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Alluvione, Enoteca Emilia Romagna: viti a rischio peronospora e oidio

Alluvione, Enoteca Emilia Romagna: viti a rischio peronospora e oidioMilano, 1 giu. (askanews) – “È importante in questo momento monitorare le vigne in modo da limitare i danni causati da questo disastro climatico. Enoteca Regionale c’è e anche la Regione e l’assessorato all’Agricoltura”. Lo ha dichiarato il presidente dell’Enoteca regionale dell’Emilia Romagna, Davide Frascari, in merito ai pesantissimi danni causati dall’alluvione al comparto agricolo e, in particolare, alle aree vitate dell’area romagnola, dove la produzione è a rischio. In aggiunta alle violente piogge, l’innalzamento delle temperature sta infatti favorendo lo sviluppo di peronospora e oidio, complice la mancata somministrazione dei trattamenti fitosanitari.

“Siamo in contatto costante con la popolazione locale per sostenere coloro che hanno dovuto affrontare questa calamità naturale e non ci limitiamo alle parole ma vogliamo offrire un aiuto concreto a chi ha perso tutto” ha aggiunto il presidente dell’Enoteca regionale, che la scorsa settimana ha devoluto alimenti e beni di prima necessità alle aree colpite dalla tragedia in collaborazione con l’associazione “No sprechi Odv” di Imola. Inoltre, l’Enoteca ha reso noto che “è stato avviato un dialogo con Emil Banca, tra le prime banche di credito cooperativo nazionale per volumi e soci che opera sul nostro territorio. Una collaborazione “nata per agevolare il credito alle aziende agricole tramite finanziamenti su misura, anticipi di liquidità, agevolazione dei tassi e dei tempi di erogazione del credito”. “Siamo consapevoli che ci vorranno molte risorse per ripristinare la situazione pre-alluvione – prosegue Frascari – e speriamo pertanto che questo dialogo con Emil Banca possa concretizzarsi in tempi brevi per permettere alle aziende colpite di accedere al credito e di ripartire”. L’associazione non rimane ferma neanche sul fronte della promozione “in un’ottica di resilienza e rilancio”. Il 21 giugno sarà a Parigi, grazie al Consorzio del Lambrusco, per festeggiare i 50 anni della denominazione e dal 25 al 27 giugno parteciperà al “Fancy Food” di New York, dove, in occasione della settimana dedicata alla cucina dell’Emilia Romagna, promuoverà i vini del territorio. Confermata inoltre a partire da luglio, “Tramonto DiVino”, la manifestazione enogastronomica itinerante dedicata ai migliori prodotti regionali.

Champagne, a novembre Comte de Montaigne apre nuova sede a Milano

Champagne, a novembre Comte de Montaigne apre nuova sede a MilanoMilano, 31 mag. (askanews) – Novità in vista per Comte de Montaigne, giovane brand di champagne della storica maison di Celles-sur-Orces nell’Aube, nella Francia Nord Orientale. A novembre di quest’anno verrà inaugurata a Milano la sua nuova sede, un migliaio di metri quadrati con un’ampia “residence” polifunzionale dedicata all’accoglienza di clienti e ospiti. Lo ha annunciato in un’intervista ad askanews, il presidente e ceo, Stéphane Revol. Al momento la location è ancora top secret: “I nostri architetti sono al lavoro, sarà un luogo che rispecchierà la mia visione dello stile aziendale” spiega il manager, precisando che “non sarà un ufficio: una volta aperta la porta, si entrerà direttamente nella Maison, un ambiente totalmente impregnato di champagne”. Parallelamente all’investimento a Milano, Revol punta anche a sviluppare “l’hospitality nella nostra bellissima proprietà nell’Aube, dove, a parte un paio di altre Cantine, non c’è offerta in questo senso”.

