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Premio “Villa Della Torre” a “Rubens! Nascita di una pittura europea”

Premio “Villa Della Torre” a “Rubens! Nascita di una pittura europea”Milano, 29 nov. (askanews) – Il premio “Villa Della Torre – L’Arte di Mostrare l’Arte 2023”, promosso dalla famiglia Mastella Allegrini, è stato assegnato al progetto “Rubens! La nascita di una pittura europea”, composto da tre importanti mostre allestite tra Mantova e Roma, frutto della collaborazione di Fondazione Palazzo Te, Galleria Borghese e Palazzo Ducale: “Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà”, “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura”, “Rubens. La Pala della Santissima Trinità”. La cerimonia di annuncio e premiazione si è svolta la sera del 28 novembre nei saloni della splendida Villa Della Torre a Fumane (Verona), monumento storico e architettonico di proprietà della famiglia Mastella Allegrini.

A ricevere il premio sono stati, per Fondazione Palazzo Te, il direttore Stefano Baia Curioni e la curatrice della mostra Raffaella Morselli, per Galleria Borghese, la direttrice e curatrice della mostra (insieme con Lucia Simonato) Francesca Cappelletti, e per Palazzo Ducale di Mantova, il direttore Stefano L’Occaso. Nella motivazione si legge che il riconoscimento è stato assegnato per aver coralmente ideato e realizzato il progetto espositivo “dando vita ad un’importante operazione culturale dedicata ai rapporti tra l’arte italiana e quella europea, in onore del poliedrico pittore di origini fiamminghe”. “Una mostra che nelle sue articolazioni ha il merito di obliterare la fallace immagine di un Rubens definito da molta critica ‘solo carne’ – prosegua la motivazione – mostrandolo protagonista assoluto del primo barocco, indefesso creatore di simboli e fine diplomatico, mediatore di conflitti politici e religiosi, tanto da avere, lui, refrattario alla guerra, la forza di continuare a indicarci la strada da seguire anche nel mezzo dei conflitti del nostro tempo”. “Era giusto fosse una villa sede di convivi e dialoghi, di confronti e culture capaci di contaminarsi, di equilibrio con il paesaggio circostante ma, in primo luogo, un originale, raro, edifico di arte che si mostra, di estetica del Rinascimento, ad offrire il nome al premio” ha spiegato Giancarlo Mastella introducendo la cerimonia, aggiungendo che questo riconoscimento dedicato alla villa rinascimentale, “opera illustre delle scuole di Giulio Romano e Michele Sanmicheli, e della relazione feconda tra Mantova e Verona, così la onora e si onora, la interpreta e se ne fa interprete”.

Quello dedicato alla “domus fumanese”, è l’undicesima edizione del premio “L’Arte di mostrare l’Arte”, importante riconoscimento culturale assegnato annualmente a curatori e personalità dell’arte e della cultura, “che attraverso le loro eccezionali visioni e ricerche realizzano percorsi espositivi originali e immersivi”. A ribadire lo straordinario e distintivo legame che stringe la sua famiglia con Villa Della Torre e l’omonima azienda vinicola da loro fondata, è stata la stessa Cavaliere del Lavoro, Marilisa Allegrini. “Essere qui mi riempie l’anima: questa Villa era il mio sogno di bambina e non è slegata, in tutta evidenza, alle nostre attività: i terreni agricoli resi a vigneto, il buon vino della Valpolicella, le degustazioni guidate, le cene d’affari” ha affermato l’impenditrice, tra gli artefici della rinascita della Valpolicella e riconosciuta ambasciatrice del vino italiano, sottolineando che “fa tutto parte del grande mondo dell’ospitalità, oggi considerato un asset strategico da chi pratica il mio lavoro e cerca di rendere ancora più preziosa nel mondo l’idea dello stile di vita italiano e delle diverse bellezze di questo straordinario Paese”. “Con l’andare del tempo la chiave artistica pura della Villa ha preso il sopravvento e mi ha condotta per mano fino a commuovermi” ha aggiunto emozionata, aggiungendo “le prospettive, il tempietto, il peristilio, i grandi camini mascheroni, la peschiera, gli archi, le volte, le pietre: ogni cosa ha congiurato non solo per ripagarmi degli sforzi compiuti nel lavoro di restauro e salvaguardia, ma anche per mettere in armonia spirito e corpo. Questo premio – ha concluso – evoca tutto questo: è la rappresentazione, la cifra autentica di valori antichi ma assieme sorprendentemente moderni, è la dimostrazione che il tempo della bellezza non ha mai fine”.

