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A Rimini torna SIGEP: aperta la call for startup

A Rimini torna SIGEP: aperta la call for startupRoma, 13 ott. (askanews) – Si terrà alla fiera di Rimini dal 20 al 24 gennaio prossimi SIGEP, il Salone Internazionale di Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè di Italian Exhibition Group, appuntamento imprescindibile per scoprire le ultimissime novità, innovazioni e tendenze del Foodservice Dolce. Una piazza d’incontro unica per dialogare con aziende e professionisti, per confrontarsi sugli scenari del comparto e un’occasione di business, networking, aggiornamento professionale e condivisione. Con l’obiettivo di creare anche nuove opportunità di business favorendo il dialogo tra gli operatori e le migliori eccellenze dall’ecosistema delle startup e delle pmi innovative, SIGEP ha deciso di sviluppare ulteriormente tutta l’area Start-Up con il coinvolgimento e la main partnership dell’ANGI, Associazione Nazionale Giovani Innovatori, punto di riferimento dell’innovazione e del digitale in Italia. L’iniziativa punta a consolidare il proprio ruolo di incubatore come SIGEP e IEG, e grazie alla rete dell’ANGI, a rafforzare la propria presenza fisica e digitale nell’ecosistema innovazione. La call for startup, pertanto, punta alla realizzazione di un’area espositiva interamente riservata alle Start-Up innovative e giovani imprese italiane che offrono tecnologie servizi e soluzioni nel settore del foodservice Dolce. Possono candidarsi a partecipare all’iniziativa le Start-Up iscritte al registro delle imprese nella sezione speciale delle Start-Up innovative. Le candidature pervenute aventi i requisiti di cui al precedente punto saranno valutate da un comitato per l’assegnazione dei premi startup in base a ciascuna categoria. Saranno oggetto di selezione solo le prime 30 Start-up che risulteranno aver ottenuto il maggiore punteggio in ragione della valutazione svolta secondo i criteri indicati nella presente manifestazione di interesse. Le Start-Up selezionate potranno accedere al progetto e concorrere per il premio Start-up. Ciascun’area sarà allestita con un progetto espositivo pensato per valorizzare l’interazione con il pubblico e generare occasioni di business. La propria manifestazione di interesse va inviata entro e non oltre il termine delle ore 12 del giorno giovedì 30 novembre 2023 secondo le modalità descritte su https://www.sigep.it/eventi/start-up “Siamo lieti di aver avviato questa importantissima collaborazione con SIGEP che rappresenta il punto di riferimento per tutta la filiera che rappresenta. Come ANGI siamo onorati di poter dare il nostro contributo e prezioso valore aggiunto alla valorizzazione dell’Area Innovation dove dare voce e lustro ai migliori innovatori italiani, creando un percorso valoriale in cui supportare le eccellenze del nostro ecosistema paese”, ha commentato il Presidente dell’ANGI, Gabriele Ferrieri. “Fin dalla sua nascita, SIGEP si pone come incubatore di innovazione e progresso nel mondo del foodservice Dolce e quest’anno riconferma la presenza dell’area Start-up all’interno dell’Innovation District, cuore pulsante della fiera per lo sviluppo delle idee di business, con la Vision Plaza ad ospitare i convegni e le premiazioni dei progetti innovativi. Ci fa molto piacere essere affiancati da ANGI nella promozione delle opportunità di dialogo e di business tra aziende, investitori e giovani startupper, che insieme possono favorire in modo sinergico l’innovazione di prodotti e servizi in Italia e oltre confine”, afferma Flavia Morelli, Group Exhibition Manager della divisione Food&Beverage di Italian Exhibition Group.

Vino, marchigiana Umani Ronchi “Cantina dell’anno” per Gambero Rosso

Vino, marchigiana Umani Ronchi “Cantina dell’anno” per Gambero RossoMilano, 13 ott. (askanews) – L’azienda Umani Ronchi della famiglia Bianchi-Bernetti è la “Cantina dell’anno” per la “Guida vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso. Si tratta della prima realtà nella storia enologica delle Marche ad aggiudicarsi questo riconoscimento.

