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Autore: Redazione StudioNews

Campania, De Luca: un mld per riqualificare Porta Est a Napoli

Campania, De Luca: un mld per riqualificare Porta Est a NapoliNapoli, 20 apr. (askanews) – Un investimento di un miliardo di euro per la riqualificazione urbana e ambientale della zona a ridosso della Stazione Centrale di Napoli. Un progetto che prevede, tra l’altro, la realizzazione della nuova sede della Regione Campania. ‘Porta Est’ è il piano che punta a ridisegnare il territorio dell’area orientale della città partenopea voluto dall’ente di Palazzo Santa Lucia e che ha visto la spinta propulsiva dello stesso governatore, Vincenzo De Luca, la cui ambizione è “avere un’opera di grande architettura contemporanea sull’esempio di Berlino, Londra, Barcellona, Valencia per avere un ulteriore elemento di identità moderna di Napoli e di richiamo turistico”.


“Dopo un anno di lavoro con Fs Sistemi Urbani, Rfi, Eav e Comune di Napoli – ha detto il presidente della Regione – siamo partiti finalmente con questo grande progetto per la realizzazione del nodo intermodale di Napoli Garibaldi-Porta Es, la rigenerazione urbana delle aree ferroviarie e la riqualificazione di piazza Garibaldi. Per quel che riguarda gli investimenti della Regione Campania arriveremo a un miliardo di euro”. (segue)

Stranieri ovunque, ipotesi sul valore di una Biennale diversa

Stranieri ovunque, ipotesi sul valore di una Biennale diversaVenezia, 20 apr. (askanews) – La Biennale di Adriano Pedrosa ha segnato un nuovo confine: è indiscutibile che l’apertura dello spazio di una delle istituzioni del contemporaneo più rilevanti al mondo a una così massiccia presenza del “Global South”, come si è sentito più volte dire in questi giorni, rappresenta una svolta. Se si aggiunge che di questo grande Sud sono state ascoltate con attenzione anche le voci queer, indigene e normalmente invisibili, si capisce che la portata del progetto è significativa e profondamente contemporanea. Così come contemporanea e interessante è la postura di fronte all’idea di globalizzazione, che è un fenomeno complesso, violento, discriminante nelle sue manifestazioni politico-economico-sociali e governato dai colossi finanziari, ma è anche lo spazio nel quale è possibile aprire l’attenzione ai margini del mondo, a ciò che non è Occidente o “Global North”, e non solo per qualche esposizione in un grande museo di uno o più artisti, ma per un’intera Biennale con una grande e molteplice rappresentanza di artisti. Ambiguità, certo, però produttiva.


