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Autore: Redazione StudioNews

Beda Romano: “AfD forte in Germania Est, ma non andrà al governo”

Beda Romano: “AfD forte in Germania Est, ma non andrà al governo”Roma, 19 set. (askanews) – Domenica 22 settembre si vota in Brandeburgo, Land orientale tedesco che circonda Berlino, dove si prevede un testa a testa tra AfD (Alternativa per la Germania), secondo gli ultimi sondaggi data tra il 28 e il 29%, davanti alla Spd (attestata tra il 24 e il 25%), che qui ha vinto tutte le elezioni regionali dalla Riunificazione in poi. Si prevede un altro exploit dell’ultradestra tedesca in Germania dell’Est, dopo i recenti successi regionali in Turingia e Sassonia. Beda Romano, scrittore e corrispondente del Sole24Ore a Bruxelles, spiega ad askanews:


“La Germania in questa fase è segnata da una preoccupazione generalizzata, da un’angoscia generalizzata per il futuro e per quello che sta avvenendo. Il Paese ha paura di perdere la prosperità acquisita. E in una situazione come questa, purtroppo, anche gli immigrati ne pagano lo scotto”, ha affermato, riguardo alla crisi dell’economica tedesca e alla stretta sui migranti decisa dal Governo. “Siamo in una fase in cui Alternative fuer Deutchland (AfD) è certamente forte in Germania Orientale. Questo non significa che arriverà al potere nei Laender in cui si è votato recentemente e ciò non significa che possa arrivare al potere l’anno prossimo a livello federale”, ha sottolineato Beda Romano, in vista delle politiche tedesche del 2025.

Uccisione bimbo giapponese divide ulteriormente Tokyo e Pechino

Uccisione bimbo giapponese divide ulteriormente Tokyo e PechinoRoma, 19 set. (askanews) – Il brutale assassinio di un bambino giapponese di 10 anni a Shenzhen rischia di pesare come un macigno sui già deteriorati rapporti tra Tokyo e Pechino, anche perché da tempo il sentimento anti-nipponico in Cina è in aumento e le contese internazionali mettono in rotta di collisione i due più importanti paesi dell’Asia orientale.


“Il peggio è accaduto: un bambino che frequentava la scuola giapponese a Shenzhen è stato accoltellato a morte. Questo è il risultato di un’educazione scolastica anti-giapponese che prosegue da lunghi anni e delle dichiarazioni belligeranti della ‘diplomazia wolf warrior’ dei recenti anni”, ha sintetizzato con un post su X Shingo Yamagami, un ex ambasciatore nippnico di lungo corso, che ha rappresentato il Giappone anche negli Stati uniti. E non c’è dubbio che questo sentimento sia anche quello che traspare dalle dichiarazioni, più ovattate, dei membri della politica giapponese. L’episodio è atroce. Il bambino, il cui nome non è stato reso noto, è stato aggredito da un uomo mentre stava andando alla scuola giapponese del capoluogo della provincia di Guangzhou accompagnato dalla madre. Un uomo di 44 anni – di nome Zhong – è stato immediatamente arrestato. Non è chiaro ancora quale sia il motivo del suo attacco. Oggi, poi, la notizia confermata dalla ministra degli Esteri Yoko Kamikawa che il bambino è deceduto. Il coltello gli aveva squarciato l’addome e i testimoni avevano raccontato che aveva perso molto sangue.


Nonostante la televisione pubblica giapponesse NHK abbia mostrato diversi cittadini cinesi commossi che portavano fiori nel luogo dell’aggressione, la sensazione della comunità nipponica in Cina e del governo di Tokyo è che ci sia una crescente ostilità nei confronti dei giapponesi. Oggi la bandiera del Sol levante all’Ambasciata giapponese di Pechino è stata posta a mezz’asta. Già ieri il viceministro degli Esteri giapponese Masataka Okano ha inviato una formale comunicazione all’ambasciatore cinese a Tokyo Wu Hailong. La ministra Kamikawa, dal canto suo, ha segnalato che ieri era l’anniversario dell’incidente di Mukden del 1931, che diede di fatto inizio all’occupazione giapponese del nord della Cina fino alla conclusione della Seconda guerra mondiale, e in previsione di quest’anniversario molto sentito in Cina aveva chiesto alle autorità di Pechino di rafforzare il controllo delle scuole giapponesi rispetto al rischio di incidenti. “E’ davvero deplorevole che questo tragico incidente sia avvenuto nonostante tali precauzioni”, ha detto la ministra.


