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Autore: Redazione StudioNews

Il 15 giugno una giornata per scoprire i vini dei Colli Piacentini

Il 15 giugno una giornata per scoprire i vini dei Colli PiacentiniMilano, 11 giu. (askanews) – Si chiama “Aromatica” l’evento alla prima edizione promosso sabato 15 giugno dalla Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, “per dare l’occasione di scoprire il lato più sorprendente dei vini del territorio: quello aromatico”. Per farlo, apriranno le porte per tutta la giornata 11 Cantine del territorio e un’associazione di produttori che accoglieranno i visitatori con giochi, degustazioni e abbinamenti gastronomici alla scoperta degli aromi di Ortrugo e Malvasia di Candia Aromatica.


I visitatori potranno scegliere la Cantina, prenotare online e poi partecipare al gioco degli aromi abbinato alla degustazione di un calice di vino: “si tratta di riconoscere la combinazione di sentori di fiori, frutti, spezie ed erbe aromatiche, per apprezzare questi vini direttamente dal racconto del produttore”. Ognuna di queste Cantine offrirà anche proposte e abbinamenti enogastronomici, visite guidate e attività all’aria aperta. Con quest’attività ludico-formativa, la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini vuole contribuire “alla valorizzazione del territorio e sostenere la sinergia tra le aziende associate con l’obiettivo di rafforzare l’immagine di destinazione enoturistica delle Valli piacentine”.


Le aziende che aderiscono a questa manifestazione sono: F.lli Piacentini (con Giustè Food Truck), Mossi 1558, Civardi Racemus, Cantine Luretta, Tenuta Borri, Labré con Valore Valnure (Baraccone, Uccellaia e Cascinotta di Rizzolo), Villa Rosalba (con Ristorante Riva), Loschi Enrico, La Caminà (con Agriturismo La Rondanina e Caseificio Contini), Casa Benna (con Agriturismo Campogrande) e Saccomani.

Cirio confermato presidente Piemonte col 56,13%, Pentenero a 33,54%

Cirio confermato presidente Piemonte col 56,13%, Pentenero a 33,54%Torino, 11 giu. (askanews) – Il candidato del centrodestra Alberto Cirio è stato confermato presidente della Regione Piemonte col 56,13%. È il risultato quasi definitivo dopo che in oltre dieci ore di spoglio sono state scrutinate 4.764 sezioni su 4.795. La sua sfidante di centrosinistra, Gianna Pentenero, si è fermata al 33,54%, mentre la terza classificata è la candidata del M5s Sarah Disabato con l’7,69%. La candidata di Piemonte Popolare Francesca Frediani ha preso il 1,5%, mentre il candidato della lista Libertà, Alberto Costanzo, l’1,15%. Fdi è il primo partito col 24,44%, seguito dal Pd col 23,91%, la lista Cirio con il 12,2%, Fi col 9,86%, la Lega col 9,41%, il M5s col 7,69 e Avs col 6,48%.


Una volta chiuse la conta dei voti con la distribuzione completa di seggi e preferenze, per questa dodicesima legislatura regionale la stima è che la proclamazione possa avvenire tra il 19 e il 24 giugno 2024. Ci sarà quindi la nomina della nuova giunta da parte del presidente, che per statuto deve essere conclusa entro dieci giorni dalla sua nomina. La prima seduta del nuovo Consiglio potrà essere il 15 luglio, se le proclamazioni dei consiglieri si concluderanno tra il 24 e il 30 giugno, mentre potrebbe slittare al 22, se le proclamazioni avverranno dopo il 30 giugno e comunque entro il 7 luglio. Ciò perché l’insediamento del Consiglio, secondo lo statuto, si svolge il primo giorno non festivo della terza settimana successiva al completamento delle proclamazioni. Nel corso della prima seduta dell’assemblea verrà effettuata la surroga dei consiglieri che abbiano optato per il ruolo di assessore, sarà fatta la proclamazione dei consiglieri supplenti degli assessori, così come verrà eletto l’Ufficio di presidenza.