Un’altra espressione molto sentita e molto usata in questi giorni è stata “in between”, per rappresentare lo stato di permanente movimento, l’impossibilità (e la non necessità) di identificare un punto d’approdo definito, univoco. Tutto è ricerca, in un certo senso, tutto è processo, per poter crescere, per poter restare attaccato al contemporaneo, nella sostanziale impossibilità di raggiungerlo pienamente, come ha ben teorizzato Giorgio Agamben. E poi, naturalmente, la dimensione di “In between” è anche quella tra i generi, gli orientamenti sessuali, l’identità, alla fine, ma in un contesto tenacemente plurale, le identità. “Stranieri ovunque” ha voluto mettersi nel mezzo di quell’in-mezzo, lasciando scorrere le correnti tutto intorno, in un circuito continuamente alimentato dalla sua stessa energia. Che tra le proprie fonti trova spesso echi delle culture indigene, trova i materiali umani della foresta amazzonica o delle zone aborigene dell’Oceania, sente l’eco politico di battaglie civili, del femminismo, delle militanze LGBTQ+, ma anche delle antiche tradizioni sapienziali e delle pratiche tradizionali degli Indios. L’effetto è una grande contro-storia del mondo, nella quale in molti casi il contemporaneo dialoga con altre temporalità, soprattutto nell’ampia sezione chiamata Nucleo storico, nella quale hanno trovato posto artiste come Frida Kahlo o Tina Modotti, in un certo senso antesignane di un cambiamento che la Biennale di Pedrosa ha tentato di fare interamente suo. Aspetto questo che ha attirato anche perplessità nel corso delle giornate di pre-apertura della Mostra, vuoi per la presenza di alcune quadrerie molto museali e di impianto tradizionale in diverse sale del Padiglione centrale, con conseguente smorzatura del carattere dirompente a livello formale che a volte si vorrebbe essere connesso alle Biennali (ma questa è un’opinione sulla quale ci sentiamo di avere molti dubbi) vuoi per un’attenzione alle tematiche queer secondo alcuni non sufficientemente forte o realmente legata alla contemporaneità. Quest’ultima osservazione ha certamente una sua pertinenza, ma incontrando gli artisti e parlando delle loro pratiche la sensazione che se ne ricava è quella di moltissime idee in fermento, di un forte e perdurante legame con comunità marginali, geograficamente, politicamente e socialmente. L’anima queer è davvero estremamente presente ed è presente in modi non banali, come nel caso dei molti artisti indigeni che hanno sottolineato più volte come le categorizzazioni delle persone e degli orientamenti siano un fenomeno moderno, che non apparteneva a molte delle società tradizionali. Passato e futuro si fondono quindi in un intreccio che è fecondo e forse fornisce una parziale risposta a molte delle domande poste da questa Biennale. Una risposta che in certi momenti permette addirittura di azzardare il pensiero che qualcosa possa esistere oltre il Realismo capitalista, che guardando lontano anche l’Occidente possa trovare strade per ripensarsi e riscattarsi, che ci siano ancora degli spazi per provare a negoziare una nuova relazione con l’ambiente, oltre che con tutte le differenze e le divisioni che la dimensione di straniero porta con sé. Ma se esiste un tema sul quale tutti siamo coinvolti e nessuno può dirsi straniero quello è proprio la crisi climatica, che non a caso entra moltissimo nella narrazione dei lavori degli artisti indigeni.


La sensazione è che per la prima volta negli ultimi anni anche la Biennale Arte abbia abbracciato quella visione che da diverse edizioni anima la Biennale Architettura, ossia un abbandono della postura delle archistar per un ritorno ai progetti locali, alle soluzioni reali, alle possibilità concrete di cambiamento. E forse fa storcere il naso a qualche critico vedere tutti quei colori brillanti o quelle stoffe indigene; forse ci sono alcuni momenti di retorica in certi lavori; forse delle scelte sono dettate da una forma di politicamente corretto; forse alcune opere hanno un aspetto meno “da Biennale” (anche questa frase si è sentita molte volte, ma cosa vuol dire davvero?). D’altra parte però basta guardare le biografie e le opere dei due Leoni d’oro alla carriera – l’italo-sudamericana Anna Maria Maiolino e la turca-francese Nil Yalter – donne che hanno lottato per i diritti per tutta la vita che continuano a farlo con il loro lavoro, per capire che è di questo che stiamo parlando, non solo di una “mostra”. La posta in gioco è più grande, e la Biennale dall’epoca di Baratta in avanti questa partita ha scelto di giocarla. Per il futuro, ovviamente, starà al nuovo presidente. Ci sono opere, come la tenda delle spose di Yalter nel Padiglione centrale oppure la grande installazione del Mataaho Collective – gruppo di artiste neozelandesi premiato con il Leone d’oro per la Mostra internazionale – che hanno la forza di imprimersi nella memoria di visitatori. Ci sono le scritte luminose di Claire Fontaine che ritornano in più momenti. Ci sono alcuni padiglioni, tra i quali quello italiano con l’installazione sonora di Massimo Bartolini, che ha un’intensità nuova e intima, oppure quello della Santa Sede, che ha avuto il coraggio di andare in un carcere. Ci sono in mostra video queer bellissimi e c’è il lavoro tra video e danza di Isaac Chong Wai che ricompone le ferite della violenza, c’è l’America trans di Rigdon Johnson. Ci sono le voci raccolte da Gabrielle Goliath per denunciare la violenza patriarcale o ancora le vibrazioni sonore di Evan Ifekoya. Ma forse le opere che più raccontano queste personali sensazioni sono le fotografie di River Claure, artista boliviano classe 1997, che con le sue fotografie costruite ha riscritto Il piccolo principe nel contesto andino. Quell’uomo in costume tradizionale che guarda verso il cielo con un visore 3D rappresenta, con la sua conciliazione tra umanità e tecnologia, una speranza di futuro. La stessa del “Principito” che vola leggero sopra le Ande e sopra il nostro iper presente.


