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Autore: Redazione StudioNews

Papa: unità Chiesa ferita da divisioni alimentate da “cricche”

Papa: unità Chiesa ferita da divisioni alimentate da “cricche”Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – “Purtroppo, vediamo anche ai nostri giorni come l’unità della Chiesa sia ferita dalla divisione. Ciò è spesso causato dall’influsso di ideologie e movimenti che, pur avendo talvolta buone intenzioni, finiscono per fomentare partiti e ‘cricche’, dove ciascuno sviluppa un certo complesso di superiorità quando si tratta di comprendere la pratica della fede”. A denunciarlo è stato stamane Papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano i membri della “Papal Foundation”, realtà che, ha ricordato lo stesso pontefice, assiste “il Papa nell’adempimento della sua missione”.

Francesco ha poi detto che proprio quella della mancata unità, resta un tema primario nella vita della Chiesa ma che oggi è “ulteriormente aggravato dall’applicazione di una terminologia mondana, soprattutto di tipo politico, quando si parla della Chiesa e della fede stessa. San Paolo ha messo in guardia la Chiesa nascente da questi strumenti di divisione, che parlano in modo superficiale o rifiutano del tutto la natura della Chiesa come unità nella diversità, come unità senza uniformità”, ha poi aggiunto.

ANGI: contrastare la diffusione delle challenge sui social

ANGI: contrastare la diffusione delle challenge sui socialRoma, 21 apr. (askanews) – “I dati evidenziano numerosi studi e ricerche demoscopiche, sia a livello nazionale che internazionale, le quali mostrano come l’onda lunga post-pandemica abbia lasciato ‘segni e scorie’ in quasi tutte le fasce della popolazione che però stanno reagendo in maniera diversa alla nuova dimensione del reale in cui compartecipano sia a livello sociale generale che a livello personale/familiare. I giovani sono uno dei target maggiormente esposti e che ha mutato in maniera più profonda le proprie abitudini socio-culturali. I fenomeni come le ‘challenge’ dei social acuiscono e accentuano nuovi paradigmi e nuove forme di condivisione sempre più spesso legati alla dimensione dell’individualismo partecipativo, che molto spesso porta con sé fenomeni di autodeterminazione, ricerca di identificazione e approvazione ma anche isolamento, autolesionismo, solitudine e scollamento sociale”. Lo hanno detto il presidente dell’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) Gabriele Ferrieri (già ForbesU30) e il direttore del comitato scientifico dell’Associazione Roberto Baldassari, nel corso dell’audizione per la risoluzione 7-00055 Orrico, recante iniziative per contrastare la diffusione delle sfide di resistenza (challenge) nelle reti sociali telematiche in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati presieduta dal presidente Federico Mollicone e dalla vicepresidente Valentina Grippo.

Per Ferrieri e Baldassari “poco efficaci e quasi sempre controproducenti appaiono azioni di demonizzazione e di divieto rigido e incondizionato a cui si potrebbero contrapporre iniziative inclusive, di ascolto e affiancamento, di alfabetizzazione e di integrazione multilivello. Sembra calzante una strategia ‘fluida’ che coinvolga le famiglie, le scuole, le piattaforme social e i mass media generalisti magari scegliendo e ingaggiando testimonial e figure provenienti dal mondo social e già riconosciuti come attori protagonisti del sistema web e che ne conoscono già il linguaggio, le dinamiche e che potrebbero contribuire attivamente e con ottimi risultati a informare, disintermediando e sensibilizzando, una fascia di popolazione particolarmente sensibile e fragile”, hanno concluso.

Expo 2030, Ferrieri (ANGI): opportunità unica per sviluppo Roma

Expo 2030, Ferrieri (ANGI): opportunità unica per sviluppo RomaRoma, 21 apr. (askanews) – “Expo Roma 2030 rappresenta un’opportunità unica per il rilancio e lo sviluppo della capitale in cui mettere al centro le persone e il territorio all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. Roma aspetta questa occasione dagli anni Trenta del Novecento e come è stato un successo per il capoluogo lombardo nel 2015, lo potrebbe diventare anche per la città eterna”. Così commenta il Presidente dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, Gabriele Ferrieri (già ForbesU30) nel corso della conviviale a Palazzo Altemps in occasione della visita a Roma degli ispettori del Bureau International des Expositions.

