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Autore: Redazione StudioNews

Commercio, le vendite al dettaglio risultano stabili a marzo

Commercio, le vendite al dettaglio risultano stabili a marzoRoma, 8 mag. (askanews) – L’Istat, a merzo, stima, per le vendite al dettaglio, una variazione congiunturale nulla in valore e un lieve calo in volume (-0,1%). Sono in lieve aumento le vendite dei beni alimentari (+0,2% in valore e +0,1% in volume) mentre quelle dei beni non alimentari sono in diminuzione (-0,3% in valore e in volume).


Nel primo trimestre, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio sono stazionarie in valore e subiscono una flessione in volume (-0,4%). Le vendite dei beni alimentari non registrano alcuna variazione in valore e diminuiscono in volume (-0,6%) mentre le vendite dei beni non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1% e -0,2%). Su base tendenziale, le vendite al dettaglio aumentano del 2% in valore e dello 0,3% in volume. Le vendite dei beni alimentari crescono del 6,4% in valore e del 3,6% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore (-1,5%) sia in volume (-2,0%).


Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+4,3%), mentre registrano il calo più consistente Utensileria per la casa e ferramenta (-7,5%). Rispetto a marzo 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita solo per la grande distribuzione (+6,1%), mentre risulta in calo per le imprese operanti su piccole superfici (-1,5%), le vendite al di fuori dei negozi (-2,6%) e il commercio elettronico (-2,4%).


“A marzo 2024, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio complessive non registrano variazioni di rilievo. Le vendite dei beni alimentari sono in lieve aumento mentre quelle dei beni non alimentari subiscono una leggera flessione – commenta l’Istat -. A livello tendenziale, invece, si registra una crescita sia in valore sia in volume, determinata dalle vendite dei beni alimentari, che risentono in misura significativa della differente collocazione della Pasqua, la quale quest’anno è caduta nel mese di marzo mentre nel 2023 si collocava ad aprile”. “Tra le forme distributive – conclude – è in crescita solo la grande distribuzione, trainata dalle vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare”.

Vino, Mosnel: dopo 10 anni torna il concorso “Questione di etichetta”

Vino, Mosnel: dopo 10 anni torna il concorso “Questione di etichetta”Milano, 8 mag. (askanews) – A dieci anni esatti dall’ultima edizione torna “Questione di etichetta”, il concorso indetto dalla Cantina Mosnel di Camignone (Brescia), con il patrocinio dell’Associazione disegno industriale (Adi), per creare l’etichetta speciale e il packaging dell’edizione limitata del “Franciacorta Brut QdE 2001” formato Magnum. Per la prima volta l’invito si rivolge a tutti i designer e ai professionisti del settore.


Una giuria di esperti composta da Lucia Barzanò, titolare di Mosnel assieme al fratello Giulio, dal presidente di Adi, Luciano Galimberti, e dai giornalisti enogastronomici Daniele Cernilli, Federico De Cesare Viola e Alessandra Dal Monte decreterà il vincitore di questa sesta edizione selezionando l’immagine tra le proposte ricevute. Il vincitore verrà proclamato venerdì 30 settembre e si aggiudicherà tremila euro, la Magnum numero uno dell’edizione limitata e 36 bottiglie di Franciacorta Brut, mentre i secondi e terzi classificati riceveranno rispettivamente 36 e 24 bottiglie del medesimo vino. “‘Questione di etichetta’ per noi rappresenta un appuntamento importante che siamo felici di riproporre dopo dieci anni dall’ultima edizione” ha affermato Lucia Barzanò, sottolineando “ricordo bene l’emozione della prima edizione: era il 2005 e quell’anno parteciparono anche alcuni nomi importanti, tra cui l’indimenticabile Bob Noorda, Giancarlo Illiprandi e Italo Lupi”.


Il “Franciacorta Brut QdE 2001”, un vino con una storia di 23 anni alle spalle e più di 21 anni di sosta sui lieviti, sarà disponibile esclusivamente in formato Magnum e in 100 bottiglie numerate. Il bando per partecipare al concorso è pubblicato sui siti di Mosnel e Adi.

