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Vino, Primavera Prosecco Superiore: torna la Notte bianca del gusto

Vino, Primavera Prosecco Superiore: torna la Notte bianca del gustoMilano, 7 lug. (askanews) – Venerdì 7 luglio Conegliano (Treviso) ospiterà la “Notte bianca del gusto”, celebrazione conclusiva della 18esima edizione della “Primavera del Prosecco Superiore”. A partire dalle 19 la centralissima piazza Cima sarà la cornice di una serata che parlerà di vini, tipicità e cultura del territorio.

Aprirà il programma il Gran Gala della Primavera del Prosecco Superiore (solo su invito) con le premiazioni della nona edizione del Concorso enologico Fascetta d’oro, primo ed unico concorso nazionale dedicato al Conegliano Valdobbiadene e alle sue eccellenze vitivinicole, istituito dal Comitato provinciale Unpli Treviso, d’intesa con Assoenologi. In gara per conquistare la Gran Fascetta d’Oro, ci saranno oltre 200 delle migliori etichette presentate in degustazione nelle 17 Mostre del vino della Primavera del Prosecco Superiore. Per la prima volta, inoltre, verrà assegnato il Premio Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in collaborazione con l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, menzione “Rive”, che ha ottenuto il punteggio più elevato.

Momento clou della serata saranno i festeggiamenti per il quarto anniversario della nomina delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene a Patrimonio dell’Umanità Unesco che daranno ufficialmente il via alla Notte Bianca del Gusto (aperta a tutti), un vero e proprio viaggio culinario tra i sapori locali: i vini vincitori con i formaggi di Latteria Soligo, lo spiedo preparato dal Gruppo Alpini di Ogliano, il Risotto al Prosecco di Osteria Cima, il gelato al Prosecco (con variazione analcolica per i più piccoli) di Longarone Fiere Dolomiti in collaborazione con Contaminazioni Stellate.

Stock Spirits celebra in Italia i 100 anni di House of Suntory

Stock Spirits celebra in Italia i 100 anni di House of SuntoryMilano, 7 lug. (askanews) – Stoke Spirits porta in Italia i festeggiamenti per i cento anni di House of Suntory, la celebre azienda giapponese di liquori pregiati e pluripremiati, nota in particolare per i suoi whisky. Fino al 18 luglio tutte le vetrine de La Rinascente di piazza Duomo a Milano saranno dedicate ad alcune sue referenze, allestite con ideogrammi (“Kanji”) realizzati a mano su un grande telo da un maestro di “shodo” (arte giapponese della calligrafia) e con giochi di luce e di suoni che richiamano il legame della casa giapponese con la natura. Al settimo piano, è stato inoltre allestito un “pop-up store” dove si possono scoprire diverse etichette, alcune delle quali approdano per la prima volta in Italia, come i whisky in edizione limitata dedicata all’anniversario dei cento anni.

Si tratta del single malt “Yamazaki” e della cuvee di malto “Hakushu” entrami nelle versioni 12 e 18 anni, a cui si aggiungono “Hibiki”, prodotto con miscela di malto e grano provenienti dalle distillerie Yamazaki, Hakushu e Chita, da cui arriva anche la miscela che dà vita a “Whisky Toki”. Al loro fianco il “Roku Gin” prodotto con sei botaniche giapponesi, e “Haku Vodka” realizzata con riso bianco giapponese (“hakumai”) e filtrata attraverso il carbone di bambù. House of Suntory fu fondata da Shinjiro Torii nel 1923 con la distilleria Yamazaki, la prima e più antica distilleria di whisky di malto nella storia del Giappone. Oggi l’azienda è guidata dal nipote di Shinjiro, Shingo Torii.

