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Autore: Redazione StudioNews

Commissari Ue, probabile voto dei Verdi contro Fitto e Varhelyi

Commissari Ue, probabile voto dei Verdi contro Fitto e VarhelyiBruxelles, 4 nov. (askanews) – Nelle audizioni di conferma dei commissari designati per il nuovo Esecutivo comunitario di Ursula von der Leyen, che cominciano oggi al Parlamento europeo a Bruxelles, ci sono in particolare “due personalità controverse” che potrebbero non avere il voto di sostegno dei Verdi e rischiano di essere bocciate: l’ungherese Oliver Varhelyi e l’italiano Raffaele Fitto. Lo ha affermato la co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, Terry Reintke, in un briefing online con la stampa insieme all’altro co-presidente del gruppo, Bas Eickhout.


Nelle audizioni, ha annunciato innanzitutto Eickhout, “prestermo particolare attenzione agli impegni” dei commissari designati “sul rispetto dello stato di diritto, della democrazia, dei diritti fondamentali e dell’attuazione del Green deal. Su questo giudicheremo”. “Riguardo al processo di valutazione, ci sono – ha detto Reintke – due personalità controverse: uno è il commissario designato ungherese, in gran parte per il ruolo che ha svolto negli ultimi cinque anni, ma anche a causa del governo che lo ha nominato, che non mostra rispetto per il Parlamento europeo; e resta da vedere se Varhelyi sarà in grado di lavorare sui temi che gli sono stati assegnati”, ovvero la Salute, insieme al benessere degli animali. “Siamo molto, molto scettici, e penso sia piuttosto improbabile che votiamo per lui”


“E poi, naturalmente Raffaele Fitto, il candidato italiano” alla vicepresidenza esecutiva della Commissione con le competenze sulla Coesione e le riforme. “Comprendiamo – ha continuato la co-presidente dei Verdi – che Italia e Ungheria debbano avere ciascuna un commissario, lo prevede il Trattato Ue, ma abbiamo molti dubbi sul portafoglio e sulle competenze che sono state assegnate a Fitto”, con un ruolo “che non riflette la maggioranza che ha appoggiato von der Leyen”, quando è stata rieletta a luglio per il secondo mandato alla presidenza della Commissione. “Ed è per questo motivo che siamo piuttosto scettici sulla posizione che ha come vicepresidente esecutivo, e spingeremo per cambiare qualcosa al riguardo”, ha concluso Reintke. Riguardo a Varhelyi, “è molto chiaro – ha aggiunto Bas Eickhout – che, considerando il modo in cui ha trattato il Parlamento europeo, il modo in cui guarda alla democrazia, quello che ha fatto ultimi cinque anni, è molto, molto improbabile che possiamo sostenerlo come candidato per la Commissione”.


“Il modo in cui Ursula von der Leyen reagirà” se Varhelyi non passerà l’audizione, “se chiederà semplicemente un’altra persona” per sostituirlo “o se gli cambierà il portafoglio, questo starà lei a deciderlo. E noi giudicheremo di conseguenza. Per ora noi formeremo il nostro giudizio sulla persona, sulla sua capacità come commissario, e penso che abbiamo un certa esperienza con lui per valutare questo”, ha concluso Eickhout.

Da Azimut Direct finanziamento da 10 mln per Cirillo Group

Da Azimut Direct finanziamento da 10 mln per Cirillo GroupRoma, 4 nov. (askanews) – Cirillo Group SpA, società specializzata nella produzione di conserve artigianali di prodotti tipici agroalimentari pugliesi con il marchio «Bella Contadina», ha ottenuto un finanziamento diretto di 10 milioni di euro da Azimut Direct, società del Gruppo Azimut specializzata nell’attività corporate.


L’azienda ha sedi produttive a Cerignola, Orta Nova e San Giovanni Rotondo e sedi direzionali in Roma e Milano e sotto il marchio Bella Contadina ci sono prodotti esportati in oltre 60 paesi nel mondo. L’operazione di finanziamento serve a realizzare nuovi siti da destinare all’incremento delle aree produttive e aree di stoccaggio, oltre che per lo sviluppo dell’economia circolare realizzando un modello green di sostenibilità attraverso la costruzione di impianti di energia alternativa, biogas ed energia solare.

Soldati Nordcorea in Russia, Yoon: misure rigorose contro Pyongyang

Soldati Nordcorea in Russia, Yoon: misure rigorose contro PyongyangRoma, 4 nov. (askanews) – Il presidente Yoon Suk-yeol ha chiesto oggi contromisure rigorose contro la cooperazione militare “illegale” tra Corea del Nord e Russia. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


In un discorso parlamentare letto dal primo ministro Han Duck-soo, Yoon ha promesso di rafforzare la difesa, in un momento in cui c’è forte preoccupazione in seguito al dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia a sostegno della guerra ucraina. “La recente situazione della sicurezza internazionale e la cooperazione militare illegale tra Corea del Nord e Russia rappresentano una minaccia significativa per la nostra sicurezza nazionale,” ha dichiarato Yoon: “Esamineremo a fondo tutti i possibili scenari per preparare contromisure.”


