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Autore: Redazione StudioNews

Caccia GCAP, parlamento Giappone discute trattato con Gb e Italia

Caccia GCAP, parlamento Giappone discute trattato con Gb e ItaliaRoma, 26 apr. (askanews) – I parlamentari giapponesi hanno iniziato a discutere il trattato per istituire un ente di gestione per l’aereo da caccia di prossima generazione (GCAP) sviluppato da Giappone, Regno unito e Italia, con la previsione di produrre il prototipo già nel 2026. Lo riferisce Nikkei.


Sulla base dell’accordo raggiunto lo scorso anno dai ministri della Difesa giapponese, britannico e italiano, il trattato che istituisce lorganismo deve essere ratificato da ciascun paese. L’obiettivo è quello di lanciare il Global Combat Air Program International Government Organization, o GIGO, entro la fine dell’anno, con la produzione di un prototipo che inizierà tra due anni.


GIGO “gestirà la collaborazione tra governi e tra aziende private e faciliterà la corretta esecuzione del progetto”, ha detto la ministra degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa in una sessione plenaria della Camera bassa. Avrà sede nel Regno unito e impiegherà diverse centinaia di dipendenti provenienti dai tre paesi. Sarà composto da un comitato direttivo che garantisce i budget e gestisce la pianificazione, e un organismo di attuazione responsabile delle operazioni pratiche, che sarà coinvolto in tutte le fasi del progetto. Le aziende coinvolte sono Mitsubishi Heavy Industries per la carlinga dell’aereo, la società di ingegneria giapponese IHI per il motore e Mitsubishi Electric lavorerà sui sistemi elettronici. Per la Gran Bretagna opereranno BAE Systems e Rolls-Royce, mentre per l’Italia nel progetto c’è Leonardo.


Per il Giappone, tuttavia, permangono alcuni problemi normativi che rischiano di limitare il peso giapponese nel progetto. A marzo Tokyo ha rivisto le linee guida operative relative al trasferimento di attrezzature e tecnologie di difesa. Sebbene le revisioni abbiano aperto la strada al trasferimento degli aerei a paesi terzi, le destinazioni delle esportazioni sono limitate ai paesi con cui il Giappone ha accordi specifici. Tea questi sono inclusi gli Stati Uniti e le principali potenze europee, oltre a Australia e India. Il primo ministro Fumio Kishida ha dichiarato a marzo che era necessario revocare il divieto sulle esportazioni del caccia di prossima generazione verso paesi terzi. “È nell’interesse nazionale del Giappone – ha affermato il primo ministro – assicurarsi una posizione in cui possa contribuire allo stesso modo del Regno Unito e dell’Italia”.

Europee, Avs: Salis candidata per difendere lo Stato di diritto

Europee, Avs: Salis candidata per difendere lo Stato di dirittoRoma, 26 apr. (askanews) – La candidatura di Ilaria Salis serve per “cercare di risolvere la sua situazione personale” ma anche per “contribuire a disegnare un’Europa in cui i diritti fondamentali non possono essere cancellati” e per fare una battaglia per “lo stato di diritto”. Lo ha spiegato Nicola Fratoianni, durante una conferenza stampa tenuta insieme ad Angelo Bonelli e a Roberto Salis, padre della donna italiana detenuta in Ungheria.


“E’ molto apprezzabile – ha detto Roberto Salis – il gesto fatto da Alleanza Verdi-Sinistra. Porta avanti un concetto che dovrebbe far parte della nostra cultura: posso non essere d’accordo con le tue idee, ma sono disposto a dare la vita perché tu le possa esporre liberamente”. Il padre della donna ha spiegato: “Mia figlia sottoposta a una detenzione carceraria, per capi di imputazione obiettivamente ridicoli, peggiore del 41-bis in italia. Sta 23 ore in cella e un’ora d’aria. Se deve andare a fare la spesa allo spaccio non ha l’ora d’aria. Se qualcuno la va a visitare non ha l’ora d’aria”. Bonelli ha aggiunto: “Per noi di Avs questa è una battaglia per lo stato di diritto contro la barbarie che in Ungheria – e non solo – vede una sistematica violazione dei diritti umani e dello stato di diritto. La politicizzazione non è responsabilità di Roberto Salis ma del governo ungherese e di Orban in primis che ha trasformato Ilaria Salis in una preda politica. C’è un problema in Europa che si chiama Ungheria. Un problema dal punto di vista dei valori fondanti dell’Europa”.