A condurre l’azienda è oggi Michele Bernetti (figlio del fondatore, Massimo) che ritirerà il premio il 15 ottobre a Palazzo Brancaccio di Roma. “E’ un riconoscimento che premia il lavoro della squadra e anche una certa propensione verso l’innovazione, di processo e di prodotto” ha affermato Michele Bernetti, che è anche presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), aggiungendo che “condividiamo questo premio anche con il territorio, con una terra che esprime prodotti autoctoni di grandi potenzialità, sia nelle Marche che in Abruzzo dove siamo arrivati in tempi più recenti intuendo che i confini delle vigne non sono gli stessi di quelli geografico-amministrativi. Magari un giorno – ha concluso – arriveremo a unire assieme le forze sui mercati internazionali”. Umani Ronchi ha circa 210 ettari di vigneti, a cui se ne aggiungono più di 30 in affitto, principalmente dislocati nelle Marche (oltre 170 ha) ma con un robusto “sconfinamento” in Abruzzo. Azienda biologica a partire dal 2001 in Abruzzo, percorso proseguito con il Verdicchio dei Castelli di Jesi nel 2015 e completato con i vigneti del Conero, dallo scorso anno la Cantina ha guadagnato anche la Certificazione di sostenibilità ambientale, economica e sociale, riconosciuta da Equalitas. L’azienda ha chiuso il 2022 con un fatturato da oltre 15 milioni di euro (+11% sul 2021) realizzato per quasi i due terzi grazie alle vendite di Verdicchio, Rosso Conero, Pecorino, Montepulciano d’Abruzzo e altri vini esportati in 60 Paesi nel mondo.

Vino, Produttori Nizza Monferrato: annata di qualità molto interessante

Vino, Produttori Nizza Monferrato: annata di qualità molto interessanteMilano, 13 ott. (askanews) – “L’annata 2023 non ci ha fatto mancare nulla: un inverno mite con scarse precipitazioni, seguito da una primavera altrettanto siccitosa che ha lasciato poi il posto alle provvidenziali piogge di giugno che hanno dato respiro in vista di un luglio e agosto estremamente caldi e asciutti. Il timore di trovarci di fronte ad un’annata potenzialmente problematica c’è stato ma siamo stati poi rassicurati dalle importanti piogge di fine agosto che hanno riportato l’equilibrio che ci auspicavamo e che sono state essenziali per una buona maturazione delle nostre uve”. Lo afferma il presidente dell’Associazione produttori del Nizza Monferrato, Stefano Chiarlo, che traccia un punto sull’annata a pochi giorni dalla fine della vendemmia.

Dunque anche nei 18 Comuni dell’Astigiano dove si produce la Barbera che dà vita al Nizza Docg, la raccolta di quest’anno è stata impegnativa e contenuta dal punto di vista quantitativo “ma si farà ricordare come un’annata molto interessante per qualità e per vini capaci di portare nel bicchiere l’identità del territorio oltre che un’acidità e dei profumi sorprendenti”. L’annata è stata caratterizzata in particolare dalla siccità che ha messo a dura prova i vigneti del Nizza che hanno tuttavia “saputo reagire bene dimostrando per il secondo anno consecutivo una grande capacità di resilienza alla restrizione idrica”. In tal senso si è dimostrata vincente la scelta dei produttori dell’Associazione di adeguare il disciplinare in materia di esposizioni dei vigneti al fine di affrontare meglio le conseguenze del cambiamento climatico.

“Dal 2000 in poi il clima è sempre più contrassegnato da annate calde con estati lunghe, che si alternano ad annate con caratteristiche stagionali nella norma” ricorda Chiarlo, spiegando che “questo ci ha fatto pensare già da alcuni anni che fosse utile considerare nel nostro Disciplinare anche quei vigneti che possono mantenere un po’ più di acidità e freschezza, condizione tipica della zona di produzione verso i versanti Est e Ovest”. “La sfida futura per i nostri produttori sarà quella di impiantare nuovi vigneti che presentino caratteristiche capaci di affrontare le sfide odierne” prosegue il presidente nonché noto produttore a Calamandrana, aggiugendo “penso all’utilizzo di portainnesti ancora più adeguati a questo tipo di clima, a forme di allevamento alternative e ad altre scelte agronomiche capaci di offrire delle valide risposte a una situazione climatica che ormai non è più un timore ma un fatto oggettivo. Sicuramente sarà determinante il supporto delle istituzioni regionali – conclude – al fine di permettere ai produttori di apportare tutte le necessarie innovazioni anche tecnologiche per far fronte all’emergenza idrica di questi anni”.