Yoon ha affermato che la Corea del Sud ha rafforzato in modo significativo la propria deterrenza contro le minacce nucleari della Corea del Nord grazie alla sua solida alleanza con gli Stati uniti e alla cooperazione trilaterale sulla sicurezza che coinvolge il Giappone, e ha promesso di migliorare la prontezza alla sicurezza. Allo stesso tempo, Yoon si è impegnato a espandere il sostegno per i disertori nordcoreani e a sensibilizzare sulle questioni dei diritti umani in Corea del Nord organizzando dialoghi internazionali sull’argomento. “Lavoreremo – ha detto ancora Yoon – per ampliare la comprensione e il sostegno della comunità internazionale per la visione di una Corea libera e unificata”.

Acquisti on line, una rivoluzione ancora limitata per gli italiani

Acquisti on line, una rivoluzione ancora limitata per gli italianiMilano, 04 nov. (askanews) – Vtex, una delle società leader mondiali nel settore delle piattaforme di commercio digitale, ha annunciato i risultati della ricerca “Evoluzione dell’Acquisto Online – Comportamenti e Nuove Modalità di Shopping” sulle modalità di acquisto online e le abitudini dei consumatori digitali in Italia, realizzata in collaborazione con BVA Doxa.


Secondo quanto emerso dall’indagine condotta su un campione di oltre 1.000 soggetti rappresentativi della popolazione italiana connessa ad Internet, lo shopping online rappresenta parte integrante della vita quotidiana, con una varietà crescente di prodotti acquistabili. Il ricorso ai canali digitali per l’acquisto di prodotti e servizi è ormai una prassi consolidata: 4 intervistati su 10 effettuano acquisti online settimanalmente e 1 persona su 2 dichiara di aver aumentato sia la frequenza degli acquisti online sia la varietà di prodotti reperiti sul web. Tuttavia, mentre le modalità di acquisto digitale tradizionali si sono affermate, nuove tecnologie e soluzioni innovative rimangono ancora di nicchia. Lo studio ha infatti messo in luce la scarsa conoscenza e l’utilizzo limitato delle nuove modalità di shopping online, che, sebbene offrano vantaggi significativi, sono ancora poco diffuse tra i consumatori italiani. “I processi di acquisto online sono sempre più complessi, con un’integrazione crescente tra canali fisici e digitali,” afferma Thiago Borba, VP of Sales Southern Europe di Vtex. “Al tempo stesso, nuove modalità, come il social commerce, il live shopping e il concierge commerce, stanno emergendo per rispondere alle esigenze sempre più sofisticate degli acquirenti, ma irispettol loro utilizzo rimane ancora limitato, soprattutto a causa di una scarsa conoscenza tra i consumatori. Anche l’interesse per un utilizzo futuro è spesso frenato dalla difficoltà di comprenderne appieno le caratteristiche e i benefici”. Fatta eccezione per le soluzioni legate all’intelligenza artificiale e alla realtà aumentata/virtuale, che godono di una maggiore notorietà, le nuove modalità di acquisto risultano per lo più appannaggio di una nicchia di consumatori, in particolare giovani e persone con alta capacità di spesa, che dimostrano una familiarità e un interesse significativamente superiori rispetto al resto della popolazione.


