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Autore: Redazione StudioNews

Dl Ong, maggioranza compatta impone stretta sul soccorso in mare

Dl Ong, maggioranza compatta impone stretta sul soccorso in mareRoma, 23 feb. (askanews) – La svolta sulle navi delle Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo era stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni, a novembre, nel mese dello scontro con la Francia sul caso della Ocean Viking. Il decreto era stato poi varato dal Consiglio dei ministri tra Natale e Capodanno, e con una volata finale in Senato è diventato legge con 84 voti a favore e 61 contrari.
A chiarire la ratio della stretta, era stata la premier Meloni in uno dei suoi video degli ‘appunti di Giorgia’ sui social: “ha come obiettivo il rispetto del diritto internazionale, perchè il diritto internazionale sul salvataggio in mare non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in un altro mare e fare la spola con gli scafisti per trasferire la gente da una nazione all’altra”. La presidente del Consiglio aveva stigmatizzato i “salvataggi multipli fino a quando la nave non è piena, perchè quello non vuol dire mettere la gente al sicuro e non vuol dire fare salvataggio fortuito di naufraghi”.
L’iter parlamentare, cominciato nei primi giorni di gennaio, ha visto la maggioranza compatta. Con un solo inciampo, alla Camera, quando la Lega ha tentato di estendere l’ambito del decreto con un pacchetto di proposte che puntava a modificare il testo unico sull’immigrazione cancellandone punti qualificanti su diritto d’asilo, ricongiungimenti, protezione speciale, respingimenti. Emendamenti tutti dichiarati inammissibili dai presidenti della commissione Affari costituzionali e Trasporti della Camera, Nazario Pagano (Fi) e Salvatore Deidda (Fdi). Con i capigruppo di Fratelli d’Italia nelle due commissioni che tenevano a sottolineare che non c’era alcuna “spaccatura nella maggioranza” ma solo “estraneità di materia”.
Dopo la battuta d’arresto, l’esame è proseguito senza ulteriori incidenti per la tenuta dell’esecutivo. Poche le proposte di modifica presentate dai gruppi di maggioranza peraltro rapidamente ritirate. Approvate solo alcune modifiche dei relatori per rendere più cogente la stretta sui requisiti per le navi.
In commissione e poi in Aula, prima alla Camera e quindi al Senato, ci sono stati invece momenti di tensione tra esponenti di maggioranza e opposizione. I primi, per bocca del sottosegretario agli Interni Nicola Molteni che ha ribadito la volontà di impedire che le navi delle Ong possano avere il ruolo di “pull-factor” per i trafficanti e anzi rimarcando che il centrodestra si è “limitato” a tradurre in legge le “intuizioni” dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd).
I secondi hanno parlato di provvedimento “spietato”, contrario alla Costituzione, al diritto comunitario e internazionale, e riportato nella discussione parlamentare la richiesta di bloccare il decreto avanazta dalla commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk. Posizioni che il sottosegretario Molteni ha liquidato come “sgrammaticature”.
Alla Camera il testo è stato licenziato con il voto di fiducia. In Senato l’iter è volato, tra le proteste di Pd, M5S, Az-Iv e Avs. Il decreto è stato esaminato dalla commissione Affari costituzionali per poche ore ed è arrivato in Aula senza mandato al relatore ma poi approvato senza fiducia (bocciati circa 150 emendamenti al decreto di soli tre articoli).
Dopo i “taxi del mare” (copyright 2017 di Luigi di Maio), a scatenare l’ennesima polemica è stata la frase pronunciata dalla senatrice Marta Farolfi (Fdi), durante il dibattito a Palazzo Madama: “Naufrago ha un significato ben preciso: è il superstite di un naufragio, quindi da trarre in salvo e non da portare a fare una minicrociera nel Mediterraneo”. “Ma la destra – ha ribattuto Graziano Delrio (Pd) – li vede i migranti quando scendono dalle navi delle Ong? Hanno le facce di chi fa crociere? No, hanno le facce di chi scappa da guerre” e “noi, purtroppo, siamo qui a discutere di un provvedimento che è solo una bandierina nelle mani della destra”.
Sul tema dei migranti, intanto, in commissione Affari costituzionali della Camera, si aprirà presto un nuovo capitolo. “Nella settimana del 6 marzo – ha annunciato il deputato del Carroccio Igor Iezzi – torneremo a lavorare sui permessi di soggiorno per motivi umanitari, sulla disciplina dei casi speciali di permessi di soggiorno temporaneo per esigenze di carattere umanitario e sui divieti di espulsione e respingimento”.

