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Autore: Redazione StudioNews

Esplosioni in Libano, il leader di Hezbollah Nasrallah: da Israele dichiarazione di guerra, infranta ogni regola

Esplosioni in Libano, il leader di Hezbollah Nasrallah: da Israele dichiarazione di guerra, infranta ogni regolaRoma, 19 set. (askanews) – Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha accusato oggi Israele di aver infranto “tutte le regole del confronto” con le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie in Libano e Siria, affermando che nell’arco di due giorni “ha cercato di uccidere più di 5.000 persone”. “Quello che è successo negli ultimi giorni richiede ovviamente una presa di posizione”, ha esordito il leader di Hezbollah, sottolineando che “siamo stati testimoni di un grande massacro in tutto il Paese, un massacro senza precedenti”. Nasrallah, ha dichiarato che le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie avvenute in Libano potrebbero essere definite “una dichiarazione di guerra”, sottolineando che Israele “ha oltrepassato tutte le linee rosse” nei suoi attacchi e riconoscendo che il movimento sciita ha subito un “colpo senza precedenti”.


“Non c’è dubbio che abbiamo subito un duro colpo, senza precedenti, sia dal punto di vista della sicurezza che umanitario”, ha dichiarato nel suo discorso, riconoscendo la “superiorità tecnologica” di Israele e “delle potenze globali che lo sostengono”. Ma “diciamo al nemico: il fronte libanese
non si fermerà finché la guerra a Gaza non sarà finita. Lo diciamo da quasi 12 mesi. Nonostante tutti i massacri, i feriti e i sacrifici, dico questo, qualunque siano gli ostacoli e i sacrifici, la resistenza in Libano non smetterà di sostenere Gaza, la Cisgiordania e la Palestina”.  Secondo Nasrallah, infatti, le esplosioni dei dispositivi di comunicazioni avvenute negli ultimi due giorni in Libano sono l’ultimo tentativo di Israele di “separare il fronte libanese da quello di Gaza”. 

Maltempo, Schlein: governo fa sciacallaggio politico

Maltempo, Schlein: governo fa sciacallaggio politicoRoma, 19 set. (askanews) – “Piena vicinanza a comunità e territori nuovamente colpiti dagli eventi alluvionali delle scorse ore. Mentre gli amministratori dell’Emilia-Romagna hanno passato la notte a gestire l’emergenza, organizzare soccorsi e sostenere la popolazione, la destra di governo si è messa subito a fare sciacallaggio politico per fini elettorali. Giorgia Meloni aveva fatto, più di un anno fa, una inutile passerella con gli stivali nel fango a promettere 100% di ristori a famiglie e imprese che non sono mai arrivati. Non hanno messo risorse adeguate. Hanno perso due mesi per nominare un Commissario su cui hanno concentrato tutte le prerogative e i poteri; hanno individuato nell’esercito, a Roma, la struttura commissariale a dispetto del territorio, hanno voluto a tutti i costi centralizzare e adesso scaricano responsabilità e problemi sugli amministratori locali. Prima ancora che ridicolo è indecente”. Così in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.

S.Sede-Serbia, Palalic: grazie a Papa rapporti rinati con ortodossia

S.Sede-Serbia, Palalic: grazie a Papa rapporti rinati con ortodossiaRoma, 19 set. (askanews) – “La visita in Serbia del Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, ha avuto sia un aspetto solenne e pancristiano, sia uno politico-diplomatico. Entrambi questi aspetti della visita dimostrano quanto la Santa Sede attribuisca importanza alla cooperazione con la Serbia, tenendo presente il fitto programma e gli impegni del cardinale Parolin. L’importanza di inviare un messaggio di comprensione, sostegno e necessità di una più ampia unità di tutti coloro che rimangono fermamente fedeli alla loro fede nel Salvatore Gesù Cristo, soprattutto in questi tempi difficili e complessi per tutti i cristiani, è stata evidenziata dal fatto che la messa solenne officiata dal cardinale Parolin ha visto la partecipazione del Patriarca della Chiesa serba, del Presidente della Serbia, del Governo e dei membri del Parlamento”.