Nato a Marsiglia 40 anni fa, Revol, che da oltre dieci anni vive principalmente a Milano dove si è sposato e ha due figli, spiega che l’azienda di famiglia oggi conta su 40 ettari, il 60% dei quali vitati a Pinot Nero e il rimanente quasi interamente a Chardonnay. “Data la nostra costante crescita, l’anno scorso abbiamo comprato parecchia uva da diversi vigneron dell’Aube e continueremo a farlo” continua il ceo, spiegando che le bottiglie prodotte sono complessivamente un milione l’anno, di cui però solo mezzo milione vengono vendute con l’etichetta Comte de Montaigne, lanciata 15 anni fa. La Maison, che affonda le sue radici nel Medioevo, dal Dopoguerra era infatti solita produrre e imbottigliare champagne per conto terzi, fino a quando ha deciso di dare vita a due proprie linee. La prima è dedicata alla vendita ai privati di uno champagne “base”, con una lavorazione complessiva di 18 mesi, che cuba circa 300mila bottiglie l’anno, e la seconda è appunto il brand di punta Comte de Montaigne. Questo offre un Brut e un Extra Brut (70% Pinot Noir e 30% Chardonnay), un Rosé (100% Pinot Noir), un Blanc de Blancs che fanno 55mesi di invecchiamento (di cui 48 sui lieviti), e una Cuvée Spéciale (100% Pinot Noir) che invecchia per 67 mesi, di cui 12 in botti di legno. A questi si aggiunge la preziosa edizione limitata “Généalogie”, una selezione dei millesimi delle migliori vendemmie degli ultimi decenni, di cui sono attualmente in commercio l’annata 2008 e la 2012. Ma ricerca e sperimentazione non si fermano, rivela il manager, che annuncia: “Stiamo facendo dei test sui ‘vintage’ e stiamo sperimentando anche le anfore”. “Siamo riconosciuti come una Maison premium perché pensiamo prima al vino e poi al mercato” dice soddisfatto Revol, evidenziando che “il nostro stile è la golosità: è uno champagne gourmand, complesso ed elegante caratterizzato da una bolla molto fine”. Nel 2022 la celebre bollicina francese ha registrato un successo straordinario, superando per la prima volta i sei miliardi di euro di fatturato complessivo (+ 4,3% sul 2021), con 326 milioni di bottiglie vendute (+1,6%) e una quota dell’export salita a poco più del 57% contro il 45% di dieci anni fa, e con l’Italia diventata uno dei mercati di riferimento. Un’onda che fa ben sperare anche il manager francese che ha spiegato che “quest’anno prevediamo per la nostra filiale italiana aperta nel 2012 un fatturato di 5,5 milioni di euro, che saliranno a 8 nel 2024 e a 12 nel 2026”. Sul posizionamento (molto alto) di Comte de Montaigne, Revol ha le idee chiare, sottolineando la vocazione della Maison per il “bon vivre” e l’attenzione per l’”hospitalité esclusiva” che, in questi anni, si è concretizzata in diverse collaborazioni e partnership con le catene alberghiere di lusso Aman e St. Regis, nonché marchi del calibro di Dolce & Gabbana haute couture, Cartier e Hermes.

“Facciamo una vendemmia parcella per parcella su 40 ettari, poi abbiamo i silos con il ‘vin claire’ con due persone dedicate, che per tre mesi riassumono i loro assaggi in più di tremila note gustative che il nostro enologo, Philippe Narcy, analizza per la delicata fase di ‘assemblage’ che darà al nostro champagne l’identità della Maison. Quindi ‘tirage’ e la presa di spuma, l’affinamento per 48 mesi sui lieviti al buio silenzioso della Cantina, il ‘remuage’ e la cruciale fase del ‘dégorgement’, che io chiamo l’operazione a cuore aperto, a cui non può che seguire (dopo il ‘dosage’ e la tappatura) un periodo di un mese di ‘convalescenza’. Quindi non resta che il cosiddetto ‘habillage’, la vestizione della bottiglia con il copricapsula e la doppia etichetta, e la spedizione per farlo arrivare sulle tavole più importanti del mondo”. Oggi circa il 70% dello champagne Comte de Montaigne viene infatti venduto in una trentina di Paesi, principalmente in Europa, Asia e Stati Uniti. “Nonostante la vendemmia anticipata – precisa Revol che monitora con attenzione gli effetti del cambiamento climatico – l’anno scorso abbiamo avuto un’annata davvero eccezionale con una grandissima qualità e un’ottima quantità”. Uno standard sempre più elevato che sta facendo emergere il vigneto e i 64 Cru della Cote des Bar, la principale zona vitivinicola dell’Aube, Dipartimento per troppo tempo ritenuto marginale per lo champagne, di cui è stato storicamente un serbatoio di mosti e uve. Ancora oggi le Cantine sono poche e la maggior parte dei vigneron sono conferitori, eppure, c’è stato un tempo in cui il suo capoluogo, Troyes, è stato il centro principale dell’intera Champagne, e nella sua chiesa di Sainte-Madeleine costruita nel 1.120, una preziosa vetrata ritrae Thibaud IV, Comte de Champagne, che consegna al cardinale una barbatella di uva Chardonnay portata dalla Terra Santa via Cipro.