L’allarme era però già alto. A giugno a Suzhou un altro aggressore armato di coltello aveva attaccato una madre giapponese con il figlio, entrambi rimasti feriti, mentre una donna cinese che cercava di fermare l’assassino era rimasta uccisa. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha evitato di inasprire i toni e ha dichiarato di voler attendere più dettagli per dare una valutazione, ma ha chiesto al governo cinese una spiegazione urgente del “crimine spregevole” avvenuto a Shenzhen.


Il potere cinese ha spesso posto l’accento sulla brutalità del Giappone durante la Seconda guerra mondiale come elemento di identità e patriottismo. In particolare, dopo ogni visita di dirigenti giapponesi al controverso santuario nazionalista Yasukuni, il luogo di culto shinto in cui sono ospitati gli spiriti dei soldati morti in guerra per l’Impero giapponese, compresi 14 criminali di guerra di classe A condannati dal Tribunale per i crimini di guerra in Estremo oriente. Ma anche in una fase, come questa, in cui gli scenari geopolitici stanno portando a una nuova polarizzazione in Asia orientale, con il Giappone allineato agli Stati uniti. Eppure Cina e Giappone continuano a essere anche importanti partner commerciali: sono in fondo la seconda e la quarta economia mondiale. Sono tante le aziende giapponesi che hanno interessi e produzione in Cina, tra cui Toyota e Honda. Masanori Katayama, presidente dell’Associazione dei produttori di automobili giapponesi e CEO di Isuzu, ha dichiarato oggi – secondo il Nikkei – che spera che il governo giapponese faccia “più che mai” per rafforzare la sicurezza dei residenti giapponesi all’estero: “La sicurezza degli espatriati e delle loro famiglie è la questione più importante”. Ufficialmente, Pechino ha espresso rammarico, ma ha escluso per quanto se ne sappia che l’uccisione del bambino sia nulla di più di un caso di individuale follia. “Esprimo il mio rammarico e la mia profonda tristezza per lo sfortunato incidente. Vorrei esprimere le mie condoglianze per il ragazzo deceduto alla famiglia in lutto”, ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri Li Jian. “A quanto sappiamo finora – ha continuato – questo incidente è individuale e incidenti simili possono verificarsi in qualsiasi paese”. Non la pensa, invece, invece così Tomoko Ako, docente specializzata in Cina contemporanea all’Università di Tokyo. “Prima o poi doveva accadere” ha dichiarato al Nikkei Asia. “È significativo che le autorità cinesi abbiano continuato a instillare l’odio verso il Giappone e il popolo giapponese tra la loro popolazione”. Ako ha detto che è cruciale affrontare la storia, ma ha avvertito che c’è un rischio di incitamento all’odio. “Un buon numero di persone – ha detto ancora – nutre sentimenti ostili verso i giapponesi, e anche coloro che non la pensano così sanno che possono attirare attenzione prendendo di mira i giapponesi”.

Tajani presenta Mussolini e Carpano in Fi: “costruiamo dimora rassicurante”

Tajani presenta Mussolini e Carpano in Fi: “costruiamo dimora rassicurante”Roma, 19 set. (askanews) – Rachele Mussolini e Francesco Carpano, “che hanno deciso di aderire a Forza Italia, non hanno avuto promesse, hanno soltanto avuto da parte nostra la possibilità di partecipare alla costruzione di un progetto politico che è quello di costruire un centro che occupi lo spazio tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, un centro alternativo alla sinistra ma di cui c’è grande bisogno nel nostro Paese, una forza seria, credibile, affidabile, responsabile, e la loro adesione, che certamente rafforza la presenza di Forza Italia a Roma, si aggiunge a quelli di tanti altri” arrivati negli ultimi giorni. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani nella conferenza stampa alla Camera con cui ha presentato l’ingresso nel partito dei consiglieri comunali di Roma Capitale Rachele Mussolini (proveniente da Fratelli d’Italia) e Francesco Carpano (proveniente da Azione). Con gli ingressi di Mussolini e Carpano Forza Italia torna ufficialmente in Consiglio comunale di Roma Capitale.