(Leonardo Merlini)

Rai, cancellato monologo Scurati sul 25 aprile. Opposizioni insorgono

Rai, cancellato monologo Scurati sul 25 aprile. Opposizioni insorgonoRoma, 20 apr. (askanews) – Non andrà in onda il monologo di Antonio Scurati sulla ricorrenza del 25 aprile previsto per sabato sera nel corso del programma ‘Che sarà’ su Raitre. Le opposizioni, la Cgil e l’Anpi gridano alla “censura” e la presidente della commissione Vigilanza chiede all’azienda di chiarire. Viale Mazzini si difende parlando di questioni “di natura economica e contrattuale” da “non confondere con gli aspetti editoriali” perché la possibilità dell’autore del best seller “M Il figlio del secolo”, il romanzo documentario su Benito Mussolini, “non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura”.


A dare notizia del cambio di programma è stata la conduttrice della trasmissione che avrebbe dovuto ospitare il monologo, Serena Bortone, che sul suo profilo Instagram spiega di aver appreso “ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita a ottenere spiegazioni plausibili”. Per Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria Pd, “Telemeloni questa volta l’ha fatta veramente grossa. A 5 giorni dalla festa di Liberazione è una decisione che non possiamo accettare. Chiediamo a tutte le antifasciste e antifascisti di far sentire la loro (nostra) voce. Chiediamo ai vertici aziendali di fornire immediatamente il perché di questa che appare essere una censura insopportabile”. Interviene anche la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia che chiede all’azienda di chiarire “tutti gli aspetti di questa vicenda con una risposta convincente per sgomberare il campo da qualunque sospetto di intento censorio”. Insorgono anche Avs e il leader di Azione Carlo Calenda di solito “sempre prudente – per sua stessa ammissione – nella critica al Governo sul tema delle influenze della politica sulla Rai: “Questa roba accade in Russia e non può accadere in un paese europeo. Cara Giorgia Meloni, la Rai non è tua. La paghiamo, purtroppo, tutti. Datti una regolata”.


Intanto il testo del monologo che Scurati non reciterà mai su Raitre è stato diffuso su numerose testate e in pochi minuti è diventato virale sui social network. Contiene un attacco diretto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022 – osserva lo scrittore – aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’ in occasione del 25 aprile 2023)”. Secondo Scurati “finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Per Fratelli d’Italia non si tratta di censura ma di marketing. “Antonio Scurati – attacca il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi – è uno di quegli autori molto intelligenti che, con la destra al governo, sanno di poter fare marketing vendendo libri e incassando soldi dalle apparizioni pubbliche. Se domani cadesse il nostro governo Scurati non venderebbe più una copia e il fascismo sparirebbe salvo ricomparire magari tra qualche anno”.


Per la Rai non c’è “nessuna censura. Credo sia opportuno – afferma Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento – non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti. Al di là di queste mere questioni burocratiche, la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura”.

Libri, “Book Sun Lover. Il taccuino per chi ama leggere e viaggiare”

Libri, “Book Sun Lover. Il taccuino per chi ama leggere e viaggiare”Roma, 20 apr. (askanews) – Oscar Wilde diceva di non viaggiare mai senza il suo diario per avere qualcosa di sensazionale da leggere. Da qui l’idea di Isa Grassano di creare Book Sun Lover (Giraldi Editore), un taccuino ricco di curiosità e frasi da leggere, ma anche di pensieri ed emozioni da appuntare, specie durante i viaggi e le vacanze, soprattutto in estate (la sua stagione del cuore). Un compagno ideale per coloro che vogliono esplorare il mondo attraverso le parole e i luoghi da ricordare.


