, con cui ha rapporti strettissimi.

E’ il messaggio principale che ha dato oggi a Bruxelles il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso della sua conferenza stampa di presentazione della riunione di domani e mercoledì dei ministri degli Esteri dell’Alleanza. Il segretario generale ha avvertito che ‘quello che sta accadendo oggi in Europa potrebbe accadere domani nell’Asia orientale’. Se ne parlerà mercoledì alla riunione degli alleati della Nato con i partner dell’Unione europea e dell’Indo-Pacifico: Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea.

In questo contesto, verrà affrontato anche ‘il crescente allineamento della Cina con la Russia’. Stoltenberg ha ribadito che ‘qualsiasi fornitura di armi letali da parte della Cina alla Russia sarebbe un grave errore’. E ha sottolineato che ‘in un momento in cui la Russia e la Cina stanno sfidando l’ordine internazionale e i valori democratici, è ancora più importante che restiamo uniti come alleati della Nato, e con i partner ‘like-minded”. Stoltenberg, infine, ha riaffermato la posizione favorevole all’adesione alla Nato dell’Ucraina, quando sarà il momento, precisando però che prima è necessario che vinca la guerra contro l’invasore russo, grazie anche al forte sostegno dei paesi dell’Alleanza in termini di fornitura di armi. Domani vi sarà anche una riunione della commissione Nato-Ucraina, con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

‘Domani – ha annunciato Stoltenberg in apertura della conferenza stampa – daremo il benvenuto alla Finlandia come trentunesimo membro della Nato’, e ‘alzeremo la bandiera finlandese per la prima volta qui al quartier generale della Nato. Sarà un buon giorno per la sicurezza della Finlandia, per la sicurezza della regione nordica e per la Nato nel suo complesso. E di conseguenza, anche la Svezia sarà più sicura’. ‘Da domani – ha spiegato il segretario generale -, la Finlandia sarà un membro a pieno titolo dell’Alleanza e parteciperà a tutti i nostri incontri, attività, strutture militari. E questo accadrà domani perché ora tutti e 30 gli alleati hanno ratificato il protocollo di adesione. L’unica cosa che rimane è ciò che avverrà domani: la Turchia, che è stato l’ultimo alleato a ratificare i documenti di adesione della Finlandia, li depositerà presso il quartier generale della Nato’ perché siano inviati negli Stati Uniti. Dopo di che ci sarà ‘una cerimonia dell’alzabandiera, qui fuori, alle 3.30 di domani 4 aprile, che è anche l’anniversario della Nato, fondata con il Trattato di Washington firmato il 4 aprile 1949. Quindi è davvero una giornata storica, un grande giorno per l’Alleanza e un grande onore poter dare il benvenuto alla Finlandia’.

‘La Finlandia – ha affermato Stoltenberg – porterà all’Alleanza consistenti forze militari ben addestrate, ben equipaggiate con anche un grande esercito di riservisti’; il Paese ‘sta anche investendo in nuovi velivoli avanzati, più di 60, della quinta generazione di F35. E dobbiamo anche ricordare che la Finlandia è tra i pochi paesi in Europa che di fatto non hanno ridotto gli investimenti nella difesa, non hanno ridotto la prontezza delle forze armate alla fine della guerra fredda. Hanno continuato a investire per molti anni. Hanno addestrato e costruito un grande esercito, e mantengono un alto livello di prontezza. La Finlandia è anche un paese con un livello estremamente elevato di resilienza, di preparazione in tutta la società’. E poi, ‘naturalmente, abbiamo anche il lungo confine tra Russia e Finlandia. Quindi, con l’adesione della Finlandia, il confine terrestre della Nato con la Russia, sarà più che raddoppiato’, ha osservato il segretario generale, ricordando che ‘il presidente Putin era andato in guerra contro l’Ucraina con l’obiettivo dichiarato di ottenere meno Nato. Voleva che rimovessimo le nostre forze, le nostre strutture dai territori di tutti gli alleati che hanno aderito dopo il 1997, intendendo tutti gli alleati nell’Europa centro-orientale, e voleva che la Nato rendesse assolutamente chiaro che le sue porte erano chiuse per qualsiasi nuova adesione’. E invece ‘sta