Ballata di Capossela contro la guerra: “La Crociata dei bambini”

Ballata di Capossela contro la guerra: “La Crociata dei bambini”Roma, 23 feb. (askanews) – Esce il 24 febbraio, a un anno dall’invasione russa in Ucraina, “La crociata dei bambini”, il nuovo brano di Vinicio Capossela che riparte dal poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi” (1942, in Italia edito da Einaudi nel 1959), per affrontare “la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo ‘culturale’”.
A un anno di distanza dallo scoppio della guerra in Ucraina, la prima di tredici canzoni urgenti che arriveranno presto a farsi sentire.
Nel poema “La crociata dei ragazzi” lo scrittore e drammaturgo tedesco rievocava un evento storico di epoca medievale – un gruppo di bambini e adolescenti che, attraversando macerie, morte e distruzione, cerca la via per una terra di pace – ambientandolo però fra le nevi della Polonia agli inizi della Seconda Guerra Mondiale.
Una ballata contro tutte le guerre che riafferma oggi, “epoca di costante crisi”, lo spirito brechtiano: “l’antimilitarismo, la denuncia della guerra come suprema e più disumana affermazione del Capitale” che ha come vittima principale “l’essenza stessa dell’innocenza, l’infanzia”.
Il brano è accompagnato da un poetico lyric video, disponbile dal 24 febbraio sul canale YouTube di Vinicio Capossela, realizzato dal noto disegnatore Stefano Ricci, con la collaborazione di Ahmed Ben Nessib, utilizzando la tecnica del gesso bianco su carta nera. Un lavoro minuzioso costituito da 4705 immagini, fotografate una per una, senza alcun ausilio di tecniche di animazione digitale.
Questo il testo:
Partirono all’alba in crociata i bambini Le facce gelate, chi li troverà? Partirono in fila, Sepolti di neve I soli scampati alle bombe ed ai soldati
Volevan fuggire dagli occhi la guerra, volevan fuggirla per cielo e per terra un piccolo capo, la pena nel cuore, provava a guidarli e la strada non sapeva trovare.
Una bambina di undici, ad una di quattro, come una mamma portava per mano ed un piccolo musico, col suo tamburo, batteva sordo, al timore di farsi trovare
E poi c’era un cane, ma morto di fame che per compassione nessuno ammazzò, e si faceva scuola tutti alla pari sillabavan maestri e scolari P. A. C. E
C’era Fede e Speranza ma né pane, né carne non chiamate ladro chi deve rubare, per dare alle bocche, di cosa mangiare farina ci vuole e non solo bontà
Si persero in tondo, nel freddo di neve nessuno più vivi li poté trovare, soltanto il cielo, li vede vagare nel cerchio dei senza meta dei senza patria
E cercano insieme una terra di pace non come quella che hanno lasciato, senza fuoco e rovina di Colosseo ed immenso dietro di loro… diventa il corteo
Il cane nel bosco fu trovato una sera al collo portava un cartello con scritto: qualcuno ci aiuti, abbiam perso la strada seguite il cane, e vi prego, non gli sparate
La scritta infantile, trovò un contadino ma non la mano che la tracciò un anno è passato, e nessuno è venuto il cane soltanto è restato a morire di fame
Il cane soltanto è restato e si muore di fame
“La crociata dei bambini”, una produzione La Cùpa, uscirà su etichetta Parlophone per Warner Music Italy.