Una sorta di “carnet de voyage”, che rimanda al Grand Tour di epoca romantica, che ha accompagnato nei loro viaggi illustri personaggi come Goethe, ma anche Herman Hesse che lo arricchiva di schizzi e acquerelli, fino a Bruce Chatwin. Questo “taccuino” – nel cui titolo compaiono “messe a caso” le parole “libro”, “sole”, “amante” – è pensato, appunto, per chi ama leggere (e scrivere) all’aperto, in balcone o in terrazza, sulla spiaggia, in montagna, al lago o ovunque si possa godere dell’incantevole atmosfera estiva, ma anche per i viaggiatori e le viaggiatrici che, oltre al loro bisogno di conoscenza, desiderano conservare i ricordi in modo intimo e creativo.


Le pagine offrono le immancabili schede di lettura per le annotazioni personali, le riflessioni o le recensioni, ma anche per descrivere l’ambiente in cui si legge, creando così un legame tra il luogo e la storia. Ci sono spazi per i libri da portare in vacanza, quelli letti da ricordare, le frasi sottolineate da riportare che si uniscono alle citazioni avvincenti tratte da romanzi classici e contemporanei, ai proverbi che esprimono saggezza. Non mancano le più originali librerie e biblioteche nel mondo, le case degli scrittori e delle scrittrici, le App a tema, ma anche locali e strutture ricettive che hanno sposato la filosofia dei libri, per un aperitivo o per un soggiorno letterario di quelli che non si dimenticano. E persino “le pagine da mangiare”. La seconda sezione, invece, è pensata per ricordare le mete che ci fanno battere il cuore e che ci evocano sentimenti, sia che ci si vada da soli o in coppia, con amiche e amici o in famiglia. “Perché – come dice Isa Grassano – il viaggio è ciò che ti conduce là dove il tuo cuore è già arrivato”. Proprio come un libro. Quindi le schede sulle destinazioni, per indicare le attività da fare, il piatto da assaggiare e “il posto instagrammabile”. Ancora i musei particolari, i giochi, lo shopping, qualche pillola di gastronomia.


Qua e là le cose da non perdere, da vedere – anche attorno a noi – se solo imparassimo a guardare tutto con occhi diversi. Lo sapevate, ad esempio, che in Italia abbiamo un angolo di Islanda? O che c’è un paese con le fiabe dipinte sui muri? E per coloro che amano le fiction in tv, ci sono dritte sulle loro ambientazioni, sulla scia del Movie Tourism. Ovviamente c’è anche l’elenco per i “propri best”, i libri da avere assolutamente e i viaggi dei desideri. Tutto arricchito da divertenti quiz per testare la conoscenza letteraria e turistica da fare in solitaria o per trascorrere qualche ora in compagnia, stando magari sotto l’ombrellone, sdraiati in un parco.


Infine, la particolarità della copertina interamente “plastic free” (evidenziata anche con il logo in quarta) per un’attenzione – e della Casa Editrice Giraldi e dell’Autrice – alla salvaguardia ambientale.

Acqua, Save The Duck celebra il progetto Nothing Like Water

Acqua, Save The Duck celebra il progetto Nothing Like WaterRoma, 20 apr. (askanews) – L’accesso all’acqua potabile è un bene primario essenziale per la salute e il benessere umano, ma ancora oggi, purtroppo, molte comunità in tutto il mondo non possono contare su fonti d’acqua pulite.


Per questo, nel 2023, Save The Duck ha dato vita al progetto Nothing Like Water, iniziando un’azione di bilanciamento idrico in collaborazione con The Sumba Foundation, NGO indonesiana attiva sul territorio dell’omonima isola, con l’obiettivo di condividere il privilegio dell’accesso a una risorsa preziosa come l’acqua. Partnership che il brand di outerwear e lifestyle 100% animal-free celebra con una mostra fotografica a Milano, in Corso Vittorio Emanuele II, visitabile gratuitamente per un mese, a partire dal 15 maggio. I 30 splendidi scatti che compongono la mostra sono stati realizzati dal fotografo internazionale Alessandro Bergamini: come la maggior parte delle fotografie che ha scattato in alcuni degli angoli più remoti del pianeta, catturano le meraviglie paesaggistiche dell’isola di Sumba e la genuinità e dignità delle popolazioni che lì risiedono, i gesti, gli sguardi e i sorrisi, quasi come se volesse far vivere anche a chi le guarda così da lontano il “rapporto silenzioso tra terre segrete e culture d’altri mondi” che ama immortalare.