Dl superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anni

Dl superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anniRoma, 8 mag. (askanews) – Obbligo di spalmare la fruizione dei crediti del superbonus ceduti a banche o imprese in dieci anni anzichè in quattro o cinque anni. La misura è stata annunciata dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che stamattina è intervenuto in Commissione finanze al Senato dove è in corso l’esame del decreto superbonus.


Alla domanda se ci fosse la possibilità di allungare a dieci anni la fruizione dei crediti ceduti, il ministro è stato categorico: “Non sarà una possibilità ma un obbligo”. La misura sarà contenuta in un emedamento al decreto a cui sta lavorando il Mef. L’effetto sarebbe quello di avere un beneficio sui conti pubblici in termini di cassa, e quindi sul debito.

Xi in Serbia, tempestività che esprime aperta critica alla Nato

Xi in Serbia, tempestività che esprime aperta critica alla NatoMilano, 8 mag. (askanews) – Il leader cinese Xi Jinping oggi visita la Serbia, con un timing che vuole apparire evidentemente una critica palese alla Nato: la Serbia è il principale partner della Cina nei Balcani e Xi dovrebbe discutere nuovi investimenti con il presidente Aleksandar Vucic. Xi è giunto nella notte e ha un programma di giornata che parla da solo.


L’incontro è tra due capi di Stato che hanno un atteggiamento ostile nei confronti dell’Alleanza: il giorno della visita di Xi ricorda i 25 anni da quando gli aerei da combattimento della NATO colpirono con i missili l’ambasciata cinese a Belgrado, uccidendo tre giornalisti cinesi. “Non dimenticheremo mai questo (attacco missilistico)”, ha scritto Xi sulle colonne del quotidiano serbo Politika. L’attacco missilistico fece parte di una campagna di bombardamenti della NATO per cercare di convincere il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic a ritirare le sue forze dal Kosovo. Xi è stato in Serbia l’ultima volta nel 2016, la prima visita del presidente cinese in Serbia dopo 32 anni, e in quell’occasione è stata firmata la Dichiarazione sul partenariato strategico. In serata raggiungerà l’Ungheria.


Vucic ha incontrato Xi lo scorso ottobre a Pechino, durante il terzo forum “Belt and Road”, durante il quale sono stati firmati 18 accordi, tra cui quello di libero scambio tra Serbia e Cina, che dovrebbe entrare in vigore a breve. Per l’arrivo di Xi a Belgrado sono state adottate grandi misure di sicurezza: la sua delegazione sarà protetta da 3.400 poliziotti, apprende Tanjug. E verrà accolto dai caccia serbi MiG-29 che seguiranno il suo aereo dal confine, e in suo onore all’aeroporto di Belgrado sarà schierata la guardia dell’esercito serbo.


Lungo l’autostrada a Belgrado verranno posizionate le bandiere cinese e serba, davanti al Palazzo di Serbia sarà organizzata la cerimonia di benvenuto della delegazione cinese, composta da 400 persone, ed è prevista la firma di oltre 30 accordi. Questa è la prima visita del presidente Xi in Europa negli ultimi cinque anni, dallo scoppio della pandemia di covid-19, e durante questo tour europeo visiterà solo tre capitali europee: Parigi, Belgrado e Budapest.


Lunedì Xi ha visitato Parigi, dove ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il Presidente della Cina è accompagnato dalla moglie Peng Liyuan, membro del Comitato Principale dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), dal direttore dell’Ufficio Generale del Comitato Centrale del PCC Cai Qi, nonché da in qualità di membro dell’Ufficio politico del Comitato centrale del PCC e ministro degli Esteri Wang Yi, riferisce la radio internazionale cinese.

M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem Shalom

M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem ShalomMilano, 8 mag. (askanews) – Israele ha preso il controllo del valico di Rafah, in un’operazione limitata secondo la Casa Bianca: il tutto mentre crescono i timori di un’invasione su vasta scala e restano in bilico i colloqui con Hamas su un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Oggi peraltro a Tel Aviv – poco prima dell’arrivo in Israele del capo della CIA Bill Burns -, l’autostrada Ayalon ha riaperto al traffico in direzione nord dopo essere stata bloccata per circa 20 minuti dagli attivisti che chiedevano un accordo per la liberazione degli ostaggi.


