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Autore: Redazione StudioNews

Autotrasporto:Assotir, settore strategico ma con evidenti squilibri

Autotrasporto:Assotir, settore strategico ma con evidenti squilibriRoma, 2 ott. (askanews) – “Alla politica non chiediamo di fare delle discriminazioni, perché le discriminazioni, quelle tra grandi e piccoli operatori, sono il principale problema che affligge il settore dell’autotrasporto. Alla politica chiediamo solamente di tappare le falle che si sono create”. Con queste parole Anna Vita Manigrasso, Presidente Nazionale di ASSOTIR, ha introdotto la ricerca “Analisi economica dell’Autotrasporto italiano degli ultimi dieci anni, basata sui Bilanci delle imprese: Peso, Composizione e Stato di Salute del Settore” dalla quale emerge che il settore si riconferma strategico ma con evidenti squilibri al proprio interno.


La presentazione si è tenuta a Roma alla presenza tra gli altri, dell’on. Salvatore Deidda, Presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati; dell’on. Andrea Casu, Vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati; e dell’on. Roberto Traversi, esponente Commissione Trasporti della Camera. A loro in particolare, la Presidente di ASSOTIR ha ribadito i quattro interventi che l’Associazione ritiene necessari: la disciplina della subvezione, per contrastare il fenomeno dell’intermediazione parassitaria; il rispetto dei tempi di pagamento stabiliti dalla legge; il riconoscimento economico dei tempi di attesa al carico e scarico delle merci; la reintroduzione di costi minimi obbligatori. La ricerca – che si basa sui dati economici e finanziari ricavati dai bilanci degli ultimi 10 anni di oltre 37mila imprese che operano nel settore – è “Una fotografia che rappresenta in maniera reale il pessimo stato in cui versa un settore, quello dell’autotrasporto, che riunisce il 2% di tutte le imprese italiane e rappresenta il 3,4% del Pil” ha detto ancora. Dimostra in maniera inequivocabile che i colossi dei trasporti hanno un ruolo “marginale”, nella maggior parte dei casi fungono da intermediari: raccolgono le commesse e affidano il servizio ai player più piccoli. Nonostante questo, però, sono i soggetti che incassano la fetta più grande degli utili, scaricando i costi – a iniziare da quelli ingenti per la transizione energetica e per la sicurezza stradale – sui soggetti più piccoli.


“Gli operatori del settore sono nell’84% dei casi piccole e medie imprese – ha spiegato il curatore della ricerca, Rosario Faraci, Professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università degli Studi di Catania. – I soggetti più piccoli sono quelli che hanno registrato la crescita maggiore in termini di fatturato negli ultimi dieci anni, e anzi maggiori sono le dimensioni dell’impresa e meno sono cresciuti i ricavi. Se si prendono in considerazione gli utili, tuttavia, il trend si inverte, e i grandi player registrano un tasso di crescita che è quasi il doppio di quello del settore. In altre parole, hanno il tasso di redditività più alto rispetto al fatturato. E questa è una prima conferma di quanto sia diffusa la subvenzione”. Un’altra conferma arriva dal grado di integrazione verticale, indice che attesta quante fasi di un processo produttivo un’impresa gestisce in proprio, senza affidarsi a soggetti terzi. “Questo indice – ha sottolineato Faraci, – è nettamente più elevato tra le imprese di piccole dimensioni, perché sono quelle che nei fatti gestiscono il trasporto delle merci”. “Quella contro la subvenzione è la madre di tutte le battaglie – ha detto Claudio Donati, Segretario Generale di ASSOTIR. – Le 10 maggiori imprese da sole valgono un fatturato di 14 miliardi, ovvero più del 20% dell’intero settore. Eppure dispongono di appena 429 veicoli, perché la quasi totalità dei loro ricavi provengono dalla subvenzione. Con un simile squilibrio, il settore non è in grado di sostenere gli investimenti che sono necessari, a iniziare da quelli della transizione energetica e per la sicurezza stradale. E nel lungo periodo, questo problema danneggerà l’intero Paese, in quanto ridurrà la funzionalità del settore dell’autotrasporto che è oggettivamente strategico per l’economia del Paese”.