Lo ha ricordato in una intervista ad askanews Jovan Palalic, presidente del gruppo per l’amicizia parlamentare Serbia ed Italia e presidente del gruppo per l’amicizia Serbia e Santa Sede e, quindi, responsabile per i rapporti con Italia e Santa Sede, all’indomani della visita nel paese balcanico da parte del vertice della diplomazia vaticana. “Ciò che conferisce un particolare significato a questa comprensione dell’unità cristiana come elemento cruciale nelle sfide odierne per la nostra civiltà è anche il fatto che il cardinale Parolin parteciperà alla commemorazione dell’anniversario della Pace di Karlowitz, quando le nazioni cristiane europee unite sconfissero l’invasore ottomano, difendendo l’identità cristiana dell’Europa. – ha spiegato Palalic – Il fatto che i nostri antenati siano riusciti a unirsi, consapevoli di ciò che stavano difendendo, può essere oggi una grande ispirazione per tutti noi. Il principe serbo Lazar, che combatté contro l’Impero Ottomano in Kosovo, disse: ‘Non decido se andare in battaglia in base alla grandezza dell’esercito che mi segue, ma in base alla santità che sto difendendo’. Questo era lo stesso spirito di tutti i cristiani d’Europa. Non vi è dubbio che il popolo serbo, che attraverso la sua storia ha collegato l’Europa orientale e occidentale con la sua cultura e i suoi valori, e le due Chiese sorelle, sia oggi riconosciuto come un popolo che, rimanendo fedele alle sue tradizioni e alla fede cristiana, può ancora una volta svolgere tale ruolo in questi tempi di divisioni e conflitti. Oggi la Serbia coltiva particolarmente lo spirito di unità tra le due Chiese cristiane, e questo è certamente riconosciuto anche dalla Santa Sede, che ci ha onorato con una visita a un livello così elevato. Il Segretario di Stato Parolin, come uomo di pace, che ha avviato diverse iniziative per fermare le guerre e le sofferenze, inviando un messaggio dalla sua visita a Belgrado, la città più grande dei Balcani, sottolinea quanto sia essenziale preservare la pace e la pacifica convivenza tra tutte le nazioni balcaniche in questa regione che ha sofferto così tanto alla fine del secolo scorso”.


D. Gli incontri che Parolin ha avuto sono stati rivolti essenzialmente a una posizione di ascolto o c’è una testimonianza di una volontà di procedere in avanti nel rapporto tra Serbia e Santa Sede? PALALIC – “Gli incontri politici durante la visita del cardinale Parolin in Serbia indicano l’esistenza di un interesse reciproco per migliorare ulteriormente le relazioni e promuovere una maggiore comprensione delle posizioni di entrambe le parti su varie questioni importanti, sia ecclesiastiche che di politica internazionale. Desidero sottolineare che per l’atmosfera favorevole che oggi domina nei rapporti tra la Serbia e la Santa Sede è innanzitutto merito di Papa Francesco, che con le sue posizioni molto chiare su questioni di rilevanza nazionale per la Serbia ha espresso coerenza e principi che sono certamente universali. Quando vi è stato il tentativo di sottrarre proprietà della Chiesa serba e i suoi templi in Montenegro, il Papa ha affermato esattamente ciò che aveva detto riguardo al conflitto ecclesiastico in Ucraina: ‘Non toccate la Chiesa’. Il Papa non ha sostenuto il separatismo del Kosovo, così come non ha appoggiato lo smembramento di altri Stati sovrani in altri contesti. Nel complesso conflitto tra serbi e croati sul ruolo del cardinale Stepinac durante la Seconda Guerra Mondiale nei crimini contro i serbi, il Papa ha istituito una commissione ortodosso-cattolica e ha dichiarato di voler solo la verità. In questo contesto, durante gli incontri, soprattutto con il Presidente Vucic, il cardinale Parolin ha potuto apprendere molto sulle sofferenze attuali dei serbi in Kosovo e sulle persecuzioni a cui sono esposti, mentre una gran parte della comunità internazionale tace su queste vicende. Nel mio incontro con il Segretario di Stato, ho sottolineato invece l’importanza che la Santa Sede, con il suo indiscutibile prestigio, richiamasse l’attenzione della comunità internazionale sull’inaccettabilità che un popolo cristiano europeo viva in un ghetto, venga arrestato e perseguitato per le parole pronunciate e per le critiche espresse, e venga privato dei suoi diritti fondamentali alla vita, con l’intento di costringerlo a lasciare il territorio in cui vive da milleseicento anni. Credo che il cardinale Parolin, come uomo di pace e soprattutto come cristiano e uomo di Chiesa, trasmetterà questi messaggi di disperazione cristiana a coloro che, nel cuore dell’Europa, chiudono gli occhi di fronte a tali avvenimenti”.