Stephane Revol crede nel terroir di questa culla dello champagne, ama le vigne dove è cresciuto, le colline, i villaggi, ed è convinto della potenzialità di un vino che i “cugini” della Marna, i “negociant” di Epernay e Reims, hanno impedito per secoli che si producesse nell’Aube. E in questa sua visione, fatta di “cuore, autencità e ‘bon vivre’”, spicca la voglia di comunicare e promuovere la storia della Maison e del suo territorio. Tutti i colori, le sfumature e le forme di Comte de Montaigne sono stati immortalati dal fotografo palermitano Giò Martorana in un prezioso “coffee table book” intitolato “Généalogie”.

Vino, Cantina Bellenda: da settembre useremo bottiglie più leggere

Vino, Cantina Bellenda: da settembre useremo bottiglie più leggereMilano, 31 mag. (askanews) – Da settembre tutte le bottiglie di vetro della Cantina veneta Bellenda saranno più leggere di circa 100 grammi. Lo ha annunciato la stessa azienda di Vittorio Veneto (Treviso) di proprietà della famiglia Cosmo, parlando di una scelta operata per ridurre l’impatto ambientale.

L’annuncio è stato fatto in occasione della presentazione del restyling della linea di spumanti realizzati con il Metodo Martinotti: “San Fermo” (Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg Brut), “Miraval” (Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg Extra Dry) e Prosecco Rosé Brut. Le nuove etichette, con una grafica con trame in rilievo di disegni veneziani, sono stampate su carta di cellulosa naturale certificata FSC proveniente da sole fonti sostenibili. “Con questo restyling puntiamo da un lato ad enfatizzare le bellezze del territorio in cui nascono e crescono i nostri vigneti, e dall’altro a eliminare progressivamente l’utilizzo di materiali sintetici nelle etichette” ha dichiarato il titolare di Bellenda, Umberto Cosmo, sottolineando che “che nel prossimo futuro questo interesserà dapprima i vini ‘col fondo’, e successivamente anche i nostri Metodo Classico”.

Consorzio Doc Prosecco: 100 turisti giapponesi in visita a Cantine

Consorzio Doc Prosecco: 100 turisti giapponesi in visita a CantineMilano, 31 mag. (askanews) – Grazie ad un accordo di collaborazione tra il Consorzio di tutela della Doc Prosecco e l’agenzia di viaggio nipponica Hankyu Travel International, tra giugno e luglio un primo gruppo di cento turisti giapponesi si recherà nel Trevigiano per visitare alcune Cantine e i luoghi di produzione del Prosecco Doc.

Nel gennaio scorso, il Consorzio aveva ospitato una delegazione inviata dall’agenzia giapponese (fondata nel 1948, l’anno scorso ha fatturato 1,2 miliardi di euro con 2.540 dipendenti) accompagnandola alla scoperta dei luoghi più emblematici e accattivanti dei territori della Denominazione Prosecco DOC, tra cui diverse cantine. Quello in arrivo nei prossimi due mesi è il primo di un serie gruppi che visiteranno questa zona, dopo un’irrinunciabile tappa a Venezia. “Siamo orgogliosi dell’interesse dimostrato sia dagli operatori turistici giapponesi che dagli stessi turisti” ha affermato il presidente del Consorzio, Stefano Zanette, aggiungendo che “è in programma l’arrivo di altri tre importanti tour operator provenienti dal Sol Levante, che presto effettueranno nuovi sopralluoghi nelle nostre zone, con l’obiettivo di includere Treviso e le cantine del territorio della Doc Prosecco nei futuri itinerari turistici, a partire già dalla fine di quest’anno”.