Russia e Cina conducono manovre Guardie costiere nell’Artico

Russia e Cina conducono manovre Guardie costiere nell’ArticoRoma, 2 ott. (askanews) – I media statali cinesi hanno diffuso oggi filmati della prima pattuglia di navi della Guardia costiera cinese impegnata in un’esercitazione congiunta con la Russia nell’Artico. Si tratta di manovre congiunte che Mosca e Pechino hanno deciso anche per celebrare il 75esimo anniversario della Repubblica popolare cinese e i 75 anni di relaizoni diplomatiche, per i quali i due presidenti – Vladimir Putin e Xi Jinping – si sono scambiati ieri reicprochi messaggi d’augurio.


Le navi sono entrate nell’oceano ieri, durante le celebrazioni. Si tratta di manovre che bissano le grandi esercitazioni aeree e navali congiunte che i due paesi hanno condotto il mese scorso. L’emittente statale cinese CCTV ha affermato che questa è stata la prima esercitazione congiunta tra le guardie costiere dei due paesi, e che quattro navi sono partite dal Pacifico settentrionale verso l’Artico. Le pattuglie congiunte mirano a migliorare il coordinamento nell’applicazione della legge marittima e ad ampliare l’ambito operativo della Guardia costiera cinese, ha affermato in precedenza CCTV.


La Guardia costiera cinese ha dichiarato che l’operazione ha “significativamente ampliato il raggio delle operazioni offshore, testato a fondo la capacità delle navi di svolgere missioni in acque sconosciute e fornito un forte supporto per partecipare attivamente alla governance marittima internazionale e regionale”. La Guardia costiera statunitense, dal canto suo, ha riferito di aver avvistato due navi russe e due cinesi che navigavano a nord-est attraverso il Mare di Bering, a circa 8 km all’interno della zona economica esclusiva della Russia.


Russia e Cina stanno collaborando per sviluppare rotte marittime che si stanno aprendo a causa dello scioglimento delle calotte polari causato dal riscaldamento globale. In agosto, il premier cinese Li Qiang e il suo omologo russo Mikhail Mishustin hanno firmato un comunicato congiunto per sviluppare le rotte di navigazione artiche. Mosca spera di esportare più petrolio e gas verso la Cina per contrastare l’impatto delle sanzioni occidentali, mentre Pechino sta cercando rotte di navigazione alternative per ridurre la sua dipendenza dallo Stretto di Malacca, nel Sud-Est asiatico.


Gli Stati Uniti hanno avvertito che la crescente cooperazione tra Cina e Russia nell’Artico potrebbe influire sulla stabilità regionale, una preoccupazione negata da entrambi i paesi.

Pratolongo: trend positivo per Heineken Italia ma bisogna destagionalizzare

Pratolongo: trend positivo per Heineken Italia ma bisogna destagionalizzareMilano, 2 ott. (askanews) – “Le prospettive del mercato birrario in Italia e di Heineken sono positive. La crisi del Covid è stata sostanzialmente recuperata. E’ vero che nel mondo turbolento di oggi si sono innestati fenomeni come inflazione e perdita del potere d’acquisto. Ma le nostre birre hanno un rapporto prezzo qualità altissimo, anzi dovrei dire bassisimo nel senso che sono di altissima qualità ma con un prezzo contenuto e noi contiamo che le dinamiche di mercato nostre vadano in un trend positivo”. Così il direttore della comunicazione e affari istituzionali di Heineken Italia, Alfredo Pratolongo, in occasione dell’evento di celebrazione dei 50 anni di Heineken nel nostro Paese. Un elemento non trascurabile che incide su costi e consumi è il cambiamento climatico che “ha diverse conseguenze: una sulle materie prime perchè non garantisce continuità ma anche sui consumi perchè se fa troppo caldo si consuma più acqua e meno birra. Il cambio climatico è una sfida ma noi pensiamo che col portafoglio di birre che ha Heineken a disposizione, incluse analcoliche e le zero zero, abbiamo le armi adatti per continuare a crescere in modo sostenibile”.