Credito, associazioni agricole italiane: cambiare accordi di Basilea

Credito, associazioni agricole italiane: cambiare accordi di BasileaMilano, 23 feb. (askanews) – Le regole per l’accesso al credito bancario previste dagli accordi di Basilea penalizzano gli agricoltori e devono essere modificate alla luce della specificità dell’attività agricola. E’ questo in sostanza l’appello emerso durante la prima edizione del Forum sul credito in Agricoltura “Gli accordi di Basilea: l’urgenza di cambiare”, organizzato a Roma dal Consorzio Vino Chianti in collaborazione con Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia, Coldiretti e Confagricoltura. L’evento, che si è svolto oggi nella Sala del Cenacolo della Camera ed è stato moderato dal giornalista Gianluca Semprini, è servito a fare il punto sull’applicazione degli accordi di Basilea con numerosi esponenti del mondo politico e del settore agricolo.
Secondo gli accordi di Basilea, le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Questo però le penalizza notevolmente perché il sistema agricolo deve sottostare ai ritmi della natura, quindi i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività. Oltre che per l’agricoltore, questa situazione, è stato spiegato durante il Forum, è lesiva anche del sistema creditizio.
“Se una banca mi presta 10mila euro per fare un vigneto chiedendo il rimborso dopo tre anni, io agricoltore sono in difficoltà perché la mia prima bottiglia di vino prodotta da quel vigneto la venderò tra almeno cinque anni” hanno spiegato gli organizzatori, sottolineando che “questa situazione penalizza non solo l’agricoltore che non sa come rimborsare il credito, ma anche il sistema bancario che non avrà indietro i soldi nei tempi richiesti”. “I nostri cicli produttivi sono molto lunghi e quindi le regole, che dobbiamo e vogliamo rispettare, devono essere adeguate a questo contesto” – hanno aggiunto, concludendo “o cambiamo le regole per gli agricoltori o teniamo il settore al di fuori degli accordi di Basilea, ma una soluzione al problema è necessaria e non rinviabile”.

Rinnovato accordo Masaf-Alibaba contro frodi su prodotti agroalimentari

Rinnovato accordo Masaf-Alibaba contro frodi su prodotti agroalimentariMilano, 23 feb. (askanews) – Rinnovato l’accordo tra il ministero dell’Agricoltura e Alibaba, il colosso cinese dell’ecommerce, per tutelare le proprietà intellettuali delle denominazioni di origine riconosciute e delle indicazioni geografiche italiane e rafforzare il controllo del made in Italy sul mercato asiatico. Si tratta del terzo rinnovo, dopo la sigla iniziale dell’accordo nel 2016, che è avvenuta attraverso l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida e del vice-presidente e head of global IP enforcement del gruppo Alibaba, Matthew Bassiur.
Per individuare i falsi il ministero dell’Agricoltura ha inoltre rafforzato, con una misura dedicata in Legge di Bilancio, la task force operativa dell’Ispettorato repressione frodi che quotidianamente monitora e individua i prodotti contraffatti sui siti e-commerce.
L’accordo con Alibaba per contrastare la contraffazione negli ultimi sette anni ha permesso la segnalazione di oltre il 98% delle inserzioni di prodotti in violazione e la rimozione dai marketplace di Alibaba, anche nell’ambito dalla piattaforma business to business Alibaba.com, che serve oltre 40 milioni di buyer professionali nel mondo. Complessivamente, le misure attuate hanno contribuito a rimuovere il 96% delle inserzioni illecite prima ancora che una singola vendita fosse effettuata. Le indicazioni geografiche italiane riconosciute e protette da Alibaba sulle proprie piattaforme di e-commerce sono attualmente 43.
“Il governo Meloni è in prima linea per difendere i prodotti di eccellenza in Italia, in Europa e nel resto del mondo da ogni tipo di contraffazione e sofisticazione – ha detto Lollobrigida – Proprio per questo in Legge di Bilancio abbiamo rafforzato il personale dell’Ispettorato Icqrf impiegato in prima linea per la tutela del made in Italy. Dobbiamo garantire le persone che acquistano i prodotti ma anche difendere le imprese dalla concorrenza sleale di chi copia e immette sul mercato illegalmente, con richiami ai nostri simboli e al nostro tricolore, le migliori eccellenze dell’agroalimentare italiano”. “La nostra collaborazione – ha sottolineato Matthew Bassiur, vice-presidente e head of global IP enforcement di Alibaba Group – ha portato protezione strategica per alcuni dei prodotti italiani più iconici nel mondo, come il Chianti, il Prosciutto di Parma e il Gorgonzola, solo per citarne alcuni. Facciamo in modo che i consumatori di tutto il mondo ricevano prodotti italiani genuini. Aiutiamo i produttori agroalimentari italiani, per lo più piccole e medie imprese, a proporre i sapori unici dell’Italia ai mercati internazionali”.