Addio a Emilio Rigamonti, il re della bresaola

Addio a Emilio Rigamonti, il re della bresaolaMilano, 31 mag. (askanews) – E’ morto questa mattina a Sondrio all’età di 92 anni Emilio Rigamonti, considerato il re della bresaola valtellinese. Fu lui insieme al fratello Giovanni, alla fine degli anni ’50 ad aprire il primo stabilimento produttivo, oggi sede della società, a Montagna in Valtellina, prendendo in mano le redini dell’attività di macelleria avviata dal padre nel 1913. Oggi Rigamonti è del colosso brasiliano della carne Jbs. Emilio Rigamonti ha contribuito a rendere la Bresaola della Valtellina Igp un prodotto conosciuto e consumato in tutto il mondo, avendo ricoperto per primo il ruolo di presidente nel 1998 del Consorzio di tutela della Bresaola Igp.

La Bresaola Valtellina Igp: una “destinazione” da scoprire in bici

La Bresaola Valtellina Igp: una “destinazione” da scoprire in biciMilano, 31 mag. (askanews) – Scoprire la Valtellina in sella a una bici proponendo percorsi e tappe enogastronomiche che promuovano i prodotti del territorio, uno su tutti la bresaola Valtellina Igp. Quest’anno la campagna “Destinazione Bresaola” torna con una mini-guida per 10 percorsi da fare in sella alle due ruote nel territorio dove nasce questa Igp, con altrettante soste nei risto-bike aderenti al circuito. Un ulteriore rafforzamento del legame col territorio anche “in vista del Olimpiadi del 2026 – ha ricordato il presidente del Consorzio di tutela, Mario Moro – una grande opportunità per far conoscere i prodotti locali e il turismo che si può fare in valle”.

La scelta di una guida dedicata ai cicloturisti non è casuale: questa estate si stima che 4 milioni di italiani avranno una bicicletta come compagna di viaggio. Nella sola Valtellina, tappa fissa del Giro d’Italia, sono stati stimati in arrivo 3 milioni e mezzo di turisti (italiani e non) e circa la metà viene proprio per i percorsi dedicati alle due ruote (Consorzio Turistico Valtellina). Un momento d’oro per il cicloturismo confermato anche dalla ricerca Doxa “Bresaola della Valtellina Igp, icona del territorio e driver del cicloturismo in valle”, commissionata dal Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina, su un campione nazionale di 500 cicloturisti. Oltre un cicloturista su due (58%) in Italia, ritiene che ci sia un vero boom del cicloturismo e il 45% ha visto aumentare i servizi a disposizione (strutture ricettive, percorsi, parcheggi, app dedicate, ecc). Tra gli aspetti più apprezzati di questa passione in ascesa, per il 61% c’è il privilegio di essere immersi nella natura e, quasi a pari merito (50%) la possibilità di restare in forma anche in vacanza. Ma quali sono i requisiti per scegliere una destinazione “cycle friendly”? La bellezza del contesto si piazza al primo posto con il 57% delle risposte, seguito dall’offerta di strutture ricettive adatte (51%), la completezza dei percorsi dedicati con vari livelli di difficoltà (42%) e la ricchezza gastronomica che soddisfa sia il palato che le esigenze nutrizionali di chi va in bici (22%).

Elementi che si ritrovano in Valtellina: oltre un cicloturista su cinque (23%) è già stato in bici in Valtellina (il dato sale al 37% tra i giovani), mentre quasi nove intervistati su 10 (87%) prevedono di andare (o tornarci), contro il 70% che non ci è stato ma vorrebbe andarci. I tre motivi principali per scegliere la Valtellina come meta turistica? Bellezza del territorio (61%), panorama naturalistico (56%) e possibilità di escursioni (48%). Sul fronte nutrizionale il 74% dei ciclisti ritiene il salume un alleato nella dieta dello sportivo e di chi ama tenersi in forma. Tra i motivi di questa scelta, il fatto che sia proteica (60%), light (49%), digeribile e può essere consumata prima di uno sforzo fisico (39%), oltre a essere pratica (35%). Proprio per questo la mini-guida contiene soste nei RistoBike aderenti al circuito dove rifocillarsi con altrettanti panini che hanno come protagonista la bresaola della Valtellina IGP. I percorsi (distribuiti su tutto il territorio, 2 per ciascuno dei 5 mandamenti) e i RistoBike (bar, paninerie, ristoranti, bistrot, situati all’inizio, in mezzo o alla fine del percorso, coerenti con le esigenze del cicloturista) sono stati selezionati da Luca Calcagno, esperto di biking e di territorio, con la supervisione di Valtellina Turismo, la realtà principale in ambito turistico sul territorio.