La procedura prevede poi che entro quattro giorni dalla prima seduta, vengano costituiti i gruppi consiliari (prevedibilmente intorno al 18-19 luglio 2024) e che sia convocata la prima Capigruppo della legislatura (22-23 luglio), che come prima incombenza dovrà stabilire il numero di seggi da attribuire a ciascun gruppo nella Giunta per le elezioni.

In Piemonte Cirio centra il bis, primo confermato in 25 anni

In Piemonte Cirio centra il bis, primo confermato in 25 anniTorino, 10 giu. (askanews) – Le previsioni della vigilia davano Alberto Cirio sicuro vincitore delle elezioni regionali in Piemonte, eppure la sua conferma per un secondo mandato alla guida della regione subalpina (con il 56%), visti i precedenti da quando esiste l’elezione diretta (2000), non era affatto scontata. Un paradosso sottolineato dallo stesso governatore, dopo avere ricevuto nel pomeriggio la telefonata della sua sfidante di centrosinistra, Gianna Pentenero (arrivata al 33%), che ammetteva la sconfitta.


“Sono orgoglioso perché siamo riusciti a confermare un governo. In Piemonte non era naturale se pensiamo a chi mi ha preceduto, tutte persone di valore come Bresso, Chiamparino e Cota, furono eletti in un primo mandato, ma non vennero mai confermati. La conferma diciamo che in Piemonte non era usuale e non era abituale” ha infatti commentato da Alba, nel Cuneese, dove ha atteso che il risultato si consolidasse. Cinque anni fa, ha ricordato, per me “fu straordinario diventare governatore della mia Regione, ma arrivavo da Bruxelles, nuovo nel contesto torinese e piemontese e tanti non mi conoscevano. Oggi, dopo cinque anni, essere confermato vuol dire che ti hanno scelto vedendo pregi e difetti, come ciascuno di noi ha, però questo mi responsabilizza moltissimo e domani saremo in ufficio a lavorare per il Piemonte”, ha aggiunto indicando le liste d’attesa nella sanità e il lavoro come priorità assolute.


La vittoria l’ha poi dedicata a Silvio Berlusconi, scomparso un anno fa, del quale ha ricordato la telefonata che puntualmente arrivava da Arcore: “Mi manca a livello umano ed emotivo, prima ancora che politico”, così come la sua capacità di tenere unito il centrodestra che adotta come modello. “Noi siamo una coalizione politica, non aritmetica” e questa è “la differenza tra noi e il presunto campo largo del centrosinistra, dove si cerca di fare stare insieme le cose per prendere più voti degli altri e vincere”, ha detto lanciando una frecciata a Pentenero. La sua principale avversaria, d’altra parte, si è detta comunque “soddisfatta” per il risultato, considerando che ha tenuto la supremazia del centrosinistra nella roccaforte Torino città e ha avuto solo 90 giorni per promuovere la sua candidatura. Sono “orgogliosa del lavoro che è stato svolto perché i dati ad ora in nostro possesso” dicono “che il Pd ha tenuto e ha tenuto bene, ha saputo dimostrare il proprio radicamento”, ha aggiunto.


Nessun rimpianto dunque per il mancato accordo con il M5s la cui candidata, Sarah Disabato, ha ammesso che si aspettava “un risultato migliore” del 7,7% ottenuto. “Noi – ha osservato il segretario regionale dei dem, Domenico Rossi – abbiamo fatto di tutto” per tenere insieme il campo largo, ma i grillini hanno “scommesso su uno scenario che non si è verificato, cioè di massimizzare una corsa in solitaria, invece ancora una volta è emerso che gli elettori premiano chi dimostra di saper stare insieme”.

Matteotti, esce “Tempesta su Mussolini” di Andrea Frediani

Matteotti, esce “Tempesta su Mussolini” di Andrea FredianiRoma, 10 giu. (askanews) – Il delitto Matteotti cento anni dopo. Con “Tempesta su Mussolini. Un grande romanzo storico sul delitto Matteotti” (Rai Libri) lo scrittore Andrea Frediani affronta una delle pagine decisive della storia italiana.