“The good mothers” coi paesaggi della Calabria vince l’Orso d’Oro

“The good mothers” coi paesaggi della Calabria vince l’Orso d’OroRoma, 23 feb. (askanews) – La serie Disney+, prodotta da House Productions e Wildside, società del gruppo Fremantle, finanziata dalla Calabria Film Commission con il Bando per il sostegno alle produzioni audiovisive 2021, è stata premiata con il “Berlinale Series Award”, istituito quest’anno. “The Good Mothers” girata per 6 settimane in Calabria anche con attori e professionisti calabresi ha utilizzato come location le bellezze paesaggistiche di Reggio Calabria, Palmi e Fiumara. Proprio sulle location si è soffermata la giuria del premio nelle motivazioni, affermando che “la bella fotografia, la scenografia e le location hanno contribuito alla sensazione ultra realistica della serie basata su fatti veri e personaggi della vita reale – le donne coraggiose che hanno resistito a decenni di oppressione e misoginia e che hanno contribuito a far crollare la mafia calabrese”. I creatori della serie sono stati meticolosi nel ricreare un mondo autentico e dettagliato, presentato da un cast stellare, “con performance che hanno fatto battere i nostri cuori”. Basata sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, adattato per lo schermo da Stephen Butchard, “The Good Mothers” è diretta da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso e vede nel cast oltre a Micaela Ramazzotti, anche Gaia Girace, Barbara Chichiarelli, Valentina Bellè, Simona Distefano, Francesco Colella, Andrea Dodero.