La ricerca evidenzia che “Oltre il 60% degli acquirenti digitali è consapevole dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi di acquisto online. La metà degli intervistati, in particolare giovani, studenti e alto-spendenti, si dichiara interessata a sfruttarne i benefici in futuro. Il vantaggio più apprezzato è la possibilità di ottenere risposte e assistenza in qualsiasi momento. Tuttavia, una parte significativa dei consumatori esprime preoccupazioni legate all’impiego dell’AI, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei dati personali e l’affidabilità delle informazioni. L’utilizzo dell’AI sembra trovare maggiore applicazione nei settori della spesa alimentare e dei prodotti di bellezza e salute. “Un digital shopper su 10 ha già provato l’utilizzo della realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) durante il processo di acquisto. Questo trend è particolarmente diffuso tra i giovani della Generazione Z, i Millennials, i blue collar, gli studenti e i consumatori con alta capacità di spesa. Inoltre, 7 su 10 di coloro che hanno già utilizzato strumenti di AR e VR nello shopping online hanno espresso interesse nell’adozione futura di queste tecnologie, in particolare per gli acquisti legati alla casa, sottolineando il loro potenziale per migliorare l’esperienza d’acquisto. I principali vantaggi evidenziati includono la possibilità di visualizzare i prodotti nel proprio ambiente domestico e la loro personalizzazione in tempo reale. “Il social commerce, che permette di acquistare prodotti e servizi direttamente tramite i social media, è noto alla metà degli acquirenti digitali italiani intervistati. Tuttavia, solo 1 soggetto su 10 del campione totale ha effettivamente sperimentato questa modalità, con un utilizzo più marcato tra i giovani della Generazione Z, gli studenti, i residenti in centri medio-piccoli e le persone altamente istruite. Oltre la metà di coloro che hanno già provato il servizio dichiara interesse per un utilizzo futuro. Tra i principali vantaggi percepiti spiccano l’accesso a offerte esclusive, l’interazione diretta con i brand e le raccomandazioni personalizzate. Il social commerce è particolarmente apprezzato per l’acquisto di prodotti per la pulizia e la cura della casa. “Il live shopping, modalità che consente di acquistare prodotti direttamente durante la visione di video di presentazione online, è conosciuto dal 40% degli acquirenti digitali italiani, ma solo il 7% lo ha effettivamente utilizzato. L’interesse per questa modalità di acquisto risulta limitato, con il 36% dei consumatori propensi a sperimentarla in futuro, ma l’entusiasmo cresce tra coloro che hanno già avuto esperienze positive. Il live shopping è apprezzato soprattutto per la sua capacità di creare una comunità di clienti con interessi comuni e per la sua natura coinvolgente e interattiva. “Il concierge shopping, che offre la possibilità di effettuare acquisti con un’assistenza personalizzata attraverso diversi canali, è noto al 35% degli acquirenti digitali, ma solo l’8% del campione intervistato ha effettivamente sperimentato questa modalità, con una maggiore diffusione tra Millennials, persone single e consumatori con capacità di spesa medio-alta. L’interesse per un utilizzo futuro è contenuto, solo il 34%, ma la percentuale sale al 63% tra coloro che hanno già provato il servizio. Tra i principali vantaggi segnalati vi sono l’accesso a prodotti esclusivi e la possibilità di effettuare acquisti guidati e senza stress. “Anche la conoscenza e l’utilizzo del conversational shopping, che consente di acquistare interagendo con canali digitali offerti dalle aziende quali assistenti virtuali o tramite chat, risultano ancora limitati: solo 3 acquirenti su 10 sanno cos’è e 1 su 10 lo ha sperimentato. L’adozione è più diffusa tra Millennials, white collar, residenti in centri di medie dimensioni e consumatori con alta capacità di spesa. L’interesse futuro rimane contenuto, ma sale al 62% tra i giovanissimi e chi ha già provato il servizio. Gli utenti apprezzano la possibilità di ottenere informazioni in qualsiasi momento della giornata e di completare il pagamento tramite l’assistente virtuale. Tutti gli attori del settore digital commerce – società che implementano piattaforme per l’ecommerce, retailer e aziende che le utilizzano per la vendita dei propri prodotti sul web – dovranno quindi continuare a lavorare per sensibilizzare e formare i consumatori, evidenziando i vantaggi di queste tecnologie e rendendole più accessibili e comprensibili per tutti, al fine di migliorare l’esperienza d’acquisto e rendendola più fluida e personalizzata.

Il Muro del Canto, al via da Roma tour nuovo album “La Mejo Medicina”

Il Muro del Canto, al via da Roma tour nuovo album “La Mejo Medicina”Roma, 4 nov. (askanews) – Il Muro del Canto è pronto a partire con il tour di presentazione del nuovo album, “La Mejo Medicina”, uscito lo scorso 30 ottobre, che oggi si arricchisce di una nuova data, il 16 novembre al Linea d’Ombra Festival di Salerno.


Sette concerti esclusivi, tutti a novembre, che faranno tappa a Roma (già sold out), Pescara, Salerno, Torino, Milano, Bologna e Siena: la band folk rock capitolina porterà sul palco i brani più amati della sua carriera insieme alle nuove canzoni, interpretandoli con una veste inedita. La nuova formazione, infatti, arricchita dall’uso di sintetizzatore e batteria, aggiungerà profondità e modernità al suono, dando vita a un live che si rinnova pur mantenendo intatta l’essenza della loro musica: una miscela di poesia e folk rock, che esprime sia la bellezza che la forza delle radici popolari. Con il disco “La Mejo Medicina” il Muro del Canto prosegue il suo cammino con determinazione, passione e coerenza, dopo 14 anni di carriera, 5 dischi e oltre 500 concerti in Italia e all’estero: un inno alla resistenza, all’amore, alla sofferenza, alla ribellione e alla resilienza.


Nel corso degli anni la band ha collaborato con figure di spicco del cinema italiano, come Marco Giallini, protagonista nel videoclip di “La vita è una”, e Vinicio Marchioni, che ha recitato nel video di “Reggime er gioco”. Nel 2017, il brano “7 Vizi Capitali”, realizzato in collaborazione con Piotta, ha conquistato il pubblico internazionale come sigla della serie TV Netflix “Suburra”, trasmessa in 190 Paesi. In “La Mejo Medicina” riscopre le proprie radici con un rinnovato slancio creativo, rappresentando l’anima più autentica e pulsante della cultura popolare, fonte inesauribile di ispirazione, ma evolvendo nuovamente: come nei due album precedenti, lascia che il dialetto ceda parzialmente spazio all’italiano e si apre a nuove frontiere sonore e stilistiche, mantenendo vivo il proprio stile crudo e travolgente.


L’album, anticipato lo scorso 9 ottobre dal singolo “Montale”, vede la produzione del chitarrista Franco Pietropaoli, impegnato anche nelle registrazioni: un lavoro intenso, sincero e maturo, nato nella primavera del 2024 e inciso durante l’estate con il contributo e l’entusiasmo di due nuovi musicisti: Edoardo Petretti alla fisarmonica, al sintetizzatore e alle tastiere, e Gino Binchi alla batteria. Il titolo trae ispirazione dalla recente crisi attraversata dalla band, segnata dall’uscita di due membri storici, Alessandro Marinelli e Alessandro Pieravanti, e dall’amore profondo dei restanti membri per il progetto, che non si sono persi d’animo e che hanno dato vita, in tempi record, a un nuovo capitolo della storia del gruppo. Il disco è arricchito anche da un tributo a uno dei più grandi maestri della musica italiana, Pierangelo Bertoli, con una reinterpretazione del suo brano “Eppure Soffia”.