“Come distributori ufficiali di Beam Suntory, terzo produttore mondiale di distillati, che per House of Suntory produce i whisky artigianali Yamazaki, Hakushu, Hibiki e Toki, siamo davvero orgogliosi di dare il via anche in Italia ai festeggiamenti di questo importante traguardo” ha dichiarato la direttrice marketing di Stock Italia, Valentina Simonetta, sottolineando che “House of Suntory è diventata oggi sinonimo dei migliori whisky giapponesi al mondo e ha senza dubbio costruito un’eredità degna di essere celebrata: crediamo fortemente nel connubio tradizione-innovazione e pensiamo che le sue esclusive referenze, di rara qualità, possano rispondere efficacemente alle esigenze del mercato del fuoricasa italiano, fatto di consumatori sempre più attenti ed esigenti, in cerca di esperienze sensoriali e culturali profonde”. In occasione del centenario, l’azienda giapponese ha prodotto il un video-manifesto “Suntory Anniversary Tribute” con la partecipazione dell’attore Keanu Reeves, e la regia del premio Oscar Sofia Coppola, che aveva contribuito alla fama del brand inserendo il whisky Suntory come elemento narrativo nel suo celebre film “Lost in Translation”. Il video precede la docu-serie “The Nature and Spirit of Japan”, sempre con Reeves, che sarà girata questa estate da Roman Coppola per offrire un’esplorazione più profonda di House of Suntory e della cultura giapponese in generale.

Vino, sull’app di Fivi vigneti e cantine di oltre 1.600 vignaioli

Vino, sull’app di Fivi vigneti e cantine di oltre 1.600 vignaioliMilano, 6 lug. (askanews) – Si chiama semplicemente “FIVI” l’app ufficiale della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), la prima tra le associazioni di vignaioli in Europa a dotarsi di questo strumento di comunicazione e promozione.

Nata nel 2020 ma recentemente aggiornata, con gli indirizzi di oltre 1.600 aziende associate e oggi tutte geolocalizzate, questa applicazione sarà ora pubblicizzata attraverso uno spot realizzato da Gianmaria Pezzato e Michele Purin, che è stato presentato oggi alla Cascina Cuccagna di Milano. “I vignaioli indipendenti sono i principali protagonisti dell’enoturismo, in Italia, perché sono intrinsecamente legati al loro territorio, che tutelano con il loro lavoro e raccontano attraverso i loro vini, e perché possono offrire al turista un’esperienza completa di conoscenza del mondo del vino, dal vigneto alla cantina” ha spiegato la produttrice romagnola Rita Babini, segretario nazionale dell’Associazione, ricordando che “Fivi è ramificata in tutta Italia e rappresenta una rete perfetta non solo per il turista che vuole conoscere il nostro Paese attraverso le sue eccellenze enologiche, ma anche per le gite fuori porta e i week end di svago: a volte si possono scoprire piccoli tesori, a pochi chilometri da dove abitiamo, e i Vignaioli sono pronti a farveli scoprire”.

Tra le funzioni dell’applicazione, oltre alla geolocalizzazione delle Cantine più vicine alla propria posizione, c’è la possibilità di selezionare una lista di quelle preferite, per future visite o acquisti. E dalle schede aziendali è possibile accedere agli e-commerce delle singole aziende per acquistare i loro vini. Nella sezione “Eventi” si potrà inoltre accedere al Catalogo del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che si svolgerà a Bologna dal 25 al 27 novembre 2023, con più di mille Vignaioli presenti. L’app “FIVI” è disponibile gratuitamente in italiano e in inglese sia per IOS che per Android.

Vino, i Sauternes di Chateau de Fargues in Italia grazie a Partesa

Vino, i Sauternes di Chateau de Fargues in Italia grazie a PartesaMilano, 6 lug. (askanews) – Partesa, società del Gruppo Heineken Italia specializzata nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Horeca, ha firmato un accordo di importazione e distribuzione con Chateau de Fargues, antica e celebre realtà vinicola francese celebre per i suoi Sauternes.