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile pace

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile paceRoma, 23 feb. (askanews) – Lo sforzo della Cina nel porsi come mediatrice per una possibile pace in Ucraina non sembra destinato a portare una concreta ricaduta immediatamente, tanto che Pechino si guarda bene dal definire quello che dovrebbe essere annunciato a breve, dato l’anniversario dell’anniversario dell’invasione russa, un “piano di pace”. E’ stato lo stesso ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, due giorni fa, a chiarirlo. “Noi non l’abbiamo mai chiamato piano di pace”, ha detto. E, in effetti, finora da Pechino si è parlato di “position paper”, anche se ieri il Global Times – una testata del Partito comunista cinese – titolava un suo articolo: “La Cina cerca un piano di pace per il conflitto Russia-Ucraina, mentre l’Occidente non è riuscito a mediare ma ha solo ad aggiungere combustibile al fuoco”. Nei giorni scorsi anche l’Italia aveva parlato di un discorso del presidente Xi Jinping il 24 febbraio.
L’alto diplomatico cinese Wang Yi – direttore del Comitato centrale affari esteri del Partito comunista cinese e membro del Politburo – ha concluso ieri la sua visita a Mosca, dopo aver incontrato il presidente russo Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Stando alle dichiarazioni ufficiali di Pechino, Wang Yi ha apprezzato “molto la conferma da parte della Russia della sua disponibilità a risolvere il problema” della guerra in Ucraina “attraverso il dialogo e i negoziati”. Ma – ha precisato Mosca – “non è stato discusso negli incontri alcun piano di pace per l’Ucraina”. E, d’altronde, anche a Kiev questo piano di pace non l’hanno ancora visto. Sebbene il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo l’incontro nel weekend con Wang, abbia detto di aver ricevuto dall’alto diplomatico informazione sui “punti chiave” del documento cinese, il documento stesso non è ancora stato consegnato. L’ha ribadito oggi anche il presidente Volodymyr Zelensky, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters.
Oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, è stato interpellato più volte sugli esiti della visita di Wang a Mosca, ma è rimasto abbastanza abbottonato, mantenendosi su un registro di formale ripetizione delle dichiarazioni di prammatica. “La Cina – ha detto – come sempre ha una posizione obiettiva e giusta e svolge un ruolo costruttivo nel cercare una soluzione politica della crisi”. E ha aggiunto: “Noi continueremo a svolgere un ruolo costruttivo alla nostra maniera per facilitare una soluzione pacifica della crisi”. Che è sostanzialmente quello che Pechino dice da un anno a questa parte.
Nel discorso di sabato scorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wang Yi ha annunciato la presentazione di un documento, un “position paper”, sulla guerra in Ucraina. A quanto ha anticipato l’alto diplomatico cinese, questo documento ribadirà il concetto del rispetto della sovranità e integrità degli stati; del rispetto delle legittime preoccupazioni di sicurezza da parte degli stati sovrani; dell’impossibilità di una guerra nucleare, che nessuno potrebbe vincere; del rafforzameto della sicurezza dei siti nucleari nelle aree di guerra, in particolare la centrale di Zaporizhzhia; degli sforzi congiunti contro l’uso di armi biochimiche.
Si tratta di affermazioni che trovano la loro base nei principi di fondo proposti nell’Iniziativa per la sicurezza globale (GSI), illustrata due giorni fa dal ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Questa iniziativa, a dire di Pechino, ha ricevuto già l’adesione di 80 paesi e, tra questi, la Russia: proprio negli incontri di Wang Yi, Mosca – secondo quanto ha detto oggi Wang Wenbin – “ha espresso il suo fermo sostegno per la GSI”.
La prudenza di Pechino nel parlare di un vero e proprio piano di pace è giustificata dal contesto in cui la sua iniziativa di facilitatore della pace in Ucraina si va a collocare. Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha apertamente sostenuto che la Cina sta valutando di fornire armi letali alla Russia e di aver in tal senso delle concrete intelligence. Pechino ha reagito rispondendo che si tratta soltanto di menzogne e oggi Wang Wenbin ha detto che questo punta a “sabotare il processo di soluzione politica della crisi ucraina”, oltre che a danneggiare ulteriormente le relazioni Pechino-Washington, che sono ai minimi termini dopo la crisi dei palloni aerostatici.
Insomma l’iniziativa di Pechino non ha particolari speranze di successo immediato, ma – secondo alcuni osservatori – tende a inserire della sabbia nei meccanismi occidentali che appaiono al momento compatti. Pechino manda un messaggio ai partner europeo-occidentali, in particolare quelli che più possono essere sensibili a un ammorbidimento. Non a caso Wang Yi, prima di andare a Mosca, è stato a Parigi, a Roma, in Germania e Ungheria.
Proprio la scorsa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso l’opinione che la Russia vada “sconfitta, non schiacciata”. E i tentennamenti tedeschi in merito alla fornitura dei carri armati Leopard all’Ucraina sono un segnale evidente proveniente da Berlino. Per quanto riguarda l’Italia, è l’unico paese del G7 che ha siglato il memorandum d’intesa sull’Initiziativa Belt and Road, che scade nel 2024, e Pechino vorrebbe che venisse rinnovato. Il tema sarà certamente central nella visita che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrebbe fare quest’anno in Cina. Infine, l’Ungheria è da sempre il membro Ue più vicino a Mosca.
“La guerra ucraina ha avuto un ruolo cruciale nel deterioramento delle relazioni della Cina con l’Europa” ha segnalato al Financial Times Li Mingjiang, un esperto dell’Università tecnologica Nanyang di Singapore. “Questo è stato un dei fattori principali che hanno messo la Cina sulla difensiva. Adesso questa vuole fare qualcosa per cambiare la corrente”.