“Il valore complessivo dell’impatto economico generato da Expo Roma 2030 per l’Italia è stato stimato in 50,6 miliardi di euro tra investimenti pubblici, privati e dei partecipanti. Le presenze attese ammontano a 30 milioni – prosegue il Presidente Ferrieri – La partita è strategica per il nostro Paese, ma anche per l’Europa, in una fase che vede delinearsi nuovi e delicati equilibri geopolitici mondiali”. Il Bureau International des Expositions emetterà il suo verdetto il 23 novembre, con il voto segreto di 171 Paesi. l passaggi successivi prevedono il controllo dei contenuti e la fattibilità del dossier di candidatura presentato dal Comitato promotore il 7 settembre scorso a Parigi.

Cina sta costruendo cyber-armi capaci di accecare satelliti Usa

Cina sta costruendo cyber-armi capaci di accecare satelliti UsaRoma, 21 apr. (askanews) – La Cina sta costruendo cyber-armi in grado di “prendere il controllo” di satellite nemici, accecandoli o costringendoli a inviare segnali inutili o sbagliati a terra. Lo sostiene un documento fuoriuscito dall’intelligence statunitense, secondo quanto riporta oggi il Financial Times.

La valutazione dei servizi americani è che Pechino stia sviluppando capacità di “negazione, sfruttamento e hackeraggio” dei satelliti nemici, come parte importante del suo sforzo di controllo delle informazioni in campo di guerra. Il documento – che è classificato come materiale CIA – è datato quest’anno e non era stato precedentemente comunicato all’esterno. E’ uno dei tanti che sono stati condivisi sui social network da un aviere 21enne, Jack Teixeira, dopo averli fotografati presso una struttura del Pentagono.

Queste capacità, secondo quanto scrive il FT, surclasserebbero quelle in possesso, per esempio, della Russia e rappresentano un ambizioso tentativo di mettere in scacco le capacità spaziali statunitensi rendendo inoffensivo l’apporto dai satelliti. La Cina sta lavorando molto sulle sue capacità cyber in vista anche del rischio di conflitto nella regione connesso alla crisi di Taiwan.

Taipei, dal canto suo, si sta impegnando nella costruzione di sistemi di comunicazione che possano sopravvivere ai cyberattacchi cinesi, anche alla luce di quanto è successo in Ucraina, dove un cyberattacco russo è riuscito ad accecare i satelliti Usa Viasat nelle ore precedenti il lancio della sua invasione su vasta scala il 24 febbraio dello scorso anno.

Natale Roma, Meloni: da 2776 anni culla di civiltà e splendore

Natale Roma, Meloni: da 2776 anni culla di civiltà e splendoreRoma, 21 apr. (askanews) – “21 aprile: 2776 volte auguri Roma, culla di civiltà e splendore. Città eternamente unica, che nei suoi quasi trenta secoli di vita ha toccato mille primati e dato i natali a eroi, leader e visionari. Città senza tempo, che si proietta nel futuro con la forza dirompente della sua identità”. Lo scrive su facebook la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione del compleanno di Roma: oggi, 21 aprile, l’Urbe compie ufficialmente 2776 anni (facendo data dal 753 avanti Cristo).

Province, Calderoli: obiettivo è tornare a voto diretto nel 2024

Province, Calderoli: obiettivo è tornare a voto diretto nel 2024Roma, 21 apr. (askanews) – Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, intervistato dal Corriere della Sera, torna a chidere l’eliminazione del ballotaggio nelle elezioni per i sindaci dei Comuni sopra i 15mila abitanti: “Il caso di Udine è emblematico – spiega Calderoli -. Chi ha vinto (il candidato sindaco del centrosinistra, Ndr) ha preso meno voti di quanti ne aveva presi il sindaco uscente al primo turno. Così non viene rispettata la volontà popolare”. E’ vero che è un voto democratico anche quello del ballottaggio, “ma i cittadini si sono già espressi una volta, non capiscono perché devono essere costretti a tornare ai seggi dopo due settimane. Così non vince chi ha il consenso ma chi ha più capacità di mobilitazione degli iscritti e dei simpatizzanti”.