ottenendo l’esatto contrario, sta ottenendo una maggiore presenza della Nato nelle sue regioni orientali, e due nuovi membri dell’Alleanza, con la Finlandia e la Svezia’. ‘Abbiamo assistito al processo di ratifica più rapido nella storia moderna della Nato’, ha rilevato Stoltenberg. Domani entra la Finlandia, ‘e tutti gli alleati concordano sul fatto che anche l’adesione della Svezia dovrebbe essere completata rapidamente’. Su questo punto, il segretario generale della Nato è stato molto attento a non dare l’impressione di accusare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan come responsabile del ritardo, a causa delle sue richieste a Stoccolma estradare in Turchia tutti i cosiddetti ‘terroristi’ secondo il governo di Ankara. Stoltenberg ha anzi espresso una certa comprensione per le esigenze turche, citando fra i ‘terroristi’ da estradare i militanti del Pkk (il partito armato curdo), che effettivamente è nella lista Ue delle organizzazioni terroristiche), ma tacendo sugli altri oppositori del regime turco, che Ankara pretende di poter perseguire, e che non compaiono nella lista Ue. ‘La mia posizione – ha detto Stoltenberg – è che la Svezia ha rispettato gli impegni presi quando ha firmato il memorandum d’intesa trilaterale, insieme a Finlandia, e alla Turchia al vertice della Nato a Madrid lo scorso anno. E questo è il motivo per cui anche io, sia nei miei incontri con il presidente Erdogan che pubblicamente, ho chiarito che è giunto il momento di ratificare l’adesione Svezia, per finalizzare il processo’. Riguardo alla controversia tra Ankara e Stoccolma, ha osservato il segretario generale della Nato, ‘il modo migliore per affrontare questi problemi è sedersi, incontrarsi, consultarsi e trovare una via d’uscita. E quindi accolgo con favore il fatto che quando ho visitato il presidente Erdogan alcune settimane fa, abbiamo effettivamente concordato su due cose. Abbiamo convenuto che avrebbe potuto portare avanti il completamento dell’adesione’ della Finlandia. ‘E il presidente Erdogan, il parlamento turco, la Grande Assemblea Nazionale lo hanno fatto. Quindi questo è il motivo per cui siamo dove siamo ora con la Finlandia, che sarà membro a pieno titolo da domani’. ‘Ma l’altra cosa su cui abbiamo concordato durante la mia ultima visita al presidente Erdogan – ha continuato Stoltenberg – è stata che avremmo dovuto riavviare il processo per fare progressi sull’adesione della Svezia. Ed è per questo che alcune settimane fa abbiamo convocato una riunione di questo meccanismo permanente con Finlandia, Svezia e Turchia, qui al quartier generale della Nato. Abbiamo deciso di incontrarci di nuovo, perché quando ci sono differenze, il modo migliore per affrontarle è sedersi, consultarsi e vedere come possiamo trovare una via d’uscita. Quindi continueremo a lavorare per sostenere gli sforzi di questo meccanismo permanente’. ‘Il mio messaggio – ha detto a questo punto il segretario generale, entrando nei contenuti della controversia – è che, sì, la Turchia ha alcuni legittimi problemi di sicurezza e tutti gli alleati dovrebbero affrontarli. Contano anche per noi. E quindi accolgo con favore anche il fatto che Finlandia e Svezia abbiano deciso di intensificare la cooperazione con la Turchia’. ‘La Svezia – ha ricordato Stoltenberg – ha adottato una legislazione più severa sulla lotta al terrorismo. Esistono meccanismi per scambiare più informazioni e l’intelligence. E la Svezia ha rimosso qualsiasi restrizione sulle esportazioni di armi alla Turchia (un altro punto fortemente controverso, ndr). Dobbiamo anche capire che quando la Svezia e la Turchia lavorano ora più strettamente insieme e combattono il terrorismo, ciò aiuta la Turchia nella sua lotta, ad esempio, contro il Pkk, che è considerato un’organizzazione terroristica, non solo dalla Turchia, ma da Svezia, Finlandia, gli alleati Nato e l’Unione Europea. E, naturalmente, lavoriamo insieme per combattere questa organizzazione terroristica’. ‘Ma questo poi – ha aggiunto il segretario generale della Nato, con un argomento a sostegno delle richieste di Ankara – aiuta anche la Svezia