“C’è un clima di grande interesse nei nostri confronti – ha proseguito Tajani -, tanti giovani, donne e uomini, vogliono partecipare alla costruzione di questa dimora rassicurante per gli italiani, quella dimora che deve far sentire sicuri i giovani che vogliono costruirsi una vita, coloro che lasciano il mondo del lavoro e costruirsi una terza età serena e gli imprenditori che voigliuono avere la possiiblità di investire con sicurezza sapendo quello che accade”. “Noi crediamo molto nei nostri rappresentanti negli enti locali – ha continuato Tajani -, all’inizio di ottobre ci sarà una due giorni dedicati a Enti locali a Perugia, dove ci confronteremo su quello che si può fare a livello del territorio e questa adesione dimostra cge questo lavoro lo potremo fare bene anche a Roma, la Capitale d’Italia merita un cambiamento” e in quest’ottiva va anche “la riforma per dare potere legislativo alla Capitale: noi crediamo che Roma debba avere lo stesso spazio e ruolo, con la propria autonomia, che hanno le grandi capitali. C’è una proposta di legge costituzionale che porta la firma del nostro capogruppo alla Camera Paolo Barelli e quindi anche da questo punto di vista noi continueremo a lavorare per la città e lo potremo fare meglio con due consiglieri comunali che hanno scelto la bandiera di Fi e daranno un impulso a tutte le attività territoriali, rinforzando anche il lavoro dei nostri consiglieri municipali che potranno avere dei punti di riferimento”, ha concluso.


“Ho voluto aderire a una forza moderata, laica e centrista che rispecchia pienamente la mia sensibilità – ha spiegato Rachele Mussolini -, ho intenzione di portare questi valori all’interno degli atti che faremo su Roma, che deve essere una Capitale, anche alla luce del Giubileo, inclusiva, solidale, dove gli ultimi non devono essere lasciati indietro. In Campidoglio siamo opposizione e continueremo a essere un’opposizione seria, costruttiva sui temi, mai strumentale, perché il nostro obiettivo e il nostro interesse è Roma”, fermo restando, ha concluso, che l’obiettivo di lungo periodo “è di dare nel 2026 alla Capitale un sindaco del centrodestra”. Dal canto suo Francesco Carpano ha posto l’accento sulla necessità di una riforma costituzionale per Roma: “Oggi, ed è alla base del malessere di questa città, manca un’amministrazione a fianco dei cittadini, è il grande tema, annoso, della distribuzione dei poteri, delle competenze e delle risorse sul territorio di Roma Capitale”, che è vastissimo. Oggi quello che “si perde è ciò che l’amministrazione demanda ai consigli municipali, cioè la piccola amministrazione, lo spazzamento delle strade, l’ordinaria manutenzione di strade e marciapiedi, insomma il governo della prossimità e in questo cade la nostra proposta della riforma di Roma Capitale”. Dobbiamo lavorare, ha concluso per “arrivare a una riforma che avvicini il potere ai romani”.


Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i capigruppo di Forza Italia di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, e Luisa Regimenti, segretario di Forza Italia Roma Capitale.

Welfare, Forum Terzo Settore e Anci per lo sviluppo dei territori

Welfare, Forum Terzo Settore e Anci per lo sviluppo dei territoriRoma, 19 set. (askanews) – Forum Terzo Settore e Anci hanno firmato stamattina, presso la sede di Anci, un protocollo d’intesa per la promozione e l’applicazione sui territori degli strumenti di amministrazione condivisa, previsti dalla riforma del Terzo settore, con l’obiettivo di migliorare la qualità della risposta ai bisogni e alle esigenze dei cittadini. Il documento siglato prevede, tra le altre cose, la realizzazione di iniziative di carattere formativo e divulgativo sui temi dell’amministrazione condivisa, diffondendone e promuovendone la cultura, e la nascita di processi collaborativi sui territori con particolare riferimento alle misure di contrasto alla povertà, di rigenerazione urbana, di recupero delle periferie e di valorizzazione delle aree interne.