Kamel Daoud vince il premio Goncourt con “Houris”

Kamel Daoud vince il premio Goncourt con “Houris”Roma, 4 nov. (askanews) – Oggi giurati del Goncourt riuniti come di consueto al ristorante Drouant di Parigi hanno annunciato il nome del vincitore del Premio Goncourt, il più prestigioso riconoscimento letterario francese. A conquistarlo, Kamel Daoud, con “Houris” che si è imposto al primo turno con sei voti.


Kamel Daoud o Gaël Faye? Solo pochi giorni fa, sulla base di voci insistenti, sembrava scontato che tra i due autori si sarebbe giocata la finale del Goncourt, tra successi di critica e di pubblico. Nessuno faceva i nomi di Sandrine Collette e Hélène Gaudy, anche se erano ancora in lizza. L’uno o l’altro era destinato a vincere il premio. Restava una domanda: quale dei due? Scegliendo di incoronare Kamel Daoud, la giuria ha compiuto innanzitutto un atto di coraggio politico. Ricordiamo i fatti: l’Algeria ha deciso di bandire la Fiera Internazionale del Libro di Algeri dalle Edizioni Gallimard a causa del romanzo dell’autore. In Houris, Aube, sopravvissuta al decennio nero (1991-2002) in Algeria, incinta e mutilata, racconta alla bambina che aspetta, la tragica storia di questi anni sanguinosi. Ardente difensore della libertà di espressione, Atiq Rahimi ha poi scritto una lettera aperta, fornendo il massimo sostegno all’autore. Tuttavia, assegnandogli il Goncourt, la giuria ha affermato allo stesso modo, e senza fallo, la totale libertà dello scrittore. Uno scrittore abituato a disturbare.


Editorialista e giornalista, Kamel Daoud è nato nel 1970 a Mostaganem, Algeria. Un personaggio “balzachiano”, come dice lui, ha 20 anni negli anni ’90, un paesano che termina gli studi e arriva in città. Decise molto presto di lanciarsi nel giornalismo, aderendo al Quotidien d’Oran e indagando sui massacri commessi nel suo paese. Nonostante l’insonnia, l’indicibile che si imprime nella retina, Daoud scrive, modifica, testimonia. “Il giornalismo è essenziale ma non sarà mai sufficiente per raccontare una guerra. Dico spesso che un’offesa si misura attraverso il giornalismo e che si racconta attraverso la letteratura», confidò a Madame Figaro. All’alba degli anni 2000 comincia a pubblicare e a farsi notare come autore. Segnaliamo: Minotaure 504 (2011), selezionato per il premio per il racconto breve Goncourt e in particolare il suo romanzo Meursault, contre-investigation (Gallimard, 2014, “Il caso mersault”, La Nave di Teseo). Questa pubblicazione gli fece prendere di mira una fatwa quando era finalista al Goncourt: mancò di poco il premio e alla fine vinse il Goncourt per il primo romanzo. Con Houris, (che significa “donna molto bella promessa dal Corano ai fedeli musulmani che accederanno al paradiso”), Daoud sapeva che sarebbe stato imbarazzante denunciando l’amnesia degli atti barbarici commessi dagli islamisti. Le sue parole sono incisive e implacabili. Ha scelto inoltre di evidenziare nel suo libro l’articolo 46 della legge stabilita dalle autorità algerine denominata “Carta per la pace e la riconciliazione nazionale del 2005”, che punisce “con la reclusione da tre a cinque anni e una multa da 250.000 dinari algerini a 500.000 dinari algerini chiunque, attraverso sue dichiarazioni, scritti o qualsiasi altro atto, utilizza o strumentalizza le ferite della tragedia nazionale, per minare le istituzioni della Repubblica democratica e popolare algerina, indebolire lo Stato, nuocere all’onore dei suoi agenti che lo hanno servito degnamente , o offuscare l’immagine dell’Algeria a livello internazionale (…) » Ma se Houris è un grido di denuncia, l’autore si è difeso a L’Obs, “scrivendo di una guerra” ho cercato di immaginare “come uscirne . Ecco perché ho chiamato il mio personaggio Dawn; è l’ora difficile, tra due mondi, dove il sole e la notte convivono, ma dove le cose ricominciano”.


La scelta quindi non è stata facile di fronte a Gaël Faye, eminentemente simpatico e popolare (ha già venduto più di 173.000 copie di Jacaranda). Inoltre, bisognava decidere tra due libri relativi ai massacri (Houris, come abbiamo detto, evoca la guerra civile degli anni Novanta in Algeria, Jacaranda, il genocidio ruandese) o almeno ai suoi sopravvissuti.

