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Autore: Redazione StudioNews

Coldiretti: per siccità grano duro ai minimi da 15 anni

Coldiretti: per siccità grano duro ai minimi da 15 anniRoma, 27 giu. (askanews) – La siccità ha bruciato in Italia un campo di grano su 5, con un crollo atteso della produzione nazionale di grano almeno del 20% per effetto della mancanza di pioggia e del caldo torrido che hanno colpito le campagne del Sud Italia, a partire dalla Puglia e della Sicilia, dove si produce quasi la metà del totale nazionale di frumento duro. E anche al Nord le prime trebbiature sul grano danno una fotografia allarmante in termini quantitativi con cali dell’ordine del 20% ma ottimi segnali dal punto di vista qualitativo.


E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti su dati Cai – Consorzi Agrari d’Italia diffusa in occasione del via alla mietitura. I primi risultati che arrivano dall’avvio delle operazioni di raccolta stanno confermando le previsioni negative delle scorse settimane, con punte di calo del 40%/50% per il grano duro al Sud Italia dove si sentono i drammatici effetti della siccità, a partire dai due “granai d’Italia”.


In Puglia si registrano rese per ettaro praticamente dimezzate, mentre in Sicilia molte aziende hanno addirittura rinunciato a raccogliere, mentre in alcune zone la produzione è stata letteralmente azzerata, facendo prevedere un crollo della produzione nazionale intorno ai 3 miliardi di chili, la più bassa degli ultimi 15 anni. L’unica notizia positiva arriva dalla qualità, mediamente buona-ottima. Un trend che aggrava il calo delle semine già registrato a inizio campagna sulla spinta del crollo dei prezzi pagati agli agricoltori causato dall’invasione di prodotto straniero, con le superfici del grano duro scese sotto gli 1,2 milioni ettari (mai così basse negli ultimi 6 anni) e punte del 17% nel centro Italia e di oltre l’11% nel sud e nelle isole rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi di Coldiretti.

Innovazione e coesione: al via il Seminario Estivo di Symbola

Innovazione e coesione: al via il Seminario Estivo di SymbolaMantova, 27 giu. (askanews) – E’ “Noi siamo i tempi. Visione, coraggio, comunità” il titolo del Seminario Estivo di Symbola che prende il via oggi al Teatro Bibiena di Mantova. Un motto non a caso estrapolato dalla famosa frase di Sant’Agostino “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi” e proprio per questo scelto per richiamare le nostre responsabilità – le scelte culturali, economiche e sociali che dobbiamo fare – per affrontare le crisi presenti, incombenti e future; climatica, demografica, energetica e geopolitica.


“Il Seminario Estivo della Fondazione Symbola è un’occasione di incontro per quanti vogliono bene all’Italia. E per questo vogliono guardarla negli occhi e trovare, in tutti i campi, le energie per affrontare le sfide che abbiamo davanti, a partire dalla transizione verde e digitale, dall’innovazione, dalla coesione. Senza lasciare indietro nessuno – sottolinea il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. Ci aiuteranno nel confronto come sempre analisi, dati e tanti amici e partner. Perché, come dice il Manifesto di Assisi, non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”. Ricco il programma della kermesse promossa dalla Fondazione Symbola, Unioncamere, Comune di Mantova in collaborazione con Gruppo Tea, Gruppo Saviola, Fassa Bortolo fino al 29 giugno: 11 appuntamenti, 67 tra partner e patrocini per 22 ore di confronto e dibattito (in presenza e in diretta streaming) con oltre 100 relatori: tra questi Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy; Cristina Scocchia, AD Illy Caffè; Giovanna Iannantuoni, presidente Conferenza dei Rettori delle Università Italiane; Padre Enzo Fortunato, giornalista e scrittore; Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia; Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Nazionale Terzo Settore; Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova; Laura Castelletti, Sindaco di Brescia; Giacomo Possamai, Sindaco di Vicenza; Marco Busca, Vescovo di Mantova; Massimiliano Ghizzi, presidente Gruppo Tea; Stefano Saviola, Consigliere Delegato Gruppo Saviola; Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico Regione Lombardia; Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Marco Granelli, presidente Confartigianato; Lorenzo Capelli, presidente Confartigianato Mantova; Alberto Cortesi, presidente Confagricoltura Mantova; Maurizio Martina, vicedirettore FAO; Fabio Viani, presidente Confindustria Mantova; Carlo Zanetti, Commissario Straordinario CCIAA Mantova e PromoImpresa – Borsa Merci; Lorenzo Bernardi, Responsabile Ambiente Gruppo Fassa Bortolo; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura e molti esponenti del mondo imprenditoriale, politico, istituzionale e sociale che si confronteranno su politica, società ed economia.


