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Tag: Sanremo 2023

Turismo, sondaggio: 71% famiglie italiane viaggia in coppia con figli

Turismo, sondaggio: 71% famiglie italiane viaggia in coppia con figliMilano, 21 gen. (askanews) – Evaneos, piattaforma di viaggi responsabili con esperienze sostenibili, ha condotto un’indagine esclusiva sulle abitudini di viaggio delle famiglie italiane raccogliendo interessanti informazioni sui principali fattori che ne influenzano le scelte. La ricerca ha riguardato 1.000 intervistati, selezionati attraverso un panel online profilato, garantendo un campione rappresentativo delle famiglie italiane con figli sotto i 18 anni, con distribuzione per area geografica, sesso ed età.


Tra gli elementi della ricerca, ci sono i compagni di viaggio, la destinazione, il budget, la scelta del tipo di vacanza quando si viaggia con figli minori, i criteri utilizzati per definire un’esperienza di viaggio soddisfacente, le esigenze specifiche dei diversi tipi di famiglie, oltre a quella tradizionale (genitori single, famiglie allargate e genitori divorziati/separati) al fine di identificare eventuali differenze significative nei comportamenti e nelle preferenze di scelta. Viaggi in famiglia: la scelta preferita


Il 71% delle famiglie italiane predilige viaggiare in coppia con i figli. Interessante notare che la preferenza è maggiore negli uomini (73,7%) rispetto alle donne (68,9). Confrontando i dati complessivi con la suddivisione per tipologia familiare, la percentuale di viaggio con i figli è particolarmente alta nelle famiglie tradizionali (82,5% vs 71%). Questo dato si riduce notevolmente nel caso delle famiglie allargate (49%), dei genitori divorziati (39%) e delle famiglie monoparentali (27%).


I genitori monoparentali mostrano una maggiore propensione a viaggiare con la famiglia allargata (22,7% vs 10%) o a partire da soli (19,1% vs 5% ). Per i genitori divorziati o separati, emerge invece una tendenza significativa a viaggi in compagnia di amici (19,1% vs 7%) o da soli (16,9% vs 5%). Quando si è in vacanza, le opinioni si dividono: il 51% dei genitori preferisce fare tutto insieme ai figli, mentre il 49% ritiene importante mantenere un equilibrio tra momenti condivisi e attività autonome.