Con i toni della suspense e nel pieno rispetto della vicenda storica, Frediani accompagna il lettore al cospetto di uno dei più importanti “gialli” dell’epoca contemporanea. È il 30 maggio 1924 quando nell’aula della Camera Giacomo Matteotti accusa il presidente del Consiglio Benito Mussolini, ex compagno di partito, di essersi macchiato di brogli e violenze per vincere le elezioni e ottenere la guida di un governo di coalizione. Una denuncia coraggiosa quella di Matteotti, dai suoi soprannominato “Tempesta” per il temperamento risoluto e impavido. All’origine dello scontro con Mussolini posizioni politiche ormai inconciliabili. Il 10 giugno, il tragico epilogo: Matteotti sarà rapito e barbaramente ucciso.


Il romanzo fa parte della collana di Rai Libri “Cristalli Sognanti”.

Comunali Firenze, Schmidt: la candidatura civica ha portato un grande risultato

Comunali Firenze, Schmidt: la candidatura civica ha portato un grande risultatoFirenze, 10 giu. (askanews) – “Sono molto contento, per noi è un grande risultato. La candidatura civica funziona. Avevamo sempre detto che bisognava raggiungere più del 30% per arrivare al ballottaggio e ci siamo riusciti”. Lo ha detto Eike Schmidt, candidato a sindaco di Firenze per il centrodestra, commentando nella sede del suo comitato elettorale i risultati del primo turno che lo portano al ballottaggio contro Sara Funaro.


“Faccio un appello -ha aggiunto Schmidt- concentrarsi sui programmi che offriamo. Firenze soffre di una situazione d’insicurezza e degrado, insieme ad altri problemi come la viabilità. Per tutto abbiamo presentato una soluzione. La candidata del Pd a Firenze ha perso voti in controtendenza a quanto accaduto in campo nazionale”.

Firenze, Schmidt: candidatura civica ha portato grande risultato

Firenze, Schmidt: candidatura civica ha portato grande risultatoFirenze, 10 giu. (askanews) – “Sono molto contento, per noi è un grande risultato. La candidatura civica funziona. Avevamo sempre detto che bisognava raggiungere più del 30% per arrivare al ballottaggio e ci siamo riusciti”. Lo ha detto Eike Schmidt, candidato a sindaco di Firenze per il centrodestra, commentando nella sede del suo comitato elettorale i risultati del primo turno che lo portano al ballottaggio contro Sara Funaro.


“Faccio un appello -ha aggiunto Schmidt- concentrarsi sui programmi che offriamo. Firenze soffre di una situazione d’insicurezza e degrado, insieme ad altri problemi come la viabilità. Per tutto abbiamo presentato una soluzione. La candidata del Pd a Firenze ha perso voti in controtendenza a quanto accaduto in campo nazionale”.

Salvini si tiene la Lega: retto grazie a Vannacci e sovranismo

Salvini si tiene la Lega: retto grazie a Vannacci e sovranismoMilano, 10 giu. (askanews) – Tira un sospiro di sollievo, Matteo Salvini. L’obiettivo fissato prima delle Europee, superare il dato delle Politiche, è raggiunto: nonostante “gli avversari interni”, quelli che “tradiscono”, quelli che “pensano più ai propri interessi”. Per riuscirci è stato necessario affidarsi all’indipendente Vannacci, e condurre le ultime settimane di campagna elettorale andando costantemente sopra le righe: gli attacchi a Macron, quelli a Mattarella in nome di un sovranismo spinto, quelli agli alleati di governo. Ma ora, scampato il tracollo che lo avrebbe esposto anche alle rivendicazioni della fronda interna, il segretario leghista si presenta in sala stampa con atteggiamento più istituzionale.