Secondo il ministro per gli Affari regionali “il sistema elettorale migliore è quello delle Regionali che di norma è su un unico turno, con premio di maggioranza per chi supera il 40%. È un modello che ha garantito governabilità e stabilità. Ma farei un’altra modifica: basta voto disgiunto, è una vera sciocchezza. Se il sistema è bipolare non si capisce perché un sindaco può trovarsi a governare con una maggioranza di altro colore”. Sul tema del ripristino delle Province Calderoli ha spiegato che “la prima ipotesi era che si procedesse con una iniziativa governativa, ma poi si è preferito lasciare la palla al Parlamento. C’è la volontà di ritornare all’elezione diretta del presidente della Provincia e di eleggere i consiglieri su liste provinciali con le preferenze. Torniamo agli enti che la riforma Delrio ha azzoppato, lasciandoli in vita ma stravolgendone il modo d’elezione e togliendogli competenze”.

Sui tempi, ha aggiunto Calderoli, “si sta lavorando perché si possa riallineare tutto il sistema nel 2024. Il nostro obiettivo è approvare la legge entro ottobre per indire un turno unico di voto nella primavera 2024 per le elezioni Europee e per le Province e i sindaci delle città metropolitane”.

Speciale Lettonia, viaggio a Riga dove allineamento Nato è totale

Speciale Lettonia, viaggio a Riga dove allineamento Nato è totaleRiga, 21 apr. (askanews) – Può sembrare davvero strano vedere la bandiera giallo-blu, quella ucraina, che sventola sulla facciata principale dell’Accademia delle scienze di Riga, in Lettonia. Un palazzone, in completo stile sovietico, principale simbolo del quartiere russo della capitale del Paese baltico. Maskavas Forstate, che in lettone significa sobborgo russo, è il quartiere sulla riva destra del fiume Daugava, che meglio racconta il suo passato, a cavallo tra due popoli e due regimi.

Al mercato si parla solo russo. I palazzi richiamano l’architettura sovietica. Nel Paese ci sono più di mezzo milione di lettoni russi, un quarto dell’intera popolazione. Nessuno vuole rispondere a chi gli chiede se temono una invasione anche in Lettonia, dopo l’Ucraina, da parte di Mosca. E si percepisce paura, timore, diffidenza. “Se ho paura che la guerra arrivi anche da noi? Certamente, chi non ha paura di Putin?”, risponde un giovane, uno dei pochi che – oltre al russo – parla anche inglese. “Non voglio essere fotografato – prosegue – non voglio finire con un colpo in testa dai russi. Qui siamo nel quartiere della piccola Mosca – ci spiega – tutti qui parlano russo. Tutti hanno paura, ma nessuno lo dice”. Poi l’accusa all’Occidente. “Denunciano quanto accaduto in Georgia prima, in Ucraina ora. Però stanno tutti a guardare”.

Da Riga arriva un segnale chiaro alla Russia di Putin: l’allineamento alla Nato è totale. Consolati chiusi nel Paese, diplomatici espulsi. La bandiera ucraina svetta in ogni dove nella capitale lettone. Dalla città vecchia, Patrimonio Unesco, fino al quartiere Art Nouveau. Bandiere, striscioni, slogan davanti ai Musei, sui tram, ma anche al Comune, ai ministeri e davanti al castello, sede del presidente lettone. Una gigantografia, che campeggia da oltre un anno sulla facciata del Museo della Scienza, di fronte all’ambasciata russa, riproduce il presidente russo Vladimir Putin come un teschio. “Con questo manifesto esprimiamo il nostro sostegno all’Ucraina – si legge sul sito ufficiale del museo – e, dalla nostra posizione vicina all’ambasciata di Mosca, facciamo una chiara dichiarazione contro la guerra scatenata Putin”. I segni del sostegno a Kiev, qui a Riga sono ancora visibili, anche se nel tempo sono diminuiti. Tante anche le bandiere della Nato nella piccola perla del Baltico, che si specchia sulle acque del fiume Daugava. I lettoni riconoscono il ruolo importantissimo della base dell’Alleanza ad Adazi, a una trentina di chilometri da Riga, a 300 chilometri dalla Russia. Circa 4mila soldati impiegati per garantire la sicurezza del confine est, ma è già previsto un aumento.