Le vacanze con i figli sinonimo di felicità, relax e condivisione Il 95% degli intervistati attribuisce ai viaggi in famiglia un significato positivo: condivisione (33%), relax (31%) e felicità (31%). Per il 63%, i viaggi con i figli sono esperienze divertenti e arricchenti, anche se il 15% li percepisce come impegnativi per via dell’organizzazione e il 5% considera ‘vere’ vacanze solo quelle senza figli. Partire in famiglia: sì, ma la vacanza deve essere comoda Il 33% delle famiglie sceglie villaggi turistici, apprezzati per l’organizzazione e la serenità che offrono. Seguono i viaggi itineranti (23%) e quelli su misura organizzati da un agente di viaggio (20%). Soluzioni come appartamenti o alberghi con angolo cucina restano meno popolari, rispettivamente con l’11% e il 9% delle preferenze. Si evidenzia una preferenza per la programmazione semplificata del viaggio per più della metà del campione (53%), mentre il viaggio itinerante, scelto dal 23%, riflette una maggiore volontà di libertà. Per i genitori monoparentali, la scelta di un villaggio dove tutto è organizzato e non c’è nulla da programmare risulta più forte (36% vs 33%), mentre i genitori divorziati o separati si distinguono per una preferenza verso il viaggio itinerante (30% vs 23%). I risultati evidenziano che avere tutto pianificato aiuta a trascorrere una vacanza in serenità e senza pensieri, libera da organizzazione e vincoli. Molte famiglie però sono mosse dal desiderio di avere una vacanza comoda ma nello stesso tempo desiderano scoprire il mondo con i loro figli. Grazie alla squadra di agenzie locali specializzate in viaggi in famiglia, Evaneos permette la costruzione di itinerari personalizzati anche con la scelta dell’alloggio in linea con le esigenze. Evaneos offre le migliori soluzioni per soddisfare questo bisogno di scoperta proponendo itinerari unici e fuori dalle solite rotte. Piuttosto che un soggiorno tutto incluso, si potrà creare un itinerario in linea con le aspettative di ciascun membro della famiglia, ma anche scoprire luoghi segreti e attività insolite grazie ai consigli dell’esperto o dell’esperta locale. Un modo diverso di viaggiare, più autentico e sostenibile, che permetterà di esplorare meglio la meta scelta per le vacanze. Infine la maggior parte delle famiglie preferisce un equilibrio tra momenti condivisi e spazi di autonomia durante le vacanze (51% a 49%). Solo il 18% ha dichiarato di fare assolutamente tutto insieme ai figli mentre una minoranza del 5% ha indicato di preferire attività completamente autonome tra genitori e figli. Pianificare la vacanza: tra piacere e necessità Per metà delle famiglie (50%), pianificare e organizzare il viaggio è un piacere. Tuttavia, il 29% lo considera una necessità e il 12% lo percepisce come un’incombenza stressante. Gli ostacoli principali includono trovare una vacanza che piaccia a tutti (41%) e coordinare le disponibilità di tempo dei membri della famiglia (32%). Fonti di ispirazione: dominano i siti web Per trovare ispirazione nella ricerca della meta, i siti web dedicati sono per oltre la metà del campione (53%) la maggiore fonte d’ispirazione quando si cerca una destinazione o un’attività da fare. Le raccomandazioni di amici o parenti hanno un peso rilevante con il 44%, i social media di persone che si conoscono rappresentano ¼ del campione (25%), seguiti solo a 2 punti percentuali dalle agenzie di viaggio (23%). A seguire si posizionano nell’ordine le guide turistiche tipo Lonely Planet (18%), i social media di influencer (16%) e infine i media tradizionali (15%). I più giovani (fino a 34 anni) preferiscono farsi ispirare nell’ordine dai siti web dedicati ai viaggi, dai social media di persone che conoscono e dalle raccomandazioni dirette di amici e parenti, ma fanno affidamento anche molto più del doppio ai social media degli influencer rispetto al gruppo dei più maturi (oltre 35 anni) che utilizzano meno fonti di informazione (in media 1,9 contro 2,3) e si affidano principalmente ai siti web dedicati ai viaggi, alle raccomandazioni dirette di amici e parenti e alle agenzie di viaggio. La maggior parte delle famiglie (70%) coinvolge i figli nella scelta delle vacanze, includendoli pienamente come co-decisori (30%), anche se la decisione finale spetta poi agli adulti (40%). Budget familiare: sotto i 3.000 euro per la maggior parte delle famiglie Il 77% delle famiglie spende meno di 3.000 euro l’anno per i viaggi, il 14% tra i 3.000 e i 5.000 mentre solo il 9% supera i 5.000 euro. Complessivamente le famiglie spendono in media €826 all’anno per ogni componente familiare. A spendere di più sono le famiglie con due componenti, genitore + figlio, che spendono € 1.103 all’anno per persona. A seguire quelle con tre componenti € 872 e quelle con quattro componenti € 755. Chiudono la classifica le famiglie con sette componenti con €464. Le famiglie tradizionali, che rappresentano la maggioranza del campione, hanno una distribuzione più equilibrata tra i diversi livelli di budget, con una maggiore concentrazione nelle fasce sia da 0 a 1000 € che da 1000 € a 2000 € (27%). Segue il 27% con 2000-3000 € e una quota significativa (16%) che può permettersi budget più elevati tra 3000 € e 5000 €. Le famiglie monoparentali mostrano un forte gap di spesa: il 79% spende fino a 2000 €, percentuale molto superiore rispetto alle altre tipologie familiari, mentre il 7% (vs 4% del campione) dichiara un budget superiore ai 10.000 €. I genitori divorziati o separati si collocano prevalentemente nelle fasce di 0-1000 € (42% vs 32%) e 1000-2000 € (24% vs 26%). Le famiglie allargate si distinguono per una propensione di spesa leggermente superiore nei budget medi e alti: il 17% nella fascia 3001-5000 € (vs 14% del campione) e il 6% tra 5000 e 10000 € (vs5%), probabilmente per via anche alla tipologia familiare che prevede un maggior numero di componenti. Coinvolgere i figli nella scelta delle vacanze. Il 70% delle famiglie include i figli nella pianificazione: il 40% li consulta ma riserva la decisione finale agli adulti, mentre il 30% li coinvolge come co-decisori. Questo approccio riflette il desiderio di creare vacanze che rispecchino i desideri di tutta la famiglia.

Giovanni Amoroso eletto nuovo presidente della Corte costituzionale

Giovanni Amoroso eletto nuovo presidente della Corte costituzionaleRoma, 21 gen. (askanews) – Giovanni Amoroso è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Amoroso, che prende il posto di Augusto Barbera, il cui mandato è scaduto il 21 dicembre scorso, è stato eletto all’unanimità. Sono stati nominati vice presidenti Francesco Viganò e Luca Antonini.


Amoroso è giudice della Consulta dal 26 ottobre del 2017 e dal 21 dicembre scorso ha ricoperto l’incarico di presidente facente funzioni. Amoroso, 75 anni, nato a Mercato Sanseverino (Salerno) il 30 marzo 1949, è entrato in magistratura nel marzo 1975 (collocato al secondo posto della graduatoria finale); ha svolto le funzioni di pretore penale presso la pretura di Bergamo (1976-1980) e di pretore del lavoro presso la pretura di Roma (1980-1984). Nel 1984 è stato assegnato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione, dapprima come magistrato di tribunale (1984-1989) e poi come magistrato d’appello (1996-2000), venendo applicato alla Sezione Lavoro e partecipando ai collegi come relatore e poi estensore delle pronunce adottate.


Nel periodo 1986-1989 è stato altresì applicato al Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione, tenendo anche corsi di apprendimento del sistema Italgiure delle banche dati della Corte. Dal 1990 al 1996 è stato collocato fuori ruolo della magistratura in quanto assistente di studio a tempo pieno del giudice costituzionale Renato Granata. Successivamente – rientrato in ruolo come magistrato d’appello applicato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione – ha proseguito dal 1996 al 1999 come assistente di studio a tempo parziale del giudice costituzionale Renato Granata, eletto presidente della Corte.