Oltre 26mila gli ingressi complessivi al Mercato dei vignaioli Fivi

Oltre 26mila gli ingressi complessivi al Mercato dei vignaioli FiviMilano, 29 nov. (askanews) – Sono stati oltre 26mila gli ingressi complessivi alla tre giorni del Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti organizzato dalla Fivi per la prima volta a Bologna Fiere, e a cui hanno partecipato 985 vignaioli, due associazioni di produttori stranieri e 29 olivicoltori della Fioi, “a sancire un’importante alleanza tra produttori agricoli”. Rispetto all’edizione dell’anno scorso che si era tenuta per l’ultima volta alla Fiera di Piacenza, gli ingressi sono aumentati di oltre duemila unità.

“Abbiamo dimostrato ancora una volta che il cuore di questa manifestazione sono le vignaiole e i vignaioli, con i loro vini, a raccontare tanti tasselli del grande puzzle dell’Italia del vino” ha commentato il presidente della Fivi, Lorenzo Cesconi, spiegando che “ci sono senza dubbio ancora molte cose da mettere a punto ma siamo nelle condizioni ideali per fare meglio, grazie alla forza dei contenuti che mettiamo sul tavolo”.

Vendemmia, stimato ulteriore calo tra il 20 e il 24% sul 2022

Vendemmia, stimato ulteriore calo tra il 20 e il 24% sul 2022Milano, 29 nov. (askanews) – Si ferma all’interno di una forbice tra 38 e 40 milioni di ettolitri la produzione vitivinicola italiana 2023. È quanto emerge dalla revisione delle stime annunciate a settembre dall’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), che ha registrato un ulteriore alleggerimento rispetto ai valori della vendemmia 2022. Si prevede che la contrazione raggiunga quindi un range variabile tra il -20% e -24%, al netto di eventuali prodotti a monte del vino (quali mosti, vini nuovi in fermentazione, ecc.) acquistati da altri Paesi Ue, anziché il -12% preventivato a settembre.

Il calo produttivo, che coinvolge praticamente tutto lo Stivale, è stato determinato in particolare dalla riduzione del raccolto nelle principali regioni produttive del Nord, Veneto (-10%) e Piemonte (-17%), ma vede stime sensibilmente peggiorative anche per le big del vino nelle altre macroaree italiane: Toscana (-30%), Puglia (-30%), Abruzzo (-60%) e Sicilia (-45%). In particolare, si rileva una riduzione media complessiva attorno al -9,5% al Nord, -29,5% al Centro, e -38,2% al Sud. I dati definitivi saranno comunque resi noti il prossimo anno dagli uffici competenti del Masaf. Secondo l’Osservatorio, l’ulteriore diminuzione è da imputare, in primis, ad un’estate settembrina che si è prolungata per tutto il mese con sole e temperature massime spesso oltre i 30 gradi. “Caldo e mancanza di piogge – chiosano gli analisti – da una parte hanno sicuramente influito positivamente sulla qualità delle uve, ma dall’altra hanno determinato un alleggerimento dei frutti, con una conseguente riduzione volumica del raccolto”.

Vino, il 1 dicembre l’Expo del Consorzio Chianti Colli Fiorentini

Vino, il 1 dicembre l’Expo del Consorzio Chianti Colli FiorentiniMilano, 28 nov. (askanews) – Il 1 dicembre nel Salone Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti a Firenze si tiene la seconda edizione dell’Expo del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, la rassegna “dedicata al vino di qualità e alla cultura del buon vivere” pensata ed organizzata per far conoscere le specificità del Chianti Colli Fiorentini e delle suggestive zone che lo ospitano.