ad affrontare una parte della criminalità organizzata che vede prendere piede nelle proprie strade. Perché sappiamo che esiste uno stretto legame tra molte di queste organizzazioni terroristiche, le loro attività e la criminalità organizzata, il traffico di droga in un paese come la Svezia. Quindi credo fermamente che abbiamo un interesse comune nell’affrontare questi problemi. E dimostrando ciò, possiamo garantire che anche la Svezia possa essere un membro a pieno titolo dell’Alleanza nel prossimo futuro’. In ogni caso, Stoltenberg ha sottolineato che già prima dell’adesione formale, la Svezia è già pienamente integrata nella Nato. ‘Non dovremmo commettere l’errore di pensare ) ha detto – che fino a quando la ratifica finale non sarà stata fatta, non accadrà nulla’. Invece, ‘sta succedendo molto. È tutto iniziato il giorno in cui abbiamo dato a Finlandia e Svezia lo status di invitati, il che significa che si siedono al tavolo e nelle riunioni della Nato, del Consiglio del Nord Atlantico, delle strutture militari, dei diversi comitati, integrandosi sempre di più, anche con obiettivi di capacità provvisori per la Svezia, come è stato fatto anche per la Finlandia, che ora li vedrà trasformati in normali obiettivi di capacità. Ma la differenza non è così grande’. ‘Conosciamo molto bene la Svezia’. Gli svedesi, ha rilevato il segretario generale, ‘sono già molto vicini alla Nato, e conoscendo il rapporto molto stretto da molti, molti anni tra Finlandia e Svezia, l’adesione della Finlandia farà in modo che la Svezia si avvicini ancora di più alla Nato anche nelle strutture militari’. Stoltenberg ha quindi negato ‘la sensazione che in un certo senso la Svezia sia lasciata sola’. E invece ‘no, la Svezia – ha affermato – non viene lasciata sola. La Svezia è il più vicino possibile a essere membro a pieno titolo’ dell’Alleanza. ‘E noi continuiamo a integrare la Svezia. Faremo ancora di più. E poi, ovviamente, non appena possibile, completeremo anche il processo formale di adesione’, ha assicurato il segretario generale. Riguardo all’Ucraina, Stoltenberg ha osservato: ‘Non sappiamo quando finirà questa guerra. Ma quando lo farà, dovremo mettere in atto accordi in modo che l’Ucraina possa scoraggiare future aggressioni. Non possiamo permettere alla Russia di continuare a intaccare la sicurezza europea’. ‘Non ci sono segnali che il presidente Putin si stia preparando per la pace. Si sta preparando per aumentare la guerra’, ha detto il segretario generale. ‘Gli alleati – ha ricordato – hanno fornito 65 miliardi di euro di aiuti militari, e accolgo con favore il fatto che moderni carri armati e altri veicoli corazzati abbiano iniziato ad arrivare in Ucraina. Questo può fare davvero la differenza in prima linea e consentire alle forze ucraine di liberare più territorio. Con Kuleba, ha proseguito, ‘discuteremo su come rafforzare il nostro sostegno, come continuare a rafforzare le forze armate ucraine. E come sostenere la loro transizione dall’era sovietica all’equipaggiamento e alla dottrina della Nato’. Quanto alla minaccia russa di dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia, Stoltenberg ha sottolineato che ‘l’annuncio del presidente Putin fa parte di uno schema di pericolosa e sconsiderata retorica nucleare, in cui il presidente Putin cerca di usare le armi nucleari come un modo per impedirci di sostenere l’Ucraina’. Sono ‘intimidazioni, coercizioni per impedire agli alleati e ai partner della Nato di sostenere gli ucraini nel loro diritto di difendere il proprio paese’. Ma, ha assicurato, ‘noi non ci faremo intimidire. Continueremo a sostenere l’Ucraina. Naturalmente, la Nato rimane vigile. Monitoriamo molto da vicino ciò che fa la Russia. Ma finora – ha precisato -, non abbiamo visto alcun cambiamento nella loro postura nucleare che richieda un cambiamento nella nostra postura nucleare. Rimaniamo un’Alleanza nucleare, usiamo la deterrenza e difendiamo tutti gli alleati e, naturalmente, continuiamo a monitorare ciò che la Russia fa, anche riguardo a un potenziale dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia’, ha concluso.