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Vendemmia, Dop Santorini (Grecia): crolla quantità ma qualità alta

Vendemmia, Dop Santorini (Grecia): crolla quantità ma qualità altaMilano, 27 set. (askanews) – Ha raggiunto solo il 30% della media annuale la vendemmia della Dop Santorini che si è appena conclusa nell’isola più meridionale dell’arcipelago delle Cicladi, in Grecia. Un crollo nella produzione dovuto alla siccità invernale, seguita dai forti venti primaverili, da una forte grandinata ad aprile e da un prolungato periodo di caldo intenso durante l’estate. Nonostante questo, secondo l’enologo dell’unione delle cooperative dell’isola, “Santo Wines”, Nikos Varvarigos, “dalle uve raccolte verranno prodotti vini con caratteristiche di alta qualità: le premesse sono molto buone”.

Istituita nel 1971, la Dop Santorini è una delle Denominazioni del progetto volto alla promozione e valorizzazione dei prodotti vulcanici, Heroes of Europe Volcanic Agriculture (Heva) finanziato dall’Ue. Progetto che include anche i nostri Consorzio di Tutela Vini Soave e Lessini Durello, e il Consorzio veneto del formaggio Monte Veronese. I vigneti contano 1.200 ettari sparsi in tutta l’isola, di cui il 75% sono coltivati ad Assyrtiko, un vitigno a bacca bianca locale a piede franco, “resistente alle condizioni secche, alla peronospora e alla botrite, che si adatta bene a diversi terreni e climi e mantiene alti livelli di acidità durante la maturazione”. Con l’Assyrtiko si producono corposi vini bianchi secchi invecchiati in acciaio e in botte di rovere, ma anche passiti e vini frizzanti. Le altre varietà attualmente coltivate a Santorini sono le bianche Aidani e Athiri, e le rosse Mavrotragano e Mandilaria. Quest’isola dell’Egeo ha conservato sistemi di allevamento antichissimi, tra cui il “kouloura” che prevede che la vite non venga legata ma potata a forma di alberello. Con i tralci intrecciati con una corda vegetale intorno al tronco e ai rami, si forma una spirale che si chiude a cerchio ad un’altezza tra i 10 e i 20 centimetri. Questo sistema ha come vantaggi la riduzione della perdita d’acqua, la maggiore esposizione delle foglie alla luce solare e la minore necessità di trattamenti fitosanitari.

“La vendemmia di quest’anno mostra che i vini di Santorini continueranno a diventare sempre più rari” spiega Markos Kafouros, presidente di “Santo Wines”, realtà che produce circa 2,3 milioni di litri di vino, il 35-40% dei quali esportati prevalentemente in Germania, Stati Uniti, Canada e Regno Unito. “La Dop Santorini sta assistendo a un sempre crescente interesse nei suoi confronti, affiancato da un aumento delle vendite che nel 2022 è stato del +13% rispetto all’anno precedente” prosegue il presidente della cooperativa fondata nel 1947 e che oggi, con 1.200 soci, è la più grande organizzazione di Santorini. “Santo Wines si impegna a salvaguardare l’agricoltura tradizionale locale – conclude il presidente – con l’obiettivo di produrre vini di Santorini a Denominazione di origine protetta di alta qualità e di promuovere lo sviluppo agricolo sostenibile”.

Vino, sono 12 i “Tre Bicchieri 2024” del Trentino: crescono i fermi

Vino, sono 12 i “Tre Bicchieri 2024” del Trentino: crescono i fermiMilano, 27 set. (askanews) – Sono 12 i vini del Trentino che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il riconoscimento più alto assegnato dalla guida “Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso. A salire sul podio più alto sono stati quest’anno “L’Ora 2021” di Pravis, “San Leonardo 2018” di San Leonardo, “Teroldego Rotaliano Sangue di Drago 2020” di Marco Donati, “Teroldego Rotaliano Vigilius 2020” di De Vescovi Ulzbach, “Trentino Pinot Nero Faedi 2020” di Bellaveder, “Trentino Riesling 2022” di Pojer & Sandri, “Trento Brut 976 Riserva del Fondatore 2012” di Letrari, “Trento Brut Altemasi Graal Riserva 2016” di Cavit, “Trento Brut Rotari Flavio Riserva 2015” di Rotari, “Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2012” di Ferrari, “Trento Extra Brut Rosé 2018” di Moser, e “Trento Inkino Extra Brut Rosè 2019” di Mas dei Chini.