“L’Anci è da sempre accanto al Terzo settore nelle attività di sostegno ai cittadini e questo protocollo conferma un impegno duraturo nel tempo. Programmare e progettare insieme azioni di amministrazione condivisa è il modo migliore per fare sinergia coinvolgendo dal basso tutti i soggetti interessati”. Così il presidente dell’Anci Roberto Pella, che aggiunge: “I Comuni sono stati in prima linea nel contrasto alla povertà, come hanno dimostrato gli anni difficili della pandemia. E sono tuttora impegnati, tramite i progetti Pnrr, nelle azioni di rigenerazione urbana che rappresentano il primo passo per il buon vivere delle comunità. Nel solco della riforma del Terzo settore, recentemente potenziata con il pacchetto di interventi di semplificazione e approvati a luglio di quest’anno dal governo Meloni, che ringrazio – conclude il presidente dell’Anci – i Comuni si faranno parte attiva di questo accordo e l’Associazione promuoverà attraverso tutti i suoi canali le azioni che andremo a mettere in campo”. Per la portavoce del Forum Terzo Settore Vanessa Pallucchi “realizzare l’amministrazione condivisa vuol dire ribaltare il paradigma oggi predominante nell’offerta dei servizi di welfare, sostituendo cioè il principio della competizione tra soggetti con quello della collaborazione. Il Terzo settore, motore di partecipazione e civismo – spiega Pallucchi – porta avanti con convinzione questo modello collaborativo, a cui la riforma ha dato slancio, che va realizzato già nella fase di elaborazione delle politiche sociali e non soltanto nella loro attuazione. Il protocollo che oggi firmiamo con Anci è il segno di un impegno che si fa sempre più concreto in questo senso, stimolando sia gli ETS che gli enti locali a conoscere e a cogliere le opportunità rese possibili dalla co-programmazione e co-progettazione”, conclude.

Nestlé: due donne alla guida di direzioni marketing e It per Italia e Malta

Nestlé: due donne alla guida di direzioni marketing e It per Italia e MaltaMilano, 19 set. (askanews) – Nestlé in Italia ha nominato Barbara Vita responsabile marketing Italia e Malta e Anna Belardi come IT business relationship manager and digital officer Italia e Malta. Entrambe hanno assunto il nuovo incarico a partire dal mese di luglio ed entreranno a far parte del Leadership board del gruppo. Grazie a queste due nomine, il gruppo Nestlé in Italia raggiunge il 45% di donne nel Functional leadership board.


Barbara Vita ha la responsabilità delle aree media, insights&analytics, consumer experience, marketing excellence, innovation acceleration e nutrition health wellness a supporto di tutte le categorie di Nestlé. In Nestlé dal 1996, ha alle spalle una ventennale carriera all’interno del gruppo, arricchita anche da un’esperienza internazionale presso il quartier generale di Vevey. Con il nuovo incarico, Vita dirige un team di circa 25 professionisti con l’obiettivo di guidare la trasformazione di queste aree verso un marketing più evoluto, al fine di rafforzare il legame con il consumatore. In questa nuova organizzazione Barbara guiderà non solo le expertise verticali ma anche lo sviluppo delle capabilities per i giovani talenti di marketing di Nestlé. Barbara Vita è laureata in economia presso l’Università Cattolica di Milano, ha un master in management distributivo e ha due figli. Anna Belardi, invece, è in Nestlé dal 1998, ha sviluppato competenze significative in diverse aree come marketing, trade marketing, sales e project management, oltre che nell’ambito IT, che le hanno permesso di acquisire una solida e ampia conoscenza dell’azienda e dei suoi processi. Nella nuova posizione, Anna guiderà il mercato italiano in un percorso di digital transformation facendo leva su tecnologie e dati e assicurando contemporaneamente un continuo miglioramento nei servizi e nel supporto IT, in linea con le priorità aziendali. Inoltre, nella nuova funzione, integrerà l’attuale team di business transformation, dirigendo così un dipartimento di oltre 50 persone. Anna Belardi è laureata in economia aziendale con specializzazione marketing presso l’Università Bocconi di Milano e ha un figlio.


