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Vino, Consorzio del Brunello: vendemmia al via con premesse ideali

Vino, Consorzio del Brunello: vendemmia al via con premesse idealiMilano, 1 ott. (askanews) – “L’epoca di vendemmia spostata a ottobre ci fa ritornare indietro con la memoria ad anni passati, quando il Sangiovese si trovava ancora in pianta proprio in questo periodo. A Montalcino la raccolta di quest’anno è di quelle che ogni produttore si auspica di poter fare, sia in ottica quantitativa che qualitativa”. Commenta così, il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, l’avvio della vendemmia nel comune toscano, che durerà circa una ventina di giorni.


Secondo l’analisi del Consorzio i vigneti hanno registrato nel corso dell’estate una maturazione progressiva e a settembre, il calo delle temperature e le piogge hanno poi permesso alla pianta di rallentare l’accumulo degli zuccheri e di riequilibrare la componente fenolica. I quantitativi attesi sono decisamente superiori all’anno scorso nonostante i diradamenti effettuati per assestare l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta. Il risultato evidenzia uve in ottimo stato fitosanitario ed un peso medio del grappolo decisamente superiore alle medie dello scorso anno. Un’annata in cui si attendono gradazioni alcoliche probabilmente più contenute, con mosti caratterizzati da aromaticità e finezza di profumi. A Montalcino sono oltre 3.400 gli ettari di vigneti iscritti a Doc e Docg tutelati dal Consorzio e di questi più di duemila a Brunello e quasi 900 quelli destinati al Rosso di Montalcino.

Filiera vitivinicola italiana lancia la Dichiarazione “VITAEVINO”

Filiera vitivinicola italiana lancia la Dichiarazione “VITAEVINO”Milano, 1 ott. (askanews) – Prende il via oggi in Italia la campagna europea a sostegno della Dichiarazione “VITAEVINO”, promossa a livello continentale dalle organizzazioni del settore vitivinicolo Comité européen des entreprises vins (Ceev), Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi), Copa-Cogeca e European federation of origin wines (Efow).


Si tratta di un’iniziativa europea a sostegno del riconoscimento del consumo responsabile e moderato di vino nell’ambito di uno stile di vita sano ed equilibrato. La campagna a sostegno della Dichiarazione è dedicata in particolare alla difesa della millenaria cultura del vino e del suo ruolo nella promozione della convivialità ed è sottoscrivibile da oggi collegandosi al sito web dedicato. La campagna italiana è stata lanciata questa mattina a Roma nel corso di una conferenza stampa organizzata al Masaf da esponenti delle associazioni nazionali di rappresentanza del mondo agricolo e della vitivincoltura, durante la quale sono intervenuti Albiera Antinori (presidente del Gruppo Vini di Federvini), Rita Babini, (Segretaria nazionale della Fivi), Tommaso Battista (presidente di Copagri) Riccardo Cotarella (presidente di Assoenologi), Cristiano Fini (presidente Cia), Lamberto Frescobaldi (presidente Uiv), Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, (presidente di Federdoc), Massimiliano Giansanti (presidente di Confagricoltura), Ettore Prandini (presidente di Coldiretti) e Luca Rigotti (Alleanza Cooperative Agroalimentari)


Per il lancio del progetto a livello europeo si sono susseguiti e sono previsti eventi in Austria, Francia, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna. La Dichiarazione è stata concepita, spiegano sempre le organizzazioni del settore vitivinicolo, “per contrastare la crescente stigmatizzazione del consumo del vino, una pressione che ha portato in alcuni casi alla formulazione di normative inique e unilaterali che minacciano la sostenibilità delle comunità rurali in cui operano i produttori di vino e quindi dell’intero settore vitivinicolo”. La Dichiarazione sottolinea anche che “il vino, se consumato con moderazione, svolge un ruolo legittimo nel mantenimento di uno stile di vita sano e non deve essere confuso con l’abuso di alcol”.