Un’agenda per l’Editoria, incontro in Fieg organizzato da Osservatorio TuttiMedia

Un’agenda per l’Editoria, incontro in Fieg organizzato da Osservatorio TuttiMediaRoma, 23 feb. (askanews) – Sono soprattutto due – per Fabrizio Carotti, Direttore generale della Fieg, che ha ospitato l’incontro organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia, moderato da Maria Pia Rossignaud, Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia e direttrice Media Duemila – i temi da focalizzare per una agenda dall’editoria. Premessa la necessità di garantire l’attuazione del dettato dell’art.21 della Costituzione – dal “pluralismo dell’informazione” e dalla “libertà di stampa” fino ad arrivare al lettore (sia che si informi su carta sia in digitale) -, occorre garantire la tutela e valorizzazione del prodotto editoriale ed il sostegno pubblico all’editoria.
Il primo obiettivo si persegue attraverso differenti strumenti: il contrasto alla pirateria e agli utilizzi non remunerati, l’efficace attuazione del diritto connesso riconosciuto agli editori, la fruizione legale dei contenuti stessi da parte dei distributori e degli utilizzatori delle rassegne stampa ed altri. In parallelo, occorre garantire, almeno fintanto che gli strumenti citati non siano pienamente efficaci a restituire sostenibilità economica alle imprese editoriali, forme di sostegno pubblico. Carotti ha concluso ricordando che il recente pregevole studio del Dipartimento per l’editoria e l’informazione ha dimostrato che l’Italia rispetto ai Paesi europei oggetto del confronto destina risorse inferiori rispetto agli altri.
Carlo Bartoli, Presidente Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha voluto rappresentare la complessità di un mondo dell’informazione che ha subito, forse più che in altri campi, una accelerazione fortissima di fronte alla quale i giornalisti scontano forse una riflessione che si è fermata all’oggi e non ha saputo immaginare. È invece ora più che mai necessario anticipare gli scenari del futuro, immaginando, appunto, modelli di business innovativi e in grado di reggere agli uti di un cambiamento che è continuo. E disegnando, soprattutto, un mondo mediatico in cui prevalgano gli aspetti positivi della informazione. Qui lo stesso approccio europeo forse si è rivelato debole, senza dimenticare tuttavia i passi che si sono fin qui fatti in tema regolatorio, nei quali l’Italia ha sempre svolto un ruolo non marginale, ma anzi propulsivo e propositivo.
La necessità innanzitutto di consapevolezza di questo mondo nuovo e delle sfide che pone è stata ribadita da Franco Siddi, Presidente Osservatorio TuttiMedia, che invita a ricercare in una agenda per l’editoria un equilibrio tra i nuovi confini della libertà e dello sviluppo tracciati dalla tecnologia con il benessere della persona, e a recuperare un valore economico per il lavoro giornalistico senza il quale viene difficile esercitarlo con responsabilità professionale e rispetto della deontologia per arrivare alla produzione di senso. La notizia, ha detto, deve restare al centro, la notizia accurata, quanto possibile ‘vera’. Serve sostenibilità economica per le organizzazioni che producono informazione e anche gli Sfati in questo devono fare la loro parte per tutelare il bene prezioso rappresentato dalla informazione in senso lato, non solo naturalmente quella della carta stampata.
Un elogio della “lentezza”, invece, quella che non possiamo invece più permetterci, è venuta da Andrea Monda, giornalista delle pagine culturali, da quattro anni Direttore de L’Osservatore Romano, simbolicamente rappresentata dalla “mazzetta” di giornali cartacei acquistati oggi in edicola che ha portato con sé sul tavolo dei relatori. Chi può permettersi oggi di leggere una mazzetta di giornali? E che senso ha oggi un giornale quotidiano? Questa la domanda che si è posto e ha posto all’uditorio, quando la velocità, il ritmo che ci è imposto, non aiuta né la produzione né la fruizione di un giornale quotidiano. La fretta avrebbe un che di diabolico, mette in crisi la responsabilità nel confezionare le notizie e l’idea stessa di stampa come servizio e una disaffezione alla lettura della stampa, se disaffezione c’è, è data anche dalla autoreferenzialità di certe testate che forse hanno smesso di mettere il loro lettore al centro.