In Lettonia, un paese grande come la Svizzera, con appena 2 milioni di abitanti, è stata da poco reintrodotta la leva obbligatoria per gli under 28, a partire dall’anno prossimo. Non è ancora del tutto chiaro come funzionerà ma c’è chi la vive come una imposizione che Riga aveva abolito dopo l’ingresso nella Nato nel 2004. (di Serena Sartini e Cristina Giuliano)

Nordcorea: il nostro status di potenza nucleare è irreversibile

Nordcorea: il nostro status di potenza nucleare è irreversibileRoma, 21 apr. (askanews) – La ministra degli Esteri della Corea del Nord Choe Sun Hui ha affermato oggi che gli Stati uniti e l’Occidente non hanno il diritto di discutere sullo status di potenza nucleare di Pyongyang, che è ormai “irreversibile”, attaccando la recente dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri del G7 come un’interferenza negli affari interni.

“Il G7 non ha né l’autorità né la qualifica per dire nulla sull’esercizio della sovranità e dello status nazionale da parte della Repubblica democratica popolare di Corea”, ha affermato la ministra in una dichiarazione rilasciata dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA. La posizione della Corea del Nord come “potenza nucleare di livello mondiale è definitiva e irreversibile” e rimarrà una “realtà innegabile e cruda”, anche se Washington non la riconoscerà per mille anni, ha aggiunto la ministra.

Choe ha inoltre avvertito che qualsiasi mossa dei membri del G7 per violare la sovranità e gli interessi fondamentali del Nord sarà “completamente scoraggiata da una forte reazione”. E ha aggiunto: “Ciò che dovrebbe cambiare ora non è la Corea del Nord ma gli Stati uniti, e gli Stati uniti dovrebbero tenere a mente che la loro sicurezza può essere garantita solo quando sradicano completamente la loro politica ostile nei confronti della Corea del Nord”. Choe ha inoltre chiarito che Pyongyang non cercherà “mai alcun riconoscimento e approvazione da parte di nessuno, poiché siamo soddisfatti del nostro accesso alla forza contro la minaccia nucleare degli Stati Uniti”. E ha precisato che la Corea del Nord è “libera da qualsiasi obbligo del TNP (Trattato di non proliferazione nucleare)” poiché si è ritirata dal trattato nel 2003.

“Continueremo ad adottare misure basate su tutti i diritti legali concessi a uno stato sovrano fino a quando la minaccia militare rappresentata dagli Stati Uniti e dalle sue forze alleate ostili nei nostri confronti non sarà completamente rimossa e finché l’ambiente circostante ostile metterà a rischio l’esistenza indipendente e lo sviluppo del nostro paese è posto a una fine definitiva”, ha aggiunto. A conclusione di un incontro di tre giorni in Giappone, martedì i ministri degli Esteri del G7 hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui invitano la Corea del Nord ad abbandonare le sue armi nucleari e a rispettare pienamente le salvaguardie del TNP.

Kishida manda offerta al controverso santuario nazionalista Yasukuni

Kishida manda offerta al controverso santuario nazionalista YasukuniRoma, 21 apr. (askanews) – Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha inviato oggi un’offerta rituale al controverso santuario nazionale Yasukuni di Tokyo, provocando una reazione della Corea del Sud, che lo considera un simbolo del passato militarista del Giappone. Lo ha riferito oggi l’agenzia di stampa Kyodo.

Inoltre la ministra della Sicurezza economica Sanae Takaichi ha presentato preghiere al santuario shinto nel primo di due gironi del festival di primavera. Takaichi, nota per le sue opinioni da falco sulla politica di sicurezza, ha visitato Yasukuni in varie occasioni, in particolare nei suoi festival stagionali. Kishida ha inviato l’offerta di un “masakaki”, un oggetto cerimoniale shinto, al santuario. Non è atteso che il capo di governo si rechi in presenza al santuario.

Il santuario Yasukuni onora le anime degli oltre 2,4 milioni di morti in guerra del paese, ma vi sono custoditi anche i leader giapponesi in tempo di guerra, condannati come criminali di guerra nel tribunale internazionale del secondo dopoguerra. Le visite al santuario da parte di precedenti primi ministri, come l’assassinato ex premier Shinzo Abe, e altri politici hanno attirato aspre critiche dalla Cina e dalla Corea del Sud, dove i ricordi del militarismo giapponese prima e durante la guerra sono profondi.