Grazie a queste due nomine, il gruppo Nestlé in Italia raggiunge il 45% di donne nel Functional leadership board.

Iss: over 65 risorsa per società ma 1 su 7 rischia isolamento sociale

Iss: over 65 risorsa per società ma 1 su 7 rischia isolamento socialeRoma, 19 set. (askanews) – Spesso risorsa per i propri familiari e amici, a cui offrono aiuto e assistenza, gli over 65 italiani vivono però al tempo stesso lo spettro dell’isolamento sociale. Il 16%, nel biennio 2022-2023, dichiara che, nel corso di una settimana normale, non ha avuto contatti, neppure telefonici, con altre persone e ben il 75% riferisce di non aver frequentato alcun punto di aggregazione (come parrocchia, circoli per anziani o circoli di partiti o di associazioni). É quanto emerge dai dati della sorveglianza “Passi d’Argento” dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicati oggi in vista della giornata mondiale delle persone anziane, che si celebra il primo ottobre.


“In base ai nostri dati, quasi un over 65 su 7, vive in modo isolato – rileva Rocco Bellatone, Presidente dell’Iss – è necessario spezzare il cerchio di solitudine che si stringe intorno agli anziani perché questa condizione psicologica influisce in modo significativo sulla qualità della loro vita e la loro salute. Oggi più che mai, in un mondo digitalizzato che può favorire l’isolamento, costruire reti e relazioni è essenziale per il benessere delle intere comunità”. Complessivamente, infatti, il 15% riferisce di non aver avuto contatti neppure telefonici con altre persone e di non aver frequentato luoghi di aggregazione, e di fatto ha vissuto in una condizione di isolamento, che può incidere notevolmente sulla qualità della vita e, oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane.


L’isolamento sociale coinvolgeva il 20% degli ultra 65enni nel 2016-2017 ed è sceso al 17% nel 2018-2019, a poco meno del 16% nel 2020-2021 e rimane stabile al 15% fino al biennio 2022-2023. Gli esperti evidenziano quindi che negli ultimi anni si va osservando una lenta ma costante riduzione della quota di persone a rischio di isolamento sociale, che tuttavia la pandemia sembra aver rallentato. La condizione di isolamento sociale non mostra significative differenze di genere, ma è più frequente fra gli ultra 85enni (32% rispetto al 10% fra i 65-74enni), tra chi ha un basso livello di istruzione (24% rispetto al 10% fra persone più istruite) e maggiori difficoltà economiche (27% rispetto all’11% fra chi non ne ha) e fra i residenti nel Regioni meridionali (20% rispetto il 13% nel Centro e 10% nel Nord).


Specie in tema di socialità intesa come frequentazione di luoghi di aggregazione come parrocchie, centri anziani, il calo significativo della quota di persone che ha partecipato ad attività aggregative o incontri nel periodo della pandemia non migliora nel tempo: nel biennio pre-pandemico 2018-2019 la stima era pari al 29%, nel 2022-2023 è pari al 25%. Invece, la quota di persone che riferisce di aver avuto comunque la possibilità di fare una chiacchierata con qualcuno nel confronto tra gli stessi due periodi sale dall’81% all’84%. Dai dati di Passi d’Argento 2022-2023 emerge che il 28% degli anziani intervistati rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 17% si prende cura di parenti con cui vive, il 14% di familiari o amici con cui non vive e il 5% partecipa ad attività di volontariato. Questa capacità/volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (31% fra le donne rispetto al 24% negli uomini), si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 34% dei 65-74enni ma appena il 13% degli ultra 85enni), ed è minore fra le persone con un basso livello di istruzione e tra chi ha difficoltà economiche. Nelle Regioni del Sud la quota di over 65 risorsa per la collettività è mediamente più bassa che nel resto del Paese.