La Tenuta, fondata nel XIV secolo, appartiene dal 1472 alla famiglia Lur Saluces , oggi rappresentata da Alexandre e dal figlio Philippe. Château de Fargues non mette mai sul mercato annate ritenute imperfette (ad esempio quelle del 1972, 1974, 1992 e 2012) ma solo vini di grande eleganza, complessità e longevità, che ora si potranno gustare anche in Italia in una selezione di annate speciali, dalla 1994 alla 2016. “La famiglia Lur Saluces lavora con la massima ambizione possibile per produrre un vino unico. Dopo importanti investimenti in vigna, nelle cantine e nella storica fortezza del XIV secolo, è giunto il momento di dare al vino di Château de Fargues la distribuzione che merita. Il mercato italiano è particolarmente importante per noi, per la vicinanza culturale che ci lega agli italiani ma soprattutto per le origini piemontesi della nostra famiglia: discendiamo dall’ultimo marchese di Saluzzo, i cui titoli e armi portiamo orgogliosamente con la Corona di ferro che adorna ciascuna delle nostre bottiglie” ha affermato spiega Philippe de Lur Saluces, titolare di Château de Fargues, sottolineando che “siamo lieti di aver trovato in Partesa un partner dinamico e di primordine a cui affidare il nostro vino per la distribuzione sul territorio italiano, e di aprire a tutti i suoi clienti le porte delle nostre cantine, dando loro accesso alle ultime annate commercializzate ma anche ai tesori che conserviamo gelosamente da molti anni”.

“Siamo estremamente orgogliosi di accogliere nella famiglia di Partesa for Wine un produttore di così grande prestigio e di portare in Italia i suoi sublimi Sauternes” ha dichiarato Alessandro Rossi, National category manager wine di Partesa, aggiungendo che “questa partnership, fondata sul valore condiviso della qualità, produttiva da un lato e distributiva dall’altro, consentirà al mercato italiano di scoprire e apprezzare gli straordinari vini della famiglia Lur Saluces, che, siamo certi, saranno accolti con entusiasmo da tutto il canale Horeca e da tutti i wine lovers italiani”.

150 anni di Heineken: 25 mln birre al giorno e il puntuale errore nel nome

150 anni di Heineken: 25 mln birre al giorno e il puntuale errore nel nomeMilano, 6 lug. (askanews) – Ogni giorno vengono servite 25 milioni di birre Heineken in 190 Paesi del mondo. Un brand arrivato in Italia nel 1974, dove in quasi 50 anni è diventato il primo produttore di birra. Ma la sua storia inizia ben prima, esattamente 150 anni fa. Ora per festeggiare questo traguardo il brand della birra olandese ha deciso di lanciare una campagna che punta sulla convivialità ma anche su quel diffuso “mispelling”, l’errore ortografico che insidia chiunque debba scrivere o pronunciare il suo nome. In giro per il mondo le storpiature del marchio sono diverse: si va da Ainechen, il più usato nel nostro Paese e mal pronunciato (senza H), a Verdinha (Brasile), da Jeineken (Messico) a Biertje (Paesi bassi), fino a Heineking, Heini o semplicemente “The Green One”. Ora questi refusi diventano protagonisti delle etichette di una serie di bottiglie in edizione limitata creata per festeggiare i 150 anni.

Del resto come ricorda la campagna questi 150 anni di bei momenti vanno festeggiati “in un modo o nell’altro”. Ma da dove provengono questi bei momenti? Secondo una recente survey mondiale realizzata dalla Goldsmith University, per l’87% derivano dallo stare insieme alle persone più care, ma anche da situazioni inaspettate (88%). In particolare per gli italiani, secondo una indagine Astraricerche, vivere bei momenti significa soprattutto “godersi pienamente i piccoli piaceri della vita” (34,6%), essere in situazioni che rafforzano i legami con gli altri e senso di appartenenza (25,5%) e passare un momento piacevole con gli amici (25%). I bei momenti poi coincidono con eventi particolari della vita: i 18 anni, il diploma di scuola superiore e la vittoria della nazionale italiana di calcio. Di questi la maggioranza è legata alla birra. L’86% degli italiani, infatti, sceglie di festeggiare questi traguardi con una birra in mano. Nello specifico tra i momenti più indicati svettano i 18 anni (36,8%), ma anche la vittoria della nazionale italiana di calcio (28,7%), seguita dal diploma di scuola superiore (27,6%), e dall’aver superato un esame difficile all’università (27,4%). Seguono il traguardo di carriera (26,1%) e la laurea (24,2% – come la vittoria della propria squadra del cuore). Uno su cinque (20,6%) sceglie invece l’addio al nubilato/celibato.