Una provocazione che un altro dei Direttori presenti al dibattito, Massimo Martinelli del Messaggero, ribalta ribadendo con convinzione l’utilità della “carta stampata”, parlando di giornale cartaceo e dei giornalisti che vi lavorano anzi come ‘tempio’ dell’informazione. Il problema piuttosto è il quotidiano furto dei contenuti che vale centinaia di milioni dall’anno, milioni che potrebbero essere impieganti per le assunzioni, per la formazione, per la foliazione stessa delle testate, per l’innovazione. La formazione, soprattutto, non deve essere quella da ultimo considerata come unica valida, e cioè l’informatica, il linguaggio Seo, l’indicizzazione, l’uso dei tag, eccetera. La formazione deve tornare a formare cronisti capaci di trovare la notizia, non solo di riproporre e distribuire nel modo più efficace informazione già esistente. Solo così ChatGPT da ausilio in redazione non sarà “la” redazione.
Le preoccupazioni per gli ultimi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale non le ha nascoste Derrick de Kerckhove, Direttore scientifico Osservatorio TuttiMedia/MediaDuemila, che ha parlato guardando a ChatGPT di vera e propria crisi epistemologica e antropologica grave perché va ad inficiare il fondamento stesso della comunicazione: il linguaggio. ChatGPT testimonierebbe per il Professore il passaggio da un sistema operativo culturale ad un altro: da quello della scrittura a quello dell’algoritmo. Non tiene conto del referente. E questo pone molteplici problemi da indagare, anche di diritto e regolatori, ma, soprattutto, di produzione di senso.
Si muove verso il qui ed ora di quanto sarà possibile realizzare dopo le recenti regolazioni europee Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy, Google Italy, che ha ripercorso velocemente le diverse fasi del confronto con gli editori che hanno portato ora alla possibilità di un incontro tra mondi – quello delle piattaforme digitali e quello dell’editoria – necessariamente “sinergici” e la recente chiusura della partita regolatoria ha posto le basi per accordi che si andranno a realizzare in una reciprocità che proprio l’Italia ha saputo intuire attraverso il Regolamento Agcom, in cui ciascuna parte porta valore all’altro massimizzando il risultato e creare valore. E il primo passo in questa direzione, da fare insieme, sarà quello di monitorare il come le persone si informano.
Questi in sintesi gli esiti dell’incontro promosso da Osservatorio TuttiMedia e Fieg, in occasione della presentazione della nuova edizione, la nona, del “Manuale di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione” del Prof. Ruben Razzante, edito da Wolters Kluwer. Proprio Le ultime novità in materia di copyright, responsabilità delle piattaforme web e social, azioni di contrasto alle fake news e valorizzazione dell’informazione di qualità all’interno di un contesto di cultura digitale, contenute nel manuale sempre aggiornato, giunto alla sua nona edizione, del Prof. Ruben Razzante, hanno fatto da sfondo per il possibile disegno di un mondo dell’Informazione, necessariamente nuovo e diverso, ma che non può prescindere da alcuni elementi-chiave. E che deve dare fronte però, anche, con caratteristiche nuove e dirompenti.
“La condivisione di obiettivi in un contesto storico in veloce movimento è la strategia indispensabile alla costruzione di un futuro sostenibile per i media – ha concluso Maria Pia Rossignaud -, questi incontri uniscono e invitano alla collaborazione”.