Burns incontrerà il premier israeliano Benjamin Netanyahu in giornata mentre Israele porta avanti le operazioni militari a Rafah e riprendono i colloqui di tregua al Cairo con delegazioni di Israele, Hamas, Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Intanto gli Usa hanno fatto sapere di aver sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni di un potenziale utilizzo in una eventuale incursione a Rafah. Le Nazioni Unite hanno avvertito di un potenziale collasso del flusso di aiuti ai palestinesi a causa della chiusura del valico di Rafah dall’Egitto e dell’altro principale valico verso Gaza: Kerem Shalom, da Israele. Nel frattempo l’esercito israeliano su X afferma di aver riaperto il valico di Kerem Shalom verso Gaza, uno snodo chiave per l’ingresso degli aiuti umanitari. “Anche il valico di Erez continua a funzionare per facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza” dicono da Idf.


I funzionari Onu affermano che il nord di Gaza sta attraversando una “piena crisi” e carestia. I valichi di Rafah e Kerem Shalom sono punti di ingresso fondamentali per cibo, medicine e altri rifornimenti per i 2,3 milioni di persone di Gaza. Peraltro l’incursione israeliana è arrivata dopo ore delicatissime per la guerra tra Israele e Hamas che va avanti ormai da 7 mesi: Hamas ha dichiarato lunedì di aver accettato la proposta di cessate il fuoco che secondo Israele non era all’altezza delle sue stesse richieste fondamentali. Un’invasione su vasta scala di Rafah da parte delle forze israeliane sarebbe “un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario”, ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’attacco militare israeliano contro Rafah, dove “più di 1,5 milioni di civili sono ammassati in una stretta striscia di terra”, rischia di trasformare l’ex rifugio per civili “in un cimitero”, ha affermato Avril Benoit, direttrice esecutiva di Medici Senza Frontiere.


Martedì il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha incontrato il re giordano Abdullah, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Secondo il Dipartimento di Stato, Blinken “ha espresso il suo continuo apprezzamento per il ruolo guida della Giordania nel facilitare la consegna di assistenza umanitaria salvavita ai palestinesi di Gaza” e “ha condannato fermamente i recenti attacchi violenti ai convogli di aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza da parte di estremisti in cerca di per impedire che gli aiuti raggiungano i civili palestinesi bisognosi.”

M.O., Mattarella all’Onu: no invasione Rafah, ora finanziare Unrwa

M.O., Mattarella all’Onu: no invasione Rafah, ora finanziare UnrwaNew York, 7 mag. (askanews) – In questo momento “l’imperativo morale è fornire assistenza per lenire le immani sofferenze della popolazione civile di Gaza”. Sergio Mattarella, nel suo intervento all’assemblea generale dell’Onu, sposa l’appello del segretario generale Guterres contro l’invasione di terra a Rafah e sottolinea l’importanza di finanziare l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che svolge una “essenziale funzione”. Una novità confermata dalla dichiarazione del viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, che accompagna Mattarella nella visita all’Onu: “Ho detto ieri, in presenza del presidente Mattarella, al segretario generale dell’Onu che, sentiti il ministro Tajani e la presidente Meloni, ho deciso di riaprire la linea dei finanziamenti a Unwra ma su progetti specifici”.


Nel suo primo intervento all’assemblea generale dell’Onu, preceduto da un colloquio con il segretario generale Antonio Guterres ieri, il capo dello Stato ha affrontato tutti i temi caldi di questa fase, dalle numerose tensioni internazionali, Ucraina, Medioriente, Africa, Mar Rosso, soffermandosi poi sul ruolo delle Nazioni Unite per ribadire il pieno sostegno dell’Italia al multilateralismo e alla riforma del Consiglio di sicurezza che potrebbe arrivare ad una svolta nel Summit per il futuro che si terrà a settembre. Mattarella ha voluto anche testimoniare il suo sostegno a Guterres e alla sua azione di riforma del sistema. Il discorso, lungo e articolato, si è aperto con il riferimento alla Costituzione italiana che condivide gli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite: “L’obiettivo del multilateralismo ha rappresentato il pilastro fondamentale della nostra politica estera”, ha ricordato Mattarella riferendosi alla scelta di adesione di ormai 70 anni fa e ribadendo per oggi “la determinazione dell’Italia a collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, sicuro e sostenibile, in cui ogni popolo e ogni persona possano ottenere pieno riconoscimento dei propri diritti”.