Ma se quasi 9 su 10 festeggiano con una birra in mano, il 70,5% scelgono o sceglierebbero una Heineken. In particolare, il 40% lo farebbe soprattutto in occasione di una vittoria sportiva e il 32,9% in occasioni personali, in testa il compleanno. A prescindere dall’occasione, la birra In Italia è da sempre legata alla socialità e otto italiani su 10 lo confermano. Ma anche alla convivialità: per il 48% degli italiani è la bevanda socializzante per eccellenza, molto più del caffè (14%), del vino rosso (10%), dello spumante (8%) e del vino bianco (5%) (fonte Doxa 2020).

Vino, Montelvini brinda a +10% di vendite nel primo semestre 2023

Vino, Montelvini brinda a +10% di vendite nel primo semestre 2023Milano, 5 lug. (askanews) – “Dopo gli ottimi risultati del 2022, con il raggiungimento dei 31 milioni di euro di fatturato complessivo e oltre 7,3 milioni di bottiglie commercializzate abbiamo ottenuto un’ulteriore crescita del 10% nei primi sei mesi di quest’anno, trainati da mercati ‘tradizionali’, come Stati Uniti e Germania, ma anche da un forte incremento nei Paesi dell’Est Europa e del Far East Asiatico”. Lo ha detto Alberto Serena, Ad della Cantina trevigiana Montelvini, annunciando anche la nomina del 42enne manager Alessandro Guerini come nuovo Direttore commerciale.

Il risultato economico, secondo Serena “è decisamente incoraggiante in un momento congiunturale complesso sia per il mercato domestico, dove si intravedono segnali di rallentamento dei consumi dovuti all’inflazione, che per le esportazioni di vino italiano all’estero, con Uiv-Ismea che registrano volumi piatti (+0,1%) ed un modesto incremento del fatturato nel primo trimestre (+3,8%)” ha ricordato il manager, aggiugendo che la strategia dell’azienda con sede nel cuore della Docg Asolo Montello, rimane quella di crescere nel posizionamento, affermare il brand, migliorare la qualità della distribuzione ed essere gli ambasciatori dell’Asolo Prosecco Superiore Docg. “Abbiamo presentato ad Alessandro Guerini il piano strategico della nostra azienda per i prossimi 4 anni, che prevede di raggiungere entro il 2026 i 50 milioni di fatturato”, ha spiegato la direttore generale di Montelvini, Sarah Serena, evidenziado che “continueremo a perseguire il progetto per imporci come cantina premium”, dopo gli investimenti in struttura (5 mln di euro negli ultimi due anni), la certificazione di sostenibilità ed il progetto ‘Asolo Experience’, che coinvolge locali top in Italia e presto all’estero.

“Puntiamo ad uno sviluppo che non perda di vista la nostra storia e che miri ad accrescere ulteriormente il valore del marchio Montelvini” ha affermato Guerini, sottolineando che “la nostra principale mission è quella di guidare l’Asolo Superiore in cima alla piramide qualitativa del mondo Prosecco, con un lavoro che deve partire dall’home area per svilupparsi sui mercati esteri e che auspichiamo possa essere obiettivo condiviso da tutto il territorio”. Alessandro Guerini ha maturato oltre quindici anni di esperienza tra Casa Vinicola Zonin Spa (arrivando a ricoprire l’incarico di Regional Manager Overseas) e poi in Santa Margherita Spa dove, dal 2020, ha lavorato come Export director.