Fratoianni ha spiegato: “Abbiamo scelto di fare un atto concreto, siamo impegnati perché venga eletta al Parlamento europeo. Non solo per chiudere la sua vicenda personale ma anche per contribuire a disegnare un’Europa in cui i diritti fondamentali non possono essere cancellati”.

Fiumicino, Fassino è stato denunciato per il furto di un profumo. Acquisito il video del Duty Free

Fiumicino, Fassino è stato denunciato per il furto di un profumo. Acquisito il video del Duty FreeRoma, 26 apr. (askanews) – Sarà trasmessa nei prossimi giorni l’informativa della Polaria in relazione al presunto furto di un profumo commesso alcuni giorni addietro da Piero Fassino in un Duty Free dell’aeroporto di Fiumicino. Il documento – secondo quanto si è appreso – sarà messo a disposizione degli inquirenti della Procura di Civitavecchia. Chi indaga sull’episodio che chiama in causa il parlamentare, ha acquisito il video delle telecamere di sicurezza presenti nello scalo aeroportuale; inoltre gli investigatori hanno ascoltato gli addetti alla vendita ed i dipendenti dell’esercizio commerciale presenti al momento del fatto, nel pomeriggio del 15 aprile.


 

Ita-Lufthansa, Commissione: indagine Ue prorogabile di 20 giorni

Ita-Lufthansa, Commissione: indagine Ue prorogabile di 20 giorniBruxelles, 26 apr. (askanews) – Nell’indagine approfondita che la Commissione sta conducendo ‘sul progetto di fusione Ita-Lufthansa, di cui si attende il verdetto per il 6 giugno, è possibile una proroga della scadenza che può arrivare fino a 20 giorni lavorativi, se concordata con le due compagnie aeree. Lo ha precisato oggi a Bruxelles la portavoce per la Concorrenza della Commissione, Lea Zuber, rispondendo alla domanda di un giornalista durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo Ue.


La portavoce non ha fornito alcun elemento aggiuntivo, invece riguardo all’incontro di ieri tra il ministro italiano dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti, e la vicepresidente eusecutiva della Commissione, responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in cui si è discusso del progetto di fusione e dei “rimedi” proposti dalle due compagnie aeree in risposta alle preoccupazioni della Commissione riguardo alle conseguenze dell’operazione sulla concorrenza. “Siamo nella fase due dell’indagine, e la scadenza è fissata al 6 giugno. Ma ciò che è possibile – ha detto Zuber – è che, se le parti e la Commissione sono d’accordo, possono chiedere una proroga della scadenza fino a 20 giorni; non deve necessariamente essere di 20 giorni ma può arrivare fino a 20 giorni lavorativi”.


Inoltre, ha aggiunto la portavoce, “c’è anche la possibilità di attivare la procedura ‘stop the clock’ (cioè ‘fermare l’orologio’, ndr): se la Commissione chiede dei chiarimenti alle parti e questi chiarimenti non sono forniti in tempo, la Commissione può fermare l’orologio”, ovvero sospendere la procedura, in attesa che arrivino i chiarimenti richiesti.

Xi Jinping a Blinken: Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”

Xi Jinping a Blinken: Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”Roma, 26 apr. (askanews) – Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”. Queste le parole del presidente cinese Xi Jinping al segretario di Stato Usa Antony Blinken, ricevuto nella Grande Sala del Popolo di Pechino nell’incontro di più alto livello delle due principali potenze economiche del mondo quest’anno. Il capo della diplomazia americana ha descritto i rapporti con la Cina come “la relazione più importante” al mondo.