Quest’anno il volume evidenzia il notevole progresso dei vini fermi, sia per quanto riguarda le valutazioni (con il record di etichette arrivate in finale) “ma soprattutto per carattere, unicità e grande aderenza al territorio”. Decisiva in questo senso la scelta di “puntare sulle varietà da uve autoctone, così come anche su vitigni” – spiegano i curatori della guida – a partire da “interpretazioni validissime di Nosiola”, “senza tralasciare variazioni a base di Marzemino, un rosso ancora troppo sottovalutato, e l’importante presenza del Teroldego”. Ma oltre i vini da uve della tradizione non mancano quelli da vitigni internazionali: con “il Pinot Nero che ben scandisce la sua elegante complessità, così come il Riesling offre grinta e schiettezza”. Il Trentino dunque si conferma un territorio “ricco di vini assolutamente identitari e con ottimo prezzo”. “I Trento rimangono comunque sulla vetta della regione, e sotto la definizione ‘Bollicine di Montagna’ si muove una delle zone spumantistiche più convincenti d’Italia” aggiungono i critici del Gambero Rosso, evidenziando le tante conferme tra i premiati, e un elenco che sottolinea l’ottimo andamento delle versioni Rosé e annovera alcune validissime nuove entrate. Gentilezza e determinazione, in sintesi, per rilanciare il comparto enologico trentino e ribadire che Trento non è solo spumante classico”.

Vino, grande successo per l’evento “Oltrepò – Terra di Pinot Nero”

Vino, grande successo per l’evento “Oltrepò – Terra di Pinot Nero”Milano, 27 set. (askanews) – Sono stati circa 300 gli operatori e giornalisti nazionali e internazionali che hanno preso parte alla terza edizione di “Oltrepò – Terra di Pinot Nero: un territorio, un vitigno, due eccellenze”, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. La manifestazione dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg e al Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc si è svolta come ogni anno presso l’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio (Pavia) ed è stata ancora una volta un successo, con giornalisti specializzati provenienti da Spagna, Belgio, Germania, Polonia, Stati Uniti, Portogallo e Ungheria che hanno affollato i banchi d’assaggio delle 34 Cantine, molte delle quali vere punte di diamante del territorio.

“Questo evento ci consente di parlare e approfondire il tema del Pinot Nero, un orgoglio delle nostre Denominazioni, che negli ultimi anni stiamo lavorando per far conoscere sempre di più” ha commentato la presidente del Consorzio, Gilda Fugazza, ricordando che con questo evento “la parola l’abbiamo data alle aziende, che ancora una volta hanno dimostrato il valore e la qualità dei loro vini”. “L’ottima risposta degli operatori di settore e della stampa sono la riprova del sempre maggiore interesse verso questo territorio e della volontà di raccontarlo al meglio” ha aggiunto il direttore del Consorzio, Carlo Veronese, evidenziando ad askanews “la presenza insieme con aziende anche piccolissime, delle due grandi Cantine cooperative del territorio”. Veronese ha sottolineato anche “la grande collaborazione delle aziende, sia per l’organizzazione di questa manifestazione sul territorio, che per tutti gli eventi che abbiamo fatto quest’anno con lo stesso gruppo di Cantine e con gli stessi vini a Roma, a Milano e a Monza”. “Settimana scorsa ero in Giappone per un evento dove c’era prevalentemente Pinot Nero, che ripeteremo durante un tour negli Stati Uniti nei prossimi giorni” ha proseguito il direttore, concludendo che le masterclass di Casteggio “hanno sottolineato un grande fermento e una qualità dei vini sempre maggiore, segno che la strada è quella giusta”. Operatori, sommelier e giornalisti hanno potuto degustare 95 etichette ai banchi dei produttori, a cui si sono aggiunti quelli delle degustazioni guidate sulle bollicine e sui rossi fermi. “I metodo classico che abbiamo assaggiato hanno profili molto diversi ma sono tutti legati da un filo conduttore dato dall’alta qualità ed eleganza che sono in grado di esprimere” ha spiegato Jacopo Cossater, relatore della masterclass dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg, sottolineando che “sono prodotti che hanno un rapporto qualità prezzo incredibile, perfetti per la ristorazione grazie alla grande abbinabilità”. “C’è molta sensibilità, un’interpretazione sempre più autentica delle caratteristiche identificative del Pinot Nero in Oltrepò: i vini risultano più eleganti, con al centro il frutto, senza essere troppo marcati con i legni” ha affermato Filippo Bartolotta, che ha guidato la masterclass su questi grandi rossi, dicendosi “curioso di scoprire cosa succederà nei prossimi anni”.