Nonostante il clima di disgelo nelle relazioni che si è manifestato negli ultimi mesi tra Seoul e Tokyo, oggi il governo sudcoreano ha reagito in maniera secca, esprimendo “esprime profonda delusione e rammarico per il fatto che alcuni leader del Giappone abbiano nuovamente inviato offerte e reso omaggio al Santuario Yasukuni, che glorifica la guerra di aggressione del Giappone e custodisce i criminali di guerra”, ha dichiarato Lim Soo-suk, portavoce del ministero degli Esteri di Seoul. La Corea del Sud ha chiesto al Giappone ad “affrontare la storia con fermezza” e dimostrare un sincero rimorso per il suo passato, ha aggiunto.

Tra i parlamentari di alto rango che hanno reso oggi omaggio allo Yasukuni, anche il ministro della salute Katsunobu Kato e Hidehisa Otsuji, presidente della Camera dei consiglieri, che hanno inviato offerte rituali al santuario. Nella quotidiana conferenza stampa, il capo di gabinetto Hirokazu Matsuno – portavoce del governo di Tokyo – ha rifiutato di commentare l’offerta rituale di Kishida a Yasukuni, precisando che questa è stata fatta “in veste privata” dal capo di governo.

Venerdì scorso, anche un gruppo interpartitico di circa 90 legislatori, tra cui alcuni viceministri, ha visitato il santuario, come fa regolarmente.

Il Giappone ha invaso un’enorme fascia della Cina prima della fine della seconda guerra mondiale e ha governato la penisola coreana dal 1910 al 1945.

Nel dicembre 2013, Abe ha fatto visita al santuario, scatenando un forte contraccolpo da parte di Pechino e Seoul. Anche gli Stati Uniti, il principale alleato del Giappone per la sicurezza, si dissero allora “delusi” dalle azioni di Abe e hanno affermato che la mossa “aggrava le tensioni con i vicini del Giappone”.

In un tentativo di evitare il conflitto, i primi ministri hanno solitamente inviano offerte al santuario per i festival semestrali durante la primavera e l’autunno, nonché per l’anniversario della fine della seconda guerra mondiale il 15 agosto.

Nel 1978, Yasukuni ha aggiunto 14 criminali di guerra di classe A, tra cui il primo ministro in tempo di guerra generale Hideki Tojo, che è stato giustiziato per crimini contro la pace, suscitando polemiche in patria e all’estero.

Biden riceverà il primo maggio presidente filippino Marcos Jr.

Biden riceverà il primo maggio presidente filippino Marcos Jr.Roma, 21 apr. (askanews) – Il presidente degli Stati uniti Joe Biden incontrerà il suo omologo filippino Ferdinando Marcos Jr. alla Casa Bianca il primo maggio per discutere dell’approfondimento della cooperazione economica e della regione Indo-pacifica. L’hanno comunicato oggi Manila e Washington.

I due leader discuteranno anche di ulteriore cooperazione economica, ha detto in una nota la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. “Durante la visita, il presidente Biden ribadirà l’impegno ferreo degli Stati Uniti per la difesa delle Filippine, e i leader discuteranno degli sforzi per rafforzare la lunga alleanza USA-Filippine”, afferma la dichiarazione.

Marcos si recherà a Washington dal 30 aprile al 4 maggio per incontrare Biden e funzionari chiave del gabinetto. Stati uniti e Filippine hanno recentemente rafforzato il loro patto di cooperazione militare. Nelle Filippine sono presenti già cinque basi militari Usa. Con il nuovo accordo diventeranno nove, una delle quali sarà collocata sull’isola di Balabac, vicino alle barriere coralline di Mischief e Fiery Cross, arcipelago della Spratly, nel Mar cinese meridionale conteso con Pechino, che lì ha allestito delle isole artificiali e collocato installazioni militari, tra cui piste di atterraggio e sistemi radar.

Altre due nuove strutture Usa – una base navale e un aeroporto – saranno collocate a Cagayan, nel nord di Luzon, a 500 km dalla città taiwanese di Kaohsiung: si tratterà delle basi militari americane più vicine all’isola che Pechino considera parte integrante del suo territorio. Oltre 17mila soldati filippini e statunitensi sono attualmente impegnati nelle più grandi esercitazioni militari congiunte che si siano tenute nel paese del sud-est asiatico.