Il primo giorno si apre con un appuntamento intitolato “La forza dei territori nella transizione” promosso dal Gruppo Athesis in collaborazione con PromoImpresa – Borsa Merci; nel pomeriggio si terrà un appuntamento dal titolo “Acqua Futura” promosso in collaborazione con Gruppo TEA durante il quale verrà conferitoun riconoscimento all’impegno civile sull’acqua alla Cooperativa C.A.B.Ter.Ra per essersi offerta, durante l’alluvione in Romagna nel 2023, di far allagare centinaia di ettari dei suoi terreni per salvare Ravenna, la sua comunità, i suoi mosaici. Uno straordinario esempio di solidarietà e senso civico, di impegno e sacrificio per il bene del proprio territorio, martoriato da una calamità naturale. Il 28 giugno viene presentato il rapporto di Fondazione Symbola “Coesione è Competizione”, realizzato con Unioncamere e Intesa Sanpaolo. Durante la presentazione del report verrà consegnato a Marco Caprai il riconoscimento “Coesione è Competizione” per aver contribuito nella Arnaldo Caprai, Società Agricola S.R.L. ad una società più inclusiva nei confronti di chi è stato costretto a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni, crisi climatica. L’Azienda ha dato lavoro ai migranti che hanno trovato nell’occupazione presso l’azienda un’occasione di riscatto, grazie alla collaborazione con la Caritas locale e altre associazioni del territorio, che a loro volta sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo.

Borsa, oggi alle 15,30 il primo “storico” sciopero di Piazza Affari

Borsa, oggi alle 15,30 il primo “storico” sciopero di Piazza AffariMilano, 27 giu. (askanews) – Scatterà nel pomeriggio di oggi il primo “storico” sciopero dei dipendenti di Borsa Italiana in Piazza Affari. La mobilitazione di due ore, comunicata da Fabi, First Cisl e Fisac Cgil, inizierà alle 15,30 fino alla chiusura delle contrattazioni delle 17,30.


La decisione è stata presa congiuntamente da tutte le sigle sindacali, “lungamente meditata e sofferta, storica perché mai prima sperimentata”, hanno fatto sapere in una nota. Quattro le materie di rivendicazione sindacale. “Profonda è innanzitutto la preoccupazione per la tenuta occupazionale sul territorio nazionale. Mentre si delineano progetti di delocalizzazione e near shoring di intere aree di attività al di fuori dei confini nazionali, l’azienda continua a rifiutarsi di fornire garanzie e di intraprendere percorsi condivisi di tutela dei posti di lavoro e di valorizzazione delle professionalità esistenti”. Non mancano le rivendicazioni salariali, mentre il terzo punto è legato all’organizzazione del lavoro per la quale c’è “disagio e preoccupazione”. Ultimo elemento di rivendicazione sindacale, è stato scritto, “è legato al tema della governance e della progressiva perdita di autonomia direzionale e strategica delle società italiane del Gruppo Borsa Italiana. A fronte della rilevanza nazionale dell’infrastruttura di mercato, come volano per la crescita economica e la stabilità finanziaria del nostro paese notiamo un progressivo trasferimento al di fuori dell’Italia dell’indirizzo strategico del Gruppo, e di uno spostamento dei ruoli apicali in altre aree geografiche del gruppo Euronex”.

Gli italiani in vacanza superano le barriere linguistiche più di francesi, tedeschi e spagnoli

Gli italiani in vacanza superano le barriere linguistiche più di francesi, tedeschi e spagnoliRoma, 27 giu. (askanews) – Le vacanze estive in arrivo, oltre ad essere un momento di relax e di divertimento, sono spesso un’ottima occasione per imparare qualcosa di nuovo: il 78% degli italiani considera infatti importante immergersi totalmente in una nuova cultura durante le proprie avventure all’estero , risultando secondi solo ai turisti spagnoli. Per conoscere nuove usanze ed entrare in contatto con realtà spesso molto diverse dalla propria, occorre però essere disposti a mettere da parte paure e preconcetti, evitando che barriere linguistiche o ansie di varia natura possano compromettere l’esperienza di viaggio.


Proprio per queste ragioni, informa una nota, gli esperti linguistici di Babbel hanno realizzato, in collaborazione con l’istituto di ricerca OnePoll una survey volta ad indagare la relazione tra la conoscenza delle lingue straniere e le vacanze estive, esplorando paure e opportunità da cogliere. Uso della lingua straniera in viaggio: primo motivo di ansia, ma vince il coraggio. Come emerge dall’indagine di Babbel, comunicare in una lingua straniera è la principale fonte di “ansia da viaggio” (scelta dal 28% dei rispondenti), seguita al secondo posto dalla preoccupazione legate al budget (27%) e, al terzo, dalla paura di non aver raggiunto la forma fisica desiderata (26%).