E’ proprio il Pinot Nero a trainare più di tutti la crescita qualitativa della viticultura in questo triangolo di 13mila ettari vitati a Sud del Po, dai quali si ricavano complessivamente ogni anno 75 milioni di bottiglie. L’Oltrepò è la prima zona d’Italia per produzione del Pinot Nero, con il 75% dell’intero vigneto italiano. Il suo Metodo Classico, unica Docg del territorio, è il suo punto di forza, e anno dopo anno cresce in qualità, fama e vendite, arrivate a circa 600mila bottiglie. Ed è proprio al Metodo Classico, ancor più del Pinot Nero fermo, a cui guardano aziende importanti del vino italiano. Dopo l’investimento della famiglia Zonin nella Tenuta il Bosco di Zenevredo nell’ormai lontano 1987, sono sbarcati in Oltrepò i piemontesi Cordero alla magnifica Tenuta San Giorgio a Santa Giuletta, poi i veronesi Tommasi con l’acquisizione della Tenuta Caseo a Canevino, e quest’anno la franciacortina Guido Berlucchi che ha comperato Vigne Olcru a Santa Maria La Versa, e la veronese Masi che ha acquistato Casa Re a Montecalvo Versiggia. Un ulteriore segnale delle grandi potenzialità di questo territorio.

Vino, Asolo Prosecco incontra le eccellenze casearie a “Caseus”

Vino, Asolo Prosecco incontra le eccellenze casearie a “Caseus”Milano, 26 set. (askanews) – Il Consorzio Asolo Prosecco accompagnerà le eccellenze casearie del Veneto durante la diciannovesima edizione di “Caseus” che si terrà nella suggestiva Villa Contarini di Piazzola sul Brenta (Padova) sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre.

L’evento dedicato ai grandi caseifici e ai piccoli produttori di malga, prevede un ricco calendario di degustazioni guidate, abbinamenti enogastronomici, incontri con i casari, masterclass e momenti di formazione e confronto. L’Asolo Prosecco sarà coprotagonista assieme alle eccellenze casearie di diversi incontri, tra cui “Cheese is Green”, sette “cooking show” che si concentreranno sull’esplorazione dei migliori abbinamenti tra formaggi, verdure di stagione, “Lattebusche: territorio, racconto e degustazione”, durante il quale lo chef Marco Valletta interpreterà le eccellenze locali, e “Degustazioni delle Dop”, i percorsi di abbinamento con le Dop. Inoltre, durante tutta la durata dell’evento l’Asolo Prosecco sarà in degustazione negli stand consortili allestiti nell’area esterna alla villa.

Italia domina il “Champagne and Sparkling Wine World Championships”

Italia domina il “Champagne and Sparkling Wine World Championships”Milano, 26 set. (askanews) – Ancora una volta, l’Italia ha conquistato la vetta della classifica ai “The Champagne & Sparkling Wine World Championships” (CSWWC), con 74 medaglie d’oro sulle 170 attribuite, e con 117 d’argento sulle 218 assegnate in totale. A guidare il medagliere italiano è il Trentodoc con 26 ori e 35 argenti, seguito dalla Franciacorta con 21 medaglie d’oro.