La giornata prenderà il via la mattina con appuntamenti dedicati alla stampa italiana ed estera, con i giornalisti che avranno la possibilità di degustare i prodotti del Consorzio ma, anche, conoscere uno dei territori più suggestivi della Toscana. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 20, la manifestazione aprirà al pubblico, che potrà assaggiare i vini dei produttori del Consorzio presenti. “Siamo alla seconda edizione di un evento che valorizza e fa conoscere un territorio e una parte di identità forte della Toscana con un prodotto importante del patrimonio culturale della nostra zona: il vino” ha dichiarato la vicepresidente e assessora all’agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi, spiegando che “il vino Chianti Colli Fiorentini non è solo un prodotto di grande qualità che porta il nome della Toscana nel mondo, ma è anche un elemento di valore e di ricchezza e questa manifestazione, che già l’anno scorso ha riscosso successo, dimostra quanto più grande sia la forza di un prodotto se i territori sono uniti e, uniti, lavorano insieme, come in questo caso”.

“Siamo davvero orgogliosi di aver organizzato per la seconda volta, in un luogo così suggestivo, il secondo Expo del Consorzio” ha affermato il vicepresidente del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, Filippo Rocchi, ricordando che “per noi rappresenta un momento di altissimo valore per far conoscere l’alta qualità dei nostri prodotti. Ci auguriamo – ha concluso – che, grazie anche al sostegno delle istituzioni, questo possa diventare un appuntamento fisso del mese di dicembre a Firenze”. La manifestazione ha avuto il sostegno dei 16 Comuni che ospitano i produttori del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, a dimostrazione dell’alto valore della manifestazione in termini di visibilità e di valore. I Comuni sono: Bagno a Ripoli, Barberino Tavarnelle, Certaldo, Fiesole, Figline ed Incisa Val d’Arno, Firenze, Impruneta, Lastra a Signa, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Pelago, Pontassieve, Reggello, Rignano sull’Arno, San Casciano Val di Pesa, Scandicci.

L’iniziativa è nata dall’idea dei membri del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, e ha il supporto di Vetrina Toscana, il progetto della Regione, in collaborazione con Unioncamere Toscana, che promuove il turismo enogastronomico, con la regia di Toscana Promozione Turistica coadiuvata da Fondazione Sistema Toscana.

Vino, Zonin: avanti su “premiumizzazione” valutando novità portfolio

Vino, Zonin: avanti su “premiumizzazione” valutando novità portfolioMilano, 27 nov. (askanews) – “Stiamo ragionando sul modificare il portfolio del Gruppo, per ‘premiumizzarlo’ di più: in Italia siamo già presenti in diversi territori molto vocati per la produzione di vini di qualità ma qualche perla ci manca, penso al Barolo, al Brunello e a Bolgheri”. E’ quanto ha affermato ad askanews, Domenico Zonin presidente del Gruppo vinicolo Zonin 1821 che, alla domanda sulla possibilità di eventuali acquisizioni nel prossimo anno, risponde “vedremo, il mondo del vino è molto lento: la nostra azienda ha duecento anni, la vendemmia avviene una volta all’anno e quindi anche i cambiamenti hanno una velocità che è a volte un po’ frustante”. “Lo sforzo sul fronte della qualità, del prezzo e del posizionamento proseguirà anche nei prossimi anni, è un processo che abbiamo intrapreso anni fa e continueremo a farlo ma sempre con molta prudenza” aggiunge il presidente, ricordando che “il vecchio consulente enologo della nostra Cantina, il celebre Denis Dubourdieu,(l’ex direttore dell’Isvv di Bordeaux scomparso nel 2016, ndr) mi diceva sempre che ‘la differenza tra i francesi e gli italiani è abbastanza evidente: ai francesi piace il lusso ogni tanto, agli italiani piace il buono tutti i giorni’. E’ giusto dunque ‘premiumizzare’ ma bisogna stare attenti a qual è il nostro Dna, a dove siamo bravi, e a non esagerare”.