Xi ha ricordato che quest’anno ricorre il 45esimo anniversario dell’apertura di relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington e questi rapporti hanno “attraversato alti e bassi e ci hanno dato molti importanti insegnamenti: i due paesi dovrebbero essere partner, non rivali; dovrebbero raggiungere il successo reciproco, non danneggiarsi a vicenda; dovrebbero cercare un terreno comune pur mantenendo le differenze; invece di praticare una competizione feroce, dovrebbero essere fedeli alla loro parola, non dicendo una cosa e facendone un’altra”. Quest’ultimo passaggio è evidentemente un riferimento a Taiwan e al rispetto del principio dell’”Unica Cina”. Il leader cinese ha proposto “tre principi fondamentali” nel prosieguo delle relazioni sino-americane: “Rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per entrambi”.


D’altronde, ha detto ancora il presidente, in un mondo che sta attraversando “profondi cambiamenti” e che vive una “situazione internazionale vieppiù complicata”, il rafforzamento del dialogo e la gestione delle differenze tra Cina e Stati uniti “non è solo l’aspirazione comune dei due popoli, ma anche l’aspettativa comune della comunità internazionale”. Inoltre, Xi ha ricordato di aver “detto molte volte che la Terra è abbastanza grande perché la Cina e gli Stati Uniti possano svilupparsi insieme e prosperare in modo indipendente: la Cina vorrebbe vedere Stati Uniti fiduciosi, aperti, prosperi e votati allo sviluppo; ci auguriamo che anche gli Stati Uniti possano avere una visione positiva dello sviluppo della Cina”. Solo quando – ha continuato – questo tema fondamentale sarà risolto e verrà dato il ‘la’ affinché le relazioni Cina-Usa potranno veramente stabilizzarsi, migliorare e andare avanti”. In questo senso, “ci sono ancora molti problemi da risolvere cè spazio per ulteriori sforzi”.


L’incontro con Xi segue i colloqui di Blinken con l’omologo cinese Wang Yi, che ha avvertito gli Stati Uniti di non oltrepassare alcuna linea rossa in materia di sovranità, sicurezza o sviluppo. “La richiesta della Cina è coerente, basata sempre sul rispetto degli interessi fondamentali di ciascuno; gli Stati Uniti non dovrebbero interferire negli affari interni della Cina, sopprimere lo sviluppo della Cina o calpestare le linee rosse della Cina quando si tratta di sovranità, sicurezza e interessi di sviluppo della Cina” ha detto il ministro cinese. In particolare i temi caldi su cui s’è concentrata la discussione sono state le tensioni su Taiwan, nel Mar cinese meridionale oltre al conflitto commerciale e tecnologico. I due capi delle reciproche diplomazie – secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin – hanno concordato per una maggiore cooperazione sul capo della lotta ai narcotici, sul cambiamento climatico, sull’intelligenza artificiale. Hanno inoltre deciso un rafforzamento degli scambi tra funzionari dei due paesi.


È il secondo viaggio di Blinken in Cina in un anno è viene dopo l’incontro di novembre tra Xi e il presidente Usa Joe Biden a San Francisco e una più recente telefonata tra i due presidenti. Blinken, che è a Pechino per l’ultima tappa della visita iniziata il 24 aprile, ha risposto che è necessaria una “diplomazia faccia a faccia” per portare avanti l’agenda stabilita dai leader a novembre. “Andare avanti con l’agenda stabilita dai nostri presidenti richiede una diplomazia attiva, ma anche assicurarsi di essere il più chiari possibile sulle aree in cui abbiamo differenze, almeno per evitare malintesi, per evitare errori di calcolo” ha affermato Blinken, secondo il Dipartimento di Stato americano. L’intensificarsi delle tensioni commerciali ha influito sui colloqui dopo che Biden, la scorsa settimana, ha chiesto di triplicare l’aliquota tariffaria esistente sull’acciaio e sull’alluminio cinesi. L’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (USTR) ha anche annunciato l’avvio di un’altra indagine della Sezione 301 sui settori marittimo, logistico e della costruzione navale della Cina. Durante la sua permanenza nella potenza economica cinese di Shanghai, Blinken ha anche espresso preoccupazione per le “pratiche non di mercato”.