Finora, proprio a Sumba, grazie all’impegno concreto di Save The Duck nel bilanciare il consumo idrico legato alla produzione dei propri capi e dei materiali necessari per realizzarli, è stato possibile garantire l’accesso all’acqua potabile a 4216 persone e 37 villaggi. Grazie a questi strumenti, la popolazione di Sumba ha i mezzi per creare economie sostenibili e migliorare le proprie condizioni di vita e igienico-sanitarie. Con la diffusione sempre più capillare di una rete idrica potabile, donne e bambini non devono più impegnarsi a percorrere ogni giorno lunghe distanze per procacciare l’acqua per sé stessi e per le proprie famiglie, tornando così padroni di tempo ed energia che possono essere impiegati in altre attività, come frequentare la scuola o iniziare microimprese, come la produzione di tessuti pregiati (gli ikat), che possono essere poi venduti al mercato o ai commercianti di tessuti. Ma non solo: la maggior presenza e diffusione di acqua potabile influisce positivamente e in maniera continua anche sul miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della popolazione, registrando un notevole decremento dei casi malaria. Oggi, l’obiettivo è continuare a sviluppare le infrastrutture necessarie per garantire l’accesso diretto all’acqua potabile a un numero sempre maggiore di utenti. “Interagendo con la popolazione locale e visitando vari villaggi dell’isola, ho acquisito una comprensione più profonda dell’interconnessione tra conservazione ambientale, sviluppo della comunità e tutela della cultura locale. Il mio viaggio a Sumba è stato commovente e stimolante per me e ha rafforzato la mia convinzione che viaggiare non solo può arricchire le nostre vite ma anche instillare cambiamenti positivi nel mondo attorno a noi” – ha commentato Nicolas Bargi, Founder e CEO di Save The Duck.

Tajani primo big in campo alle Europee: leader deve avere coraggio

Tajani primo big in campo alle Europee: leader deve avere coraggioRoma, 20 apr. (askanews) – Ai due alleati, racconta, ha comunicato la sua decisione ieri sera. Con il partito l’ha formalizzata nel corso della riunione della segreteria. A elettori e mezzi di informazione l’ha confermata durante l’intervento al Consiglio nazionale. Nessun effetto sorpresa né particolare pathos, però, si respira all’Hotel Parco dei principi di Roma, perché l’annuncio era nell’aria da settimane: Antonio Tajani è il primo leader di partito a candidarsi alle elezioni Europee. Lo farà da capolista di Forza Italia in quattro circoscrizioni su cinque, lasciando che nelle Isole a guidare la pattuglia sia Caterina Chinnici.


Tajani scende in campo una settimana prima della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia in programma a Pescara, l’occasione scelta da Giorgia Meloni – e anche questo ormai non è più un mistero – per annunciare che sarà il suo il nome in cima alle liste del partito in tutta Italia per la competizione di giugno. A quel punto, dunque, sarà ufficiale che l’unico big del centrodestra a non partecipare direttamente alla sfida sarà Matteo Salvini. E’ stato lui stesso a farlo sapere ormai settimane fa, bruciando i tempi, quando ancora i suoi colleghi ripetevano il mantra che la decisione sarebbe stata presa tutti insieme per il bene della coalizione. La motivazione principale: non sottrarre tempo al lavoro da ministro. Curiosamente, il ragionamento del segretario di Forza Italia è quasi perfettamente “a rovescio”. “Ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni Europee – comunica – e lo farò profondendo tutte le mie forze senza mai far passare in secondo piano il mio ruolo di ministro degli Esteri e di vice premier”, anche perché “se un segretario di partito non ha il coraggio di mettersi al servizio di chi gli ha dato fiducia al congresso non sarebbe un buon segretario di partito”.