Pane e Nutella: riprende viaggio tra le forme dell’arte bianca italiana

Pane e Nutella: riprende viaggio tra le forme dell’arte bianca italianaMilano, 31 mag. (askanews) – Un viaggio nella tradizione regionale italiana, con una lente di ingrandimento sui pani d’Italia per riscoprire origini, storia e caratteristiche non solo di un prodotto che consumiamo quotidianamente, ma anche di un mestiere, un’arte antica come quella bianca. E’ questo lo spirito del progetto Pane e Nutella, realizzato da Ferrero in collaborazione con l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. Si rinnova così la partnership con l’Università di Scienze gastronomiche nel percorso di scoperta delle tradizioni di tutte le 20 regioni italiane, attraverso pani tipici come il piemontese Pane nero di Coimo, il pane casareccio di Genzano tipico del Lazio fino alla Mafalda siciliana.

Il percorso realizzato dal progetto Pane e Nutella non si ferma solo alle tantissime varietà di pani presenti nel nostro Paese, ma si spinge anche a raccontare l’antica arte dei panificatori. La loro maestria, unita alle varie tradizioni regionali, sarà protagonista di uno spot televisivo dove il pane è il risultato di un lavoro quotidiano realizzato dalle mani di questi artigiani del gusto, da nord a sud dell’Italia. Nei prossimi anni poi il progetto ha l’obiettivo di crescere per continuare a trasmettere le tradizioni e la storia di un territorio, come quello italiano, ricco di diversità. Per questo saranno gli stessi panettieri – grandi o piccoli che siano – a candidare i pani tipici da loro prodotti, portando alla luce i tesori gastronomici del nostro Paese.

Maccario nuovo presidente Consorzio Barbera d’Asti e vini Monferrato

Maccario nuovo presidente Consorzio Barbera d’Asti e vini MonferratoMilano, 31 mag. (askanews) – Il 49enne Vitaliano Maccario è il nuovo presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Lo ha reso noto lo stesso ente consortile, spiegando che il Cda ha eletto vicepresidenti per il prossimo triennio, Lorenzo Giordano (Cantina Sociale di Vinchio e Vaglio Serrae), il presidente uscente, Filippo Mobrici (Bersano Vini).

“Il focus del mio mandato sarà dare continuità all’ottimo lavoro portato avanti fino ad ora dal mio predecessore” ha dichiarato Vitaliano, contitolare dell’azienda vitivinicola Pico Maccario di Mombaruzzo (Asti), aggiungendo che “sarà fondamentale dare ancora più impulso a ciò che è stato fatto nell’ambito della ricerca scientifica, sulla Barbera e sui vari vitigni della Denominazione”. “Lo stesso vale per ciò che concerne il fronte della promozione del Monferrato e delle sue punte di diamante, un lavoro che va sempre più concretizzato sia dentro i confini nazionali che fuori, procedendo verso una vera e propria internazionalizzazione della Denominazione e del territorio in cui vini eccellenti prendono vita” ha proseguito il neo presidente, concludendo “con questo obiettivo opererò nel pieno rispetto del lavoro svolto e nel nome di una costante intesa con vicepresidenti e consiglieri”. “Maccario è un imprenditore capace di portare un valore aggiunto ai progetti del Consorzio e sicuramente la persona giusta per traghettare il territorio verso importanti obiettivi futuri” ha affermato il presidente uscente Mobrici, dicendosi “sicuro che il suo impegno sarà guidato dalla volontà di rendere sempre più centrale nel panorama enologico italiano il Monferrato e i suoi prodotti preziosi, sempre più riconosciuti per la loro altissima qualità”. “Lavoreremo insieme fianco a fianco – ha precisato – in un’unione d’intenti collettiva, verso una prospettiva virtuosa di sostegno comune del Monferrato del vino”.

Il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato è stato fondato nel 1946 e oggi conta oltre 400 aziende associate e 13 Denominazione tutelate.