Dopo aver attaccato per settimane il “bombarolo Macron”, Salvini incassa il risultato francese e si limita a dire che “ora la pace è più forte”. Dopo aver martellato gli alleati che vorrebbero fare “un danno all’Italia” dividendo il centrodestra, oggi i toni sono morbidi: “Io lavoro per un centrodestra unito anche in Europa, ma se qualcuno dovesse scegliere l’alleanza con socialisti e Macron sarà libero di farlo, non ho poteri coercitivi”. Quanto al governo, “è l’unico in Europa che si rafforza in tutte le sue componenti, vuol dire che stiamo lavorando bene”. Dunque meglio non toccare nulla, neanche se si tratta di far entrare Luca Zaia: “La questione per me non è all’ordine del giorno”, taglia corto il segretario. I sassolini che Salvini si toglie dalla scarpa sono tutti interni al partito. E sono tanti. Già nella notte, quando le proiezioni iniziavano a indicare la sostanziale tenuta della Lega, la prima bordata: “L’Italia ha bisogno di un governo solido, se qualcuno non ha voglia non siamo una caserma”. Un messaggio che viene letto come indirizzato a Giancarlo Giorgetti e alle sue aspirazioni di un ruolo in Europa.


Poi nella conferenza stampa della mattina, l’attacco frontale a Umberto Bossi, per regolare i conti con la fronda interna: “Se qualcuno dice che voterà per un altro partito manca di rispetto non al segretario in carica ma ad un’intera comunità”. Dunque “dovrò chiedere ai militanti” come regolarsi col fondatore del Carroccio. Nulla di particolare nel concreto, spiegano da via Bellerio, anche perchè Bossi non ha neanche la tessera della Lega per Salvini. E tuttavia mai il segretario aveva osato contrapporsi così direttamente al fondatore: segno della ritrovata fiducia nel controllo sul partito. Che si manifesta anche nei messaggi riservati a Luca Zaia: il primo è l’elogio agli amministratori del Pd che alle Europee “ci hanno messo la faccia”. Cosa che nella Lega non è successa nonostante la richiesta di Salvini di un impegno diretto. Il secondo è la sottolineatura del risultato di Roberto Vannacci: “La gran parte dei voti viene da Lombardia e Veneto, i leghisti hanno approvato” la candidatura del generale, alla faccia dei “dubbiosi” e di chi – come Zaia per l’appunto – invitava a votare per i candidati del territorio. Terzo messaggio, i risultati al Sud, in alcuni casi non distanti da quelli del Nord: “La Lega nazionale è il futuro”, e anzi “dovremo riflettere su come stiamo nei territori dove governiamo da anni”. Un concetto che sui social del segretario viene declinato dai suoi sostenitori molto più esplicitamente, come accusa di disimpegno da parte dei big del partito.


Insomma, Salvini è convinto che la sua linea sia riuscita ad arrestare la spirale negativa in cui la Lega si era avvitata a partire dalle Politiche. Peraltro, sostengono i suoi, “dovuta alla scelta di entrare nel governo Draghi caldeggiata proprio da chi oggi critica Salvini…”. Per risalire la china la strada è sempre quella del sovranismo, al fianco di Marine Le Pen che mercoledì incontrerà a Bruxelles. E che verrà ribadita al congresso nazionale in autunno che vedrà Salvini ancora in pista. Con eventuali avversari non all’orizzonte. Non ci sono dichiarazioni da parte di Giancarlo Giorgetti, nè parla Massimiliano Fedriga, cui Salvini riconosce il dato del Friuli Venezia Giulia, il più alto per il Carroccio. Parla solo Zaia, che però si limita a tenere il punto sulla sua preferenza per una Lega “identitaria”, si professa “europeista incallito” e sottolinea che il partito “può ottenere di più”.

Salvini si tiene la Lega: retto grazie a Vannacci e sovranismo

Salvini si tiene la Lega: retto grazie a Vannacci e sovranismoMilano, 10 giu. (askanews) – Tira un sospiro di sollievo, Matteo Salvini. L’obiettivo fissato prima delle Europee, superare il dato delle Politiche, è raggiunto: nonostante “gli avversari interni”, quelli che “tradiscono”, quelli che “pensano più ai propri interessi”. Per riuscirci è stato necessario affidarsi all’indipendente Vannacci, e condurre le ultime settimane di campagna elettorale andando costantemente sopra le righe: gli attacchi a Macron, quelli a Mattarella in nome di un sovranismo spinto, quelli agli alleati di governo. Ma ora, scampato il tracollo che lo avrebbe esposto anche alle rivendicazioni della fronda interna, il segretario leghista si presenta in sala stampa con atteggiamento più istituzionale.