Altro aspetto importante legato alla socialità riguarda la partecipazione ad eventi sociali, che coinvolge il 20% degli ultra 65enni. Il 18% dichiara di aver partecipato a gite o soggiorni organizzati e il 5% frequenta un corso di formazione (lingua inglese, cucina, uso del computer o percorsi presso università della terza età). L’adesione ad attività di questo tipo si riduce con l’età (coinvolge il 27% dei 64-75enni ma appena l’8% degli ultra 85enni) ed è decisamente inferiore fra le persone con un basso livello distruzione e tra chi ha difficoltà economiche. Svolgere un’attività lavorativa retribuita è poco frequente (7%) ed è prerogativa di persone con un più alto titolo di studio (12% rispetto al 2% tra chi al più la licenza elementare).

Piano Ue di sostegno a bisogni energia in Ucraina per inverno

Piano Ue di sostegno a bisogni energia in Ucraina per invernoStrasburgo, 19 set. (askanews) – La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il direttore esecutivo dell’Aie (Agenzia Internazionale per l’Energia), Fatih Birol, hanno presentato oggi, in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles, un piano per il sostegno dell’Ucraina riguardo ai suoi bisogni di energia, in particolare nel prossimo inverno, dopo la distruzione sistematica di una buona parte delle sue infrastrutture di generazione e trasmissione di energia causata dai bombardamenti dell’invasore russo.


Von der Leyen ha annunciato che si recherà in Ucraina nel pomeriggio per discuterne poi domani con il presidente Volodymyr Zelensky. Secondo fonti comunitarie, i bombardamenti russi hanno distrutto tra i 17 e i 18,5 Gigawatt degli oltre 36 Gigawatt della capacità di generazione elettrica che l’Ucraina aveva prima della guerra. Lo Stato ucraino è riuscito a ripristinare 10 Gigawatt di capacità, che sono ora disponibili. Resta un “gap” di circa 8,5 Gigawatt, che l’Ue mira a ridurre a circa 4 Gigawatt, attraverso l’aiuto al ripristino di infrastrutture e la fornitura di piccoli generatori e turbine a gas o impianti di rinnovabili (per il 15% dei bisogni del Paese), o con l’esportazione di elettricità (per il 12% dei bisogni).


Un altro punto importante sarà la decentralizzazione della produzione di elettricità (soprattutto con la fornitura di pannelli solari a scuole e ospedali) e degli impianti di riscaldamento (che in Ucraina sono spesso basati sui “district heating” e co-generazione). “Il 26 agosto – ha ricordato von der Leyen – sono stati lanciati più di 230 missili durante un attacco durato 12 ore. Erano diretti a centrali elettriche, sottostazioni e altre infrastrutture chiave. Milioni di ucraini sono rimasti senza elettricità per diverse ore. Come amici e partner dell’Ucraina, dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere le luci accese. E mentre l’inverno si avvicina, dobbiamo tenere al caldo il coraggioso popolo ucraino, continuando a far funzionare allo stesso tempo l’economia”.


“L’obiettivo – ha indicato la presidente della Commissione – è rispondere ai bisogni immediati della popolazione e allo stesso tempo rendere il sistema energetico ucraino più resiliente nel lungo termine. Nel complesso, l’Ucraina avrà bisogno di 17 Gigawatt di capacità elettrica per questo inverno. Quindi oggi proponiamo tre tipi di azioni: riparare, connettere e stabilizzare”. “L’80% degli impianti termici dell’Ucraina e un terzo della sua capacità idroelettrica sono stati distrutti. È qui – ha spiegato von der Leyen – che concentreremo i nostri sforzi di riparazione, con l’obiettivo di ripristinare 2,5 Gigawatt di capacità quest’inverno. Si tratta di circa il 15% del fabbisogno dell’Ucraina”.