Una scelta che parte dalla condanna per l’aggressione russa all’Ucraina, un atto che “contraddice le ragioni fondanti dell’Onu ed è ancora più grave in quanto proveniente da uno dei Paesi su cui ricadono maggiori responsabilità nella comunità internazionale, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza”. Per Mattarella infatti la Russia è responsabile di aver riportato la guerra in Europa. L’Italia continua a sostenere l’Ucraina dall’invasione russa e invoca una “pace giusta”, ossia “non qualsiasi soluzione o, tantomeno, una soluzione che premi l’aggressore e mortifichi l’aggredito. Creando un precedente di grande pericolo per tutti”. Quindi il capo dello Stato ha sviluppato la sua analisi sulla crisi in Medioriente sottolineando l’aspetto della crisi umanitaria pur ribadendo la condanna dell’attacco sferrato da Hamas. “Va evitato un ulteriore aggravamento della situazione – ha avvertito Mattarella -. Mi unisco all’appello del Segretario Generale Guterres affinché siano evitate operazioni militari a Rafah per la drammaticita’ delle conseguenze che potrebbero avere sui civili palestinesi”, ha ribadito aggiungendo che “il conflitto più aspro e duro non può consentire di violare le norme del Diritto umanitario, sancito dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, a tutela delle popolazioni civili”.


Il presidente della Repubblica ha posto poi l’accento sulle altre situazioni di crisi nella regione: Siria e Yemen: “Garantire la libertà e la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso è parte degli elementi caratterizzanti le ragioni della convivenza internazionale. La militarizzazione di ambiti come il mare, le regioni dell’Artico e dell’Antartico, lo spazio, va combattuta fermamente – ha ammonito: sono domini che riguardano l’intera umanità”. La preoccupazione di Mattarella è quindi rivolta alle “sinistre minacce di ricorso ad armamenti nucleari” ma il patto per il controllo degli arsenali nucleari “è un patrimonio comune a tutti gli Stati, violarlo, anche con semplici minacce, significa porre a rischio i destini dei popoli, tutti, anche quelli i cui governi minacciano l’uso delle armi nucleari”. Di qui l’esigenza di riaffermare il ruolo e l’efficacia delle Nazioni unite, unico luogo in cui si possono trovare forme di collaborazione, anche grazie ad una riforma del Consiglio che dia il giusto peso ai paesi emergenti finora ingiustamente sottovalutati. “Le istituzioni dell’Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra – ha ricordato il capo dello Stato -. E’ tempo di plasmarle sulla pace, tenendo conto delle positive iniziative di cooperazione continentale cresciute in questi decenni, come l’Unione Africana e l’Unione Europea e di quelle in itinere in altre regioni del mondo”.


In conclusione del suo discorso alle Nazioni Unite Sergio Mattarella ha citato le parole di uno storico segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan: “Oggi ‘più che mai nella storia umana, condividiamo un destino comune. Possiamo dominarlo solo affrontandolo insieme. E questo è il motivo per cui abbiamo le Nazioni Unite’”. Parole che per il presidente della Repubblica sono ancora “di grande saggezza, e dopo due decenni, ci appaiono ancora più cruciali e ci debbono esortare verso un impegno proficuo per consolidare questa Organizzazione, e le sue regole, in grado di promuoverle e renderle effettive”.