Vino, oltre 1.500 visitatori alla quinta edizione di “Vite in Campo”

Vino, oltre 1.500 visitatori alla quinta edizione di “Vite in Campo”Milano, 4 lug. (askanews) – Oltre 1.500 visitatori tra viticoltori e tecnici del settore, 15 ettari di superficie espositiva, 50 cantieri operativi, 15 aree statiche, più di 100 macchine al lavoro e 40 espositori. Con questi numeri si è chiusa la quinta edizione di “Vite in Campo”, la manifestazione dedicata all’innovazione in agricoltura organizzata da Condifesa Treviso, Vicenza e Belluno, ed Edizioni L’Informatore Agrario, ed ospitata, venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio, tra i filari dell’azienda Conte Collalto di Susegana, nel Trevigiano.

Nelle due giornate, le dimostrazioni pratiche e i tour guidati da esperti hanno consentito ai visitatori di valutare le performance delle tecnologie destinate alla gestione della chioma, del terreno e del cotico erboso in sostituzione dei diserbanti e della difesa delle piante dalle malattie riducendo al minimo l’effetto deriva e l’uso di agrofarmaci di sintesi. Operazioni colturali che possono essere delegate anche ai robot, anch’essi presenti alla manifestazione con le ultime versioni, totalmente autonome ed elettriche. L’edizione di quest’anno è stata arricchita da due importanti novità: la simulazione in notturna di trattamenti antiparassitari con liquido tracciante per valutare la deriva e l’uniformità di distribuzione dei prodotti su foglie e grappoli, e la Sezione “biosolution”, che ha ospitato mezzi tecnici innovativi, come gli strumenti di biocontrollo, impiegati per la cura delle piante dalle malattie sia in agricoltura biologica che integrata e i biostimolanti: sostanze applicate in dosi omeopatiche capaci di migliorare la fisiologia della vite e la risposta agli stress ambientali, siccità in primis. In pratica una rassegna completa di macchine, attrezzature, sensori, sistemi di supporto alle decisioni e fattori produttivi “sostenibili” e funzionali al miglioramento della resilienza dei vigneti.

La resilienza della vite, oltre che quella dell’impresa vitivinicola, è stato il filo conduttore che ha guidato il visitatore attraverso le diverse opportunità presenti a Susegana quest’anno: dalla corretta gestione della risorsa idrica alle tecniche colturali sostenibili, dall’ottimizzazione della protezione della vite dai patogeni all’automazione delle lavorazioni in vigneto, senza tralasciare il rispetto del suolo e della biodiversità ambientale. E proprio la resilienza è stata oggetto del consueto convegno del venerdì pomeriggio, svoltosi alla cantina Conte Collalto. L’incontro “La resilienza del vigneto: buone pratiche contro i cambiamenti climatici” ha evidenziato come “l’integrazione di tecnologie, conoscenze e innovazioni anche sul fronte della difesa passiva – nelle parole di Valerio Nadal, presidente Condifesa TVB – sia l’unica soluzione percorribile per salvaguardare vigneti, paesaggio ed economia del territorio. Un tema – ha concluso – che i nostri agricoltori hanno ben compreso, ce lo dimostrano le oltre 100 macchine a recupero già in opera nei vigneti della provincia di Treviso, che rendono la nostra viticoltura una tra le più sostenibili d’Europa”. “A questa edizione erano presenti operatori provenienti da Canada, Francia, Germania, Austria e Slovenia, oltre che dalle diverse regioni italiane” ha spiegato Armido Bertolin, area manager de L’Informatore Agrario e coordinatore della manifestazione, parlando di “pperatori che, interagendo direttamente con i molti viticoltori presenti, hanno focalizzato gli obiettivi comuni: il rispetto per l’ambiente, la valorizzazione del paesaggio, la qualità delle produzioni, il miglioramento del lavoro e l’economia dell’intero comparto”.