Vino, nella Tenuta altoatesina Baron Longo si dissoda con i maialini

Vino, nella Tenuta altoatesina Baron Longo si dissoda con i maialiniMilano, 12 ott. (askanews) – Per togliere le erbacce e dissodare il terreno, nei vigneti della Cantina biodinamica Baron Longo di Egna (Bolzano) non si usano né le braccia né i macchinari ma undici maialini di razza “Kunekune”. Così, dopo aver eliminato le sostanze chimiche la storica realtà vitivinicola altoatesina punta a ridurre all’indispensabile anche gli interventi meccanici.

Originaria della Nuova Zelanda, la razza “Kunekune” (termine che deriva dalla lingua maori e significa “tondo e grasso”) è caratterizzata da una corporatura robusta e relativamente tozza, e da un vistoso mantello maculato marrone o bianco e nero. Non potendo sollevare troppo il capo, questi maialini non arrivano all’uva, ai rami e alle foglie, preferendo grufolare nel terreno alla ricerca delle piante di cui il viticoltore cerca di sbarazzarsi. “Ritengo importante implementare l’approccio biodinamico nel modo più coerente possibile, compiendo un ulteriore passo avanti per rendere la nostra tenuta ancora più ecocompatibile”, spiega l’enologo Anton Longo, spiegando di aver sentito parlare di questi maialini per la prima volta in Francia: “Per il controllo delle erbe infestanti, alcuni viticoltori avevano provato a introdurre oche o pecore con scarso successo” racconta Longo, aggiungendo che “questi suini invece hanno registrato risultati sorprendenti”. Dopo averli individuati in Austria, questa decina di simpatici animali vive ora nella tenuta: “Oltre ad un grande appetito, hanno tutti già un nome e appaiono visibilmente soddisfatti” continua longo, sottolineando che il primo bilancio è promettente perché “non solo ci consentono di ridurre notevolmente l’uso di trattori e metodi meccanici per la rimozione delle erbacce, ma ampliano ulteriormente il nostro ciclo biodinamico”.

Nell’armonica convivenza e scambio reciproco tra persone, animali, terreni e piante che caratterizza Baron Longo, “i maiali Kunekune si inseriscono perfettamente, e potrebbero contribuire al controllo dei parassiti e alla riduzione delle infezioni. Ho osservato infatti che mangiano le foglie cadute a terra e se, tra queste, ci fossero anche quelle contaminate da funghi e parassiti, il rischio di infezioni si ridurrebbe concretamente” precisa l’enologo, ricordando che l’uso di animali per la cura del terreno in questa tenuta che appartiene alla famiglia da quasi 250 anni, “un tempo era una pratica comune, così come il compostaggio e il rispetto dei ritmi naturali e dei cicli lunari”. “Una maggiore attenzione a questi aspetti non va solo a vantaggio dell’ambiente – ricorda Longo – ma anche della qualità dei nostri vini”.

Food, wine&co: il sistema alimentare italiano e i casi internazionali

Food, wine&co: il sistema alimentare italiano e i casi internazionali

Milano, 12 ott. (askanews) – Il sistema alimentare italiano, dagli enti pubblici alle imprese private, in rapporto con i territori e i casi aziendali innovativi e sostenibili, con un focus nell’ambito del marketing e della comunicazione e dei riferimenti innovativi in ambito nazionale e internazionale. E’ questo il tema principale del seminario “Food, wine & co”, in programma dal 18 al 20 ottobre a Fiera Roma nell’ambito di Welfair, la fiera del fare sanità organizzata dal polo fieristico della Capitale.