D – Quale è, in questo momento, il rapporto tra la diocesi cattolica di Belgrado ed in generale tra la comunità cattolica e il mondo ortodosso, anche alla luce anche di quelli che sono i cambiamenti in atto? PALALIC – “Come ho già sottolineato, i rapporti tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica in Serbia stanno effettivamente sviluppando una dinamica di maggiore comprensione, collaborazione e sostegno. Oltre allo Stato, che attraverso una serie di misure concrete, ma anche creando un’atmosfera generale favorevole nella società, ha portato a quello che potrebbe essere il miglior periodo di relazioni tra ortodossi e cattolici in tutto il secolo di esistenza dell’Arcidiocesi di Belgrado, anche il Patriarca Porfirije, con la sua apertura e la sua precedente esperienza come Metropolita in Croazia, ha contribuito a superare una certa sfiducia e distanza creata dai tragici conflitti del ventesimo secolo. La visione serba della Chiesa Cattolica è stata per lo più limitata dai difficili rapporti con i croati e dalle gravi sofferenze in quei territori”.Roma, 19 set. (askanews) – “Questo quadro di sfiducia e incomprensione – ha quindi concuso Palalic – è stato prima spezzato dalle parole e dalle decisioni di Papa Francesco, che hanno mostrato rispetto verso i serbi, ma anche dalle relazioni quotidiane tra le persone comuni e la vita di tutti i giorni, che hanno lentamente dissipato i traumi e la sfiducia. Ora tutti siamo consapevoli che la vita cristiana e i valori cristiani sono di nuovo minacciati, che ci sono molte sfide serie, a partire dalla famiglia in pericolo fino all’intelligenza artificiale, e che tutti coloro che seguono i padri che difesero saldamente la loro fede al Concilio di Nicea 1700 anni fa, il cui anniversario celebriamo l’anno prossimo, devono essere più vicini per essere più forti”.

Maltempo, Schlein: governo fa sciacallaggio politico

Maltempo, Schlein: governo fa sciacallaggio politicoRoma, 19 set. (askanews) – “Piena vicinanza a comunità e territori nuovamente colpiti dagli eventi alluvionali delle scorse ore. Mentre gli amministratori dell’Emilia-Romagna hanno passato la notte a gestire l’emergenza, organizzare soccorsi e sostenere la popolazione, la destra di governo si è messa subito a fare sciacallaggio politico per fini elettorali. Giorgia Meloni aveva fatto, più di un anno fa, una inutile passerella con gli stivali nel fango a promettere 100% di ristori a famiglie e imprese che non sono mai arrivati. Non hanno messo risorse adeguate. Hanno perso due mesi per nominare un Commissario su cui hanno concentrato tutte le prerogative e i poteri; hanno individuato nell’esercito, a Roma, la struttura commissariale a dispetto del territorio, hanno voluto a tutti i costi centralizzare e adesso scaricano responsabilità e problemi sugli amministratori locali. Prima ancora che ridicolo è indecente”. Così in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Vino, Cavit: a metà della vendemmia la qualità dell’uva è ottima