In particolare, la preoccupazione per le lingue potrebbe essere dovuta alla percezione delle proprie competenze linguistiche da parte degli intervistati: il 74%, infatti, valuta la la propria conoscenza dell’inglese come “basica-intermedia”, un dato che contribuirebbe a spiegare l’ansia provata da una parte dei rispondenti nel non sentirsi in grado di comunicare fluentemente in un altro Paese. Nonostante questi timori, l’82% degli italiani non lascia che tale ostacolo comprometta l’organizzazione delle proprie vacanze dichiarando che le paure pre-partenza, incluse quelle legate alla comprensione della lingua, non incidono significativamente sulle vacanze estive, percentuale che si alza all’85% tra Millennial e Baby Boomer. Gli italiani si posizionano come particolarmente coraggiosi tra i viaggiatori globali se li si confronta con francesi (62%), tedeschi (65%), spagnoli (68%), inglesi (69%) e statunitensi (68%).


Preparazione linguistica prima delle vacanze: Gen Z in testa Quasi 4 italiani su 10 (38%) si cimentano nello studio della lingua straniera del Paese che visiteranno durante le vacanze almeno una settimana prima di partire. È la Gen Z la fascia generazionale che si dedica maggiormente all’approfondimento delle lingue, con più della metà dei rispondenti (58%) . A seguire poi i Millennial (53%) e la Gen X 44%). In netta contrapposizione rispetto alle generazioni più giovani sono i Baby Boomer: il 78% dei rispondenti dichiara, infatti, di non dedicare tempo allo studio di una nuova lingua prima della partenza.


L’indagine di Babbel ha voluto svelare anche quali opportunità si possano cogliere all’estero grazie alla conoscenza delle lingue e secondo gli italiani. Il 43%, a tal proposito, dichiara che la conoscenza della lingua locale permette di avere una maggiore sicurezza di sé durante la propria vacanza, oltre che contribuire a instaurare nuove amicizie (35%) e vivere esperienze più autentiche (29%). Inoltre, percentuali minori affermano anche che sapere la lingua locale permette di trovare delle offerte migliori (18%) e di avere un flirt romantico (5%). Confermano questi risultati anche gli utenti di Babbel, che asseriscono di rivolgersi alla piattaforma anche per imparare una nuova lingua in vista dei propri viaggi: “In molte occasioni, in passato, saper parlare inglese e tedesco mi ha aiutato sia nell’organizzazione di viaggi sia nella socializzazione una volta arrivata sul posto. Ci sono diversi episodi in cui la conoscenza della lingua è stata fondamentale per vivere esperienze uniche: in un viaggio in Giordania, ad esempio, sono stata ospite nella casa di una famiglia palestinese e, grazie alla conoscenza dell’inglese, abbiamo potuto parlare e confrontarci sulle storie delle nostre vite e sulle nostre abitudini. Un momento indimenticabile, di scambio e di apertura mentale” commenta Claudia Gaffino Rossi, utente di Babbel.

La guida per combattere le infestazioni delle blatte

La guida per combattere le infestazioni delle blatteRoma, 27 giu. (askanews) – Si tratta di un problema che riguarda tutti, attività di ristorazione e famiglie. Nelle grandi città come nei “piccoli borghi”.Ecco cosa fare per prevenire e per intervenire in caso di infestazione. Soprattutto adesso che, con il caldo, il rischio può diventare insostenibile


Nessuno ne è immune. Bar, ristoranti, alberghi e abitazioni sono costantemente sotto la minaccia di un’invasione di blatte. Un problema che riguarda le grandi città come i piccoli capoluoghi di provincia. Basta guardare in terra, nei nostri marciapiedi, per scorgerne una. Sopratutto vicino i cassonetti della spazzatura, quando arriva il buio. Un alert generalizzato, basti pensare che a livello globale, si prevede che il mercato del controllo dei parassiti, crescerà a un CAGR del 5.2% dal 2023 al 2029. Un settore in costante sviluppo, tanto è vero che l’ultima edizione di PestMed, fiera-evento biennale per i professionisti della disinfestazione e sanificazione che si svolge al BolognaFiere, si è chiusa con un + 30% degli espositori stranieri e un aumento del 40% di visitatori. Sul nostro pianeta, in effetti, sono presenti circa 4.400 specie di scarafaggi, raccolti in 500 generi e in 6 famiglie. In Italia ne sono presenti 40 tipi, rappresentanti tre famiglie. Tra queste specie, alcune sono infestanti e possono causare gravi danni alle attività umane e, in particolare, a bar, ristoranti e hotel, i principali bersagli dell’insetto: “Un problema che di certo riguarda in particolare il settore food ma che poi colpisce la vita di qualsiasi nucleo familiare, con il rischio che, nelle nostre case, possa crearsi una vera e propria colonia”, spiega Andrea Cattarin, President & Chief Executive Officer di SGD Group, azienda attiva nel settore della disinfestazione. E i numeri del settore parlano chiaro, evidenziando una problematica italiana e internazionale.