Dal 7 al 10 luglio a Castel Campagnano torna “Vinili di vini”

Dal 7 al 10 luglio a Castel Campagnano torna “Vinili di vini”Milano, 4 lug. (askanews) – Dal 7 al 10 luglio alla villa comunale di Castel Campagnano, piccolo Comune del Casertano al confine con la provincia di Benevento, si terrà la quinta edizione di “Vinili di vini”. La rassegna ha al centro i vitigni autoctoni Pallagrello e Casavecchia, e quelli di altre aree di Terra di Lavoro e del vicino Sannio ma non mancheranno i vini di altre parti della Campania. Oltre 30 aziende vitivinicole che, insieme con tanti stand gastronomici della tradizione sannita e casertana, metteranno i loro prodotti in degustazione.

All’evento, promosso e organizzato da Caffè Bukowski e patrocinato dal Comune di Castel Campagnano, sarà dedicato ampio spazio espositivo nche al vinile, con stand di esperti presso i quali sarà possibile acquistare e vendere dischi come oggetto di culto per appassionati collezionisti e non solo ricordo di tempi passati. Anche quest’anno “Vinili di Vini” ospita l’Associazione italiana sommelier (Ais), per degustazioni accompagnate da guide tecniche per la presentazione delle principali etichette prodotte dalle aziende vitivinicole presenti.

La manifestazione contempla anche uno spazio di riflessione sullo sviluppo territoriale campano, con focus sulle aree interne, che vedrà coinvolti referenti del mondo istituzionale e accademico in uno spazio conferenza-dibattito che si terrà nel pomeriggio del giorno 7 e nel pomeriggio del giorno 8 alle 18 nelle Antiche Cantine Storiche di Palazzo Aldi.

Esce la nuova guida “Street Food” del Gambero Rosso 2024

Esce la nuova guida “Street Food” del Gambero Rosso 2024Milano, 3 lug. (askanews) – Dieci anni dopo la prima edizione del 2013, esce la nuova guida “Street Food 2024” del Gambero Rosso. Impostasi subito come l’osservatore privilegiato di un fenomeno in larghissima crescita e attraversato da correnti molto diverse nella forma e nel contenuto, la Guida è quest’anno molto più ricca, con oltre 500 indirizzi e 80 nuove segnalazioni tra attività stanziali e food truck, 23 pagine di approfondimento dedicate ai mercati storici, alle food court, ai mercati gastronomici di nuova generazione e un’ampia appendice dedicata ai food truck con più di 70 referenze.

Come d’abitudine non ci sono veri e propri premi ma solo venti piccoli-grandi “campioni”, uno per regione e con un riconoscimento speciale, “Street Food da Chef”, con una stella per il cuoco che nei propri menu di “fine dining” ha saputo rivisitare al meglio un cibo di strada. Quest’anno, il riconoscimento va a Pascucci Al Porticciolo di Fiumicino, ristorante in cui lo chef Gianfranco apre il suo menu con un paninetto da spiaggia, cotto al vapore e poi farcito con burger di palamita, maionese di macchia e salsa ponzu, ricavata dagli scarti del pesce. Dalle Valle d’Aosta con Pane per Focaccia ai tacos di Taquito della Sardegna, la corsa tra i campioni racconta un percorso variegato, arricchito di un impasto fitto di tradizione e innovazione capace di dare vita e fortuna a storie bellissime: Mei Shi Mei Ke, la doppia insegna torinese specializzata in ravioli cinesi, la cui insegna significa “cose buone tutti i giorni”; il genovese Rooster che offre pollo pugliese nel pieno rispetto dell’etica; la Katsusanderia di Milano, con i suoi sandwich nipponici nella nuova Sidewalk Kitchen di Milano; il vicentino Bacaro della pizza, un ossimoro con i suoi golosi toketin di base pizza farcita con salumi, formaggi e “cicheti” locali; lo Chalet Cimone di Lavarone in Trentino, davanti alla seggiovia per godersi in quota appetizer locali; il triestino aMano, in cui tutto è tagliato rigorosamente a mano, a partire dai salumi.