“Le crisi ci sono e perdurano. In questo scenario incerto, l’agroalimentare italiano diventa un settore chiave dell’economia. L’export ha segnato un record assoluto: il suo fatturato annuo ammonta a 179 miliardi (Federalimentare-Censis, 2023) e i lavoratori impegnati nel settore sono 1,2 milioni (Istat, 2021), le industrie alimentari sono 70mila (Coldiretti, 2022) per un giro di affari che vale 580 miliardi, pari a un quarto del Pil nazionale”, commenta Simonetta Pattuglia, docente di marketing, comunicazione e media a Tor Vergata e curatrice di Food Wine & Co. “Quest’anno, a dodici anni dalla prima edizione, cercheremo di capire che direzione ha preso il sistema agroalimentare italiano, nel dialogo crescente con l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale – conclude Pattuglia – Credo che fare impresa, mi riferisco in particolare al sistema agroindustriale, sia diventata una necessità sostanziale per (ri)mettere in moto l’economia. L’impresa, ma anche gli organi statali, devono generare benessere e valorizzare il made in Italy nel mondo, nell’ottica di fare cultura alimentare e promuovere il prodotto mediterraneo salubre, che deve essere accessibile a tutti, perché il diritto alla qualità del cibo deve diventare una regola. La salute pubblica italiana è infatti in crisi e tra le cause c’è l’obesità, spesso legata a problemi di alimentazione, che ha ormai raggiunto 23 milioni di persone, ovvero il 46% della popolazione adulta e il 24,3% tra bambini e adolescenti (Italian barometer diabetes observatory Foundation, 2022). Questo ha causato anche un aumento delle malattie croniche e cardiovascolari, una situazione che possiamo combattere lavorando sulla promozione di una cultura alimentare salubre, sostenibile e accessibile”.

Un primo tema sul tavolo è l’accessibilità del cibo. I prodotti alimentari sostenibili sono spesso più costosi di quelli tradizionali. Il costo medio di un pasto sostenibile è del 20% superiore a quello di un pasto tradizionale e questo rende più difficile l’accesso alle fasce con un reddito inferiore (Astril, 2022). In termini geografici, il cibo sostenibile è spesso prodotto e distribuito in aree urbane, il 70% dei prodotti alimentari sostenibili viene infatti venduto in aree urbane, lasciando scoperte le zone più remote del Paese (Legambiente, 2023). In termini culturali, le persone con un livello di istruzione e di reddito più elevato sono più propense a scegliere alimenti sostenibili: il 70% di queste ritiene che sia importante mangiare in modo sostenibile (Eurobarometro, 2022). In Italia la povertà alimentare è aumentata del 20% nel 2022, raggiungendo i 4 milioni di persone e il 20% dei bambini italiani vive in povertà assoluta (Oxfam, 2022) e circa 828 milioni di persone nel mondo non hanno avuto accesso a cibo sicuro (FAO, 2023). Secondo il Rapporto Coop 2023 45,5 milioni di italiani, circa il 20%, hanno dovuto fare rinunce più o meno grandi nel 2023 a causa dell’inflazione e il 10% ha dichiarato di essere in grandi difficoltà economiche e di non sapere come arrivare a fine mese.

Soave vino ufficiale della Giornata del cibo alla Fao a Bruxelles

Soave vino ufficiale della Giornata del cibo alla Fao a BruxellesMilano, 12 ott. (askanews) – Il Soave sarà il vino ufficiale che verrà servito in occasione della “Giornata mondiale del cibo” promossa il 16 ottobre dall’ufficio di Bruxelles dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), al Museo di Scienze Naturali della capitale belga.

L’ufficio Fao di Bruxelles organizza infatti una serie di eventi esterni e attività collaterali nell’ambito della “Word food week campaign” per promuovere l’impegno dell’organizzazione nel sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al tema scelto per quest’anno: “L’Acqua è vita. L’acqua è cibo. Non lasciamo nessuno indietro”. Nel corso della giornata sono previsti numerosi interventi da parte di esperti di settore relativamente a temi legati all’acqua in agricoltura e alla gestione sostenibile del territorio. Il Soave è stato scelto per questo prestigioso appuntamento quale primo e, attualmente unico, comprensorio vitivinicolo italiano ad essere stato insignito del riconoscimento GIAHS-FAO, dedicato alle zone produttive che promuovono un’agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali, e che conserva uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali, comunità rurali associate.