Mattarella all’Onu: no all’invasione a Rafah, ora finanziare l’Unrwa

Mattarella all’Onu: no all’invasione a Rafah, ora finanziare l’UnrwaNew York, 7 mag. (askanews) – In questo momento “l’imperativo morale è fornire assistenza per lenire le immani sofferenze della popolazione civile di Gaza”. Sergio Mattarella, nel suo intervento all’assemblea generale dell’Onu, sposa l’appello del segretario generale Guterres contro l’invasione di terra a Rafah e sottolinea l’importanza di finanziare l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che svolge una “essenziale funzione”. Una novità confermata dalla dichiarazione del viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, che accompagna Mattarella nella visita all’Onu: “Ho detto ieri, in presenza del presidente Mattarella, al segretario generale dell’Onu che, sentiti il ministro Tajani e la presidente Meloni, ho deciso di riaprire la linea dei finanziamenti a Unwra ma su progetti specifici”.


Nel suo primo intervento all’assemblea generale dell’Onu, preceduto da un colloquio con il segretario generale Antonio Guterres ieri, il capo dello Stato ha affrontato tutti i temi caldi di questa fase, dalle numerose tensioni internazionali, Ucraina, Medioriente, Africa, Mar Rosso, soffermandosi poi sul ruolo delle Nazioni Unite per ribadire il pieno sostegno dell’Italia al multilateralismo e alla riforma del Consiglio di sicurezza che potrebbe arrivare ad una svolta nel Summit per il futuro che si terrà a settembre. Mattarella ha voluto anche testimoniare il suo sostegno a Guterres e alla sua azione di riforma del sistema. Il discorso, lungo e articolato, si è aperto con il riferimento alla Costituzione italiana che condivide gli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite: “L’obiettivo del multilateralismo ha rappresentato il pilastro fondamentale della nostra politica estera”, ha ricordato Mattarella riferendosi alla scelta di adesione di ormai 70 anni fa e ribadendo per oggi “la determinazione dell’Italia a collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, sicuro e sostenibile, in cui ogni popolo e ogni persona possano ottenere pieno riconoscimento dei propri diritti”.


Una scelta che parte dalla condanna per l’aggressione russa all’Ucraina, un atto che “contraddice le ragioni fondanti dell’Onu ed è ancora più grave in quanto proveniente da uno dei Paesi su cui ricadono maggiori responsabilità nella comunità internazionale, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza”. Per Mattarella infatti la Russia è responsabile di aver riportato la guerra in Europa. L’Italia continua a sostenere l’Ucraina dall’invasione russa e invoca una “pace giusta”, ossia “non qualsiasi soluzione o, tantomeno, una soluzione che premi l’aggressore e mortifichi l’aggredito. Creando un precedente di grande pericolo per tutti”. Quindi il capo dello Stato ha sviluppato la sua analisi sulla crisi in Medioriente sottolineando l’aspetto della crisi umanitaria pur ribadendo la condanna dell’attacco sferrato da Hamas. “Va evitato un ulteriore aggravamento della situazione – ha avvertito Mattarella -. Mi unisco all’appello del Segretario Generale Guterres affinché siano evitate operazioni militari a Rafah per la drammaticita’ delle conseguenze che potrebbero avere sui civili palestinesi”, ha ribadito aggiungendo che “il conflitto più aspro e duro non può consentire di violare le norme del Diritto umanitario, sancito dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, a tutela delle popolazioni civili”.


Il presidente della Repubblica ha poi posto l’accento sulle altre situazioni di crisi nella regione: Siria e Yemen: “Garantire la libertà e la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso è parte degli elementi caratterizzanti le ragioni della convivenza internazionale. La militarizzazione di ambiti come il mare, le regioni dell’Artico e dell’Antartico, lo spazio, va combattuta fermamente – ha ammonito: sono domini che riguardano l’intera umanità”. La preoccupazione di Mattarella è quindi rivolta alle “sinistre minacce di ricorso ad armamenti nucleari” ma il patto per il controllo degli arsenali nucleari “è un patrimonio comune a tutti gli Stati, violarlo, anche con semplici minacce, significa porre a rischio i destini dei popoli, tutti, anche quelli i cui governi minacciano l’uso delle armi nucleari”. Di qui l’esigenza di riaffermare il ruolo e l’efficacia delle Nazioni unite, unico luogo in cui si possono trovare forme di collaborazione, anche grazie ad una riforma del Consiglio che dia il giusto peso ai paesi emergenti finora ingiustamente sottovalutati. “Le istituzioni dell’Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra – ha ricordato il capo dello Stato -. E’ tempo di plasmarle sulla pace, tenendo conto delle positive iniziative di cooperazione continentale cresciute in questi decenni, come l’Unione Africana e l’Unione Europea e di quelle in itinere in altre regioni del mondo”.