Per la sesta volta il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” se lo è aggiudicato Ferrari Trento che ha portato a casa nove ori e tre argenti. “Questo premio ci riempie di orgoglio e dimostra la costanza qualitativa che, grazie alla passione e alla competenza del nostro team, riusciamo a garantire in tutti i nostri Trentodoc, dai non millesimati alle grandi riserve” ha dichiarato il presidente e Ceo di Ferrari Trento, Matteo Lunelli, aggiungendo per quanto riguarda il Trentodoc che “questo risultato riconosce la straordinaria vocazione del territorio trentino e rende onore all’impegno delle Cantine che, assieme a Ferrari Trento, hanno contribuito alla nascita della denominazione e alla sua costante crescita in termini sia quantitativi che qualitativi”. Alla decima edizione di quella che si vanta di essere il “the world’s toughest and most prestigious sparkling wine competition” (“la più dura e prestigiosa competizione di bollicine”, ndr), sono stati giudicati poco meno di mille spumanti provenienti da 40 regioni di 19 Paesi diversi. Dopo l’Italia, si sono piazzati Francia (43 ori e 48 argenti) e Inghilterra (11 ori e 15 argenti), seguiti da Australia e Spagna, Paesi che hanno ottenuto 11 medaglie d’oro e 11 d’argento ciascuna.

“Posso dire con onestà che viviamo in un’epoca d’oro per lo spumante” ha commentato il fondatore e presidente del CSWWC, Tom Stevenson, sottolineando che “la nostra missione non è solo quella di promuovere vini di livello mondiale, ma anche quella di scoprire e premiare nuovi ed entusiasmanti vini provenienti da regioni affermate ed emergenti in tutto il mondo. L’aspetto più sorprendente – ha concluso – è che i vincitori delle medaglie provengono sia dai produttori più grandi sia da alcuni dei più piccoli, sia da quelli più affermati sia dai nuovi arrivati”. I premi saranno consegnati durante la cerimonia ufficiale con cena di gala che si terrà il 2 novembre alla Merchant Taylors Hall di Londra, durante la quale saranno svelati i premi di tutte le categorie.

Zucchella (Cia): vini dell’Oltrepò Pavese si confermano tra i migliori

Zucchella (Cia): vini dell’Oltrepò Pavese si confermano tra i miglioriMilano, 26 set. (askanews) – “Quando tradizione, serietà, impegno e passione si incontrano, ecco che si ottengono risultati di questo tipo: faccio perciò i più grandi complimenti ai nostri soci Calatroni e Fiamberti, che tengono alto il nome dell’Oltrepò Pavese e sono esempio di eccellenza territoriale ma anche nazionale. Mi congratulo con tutte le altre aziende dell’Oltrepò Pavese che hanno ottenuto questo importante riconoscimento: il loro successo è il successo di tutto il nostro territorio e di una tradizione vitivinicola tra le più antiche del mondo”. Così il presidente di Cia Pavia, Carlo Emilio Zucchella, ha commentato i “Tre Bicchieri” della guida “Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso, assegnati a quattro Metodo Classico e a cinque vini fermi prodotti da Cantine dell’Oltrepò Pavese, sui 33 complessivamente attribuiti ad etichette lombarde.