“Molti – spiega Cattarin – pensano che le cause di un’infestazione siano il disordine e la sporcizia che certo hanno un loro peso ma non sono, diciamo così, l’elemento indispensabile. Le blatte si nutrono di qualsiasi sostanza organica ed anche una piccola quantità di cibo può attirarne a centinaia e questo vuol dire che possono insinuarsi anche in appartamenti perfettamente puliti, nuovi, tenuti bene, appena restaurati. Basta che siano presenti sul pianerottolo o nel condominio e il gioco è fatto”. Se dunque le blatte sono nei paraggi, il rischio di avere intrusi è altissimo: “A quel punto – continua Cattarin – è sufficiente che cada una briciola mentre tagliamo il pane per offrire nutrimento a questi odiosi insetti. Un ragionamento questo che vale anche per un magazzino disordinato. Pur avendo alimenti tutti ben confezionati, il caos e la disorganizzazione non ci permettono di localizzarli e quindi di avere contezza della loro presenza, lasciando la possibilità di formare una famiglia con numerosi componenti. Se poi, anche per sbaglio, ci si dimentica di un cartone umido che tende a produrre muffa creiamo rifugio e cibo per rendere possibile la loro sopravvivenza. Sono particolari ai quali occorre porre massima attenzione perché la distrazione o la non curanza possono costare davvero molto caro”.


Ma quali sono le porte d’accesso che garantiamo loro? “Le blatte – afferma l’esperto – possono entrare dalle zanzariere, da sotto le porte, da cattive rifiniture fra tubo e piastrelle in bagno o in cucina e da fessure presenti nel condominio. Ma anche i cavidotti, gli impianti di riscaldamento e gli scarichi sono un’ottima autostrada. Le merci d’entrata sono uno dei maggiori punti di ingresso, con la complicità di ispezioni mal condotte o addirittura inesistenti e degli imballi secondari. Tutto questo rende chiaro il fatto che la colpa dell’infestazione è soprattutto nostra ed è per questo che il fai da te risulta del tutto inefficace. Occorre rivolgersi a specialisti del settore per comprendere come intervenire quando il danno è ormai presente o comunque cosa fare in via preventiva per non ritrovarsi poi con un problema gigantesco. Cosa che vale per tutti ma soprattutto per chi gestisce un bar o un ristorante”. Ma tornando al monitoraggio, “la prima cosa da fare -sottolinea il Ceo di SGD Group – è un’ispezione visiva di un tecnico specializzato. Con l’ausilio di strumentazione professionale si possono individuare, negli angoli più nascosti, gli escrementi, solidi o liquidi, che sono ovviamente la spia della loro presenza. Occorre quindi utilizzare le trappole che possono essere di due tipi: con attrattivi elementari e con ferormoni di aggregazione. Generalmente queste ultime, dal costo economico decisamente più contenuto, si utilizzano per la blattella germanica ma se, invece, voglio avere un’ampio raggio di azione è indispensabile ricorrere a un sistema che le catturi più o meno tutte. In questo caso, i cartoncini collanti con attrattivo alimentare sono lo strumento più efficace. Importante, in entrambi i casi, è il posizionamento scelto”.


L’altra possibilità è fornita dall’uso degli insetticidi che non vanno mai abbinati alle esche in gel perché l’azione repellente dello spray fa sì che le blatte non caschino nel tranello: “Esistono – conclude Cattarin – “insetticidi con caratteristiche diverse: formulati in esca e formulati liquidi con azione abbattente o residuale. L’impiego e la scelta di questi insetticidi dipendono da caso a caso, solitamente si interviene inizialmente con prodotti in spray, per contenere i costi, ma si possono utilizzare anche esche in gel. Ma questi, lo ripeto, sono solo consigli. Il fai da te può ridurre il rischio ma di certo non lo elimina”.