Vino, tengono gli investimenti ma peggiorano ricavi e indebitamento

Vino, tengono gli investimenti ma peggiorano ricavi e indebitamentoMilano, 4 nov. (askanews) – Il Corriere Vinicolo in uscita oggi dedica un focus all’analisi dei bilanci di circa 800 imprese del vino per 13,5 mld di euro di ricavi, a partire dall’ultimo esercizio fino al quinquennio precedente. Tra i fondamentali rilevati da Luca Castagnetti, partner della veronese Studio Impresa, spiccano quelli dei ricavi, in crescita dell’1,5% sul 2022 ma che deflazionati scendono a -3,8%; di una redditività in parziale ripresa ma con un Ebit a -6,3% sul 2019; delle immobilizzazioni materiali comunque in buona crescita, così come il valore aggiunto, che recupera rispetto all’anno passato. La posizione finanziaria netta, dopo una serie positiva, accusa invece un peggioramento nell’ultimo biennio: il 24,7% dello scorso anno si aggiunge infatti al 28,05% del 2022. Infine, gli oneri finanziari, che con l’impennata dei tassi di interesse hanno innegabilmente contribuito a ingrigire il quadro del settore.


Secondo il settimanale di Unione italiana vini, la diminuzione dei ricavi e la crescita dell’indebitamento sono tra le principali tendenze da monitorare anche nel prossimo futuro per cancellare i tratti, che si intravedono, di una possibile crisi strutturale. Per il direttore Giulio Somma, “diventa quindi determinante l’esigenza di lavorare sulla promozione internazionale per allargare la domanda, con i programmi Ocm che si fanno più che mai essenziali per lo sviluppo delle aziende nei mercati chiave esteri”. Completano il dossier bilanci l’analisi per fasce dimensionali, le performance a cinque anni della cooperazione, i risultati regione per regione e il confronto tra mondo agricolo e imprese industriali.

Bottura, Geunes e Rodrigues per Illy International Coffee Award

Bottura, Geunes e Rodrigues per Illy International Coffee AwardRoma, 4 nov. (askanews) – Saranno gli Illy Chef Ambassador e stellati Massimo Bottura, Viky Geunes e Felipe Rodrigues insieme a rappresentanti istituzionali, come il direttore esecutivo dell’ICO Vanusia Nogueira, gli esperti della giuria internazionale che selezionerà il vincitore del premio “Best of the Best” dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2024, il riconoscimento intitolato alla memoria di Ernesto Illy, figlio del fondatore dell’omonima azienda, che celebra oltre tre decenni di collaborazione virtuosa con i produttori di caffè.


Brasile, Costa Rica, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Honduras, India, Nicaragua e Ruanda sono i paesi dai quali provengono i 27 produttori, 3 per ogni paese, che quest’anno si sono aggiudicati l’accesso alla finale. I giurati si incontreranno il 12 novembre prossimo a New York per degustare i caffè scelti dai laboratori di qualità illycaffè, che durante l’anno hanno analizzato i campioni del raccolto 2023/2024 e selezionato i migliori lotti e produttori, basandosi sia su parametri qualitativi che di sostenibilità. La giuria dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2024 comprende Massimo Bottura, Chef Patron di Osteria Francescana e di Casa Maria Luigia e fondatore di Food for Soul, organizzazione no-profit che combatte lo spreco alimentare e l’isolamento sociale. Come riconoscimento del suo impegno umanitario e ambientale, Bottura è stato nominato nel 2020 Goodwill Ambassador per il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e, più recentemente, SDG Ambassador.


E ancora Viki Geunes, chef e proprietario del ristorante Zilte di Anversa, detentore di tre stelle Michelin, noto per i suoi piatti creativi e visivamente incantevoli; Felipe Rodriguez, Head Chef per tutti i ristoranti del Rosewood Complex a San Paolo, è oggi uno dei più grandi chef del Sudamerica con una formazione che passa per esperienze con grandissimi cuochi europei e peruviani. Ci sono poi tre degustatori professionisti, Vanúsia Nogueira, direttore esecutivo dell’International Coffee Organization, figlia di un produttore di caffè ha maturato un’ampia esperienza sul prodotto ricoprendo diversi incarichi per associazioni che operano nei mercati del caffè di qualità; Felipe Isaza, degustatore professionista Q Grader Arabica e membro del Consiglio di Amministrazione del Coffee Quality Institute oltre che giurato internazionale ai concordi di degustazione; Dessalegn Oljirra Gemeda, degustatore professionista Q Grader e consulente privato per gli esportatori di caffè etiopi, in passato ha lavorato per l’Ethiopian Coffee & Tea Authority, l’Ethiopian Coffee Exchange, TechnoServe, Oxfam.


A loro si uniscono tre giornalisti esperti. Si tratta di Vanessa Zocchetti, caporedattore per la sezione lifestyle di Madame Figaro, scrive di gastronomia e design; Sebastian Späth, caporedattore di Falstaff, la principale rivista tedesca di cibo e lifestyle, con una grande esperienza in arte, cucina, moda e design; Josh Condon, caporedattore di Robb Report, una delle principali riviste di lusso americane.