Vino, Umbria pone le basi per distretto spumantistico sull’Appennino

Vino, Umbria pone le basi per distretto spumantistico sull’AppenninoMilano, 1 ott. (askanews) – Sono stati presentati a Gubbio (Perugia) i risultati del progetto di ricerca “SPUM.E” che pone le basi per la possibile nascita di un distretto della spumantistica umbra che potrebbe valorizzare le zone montane dell’Appennino in via di abbandono, promuovendone recupero e reinsediamento.


SPUM.E (acronimo di Spumantistica Eugubina) è un progetto di valutazione della sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione di basi spumante sulla fascia appenninica Eugubino Gualdese, già riconosciuta storicamente per la produzione di vini di qualità, finanziato dalla Regione Umbria tramite PSR, realizzato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, e che ha visto il coinvolgimento delle aziende agricole Semonte e, come partner, Arnaldo Caprai e Leaf (azienda di consulenza per il settore vitivinicolo). Gli studi di SPUM.E sono partiti dal vigneto sperimentale di sei ettari impiantato tra il 2017 e il 2019 a Chardonnay e Pinot Nero in località San Marco di Gubbio dall’azienda agricola Semonte di proprietà della famiglia Colaiacovo, su terreni abbandonati tra i 750 e gli 850 metri di altitudine. Gli studi condotti per due anni dai ricercatori hanno rilevato come la qualità delle uve sia ottimale e migliore rispetto a quelle allevate a bassa quota. La vendemmia è più tardiva rispetto alla pianura e anche le necessità idriche sono decisamente inferiori. L’impianto è gestito con utilizzo di tecnologie innovative (IoT) capaci di analizzare il microclima del vigneto e le risposte fisiologiche delle piante. Sono già stati messi in bottiglia dei Metodo Classico che debutteranno a Vinitaly 2025, sia per Semonte che per Arnaldo Caprai, aziende che già producono spumanti.


“In Umbria quasi il 40% della superficie si trova ad altezze tra i 200 mt e i 400 mt slm, il 26% tra i 400 mt e i 600 mt, il 13% tra i 600 mt e gli 800 mt, e il 14% a più di 800 mt” ha spiegato Leonardo Valenti del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, produzione, territorio, agroenergie dell’Università degli studi di Milano, ricordando che “oggi la maggior parte delle attività vitivinicole umbre occupano superfici tra i 200 mt e i 600 mt slm e si trovano sempre più frequentemente a dover affrontare le conseguenze degli eventi meteorologici estremi (primi tra tutti gelate e improvvise onde di calore) che, mettendo a repentaglio la quantità e qualità della produzione, con ripercussioni negative sulla loro capacità competitiva. Il successo del progetto non avrebbe, tra l’altro, il solo effetto di sperimentare la fattibilità e la competitività di un vigneto specializzato impiantato a nuove altitudini nel totale rispetto dell’ecosistema appenninico, ma – ha concluso il docente – contribuirebbe a costituire uno dei primi esempi virtuosi di recupero dell’economia rurale in un territorio che soffre fenomeni di abbandono, invecchiamento e depauperamento delle attività economiche”. Se si considerano le aree che, dal punto di vista climatico, idrologico e pedologico sono risultate avere alta idoneità alla coltura della vite, la quota che si trova in montagna sale a più del 20% del totale. Questo significa, sempre secondo i promotori del progetto, che si può ipotizzare anche una maggior idoneità di queste aree alla coltura di quei vitigni che necessitano di particolari condizioni per produrre uve adatte alla spumantizzazione. Ci potrebbe essere, dunque, una doppia valorizzazione delle aree montane appenniniche: quella economica e quella sociale. La ricerca ha portato ad una mappatura dei Comuni che ospitano le aree più adatte alla coltivazione della vite, integrata da un indicatore di fragilità socio-economica dei Comuni stessi, mettendo in evidenza quali aree sarebbero più interessanti per eventuali investimenti.


Il convegno di Gubbio si è concluso con la tavola rotonda a cui hanno preso parte Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e di Copa, Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, Giovanni Colaiacovo, titolare di Semonte, e Marco Caprai, Ad di Arnaldo Caprai.