In seguito, dal 1999 al 2008, rimanendo in ruolo come magistrato della Corte di cassazione, è stato assistente di studio del giudice costituzionale e poi presidente Franco Bile. Nominato consigliere di cassazione nel 2000, è stato dapprima assegnato alla Terza Sezione penale della Corte di cassazione con applicazione alla Sezione Lavoro e successivamente a quest’ultima con applicazione alla Terza Sezione penale, svolgendo sempre contemporaneamente funzioni di legittimità sia nel settore civile che in quello penale. Conseguita l’idoneità alle funzioni direttive superiori, dal marzo 2006 è stato assegnato anche alle Sezioni Unite civili della Corte di cassazione come consigliere e poi come Presidente di sezione.


Nel febbraio del 2013 è stato nominato direttore aggiunto dell’Ufficio del Massimario della Corte e successivamente direttore dello stesso Ufficio. Nel febbraio del 2015 è stato nominato presidente di sezione della Corte e assegnato alla Sezione Lavoro. Nel giugno del 2015 è stato destinato anche alle Sezioni Unite civili come presidente di sezione non titolare, venendo altresì designato come coordinatore delle Sezioni Unite civili. Eletto giudice costituzionale dalla Corte di Cassazione il 26 ottobre 2017, ha giurato il 13 novembre 2017.

Perché Trump vuole riprendersi il Canale di Panama

Perché Trump vuole riprendersi il Canale di PanamaRoma, 21 gen. (askanews) – Si è molto parlato nelle ultime settimane delle ambizioni territoriali del nuovo presidente Usa Donald Trump rispetto la Groenlandia, il Canada e altrove. Ma, nel giorno stesso del suo insediamento, la dichiarazione più forte, per quanto riguarda le mire espansionistiche, sembra essere quella sul Canale di Panama, che ha una rilevanza strategica diretta e consistente dal punto di vista di Washington, anche alla luce della forte influenza che la Cina è riuscita a creare sui vertici dello stato panamense.


“Siamo stati trattati molto male con questo regalo insensato che non avrebbe mai dovuto essere fatto. La promessa che Panama ci aveva fatto non è stata mantenuta”, ha affermato Trump, sottolineando che le navi americane sono “gravemente sovrattassate”. E soprattutto – ha detto ancora il neopresidente – “la Cina sfrutta il Canale di Panama, e noi non l’abbiamo dato alla Cina, lo abbiamo dato a Panama. E ce lo riprenderemo”. Il presidente di Panama José Raul Mulino ha immediatamente replicato che “il canale appartiene e continuerà ad appartenere a Panama”.


La vicenda storica del Canale di Panama è particolarmente intricata. Dopo negoziati falliti con la Colombia, gli Stati uniti sostennero l’indipendenza di Panama nel 1903, con il presidente Theodore Roosevelt che utilizzò la “diplomazia delle cannoniere” per dissuadere i colombiani. In cambio del sostegno militare e del riconoscimento degli Stati uniti, il trattato Hay-Bunau-Varilla concesse agli Stati Uniti il controllo perpetuo di una zona larga dieci miglia per dieci milioni di dollari e un canone annuale di 250.000 dollari. Tuttavia, questo accordo politico del 1903 generò un profondo risentimento per le percepite violazioni della sovranità di Panama. Nel 1920 il Canale fu inaugurato. Nel 1977, il presidente Jimmy Carter, morto questo mese, promosse i trattati Torrijos-Carter per rafforzare i rapporti tra Stati uniti e Panama. Questi prevedevano il trasferimento del canale entro il 2000 e la garanzia della sua neutralità permanente. Panama assunse il controllo del canale il 31 dicembre 1999.


Il Canale di Panama è fondamentale per il commercio globale, perché rappresenta sostanzialmente uno snodo obbligato per gli scambi tra l’Asia e i porti orientali degli Stati uniti e delle Americhe. Parliamo di un cruciale collegamento marittimo tra l’Atlantico e il Pacifico. Le alternative, come il trasporto via terra o la navigazione attraverso Capo Horn, aggiungono distanza, costi e impatti ambientali significativi, mentre le rotte artiche sono stagionali e geopoliticamente complesse. Per questo motivo, il suo controllo rappresenta un atout strategico per gli Stati uniti, come per qualsiasi potenza voglia svolgere un ruolo chiave negli scambi internazionali. Pechino ha lavorato con intensità e con una notevole profusione di fondi per aumentare la sua influenza su Panama City, promettendo infrastrutture importanti. Il suo sforzo ha avuto successo, tanto che nel 2017 Panama ha tagliato i suoi rapporti con Taiwan, riconoscendo la Cina popolare come unica Cina. E nel 2018 Panama è diventato il primo paese latino-americano a firmare l’Iniziativa Belt and Road, promossa dal presidente Xi Jinping e vista dagli Stati uniti come una minaccia geopolitica alla sua influenza. Inoltre, nel 2018 Xi è stato il primo presidente cinese a recarsi nel paese.