Oggi una bottiglia di birra su tre bevuta in Italia è prodotta dal gruppo olandese che, con quasi 7 milioni di ettolitri, è stabilmente il primo produttore del Paese. Presente sul mercato con marchi come Birra Moretti, Ichnusa e Birra Messina, Heineken conta quattro birrifici dislocati su tutto il territorio – Comun Nuovo, nella Bergamasca, Pollein (Aosta), Massafra, in provincia di Taranto e Assemini nel Cagliaritano – e un network distributivo Partesa (leader della distribuzione e della formazione nel canale horeca con 40 depositi e 37.000 clienti). Una presenza industriale che in termini di occupazione registra oltre 2.000 dipendenti diretti. Nonostante le prospettive positive indicate da Pratolongo il potenziale di sviluppo è ancora alto, considerato il consumo pro-capite in Italia. “Noi siamo molto contenti dei consumi di birra attuali perché continuano a crescere e perché c’è una prospettiva di crescita – ha osservato – ma di fatto sono circa 36 litri pro capite contro la media europea che é quasi il doppio. Questo vuol dire che ci sono molte prospettive positive per poter aumentare e migliorare”. Per farlo una delle leve è la destagionalizzazione dei consumi. “Una delle occasioni più semplici per iniziare un processo di destagionalizzazione serio è quello di collegare la birra al cibo. La strada per la destagionalizzazione può partire da questo: attualmente con i consumi di birra e con le modalità di consumo che hanno gli italiani la destagionalizzazione non è ancora avvenuta in modo pieno”. Uno degli strumenti è intervenire sulla spillatura in bar e pizzerie che aumenta la qualità del prodotto e aiuta ad aumentare la cultura della birra, spingendo così anche il consumo a casa. “Penso che ci sia un collegamento molto forte tra consumo domestico e consumo fuori casa, lo abbiamo visto nella pandemia, quando i consumi in casa sono aumentati enormemente – ha spiegato – Lì abbiamo scoperto che la birra è sinonimo di socialità. L’anno dopo nel 2022 i consumi fuori casa hanno avuto un picco molto forte. Adesso ci sono dei cambiamenti, una sorta di normalizzazione”. Il rapporto tra horeca e consumo domestico per Heineken è lo stesso del mercato “65% il primo e 35% il secondo”.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sui flussi di migranti

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sui flussi di migrantiRoma, 2 ott. (askanews) – Il Consiglio dei ministri, ha approvato il decreto sui flussi di migranti regolari. “Intento del decreto è quello di semplificare il più possibile, avere tempi più celeri e dare regole certe aggirabili con maggiore difficoltà. Ci sarà la pre-compilazione delle domande rispetto ai click days per aumentare i tempi dei controlli. I click day saranno più di uno, per categorie di lavoratori, e questo permetterà sia la suddivisione per tipologie di lavoro, sia una gestione meno caotica. I sistemi informatici saranno inter-operativi e questo permetterà di dare immediatamente delle risposte di inammissibilità”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, presentando il decreto flussi approvato in Cdm. “La consegna per il collaudo del centro di Gjader” in Albania sarà “nei prossimi giorni, entro l’inizio della prossima settimana. Poi ci saranno 10-15 giorni per i tempi del collaudo e dalla seconda metà del mese Gjader potrà iniziare a funzionare” ha detto.

Trasporti, nuovo brand per i treni regionali di Trenitalia

Trasporti, nuovo brand per i treni regionali di TrenitaliaRoma, 2 ott. (askanews) – Nasce “Regionale”, il nuovo brand che i passeggeri troveranno sui treni di Trenitalia muovendosi nella propria città o regione. Il nuovo brand Regionale è caratterizzato dal colore verde e da linee morbide e pulite, per definire un approccio semplice e orientato alla sostenibilità, valori distintivi del servizio.


“Non è solo un nome, o il colore del treno che sarà verde, ma sta a signifcare anche lo sforzo di Trenitalia, insieme alle Regioni, fatti negli anni scorsi e che faremo ancora nei prossimi anni, per ammordernare la flotta – ha detto l’ad di Trenitalia, Luigi Corradi, alla presentazione del nuovo brand -. Abbiamo un obiettivo: quello di raggiungere l’80% della flotta con i treni completamente nuovi, quindi sostituire i treni vecchi con treni nuovi. Abbiamo già superato il 60%, quindi penso che sia veramente un momento per iniziare a celebrare questa cosa e farla conoscere sempre di più, perché poi l’obiettivo di questo lavoro sono i nostri clienti, i nostri passeggeri. Convincere sempre più gente che il trasporto regionale in Italia è molto migliorato, è uno dei migliori al mondo”. Entro il 2027, il numero di nuovi convogli supererà quota 700 fra treni elettrici a doppio piano, monopiano e ibridi. Un investimento che, dal 2018 al 2027, ammonta a oltre 7 miliardi di euro per il rinnovo della flotta, ai quali si aggiungono altri 3 miliardi destinati all’implementazione di tecnologie e alla manutenzione avanzata.