Vino, Veronesi: Signorvino punta a chiudere 2024 con 85 mln fatturato

Vino, Veronesi: Signorvino punta a chiudere 2024 con 85 mln fatturatoMilano, 1 ott. (askanews) – “Nel 2024 ci aspettiamo di raggiungere un fatturato di 85 milioni di euro e di avere 50 locali entro il 2025, partendo dagli attuali 40”. E’ “la previsione di crescita ambiziosa” annunciata da Federico Veronesi, assieme alla sua famiglia proprietario di Signorvino, la nota catena di enoteche con cucina del Gruppo Oniverse (ex Calzedonia).


“Signorvino crede fortemente nelle potenzialità del mercato italiano: apriremo presto nuovi locali in diverse città e organizzeremo numerosi eventi per coinvolgere i nostri clienti, restando fedeli al concept Signorvino Stories, presentato al Vinitaly 2024” ha spiegato il manager, sottolineando che “con incontri, approfondimenti e contenuti informativi utili, coinvolgeremo i nostri clienti e tutti coloro che hanno voglia di scoprire le incredibili storie d’eccellenza del settore vitivinicolo italiano”. Il 2023 di Signorvino si è chiuso con un fatturato di 72,5 milioni di euro (di cui 1,5 mln derivante dalla vendita online), per un totale di 36 negozi di cui due all’estero (Praga e Parigi, entrambi aperti a dicembre) e più di 2 milioni di bottiglie vendute (+15% retail, +8% online).

Vino, “Vinoinfluencers World Awards”: due italiani premiati in Spagna

Vino, “Vinoinfluencers World Awards”: due italiani premiati in SpagnaMilano, 1 ott. (askanews) – La prima edizione dei “Vinoinfluencers World Awards” che si è tenuta in Spagna ha visto l’Italia vincere in due categorie, confermando tutta la capacità dei suoi comunicatori digitali. L’evento si è svolto al Centro Cultural Miguel Delibes di Valladolid, in collaborazione con Turespana, la Junta de Castilla y Leon e il Comune di Valladolid, e ha riunito un totale di 150 comunicatori del vino provenienti da oltre 30 Paesi.


La premiazione, che ha coinvolto dieci categorie diverse (tra cui miglior sommelier, consulente, educatore, etc) ha visto la partecipazione di personalità da tutto il mondo, con l’Italia che ha conquistato due ori grazie ad Andrea Zigrossi (“Trotterwine”) e Nello Gatti (“L’Ambasciatore”). Zigrossi, 31enne sommelier e content creator romano, ha vinto il premio nella categoria “Wine communicator”, e ha voluto sul palco lo stesso Gatti, Ikerwine, Lorenawinediary, Winespicegirl, Hipsterwine e The Reason Wine, ribadendo l’importanza della collaborazione in un mondo sempre più interconnesso. Gatti, invece, ha ricevuto un riconoscimento speciale della Junta di Castilla y Leon, che lo ha incoronato come la figura più votata dai partecipanti, organizzatori, Cantine e istituzioni dell’evento per il proprio approccio multi-disciplinare al vino, in grado di andare “oltre le metriche e i parametri dei canali social”. Nel suo discorso, il 34enne di origine campana che oggi vive e lavora a Milano, ha voluto sottolineare la necessità di una diffusione più autentica e meno sensazionalista: “Dobbiamo fare meno quantità e più qualità, come molte Cantine ci hanno insegnato”.Auspicando che “la comunicazione sia sempre reale e più di qualità che di quantità”, il 34enne di origine campana che oggi vive e lavora a Milano, ha voluto sottolineare che “il nostro può essere un contributo, digitale ma anche reale, dove la critica può essere un tassello di crescita quando è sensata e la promozione un’opportunità quando è ragionata (…) per continuare a contribuire a una maggiore ma soprattutto migliore integrazione della comunità attorno al mondo del vino, nessuno escluso”.


La giuria, composta da sommelier del calibro della MW Almudena Alberca, chef come Martin Berasategui e critici enogastronomici come il presidente dell’associazione giornalisti spagnoli del vino, Ernesto Gallud, ha valutato ogni partecipante in base “alla capacità di trasmettere la cultura del vino, promuovendo al contempo il territorio e le tradizioni locali”. In un’epoca in cui la comunicazione del vino non si limita più ai soli social ma si integra alle esperienze e agli eventi sul territorio, i “Vinoinfluencers World Awards 2024” hanno messo in evidenza il lavoro delle (nuove) figure digitali nel racconto del mondo del vino e dell’enoturismo.