Diritti, Zaia: sui temi etici serve una svolta liberale

Diritti, Zaia: sui temi etici serve una svolta liberaleRoma, 27 giu. (askanews) – “Marina Berlusconi ha fatto una giusta osservazione. Noi del centrodestra abbiamo una sfida che è quella di non rinnegare assolutamente le nostre origini, ma di essere liberali fino in fondo. Non può essere prerogativa della sola sinistra la trattazione dei temi etici. Conosco molti nostri elettori che la pensano in maniera molto libera su aborto o fine vita”. Il presidente del Veneto Luca Zaia condivide le posizioni della figlia maggiore di Silvio Berlusconi che ieri ha “bacchettato” la sua parte politica sostenendo che su fine vita, aborto e diritti Lgbtqia+ si sente più vicina alla sinistra.


In un’intervista a La Stampa il presidente del Veneto parla anche dell’autonomia differenziata dopo la firma del capo dello Stato ieri perchè vuole “ringraziare il presidente Mattarella che ancora una volta, da garante della Costituzione, nel promulgare la legge dà un’opportunità all’intero Paese di investire su nuovo corso fatto di efficienza e responsabilità”. La imbarazza quello che dice e scrive il generale Roberto Vannacci, neo-eletto della Le- ga al Parlamento Ue? “Innanzitutto Vannacci è un indipendente e quindi esprime una posizione indipendente. Dopodiché il mio partito nasce con una matrice identitaria, popolare e liberale. Non dobbiamo decidere noi se una donna può o non può abortire, e non dobbiamo essere noi a impedire la gestione del fine vita a un malato terminale”.


Sul fine vita in Veneto c’è stato un voto del consiglio. Però la legge regionale non è passata: “Finiamola con questa farsa di voler far credere che il fine vita in Italia non esiste. Non è così – osserva Zaia -: un cittadino può chiedere all’azienda sanitaria locale di poter gestire la parte finale della sua vita secondo i quattro requisiti previsti dalla Corte Costituzionale. Ma il vero tema è che non sono previsti né il tempo obbligatorio di risposta da parte dell’azienda sanitaria né la gestione pubblica della somministrazione dei farmaci. È come mettere la testa sotto la sabbia”. La preoccupa il doppio passaggio parlamentare su ogni singola materia? “Sarà un bel banco di prova per tutti. Perché, se dare una competenza a una Regione e le relative risorse per gestirla, deve trasformarsi in un Vietnam, allora questo Paese non è maturo per il federalismo. L’autonomia o la fai per scelta o la fai per necessità. Il centralismo ha prodotto danni inimmaginabili, a cominciare da 3.000 miliardi di debito pubblico”, ricorda e poi a proposito del “premierato” a chi gli chiede se ci sia stato uno scambio all’interno della maggioranza risponde: “Il premierato è da sostenere senza se e senza ma, a prescindere dall’autonomia. Non capisco per quale motivo i cittadini non possono essere protagonisti nella scelta del loro presidente del Consiglio. L’elezione diretta di sindaci e presidenti di Regione ha dimostrato stabilità, efficienza e partecipazione. Non possiamo lamentarci del fatto che non c’è affluenza alle urne e poi togliere ai citta dini la possibilità di decidere”.


Sulla ipotesi, avanzata dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa, di abolire il ballottaggio alle elezioni comunali Zaia dice: “A livello regionale funziona. Però, oggettivamente, la partita dei Comuni è diversa. Bisogna discuterne”. Infine sui risultati elettotari della Lega: Ho visto momenti migliori, ma ne ho vissuti anche tanti di peggiori. Questo risultato lo voglio vedere più come un punto di partenza che come un punto di arrivo. E comunque, ripeto, è sui territori che viene fuori l’anima della Lega di governo”.


Infine sul prossimo candidato alla regione Veneto Zaia risponde: “C’è chi può permettersi di parlare anni prima di elezioni e chi, come il sottoscritto, ha il dovere di governare la Re- gioneper altri sedici mesi. Dopodiché cercheremo di capire setutta la partita al terzo mandato è chiusa oppure no. In ogni caso non si decidono certo adesso né il nome né il partito di riferimento di chi verrà candidato”.

Un “mercato della crisi” a sostegno delle aziende in difficoltà

Un “mercato della crisi” a sostegno delle aziende in difficoltàMilano, 27 giu. (askanews) – Gardant, leader nel credit management in Italia, e Luiss School of Law hanno inaugurato la terza edizione di “Gli Stati Generali degli NPE – Il credit management tra regole e mercato”. L’evento, tenutosi presso il Campus dell’Università, ha ospitato un dibattito sulle tendenze del mercato italiano degli NPE e sull’evoluzione del contesto regolatorio. I risultati della discussione saranno inclusi in un position paper di prossima pubblicazione tra i documenti dell’Osservatorio del mercato delle Non Performing Exposure costituito presso la Luiss School of Law.