La Cia pavese ricorda che l’Azienda Agricola Calatroni ha ottenuto questo riconoscimento con il suo “Riva Rinetti Pas Dosé 2018, Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Docg”, che prende il nome dalla vigna Rinetti di dieci anni, che sorge a circa 450 metri sul livello del mare su suolo calcareo-argilloso. E’ stato invece il “Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2019” il vino che ha permesso all’Azienda agricola Fiamberti di Canneto Pavese, una delle realtà più antiche della Lombardia con i suoi oltre 200 anni di storia, di aggiudicarsi i “Tre Bicchieri”. Per quanto riguarda l’Oltrepò Pavese, sul gradino più alto della guida ai vini del Gambero, sono finiti anche “Cruasé Roccapietra 2017” di Scuropasso-Roccapietra, “Metodo Classico Pinot Nero Brut 1870 Cuvèe Storica 2019” di Giorgi, “Metodo Classico Pinot Nero Pas Dosé Riva Rinetti 2018” di Calatroni, “Terrazze Alte 2021” di Tenuta Mazzolino, “Riesling Campo della Fojada Riserva 2019” di Tenuta Travaglino, “Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Tavernetto 2020” di Conte Vistarino, e “V18 2020” di Cordero San Giorgio.

Vino, nel deserto del Negev rinascono vitigni di 1.500 anni fa

Vino, nel deserto del Negev rinascono vitigni di 1.500 anni faMilano, 26 set. (askanews) – Due antiche viti del deserto del Negev, ottenute da semi trovati durante degli scavi archeologici e da un’innovativa ricerca sul Dna, sono state piantate nel vigneto in cui erano originariamente coltivate 1.500 anni, fa all’interno del Parco Nazionale di Avdat, in Israele.

Le varietà di uva Sariki e Beer ottenute dai semi scoperti negli scavi di Avdat, sono endemiche del Negev. I ricercatori israeliani hanno spiegato che queste varietà “erano utilizzate per produrre un vino che divenne celebre in tutto il Mediterraneo e veniva esportato addirittura fino all’odierna Inghilterra, nel corso del primo millennio dopo Cristo”. L’impianto del vigneto storico prevede anche il ripristino di tre appezzamenti vicino ai cinque antichi torchi scoperti nel sito, e la vigna è stata progettata secondo la struttura tradizionale che era comune tra gli agricoltori di Israele tra il primo e il settimo secolo dopo Cristo, e “incarna e illustra i principi di sostenibilità che caratterizzano un vigneto desertico”. Il Parco nazionale di Avdat, una delle principali località della Strada del Vino del Negev, grazie al suo ruolo nella Via dell’Incenso Nabatea, è un sito Unesco. La città di Avdat “era un importante centro di produzione ed esportazione di vino nel mondo antico: dal quarto al settimo secolo dopo Cristo, la regione era nota come fonte di vino di qualità per tutto l’impero bizantino, nel periodo in cui il cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’impero. Negli ultimi anni, questa regione si è sviluppata notevolmente, insieme con la creazione del Consorzio del vino del Negev da parte della Fondazione Merage Israel, con oltre 40 aziende vinicole distribuite tra il Negev settentrionale ed Eilat. I progetti di sviluppo per questa zona, prevedono piani per la piantumazione delle varietà storiche Sariki e Beer, accanto alle centinaia di ettari attualmente coltivati a Chardonnay, Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Malbec, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

“Il Negev sta diventando un attore internazionale nel campo del vino, sia per la coltivazione della vite nelle dure condizioni del deserto arido sia per la produzione di vini eccellenti con caratteristiche uniche” ha dichiarato la Ceo della Fondazione Merage Israel, Nicole Hod Stroh, spiegando che “diversi anni fa, abbiamo riconosciuto il potenziale della regione del Negev e abbiamo deciso di investire e di fondare il Negev Wine Consortium”. “Il fatto che 1.500 anni fa un milione di litri di vino all’anno venisse prodotto nel deserto ed esportato nel continente europeo è emozionante e stimolante” ha affermato il ministro della Protezione ambientale, Idit Silman, spiegando che “oggi abbiamo la capacità tecnologica di piantare nel deserto viti antiche, utilizzando metodi antichi e moderni, e la sua importanza è ulteriore, alla luce di un’epoca di cambiamenti climatici”.

Gambero Rosso: i “Tre Bicchieri 2024” assegnati a 11 vini del Lazio

Gambero Rosso: i “Tre Bicchieri 2024” assegnati a 11 vini del LazioMilano, 26 set. (askanews) – Sono 11 i vini del Lazio che quest’anno hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento della guida “Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso. Nella nuova edizione del volume, il Lazio si conferma fedele a sé stesso, nel bene e nel male.