Gambero Rosso: i “Tre Bicchieri” a 24 i vini delle Marche

Gambero Rosso: i “Tre Bicchieri” a 24 i vini delle MarcheMilano, 30 set. (askanews) – Sono 24 i vini delle Marche che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento attribuito dalla guida “Vini d’Italia 2025” del Gambero Rosso.


“Le dimensioni spesso contenute, il forte impegno familiare e la naturale propensione della cultura campagnola locale nell’evitare sprechi ed eccessi danno forza e affidabilità al vino marchigiano e tutto ciò si riflette in una qualità crescente, seppur a piccoli passi” sottolineano i curatori del volume, in cui sono entrate quest’anno le aziende Edoardo Dottori e Cimarelli su Jesi e de La Valle del Sole e Quinto “Quntì” Alfonsi nel Piceno. Le bottiglie che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri” sono: “Bianchello del Metauro Sup. Chiaraluce 2022” di Crespaia; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Ambrosia Ris. 2021” di Vignamato; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Franz Ris. 2021” di Tenuta di Frà; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Kochlos Ris. 2022” di Edoardo Dottori; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Lauro Ris. 2021” di Poderi Mattioli; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Origini Ris. 2022” di Fattoria Nannì; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Rincrocca Ris. 2021” di La Staffa; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Paolo Ris. 2021” di Pievalta; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Selezione Cimarelli Ris. 2022” di Cimarelli; “Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Villa Bucci Ris. 2021” di Bucci; “Conero Sassi Neri Ris. 2020” di Fattoria Le Terrazze; “Falerio Pecorino Al MonteNero 2022” di Quntì; “Falerio Pecorino Onirocep 2023” di Pantaleone; “Kurni 2022” di Oasi degli Angeli; “Offida Pecorino Artemisia 2023” di Tenuta Spinelli; “Piceno Sup. 2020” di La Valle del Sole; “Piceno Sup. Morellone 2020” di Le Caniette; “Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare 2021” di Velenosi; “Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. V. V. Historical 2019” di Umani Ronchi; “Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vign. del Balluccio 2022” di Tenuta dell’Ugolino; “Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2021” di Belisario; “Verdicchio di Matelica Senex Ris. 2018” di Bisci; “Verdicchio di Matelica Vertis 2022” di Borgo Paglianetto; e il “Vignagiulia Rosso 2019” di Emanuele Dianetti.

Vino, Mosnel: Lisa Perbellini vince concorso “Questione di etichetta”

Vino, Mosnel: Lisa Perbellini vince concorso “Questione di etichetta”Milano, 30 set. (askanews) – Sono Lisa Perbellini e il progetto “Ventun anni di affinamento sui lieviti, il tempo ha scolpito l’eccellenza” a vincere il primo premio della sesta edizione del concorso “Questione di etichetta” di Mosnel, indetto dall’azienda vinicola di Camignone (Brescia) con il patrocinio dell’Associazione per il disegno industriale (Adi), e con la partnership di Fedrigoni. L’immagine creata dalla designer veronese vestirà quindi l’edizione limitata e il packaging delle cento bottiglie numerate di “Franciacorta Brut QdE 2001” in formato magnum.


Per esprimere il lungo affinamento del vino sui lieviti, Perbellini ha scelto di rappresentare sull’etichetta un intricato disegno di radice, formato da una rete di linee colorate che si intrecciano e si sovrappongono, “capace di riflettere la profondità e la complessità dell’affinamento che il vino ha attraversato in ventun anni”. Il progetto vincitore è stato scelto tra i dieci finalisti selezionati tra i circa 150 arrivati da tutti Italia. Secondo classificato è il progetto “Radici” di Giulia Falletti e Riccardo Galli, seguiti da Beatrice Bianchet, ideatrice di “Take only pictures”. La menzione speciale della giuria composta da Lucia Barzanò, Dario Moretti, Daniele Cernilli, Federico De Cesare Viola e Benedetta Moro, è stata assegnata a Claudia Polizzi ed Elisa Grezzani “per la rottura dei consueti canoni e per la ricerca cromatica particolarmente incisiva”.