In conclusione del suo discorso alle Nazioni Unite Sergio Mattarella ha citato le parole di uno storico segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan: “Oggi ‘più che mai nella storia umana, condividiamo un destino comune. Possiamo dominarlo solo affrontandolo insieme. E questo è il motivo per cui abbiamo le Nazioni Unite’”. Parole che per il presidente della Repubblica sono ancora “di grande saggezza, e dopo due decenni, ci appaiono ancora più cruciali e ci debbono esortare verso un impegno proficuo per consolidare questa Organizzazione, e le sue regole, in grado di promuoverle e renderle effettive”.

Toti, il vice presidente della Liguria: ritorno al voto? Le leggi prevedono la reggenza

Toti, il vice presidente della Liguria: ritorno al voto? Le leggi prevedono la reggenzaMilano, 7 mag. (askanews) – “Non mi sento di condannare le parole della minoranza” che chiede il ritorno al voto in Liguria, “ma ci andrei cauto sul fatto che si debba andare al voto, quando ci sono delle leggi che prevedono la reggenza”. Lo ha dichiarato Alessandro Piana, presidente facente funzione della Regione Liguria dopo che Giovanni Toti è stato posto agli arresti domiciliari, intervenuto oggi a Radio Giornale Radio.


L’inchiesta “è stato un fulmine a ciel sereno, non me lo aspettavo minimamente. Esprimo massima fiducia nell’operato del presidente Toti e piena solidarietà alla persona”, ha aggiunto l’esponente leghista, che ha poi assicurato di essere “completamente estraneo” ai fatti contestatigli in alcune vecchie inchieste: “Mai ricevuto un avviso di garanzia, non sono nemmeno indagato, eppure mi sono ritrovato in una ordinanza. Ho già chiarito la mia posizione alla magistratura, mi auguro che venga fatta luce, perché è un fatto che mi ha fatto girare i coglioni e non poco. Mi auguro che certi giornali la smettano di scrivere minchiate”. 

Toti, Piana: ritorno al voto in Liguria? Leggi prevedono reggenza

Toti, Piana: ritorno al voto in Liguria? Leggi prevedono reggenzaMilano, 7 mag. (askanews) – “Non mi sento di condannare le parole della minoranza” che chiede il ritorno al voto in Liguria, “ma ci andrei cauto sul fatto che si debba andare al voto, quando ci sono delle leggi che prevedono la reggenza”. Lo ha dichiarato Alessandro Piana, presidente facente funzione della Regione Liguria dopo che Giovanni Toti è stato posto agli arresti domiciliari, intervenuto oggi a Radio Giornale Radio.


L’inchiesta “è stato un fulmine a ciel sereno, non me lo aspettavo minimamente. Esprimo massima fiducia nell’operato del presidente Toti e piena solidarietà alla persona”, ha aggiunto l’esponente leghista, che ha poi assicurato di essere “completamente estraneo” ai fatti contestatigli in alcune vecchie inchieste: “Mai ricevuto un avviso di garanzia, non sono nemmeno indagato, eppure mi sono ritrovato in una ordinanza. Ho già chiarito la mia posizione alla magistratura, mi auguro che venga fatta luce, perché è un fatto che mi ha fatto girare i coglioni e non poco. Mi auguro che certi giornali la smettano di scrivere minchiate”.

Meloni in Libia con focus sui migranti. Mercoledì vede Stoltenberg

Meloni in Libia con focus sui migranti. Mercoledì vede StoltenbergRoma, 7 mag. (askanews) – Mattinata a Tripoli e pomeriggio a Bengasi per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata oggi in una missione lampo in Libia. La stabilità nella regione e il contenimento dei flussi migratori, ma anche la cooperazione bilaterale, gli obiettivi principali della missione.