Presente in più di 140 Paesi in tre Continenti con oltre 500 collaboratori che operano in Italia e nelle filiali degli Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Svezia, il Gruppo di Gambellara (Vicenza), produce e distribuisce non solo i vini fermi e gli spumanti a marchio Zonin, ma anche quelli delle Tenute italiane Ca’ Bolani in Friuli, Castello del Poggio in Piemonte, Tenuta Oltrenero in Lombardia, Castello di Albola e Rocca di Montemassi in Toscana, Masseria Altemura in Puglia e Principi di Butera in Sicilia. A cui si sommano le due Tenute estere: Barboursville Vineyards in Virginia (Stati Uniti) e Dos Almas in Cile. Completano il porfolio i brand Ca’ Vescovo, Sette Archi, Feudo del Principe, Sant’Ilario, San Zeno e Conti Buneis. Complessivamente, Zonin 1821 conta così su oltre quattromila ettari di cui 1.600 vitati, grazie ai quali nel 2022 ha prodotto circa 50milioni di bottiglie, di cui l’85% è stato esportato. I vini delle Tenute finiscono quasi tutti nel canale Horeca, mentre il 70% di quelli a marchio Zonin vanno nella Gdo. Il Gruppo ha chiuso il 2022 con un fatturato di poco meno di 200 milioni di euro, classificandosi al sesto posto tra le prime dieci Cantine private italiane. Per l’anno in corso il presidente si dimostra cauto. “Il 2023 è un anno molto complesso perché gli effetti dell’inflazione si fanno sentire in maniera pesante su diversi mercati ma nonostante lo scenario non facile, la nostra azienda sta crescendo in diversi Paesi, tra cui l’Italia” spiega Zonin, precisando che c’è una “situazione più complessa per quanto riguarda gli Stati Uniti che dopo 30 anni di crescita continua nei consumi del vino, quest’anno segnano un po’ il passo soprattutto sul vino importato”. “Il 2023 e il 2024 saranno anni complicati soprattutto per gli effetti inflattivi, aumento dei costi e riduzione del potere di spesa: fattori questi che ci preoccupano maggiormente perché creano instabilità quando si cerca di andare avanti” chiosa Zonin, che si dimostra meno preoccupato in merito al calo nei consumi del vino rosso in diversi Paesi. “Sono tendenze di mercato che ci sono sempre state, se penso agli anni Settanta, in Italia nessuno beveva rosso e tutti bevevano bianco, poi c’è stato il ventennio dei rossi, con l’esplosione dell’Amarone, del Brunello, del Chianti Classico, e adesso è il periodo delle ‘bollicine’ e sta tornando il periodo dei bianchi, mentre i rossi soffrono un po’ di più: è ciclico, non c’è nulla di cui preoccuparsi, sono fasi” spiega, ricordando che “noi abbiamo cercato di mettere assieme un portafoglio di prodotti equilibrato, con vini rossi, bianchi e bollicine che provengono da diversi territori, perché è giusto che ogni territorio abbia una sua specializzazione: quindi se per dieci anni va una categoria più di un’altra, noi riusciamo comunque a cavalcare i trend di mercato senza problemi”.