Giappone, ecco come Ishiba è arrivato alla guida del paese

Giappone, ecco come Ishiba è arrivato alla guida del paeseRoma, 2 ott. (askanews) – La vittoria di Shigeru Ishiba nelle elezioni interne al Partito liberaldemocratico (Jiminto), che l’ha portato ieri a diventare il 102mo primo ministro del Giappone, è stato costruito, come sempre accade nella formazione politica che dagli anni ’50 del secolo scorso governa il Giappone in maniera quasi ininterrotta, nel retroscena. E questa volta la partita è stata particolarmente complessa e gravida di conseguenze, visto che si presentavano in tutto nove candidati, il numero più elevato da quando, nel 1972, è stato messo in campo l’attuale sistema elettorale di partito.


Il Nikkei ha fornito una serie di indiscrezioni relative alla partita che si è giocata dietro le quinte del partito, affermando che la vittoria di Ishiba venerdì al ballottaggio contro l’ex ministra dell’innovazione economica, la nazionalista Sanae Takaichi, è maturata all’interno di una partita giocata tra il primo ministro uscente Fumio Kishida e altri due ex primi ministri. Il Jiminto è un partito organizzato per fazioni (habatsu), che sono qualcosa di abbastanza simile alle “correnti” che caratterizzavano in Italia la Democrazia cristiana nella Prima repubblica. Tuttavia, la crisi di consensi che si è determinata recentemente sulla scorta di una serie di scandali, tra i quali l’ultimo sull’utilizzo irregolare di fondi pubblici, ha portato a uno scioglimento, quanto meno formale, di queste articolazioni interne.


In particolare, la vittoria di Ishiba ha preso corpo tra il primo e il secondo turno di voto. Al primo Takaichi appariva avanti a Ishiba di 27 voti di grandi elettori, al secondo Ishiba ha prevalso di 21 voti. Se Takaichi avesse vinto, sarebbe diventata la prima donna premier del Giappone. Nel ballottaggio, Ishiba ha ottenuto 189 voti tra i parlamentari del partito, rispetto ai soli 46 voti del primo turno. E’ quindi stato nella componente di parlamentari del corpo elettorale che è maturata la vittoria. La platea dei grandi elettori era formata da 367 parlamentari e 367 membri di base al primo turno. Al ballottaggio, convocato perché nessuno dei candidati al primo turno aveva raggiunto la maggioranza assoluta, hanno votato i 367 parlamentari e ognuna delle 47 articolazioni territoriali del partito ha espresso un voto.


Era la quinta candidatura di Ishiba alla presidenza del partito, e quindi alla premiership: nonostante fosse un candidato popolare nel più ampio pubblico, non era mai riuscito a raggiungere la vittoria. La chiave è stata il sostegno del primo ministro uscente Fumio Kishida e dell’ex primo ministro Yoshihide Suga. Quando Kishida ha annunciato il 14 agosto che si sarebbe dimesso, Shigeru Ishiba e Shinjiro Koizumi — il figlio 43enne dell’ex primo ministro Jun’ichiro Koizumi — erano considerati i principali candidati per sostituirlo.