A Tripoli la premier ha incontrato il primo ministro del governo di unità nazionale libico Abdul Hamid Mohammed Dabaiba e successivamente il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. A margine dei colloqui, i ministri dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, della Salute Orazio Schillaci e dello Sport e i Giovani Andrea Abodi hanno siglato con gli omologhi libici delle dichiarazioni di intenti nei settori della formazione di alto livello, della ricerca, della sanità e dello sport. Intese, è stato sottolineato, che rientrano nel quadro del Piano Mattei per creare “partenariati egualitari attorno a progetti concreti individuati di comune intesa”. Nei suoi colloqui Meloni ha affrontato il tema “chiave” della gestione dei flussi migratori. La premier, spiega una nota di Palazzo Chigi, “ha espresso apprezzamento per i risultati raggiunti dalla cooperazione” tra le due nazioni, aggiungendo che è “fondamentale intensificare gli sforzi in materia di contrasto al traffico di esseri umani, anche in un’ottica regionale, e in linea con l’attenzione specifica che l’Italia sta dedicando a questa sfida globale nell’ambito della sua Presidenza G7”.


Meloni, con i suoi interlocutori, ha anche discusso “dell’importanza di indire le elezioni libiche presidenziali e parlamentari, nel quadro della mediazione delle Nazioni Unite che va rilanciata. L’Italia, in tal senso, continuerà a lavorare per assicurare una maggiore unità di intenti della Comunità internazionale e per promuovere la cooperazione tra Libia e Unione Europea”. Sul fronte della cooperazione bilaterale, la presidente del Consiglio “ha ribadito l’impegno a lavorare con la Libia in tutti gli ambiti di interesse comune attraverso un partenariato su base paritaria fondato su progetti concreti, in particolare nel settore energetico e infrastrutturale”. A questo proposito è stato annunciato che entro la fine dell’anno sarà organizzato un business forum italo-libico. Nel pomeriggio, a Bengasi, l’incontro con il generale dell’Esercito nazionale arabo di Libia Khalifa Belqasim Haftar. A lui Meloni – spiegano fonti italiane – ha ribadito “l’importanza di far progredire il processo politico, preservando l’unità delle istituzioni libiche” e di “lavorare per porre fine alla presenza di forze straniere” (in particolare russe) sul suolo libico. Tra i temi affrontati, si legge in una nota di Palazzo Chigi, le iniziative italiane nel settore dell’agricoltura e della salute che interessano anche l’area della Cirenaica. Meloni ha anche ribadito “la disponibilità dell’Italia a contribuire, anche attraverso le competenze specifiche del nostro settore privato, alla ricostruzione di Derna, colpita lo scorso anno da una drammatica alluvione”.


Chiusa la missione libica, mercoledì a Palazzo Chigi arriva il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: l’incontro con Meloni è in programma alle 11.30. Sul tavolo, naturalmente, in primo luogo la crisi ucraina e la necessità di sostenere ancora militarmente Kiev. Nelle prossime settimane il governo dovrebbe predisporre un nuovo pacchetto di forniture: in cima alla lista delle priorità di Volodymyr Zelensky ci sono i sistemi di difesa antiaerea. L’Italia, insieme alla Francia, ha già inviato batterie di Samp T e potrebbe incrementare la dotazione. Si parlerà poi, naturalmente, della crisi in Medio Oriente, ma sarà toccato anche il nodo – molto spinoso – della partecipazione alle spese della Nato. Stoltenberg, con tutta probabilità, chiederà a Meloni di incrementare l’investimento italiano nella difesa per raggiungere la soglia del 2% del Pil. Attualmente l’Italia è all’1,43% che dovrebbe diventare l’1,45% nel 2025. Troppo poco per il contesto attuale e per le richieste degli alleati, ma per lo stato attuale delle casse pubbliche un incremento consistente – spiegherà Meloni – è molto difficile da realizzare.