E a proposito di “bollicine”, il mercato registra una crescita costante negli ultimi dieci anni, con il 2022 che ha visto la produzione italiana di spumanti avvicinarsi al miliardo di bottiglie. Un numero record che rende difficile immaginare ulteriori exploit, se non per il Metodo Classico, che oggi rappresenta meno del 10% della produzione di “bollicine” italiane. Per questo il Gruppo di Gambellara punta a fare della Cantina Oltrenero, l’ex Tenuta Il Bosco di Zenevredo alle porte di Pavia e a soli 40 chilometri da Milano, un centro spumantistico di qualità. Acquistata nel 1987 dalla Famiglia Zonin che ha espanso la superfice vitata da 30 ai 104 ettari attuali, di cui 84 vitati, Oltrenero porterà progressivamente a termine la produzione di quei vini che un tempo fecero la fortuna di questa zona (Croatina, Bonarda, Barbera, Riesling e Moscato) e che oggi invece il mercato percepisce come di scarso “appeal”, sostituendoli con il Pinot Nero per far crescere la produzione di bollicine di qualità. Produzione, sovraintesa da un paio d’anni da Paolo Tealdi, oggi rappresentata da tre Pinot Nero Docg in purezza: un Brut che affina almeno 30 mesi sui lieviti, un Brut Nature che riposa in bottiglia per circa 48 mesi, e un Cruasé che di mesi ne fa 36, a cui si aggiunge la “Cuvée Emme”, un VSQ 100% Pinot Meunier, figlia di un unico vitigno di circa due ettari. Un progetto, quello della bollicina di qualità in un territorio vocato e storicamente riconosciuto, che rientra appieno nell’idea di premiumizzazione. Nel risultato record delle bollicine italiane, il Sistema Prosecco è stato ed è il protagonista, con una produzione che si aggira su 765 milioni di bottiglie. E il Prosecco Doc è da sempre uno degli asset importanti di Zonin, che rappresenta il 28% del fatturato totale. “Dopo una crescita pazzesca per tanti anni che nessuno si aspettava, sembra si sia arrivati ad una stabilità dei consumi: adesso il grosso del lavoro, in primis del Consorzio, e dei produttori è quello di valorizzare il brand Prosecco” spiega ad askanews Domenico Zonin, precisando che “se negli anni passati lo sforzo era concentrato sul farlo conoscere, oggi è quello di posizionarlo nella testa dei consumatori su qualche gradino più alto, in modo tale che sia un fenomeno che si preserva per tanti, tanti, anni”. Insomma una volta scemato l’effetto novità sul mercato internazionale, serve ora lavorare sul “percepito del prodotto” attraverso comunicazione, marketing e posizionamento. Sulle polemiche interne al Consorzio tra produttori della Docg Conegliano Valdobbiadene e quelli della Doc, il presidente è netto: “Il marchio è unico e si chiama Prosecco, poi ci sta che chi è di Conegliano Valdobbiadene usi anche quel nome, ma l’importante è lavorare insieme perché quello che si è notato in altre Denominazioni in anni passati, è che quando si litiga la Denominazione soffre, quindi questi attriti non fanno mai bene”.

Infine, per quanto riguarda la tendenza salutista che sta facendo capolino con prodotti low-alcol e no-alcol su alcuni mercati, primo tra i quali gli Stati Uniti, Zonin non si scompone. “Nella settore della birra è un fenomeno che esiste da anni e ora inizia con gli spirits grazie ai gin dealcolati” ricorda, sottolineando che “nel vino è una tendenza nuova ma ci sono diverse Cantine che sono partite: per adesso il mercato è molto di nicchia, si vedrà, ad oggi non si capisce ancora, noi siamo comunque usciti con uno spumante a base Glera, il “Cuvée Zero – Alcohol Free”.

Parte Abruzzo Wine Academy: formazione per 24 professionisti stranieri

Parte Abruzzo Wine Academy: formazione per 24 professionisti stranieriMilano, 27 nov. (askanews) – Debutta la prima edizione di Abruzzo Wine Academy, il format ideato dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo per fornire un approfondimento sulla variegata offerta enologica dell’Abruzzo ad una selezione di professionisti provenienti da Canada, Stati Uniti e Cina. Dal 27 al 30 novembre questi operatori del settore avranno l’opportunità di ampliare e perfezionare sul campo la loro conoscenza dei vini locali “per poterli poi meglio raccontare sui mercati internazionali”. Durante questa tre giorni sono previste lezioni, degustazioni e visite al territorio e alle Cantine. Due focus saranno dedicati alle Docg, al mondo della cooperazione e al Trebbiano dìAbruzzo, il vitigno a bacca bianca più identificativo della regione.

“Un programma intenso, volto a cogliere anche gli aspetti meno noti e a valorizzare al meglio l’intera regione che vanta una percentuale di export del 40% dell’intera produzione, con un giro d’affari pari a 229 milioni di euro” ha ricordato il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi, sottolinendo che “abbiamo ricevuto numerose candidature e intanto partiamo con una selezione di 24 professionisti, l’obiettivo è quello di arrivare nel medio lungo periodo ad avere una community che faccia da cassa di risonanza ai nostri vini ed al nostro territorio”. A condurre le due masterclass propedeutiche a un esame finale per l’ottenimento del titolo di “Ambasciatori dei Vini d’Abruzzo”, è stato chiamato il wine educator, Filippo Bartolotta. “Gli ‘ambassadors’ sono sempre più necessari – ha concluso il Consorzio – anche per svolgere un ruolo di mediazione culturale, professionisti in grado di avvicinare i consumatori al consumo responsabile e consapevole, prediligendo i vini a Dop e Igp”.