Per quanto riguarda più specificamente il Canale di Panama, è una compagnia cinese – CK Hutchison Holdings con sede a Hong Kong – a gestire i porti alle estremità del canale, sollevando preoccupazioni su infrastrutture a doppio uso e sulle manovre strategiche cinesi, che ha rapporti sempre più stretti con l’America latina, vista dagli Usa da sempre come il “cortile di casa”. Recentemente, inoltre, una società cinese ha ottenuto un contratto da quasi un miliardo e mezzo di dollari per costruire il quarto ponte sul canale. Oggi Panama ha annunciato di aver avviato un audit sulla Panama Ports Company, che è controllata da Hutchinson. “Oggi, i nostri revisori sono arrivati alla Panama Ports Company per avviare un audit completo volto a garantire l’uso efficiente e trasparente delle risorse pubbliche”, ha affermato l’ufficio del Comptroller su X. Potrebbe ripetersi quanto accaduto nel 2021, quando un audit revocò alla società cinese Landbridge un contratto per la costruzione di un gigantesco porto container. Gli Stati uniti esercitano una significativa leva economica su Panama. Come principale utilizzatore del canale e maggiore investitore diretto estero di Panama, con 3,8 miliardi di dollari annui, Washington può influenzare le decisioni panamensi. Tuttavia, la Cina offre alternative di investimento concorrenziali con gli Stati uniti. Le tariffe di transito, calcolate con una formula universale, sono aumentate negli ultimi anni, in parte a causa della siccità del 2023 e dell’inizio del 2024, che ha limitato il numero di navi in transito. Le autorità hanno aumentato le tariffe per compensare la perdita di entrate dovute alle restrizioni. Trump, da questo punto di vista, sembra aver deciso di assumere una posizione molto assertiva con due possibili obiettivi: ricontrattare le tariffe di passaggio o addirittura rimettere direttamente le mani sul Canale. Recentemente ha detto che i trattati sul Canale rappresentano una “parte cattiva” dell’eredità di Carter. Ritiene che Panama stia violando gli accordi sia in termini di tariffe di transito, per quali Panama si era impegnata a mantenere livelli “giusti, ragionevoli, equi e conformi al diritto”; sia in termini di neutralità del canale sul passaggio di navi militari, perché il controllo cinese potrebbe rendere improbabile che questa clausola sia rispettata.

Colloquio Putin-Xi: collaborazione basata su interessi comuni

Colloquio Putin-Xi: collaborazione basata su interessi comuniRoma, 21 gen. (askanews) – Nel primo giorno dal ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, il presidente cinese Xi Jinping e il leader russo Vladimir Putin hanno ribadito la volontà di collaborazione stretta, basata sulla “comunanza d’interessi” tra i due paesi, anche alla luce delle “incertezze esterne”. Lo riferiscono i media russi. Xi e Putin hanno avuto un colloquio in videoconferenza.


“Siamo d’accordo sul fatto che la cooperazione tra Mosca e Pechino si basi su un’ampia comunanza di interessi nazionali e su una convergenza di visioni su come dovrebbero essere le relazioni tra grandi potenze. Costruiamo i nostri legami sulla base dell’amicizia, della fiducia reciproca, del sostegno, dell’uguaglianza e del beneficio reciproco,” ha affermato Putin. “Stiamo lavorando nell’interesse di garantire una sicurezza indivisibile nello spazio eurasiatico e nel mondo nel suo complesso” ha detto ancora il presidente russo, evidenziando l’”importante ruolo stabilizzatore negli affari internazionali” della relazione politica tra Mosca e Pechino. Xi ha lodato il trend di costante crescita nelle relazioni e commerci sino-russi. “Le relazioni sino-russe, il cui nucleo è costituito da buon vicinato e amicizia eterna, interazione strategica globale, cooperazione reciprocamente vantaggiosa e soluzioni win-win, stanno acquisendo una nuova vitalità” ha affermato il presidente cinese. “La cooperazione pratica bilaterale – ha aggiunto – si sta espandendo costantemente, e il trend di crescita stabile nel commercio reciproco è mantenuto. Inoltre, il percorso orientale del gasdotto Cina-Russia ha raggiunto la piena capacità operativa in anticipo rispetto ai tempi previsti”. In tal senso, la Cina è pronta “a portare le relazioni con la Russia a nuovi livelli e a resistere all’incertezza esterna”.

Bergamini: Pdl su albo agromeccanici riconoscimento loro lavoro

Bergamini: Pdl su albo agromeccanici riconoscimento loro lavoroRoma, 21 gen. (askanews) – La proposta di legge per la creazione di un albo nazionale degli agromeccanici “sarà in grado intercettare le esigenze del settore primario per avere una agricoltura più sostenibile, grazie all’impiego di macchine agricole più evolute e di strumenti tecnici più evoluti, 5.0. La digitalizzazione delle aziende agricole deve avere per forza una professionalità dell’operatore che la svolge”. Lo ha detto Davide Bergamini, deputato della Lega e componente della commissione Agricoltura, primo firmatario della Pdl, intervenendo al convegno “Imprese agricole e agromeccaniche, insieme per l’agricoltura del futuro” in corso nella sede di Confagricoltura a Palazzo della Valle a Roma. Le conclusione del convegno, che punta a mettere in evidenza i vantaggi della collaborazione tra agricoltori e contoterzisti, saranno fatte dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.