Per esempio, “attraverso il meccanismo di protezione civile, siamo riusciti a inviare all’Ucraina più di 10.000 generatori e trasformatori di corrente e ulteriori aiuti stanno arrivando”. Per quanto riguarda l’esportazione di energia verso l’Ucraina attraverso le connessioni con la rete Ue, “esportiamo 2 Gigawatt di elettricità, che coprono circa il 2% del suo fabbisogno per l’inverno”, ha aggiunto la presidente della Commissione. Infine, “stiamo potenziando la produzione decentralizzata di energia”, e in particolare di rinnovabili. “I pannelli solari sui tetti sono più difficili da colpire” nei bombardamenti “e più facili da riparare rispetto alle grandi infrastrutture centrali”, ha osservato la presidente della Commissione, rilevando che questo “spinge anche in avanti l’indipendenza energetica dell’Ucraina e la transizione pulita. Ad esempio, stiamo distribuendo pannelli solari a 21 ospedali nel Paese per garantire un approvvigionamento energetico continuo”. “Questi tre obiettivi (riparare, collegare e stabilizzare) richiedono un significativo supporto finanziario. Nel complesso, stimiamo che il nostro supporto alla sicurezza energetica dell’Ucraina da febbraio 2022 ammonti ad almeno 2 miliardi di euro”, ha concluso von der Leyen.

Europarlamento: togliere restrizioni a uso armi fornite a Ucraina

Europarlamento: togliere restrizioni a uso armi fornite a UcrainaStrasburgo, 19 set. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza, oggi a Strasburgo, una risoluzione che chiede agli Stati membri di togliere le restrizioni esistenti per le forniture di armi e munizioni all’Ucraina, che in certi casi ne impediscono l’uso per attaccare obiettivi in territorio russo. La risoluzione è stata approvata con 425 voti a favore, 131 contro e 63 astensioni Il paragrafo 8 della risoluzione “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto pubblico internazionale e lascia l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”. Un emendamento specifico per confermare questo paragrafo è stato approvato 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti.


Nel paragrafo successivo (il numero 9), la risoluzione “sottolinea che le forniture insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di compromettere gli sforzi compiuti finora”. Il Parlamento europeo “deplora profondamente la riduzione del volume finanziario degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte degli Stati membri, nonostante le energiche dichiarazioni rilasciate all’inizio dell’anno in corso; ribadisce pertanto il suo invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina”, e chiede “di accelerare le forniture di armi, in particolare di moderni sistemi di difesa aerea e altri tipi di armi e munizioni, compresi i missili Taurus, in risposta a necessità chiaramente individuate”. Gli eurodeputati chiedono inoltre “la rapida attuazione degli impegni congiunti in materia di sicurezza contratti tra l’e e l’Ucraina”. Il Parlamento europeo, infine, “ribadisce la sua posizione secondo cui tutti gli Stati membri dell’Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all’Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuale.


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La nuova arma di Kiev, ecco quello che sappiamo del drone-razzo Palianytsia

La nuova arma di Kiev, ecco quello che sappiamo del drone-razzo PalianytsiaRoma, 19 set. (askanews) – L’attacco ucraino che avrebbe distrutto il deposito di missili e di munizioni russe di Toropets, nell’oblast di Tver, sarebbe stato condotto con la nuova arma presentata recentemente dal presidente Volodymyr Zelesnky come una svolta nell’armamento di Kiev. Un’arma sviluppata, a suo dire, internamente, che si chiama Palianytsia. “In due anni e mezzo di guerra su larga scala, la Russia ha lanciato circa 10.000 missili di vario tipo e oltre 33.000 bombe plananti contro l’Ucraina. Fermare gli attacchi contro le nostre città può essere ottenuto colpendo i vettori di queste armi, ovvero gli aerei russi stazionati presso aeroporti militari”, scrisse il 25 agosto scorso Zelensky in un post su X, nel quale mostrava un video di United24 che mostrerebbe la nuova arma. “Ieri – spiegava – si è verificato il primo impiego in combattimento del nostro nuovo armamento: il drone missilistico a lungo raggio ucraino ‘Palianytsia’. È stato progettato internamente per distruggere il potenziale offensivo del nemico”.


Palianytsa è un nome persino beffardo nei confronti dei russi. Indica un pane di frumento di forma rotonda ma, dall’inizio della guerra, ha assunto un altro valore, perché i russi non riescono a pronunciarla correttamente ed è quindi diventata uno “shibboleth”, cioè un modo di distinguere gli amici dai nemici. Ma cosa sappiamo di Palianytsia? Intanto gli esperti sono divisi su come definire quest’arma. Zelensky l’ha chiamata “drone missilistico”, mentre, parlando con Kyiv Independent, l’esperto di difesa Andryi Kharuk l’ha definito un “missile cruise ordinario, un classico missile cruise” che, in questo caso, ha come motore un turbojet. Nella sua valutazione si tratterebbe di un missile relativamente piccolo con una carica di poche decine di chilogrammi di esplosivo.