Sicurezza, omicidio all’Ortomercato di Milano: il centrodestra attacca Sala

Sicurezza, omicidio all’Ortomercato di Milano: il centrodestra attacca SalaRoma, 26 apr. (askanews) – Centrodestra di nuovo all’attacco del sindaco Beppe Sala sulla sicurezza a Milano dopo l’omicidio questa notte in zona Ortomecato di un giovane diciottenne slavo che dormiva in un furgone, freddato nel sonno a colpi di pistola in via Varsavia. Jhonny Sulejmanovic, questo il nome della giovane vittima, è morto dopo il ricovero al Policlinico con ferite da arma da fuoco al torace e alle braccia. Alcuni testimoni avrebbero riferito di un gruppo di persone che ha preso a bastonate il furgone prima dell’esplosione dei colpi di pistola. “E’ il più grave episodio di una situazione di illegalità e degrado presente da anni in zona Ortomercato dove sono anni- ha scritto sui social il consigliere comunale Fdi Francesco Rocca- che i residenti esasperati segnalano le problematiche Oltre al cimitero di auto bruciate e rubate in via Bonfadini, all’entrata del campo nomadi di origine abruzzese e a fianco del mercato ortofrutticolo, in via Varsavia è presente da tempo un camping per carovane rom di origine balcanica”.


Anche dalla Lega è un coro di critiche al sindaco di Milano, ironizzando sull’ordinanza che vieta la vendita di bevande e cibi d’asporto dopo la mezzanotte: “Mentre Sala adotta provvedimenti assurdi come il divieto di mangiare il gelato per strada la sera, non si accorge che intanto a Milano si spara e si muore. I milanesi meritano una città più sicura, libera dal degrado, dove mamme, bambini, giovani e anziani possono liberamente uscire di casa senza incorrere in episodi del genere. La priorità è ristabilire legalità e ordine. Possibile che il sindaco non lo capisca?”, dice il coordinatore del partito in Lombardia Fabrizio Cecchetti. Gli fa eco il deputato Igor Iezzi: “Il sindaco tace e sembra più preoccupato dai milanesi che mangiano il gelato in strada la sera. Qualcuno a sinistra dovrebbe spiegare a Sala che con provvedimenti assurdi e fuori da ogni realtà non si combatte l’illegalità a Milano”. Interviene anche l’europarlamentare e consigliere comunale della Lega Silvia Sardone: “L’omicidio di questa notte di un 18enne che dormiva in un furgone in via Varsavia, dove è presente da tempo una carovana di nomadi, è la punta dell’iceberg della delinquenza rom in città. Proprio a due passi dal campo di via Bonfadini, centrale dell’illegalità fin troppo tollerata dal Comune, ecco un gravissimo episodio di sangue. La sinistra ha taciuto per anni e anni sulle vergognose condizioni del quartiere, pensando piuttosto a rimpinzare i rom di fondi pubblici per fallimentari progetti di integrazione. Ecco i risultati. Palazzo Marino faccia piazza pulita e si affidi alle forze dell’ordine anziché ai servizi sociali”.


(foto di archivio)

A L Catterton il 70% di Kiko valutato 1,4 miliardi, Percassi presidente

A L Catterton il 70% di Kiko valutato 1,4 miliardi, Percassi presidenteMilano, 26 apr. (askanews) – Passa di mano il 70% di Kiko Milano, società della cosmetica fondata negli anni Novanta dalla famiglia Percassi. A rilevare la maggioranza del brand il fondo L Catterton che, secondo quanto si apprende, avrebbe valutato la partecipazione 1,4 miliardi di euro incluso il debito. Il nuovo assetto azionario non cambierà la governance di Kiko: Antonio Percassi resta presidente e Simone Dominici amministratore delegato. L’obiettivo è accelerare la crescita all’estero, con focus sugli Stati Uniti d’America.