“Per la sesta edizione di ‘Questione di Etichetta’, che torna dopo dieci anni abbiamo scelto il lavoro realizzato da Lisa Perbellini grazie alla capacità di sintesi fra la realizzazione grafica e i significati che vengono esplicitati e che uniscono elementi del territorio e della sostenibilità” ha affermato Lucia Barzanò, titolare di Mosnel assieme al fratello Giulio,, parlando di “un segno particolarmente efficace, potente, dinamico e contemporaneo. Il giudizio dei giurati – ha concluso – è stato pressoché unanime: eravamo tutti d’accordo sul fatto che l’immagine rappresentasse pienamente lo spirito di Mosnel e il valore del tempo, fattore che contraddistingue da sempre la nostra filosofia”. La prima classificata al concorso ha ottenuto un premio in denaro pari a 3.000 euro, la magnum numero uno dell’edizione limitata e 36 bottiglie di Franciacorta Brut, mentre i secondi e terzi classificati riceveranno rispettivamente 36 e 24 bottiglie del medesimo vino.

Pollo arrosto day: per 7 italiani su 10 è il piatto di famiglia

Pollo arrosto day: per 7 italiani su 10 è il piatto di famigliaMilano, 30 set. (askanews) – Non c’è nonna che non lo abbia cucinato (il 94,3% lo ha fatto) e più di un intervistato su quattro dichiara di aver ereditato la ricetta da lei o dal suo ricettario. Per sette su 10 è poi il piatto di famiglia: nei ricordi degli italiani è legato all’infanzia, alla cucina di mamma (40%) e alla domenica a casa dei nonni (29,5%), ma è anche un’eredità culturale e un “piatto della memoria” tramandato di generazione in generazione. Dopo le lasagne (45,1%) è infatti il piatto della nonna replicato più spesso (32,8%); a seguire polpette (29,3%) e pasta all’uovo (16,7%). E sette italiani su 10 lo cucinano almeno una volta al mese. Sul podio dei piatti tradizionali preferiti, il pollo arrosto si piazza al terzo posto dopo lasagne e pasta al forno (71,4%) e impasti, come pizzelle, focacce, panzerotti, pizza, calzoni. A rivelarlo l’indagine AstraRicerche presentata in vista del Pollo arrosto day 2024, la maratona social organizzata da Unaitalia (l’associazione nazionale dei produttori di carni bianche) che ogni anno il 2 ottobre, in concomitanza con la Festa dei nonni, celebra uno dei simboli della tradizione gastronomica del Belpaese.


Per Antonio Forlini, presidente di Unaitalia “Il Pollo arrosto day è un’occasione per scoprire trend e curiosità su una carne 100% made in Italy, la più consumata dagli italiani, che piace a tutti per sua versatilità e la trasversalità, per le sue proprietà nutrizionali, il gusto e la facilità di preparazione. Ma anche il suo forte legame con la cultura italiana, le ricette tradizionali e quindi la memoria collettiva gastronomica. A confermare il trend, la crescita dei consumi pro-capite (+2,9%) arrivati a 21,38 chili. Non si arresta la passione degli italiani per le carni bianche, che continuano ad essere le più amate con il 35% degli acquisti domestici”. Fitto il calendario dell’ottava edizione, dal tema “Prenota una nonna!”: tra i protagonisti lo chef Peppe Guida (Antica Osteria Nonna Rosa di Vico Equense, 1 stella Michelin) con la ricetta “Pollo arrosto di Nonna Rosa con salsa fredda di limoni e patate”, le star dei social Nonna Silvi e Nonna Margherita. Di scena anche la community di Giallo Zafferano e la più grande community italiana di vivailpollo.it. Obiettivo: far riscoprire l’anima più vera del pollo arrosto, che per gli italiani è quella della memoria, anche nella sua versione gourmet. Chiamati a scegliere tra tradizione e cucina gourmet, gli italiani non hanno dubbi: per oltre la metà la cucina della nonna è un must (50,4%). E per chi le gradisce entrambe, la radice deve rimanere sempre la tradizione (il 45,3%). Novità dell’ottava edizione, la possibilità di “prenotare una nonna” partecipando dal vivo il 2 ottobre (alle 18.00 sui social di Viva il pollo) alla masterclass presso la Gambero Rosso Academy di Roma con nonna Margherita e Stefano Iodice per imparare i segreti del pollo arrosto “come nonna comanda”.