“Siamo onorati di essere stati invitati con i nostri vini in questa prestigiosa sede, quale naturale prosecuzione dell’impegno del Soave nei confronti del riconoscimento GIAHS” ha dichiarato il presidente del Consorzio di Tutela del Soave, Sandro Gini, sottolineando che “è necessario infatti continuare questa importante attività di sensibilizzazione e di sana cultura nei confronti dell’ambiente e dell’agricoltura”.

Consorzio Vini D’Abruzzo: ottobre di promozione in Usa e Canada

Consorzio Vini D’Abruzzo: ottobre di promozione in Usa e CanadaMilano, 12 ott. (askanews) – Ottobre di promozione in Nord America per il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo. Nel loro insieme Stati Uniti e Canada valgono infatti più del 20% dell’intera quota export delle aziende abruzzesi di vino, collocandosi al primo posto come mercato estero d’elezione.

“Per il Consorzio e i nostri produttori queste sono occasioni fondamentali per affermarci nei nostri mercati più importanti” afferma il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi, spiegando che “i dati export del primo semestre che stiamo elaborando ci stanno parlando di un trend in controtendenza rispetto a quello nazionale, un dato sorprendente e che merita attenzione: questo è un motivo in più per continuare nella nostra azione di promozione, per aiutare le nostre aziende a rimanere sempre competitive e pronte ad affrontare le sfide future”. Negli Stati Uniti il Consorzio ha già fatto tappa nella costa Est, toccando Chicago, New York, Washington e Miami con degustazioni guidate e b2b con diversi produttori. I seminari sono stati tenuti da grandi nomi del giornalismo americano come Tom Hyland, Caroline Hermann MW, per culminare con un l’evento targato “Vinous” a New York l’11 ottobre, dove Antonio Galloni ha guidato un tasting sul Montepulciano d’Abruzzo e sul Trebbiano d’Abruzzo, seguito da un “walk around tasting” dedicato agli operatori del settore. Fino al 15 ottobre a Miami, in Florida, ci sarà una promozione nei ristoranti dove verranno i vini abruzzesi saranno abbinati in degustazione a menu appositamente creati.

In Canada il Consorzio punta al Quebec, la regione più importante in termini di consumi e quella in cui il Consorzio ha una campagna di promozione delle denominazioni regionali in alcuni punti vendita del monopolio SAQ . L’attività di promozione prevede per tre settimane momenti di degustazione in 15 succursali SAQ di Montreal e Québec City, raggiungendo così centinaia di consumatori. A questa importante attività si affiancheranno seminari e presentazioni alla stampa e agli operatori, con i vini abruzzesi protagonisti della serata di celebrazione del 30esimo anniversario di Sélections Mondiales Des Vins Canada, il più importante concorso enologico in terra canadese.

Vino, la Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’Oiv

Vino, la Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’OivMilano, 11 ott. (askanews) – La Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). Lo ha comunicato la stessa Oiv, dopo il via libera del suo Comitato esecutivo alla richiesta avanzata dall’ex Repubblica sovietica, in occasione della “Giornata nazionale del vino della Moldavia”. La Moldova, ha aderito all’Oiv nel 1992, primo dei Paesi post-sovietici.