Secondo quanto emerge dai lavori dell’Osservatorio, il settore degli NPL (Non Performing Loans) sta attraversando un significativo cambiamento, influenzato dalla Direttiva (UE) 2021/2167 e dalla sua attuazione: la normativa mira a ridurre i flussi di sofferenze e a rendere il mercato più efficiente, favorendo la nascita di soggetti specializzati, soprattutto nella gestione dei rapporti tra le imprese in crisi e il sistema bancario; questi intermediari contribuiranno a mitigare gli effetti negativi delle difficoltà economiche, dando corpo ad un “mercato della crisi” sostenibile. Antonio Nuzzo (Direttore della Luiss School of Law) e Flavio Valeri (Presidente del Gruppo Gardant) hanno aperto i lavori e introdotto la tematica. Dopo l’intervento in video di Federico Freni (Sottosegretario di Stato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze), che ha sottolineato il valore e l’esigenza di tutela della concorrenza nel mercato dei crediti deteriorati, Mirko Briozzo (CEO del Gruppo Gardant), Gian Luca Santi (CFO e Vice Direttore Generale di BPER) e Matteo Coppola (Senior Partner and Managing Director di BCG) hanno discusso il tema “Il mercato italiano e il contesto competitivo”. Successivamente, una seconda tavola rotonda su “Il mercato italiano e il contesto regolatorio” ha visto la partecipazione di Ida Mercanti (Vice Capo Dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia), Paolo Ciocca (Professor of Practice della Luiss School of Law) e Vincenzo De Sensi (Direttore del corso Gestione degli NPE: assetti normativi e regolamentari e approcci operativi alla Luiss School of Law).


Flavio Valeri, Presidente di Gardant, ha dichiarato: “Il mercato dei crediti non performing è alla vigilia di un momento di importanti cambiamenti, spinto da un’evoluzione del settore legata a nuove esigenze e sollecitazioni e da un contesto normativo che sta mutando rapidamente. In questo scenario, l’Osservatorio di Gardant e Luiss School of Law è in grado di raccogliere dati e soprattutto estrapolare evidenze sul mercato del credito in Italia, utili agli operatori del settore per interpretare questo momento di trasformazione”. Antonio Nuzzo, Direttore della Luiss School of Law, ha osservato che “la dinamica di un mercato maturo vede una riduzione tendenziale del flusso di nuove sofferenze e l’emergere di altre istanze, ulteriori rispetto a quella di stabilizzazione del sistema bancario, quali la tutela del debitore e l’efficienza dei sistemi di restructuring e di recovering, che hanno contribuito ad innalzare la qualità dell’interazione tra gli operatori”.

Vertice Ue, ecco tutte le decisioni cruciali che dovranno prendere i leader dei 27

Vertice Ue, ecco tutte le decisioni cruciali che dovranno prendere i leader dei 27Bruxelles, 26 giu. (askanews) – Il Consiglio europeo che si svolge domani e venerdì a Bruxelles ‘sarà un incontro particolarmente significativo’, con ‘un programma sostanziale e decisioni cruciali che determineranno il nostro percorso da seguire’. Lo spiega il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera di convocazione ai leader dei Ventisette.


Tre sono le decisioni particolarmente importanti attese da questo vertice, secondo quanto ha indicato lo stesso Michel: ‘In primo luogo, adotteremo l’Agenda strategica. Fedele al suo ruolo previsto dai Trattati, il Consiglio europeo’ con questa agenda ‘definirà le priorità e fisserà gli orientamenti strategici dell’Unione per i prossimi cinque anni, guidando così il lavoro della prossima legislatura’. ‘In secondo luogo – continua il presidente del Consiglio europeo -, determineremo la via da seguire per quanto riguarda le riforme interne e, in terzo luogo, concorderemo le nomine istituzionali’, ovvero il nuovo presidente del Consiglio europeo, il nuovo Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, e la designazione del candidato o della candidata presidente della Commissione europea, che dovrà essere poi confermata dal voto in plenaria del Parlamento europeo.


Quest’ultimo punto, che in principio ci si poteva attendere fosse quello più controverso, dovrebbe essere facilitato dall’accordo di coalizione già raggiunto ieri in videoconferenza dai sei capi di Stato e di governo incaricati dei negoziati a nome dei tre gruppi politici europei Ppe, S&D, e Renew, che hanno indicato il loro sostegno per la triade formata dall’ex premier socialista portoghese Antonio Costa, come presidente del Consiglio europeo, da Ursula von der Leyen (Ppe) come presidente designata per un secondo mandato alla Commissione europea, e dalla premier estone Kaja Kallas (liberale) come Alto Rappresentante. A meno che proprio il fatto che un accordo sia stato già concluso dai sei mediatori (il premier spagnolo Pedro Sßnchez, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i Socialisti, il premier greco Kyrißkos Mitsotßkis e quello polacco Donald Tusk per il Ppe, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier uscente olandese Mark Rutte per i Liberali di Renew) non provochi disagio e critiche da parte dei capi di Stato e di governo non appartenenti alle tre famiglie politiche della coalizione, che potrebbero sentirsi esclusi e discriminati, come è già successo con la premier italiana Giorgia Meloni all’ultimo Consiglio europeo informale, il 17 giugno, sempre a Bruxelles.