Fondata a Bergamo nel 1997 da Antonio e Stefano Percassi, Kiko negli anni è diventato uno più grandi marchi indipendenti di cosmetica al mondo con oltre 1.100 negozi in 66 mercati. Nel 2023 la società ha chiuso i conti con ricavi per circa euro 800 milioni, con una crescita vicina al 20% rispetto all’esercizio precedente. “Ci siamo aperti a una partnership con un investitore di rilevanza internazionale come L Catterton, che riteniamo potrà contribuire ad accelerare la crescita di Kiko a livello globale, mettendo a disposizione una vasta esperienza ed un ampio network nel settore della cosmetica”, ha detto Antonio Percassi.


Per l’Ad Simone Dominici la partnership con L Catterton potrà “aiutare a portare Kiko verso nuovi e ancora più ambiziosi traguardi: con la loro profonda conoscenza del settore beauty a livello internazionale, saranno in grado di offrire un prezioso contributo per espandere il nostro marchio, attraverso strategie di omnicanalità e l’apertura di nuove ed importanti geografie, come gli Usa”. Anche Nik Thukral, managing partner del Flagship Buyout Fund di L Catterton, ha sottolineato la volontà di “rafforzare ulteriormente il posizionamento globale di questo marchio iconico, insieme a John Demsey, grande esperto del settore e senior advisor di L Catterton”. L Catterton ha esperienza in oltre trenta marchi nel settore beauty in tutto il mondo, tra cui Intercos, Elemis, ETVOS, Maria Nilla e Oddity.

Xi Jinping a Blinken: cercare terreno comune malgrado le divergenze

Xi Jinping a Blinken: cercare terreno comune malgrado le divergenzeRoma, 26 apr. (askanews) – Cina e Stati uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”. Queste le parole del presidente cinese Xi Jinping al segretario di Stato Usa Antony Blinken, ricevuto nella Grande Sala del Popolo di Pechino nell’incontro di più alto livello delle due principali potenze economiche del mondo quest’anno. Il capo della diplomazia americana ha descritto i rapporti con la Cina come “la relazione più importante” al mondo.


Xi ha ricordato che quest’anno ricorre il 45mo anniversario dell’apertura di relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington e questi rapporti hanno “attraversato alti e bassi e ci hanno dato molti importanti insegnamenti: i due paesi dovrebbero essere partner, non rivali; dovrebbero raggiungere il successo reciproco, non danneggiarsi a vicenda; dovrebbero cercare un terreno comune pur mantenendo le differenze; invece di praticare una competizione feroce, dovrebbero essere fedeli alla loro parola, non dicendo una cosa e facendone un’altra”. Quest’ultimo passaggio è evidentemente un riferimento a Taiwan e al rispetto del principio dell’”Unica Cina”. Il leader cinese ha proposto “tre principi fondamentali” nel prosieguo delle relazioni sino-americane: “Rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per entrambi”.


D’altronde, ha detto ancorta il presidente, in un mondo che sta attraversando “profondi cambiamenti” e che vive una “situazione internazionale vieppiù complicata”, il rafforzamento del dialogo e la gestione delle differenze tra Cina e Stati uniti “non è solo l’aspirazione comune dei due popoli, ma anche l’aspettativa comune della comunità internazionale”. Inoltre, Xi ha ricordato di aver “detto molte volte che la Terra è abbastanza grande perché la Cina e gli Stati uniti possano svilupparsi insieme e prosperare in modo indipendente: la Cina vorrebbe vedere Stati Uniti fiduciosi, aperti, prosperi e votati allo svilutto; ci auguriamo che anche gli Stati uniti possano avere una visione positiva dello sviluppo della Cina”. Solo quando – ha continuato – questo tema fondamentale sarà risolto e verrà dato il ‘la’ affinché le relazioni Cina-Usa potranno veramente stabilizzarsi, migliorare e andare avanti”. In questo senso, “ci sono ancora molti problemi da risolvere cè spazio per ulteriori sforzi”.