E poi ancora la crescentina 2.0 di Indegno, a Bologna, in tre versioni e anche gourmet; la Toscana con A pancia piena di Pontassieve, food truck stanziale con hamburger gourmet; il pesce e i frutti di mare take away di Gastrò di San Benedetto del Tronto; arrivando alla porchetta, alla terza generazione, di Serafino’s a Spoleto al fish burger romano di Grasso; al Ristoro Mucciante di Castel del Monte nell’Aquilano con i superbi arrosticini del “piccolo Tibet”; per scendere nel Molise dove spicca Isernia con I sapori autentici della carni alla brace di Iallonardi mentre in Campania è Is Pop a colorare Pomigliano d’Arco con le sue ciabatte pop e i salumi di mare; la Salumeria Bianco svetta in Puglia per i suoi panini a Putignano; in Basilicata è il food truck Retrò Gusto a portare la cucina aviglianese sotto i riflettori; Scilla conquista la Calabria con Civico 5 e i suoi iconici panini al pesce spada; e la Sicilia chiude con il ragusano Delicatessen in drogheria e i suoi panini a chilometro zero.

Vino, Matarazzo: passaggio a Campania Doc limiterà frammentazione

Vino, Matarazzo: passaggio a Campania Doc limiterà frammentazioneMilano, 3 lug. (askanews) – “L’idea di trasformare Campania Igt in Campania Doc è in fase avanzata di studio: tutta la filiera è impegnata nella definizione delle possibili declinazioni utilizzabili, allo scopo di trovare il giusto compromesso tra esigenze attuali e future, e la necessità di addivenire ad una maggiore visibilità e identità delle produzioni di qualità. Il vantaggio sarà proprio quello di attenuare l’eccessiva frammentazione produttiva e l’articolazione delle Denominazioni, spesso fonte di confusione nei consumatori”. Lo ha spiegato in un’intervista ad askanews il direttore del Consorzio tutela vini del Sannio, Nicola Matarazzo, reduce da “Campania.Wine”, la manifestazione dedicata ai vini campani promossa da cinque Consorzi di tutela vini delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno e Napoli, insieme con quello del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, che si è tenuta con successo a Napoli nelle scorse settimane.

“In Campania ci sono 29 Denominazioni ma la stragrande maggioranza della produzione si concentra in poco meno di dieci” ricorda Matarazzo, sottolineando che “29 Denominazioni sono effettivamente troppe in relazione alla produzione e soprattutto per essere comprensibili fuori dai confini regionali, anche se rappresentano un patrimonio di biodiversità e ricchezza territoriale e culturale innegabili”. “Alcune delle Denominazioni sono poco rivendicate, mentre altre sono troppo piccole per essere visibili sul mercato” aggiunge il presidente ed esperto di viticultura campana, spiegando che “la filiera regionale ha una struttura polarizzata, con poche grandi aziende o associazioni di produttori e di trasformazione che collocano con un proprio marchio i loro prodotti sui mercati nazionali ed internazionali e che hanno un buon rapporto con la Gdo, e tante piccole aziende agricole con una cultura imprenditoriale poco orientata al mercato e verso forme di cooperazione”. Insomma il panorama produttivo campano appare molto frammentato ma, chiosa Matarazzo, “è giusto evidenziare che ci sono numerose piccole realtà che sono riuscite a superare i limiti legati alla loro dimensione ridotta con una organizzazione eccellente e con una straordinaria capacità di costruirsi un marchio autorevole e riconoscibile, sfida non sempre vinta da produttori più grandi”. A sorprendere di più nelle degustazioni degli oltre 600 vini delle 116 Cantine campane presenti a “Campania.Wine” sono stati i vini bianchi, risultati nel complesso di gran lunga più interessanti e “moderni” rispetto ai rossi, in particolare laddove si è lavorato sull’affinamento. Si vedano in questo senso due estremi per notorietà e posizionamento: da un lato il celebrato “Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco Fiorduva 2020” (Fenile 30%, Ginestra 30%, Ripoli 40%) di Marisa Cuomo, e dall’altro la ben più accessibile ma di indiscutibile qualità “Falanghina del Sannio Dop Lazzarella 2021” di Vigne Sannite (Centro cooperativo agroalimentare sannita). Tra loro, non si può non citare almeno il “Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Munazei 2021” di Casa Setaro e le tre Riserve dagli altrettanti cru di Greco di Tufo Docg di Cantine di Marzo, e in particolare il “Vigna Ortale 2020”. Del resto Greco, Falanghina e Fiano rappresentano ormai più della metà della produzione di vini di qualità regionali. “L’ecletticità di utilizzo di queste uve, unita all’eccelente capacità di evolversi nel tempo – precisa Matarazzo – sono state le motivazioni che hanno spinto i Consorzi di tutela alla modifica dei Disciplinari con l’inserimento delle menzioni ‘Riserva’, prevedendo così versioni con affinamenti più lunghi”. All’evento in Galleria Umberto I si è vista anche un’importante presenza di vini da vitigni autoctoni (dall’Asprinio al Casavecchia, dal Caprettone al Pallagrello, solo per citarne alcuni) di cui la Campania è uno tra i territori più ricchi al mondo, con varietà, cloni, e biotipi spesso conosciuti più con nomi dialettali che con quelli “tecnici”. Vitigni orgogliosamente riscoperti da qualche anno ma che non sempre, in purezza, paiono in grado di dare validi risultati in bottiglia. Più facile dal punto di vista commerciale, almeno sulla carta, il lavoro intrapreso da molti produttori sulla spumantizzazione (Martinotti e Metodo Classico): “Le sperimentazioni enologiche su Fiano, Greco e Falanghina hanno dato risultati ottimi – continua – anche in termini di preferenze di consumo, quindi in un mercato che attualmente ha ormai sdoganato la stagionalità di consumo degli spumanti, credo possa essere un’opportunità attuale e futura”.