Dopo aver attaccato per settimane il “bombarolo Macron”, Salvini incassa il risultato francese e si limita a dire che “ora la pace è più forte”. Dopo aver martellato gli alleati che vorrebbero fare “un danno all’Italia” dividendo il centrodestra, oggi i toni sono morbidi: “Io lavoro per un centrodestra unito anche in Europa, ma se qualcuno dovesse scegliere l’alleanza con socialisti e Macron sarà libero di farlo, non ho poteri coercitivi”. Quanto al governo, “è l’unico in Europa che si rafforza in tutte le sue componenti, vuol dire che stiamo lavorando bene”. Dunque meglio non toccare nulla, neanche se si tratta di far entrare Luca Zaia: “La questione per me non è all’ordine del giorno”, taglia corto il segretario. I sassolini che Salvini si toglie dalla scarpa sono tutti interni al partito. E sono tanti. Già nella notte, quando le proiezioni iniziavano a indicare la sostanziale tenuta della Lega, la prima bordata: “L’Italia ha bisogno di un governo solido, se qualcuno non ha voglia non siamo una caserma”. Un messaggio che viene letto come indirizzato a Giancarlo Giorgetti e alle sue aspirazioni di un ruolo in Europa.


Poi nella conferenza stampa della mattina, l’attacco frontale a Umberto Bossi, per regolare i conti con la fronda interna: “Se qualcuno dice che voterà per un altro partito manca di rispetto non al segretario in carica ma ad un’intera comunità”. Dunque “dovrò chiedere ai militanti” come regolarsi col fondatore del Carroccio. Nulla di particolare nel concreto, spiegano da via Bellerio, anche perchè Bossi non ha neanche la tessera della Lega per Salvini. E tuttavia mai il segretario aveva osato contrapporsi così direttamente al fondatore: segno della ritrovata fiducia nel controllo sul partito. Che si manifesta anche nei messaggi riservati a Luca Zaia: il primo è l’elogio agli amministratori del Pd che alle Europee “ci hanno messo la faccia”. Cosa che nella Lega non è successa nonostante la richiesta di Salvini di un impegno diretto. Il secondo è la sottolineatura del risultato di Roberto Vannacci: “La gran parte dei voti viene da Lombardia e Veneto, i leghisti hanno approvato” la candidatura del generale, alla faccia dei “dubbiosi” e di chi – come Zaia per l’appunto – invitava a votare per i candidati del territorio. Terzo messaggio, i risultati al Sud, in alcuni casi non distanti da quelli del Nord: “La Lega nazionale è il futuro”, e anzi “dovremo riflettere su come stiamo nei territori dove governiamo da anni”. Un concetto che sui social del segretario viene declinato dai suoi sostenitori molto più esplicitamente, come accusa di disimpegno da parte dei big del partito.


Insomma, Salvini è convinto che la sua linea sia riuscita ad arrestare la spirale negativa in cui la Lega si era avvitata a partire dalle Politiche. Peraltro, sostengono i suoi, “dovuta alla scelta di entrare nel governo Draghi caldeggiata proprio da chi oggi critica Salvini…”. Per risalire la china la strada è sempre quella del sovranismo, al fianco di Marine Le Pen che mercoledì incontrerà a Bruxelles. E che verrà ribadita al congresso nazionale in autunno che vedrà Salvini ancora in pista. Con eventuali avversari non all’orizzonte. Oggi non ci sono dichiarazioni da parte di Giancarlo Giorgetti, nè parla Massimiliano Fedriga, cui Salvini riconosce il dato del Friuli Venezia Giulia, il più alto per il Carroccio. Parla solo Zaia, che però si limita a tenere il punto sulla sua preferenza per una Lega “identitaria”, si professa “europeista incallito” e sottolinea che il partito “può ottenere di più”.