L’Istat: il Sud è indietro sugli indicatori del benessere

L’Istat: il Sud è indietro sugli indicatori del benessereRoma, 4 nov. (askanews) – L’analisi degli indicatori del benessere equo e sostenibile in Italia delinea un quadro complesso e articolato delle disuguaglianze, evidenziando differenze significative tra regioni, tra uomini e donne, tra gruppi di popolazione con diverso titolo di studio e diversa classe d’età. In occasione della settima edizione del Forum on Well-Being organizzato da Ocse, a Roma, in collaborazione con Istat e Mef viene diffuso una pubblicazione che, partendo dal progetto sul benessere equo e sostenibile (Bes), offre uno sguardo sulle disuguaglianze tra uomini e donne, tra generazioni, tra territori e tra gruppi di popolazione con diverso titolo di studio, con un approccio che tiene conto anche della combinazione di più caratteristiche, per individuare i gruppi maggiormente svantaggiati in termini di benessere nei vari ambiti della vita.


Le regioni del Nord presentano più spesso indicatori di benessere con valori migliori rispetto alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno presenta ancora situazioni di marcato svantaggio, soprattutto nei domini del lavoro e delle relazioni sociali. Dal punto di vista delle disuguaglianze di genere, notevoli sono stati i progressi in ambito educativo e culturale per le donne: una giovane donna su tre, nella fascia d’età 25-34 anni è laureata contro uno su quattro tra gli uomini, inoltre i percorsi di istruzione femminili si distinguono per migliori risultati, con meno abbandoni e competenze più elevate. Nonostante questo le donne continuano a essere penalizzate nel mercato del lavoro, evidenziando un gap persistente nei tassi di occupazione (56,5% rispetto al 76% degli uomini), nella presenza nelle posizioni di rappresentanza politica ai vertici delle istituzioni e nelle condizioni economiche. Tuttavia, il maggiore investimento femminile nell’istruzione costituisce un fattore di potenziale attenuamento di questa disparità in futuro, soprattutto se accompagnato da un parallelo ampliamento delle opportunità e degli strumenti di sostegno alla conciliazione dei tempi di vita.


Il livello di istruzione si conferma un determinante cruciale per il benessere, infatti la maggior parte degli indicatori presenta un forte gradiente per titolo di studio, a sottolineare la crescente associazione positiva con le misure di benessere all’aumentare del livello di istruzione. Le differenze sono particolarmente marcate per la partecipazione culturale (64,6% tra i laureati di almeno 25 anni rispetto al 12,5% tra le persone con al più un titolo di scuola secondaria inferiore) e la formazione continua (25,2% tra le persone di almeno 25 anni con elevato titolo di studio rispetto a 3,2% per le persone con titolo di studio basso), con un forte impatto del titolo di studio posseduto anche sulle condizioni economiche e sulle possibilità di occupazione. “Pertanto politiche educative orientate a migliorare l’accesso all’istruzione superiore e universitaria, particolarmente nelle aree svantaggiate e per le fasce di popolazione più vulnerabili, possono costituire un fattore di crescita dell’equità del benessere”, ha osservato l’Istat. Gli indicatori di benessere presentano un forte gradiente per età, in alcuni casi a vantaggio dei più giovani, ad esempio il 93,9% dei giovani 25-34enni usa regolarmente internet, contro il 57% degli over 55-enni. Per gli stili di vita, i giovani sono meno sedentari degli over 55 (26,8% contro 45,8%) ma è più diffusa l’abitudine al fumo (26,9% contro il 14,4% degli ultra 55enni).


Infine, le disuguaglianze intergenerazionali pongono i giovani adulti in una condizione di vulnerabilità economica, che potrebbe avere ripercussioni nel lungo periodo, non solo a livello individuale ma anche per la coesione sociale e lo sviluppo del Paese. Occorre affrontare queste criticità – ha osservato l’Istat – con strategie mirate a ridurre le barriere di accesso al lavoro, a garantire continuità lavorativa e prospettive di avanzamento e a migliorare le opportunità di realizzazione delle nuove generazioni.


Per mettere in evidenza i gruppi di popolazione in condizioni maggiormente critiche, tuttavia, l’analisi si concentra sull’intersezione tra più fattori, facendo luce sulle disparità che colpiscono sottogruppi specifici della popolazione, incidendo profondamente sulla qualità della vita delle persone coinvolte. Emerge ad esempio come la partecipazione culturale fuori casa tra le donne con titoli terziari residenti al Nord sia oltre otto volte più alta rispetto a quella delle donne con al più la licenza secondaria inferiore del Mezzogiorno. Un altro esempio della multidimensionalità dei fattori di diseguaglianza è quello derivante dal rischio di povertà che tra i 25-34enni residenti nel Mezzogiorno con basso titolo di studio è 25 volte più alto di quello tra i residenti al Nord con alto titolo di studio (56,7% contro 2,2%).

Vino, il Collio vuol tornare a competere forte della sua grande storia

Vino, il Collio vuol tornare a competere forte della sua grande storiaMilano, 4 nov. (askanews) – Tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, nell’immaginario dei consumatori, Collio era sinonimo di grande vino bianco, onnipresente dalle enoteche alla ristorazione fino alla Gdo, e sui mercati di mezzo mondo. Ottimi vini prodotti da vignaioli di grande valore che hanno contribuito a scrivere la storia del vino italiano, ma caratterialmente e culturalmente poco inclini a fare sistema nonostante siano figli di una storia complessa e di un territorio ‘lontano’ e di frontiera, grande appena settemila ettari, boschi compresi. Come spesso capita, il successo porta ad immaginare di operare in una sorta di regime di monopolio perenne, dimenticandosi delle regole di mercato e della concorrenza che nel frattempo ha iniziato a muoversi, a partire dai cugini friulani Carso e Colli Orientali, dai vicini veneti e soprattutto dall’Alto Adige, dove proprio il saper fare squadra e creare uno stile omogeneo hanno impresso una crescita rapida e il raggiungimento di una qualità media molto alta a prezzi competitivi.