Il 21 giugno a Grinzane Cavour c’è il “Food and wine tourism forum”

Il 21 giugno a Grinzane Cavour c’è il “Food and wine tourism forum”Milano, 30 mag. (askanews) – Mercoledì 21 giugno, il Castello di Grinzane Cavour (Cuneo), ospita il “Food & wine tourism forum” (Fwtf), il principale evento italiano dedicato all’innovazione nel turismo enogastronomico.

Organizzato dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, l’iniziativa giunta alla sesta edizione, prevede una serie di incontri con al centro il tema “Prospect”, per riflettere e per indagare insieme con diversi esperti i legami tra turismo innovazione, nuove tecnologie, accelerazione digitale e sviluppo sostenibile. Incontri con una ventina di speaker, che si susseguono in quattro diverse sale, orientati alla strategia e arricchiti da dati di scenario e da case history nazionali e internazionali.

Nato nel 2018 il Fwtf approfondisce i principali temi sui quali gli operatori del settore “food and wine” sono chiamati a confrontarsi.

Dal 2 al 4 giugno a Priverno la seconda edizione di “Vini d’Abbazia”

Dal 2 al 4 giugno a Priverno la seconda edizione di “Vini d’Abbazia”Milano, 30 mag. (askanews) – Venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 giugno, nello straordinario scenario del Borgo di Fossanova a Priverno (Latina), si svolgerà la seconda edizione di “Vini d’Abbazia”, la manifestazione ideata per ricordare il ruolo che, sin dal Medioevo, le abbazie hanno avuto non solo nella produzione del vino ma anche nella preservazione di vitigni che altrimenti sarebbero andati perduti.

Le Cantine presenti saranno oltre 30 cantine e, per la prima volta, anche alcune importanti Abbazie francesi legate all’Associazione Les Vins D’Abbayes, che svolge una analoga manifestazione a Parigi. Alla tre giorni ci sarà la possibilità di degustare anche i vini locali dei produttori della Strada del Vino di Latina, della Strada del Cesanese del Piglio, dal Consorzio del Cesanese del Piglio, Consorzio Cabernet Dop di Atina e del Consorzio Cori Doc. All’interno del Borgo sarà anche allestita una speciale sezione gastronomia curata da Slow Food Latina con numerosi stand di produttori con i loro prèsidi. L’Abbazia di Fossanova è il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia. I monaci che la fondarono nel 1208 provenivano dal monastero di Citeaux in Francia, luogo fondamentale per la produzione dei blasonati vini della Borgogna. Da questo legame nasce l’idea di ospitare a Fossanova una manifestazione che racconti il contributo dei religiosi alla storia del vino.

Tra i banchi degustazione il pubblico potrà incontrare vignaioli e frati “maestri di vigna” al servizio dei monasteri del vino. Dalle ore 16 alle 22 saranno aperti i banchi di assaggio delle Cantine, distribuiti intorno al suggestivo Chiostro dell’Abbazia, mentre dalle 17 nel Refettorio si svolgeranno delle masterclass rivolte alle produzioni delle diverse Abbazie. Sabato 3 giugno alle 18, all’Infermeria dei Conversi, si terrà il convegno “Il vino motore di un territorio: progetti di sviluppo” con gli interventi, tra gli altri, dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio, Giancarlo Righini, e del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. In chiusura di manifestazione, il 4 giugno alle 19, è previsto l’incontro con il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, dedicato al contributo delle Abbazie alla salvaguardia del vino. Con l’occasione sarà anche presentato il nuovo libro di Petrini e del gesuita ed economista di fama mondiale Gael Giraud, intitolato “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità”. Da segnalare, tra le diverse masterclass previste in questo fine settimana lungo, quella sui vini di “Abbazia di Novacella” in compagnia di Werner Waldboth, e quella con Marco Caprai (Cantina Arnaldo Caprai) e Antonio Capaldo (Feudi di San Gregorio), per la prima volta insieme per raccontare i loro vini. Poi la degustazione guidata da Armin Gratl dei vini della “Cantina Valle Isarco”, quella per scoprire i “Vini d’Abbazia francesi” con l’associazione Les Vins D’Abbayes e infine quella con Giampiero Bea dedicata ai vini del “Monastero Trappiste di Vitorchiano”.