Patto Oiv-Fao per conservazione risorse fitogenetiche in viticoltura

Patto Oiv-Fao per conservazione risorse fitogenetiche in viticolturaMilano, 27 nov. (askanews) – L’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) e il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (Itpgrfa) della Fao hanno firmato “una storica lettera d’intenti” per la conservazione delle risorse fitogenetiche in viticoltura. La cerimonia, che si è svolta come evento collaterale a margine della decima sessione dell’organo direttivo (GB-10) del Trattato internazionale presso la sede della Fao, è stata firmata dal segretario del Trattato internazionale, Kent Nnadozie, e dal presidente dell’Oiv, Luigi Moio.

In una nota, l’Oiv spiega che la lettera “rappresenta l’impegno reciproco a cooperare attivamente in termini politici, scientifici e tecnici per la conservazione e la valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura, con particolare attenzione alla sostenibilità nel settore della viticoltura”. La nuova collaborazione prevede di “incoraggiare programmi per lo sviluppo delle competenze necessarie alla conservazione avanzata delle risorse fitogenetiche”; promuovere attivamente lo scambio di informazioni rilevanti per il settore viticolo, e l’uso di standard di dati concordati a livello internazionale per la documentazione delle risorse fitogenetiche; garantire le risorse necessarie per sostenere le attività di collaborazione e sviluppare iniziative finanziarie per il progresso degli obiettivi condivisi, compresi quelli relativi all’Obiettivo di sviluppo sostenibile 15, che mira a ‘proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del territorio e arrestare la perdita di biodiversità’”. “L’importanza di questa approvazione – ha dichiarato Moio – risiede nell’impegno formale da parte di due stimati organismi intergovernativi, la Fao e l’Oiv, a sostenere iniziative volte a plasmare il futuro del settore vitivinicolo e della più ampia industria agricola mondiale”. “La firma di oggi va oltre la formalità, rappresenta il nostro forte impegno a collaborare per un futuro sostenibile per l’agricoltura globale” ha commentato il segretario del Itpgrfa, Nnadozie”, sottolineando che “questo segna un passo strategico nella conservazione congiunta delle risorse fitogenetiche, nella promozione della biodiversità e nell’allineamento con l’obiettivo di sviluppo sostenibile 15 di ‘arrestare e invertire il degrado del suolo e la perdita di biodiversità’”.

I migliori vini qualità-prezzo della guida “Berebene 2024″

I migliori vini qualità-prezzo della guida “Berebene 2024″Milano, 26 nov. (askanews) – La guida “Berebene 2024” del Gambero Rosso, volume che offre una selezione ragionata di “ottimi vini italiani che non costano più di venti euro”, ha reso noti i suoi premi per il rapporto qualità-prezzo.

I riconoscimenti sono stati assegnati per il miglior rosso al “Primitivo di Manduria Anima di Primitivo Dop 2021” di Tenute Eméra, la più grande delle Cantine di Claudio Quarta Vignaiolo, con i suoi 80 ettari di proprietà, di cui 50 vitati, con sede a Lizzano (Taranto). Per il miglior bianco il premio è andato al “Frascati Superiore ’22” di Casale Marchese, azienda agricola con una 50ina di ettari nel territorio della cittadina dei Castelli Romani, di proprietà da ormai due secoli della famiglia Carletti. Miglior rosato è stato giudicato il “Chiaretto di Bardolino Classico Vigne Alte ’22” di Zeni 1870, prodotto con uve Corvina e Rondinella da “una delle più belle e storiche realtà del territorio”, sulle sponde del lago di Garda, dove conta su oltre 25 ettari vitati. Il riconoscimento per il miglior spumante è andato all’”Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut ’17” di Ca’ del Gè, azienda della famiglia Padroggi con 45 ettari divisi tra Montalto Pavese e la zona di Cigognola. Infine, il premio miglior vino dolce è stato attribuito al “Moscato d’Asti Lumine ’22” di Ca’ d’Gal, Cantina storica che sorge sulle colline di Valdivilla, piccola frazione di Santo Stefano Belbo (Cuneo).