Il punto è che i due vice premier arrivano a questa competizione in due condizioni diametralmente opposte. Salvini sa già che le percentuali stellari di cinque anni fa saranno solo un bel ricordo, ha mezza Lega che gli contesta di aver dimenticato il Nord e una parte che mette in discussione il suo ruolo di numero uno. Tajani nemmeno dodici mesi fa ha preso le redini di un partito che, dopo la morte del fondatore Silvio Berlusconi, rischiava di essere sotto la soglia di sopravvivenza e ora, invece, può addirittura pensare di certificare il sorpasso sull’alleato. D’altra parte è già successo in Sardegna e Abruzzo e nelle elezioni di domani in Basilicata Forza Italia può fare affidamento sul fatto che il candidato governatore è un proprio uomo. “Non sto facendo nessuna competizione con gli alleati, noi dobbiamo guardare al grande partito dell’astensione”, continua però a ripetere il segretario azzurro. Che però, nel frattempo, non soltanto ha stretto dei patti elettorali con Noi moderati, Svp e altre realtà locali per raggiungere il suo obiettivo, ma ha anche raccolto qui e lì ex classe dirigente del Carroccio come Roberto Cota o Marco Reguzzoni. Per non dire della frenata che il suo partito sta imponendo all’Autonomia, di quei suoi “vigileremo”, che hanno comportato una frattura del centrodestra in regione Veneto. Il motivo principale della sua decisione di candidarsi, dice però, “è quello di mettere nell’agone elettorale 30 anni di vita nelle istituzioni europee”. Tajani definisce la sua decisione “un atto d’amore” nei confronti degli elettori e del partito, ma dietro la determiminazione c’è anche la consapevolezza di poter andare ufficialmente all’incasso del recupero di consensi. A giugno dell’anno scorso ci si chiedeva se Forza Italia potesse superare lo sbarramento del 4%, oggi non è preregrino ipotizzare che possa centrare l’obiettivo che da tempo Tajani ha fissato, quello del 10%.


Lo slogan scelto, non a caso, è “Una forza rassicurante”, l’impegno è quello di fare liste competitive in cui non ci siano “protetti, protettori, amici o ciucci”, il racconto è quello di un partito che non litiga più. Tutto, insomma, dà una immagine molto diversa da quella della Lega attuale. Il giorno delle elezioni Europee precederà di poco il primo anniversario della morte del fondatore. “Se il buongiorno si vede dal mattino l’8 e il 9 di giugno potremo festeggiare uno straordinario risultato di Forza Italia che sarà il miglior regalo che tutti quanti noi potremo fare a Silvio Berlusconi a un anno dalla scomparsa”, dice Tajani.

Europee, Tajani primo big in campo: il leader deve avere coraggio

Europee, Tajani primo big in campo: il leader deve avere coraggioRoma, 20 apr. (askanews) – Ai due alleati, racconta, ha comunicato la sua decisione ieri sera. Con il partito l’ha formalizzata nel corso della riunione della segreteria. A elettori e mezzi di informazione l’ha confermata durante l’intervento al Consiglio nazionale. Nessun effetto sorpresa né particolare pathos, però, si respira all’Hotel Parco dei principi di Roma, perché l’annuncio era nell’aria da settimane: Antonio Tajani è il primo leader di partito a candidarsi alle elezioni Europee. Lo farà da capolista di Forza Italia in quattro circoscrizioni su cinque, lasciando che nelle Isole a guidare la pattuglia sia Caterina Chinnici.


Tajani scende in campo una settimana prima della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia in programma a Pescara, l’occasione scelta da Giorgia Meloni – e anche questo ormai non è più un mistero – per annunciare che sarà il suo il nome in cima alle liste del partito in tutta Italia per la competizione di giugno. A quel punto, dunque, sarà ufficiale che l’unico big del centrodestra a non partecipare direttamente alla sfida sarà Matteo Salvini. E’ stato lui stesso a farlo sapere ormai settimane fa, bruciando i tempi, quando ancora i suoi colleghi ripetevano il mantra che la decisione sarebbe stata presa tutti insieme per il bene della coalizione. La motivazione principale: non sottrarre tempo al lavoro da ministro. Curiosamente, il ragionamento del segretario di Forza Italia è quasi perfettamente “a rovescio”. “Ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni Europee – comunica – e lo farò profondendo tutte le mie forze senza mai far passare in secondo piano il mio ruolo di ministro degli Esteri e di vice premier”, anche perché “se un segretario di partito non ha il coraggio di mettersi al servizio di chi gli ha dato fiducia al congresso non sarebbe un buon segretario di partito”.