Lasagne e pasta al forno, polpette al sugo, gnocchi, pollo arrosto sono senza dubbio i piatti protagonisti dei ricordi degli italiani, con il pollo arrosto che è il “secondo della nonna” più replicato (32,8%) mentre il primo sono le lasagne. Sono i ricordi a fare da leitmotiv ai piatti più replicati dagli italiani: quelli dell’infanzia, che si mangiavano da bambini. Dall’indagine emerge, infatti, che per 88,2% degli intervistati la nonna è presente nei personali ricordi dei piatti della tradizione. Lungo tempo hanno infatti trascorso gli italiani con la nonna in cucina, contribuendo così a fare dei nonni un caposaldo della formazione del gusto: per il 28,3% degli intervistati si è trattato di tutti o quasi tutti i giorni della propria infanzia/adolescenza e per il 22,5% di tutti i weekend, per il 20,5% il tempo delle vacanze estive/invernali.

I “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso a 5 vini della Valle d’Aosta

I “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso a 5 vini della Valle d’AostaMilano, 30 set. (askanews) – Sono cinque i vini della Valle d’Aosta che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida “Vini d’Italia 2025” del Gambero Rosso.


“Negli ultimi anni la qualità è aumentata, tanto da poter affermare che in Valle d’Aosta si beve molto bene” dichiarano gli autori della guida, sottolineando che “l’ago della bilancia si è spostato sui vitigni autoctoni”, a partire dal Fumin, “forse l’unico rosso tra le uve indigene ad avere una vera anima internazionale”. Ulteriore passo avanti, sempre secondo i recensori, è stato quello di “offrire vini più leggeri e beverini”, ed ecco allora Petit Rouge, Nebbiolo, Petite Arvine e Pinot Nero ma anche il Syrah, “il cui potenziale in Valle è indubbio” e per il quale servirebbe “po’ di coraggio in più”. Le etichette che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri” sono: “Sopraquota 900 2022” di Rosset Terroir; “VdA Chambave Moscato Passito Prieuré 2021” di La Crotta di Vegneron; “VdA Nebbiolo Dessus 2022” di Pianta Grossa; “VdA Petite Arvine 2023” di Elio Ottin; e “VdA Petite Arvine Les Fréres 2022” di Grosjean.


Foto di Evi Garbolino Photographer

Vino, Uvive: per cambiamento climatico servono piante più resilienti

Vino, Uvive: per cambiamento climatico servono piante più resilientiMilano, 30 set. (askanews) – “Il cambiamento climatico va affrontato il prima possibile con il supporto della ricerca: il futuro del mondo vitivinicolo veneto dipende anche da questo”. Ad affermarlo è Pierclaudio De Martin, presidente di Unione consorzi vini veneti Doc e Docg (Uvive).


“La vite ha dimostrato di essere una pianta resiliente ma la viticoltura è sempre più, e sempre più sarà, ostaggio del meteo e la sfida sarà quella di riuscire a trovare, attraverso la ricerca, dei cloni o portainnesti che siano adatti a varie condizioni climatiche” ha spiegato De Martin, precisando che “servirebbero piante più resistenti alla siccità e allo stress idrico, e questo è già stato fatto, ma contemporaneamente anche agli eventi meteo estremi, come precipitazioni intensissime in un breve lasso di tempo: sono due situazioni diametralmente opposte che tuttavia nel corso dell’anno si sono presentate una di seguito all’altra, mettendo in difficoltà la maturazione dei grappoli e in generale la salute delle viti”. “Nonostante il primo periodo di piogge e a seguire i picchi di caldo in estate – ha concluso il presidente di Unive – la vendemmia di quest’anno è andata meglio del previsto”.