Antichissimo produttore e storico fornitore del vino per l’Urss e i Paesi socialisti dell’Est Europa, la Moldavia ha una superficie vitata di oltre 128mila ettari su una superficie totale di 33.843 km quadrati, cosa che lo rende il Paese con la più alta densità di vigneti al mondo. Produce una ricca varietà di vini rossi, bianchi e da dessert con vitigni internazionali, caucasici (Saperavi e Rcasitele) e autoctoni (Rara Neagra, Feteasca Neagra, Feteasca Regala, Feteasca Alba). Nel 2022 la produzione totale si è attestata a circa 1,4 milioni di ettolitri, di cui circa l’80% è stato esportato. Quattro le Igp, tutte riconosciute anche dall’Ue: oltre alla generica “Divin” che copre l’intero territorio della Repubblica, ci sono “Codru” (61.200 ettari di vigneti), “Stefan Voda” (10.000 ha) e “Val lui Traian” (43.200 ha). Tra il 2013 e 2014 nel Paese sono stati costituiti l’Ufficio nazionale della vite e del vino (Onvv) e il marchio nazionale “Vinul Moldovei – Una leggenda vivente”.

”Crociera Wine Experience”: vini del Sannio salpano su MSC World Europa

”Crociera Wine Experience”: vini del Sannio salpano su MSC World EuropaMilano, 11 ott. (askanews) – I vini del Sannio salpano a bordo della nuova ammiraglia “World Europa” di MSC . Il progetto “Crociera Wine Experience”, nato dalla collaborazione con MSC Crociere, Associazione Nazionale Città del Vino e Sannio Consorzio Tutela Vini, nasce con l’obiettivo di far conoscere il vino del Sannio tramite l’esperienza del viaggio sulle navi da crociera e si propone di raggiungere anche i consumatori appassionati di vino che, durante la loro vacanza, potranno assaggiare esclusive referenze ascoltandone storia e caratteristiche.

A bordo della nave che prenderà il largo tra Napoli, Palma de Mallorca, Marsiglia, Barcellona, Genova e La Spezia, saranno organizzati momenti di approfondimento sul territorio e sulle Denominazioni della provincia di Benevento, al primo posto nel comparto vitivinicolo della Campania con circa il 50% della superficie viticola e della produzione vinicola regionale. Previsti anche incontri sulle singole Denominazioni, proposte in abbinamento ad alcuni prodotti tradizionali del Sannio come il pecorino di Laticauda, il caciocavallo di Castelfranco in Miscano, i taralli intrecciati di San Lorenzello, il prosciutto di Pietraroja, la ‘nfrennula di Sant’Agata dei Goti, il pomodorino verneteco, la salsiccia rossa di Castelpoto e l’olio extravergine di oliva Ortolana del Sannio. Oltre che di eccellenze enogastronomiche, nel corso della crociera si parlerà anche di Sannio come terra ricca di storia millenaria, cultura, paesaggi e bellezze da visitare. La “Crociera Wine Experience” sarà presentata ufficialmente il il 16 ottobre a Napoli a bordo della nave.

Vino, Cellai: delle mie 35 vendemmie la 2023 è stata la più complessa

Vino, Cellai: delle mie 35 vendemmie la 2023 è stata la più complessaMilano, 11 ott. (askanews) – “Delle mie 35 vendemmie questa è stata la più complessa, che, sia chiaro, non vuol dire la peggiore. Nel suo complesso sarà infatti un annata positiva ma che ha creato soprattutto nelle aziende di valore qualitativo importante, grandissima apprensione e ansia, e soprattutto molto lavoro nel dover andare continuamente in vigneto per selezionare gli acini migliori all’interno non solo della stessa vigna, ma anche dello stesso filare, della stessa vite e persino dello stesso grappolo”. Lo dice ad askanews Alessandro Cellai, enologo del Gruppo Domini Castellare di Castellina (DCC, di cui è anche vicepresidente) e Vallepicciola di Castelnuovo Berardenga, nonché consulente di Panizzi di San Gimignano e di Podere La Villa di San Casciano in Val di pesa, la Cantina di Ilaria Tachis, figlia del più famoso enologo italiano, maestro proprio di Cellai.