La proposta di legge, ha spiegato Bergamini, è “nata da un confronto con le varie associazioni e soprattutto con Uncai” ed è stata presentata nel febbraio 2024. La creazione di un albo professionale servirà “per rendere la figura dei contoterzisti più professionale, con bandi dedicati, corsi di formazione per gli associati e innovazione. La Pdl – ha aggiunto – serve anche per avere quel ricambio generazionale che oggi è doveroso, sono i giovani i migliori interpreti di questa agricoltura 5.0 per coltivazioni sempre più competitive e specializzate. Auspico – ha concluso Bergamini – che questa proposta di legge possa essere accolta con favore da tutti gli operatori, perché è un riconoscimento del loro lavoro”.

Ambasciatore Italia a Monaco: qui non vivono solo dei Paperoni

Ambasciatore Italia a Monaco: qui non vivono solo dei PaperoniRoma, 21 gen. (askanews) – Una comunità italiana ‘dinamica e pienamente integrata’, che vive in una realtà che ‘nell’immaginario collettivo italiano’ risulta ‘spesso legato allo stereotipo di una effimera realtà di lusso’. Il Principato di Monaco, invece, ‘offre tutte le occasioni per accogliere nuovi investitori’. Parla ad askanews l’ambasciatore d’Italia presso il Principato di Monaco, Manuela Ruosi, nominata il 5 agosto del 2025. Racconta della realtà monegasca dove vive una numerosa comunità italiana, dei suoi rapporti con le Istituzioni locali, delle sfide e delle iniziative per questo nuovo anno.


‘Nell’immaginario collettivo italiano – spiega – il Principato di Monaco risulta purtroppo spesso legato allo stereotipo di una effimera realtà di lusso, abitata quasi esclusivamente da ‘Paperon de’ Paperoni’, che lasciano la madrepatria per sfuggire al fisco… Fin dal mio arrivo a Monaco in qualità di Ambasciatore e soprattutto a distanza di qualche mese ormai dal mio insediamento devo ammettere di essere rimasta positivamente sorpresa dalla comunità italiana qui residente, numerosa, dinamica e sicuramente pienamente integrata nella realtà locale. Uno Stato che continua ad evolversi – prosegue l’ambasciatore – con un’economia su piccola scala ma molto dinamica e reattiva, con strutture economiche agili e istituzioni politiche stabili, rappresenta indubbiamente una garanzia per i residenti e per gli investitori, per la qualità della vita nel cuore dell’Europa. A mio avviso, Monaco offre tutte le condizioni per accogliere nuovi investitori i quali sono sempre più orientati a stabilirsi in una comunità multiculturale dove le loro famiglie possano vivere in sicurezza (la sicurezza interna è una delle priorità dell’azione del governo), le persone parlano fluentemente le lingue straniere, insieme ad un sistema scolastico ad alto rendimento, un solido sistema sanitario e, non da ultimo, un sistema sportivo ed una vita culturale e ricreativa che coniugano la quotidianità con numerosi eventi di rilevanza internazionale’. Che tipo di rapporti ha instaurato con le Istituzioni locali e con il Comites? ‘Nel mio ruolo di Ambasciatore d’Italia, oltre al rafforzamento delle relazioni bilaterali sul piano politico, intendo impegnarmi nella promozione del ricco panorama della cultura e dei valori italiani. Ho intenzione perciò – risponde il diplomatico – di fare leva sulle istituzioni italiane qui esistenti (tra cui la Dante Alighieri ed il Comites), e di impegnarmi a ricevere personalità di fama mondiale per rappresentare le nostre espressioni più significative della creatività umana e della ricerca scientifica, promuovendo un senso di orgoglio e di apprezzamento tra il pubblico internazionale. Con le due istituzioni succitate, entrambe già molto attive e dinamiche nel panorama monegasco ed internazionale, ho già avviato una proficua collaborazione per ottimizzare al massimo l’attività di promozione integrata che rappresenta una delle priorità del mio mandato nel Principato di Monaco’.


‘Al contempo – prosegue – sto instaurando proficui rapporti con le Istituzioni locali, dai membri di Governo, alle Amministrazioni pubbliche, Fondazioni e Associazioni operanti in tutti i maggiori settori di attività, da quello politico a quello culturale a quello economico e sportivo’. La comunità italiana è una risorsa preziosa anche a livello economico per il Principato. Quanto incide economicamente il lavoro degli italiani sul Principato? ‘La comunità italiana nel Principato – risponde – ha un peso importante nella struttura demografica e nella vita del Paese. Secondo l’ultimo censimento effettuato dall’IMSEE (l’autorità statistica locale) nel 2016, gli italiani sono, infatti, la terza nazionalità per rappresentanza e costituiscono il 14% circa della popolazione residente, dopo monegaschi e francesi. Gli italiani contribuiscono fortemente anche al mercato del lavoro monegasco, in quanto circa 8700 lavoratori di nazionalità italiana hanno impiego qui, di cui circa 5000 circa transfrontalieri. La nostra presenza sul territorio è piuttosto strutturata e si presenta indubbiamente come una immensa risorsa per Monaco; su di una comunità residente di circa 8700 unità, la maggior parte sono imprenditori, sportivi, dirigenti, professionisti che operano in tutti i settori: dall’industria alla finanza, alla ristorazione al turismo; una comunità, come dicevo, costituita da famiglie che qui vivono stabilmente e lavorano, con figli che vanno a scuola e che parlano correntemente le lingue straniere. Sono sempre più convinta che la consueta narrazione del Principato di Monaco vada innovata – ribadisce il diplomatico – in quanto presente sulla scena internazionale sempre più come polo innovativo in Europa, impegnato per un futuro responsabile e dedito alla sostenibilità’.