Sulla base delle immagini diffuse da United24 col post di Zelensky, il missile appare caratterizzato da un corpo centrale con ali posizionate in avanti e una sezione di coda dotata di quattro superfici di controllo, una configurazione tipica dei missili da crociera. Lanciato da terra, il Palianytsia è alimentato da un motore turbojet, che gli consente di raggiungere capacità a lungo raggio. Il motore è presumibilmente regolabile per un’efficienza ottimale del carburante, permettendo al missile di mantenere una velocità di volo economica su distanze estese, secondo Defence blog.


L’esatta portata dell’arma non è stata rivelata, ma secondo il video che l’Ucraina ha presentato pubblicamente, Palianytsia è in grado di raggiungere 20 basi aeree in profondità all’interno della Russia. Una di queste è la base di Savasleyka, situata a quasi 665 chilometri di distanza dal confine ucraino. Le tecnologie dell’arma non sono nuove, ma lo è il mix tecnologico che Kiev ha messo in campo, nonché la velocità di sviluppo dell’arma – un anno e mezzo secondo il video ucraino – e la sua economicità: il ministro del Digitale ucraino Mikhailo Fedorov ha sostenuto, parlando con l’agenzia di stampa Associated Press, che la produzione di uno di questi droni-missili costa solo un milione di dollari. Molte volte meno di un singolo missile russo. Nei giorni scorsi la Lituania ha promesso 11 milioni di dollari a Kiev per la costruzione di Palianytsia. “La produzione di droni missilistici – ha detto ancora il 25 agosto Zelensky – aumenterà, proprio come è avvenuto per la produzione dei nostri droni d’attacco a lungo raggio, la cui efficacia vediamo quasi quotidianamente”.

Pnrr, Panetta: nel Mezzogiorno rapidità progetti non mini efficacia

Pnrr, Panetta: nel Mezzogiorno rapidità progetti non mini efficaciaRoma, 19 set. (askanews) – Nel Mezzogiorno progetti e Pnrr vanno portati avanti “non tanto ‘per farli, per spendere i soldi’ ma se servono a rafforzare e potenziare le capacità produttive dell’economia”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta che nel suo intervento all’evento organizzato oggi a Catania dall’istituzione di via Nazionale – alla 17esima tappa dell’iniziativa “In viaggio con la Banca d’Italia – ha anche avvertito che se dovessero crearsi “conflitti” tra efficacia e rapidità di esecuzione su un progetto, per le Regioni del Mezzogiorno si può pensare alla possibilità di “concordare un allungamento dei tempi di realizzazione”.


Secondo Panetta “l’accumulazione di capitale nel Mezzogiorno sta ora beneficiando dell’attuazione del Pnrr, dell’utilizzo dei fondi strutturali e della ripresa degli investimenti delle Amministrazioni locali. Nell’ambito del Pnrr è stato opportunamente fissato l’obiettivo di destinare il 40 per cento delle risorse al Sud”. “È essenziale realizzare i progetti speditamente, per stimolare l’economia meridionale in una fase di debolezza del ciclo internazionale. Ma non al costo di pregiudicarne l’efficacia – ha avvertito il governatore -. Qualora a causa dell’ingente ammontare degli investimenti insorgesse un conflitto tra i due obiettivi (efficacia e rapidità) sarebbe preferibile salvaguardare il primo e valutare la possibilità di concordare, per queste regioni, un allungamento dei tempi di realizzazione dei progetti”, ha detto.


“La mia interpretazione, la mia visione – ha poi spiegato a braccio – è che i progetti vanno fatti bene. Non dobbiamo farli per farli, ma (solo) se servono a rafforzare, potenziare la capacità produttiva. Allora sono utili. Se li facciamo per spendere i soldi ci illudiamo, vedremo una fiammata, magari in termini produttivi, e poi ricominceremo a fare i convegni per spiegare perché il Sud non cresce. E questo – ha concluso – non deve succedere”.