Il punto è che i due vice premier arrivano a questa competizione in due condizioni diametralmente opposte. Salvini sa già che le percentuali stellari di cinque anni fa saranno solo un bel ricordo, ha mezza Lega che gli contesta di aver dimenticato il Nord e una parte che mette in discussione il suo ruolo di numero uno. Tajani nemmeno dodici mesi fa ha preso le redini di un partito che, dopo la morte del fondatore Silvio Berlusconi, rischiava di essere sotto la soglia di sopravvivenza e ora, invece, può addirittura pensare di certificare il sorpasso sull’alleato. D’altra parte è già successo in Sardegna e Abruzzo e nelle elezioni di domani in Basilicata Forza Italia può fare affidamento sul fatto che il candidato governatore è un proprio uomo. “Non sto facendo nessuna competizione con gli alleati, noi dobbiamo guardare al grande partito dell’astensione”, continua però a ripetere il segretario azzurro. Che però, nel frattempo, non soltanto ha stretto dei patti elettorali con Noi moderati, Svp e altre realtà locali per raggiungere il suo obiettivo, ma ha anche raccolto qui e lì ex classe dirigente del Carroccio come Roberto Cota o Marco Reguzzoni. Per non dire della frenata che il suo partito sta imponendo all’Autonomia, di quei suoi “vigileremo”, che hanno comportato una frattura del centrodestra in regione Veneto. Il motivo principale della sua decisione di candidarsi, dice però, “è quello di mettere nell’agone elettorale 30 anni di vita nelle istituzioni europee”. Tajani definisce la sua decisione “un atto d’amore” nei confronti degli elettori e del partito, ma dietro la determiminazione c’è anche la consapevolezza di poter andare ufficialmente all’incasso del recupero di consensi. A giugno dell’anno scorso ci si chiedeva se Forza Italia potesse superare lo sbarramento del 4%, oggi non è preregrino ipotizzare che possa centrare l’obiettivo che da tempo Tajani ha fissato, quello del 10%.


Lo slogan scelto, non a caso, è “Una forza rassicurante”, l’impegno è quello di fare liste competitive in cui non ci siano “protetti, protettori, amici o ciucci”, il racconto è quello di un partito che non litiga più. Tutto, insomma, dà una immagine molto diversa da quella della Lega attuale. Il giorno delle elezioni Europee precederà di poco il primo anniversario della morte del fondatore. “Se il buongiorno si vede dal mattino l’8 e il 9 di giugno potremo festeggiare uno straordinario risultato di Forza Italia che sarà il miglior regalo che tutti quanti noi potremo fare a Silvio Berlusconi a un anno dalla scomparsa”, dice Tajani.

Rai, cancellato il monologo di Scurati sul 25 aprile, le opposizioni insorgono

Rai, cancellato il monologo di Scurati sul 25 aprile, le opposizioni insorgonoRoma, 20 apr. (askanews) – Non andrà in onda il monologo di Antonio Scurati sulla ricorrenza del 25 aprile previsto per questa sera nel corso del programma ‘Che sarà’ su Raitre. Le opposizioni, la Cgil e l’Anpi gridano alla “censura” e la presidente della commissione Vigilanza chiede all’azienda di chiarire. Viale Mazzini si difende parlando di questioni “di natura economica e contrattuale” da “non confondere con gli aspetti editoriali” perché la possibilità dell’autore del best seller “M Il figlio del secolo”, il romanzo documentario su Benito Mussolini, “non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura”.


A dare notizia del cambio di programma è stata la conduttrice della trasmissione che avrebbe dovuto ospitare il monologo, Serena Bortone, che sul suo profilo Instagram spiega di aver appreso “ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita a ottenere spiegazioni plausibili”. Per Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria Pd, “Telemeloni questa volta l’ha fatta veramente grossa. A 5 giorni dalla festa di Liberazione è una decisione che non possiamo accettare. Chiediamo a tutte le antifasciste e antifascisti di far sentire la loro (nostra) voce. Chiediamo ai vertici aziendali di fornire immediatamente il perché di questa che appare essere una censura insopportabile”. Interviene anche la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia che chiede all’azienda di chiarire “tutti gli aspetti di questa vicenda con una risposta convincente per sgomberare il campo da qualunque sospetto di intento censorio”. Insorgono anche Avs e il leader di Azione Carlo Calenda di solito “sempre prudente – per sua stessa ammissione – nella critica al Governo sul tema delle influenze della politica sulla Rai: “Questa roba accade in Russia e non può accadere in un paese europeo. Cara Giorgia Meloni, la Rai non è tua. La paghiamo, purtroppo, tutti. Datti una regolata”.