Può annunciarci se ci sono eventi e incontri nel 2025 su cui sta lavorando? ‘Certamente. Anche sulla scorta delle indicazioni e delle istruzioni che giungono alla rete estera dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, sto avviando contatti e intrecciando rapporti con enti istituzionali, italiani e monegaschi, o soggetti privati, per collaborare all’organizzazione di una serie di eventi di rilievo nel corso dell’anno – sottolinea Manuela Ruosi – che tengano conto anche di alcuni appuntamenti o celebrazioni internazionali, quali la Giornata della Ricerca italiana nel Mondo (GRIMM 2025), la Giornata internazionale della Danza, la Giornata dello Sport italiano nel mondo, l’alta cucina, con la Settimana della Cucina Italiana nel mondo e le iniziative previste per il Design Day. Sto inoltre lavorando ad un progetto, al momento ancora ‘abbozzato’ e probabilmente piuttosto ambizioso, che mi affascina in quanto non solo cittadina italiana ma anche e soprattutto napoletana: l’idea di presentare nel Principato di Monaco una serie di iniziative che si ricollegano alle ‘Celebrazioni per i 2500 anni della nascita della Città di Napoli’. Monaco e Napoli condividono storia e tradizioni, ma soprattutto una posizione privilegiata nel Mediterraneo, il ‘Mare Nostrum’ alla cui preservazione e tutela tanta attenzione è qui dedicata dalle Autorità, in primis il Principe Sovrano Albert II, il quale attraverso la sua Fondazione contribuisce a stimolare studi e ricerche sull’importanza del ‘Mare Nostrum’ nella prospettiva del futuro del nostro pianeta. Oltre alla ‘diplomazia culturale’, mia intenzione è anche lavorare alla cd. ‘diplomazia della crescita’, volta a potenziare la promozione delle eccellenze del Made in Italy, promuovendo nuovi scambi e intensificando quelli già esistenti. Per questa ragione sto avviando contatti – attraverso l’Associazione degli Imprenditori italiani di Monaco (AIIM) e la Camera di Commercio italiana di Nizza – per contribuire alla creazione di nuove occasioni di partenariato, non solo nei settori tradizionalmente strategici (quali l’edilizia, la finanza, i trasporti e i servizi) ma anche in aree più innovative, quali quelle della ricerca scientifica, della protezione degli spazi marini e dello spazio’. Che rapporti esistono tra gli italiani e il Principato? ‘La comunità italiana imprenditoriale qui residente è caratterizzata da dinamismo ed eclettismo, pienamente diversificata nelle sue attività e soprattutto ben integrata nel tessuto sociale del Principato. Monaco – spiega – rappresenta un importante mercato di snodo dei prodotti italiani, grazie alla vicinanza geografica ed agli stretti rapporti sociali e culturali esistenti tra i due Paesi. I rapporti commerciali sono sempre stati particolarmente intensi e l’Italia resta il primo partner commerciale del Principato di Monaco, seguita dalla Germania e dalla Svizzera. Paese cosmopolita, Monaco è luogo di incontro e scambio e rappresenta uno spazio ‘congeniale’ all’Italia, sia per vicinanza fisica che per cultura e stile di vita. La lingua e la cultura italiana sono da sempre in simbiosi con la realtà locale e l’Ambasciata si inserisce in questo contesto promuovendo e realizzando, in collaborazione con il Governo locale, numerose iniziative ed eventi’. Di Serena Sartini

Canale di Panama: per Trump tassello cruciale nella lotta alla Cina

Canale di Panama: per Trump tassello cruciale nella lotta alla CinaRoma, 21 gen. (askanews) – Si è molto parlato nelle ultime settimane delle ambizioni territoriali del nuovo presidente Usa Donald Trump rispetto la Groenlandia, il Canada e altrove. Ma, nel giorno stesso del suo insediamento, la dichiarazione più forte, per quanto riguarda le mire espansionistiche, sembra essere quella sul Canale di Panama, che ha una rilevanza strategica diretta e consistente dal punto di vista di Washington, anche alla luce della forte influenza che la Cina è riuscita a creare sui vertici dello stato panamense.


“Siamo stati trattati molto male con questo regalo insensato che non avrebbe mai dovuto essere fatto. La promessa che Panama ci aveva fatto non è stata mantenuta”, ha affermato Trump, sottolineando che le navi americane sono “gravemente sovrattassate”. E soprattutto – ha detto ancora il neopresidente – “la Cina sfrutta il Canale di Panama, e noi non l’abbiamo dato alla Cina, lo abbiamo dato a Panama. E ce lo riprenderemo”. Il presidente di Panama José Raul Mulino ha immediatamente replicato che “il canale appartiene e continuerà ad appartenere a Panama”.