“Da un lato, conferma la capacità di ottenere eccellenti risultati in tutta la regione: quattro province su cinque hanno espresso almeno un ‘Tre Bicchieri’, ad eccezione di Rieti (anche se il Reatino sta registrando una crescita di qualità e del numero di aziende), utilizzando un numero di vitigni assai significativo, sia autoctoni, Bellone, Biancolella, Cesanese e Grechetto, che internazionali, dal Cabernet Sauvignon al Merlot, dalla Grenache al Syrah al Viognier” appuntano i degustatori, sottolineando che dall’altro lato, il Lazio “riconferma la cronica assenza d’identità territoriale: solo due sugli undici ‘Tre Bicchieri’ sono a denominazione di origine nonostante sia una regione che conta 27 Doc e tre Docg”. I recensori segnalano che quest’anno ritornano al massimo riconoscimento tre aziende con l’entrata di una nuova: Coletti Conti con il suo “Cesanese del Piglio Superiore Hernicus 2021”; Ciolli con il “Cesanese di Olevano Romano Superiore Silene 2021” e Tenuta La Pazzaglia, che lo ottiene con il suo vino più ambizioso, il “Grechetto Poggio Triale 2021”. Per la prima volta entra nel prestigioso club l’azienda di Paolo e Noemia d’Amico con lo “Chardonnay Calanchi di Vaiano 2021”. Gli altri vini che hanno preso i “Tre Bicchieri” sono: l’”Amagna Viognier 2021″ di Ômina Romana, “Biancolella di Ponza 2022” di Antiche Cantine Migliaccio, “Fiorano Rosso 2018” di Tenuta di Fiorano “Habemus 2021” di San Giovenale, “Montiano 2020” di Famiglia Cotarella – Falesco, “Radix Bellone 2019” di Casale del Giglio, e “Roma Rosso Riserva 2020” di Poggio Le Volpi.

Spirit, Compagnia dei Caraibi ottiene la certificazione B Corp

Spirit, Compagnia dei Caraibi ottiene la certificazione B CorpMilano, 26 set. (askanews) – Compagnia dei Caraibi ottiene ufficialmente la certificazione B Corp. Dopo due anni in cui ha avuto modo di misurare e certificare i processi connessi alle cinque aree previste dal “B Impact Assessment” (“Lavoratori”, “Ambiente”, “Clienti”, “Comunità” e “Governance”), l’azienda piemontese attiva nell’importazione e distribuzione di distillati, vini, soft drink e birre craft italiane consegue l’attestazione degli standard di impatto sociale e ambientale perseguiti e raggiunti in questi anni.

Lo ha riferito in una nota la stessa azienda, ricordando che Compagnia dei Caraibi aveva già ottenuto il riconoscimento di Società Benefit nel 2021, “allineando così in maniera solida lo status giuridico alla mission aziendale”. La certificazione ottenuta assume per la società ulteriore importanza poiché posiziona la posiziona nella rosa di aziende B Corp del settore “food & beverage” che al momento conta 51 aziende nel settore di riferimento sul territorio italiano. “Abbiamo scelto di rendere ancora più concreto il nostro approccio consapevole al business e al modo di pensare la nostra azienda” ha commentato il Ceo di Compagnia dei Caraibi, Edelberto Baracco, spiegando che “la certificazione B Corp conferma il nostro impegno nel coniugare crescita aziendale e sostenibilità ambientale, economica e sociale. Crediamo – ha concluso – di avere una responsabilità e un ruolo nel promuovere e sostenere un cambiamento positivo attraverso le nostre azioni, in quanto esseri umani ma anche in quanto attori sociali ed economici”.