Vino, Cavit: a metà della vendemmia la qualità dell’uva è ottimaMilano, 19 set. (askanews) – “Ad oggi, a metà circa della vendemmia, la qualità dell’uva è ottima. Negli ultimi giorni, il calo delle temperature e il vento freddo hanno intensificato l’escursione termica tra il giorno e la notte, creando le condizioni ideali per garantire un’eccellente qualità dell’uva a bacca rossa, che è ancora in fase di raccolta”. Lo afferma Matteo Secchi, agronomo di Cavit, il Consorzio di secondo grado trentino che riunisce undici Cantine sociali del territorio, con oltre 5.250 viticoltori della provincia, che lavorano un’area pari a oltre il 60% dell’intera superficie vitata del Trentino. In questa regione la vendemmia aveva preso il via dopo Ferragosto nei vigneti più precoci delle zone di bassa collina con le uve Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier per le basi spumanti.


“La chiave per garantire la salute e una qualità eccellente delle uve risiede in un approccio attentamente pianificato alla gestione dei nostri vigneti” prosegue Secchi, aggiungendo che “la parcellizzazione dei terreni ci permette di intervenire in modo capillare, assicurando cure precise e tempestive a ogni singola pianta”. “Le pratiche manuali, evitando pressioni eccessive, ci consentono di agire nei momenti cruciali, garantendo che ogni grappolo riceva l’attenzione necessaria” continua l’agronomo, sottolineando che “così, riusciamo a preservare la qualità delle uve, migliorando la resa finale e assicurando la produzione di vini di alto livello”. L’instabilità climatica ha accentuato la necessità di un approccio flessibile e attento alla gestione del vigneto e alla vendemmia, mettendo in luce il valore dell’intervento umano e della conoscenza approfondita di un territorio composito e variegato come quello trentino, caratterizzato da vigneti suddivisi in piccoli appezzamenti, dove i soci Cavit gestiscono mediamente aree vitate di circa 1,2 ettari ciascuno. “Ogni fase della vendemmia richiede una cura meticolosa che solo mani esperte possono garantire: dalla ‘scacchiatura’, l’eliminazione dei germogli in soprannumero, alla ‘sfogliatura’, la pulitura delle foglie in eccesso dalle piante, fino alla raccolta dei grappoli d’uva” spiegano i tecnici di Cavit, mettendo in risalto che “questo approccio artigianale, tramandato di generazione in generazione, si adatta perfettamente alle dimensioni contenute dei vigneti e alle specificità del terreno, che non consentono la meccanizzazione”.


In sinergia con la competenza artigianale, il Consorzio ha implementato fin dal 2010 la Piattaforma integrata cartografica agriviticola (Pica), che offre un supporto tecnico essenziale per il monitoraggio e la gestione dei vigneti, in particolare in un’annate come quella del 2024, caratterizzata da un clima estremamente instabile e da una primavera molto piovosa. “Se strumenti innovativi come Pica sono cruciali per la comunicazione tempestiva e la precisione operativa, è la prontezza nell’agire direttamente sul campo insieme a fare la differenza” mette in luce Cavit, sottolineando che “in un’epoca in cui i cambiamenti climatici impongono nuove sfide, la manualità e l’abilità tecnica sono i pilastri su cui costruire un futuro sostenibile e di alta qualità per il settore vitivinicolo”. Con un fatturato consolidato di oltre 267 mln di euro nell’esercizio 2022-2023, il Gruppo Cavit si posiziona tra i principali protagonisti del settore in Italia e sui mercati internazionali con una quota export che rappresenta il 76% dell’intera produzione, con un’ampia gamma di vini e spumanti nei canali Gdo e Horeca in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, in particolare, Cavit è il marchio di vino italiano più diffuso.

Cia: danni maltempo in stessi luoghi e stesse aziende del 2023

Cia: danni maltempo in stessi luoghi e stesse aziende del 2023Roma, 19 set. (askanews) – Stessi luoghi, stesse aziende, medesimi danni: questo ha provocato l’intensità delle piogge che sta mettendo a dura prova il territorio Emiliano Romagnolo. “L’agricoltura è ancora sott’acqua – commenta Stefano Francia, presidente di Cia- Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna – e quel che più colpisce è che sono le stese aree coinvolte dall’alluvione del 2023, laddove erano state ripristinate le numerose criticità nei campi, ora occorre ricominciare da capo”.