La vicenda storica del Canale di Panama è particolarmente intricata. Dopo negoziati falliti con la Colombia, gli Stati uniti sostennero l’indipendenza di Panama nel 1903, con il presidente Theodore Roosevelt che utilizzò la “diplomazia delle cannoniere” per dissuadere i colombiani. In cambio del sostegno militare e del riconoscimento degli Stati uniti, il trattato Hay-Bunau-Varilla concesse agli Stati Uniti il controllo perpetuo di una zona larga dieci miglia per dieci milioni di dollari e un canone annuale di 250.000 dollari. Tuttavia, questo accordo politico del 1903 generò un profondo risentimento per le percepite violazioni della sovranità di Panama. Nel 1920 il Canale fu inaugurato. Nel 1977, il presidente Jimmy Carter, morto questo mese, promosse i trattati Torrijos-Carter per rafforzare i rapporti tra Stati uniti e Panama. Questi prevedevano il trasferimento del canale entro il 2000 e la garanzia della sua neutralità permanente. Panama assunse il controllo del canale il 31 dicembre 1999.


Il Canale di Panama è fondamentale per il commercio globale, perché rappresenta sostanzialmente uno snodo obbligato per gli scambi tra l’Asia e i porti orientali degli Stati uniti e delle Americhe. Parliamo di un cruciale collegamento marittimo tra l’Atlantico e il Pacifico. Le alternative, come il trasporto via terra o la navigazione attraverso Capo Horn, aggiungono distanza, costi e impatti ambientali significativi, mentre le rotte artiche sono stagionali e geopoliticamente complesse. Per questo motivo, il suo controllo rappresenta un atout strategico per gli Stati uniti, come per qualsiasi potenza voglia svolgere un ruolo chiave negli scambi internazionali. Pechino ha lavorato con intensità e con una notevole profusione di fondi per aumentare la sua influenza su Panama City, promettendo infrastrutture importanti. Il suo sforzo ha avuto successo, tanto che nel 2017 Panama ha tagliato i suoi rapporti con Taiwan, riconoscendo la Cina popolare come unica Cina. E nel 2018 Panama è diventato il primo paese latino-americano a firmare l’Iniziativa Belt and Road, promossa dal presidente Xi Jinping e vista dagli Stati uniti come una minaccia geopolitica alla sua influenza. Inoltre, nel 2018 Xi è stato il primo presidente cinese a recarsi nel paese.


Per quanto riguarda più specificamente il Canale di Panama, è una compagnia cinese – CK Hutchison Holdings con sede a Hong Kong – a gestire i porti alle estremità del canale, sollevando preoccupazioni su infrastrutture a doppio uso e sulle manovre strategiche cinesi, che ha rapporti sempre più stretti con l’America latina, vista dagli Usa da sempre come il “cortile di casa”. Recentemente, inoltre, una società cinese ha ottenuto un contratto da quasi un miliardo e mezzo di dollari per costruire il quarto ponte sul canale. Oggi Panama ha annunciato di aver avviato un audit sulla Panama Ports Company, che è controllata da Hutchinson. “Oggi, i nostri revisori sono arrivati alla Panama Ports Company per avviare un audit completo volto a garantire l’uso efficiente e trasparente delle risorse pubbliche”, ha affermato l’ufficio del Comptroller su X. Potrebbe ripetersi quanto accaduto nel 2021, quando un audit revocò alla società cinese Landbridge un contratto per la costruzione di un gigantesco porto container. Gli Stati uniti esercitano una significativa leva economica su Panama. Come principale utilizzatore del canale e maggiore investitore diretto estero di Panama, con 3,8 miliardi di dollari annui, Washington può influenzare le decisioni panamensi. Tuttavia, la Cina offre alternative di investimento concorrenziali con gli Stati uniti. Le tariffe di transito, calcolate con una formula universale, sono aumentate negli ultimi anni, in parte a causa della siccità del 2023 e dell’inizio del 2024, che ha limitato il numero di navi in transito. Le autorità hanno aumentato le tariffe per compensare la perdita di entrate dovute alle restrizioni. Trump, da questo punto di vista, sembra aver deciso di assumere una posizione molto assertiva con due possibili obiettivi: ricontrattare le tariffe di passaggio o addirittura rimettere direttamente le mani sul Canale. Recentemente ha detto che i trattati sul Canale rappresentano una “parte cattiva” dell’eredità di Carter. Ritiene che Panama stia violando gli accordi sia in termini di tariffe di transito, per quali Panama si era impegnata a mantenere livelli “giusti, ragionevoli, equi e conformi al diritto”; sia in termini di neutralità del canale sul passaggio di navi militari, perché il controllo cinese potrebbe rendere improbabile che questa clausola sia rispettata.

Hamas rilascerà altre 4 donne ostaggio sabato

Hamas rilascerà altre 4 donne ostaggio sabatoRoma, 21 gen. (askanews) – L’esponente di Hamas Taher al Nunu ha riferito all’Afp che sabato saranno liberate altre quattro donne israeliane ancora in ostaggio a Gaza nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco siglato con Israele.