Europee, dati (quasi) definitivi: Fdi 28,8%, Pd 24%, M5s 9,9%

Europee, dati (quasi) definitivi: Fdi 28,8%, Pd 24%, M5s 9,9%Roma, 10 giu. (askanews) – Fratelli d’Italia con 6 milioni 704.423 voti, pari al 28,81%, è il primo partito in Italia; seguito dal Pd con 5 milioni 604.346 voti, pari al 24,08%. E’ quanto emerge dai dati ‘quasi’ definitivi del Viminale per l’Italia alle elezioni europee dopo lo scrutinio delle 61.650 sezioni italiane. “Quasi” perché “gli atti relativi ad alcune sezioni del comune di Roma e alla sezione 9 del Comune di Campobasso – si legge sulla piattaforma Eligendo del Viminale – sono stati inviati all’ufficio centrale per il completamento delle operazioni”. Il problema, dopo il bug informatico che ha impedito di inserire le preferenze all’interno del Sistema digitale di Roma Capitale, riguarda soprattuto 78 sezioni del Comune di Roma, ma secondo l’assessore al Personale di Roma Capitale, Andrea Catarci, “l’inserimento dei voti di lista ormai si è concluso e non c’è nessuna empasse sulle 78 sezioni elettorali: ci sono 78 verbali con dati manifestamente incongruenti che pertanto sono stati chiusi a 0 e che poi saranno oggetto di riconteggio da parte dell’autorità giudiziaria”.


In ogni caso, al terzo posto dei partiti più votati c’è il Movimento cinque stelle con 2 milioni 344.533 voti (9,99%) che resta sotto l’ambita percentuale a due cifre. Nel centrodestra Forza Italia con 2 milioni 237.837 voti (9,61%) supera la Lega (2 milioni 93.133 voti, 9%). Alleanza Verdi Sinistra conquista il 6,73% con un milione 563.596 voti, mentre si registra una brusca frenata per le forze di centro che restano lontane dalla soglia di sbarramento del 4%: Stati uniti d’Europa ottiene 875.570 voti (3,76%) e Azione-Siamo europei si ferma a 778.858 voti (3,33%).


La formazione di Michele Santoro Pace terra dignità raccoglie 513.240 voti (2,21%), Libertà di Cateno De Luca 284.460 (1,22%). La Svp ottiene 120.077 (0,52%), Alternativa popolare 90.567 (0,39%); Democrazia sovrana popolare 35.669 voti pari allo 0,15%, il Partito animalista-Italexit 29.325 (0,13%), Rassemblement Valdotain 14.418 voti (0,06%). Il bug informatico che ha impedito di inserire le preferenze alle europee nei seggi all’interno del Sistema digitale di Roma Capitale “è assolutamente spiacevole e me ne scuso con tutti perché è un incidente molto grave su cui noi abbiamo già disposto un’indagine interna per accertare le responsabilità. Tuttavia – ha chiarito il sindaco di Roma Roberto Gualtieri -, tutto questo non ha nulla a che vedere con il procedimento giuridico che porta dal voto alla proclamazione degli eletti da parte del Tribunale”.

Europee, Schifani: risultato storico per Forza Italia in Sicilia

Europee, Schifani: risultato storico per Forza Italia in SiciliaRoma, 10 giu. (askanews) – “Storicamente la Sicilia è sempre stata generosa nei confronti di Forza Italia, grande consenso. Oggi credo che abbia battuto sé stessa. Una percentuale del 23 per cento prima era imprevedibile e impensabile: lo si deve evidentemente a un partito unito, a un’azione nazionale di Antonio Tajani e Marcello Caruso. Ma anche a un’azione di buon governo che stiamo portando avanti. Nessuna spallata al governo, quindi, così come preannunziato da parte di certe opposizioni”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando alla Tgr Sicilia i risultati delle elezioni europee.


“Il mio governo esce, invece, rafforzato e continuerà per la sua strada, affrontando con convinzione e coraggio le soluzioni per tutti i siciliani, senza guardare in faccia nessuno”, ha sottolineato Schifani.