Pranzo Mattarella-von der Leyen, soddisfazione per compattezza Ue

Pranzo Mattarella-von der Leyen, soddisfazione per compattezza UeRoma, 23 feb. (askanews) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pranzato a Palermo con la presidente della Commissione europea Ursula von de Leyen. Clima molto cordiale, menu e vini siciliani. Temi principali affrontati nel corso del pranzo la vicenda ucraina, le migrazioni, la transizione ecologica, il gas e le fonti di approvvigionamento energetico. Temi sui quali, fanno sapere fonti del Quirinale, si è registrata una comunanza di visioni su tutto.
Il capo dello Stato ha ringraziato la presidente Ue per aver detto che le migrazioni sono un tema che riguarda l’intera Unione europea. Soddisfazione di entrambi, sottolineano le stesse fonti, per la riduzione del prezzo del gas e per la spinta comune per sviluppare le energie da fonti rinnovabili, giudizio positivo sulla larghissima compattezza dell’Unione su tutti questi temi. Da registrare anche la comune attenzione per l’apertura di flussi legali di migrazioni e la contemporanea lotta ai trafficanti di esseri umani.

Alla Toscana l’oro assoluto ai Campionati della cucina italiana

Alla Toscana l’oro assoluto ai Campionati della cucina italianaMilano, 23 feb. (askanews) – I cuochi del team Toscana sono i nuovi campioni assoluti della Cucina italiana, mentre lo chef Andrea Giuliani si aggiudica il titolo nelle competizioni individuali, dopo quattro giorni di sfide che hanno visto alternarsi sul palco 700 chef assistiti dai rispettivi team.
Tra gli altri premi assegnati dalle giurie presiedute da Gianluca Tomasi, general manager della Nazionale italiana cuochi, quello per la pasticceria da ristorazione K2 assegnato a Giampiero Ingrao e quello per la cucina calda vegan K3 assegnato a Domenico Lacedonia. I campionati della Cucina italiana, competizione riconosciuta dalla Worldchefs (Confederazione mondiale dei cuochi), sono l’evento nazionale più importante della Federazione italiana cuochi (Fic), organizzato in collaborazione con Italian exhibition group all’interno di Beer&Food Attraction, fiera di riferimento per l’eating out a Rimini. Qui si sono ritrovati 1.500 cuochi, con 16 team provenienti dall’Italia e dall’estero che si sono messi alla prova su cucina fredda, cucina calda, pasticceria da ristorazione e cucina artistica.
Tra i contest più attesi, quello dedicato allo street food, inserito in gara nel 2020 per far conoscere i cibi di strada più sfiziosi e vinto dal team Venezia, quello incentrato sulla mistery box, vinto da Danilo Salerno e Simone Salmin, quello per la miglior professionista lady chef, vinto da Lidia Lopez Sebastian e quello dedicato ai ragazzi speciali, curato da Roberto Rosati del Dipartimento solidarietà emergenze Fic, che ha visto la partecipazione di ragazzi con programmazione scolastica differenziata e un compagno tutor, alle prese con la preparazione di uno starter e di un antipasto ispirati alla cucina mediterranea. Grande partecipazione anche per il concorso “Miglior Allievo”, indetto fra gli Istituti professionali alberghieri e vinto da Francesco Orsi, dell’IPSAR Veronelli (Emilia Romagna).
I campionati della Cucina italiana sono stati anche teatro delle selezioni continentali europee della Worldchefs del “Global Chef”, dove l’Italia si è qualificata in tre categorie (senior, pastry e junior) per la finale di Singapore 2024, e le selezioni nazionali per il Bocuse d’Or, vinte da Marcelino Gòmez Vita, che guiderà il team azzurro alla finale europea che si svolgerà in Norvegia.
“In questa edizione l’entusiasmo e la passione mostrati da tutti i concorrenti mi ha commosso – ha dichiarato il presidente Federcuochi, Rocco Pozzulo – dopo gli anni del Covid e dell’impossibilità di poterci riunire tutti insieme sotto il vessillo della migliore cucina italiana, oggi viviamo quasi una rinascita, la gioia di poter condividere l’emozione delle gare ma anche tanti momenti conviviali e di scambio professionale che ci hanno arricchiti come cuochi e come persone”.

Netflix taglia i prezzi abbonamenti in oltre 30 paesi

Netflix taglia i prezzi abbonamenti in oltre 30 paesiNew York, 23 feb. (askanews) – Netflix ha ridotto il costo del suo servizio di abbonamento in vari paesi del Medio Oriente tra cui Yemen, Giordania, Libia e Iran; nei mercati dell’Africa sub-sahariana compreso il Kenya; e in vari paesi europei come Croazia, Slovenia e Bulgaria. La piattaforma cerca di attrarre clienti, in un contesto con crescenti opzioni di streaming. Riduzioni nei costi di abbonamento riguardano anche l’America latina e l’Asia, in particolare Malesia, Indonesia, Tailandia e Filippine. Tuttavia qualche mese fa, proprio i dirigenti di Netflix avevano parlato di aumentare i prezzi in luoghi dove possono permetterselo, come gli Stati Uniti per poter continuare ad investire in contenuti. Netflix opera in più di 190 paesi e territori e ha lavorato a forme di pagamento per le password condivise e a un piano di abbonamento con pubblicità.