Nunu ha affermato che Hamas rilascerà “quattro detenute israeliane in cambio” di un secondo gruppo di prigionieri palestinesi. L’esponente di Hamas non ha fornito i nomi. Ci sono sette ostaggi donne rimanenti dalla lista originale di 33 da rilasciare nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco: Arbel Yehud, 29 anni; Shiri Silberman Bibas, 33 anni; Liri Albag, 19 anni; Karina Ariev, 20 anni; Agam Berger, 21 anni; Danielle Gilboa, 20 anni e Naama Levy, 20.

Il caso del saluto “nazi” di Elon Musk (e la sua giustificazione)

Il caso del saluto “nazi” di Elon Musk (e la sua giustificazione)Roma, 21 gen. (askanews) – Il magnate della tecnologia Elon Musk ha detto oggi che i suoi avversari hanno bisogno di “sporchi trucchi migliori” dopo che è scoppiata la polemica per un gesto da lui fatto quando è intervenuto a un evento di inaugurazione per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e che in cui alcuni hanno riconosciuto un saluto nazista.


“Francamente, hanno bisogno di sporchi trucchi migliori. L’attacco ‘tutti sono Hitler’ ha così stancato”, ha scritto Musk sulla sua piattaforma X.

In 2025 prospettive stabili per ristorazione a livello globale

In 2025 prospettive stabili per ristorazione a livello globaleRoma, 21 gen. (askanews) – Una prospettiva stabile per il settore della ristorazione globale per il 2025 anche se anche sull’anno appena iniziato una “certa pressione sul potere d’acquisto dei consumatori” continuerà a pesare sul settore, dove la volatilità dei rating creditizi “rimarrà elevata rispetto ad altre parti dell’economia” e “i venti contrari peseranno in modo più significativo sulle attività a servizio completo”. Sui ricavi peseranno le difficoltà di aumentare i prezzi dei menu, visto che i consumatori in difficoltà già dal 2023 hanno ridotto la spesa per mangiare fuori, ma anche la concorrenza rapprensentata dai supermercati che continuano ad ampliare l’offerta di pasti pronti. Sono le note principali del Global 2025 Restaurant Outlook di Morningstar Dbrs.


Il rapporto sottolinea che l’ultimo quinquennio è stato estremamente impegnativo e volatile per il settore della ristorazione globale a causa della pandemia di Coronavirus e dei suoi effetti macroeconomici. Guardando al futuro, per il 2025 le prospettive sono più stabili ma la pressione sul potere d’acquisto dei consumatori “continuerà a essere un vento contrario significativo per il settore”, su cui pesano anche i potenziali cambiamenti nella politica degli Stati Uniti dopo le elezioni del 2024. “Mentre prevediamo che le pressioni negative sul rating del credito si attenueranno gradualmente rispetto agli ultimi anni, il settore della ristorazione è un settore intrinsecamente più difficile in cui operare con successo – si legge nel rapporto Morningstar Dbrs – Pertanto, ci aspettiamo che la volatilità dei rating creditizi rimanga elevata rispetto ad altre parti dell’economia”.


Come già accaduto nel 2023, anche nel 2024 a livello globale i consumatori hanno cercato di ridurre le loro spese, anche mangiando fuori meno spesso. E, secondo il rapporto, queste abitudini compresse di consumo persisteranno fino al 2025 a causa di tassi di interesse ancora elevati, seppur in calo, e degli effetti composti dell’inflazione. Il rapporto prevede che il traffico nei ristoranti rimarrà relativamente stabile nella migliore delle ipotesi su base annua nel 2025. “Notiamo – si spiega – anche che è diventato sempre più difficile per i gestori di ristoranti aumentare i prezzi dei menù poiché i consumatori attenti al budget continuano a ridurre la spesa”. Di conseguenza, Monrningstar Dbrs prevede una minore crescita dei prezzi dei menù nel 2025 rispetto al 2024. Tuttavia, si prevede un ulteriore aumento dei prezzi in Europa. In particolare, l’associazione di categoria del settore alberghiero del Regno Unito stima che i suoi membri dovranno aumentare i prezzi di un ulteriore 8% per coprire l’aumento dell’assicurazione nazionale in entrata del governo laburista per i datori di lavoro. Nell’Europa occidentale, si prevede che anche gli impatti composti dell’inflazione porteranno a prezzi più alti, come in Germania, dove l’inflazione del costo del lavoro è prevista al 6% nel 2025.


Sulla ristorazione pesa anche l’ampliamento dell’offerta di pasti pronti da parte dei supermercati. In Europa, infatti, i ristoranti hanno perso due punti percentuali di quota di mercato dal 79% al 77% tra il 2021 e la metà del 2024, mentre le vendite attraverso i canali al dettaglio sono cresciute dal 21% al 23%. Per quanto riguarda nello specifico l’Europa il rapporto prevede una ripresa dei ristoranti “più graduale poiché la fiducia dei consumatori rimane sotto pressione” e si stima che la crescita dei volumi “sarà fiacca, dati gli aumenti di prezzo previsti per coprire i crescenti costi salariali”. Inoltre, i sondaggi nei mercati del Nord Europa come Germania, Svezia e Paesi Bassi hanno dimostrato che i consumatori “sono probabilmente disposti a pagare di più per opzioni sostenibili e/o più salutari, offrendo agli operatori della ristorazione qualche opportunità di capitalizzare queste tendenze in evoluzione”.