Partendo dall’Emilia, nel bolognese il fiume Idice ha rotto poco più a valle rispetto al maggio 2023 dove i lavori di ripristino sono tuttora in atto. L’area allagata in destra del fiume è la stessa già interessata nello scorso anno, in particolare nella zona di Selva Malvezzi. Il torrente Quaderna è esondato nella sponda destra provocando allagamenti in zona Fiorentina e Sant’Antonio. Anche il Sillaro ha rotto nella sponda sinistra nella zona di Castel Guelfo. L’Appennino bolognese ed alcuni territori di Imola non sono rimasti indenni perché sono stati segnalati smottamenti e aree allagate. “Pure in Romagna la situazione è tragica e sta vivendo un dejavù con centri abitati come Cotignola, Bagnacavallo, Forlì, Faenza che sono in situazioni di criticità – ricorda Francia – dove anche il Fiume Montone è straripato di nuovo. I ripristini che erano stati a termine in molti casi sono da rifare con perdite ingenti di danaro e produzioni per il prossimo anno, senza contare il danno sulle colture ancora in atto come barbabietole da zucchero e pomodoro da industria. Insomma, anche questa è una annata da dimenticare – prosegue Francia – Saremo di supporto agli agricoltori ed esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni alluvionate – conclude Francia – con l’augurio che i lavori di ricostruzione continuino e che portino a un lavoro di potenziamento delle opere già avviate”.

Confagricoltura: fenomeni alluvionali non sono più eccezionali

Confagricoltura: fenomeni alluvionali non sono più eccezionaliRoma, 19 set. (askanews) – I fenomeni alluvionali non sono piu’ ‘eccezionali’, vanno gestiti mettendo in atto un Piano strutturale a salvaguardia del territorio che sia di ampio respiro, capace di fronteggiare in tempi rapidi situazioni disastrose per la collettività e le imprese, grazie a procedure snelle, velocità nella raccolta dei dati e nella compilazione delle perizie, con l’obiettivo di ottenere subito le risorse necessarie alla messa in sicurezza delle zone edificate e dei bacini idrografici e al rilancio delle attività produttive. A dirlo è Confagricoltura, sottolineando come sia urgente un serio studio di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua naturali e artificiali. Il settore primario è quello più coinvolto e danneggiato e bisogna superare i veti ambientali: ci sono opere ferme da anni.


L’organizzazione agricola esorta i Consorzi di bonifica a svolgere il proprio ruolo fondamentale nel presidio idrogeologico in collina e montagna, invitandoli a investire le risorse del PNRR per ottimizzare il sistema idrico. Sono pochi gli interventi effettuati sui movimenti franosi generati lo scorso anno dalle esondazioni e dall’eccesso di piogge, spiega Confagricoltura in una nota. Ora le frane si sono riattivate, e altre se ne sono aggiunte, peggiorando il quadro complessivo del dissesto.


Intanto i tecnici di Confagricoltura seguono costantemente il monitoraggio degli areali critici attraverso una capillare ricognizione dei danni subiti dalle aziende agricole. Il comparto è stato gravemente colpito: vigneti e frutteti sommersi, con alberi carichi di frutti ancora da raccogliere (uva, pere, mele, kiwi), oltre alle orticole in campo, in particolare le varietà tardive del pomodoro da industria e le barbabietole da zucchero. La Confederazione ricorda che l’Emilia-Romagna è la seconda regione produttrice di ortofrutta in Italia con 180.000 ettari coltivati e rappresenta, in termini di volume, il 15% della produzione nazionale. La regione figura al terzo posto a livello nazionale per produzione di uva (7,97 milioni di quintali di uva) e al secondo se si parla di uva per vini da tavola. Produce 1,8 milioni di tonnellate di pomodoro da conserva sui 5,5 milioni totali nel Paese e dal bacino bieticolo emiliano arriva oggi la maggior parte dello zucchero made in Italy.