Ora, nell’anno in cui il Consorzio per la tutela della Doc dei vini Collio compie sessant’anni, il presidente David Buzzinelli e la giovane direttrice Lavinia Zamaro ripartono dall’immutata e riconosciuta qualità dei vini per un nuovo e indispensabile percorso di rivalorizzazione di quello che fin dai tempi dei Romani è ritenuto uno dei territori enologici più vocati d’Italia. Merito del suo microclima mite e temperato, della buona piovosità, della biodiversità e della Ponca (o flysch di Cormons), l’alternanza di strati di argille calcaree e arenarie che caratterizza il suo suolo regalando ai vini spiccata mineralità, buona sapidità e preziosa longevità. ‘Credo che negli anni Novanta ci si sia un po’ adagiati sugli allori perché c’era la consapevolezza di essere arrivati in cima e non c’è stata la lungimiranza, la visione di immaginare che questo non sarebbe durato per sempre senza mettere in atto delle azioni, delle strategie. Anche a causa delle dinamiche consortili che hanno visto diversi avvicendamenti di consigli e presidenti, c’è stato un lungo periodo di stallo mentre il resto del mondo non solo è andato avanti ma ha anche cambiato marcia’ racconta ad askanews Zamaro, donna di carattere, attenta, appassionata e legatissima a questa sua terra, spiegando che ‘quello che stiamo cercando di fare è cambiare marcia anche noi per poter correre di più, cercando di riguadagnare fette di mercato e cambiando modalità comunicative modernizzandoci un po’: il Collio è una zona di confine del Friuli Venezia Giulia e caratterialmente non siamo le persone più espansive del mondo, la maggior parte dei produttori fa fatica ad uscire e a proporsi, quindi abbiamo l’esigenza di fare conoscere al mondo chi siamo’. Fondato nel 1964 dal Conte Sigismondo Douglas Attems di Petzestein che l’ha presieduto fino al 1999, l’ente consortile conta oggi 178 soci (di cui 116 sono imbottigliatori), numero destinato a crescere a testimonianza dell’interesse a serrare le fila per rilanciare l’immagine del Collio. ‘Negli ultimi 3-4 anni c’è un grosso fermento sia per quanto riguarda il cambio generazione nelle aziende sia in Consorzio’ continua la direttrice, precisando che ‘il nostro Consiglio, eletto due anni fa, è cambiato per il 50% e quasi tutti coloro che sono entrati hanno tra i 30 e i 35 anni e stanno prendendo la guida dell’azienda. Ci sono inoltre dei giovani che hanno preso in mano i vigneti che erano coltivati dai loro genitori o dai nonni e stanno iniziando ad imbottigliare, quindi credo che questo sia per noi un momento focale’ prosegue Zamaro, sottolineando che ‘è l’occasione che non dobbiamo perdere e vedo che c’è voglia di muoversi assieme, anche se magari non è ancora chiara la direzione che si vuole intraprendere perché le singole realtà difendono le loro peculiarità ma in questi ultimi anni si percepisce che il territorio ha capito la necessità di comunicare e muoversi in modo diverso’. ‘Tante aziende che si erano allontanate, oggi si stanno riavvicinando e iniziano a partecipare attivamente’ continua, ricordando che ‘oggi abbiamo una rappresentatività altissima, oltre ad essere ‘erga omnes’ fin dal 2012′, e che ‘ci sono dei tavoli tecnici creati dal Consiglio con le aziende per ragionare in merito al Disciplinare su temi che ci stanno a cuore come la macerazione e il Collio Bianco, quindi c’è la volontà e l’impegno di trovare dei messaggi unitari da mandare fuori’.