La ricca viticoltura campana, spesso associata agli uliveti, si concentra nella zona interna del Beneventano e dell’Avellinese (quella con la maggiore produzione viticola a marchio comunitario), nella provincia di Salerno e nelle provincie di Napoli e Caserta. La vite è coltivata per il 70% (16.385 ettari) sulla “collina interna”, per il 17% (4.429 ha) in montagna, per il 9% (2.186 ha) sulla “collina litoranea”, e solo per il 4% in pianura. Se nell’ultimo trentennio si è registrata una progressiva riduzione della superficie vitata, negli ultimi nove anni la produzione di vini IG è in costante crescita, con il valore alla produzione che ammonta complessivamente a 106 milioni di euro (Benevento 56,4 mln, Avellino 27 e Napoli 8,4). “Nella filiera vitivinicola campana è in corso da anni un profondo processo di rinnovamento basato sulla riqualificazione dell’offerta, che ha avuto riscontri positivi dal mercato, come testimoniato soprattutto dal notevole incremento dell’export negli ultimi dieci anni: 15 mln di euro nel 2006, diventati 52 nel 2020” spiega ancora ad askanews il direttore del Consorzio vini del Sannio, evidenziando che “sul piano della produzione è in atto uno sforzo per valorizzare e migliorare nel suo complesso la piattaforma varietale attraverso ricerche e innovazioni, la digitalizzazione in viticoltura ed enologia e l’incremento verso l’alto la qualità dei prodotti nelle diverse fasce di prezzo. In particolare si sta puntando a rafforzare il legame con un mercato regionale molto ampio rispetto all’offerta – aggiunge – e a sviluppare il mercato nazionale e internazionale, dove è maggiore la capacità di assorbimento dei vini di pregio e a prezzi superiori”. “I prezzi dei prodotti finiti si sono comunque mantenuti stabili, se non in leggera crescita” continua Matarazzo, mettendo in luce che “il problema vero rimane il valore delle uve, del loro mancato adeguamento all’aumento generalizzato dei costi in vigna e della capacità di garantire un reddito equo ai vignaioli”. Un problema su cui i Consorzi “si stanno adoperando con grande impegno per studiare le più efficaci soluzioni”.