Maltempo, Musumeci: in 10 anni all’Emilia-Romagna oltre mezzo miliardo, non sappiamo come è stato speso

Maltempo, Musumeci: in 10 anni all’Emilia-Romagna oltre mezzo miliardo, non sappiamo come è stato spesoRoma, 19 set. (askanews) – Nella conferenza stampa convocata “sulla situazione emergenziale che ha colpito la regione Emilia-Romagna”, a causa del maltempo, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha fatto il bilancio di quanto “il governo di Roma negli ultimi dieci anni” ha assegnato alla Regione Emilia-Romagna: oltre 594 milioni di euro, ha spiegato chiedendo che la Regione faccia sapere se e come li ha spesi, se mancano ancora territori “più vulnerabili” su cui intervenire.


In particolare, negli ultimi 10 anni – ha spiegato Musumeci – “da parte del Mase (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) dal 2013 al 2023 sono stati messi a disposizione 118 milioni 285mila euro per quattro interventi superiori ai 10 milioni; lo stesso Mase per 128 interventi più ridotti ha messo a disposizione dell’Emilia Romagna 136 milioni e 14mila euro; il ministero dell’Interno per 446 piccoli interventi ha messo a disposizione 158 milioni e 956mila euro; sempre lo stesso Ministero dell’Interno per 38 interventi, superiori a un milione, ha messo a disposizione dell’Emilia Romagna 68 milioni e 74mila euro. La protezione civile ha finanziato 670 interventi nell’ultimo decennio con 92 milioni 761mila euro. Il Dipartimento Casa Italia, pertinente alla mia delega ha finanziato 13 interventi per 17 milioni e 225mila. Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha finanziato 13 interventi per 3 milioni e 250.000”. Quindi “in questo decennio l’Emilia-Romagna ha avuto assegnati dai governi di Roma 594 milioni e 567.679 euro. Siamo a oltre mezzo miliardo”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo: “Ecco se la regione Emilia-Romagna potesse fare lo sforzo di farci sapere quanta di questa risorsa è stata spesa. Spero tutta o quasi. E se ci facesse la cortesia di dirci quali sono ancora i territori più vulnerabili, quali sono quelli sui quali bisogna intervenire, in un rapporto di reciproca e leale collaborazione istituzionale, noi da Roma potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario”, ché “non si può sempre chiamare in causa l’alluvione del 2023, accaduto perché nel 2010 o nel 2000 forse alcune cose che dovevano essere fatte non sono state fatte”.


La conferenza stampa è stata proprio convocata – per “informare la stampa sui dati che vi abbiamo appena fornito, perché gli importi elencati dimostrano come questo governo, ma anche quelli precedenti, siano stati assolutamente vicini nel fornire le risorse, e questo vale per tutte le regioni”, ha detto il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, ricordando che “la Protezione civile ha distribuito e ripartito alle regioni un miliardo e 200 milioni negli ultimi due anni, lo abbiamo fatto agli inizi del 2023, sono fondi del PNRR”. E “alla Regione Emilia-Romagna sono andati complessivamente oltre 90 milioni di euro, 30 milioni e 568.000 per coprire interventi che erano stati già progettati e anche avviati con i cantieri, 61 milioni e 136.000 per nuovi interventi legati alla messa in sicurezza del territorio”. Una somma che fa parte degli oltre 594 milioni che la regione ha ricevuto in dieci danni dai governo centrale, di cui il ministro ha elencato gli importi, ma in questo caso, ha sottolineato, essendo fondi del Pnrr, con vincoli di spesa temporali: “Non sappiamo quante di queste risorse sono state già impegnate, ma entro giugno 2026 le opere dovranno essere completate e collaudate perché si tratta di fondi del PNRR “, ha detto Musumeci.