Si sa che il premier ungherese, Viktor Orbßn è fortemente contrario alla coalizione Ppe-S&D-Renew, e soprattutto a Ursula von der Leyen. Che cosa farà Meloni non è chiaro, e dipenderà probabilmente dall’atteggiamento dei leader negoziatori, tra i quali mancherà comunque Sanchez, che non partecipa al vertice a causa di un lutto familiare, ma ha delegato Scholz a rappresentarlo. Qualche altro paese potrebbe opporsi all’accordo, ma comunque, a meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, sembra estremamente improbabile che possa mancare la maggioranza qualificata (55% dei paesi, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue) necessaria, e sufficiente, per approvare le tre nomine. Meloni dovrà decidere, nel suo ruolo di rappresentante dell’Italia (e non certo di presidente del Partito europeo dell’Ecr), se restare nei giochi del Consiglio europeo, accettando di sostenere le nomine concordate, magari in cambio di un portafogli importante che potrebbe essere promesso da von der Leyen per il futuro commissario italiano, e di una particolare attenzione a tematiche importanti per l’Italia (come la gestione dell’immigrazione). L’alternativa sarebbe astenersi o votare contro, confermando la sua avversità a qualunque accordo con i Socialisti, ed esigendo invece una maggioranza diversa che comprenda i Conservatori. Ciò che appare numericamente e politicamente impossibile, alla luce delle chiare discriminanti poste dai gruppi S&D e Renew contro qualunque forza di destra.


Il vertice inizierà giovedì alle 14 con un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ci sarà l’opportunità di discutere con lui ‘della situazione sul campo, ma anche per prendere nota di alcuni risultati raggiunti dopo il nostro ultimo incontro. In particolare, questo Consiglio europeo sarà l’occasione per accogliere con favore l’adozione di quadri negoziali e lo svolgimento di conferenze intergovernative con Ucraina, Moldova e Montenegro. Si tratta di passi storici nel sostenere il rispettivo percorso di questi paesi verso l’adesione all’Ue’, nota Michel nella sua lettera di invito ai leader. Con Ucraina e Moldova c’è stata l’apertura dei negoziati martedì, mentre con il Montenegro i negoziati sono ripresi, dopo che erano stati già avviati e poi sospesi. ‘Quest’anno – rivendica il presidente del Consiglio europeo – siamo stati ambiziosi e coraggiosi, convogliando verso il sostegno all’Ucraina i profitti straordinari generati dagli asset russi immobilizzati. Per i prossimi anni, insieme ai partner’ del G7, ‘garantiremo prestiti per l’Ucraina per ulteriori 50 miliardi di euro’, proprio grazie ai proventi degli asset russi congelati. ‘È inoltre imperativo intensificare il nostro sostegno militare all’Ucraina, concentrandoci sulla difesa aerea, sulle munizioni e sui missili. Inoltre, dobbiamo continuare a raccogliere un ampio sostegno internazionale per una pace giusta in Ucraina basata sulla Carta delle Nazioni Unite’. Il vertice, aggiunge Michel, riportando in gran parte quanto prevede la bozza delle conclusioni del vertice ‘affronterà anche la devastante crisi del Medio Oriente. Il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati in ogni circostanza. In questo contesto, chiederemo la piena attuazione dei termini della proposta di cessate il fuoco stabilita nella risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il rispetto e l’attuazione degli ordini della Corte internazionale di giustizia’. ‘Ripeteremo – continua il presidente del Consiglio europeo – il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e un aumento dell’assistenza umanitaria, sufficientemente significativo da soddisfare i terribili bisogni sul terreno. In terzo luogo, ribadiremo il nostro fermo impegno per una pace duratura e sostenibile sulla base della soluzione dei due Stati. Continueremo a sostenere l’Autorità Palestinese e a lavorare con tutti i nostri partner nella regione e oltre per rilanciare un processo a tal fine’. Il Consiglio europeo si occuperà poi del tema della sicurezza e difesa, dove però gli Stati membri sono divisi tra quelli che prospettano nuovi strumenti, compreso il debito comune, per finanziare una vera e propria politica industriale europea della Difesa, e quelli (Germania e paesi nordici) che non ne vogliono neanche sentir parlare. Originariamente, la Commissione doveva presentare un documento con diverse opzioni per finanziare la base industriale, poi si è parlato di una lettera, ora ci sarà solo un rapporto orale di von der Leyen. Si parlerà comunque della possibilità di ricorrere alla Banca europea degli investimenti (Bei), che però attualmente, per statuto, non può finanziare la spesa militare. Un altro punto, meno controverso ma su cui l’Ue è ancora in ritardo, è quello dell’Unione dei mercati dei capitali, su cui dei passi avanti erano stati fatti al Consiglio europeo di aprile. ‘Esamineremo i progressi su tutte le nostre iniziative per il rafforzamento della competitività, concentrandoci in particolare sull’Unione dei mercati dei capitali’, annuncia Michel nella sua lettera. L’agenda prevede anche una discussione sull’immigrazione, per la quale sarà sul tavolo dei Ventisette l’ormai tradizionale lettera pre-vertice di von der Leyen su questa tematica. Un tema che sta diventando spinoso, infine, è quello della Georgia, che, con la sua legislazione che reprime le Ong e i media, sta prendendo una direzione che va in senso opposto a quello delle raccomandazioni dell’Ue per poter andare avanti verso il processo di adesione. L’avvertimento che vuol dare il Consiglio europeo a Tbilisi, anche per contrastare la disinformazione del governo secondo cui l’Ue appoggerebbe le misure liberticide, è che la Georgia sta rischiando seriamente il blocco del processo di adesione. ‘Conto su di voi affinché compiate ogni sforzo per raggiungere un accordo su queste importanti questioni. In questi tempi è essenziale un’Unione determinata e motivata’, conclude Michel, rivolto ai leader dei Ventisette, nella sua lettera di convocazione del vertice.