L’azienda ha precisato di essere impegnata a favorire la riduzione dei consumi e “ad utilizzare per le sedi solo energia proveniente da fonti rinnovabili, in un’ottica di economia circolare”. A queste buone pratiche “si aggiungono lo spostamento di gran parte dei trasporti di merci su ruota a nave, la conversione in atto della flotta di auto aziendali verso l’ibrido e l’elettrico, il redesign dei packaging dei prodotti proprietari e l’utilizzo, per gli stessi, di cartoni 100% riciclati e riciclabili”. Oltre alle “operazioni di empowerment, engagement e encouragement per il capitale umano”, la società ha avviato altresì “iniziative importanti relativamente alle tematiche di inclusione e diversità, due concetti centrali alla base della people strategy dell’azienda”, che si è anche “impegnata per realizzare un ambiente di lavoro positivo”. “Far parte di questo importante movimento globale significa continuare a crescere come azienda, senza perdere di vista il benessere e lo sviluppo della comunità in cui viviamo” ha dichiarato il general manager di Compagnia dei Caraibi, Fabio Torretta, sottolineando che questa certificazione “non rappresenta un traguardo finale nel nostro percorso ma il punto di partenza per un nuovo viaggio di crescita e trasformazione, in ottica di miglioramento continuo e valorizzazione dei nostri principi cardine”.

R. Lombardia: riparte tavolo di confronto, affrontiamo sfide settore

R. Lombardia: riparte tavolo di confronto, affrontiamo sfide settoreMilano, 26 set. (askanews) – L’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, di Regione Lombardia ha presieduto oggi a Palazzo Lombardia il “Tavolo latte”, alla presenza delle organizzazioni professionali agricole: Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri), di Assolatte, Confcooperative, Legacoop e Federdistribuzione.

“Con questo incontro – spiega Beduschi – abbiamo voluto condividere con tutti gli attori della filiera le principali sfide da affrontare in questi mesi, facendolo in modo più coeso possibile nell’interesse di un settore che in Lombardia conta circa 5800 allevamenti, passa dalle grandi aziende della trasformazione, per finire alla reti di vendita che ogni giorno portano i prodotti sulle tavole di tutto il mondo”. La Regione ricorda che i numeri del latte lombardo sono in continua crescita. Dal 2015, le consegne delle stalle lombarde sono aumentate del 3.3% annuo, più del doppio rispetto alla media nazionale. In Lombardia, quindi, si produce il 46% di tutto il latte italiano e ben cinque province lombarde (Brescia, Cremona, Mantova, Lodi e Bergamo) figurano tra le prime 8 italiane (assieme a Parma, Reggio Emilia e Cuneo) in cui si concentra il 55% della produzione nazionale. Il 55% del latte lombardo viene utilizzato nelle filiere dei grandi formaggi DOP, per un totale oltre 2.6 milioni di tonnellate l’anno.

“Dobbiamo lavorare tutti insieme per migliorare l’equilibrio economico, sociale e ambientale del settore. Per farlo, bisogna parlare di sostenibilità, salvaguardare il reddito dei produttori, valorizzare i prodotti, ma anche razionalizzare le filiere per fare dell’allevamento anche una risorsa ambientale” ha proseguito l’assessore, aggiungendo che “la valorizzazione dei prodotti è essenziale per il successo della filiera”. “Regione Lombardia propone di valorizzare i prodotti tipici di alta qualità e legati alle specificità territoriali attraverso l’analisi dei mercati e dei consumi, di dare attenzione ai prodotti in crescita al consumo come latte a lunga durata e credere anche in prodotti innovativi” ha continuato Beduschi, evidenziando che “serve inoltre informare e rendere consapevoli i consumatori con campagne ad hoc in un momento storico in cui il latte fatica a essere percepito come un alimento fondamentale soprattutto dai giovani”. “Il tavolo latte – conclude l’assessore all’Agricoltura – vuole diventare un punto di riferimento periodico per coordinare le tante sfide che ci attendono e che comprendono obiettivi di sviluppo sostenibile, l’accesso al credito, la necessità di combattere la burocrazia. Regione Lombardia si pone come garante di tutti i protagonisti di questa filiera, che ha bisogno oggi più che mai di coesione”.