Lincontro con Xi segue i colloqui di Blinken con l’omologo cinese Wang Yi, che ha avvertito gli Stati Uniti di non oltrepassare alcuna linea rossa in materia di sovranità, sicurezza o sviluppo.”La richiesta della Cina è coerente, basata sempre sul rispetto degli interessi fondamentali di ciascuno; gli Stati Uniti non dovrebbero interferire negli affari interni della Cina, sopprimere lo sviluppo della Cina o calpestare le linee rosse della Cina quando si tratta di sovranità, sicurezza e interessi di sviluppo della Cina” ha detto il ministro cinese.In particolare i temi caldi su cui s’è concentrata la discussione sono state le tensioni su Taiwan, nel Mar cinese meridionale oltre al conflitto commerciale e tecnologico. I due capi delle reciproche diplomazie – secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin – hanno concordato per una maggiore cooperazione sul capo della lotta ai narcotici, sul cambiamento climatico, sull’intelligenza artificiale. Hanno inoltre deciso un rafforzamento degli scambi tra funzionari dei due paesi.


È il secondo viaggio di Blinken in Cina in un anno è viene dopo l’incontro di novembre tra Xi e il presidente Usa Joe Biden a San Francisco e una più recente telefonata tra i due presidenti. Blinken, che è a Pechino per l’ultima tappa della visita iniziata il 24 aprile, ha risposto che è necessaria una “diplomazia faccia a faccia” per portare avanti l’agenda stabilita dai leader a novembre. “Andare avanti con l’agenda stabilita dai nostri presidenti richiede una diplomazia attiva, ma anche assicurarsi di essere il più chiari possibile sulle aree in cui abbiamo differenze, almeno per evitare malintesi, per evitare errori di calcolo” ha affermato Blinken, secondo il Dipartimento di Stato americano. L’intensificarsi delle tensioni commerciali ha influito sui colloqui dopo che Biden, la scorsa settimana, ha chiesto di triplicare l’aliquota tariffaria esistente sull’acciaio e sull’alluminio cinesi. L’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (USTR) ha anche annunciato l’avvio di un’altra indagine della Sezione 301 sui settori marittimo, logistico e della costruzione navale della Cina. Durante la sua permanenza nella potenza economica cinese di Shanghai, Blinken ha anche espresso preoccupazione per le “pratiche non di mercato.

Cina approva la nuova legge sui dazi doganali

Cina approva la nuova legge sui dazi doganaliRoma, 26 apr. (askanews) – I legislatori cinesi hanno approvato oggi formalmente la nuova legge sui dazi doganali. L’ha annunciato il Congresso nazionale del popolo.


La legge, adottata durante una sessione del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, l’organo legislativo nazionale, entrerà in vigore il primo dicembre 2024. La norma “conferma la stabilità di base del sistema tariffario esistente, mantenendo invariato il livello complessivo della pressione fiscale”, secondo il dispaccio del congresso.


Ma, al di là della compassata presentazione formale, la nuova norma rapresenta una degli strumenti a disposizione di Pechino nel conflitto commerciale con gli Stati uniti e l’Europa. All’interno sono contenuti parametri legali entro i quali stabilire i dazi, gli incentivi e i dinieghi nei confronti dei paesi con cui sono aperte vertenze commerciali, La Cina è nel mirino degli Usa e dell’Unione europea per la sua sovra-capacità produttiva. Attualmente Bruxelles ha aperto alcune indagini anti-dumping – in particolare sulle auto elettriche, pannelli solari e dispositivi medici – con la possibilità di imporre nuove tariffe d’importazione. Dal canto suo, Pechino ha risposto aprendo un’inchiesta sulle importazioni di brandy dall’Ue.

25 Aprile, il discorso integrale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

25 Aprile, il discorso integrale del Presidente della Repubblica Sergio MattarellaRoma, 25 apr. (askanews) – Il 25 aprile, in occasione del 79esimo anniversario della Liberazione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato nel piccolo paese, a una ventina di chilometri da Arezzo, di Civitella in Val di Chiana, dove il 29 giugno 1944 i nazifascisti uccisero 244 persone. Nella piazza, intitolata a don Alcide Lazzeri che offrì la sua vita nella speranza, vana, di salvare la popolazione, furono giustiziati a gruppi di cinque gli uomini del paese, con un colpo alla nuca, Mattarella ha pronunciato il suo discorso per la Festa della Liberazione, ecco il testo integrale.


IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA PER IL 25 APRILE 2024 Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alla Vicepresidente del Senato, al Ministro della difesa, al Presidente della Regione, al Sindaco, alle Autorità e, con affetto particolare, a tutti i cittadini di Civitella e ai Sindaci presenti.


Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile – l’anniversario della Liberazione -, a ottanta anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione. Come abbiamo ascoltato, poc’anzi, dalle parole del Sindaco, della Professoressa Ponzani, dalle letture – e ringrazio Ottavia Piccolo per averci coinvolti, con commozione, nei drammatici ricordi che ci ha illustrato – e dalla testimonianza straordinaria di Ida Balò, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goering si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini.


Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone. Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile.


La tragica contabilità di quel 29 giugno del ’44, in queste terre, ci racconta di circa duecentocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, Don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi – come abbiamo sentito poc’anzi – insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore. Sono venuto qui, oggi, a Civitella – uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista – per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all’estero. Non c’è alcuna parte del suolo italiano – con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati. La Regione che ci ospita – la Toscana – è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all’Emilia Romagna. La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie. Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore. Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale, contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi. I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani. All’infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto – la più grande compiuta in Italia – seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni. Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro. Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: «Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…» Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani. Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo. Si verificò – scrisse ancora Salvatorelli – «una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell’idolo Mussolini.» Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti. L’8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell’imposizione. La fraternità, al posto dell’odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L’umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell’arbitrio. La speranza, al posto della paura. Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace. Scrisse Padre Davide Maria Turoldo: «Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di colore diverso, eppure nella libertà e nella umana dignità si sentivano fratelli». Fu così che reduci dalla guerra e giovani appassionati, contadini e intellettuali, monarchici e repubblicani, si unirono per lottare, con le armi, contro l’oppressore e l’invasore. Tra di loro uomini, donne, ragazzi, di ogni provenienza, di ogni età. Combatterono a viso aperto, con coraggio, contro un nemico feroce e soverchiante per numero, per armi e per addestramento. Vi fu l’eroica Resistenza dei circa seicentomila militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Salò, quel regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il totale controllo di Hitler. Furono passati per le armi, come a Cefalonia e a Corfù, o deportati nei lager tedeschi. Furono definiti “internati militari”, per negare loro in questo modo persino lo status di prigionieri di guerra. Ben cinquantamila di loro morirono nei campi di detenzione in Germania, a causa degli stenti e delle violenze. Vi fu la Resistenza della popolazione, ribellatasi spontaneamente di fronte a episodi di brutalità e alle violenze, scrivendo pagine di eroismo splendido di natura civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle città settentrionali. In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attivò spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidarietà, del risveglio delle coscienze e dell’umanità ritrovata. A migliaia, uomini, donne, religiosi, funzionari dello Stato, operai, borghesi, rischiando la propria vita e quella dei loro familiari, si opposero alla dittatura e alle violenze sistematiche, nascondendo soldati alleati, sostenendo la lotta partigiana, falsificando documenti per salvare ebrei dalla deportazione, stampando e diffondendo volantini di propaganda. Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l’ideologia fascista. Scrive, riguardo a questo impegno, Claudio Pavone: «Essere pietosi verso altri esseri umani era di per sé una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l’ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita l’ideologia della violenza, la pietà non era prevista…» La Resistenza, nelle sue forme così diverse, contribuì, in misura notevole, all’avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo. Ai circa trecentocinquantamila soldati, venuti da Paesi lontani, morti per liberare l’Italia e il mondo dall’incubo del nazifascismo, l’Italia si inchina doverosamente, con commozione e con riconoscenza. Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli. Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione. Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo. Aggiungo – utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 – che “intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo, costantemente e convintamente, in quella speranza. E per questo va ripetuto: Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!