Ais: il 28enne Cristian Maitan è il miglior sommelier d’Italia 2023

Ais: il 28enne Cristian Maitan è il miglior sommelier d’Italia 2023Milano, 26 nov. (askanews) – È il 28enne trevigiano Cristian Maitan il miglior sommelier d’Italia 2023. La finale dell’omonimo concorso Premio Trentodoc dell’Associazione italiana sommelier (Ais), si è tenuta il 26 novembre a bordo di MSC World Europa a Genova, a conclusione della 55esima Convention nazionale di Ais, l’appuntamento biennale dedicato alla valorizzazione della cultura del vino quest’anno aperto al pubblico per la prima volta.

Maitan è stato premiato dal presidente di Ais, Sandro Camilli, dalla responsabile dell’Istituto Trento Doc, Sabrina Schench, e da Alessandro Nigro Imperiale, miglior sommelier d’italia Ais 2022. Secondo classificato Marco Casadei di Ais Romagna, al terzo posto del podio Massimo Tortora di Ais Toscana. I sommelier sono stati esaminati da una giuria tecnica composta dai vincitori delle precedenti edizioni e da un’altra composta da giornalisti e referenti dell’area didattica di Ais. Maitan è sommelier di Ais Veneto e lavora nel ristorante di famiglia, il “Nuovo Ranch” di Ponte di Piave (Treviso). Nel 2018 ha vinto il titolo di Miglior sommelier Ais Veneto. “Questo riconoscimento è un sogno che avevo fin dalle scuole superiori e che oggi si avvera” ha commentato il 28enne trevigiano, sottolineando che “è stato un percorso lungo e impegnativo” e che “la prova più difficile che ho affrontato è stata quella con me stesso: ho imparato a non abbattermi, a perseverare e ad andare avanti con la grande passione che mi ha sempre accompagnato”.

“Il concorso che decreta il Miglior sommelier d’Italia è uno degli appuntamenti principali della nostra associazione che arriva a conclusione di una Convention più che mai ricca e partecipata” ha dichiarato Sandro Camilli, aggiungendo che “la finale di oggi è la conclusione di un percorso lungo e articolato, composto da ben tre preselezioni”. “I sommelier arrivati a questo punto sono veri e propri ambasciatori in giro per l’Italia e per il mondo di questo straordinario prodotto che è il vino” ha proseguito il presidente Ais, ricordando che “i candidati devono dimostrare le proprie conoscenze in viticoltura, enologia, degustazione, analisi organolettica e decantazione di vini, oltre a prove di comunicazione. I ragazzi e le ragazze che si iscrivono ai nostri corsi – ha concluso – vedono una vera prospettiva occupazionale: con il titolo di sommelier non si riceve soltanto un diploma ma si impara un mestiere a tutto tondo”. Al primo classificato vengono assegnati il titolo e il diploma, oltre al “Premio Trentodoc”: una borsa di studio di 6.500 euro e una Jéroboam Trentodoc.

Dal 2 al 4 dicembre il “Milano Whisky Festival and Rum Show”

Dal 2 al 4 dicembre il “Milano Whisky Festival and Rum Show”Milano, 26 nov. (askanews) – Il “Milano Whisky Festival & Rum Show” diventa maggiorenne e spegne 18 candeline con l’edizione 2023 il sabato 2, domenica 3 e lunedì 4 dicembre. Tre giorni che vedranno riunite al Palazzo delle Stelline, nel pieno centro di Milano, i più importanti distributori e le più rinomate distillerie di Scotch Whisky, Irish Whiskey, Bourbon, Whisky dall’Estremo Oriente, Rum, Ron e Rhum.

In uno spazio unico di oltre tremila metri quadrati, visitatori e professionisti avranno modo di degustare, acquistare e curiosare tra le 4.000 etichette presenti. Come nelle precedenti edizioni, e secondo un meccanismo ormai collaudato ed apprezzato dai visitatori, è possibile partecipare a degustazioni guidate e masterclass, assaggiare liberamente agli stand (con prezzi a partire dai 3 euro) e acquistare le bottiglie.