Nei giorni in cui nel Chianti Classico si chiude la vendemmia, Cellai fa il punto con askanews sull’annata 2023 in un territorio straordinario che produce alcuni dei vini italiani più famosi al mondo. “Ci sono stati una serie di fenomeni atmosferici che hanno creato un forte disequilibrio all’interno del ciclo vegetativo della pianta, in particolare le intense piogge che si sono avvicendate a maggio e giugno a cavallo della fioritura e della legagione, quello che è il momento più critico per la vite, ha creato delle disimogenità nel processo di maturazione”. “Inoltre queste piogge hanno scatenato dei pesantissimi fenomeni di peronospera, tanto che molti produttori, soprattutto quelli biologici, si sono trovati in grandissima difficoltà, perché il rame non è stato sufficiente a gestire le infezioni che si sommavano quotidianamente” prosegue Cellai che è anche produttore con il piccolo ma già premiatissimo Podere Monastero a Castellina in Chianti, evidenziando che “quando si sono fermate le piogge, le infezioni sono aumentate”. “Il grande caldo di inizio luglio ha infatti creato un effetto piscina sul terreno” continua l’enologo, spiegando che il sole faceva evaporare l’acqua che poi ricadeva a terra “con il delta termico basso della notte, con il risultato che la mattina le viti erano bagnate. La peronospora larvata ha così colpito fino all’invaiatura, quindi a grappolo formato e già chiuso – rivela – quando sui libri di testo di agronomia e viticultura si dice che questa terribile forma interrompe la sua pericolosità quando l’acino raggiunge la dimensione del chicco di pepe”. In questi ultimi anni in cui il cambiamento climatico sta modificando le condizioni standard della vite, figure come quelle dell’agronomo e dell’enologo diventano sempre più importanti. “Bisogna cambiare un po’ la filosofia di gestione del vigneto che è la base di tutto, molto di più che la Cantina, dove purtroppo si può fare ben poco se ti arriva un’uva con caratteristiche tali che devi soltanto gestire” spiega Cellai, precisando che “in vigna si deve cercare di andare incontro alle criticità climatiche: per esempio io ho messo in tutte le vigne un ulteriore filo d’appoggio per far sviluppare ancora di più la parete fogliare per dare maggiore ombraggiamento e proteggere anche da un’eccessiva produzione di zucchero all’interno dell’acino”. Con un caldo così intenso e prolungato, una delle fasi più delicate nel vigneto è infatti quella che riguarda il rapporto tra maturità fenolica e zuccherina. “Serve gestire la pianta a che tenga sempre una buona acidità e contenga il ph – dice – e che non ecceda il grado zuccherino”. “L’importante secondo me è portare in bottiglia grandissimo equilibrio, perché si può anche eccedere leggermente con l’alcol ma ci devono essere le relative acidità, ph, struttura e carica polifenolica perché si bilanci” prosegue, sottolineando che “se c’è una complessità generale, una bellissima acidità che gli dona freschezza e mineralità e quindi profondità di degustazione, quel lieve incremento alcolico è sicuramente meno evidente”.

Nonostante tutto, Cellai si dice mediamente preoccupato per gli effetti del cambiamento climatico sulla produzione vitivinicola, spiegando che “per adesso sono fiducioso perché vedo che le vigne rispondono bene alle gestioni diverse che facciamo e quindi sono moderatamente convinto che proseguendo a lavorare in una certa direzione si possono continuare ad ottenere risultati positivi”. Nel Chianti e più in generale in Toscana il mondo del vino continua a lavorare per migliorarsi, puntando sempre più sul legame con il proprio territorio. “Penso che un valore importantissimo oggi in Toscana sia la riconsiderazione del Sangiovese come vitigno principe della nostra zona: per tanti anni, molte aziende del Chianti Classico presentavano le loro migliori versioni con blend di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, come se il Sangiovese non fosse sufficientemente capace di mostrare tutta la sua bellezza da solo e avesse sempre bisogno di una spalla” spiega l’enologo ad askanews, ricordando che “fin dal principio a Castellare portavamo avanti la bandiera del Sangiovese che se coltivato, vinificato e gestito come è giusto, è un vitigno che da grande soddisfazione, e oggi per fortuna molte Cantine seguono questa strada”. “Questo non vuol dire che nel Chianti non possa essere concepita una grande produzione di vitigni internazionali che qui si adattano benissimo – ha chiosato – ma il Sangiovese deve essere il vitigno principe e secondo me è sbagliato immaginare di ‘blendarlo’”.