“Quindi – ha concluso il ministro – io credo che non sia un problema di risorse, ma un problema di programmazione e di progettazione, di mettere in cantiere e trasformare le idee in azione. Speriamo che questa ondata di maltempo possa attenuarsi nelle prossime ore ma nessuno si faccia illusione perché un territorio fragile e vulnerabile rimane sempre esposto”. Concludendo la conferenza stampa e rispondendo ad una domanda diretta, il ministro ha sottolineato: “Io non ho parlato di responsabilità, proprio perché non sappiamo dei 594 milioni messi a disposizione della regione Emilia Romagna quanti siano stati già utilizzati, spesi e tradotti in opere”. “Quindi – ha proseguito Musumeci – parlerei di responsabilità se la risorsa fosse stata utilizzata per il 50%-60%. In un contesto così difficile ci aspettiamo che i cantieri vengano programmati e aperti subito. Quando, incontrando la Regione, avremo il dato preciso dell’utilizzo delle risorse, come sono state utilizzate e quanto è stato utilizzato, saremo nelle condizioni di esprimere una valutazione obiettiva”.

G7, a DiviNazione spazio Confagri su agricoltura di oggi e domani

G7, a DiviNazione spazio Confagri su agricoltura di oggi e domaniRoma, 19 set. (askanews) – Uno spazio dedicato all’agricoltura di oggi e di domani, animato da convegni, approfondimenti, laboratori, degustazioni e rassegne culturali: questo è “ConfAgorà”, l’hub di Confagricoltura a Divinazione Expo 24, la grande esposizione del settore primario italiano, organizzata dal ministero dell’Agricoltura, che avrà luogo a Siracusa dal 21 al 29 settembre, in concomitanza con i lavori del G7.


Il nome “ConfAgorà”, che richiama la principale piazza della polis, cuore pulsante della vita sociale, politica e commerciale dell’antica Grecia, comunica la vocazione dello spazio di Confagricoltura: quella di promuovere il confronto tra esperti, imprenditori, professionisti e artisti per approfondire le importanti sfide che interessano il comparto. Il settore primario è, infatti, chiamato a una missione fondamentale per l’intera società: produrre cibo di qualità e in quantità adeguate, per una popolazione globale che raggiungerà i dieci miliardi di persone entro il 2050 (dati FAO), continuando a tutelare l’ambiente. A Largo Aretusa, in Ortigia, una piazza sul mare, allestita con moduli di materiali ecosostenibili e interamente riciclabili, proporrà numerose iniziative ogni giorno. Un trattore di ultima generazione, fornito da FederUnacoma, mostrerà le novità tecnologiche disponibili per le imprese agricole. Un grande schermo proietterà un ciclo di interviste agli esperti di Confagricoltura per approfondire i temi che guidano l’attività di rappresentanza dell’associazione, a Roma e a Bruxelles: dalla sicurezza alimentare alla Pac, dai temi legati all’innovazione e alla digitalizzazione delle aziende agricole, insieme ad Hubfarm alle agroenergie. Senza tralasciare i focus su produzioni e filiere.

Usa2024,Sondaggi: Testa a testa tra Trump e Harris in stati swing

Usa2024,Sondaggi: Testa a testa tra Trump e Harris in stati swingRoma, 19 set. (askanews) – Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da vari istituti di ricerca in collaborazione con vari media, la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump sono impegnati in una serrata lotta nei sette stati, definiti swing, cioè oscillanti.


Il sondaggio del New York Times e del Sienna College, condotto prima del secondo attentato all’ex presidente, conferisce a livello nazionale un 47% di preferenze per entrambi i candidati, mentre nello stato oscillante della Pennsilvanya Harris supera Trump per 50% a 46%. Oggi il sondaggio di Fox News sostiene che a livello nazionale la Harris guidi su Trump di 2 punti. Il sondaggio condotto da Emerson College Polling e il sito di notizie The Hill ha rilevato che Trump ha superato Harris in Arizona (49% contro 48%), Georgia (50% contro 47%), Pennsylvania (48% contro 47%) e Wisconsin (49% contro 48%). Harris ha superato Trump in Michigan (49% contro 47%) e North Carolina (49% contro 48%). Entrambi i candidati erano in parità al 48% in Nevada. Tuttavia considerando i margini di errore si può parlare di parità.


Gran parte degli intervistati concorda sul fatto che nessuno dei due candidati abbia dato degli indirizzi chiari sulle loro politiche.