Consorzio Vini Trentino ha presentato secondo Bilancio di sostenibilità

Consorzio Vini Trentino ha presentato secondo Bilancio di sostenibilitàMilano, 26 giu. (askanews) – Il Consorzio di Tutela Vini del Trentino ha presentato nei giorni scorsi il suo secondo Bilancio di sostenibilità. Nel corso dell’evento, moderato dalla giornalista Linda Pisani, il presidente dell’ente consortile, Albino Zenatti, ha spiegato che questo documento rappresenta il frutto di un lavoro iniziato negli anni Novanta, ringraziando l’ex presidente Pietro Patton e il Cda per la loro lungimiranza. Stefano Rizzi dell’ufficio tecnico del Consorzio e Lara Bontempelli, Junior sustainability manager di Trentino Green Network, hanno illustrato i dati del Bilancio, evidenziando che il Consorzio conta 91 Cantine e aziende agricole su una superficie vitata totale di 10.299 ettari, con il 13% delle aziende certificate biologiche e l’80% certificate SQNPI.


Alla presentazione sono intervenuti gli assessori del Comune di Trento, Italo Gilmozzi (Territorio e Lavori pubblici) e Giulia Zanotelli (Agricoltura), Rossella Sobrero (presidente di Koinetica), Lucrezia Lamastra (Coordinatrice comitato scientifico Fondazione SOStain Sicilia), Laura Ricci (fondatrice di Linfa Consulting e Trentino Green Network), Andrea Terraneo (presidente di Vinarius), Luca Rigotti (presidente Gruppo Vino Copa Cogeca e del Settore vino Fedagripesca Confcooperative), Lorenzo Libera (presidente di Cavit e Cantina Sociale di Avio), Lucia Letrari (Cantina Letrari) e il senatore Pietro Patton (presidente Cantina di La-Vis e Valle di Cembra). In videcollegamento è intervenuto Giuseppe Ciotti della Direzione generale dello sviluppo rurale del Masaf, mentre le conclusioni sono state affidate a Fabio Piccoli di “Wine Meridian”. Foto: Consorzio di Tutela Vini del Trentino

Europei, Ucraina-Belgio 0-0: agli ottavi è Francia-Belgio

Europei, Ucraina-Belgio 0-0: agli ottavi è Francia-BelgioRoma, 26 giu. (askanews) – Missione compiuta per il Belgio di Tedesco, che pareggia 0-0 a Stoccarda e si qualifica come seconda nell’equilibratissimo gruppo E degli Europei 2024. Agli ottavi il Belgio affronterà la Francia. L’Ucraina chiude all’ultimo posto ed è eliminata. Chance in avvio per Lukaku, che spreca davanti a Trubin. Ci provano anche Yaremchuk e De Bruyne. Nella ripresa pericolosi Carrasco, Dovbyk e Malinovskyi ma il risultato non cambia. La Romania vince il girone, avanza anche la Slovacchia come terza.