Nel 2023 in questa verdissima mezzaluna di discese e di salite in provincia di Gorizia, tra le Alpi Giulie e l’Adriatico, sono state prodotte un totale di circa 7,3 milioni di bottiglie, un numero leggermente superiore a quello del 2022, a conferma di un trend che dal 2019 ha portato anno dopo anno ad +9%. La vendemmia 2024 è stata complessa dal punto di vista meteorologico e ha portato ad un calo della produzione ma con uve perfettamente sane e di eccellente qualità e dunque si confida di proseguire lungo la strada della crescita, così come prosegue il percorso all’insegna della sostenibilità, con l’ente consortile nel suo ruolo di operatore associato del Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi): nel 2021 la certificazione coinvolgeva 13 aziende, che quest’anno sono salite a 28 per una superficie complessiva di circa 570 ettari. Queste Cantine, che hanno chiesto la certificazione in forma associata attraverso il Consorzio, si sommano a quelle che da diversi anni l’hanno realizzata da sole, portando il territorio l’anno scorso ad un totale di circa 900 ettari certificati Sqnpi, e circa 200 certificati bio. ‘Per noi è fondamentale tracciare le linee guida per una viticoltura rispettosa delle persone e della natura’ spiega Zamaro, rimarcando che ‘con il nostro contributo possiamo lavorare tutti insieme salvaguardando l’ambiente e al tempo stesso trovare soluzioni sostenibili dal punto di vista produttivo e anche economico-finanziario per i nostri produttori’. Racchiuso tra i fiumi Isonzo e Judrio, il confine con la Slovenia e la pianura isontina, il Collio conta su circa 1.500 ettari di vigneto che si sviluppano lungo una sequenza quasi ininterrotta di meravigliosi declivi di meno di 300 metri ricoperti da boschi fitti. Vigneti che al 90% sono coltivati con varietà a bacca bianca: Pinot Grigio (25%), Sauvignon (17%), Friulano (15%), Ribolla Gialla (12%), Chardonnay (7%), Pinot Bianco (3,7%), Malvasia Istriana (3,5%) e Picolit (0,5%) a cui va sommato circa un 15% composto da Traminer Aromatico, Riesling e Muller Thurgau. Il 10% di uva a bacca rossa è rappresentata da Cabernet, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, utilizzati principalmente per dar vita all’uvaggio del Collio Rosso. ‘Dalle statistiche che stilo con regolarità emerge che Ribolla Gialla e Friulano stanno crescendo, ma questo è un territorio che ha vissuto continue commistioni e quindi la classificazione tra autoctoni e internazionali regge fino ad un certo punto perché qui Pinot Grigio e Sauvignon ci sono sempre stati così come il Merlot’ dice la direttrice, mettendo in luce che ‘tuttavia le aziende stanno spingendo sempre di più sugli autoctoni: chi sceglie di espiantare, reimpianta con Friulano e Ribolla ma i risultati di questo lavoro li vedremo tra una decina di anni’. ‘Nel Collio non si possono impiantare nuovi vigneti: il territorio è questo e la ricchezza di biodiversità che abbiamo qui è sotto gli occhi di tutti e siamo consapevoli che va tutelata’ prosegue, sottolineando che ‘non credo che ci sia alcun interesse di produrre di più, anche perché sappiamo che la ponca dà il risultato migliore quando le rese sono basse: il nostro Disciplinare prevede 100 quintali all’ettaro, ma la media è intorno ai 70-80’.


Alla luce delle 17 varietà di uve coltivate a cui si aggiungono le tipologie Collio Bianco e Collio Rosso, il tema di una linea stilistica comune può essere uno dei temi su cui vale la pena riflettere per evitare una proposta eccessivamente frammentata e poco a fuoco. ‘Non penso si troverà mai una stilistica comune ma sono convinta che non sia un punto a nostro sfavore – replica Zamaro – credo che certe sfaccettature in un territorio così piccolo e così poliedrico possono essere solo una ricchezza’. In questa splendida e in parte ancora ‘incontaminata’ terra che in friulano si chiama ‘Cuei’, l’enoturismo può diventare una risorsa importante per i produttori. ‘Le Cantine stanno investendo moltissimo, tante hanno recentemente rinnovato e costruito alloggi e ristoranti’ spiega la direttrice, evidenziando che ‘ci sono delle sinergie importanti con l’Ente di promozione turistica della Regione, con le Camere di commercio e con i Comuni del Patto del Collio, che sono gli enti preposti a valorizzare la parte enoturistica’. Il mercato di riferimento per i vini del Collio (Doc dal 1968, una tra le prime attribuite nel nostro Paese) rimane quello del Triveneto, a cui si sono aggiunte le piazze di Roma e Milano, mentre per l’estero Austria e Germania, ma si registra una crescita di interesse da parte del Nord Europa, a partire dai Paesi Bassi. ‘In ambito Ocm da un paio d’anni puntiamo ad organizzare un evento Collio negli Usa, sul modello di quello fatto nel 2023 a Londra – continua la direttrice – e stiamo inoltre cercando di inserire Canada, Est Europa, Cina e Giappone che però sono da approcciare con una certa delicatezza date le nostre dimensioni ridotte. Il Consiglio è comunque intenzionato ad allargare il raggio d’azione’. Nel frattempo, in Collio è sbarcata un’altra importante realtà del vino italiano a dimostrazione del grande potenziale anche commerciale che questo territorio continua ad avere. Infatti, dopo l’acquisizione nel 2001 di Attems da parte di Marchesi Frescobaldi, nel 2019 di Borgo Conventi effettuata dalla famiglia Moretti Polegato, nel 2021 di Jermann da parte di Marchesi Antinori, è stata da poco annunciata una partnership tra il gruppo veronese Tommasi e Marco Felluga-Russiz Superiore, proprio poco dopo la scomparsa a 96 anni del celebre imprenditore goriziano (nonché ex presidente per due mandati del Consorzio), tra i primi a scommettere sul successo di questi vini. Vini che dal 2009 possono contare su una bellissima bottiglia dalla forma unica con la scritta Collio incisa sulla baga, la capsula gialla e un peso ridotto.


‘Sono ottimista – conclude Zamaro – penso che nei prossimi 5-10 anni si vedrà in modo chiaro come effettivamente questo territorio guarderà al futuro’. (Alessandro Pestalozza)