Suga – che si è dimesso da premier tre anni fa ed è stato sostituito da Kishida, diventandone uno dei più aspri critici – aveva espresso commenti positivi su Ishiba già a giugno, ma non aveva nascosto la sua intenzione di sostenere Koizumi, con cui condivide il collegio elettorale di Kanagawa. Un terzo ex primo ministro, Taro Aso, dal canto suo non sarebbe stato soddisfatto dell’influenza di Suga sui due candidati che apparivano più solidi, cioè Ishiba e Koizumi, quindi sarebbe rimasto a guardare fino all’ultimo momento, dopo aver “bruciato” l’ex ministro per il Digitale Taro Kono, a cui in un primo momento aveva dato sostegno perché proveniente dalla sua fazione. Quando, nel mezzo della campagna elettorale, era apparso chiaro che i tre papabili veri erano Ishiba, Takaichi e Koizumi. Con Ishiba che nei sondaggi tra i membri del partito appariva in testa rispetto a una Takaichi in forte rimonta e un Koizumi in caduta, perché alcune sue dichiarazioni ne tradivano una certa inesperienza. Cioè, la partita appariva incertissima e tutto si sarebbe chiaramente risolto in un ballottaggio, nel quale le combinazioni e le alleanze dietro le quinte diventavano decisive. Aso, dal canto suo, non aveva motivo di sostenere Koizumi e appariva irritato rispetto a Ishiba (che nel 2009, quando era primo ministro, aveva fatto pressioni perché si dimettesse), tanto da dichiarare che, se il ballottaggio si fosse svolto tra quei due, sarebbe stato costretto a “lasciare il paese”. Quindi, il suo sostegno era ovviamente diretta a Takaichi. I parlamentari a lui vicini hanno votato per lei, che ha ottenuto al primo turno nella componente parlamentare 72 voti, un risultato inatteso. A questo punto, però, con Suga pro-Ishiba e Aso pro-Takaichi, stava a Kishida far da ago della bilancia. Alla fine, a quanto dice il Nikkei, il premier uscente ha fatto convergere i suoi voti su Ishiba, perché le posizioni di Takaichi in materia di economia erano troppo lontane dalle sue. Inoltre, le tinte nazionaliste di Takaichi erano viste da Kishida, un attento ex ministro degli Esteri, come eccessivamente intense. Infine, troppi dei sostenitori dell’ex ministra provenivano dall’ex fazione di Shinzo Abe, il defunto ex primo ministro, spazzata via dagli scandali. Alla fine, Ishiba eredita un partito frammentato, parcellizzato, in cui lo scioglimento delle fazioni ha portato a lotte di potere interne con fedeltà personali di natura quasi feudale che renderanno difficile per il nuovo leader trarre un minimo comun denominatore. Anche perché il nuovo premier, che ha una fama di persona che non le manda a dire, si è inimicato in passato molti capicordata con le sue critiche spesso aspre. I soli 46 voti tra i parlamentari che aveva ottenuto al primo turno sono un messaggio chiaro in questo senso. Per promuovere l’unità, Ishiba ha offerto a Takaichi il ruolo di presidente del Consiglio generale del partito, un organo decisionale, ma lei ha rifiutato. Tra i membri della ex fazione Abe, che conta il maggior numero di parlamentari, nessuno è stato nominato nel governo di Ishiba. Ishiba ha anche proposto ad Aso di assumere il ruolo di consigliere supremo del partito, un incarico rimasto vacante per 30 anni, e Aso ha accettato. Tuttavia, dopo l’incontro di lunedì, Aso ha lasciato la stanza prima della foto commemorativa con Ishiba, ignorando le voci che cercavano di fermarlo. In questo contesto s’inserisce quindi anche la decisione di Ishiba di convocare per il 27 ottobre le elezioni politiche della Camera bassa, il più importante dei due rami della Dieta, nella speranza di capitalizzare il suo momento d’oro, rimescolando le carte nel Partito in maniera da poter giocare una mano più favorevole. E’ un rischio che il nuovo premier sa di dover correre.

Loacker: fatturato 2024 atteso a 465 mln (+7%), 65% arriva da extra Ue

Loacker: fatturato 2024 atteso a 465 mln (+7%), 65% arriva da extra UeMilano, 2 ott. (askanews) – “Nel 2023 come gruppo abbiamo chiuso con 435 milioni di fatturato e quest’anno pensiamo di poter chiudere a 465 milioni con una crescita del 7%, spinta sia dall’Italia ma soprattutto dai 110 mercati internazionali”. Sono questi i numeri del gruppo Loacker, annunciati da Ulrich Zuenelli, executive chairman di Loacker, in occasione della conferenza stampa dei 100 anni del gruppo dolciario. “In questi 100 anni da piccola pasticceria locale siamo prima diventati leader di mercato in Italia – ha sottolineato – e a livello globale Loacker rappresenta il 4,5% del mercato dei wafer e con questa quota di mercato siamo i numeri due a valore ma nel segmento premium siamo diventati leader di mercato nel mondo”.