Intanto il testo del monologo che Scurati non reciterà mai su Raitre è stato diffuso su numerose testate e in pochi minuti è diventato virale sui social network. Contiene un attacco diretto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022 – osserva lo scrittore – aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’ in occasione del 25 aprile 2023)”. Secondo Scurati “finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Per Fratelli d’Italia non si tratta di censura ma di marketing. “Antonio Scurati – attacca il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi – è uno di quegli autori molto intelligenti che, con la destra al governo, sanno di poter fare marketing vendendo libri e incassando soldi dalle apparizioni pubbliche. Se domani cadesse il nostro governo Scurati non venderebbe più una copia e il fascismo sparirebbe salvo ricomparire magari tra qualche anno”.


Per la Rai non c’è “nessuna censura. Credo sia opportuno – afferma Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento – non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti. Al di là di queste mere questioni burocratiche, la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura”.

Musica, “Le Pasticche” è il nuovo singolo di Gianluca Monaco

Musica, “Le Pasticche” è il nuovo singolo di Gianluca MonacoRoma, 20 apr. (askanews) – Gianluca Monaco lancia il suo nuovo atteso singolo “Le Pasticche”, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il brano, che unisce musica e poesia, narra una storia vera di amore e sofferenza all’interno di una struttura psichiatrica, illuminando temi raramente esplorati nella musica mainstream.


“In occasione del centenario della nascita del Prof. Franco Basaglia, pioniere della riforma psichiatrica in Italia, ho sentito il desiderio di portare alla luce riflessioni sulle dinamiche della psichiatria e della psicologia nel contesto italiano” dichiara il cantautore e psicoterapeuta Gianluca Monaco, aggiungendo: “Attraverso ‘Le Pasticche’, vorrei sensibilizzare il pubblico sul diritto ai sentimenti e alle relazioni in contesti spesso marginalizzati dalla società”. Il singolo è il risultato di una collaborazione con il rinomato produttore Pino Iodice, che ha curato e diretto gli arrangiamenti insieme a Luca Proietti al piano. Il tocco degli archi è stato magistralmente eseguito da Giorgio Tentoni, Marta Cosaro, Nicola Narduzzi e Rossella Zampiron, mentre le percussioni sono state affidate a Luca Scorziello. Il brano è stato registrato presso lo STUDIO8 di Roma.


“Le Pasticche” è un viaggio emotivo che sfida i pregiudizi e incoraggia un dialogo aperto sulla salute mentale, la discriminazione e l’inclusione. Con questo brano, Monaco si impegna a portare alla luce le sfaccettature più profonde della vita, spingendo il pubblico a riflettere e a non dimenticare.

”Paura del buio”, esce il nuovo singolo di Mr. Rain

”Paura del buio”, esce il nuovo singolo di Mr. RainRoma, 20 apr. (askanews) – Esce in tutte le radio il nuovo singolo di Mr Rain “Paura del buio”, il secondo estratto dal suo nuovo album “Pianeta di Miller” (Warner Music Italy), uscito lo scorso primo marzo debuttando ai vertici della classifica FIMI/GFK e al decimo posto nella classifica globale dei dischi di debutto di Spotify.


Mr. Rain spiega così il significato del brano, scritto a quattro mani con Lorenzo Vizzini: “È una dedica che faccio al me stesso di tanti anni fa, al bambino, l’adolescente che ero, introverso e che aveva ‘paura del buio’. Col passare del tempo ci si impara a conoscere sempre di più, a vedere i lati più nascosti e a gestire tutto ciò che si vive e che accade dentro ognuno di noi. Questa graduale consapevolezza aiuta ad avere maggiore coraggio e a non avere più ‘paura del buio’”.