Nel 2024 “con un miliardo e 70 milioni di confezioni singole raggiungeremo 110 Paesi con 135 partner di distribuzione esclusivi – ha spiegato – Il business internazionale ormai rappresenta il 75% dunque tre quarti del nostro giro d’affari del brand Loacker. E’ interessante che l’Italia è un quarto del totale ma se guardiamo all’Italia e al resto dell’Europa vediamo che rappresentano il 35%, un po’ più di un terzo, quindi il 65% del fatturato viene sviluppato al di fuori dell’Unione Europea”. Le regioni più importanti sono “il Medio Oriente, il Sud-est asiatico, con la Cina, il Far east il Giappone e il sud Corea e poi l’Oceania, e poi il Nord America con Stati Uniti e Canada che diventano mercati sempre più importanti”. Da due anni a questa parte, ha evidenziato “nei nostri punti vendita in Alto Adige e nel nostro stabilimento vediamo che ci sono sempre più turisti dal Medio Oriente che vengono a visitarci. In Arabia Saudita Loacker ha il 45% del totale mercato wafer: siamo leader di mercato abbiamo una quota quasi 11% su tutto il mercato biscotti”. In Italia, dove la categoria wafer è spesso usata come sinonimo di Loacker, sono “6,5 milioni le famiglie che consumano i nostri prodotti in casa e poi ci sono anche quelli on the go circa. Un totale di 20 milioni di consumatori in Italia col 96% notorietà del brand”, è stato detto in conferenza stampa.

Israele, il ministro degli Esteri Katz dichiara il segretario dell’Onu Guterres persona non grata

Israele, il ministro degli Esteri Katz dichiara il segretario dell’Onu Guterres persona non grataRoma, 2 ott. (askanews) – Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha deciso di dichiarare il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres persona non grata e di bandirlo dal Paese, dopo le dichiarazioni di Guterres a seguito dell’attacco missilistico dell’Iran contro Israele.


“Condanno l’allargamento del conflitto in Medio Oriente”, aveva affermato Guterres. “Tutto questo deve finire. Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco”, aveva aggiunto, deplorando “un’escalation dopo l’altra”.

Arriva la prima filiera della birra totalmente sarda

Arriva la prima filiera della birra totalmente sardaRoma, 2 ott. (askanews) – I birrifici artigianali sardi si uniscono ai produttori cerealicoli sardi per far partire ufficialmente la prima Filiera della birra totalmente sarda. Domani a Cagliari, presso l’Ex Manifattura Tabacchi, all’interno del convegno “La Filiera della Birra Artigianale in Sardegna” sarà siglato il primo contratto di filiera di questo tipo.


Un esempio unico in Italia di come, anche nel settore brassicolo e cerealicolo, si possa creare una filiera regionale che unisca produttori, trasformatori e aziende che mirano a sostenere un comparto con numeri sempre in crescita. Un progetto pilota promosso da Coldiretti con il Consorzio Birra italiana, che da tempo è al lavoro per unire i produttori e sostenere le due filiere. Sono coinvolti nel progetto 20 birrifici artigianali sardi appartenenti al Consorzio, produttori di luppolo e la Cooperativa Isola Sarda che da tempo opera e riunisce i produttori cerealicoli regionali.

Medio Oriente, Meloni ha convocato la riunione del G7

Medio Oriente, Meloni ha convocato la riunione del G7Roma, 2 ott. (askanews) – “Nel condannare l’attacco iraniano a Israele” nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi “abbiamo condiviso la profonda preoccupazione per gli sviluppi in corso e lanciato un appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali, chiedendo di evitare ulteriori escalation. L’Italia continuerà a impegnarsi per una soluzione diplomatica, anche in qualità di presidente di turno del G7. Ho convocato per questo pomeriggio una riunione a livello dei leader”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo in Consiglio dei ministri.


Intanto, “il tavolo di governo è stato convocato in forma permanente per monitorare costantemente l’evolversi della situazione e adottare tempestivamente le misure necessarie”. Nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi, ha spiegato Meloni, “è stata anche discussa la messa in sicurezza dei cittadini italiani e dei militari del contingente Unifil”. “L’obiettivo è la stabilizzazione del confine israelo-libanese attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701. In questo quadro, l’Italia ha invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un rafforzamento del mandato della missione Unifil al fine di assicurare la sicurezza del confine tra Israele e Libano in attuazione delle vigenti risoluzioni dell’ONU. È altrettanto urgente giungere a un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi in linea con la risoluzione 2735”, ha spiegato, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo in Consiglio dei ministri.


Meloni ha riferito del vertice di ieri sera a cui hanno partecipato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani in collegamento da remoto, il ministro della Difesa Guido Crosetto; il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata per i servizi di sicurezza; i vertici dei servizi segreti; il consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio e, in collegamento, l’ambasciatore d’Italia in Israele, Luca Ferrari.