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Vino, il 2 e 3 febbraio l’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano

Vino, il 2 e 3 febbraio l’Anteprima del Vino Nobile di MontepulcianoMilano, 14 gen. (askanews) – La prima Docg d’Italia, il Vino Nobile di Montepulciano, torna in scena dal 2 al 3 febbraio con la trentunesima edizione dell’Anteprima del Vino Nobile, in programma nell’antica Fortezza di Montepulciano con un ricco programma di degustazioni aperte agli appassionati e agli operatori. Un’iniziativa che rientra nella Settimana delle “Anteprime di Toscana” (14-21 febbraio) promossa da Regione Toscana con Camera di Commercio di Firenze, PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana.


Sui circa 40 banchi d’assaggio delle rispettive aziende di Montepulciano partecipanti ci saranno le nuove annate in commercio dal 2025: il Vino Nobile 2022 e la Riserva 2021. “Un periodo particolare per il vino italiano, che tuttavia si conferma il prodotto di bandiera per il ‘Made in Italy’ nel mondo, ma anche in Italia rappresenta una forte attrazione per i turisti che scelgono la nostra città anche per l’offerta enogastronomica” commenta il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi, spiegando che “in particolare con questa edizione vogliamo puntare a far scoprire il nostro nuovo progetto, quello delle Pievi che proprio sul legame con la storia e con il territorio basa la sua costruzione”. L’Anteprima del Vino Nobile sarà inaugurata ufficialmente domenica 2 febbraio con la giornata aperta anche agli appassionati, e si chiuderà lunedì 3 febbraio. Dalle 11 alle 19, oltre alla degustazione al banco dei produttori, sarà possibile conoscere il territorio attraverso i tanti partner che danno vita a questo che è l’evento di spicco della Denominazione nel proprio territorio. Il programma dell’Anteprima poi riprenderà nelle giornate del 15 e 16 febbraio in esclusiva per la stampa accreditata con la proclamazione delle stelle (il rating all’annata con un giudizio da 1 a 5 stelle) per la vendemmia 2022 in commercio da quest’anno.


La manifestazione sarà anche un’occasione per regalarsi un fine settimana alla scoperta di una delle cittadine più belle d’Italia e del mondo. In questi giorni infatti i ristoranti, i negozi del centro storico, come naturalmente i musei, saranno aperti al pubblico con una veste di festa per celebrare il loro prodotto d’eccellenza. Per l’occasione anche la Strada del Vino Nobile e dei Sapori della Valdichiana promuoverà dei pacchetti speciali per scoprire il territorio del Vino Nobile di Montepulciano.

Vino, Cantine Colomba Bianca: il 2025 sarà un’annata strategica

Vino, Cantine Colomba Bianca: il 2025 sarà un’annata strategicaMilano, 14 gen. (askanews) – “Il 2025 sarà un’annata strategica, dopo che il 2024 è stato caratterizzato dalla siccità e il 2023 ha colpito con la peronospora. In assenza di volumi orientiamo alla selezione della qualità: la sfida è lavorare in modo coordinato per creare valore, dai vitigni alle cantine, mantenendo lo stesso fatturato con la metà del raccolto”. A dirlo è Giuseppe Gambino, direttore vendite e sviluppo commerciale di Cantine Colomba Bianca.


Nell’area trapanese della Sicilia Occidentale la potatura si inizia a dicembre con le varietà precoci (Pinot Grigio, Chardonnay, Syrah), si prosegue a gennaio per Grillo, Catarratto, Nero d’Avola, Insolia, Zibibbo e Nerello Mascalese. In questa fase cruciale per il futuro delle produzioni, la cooperativa sociale siciliana che conta circa 2.400 viticoltori, incontra e forma i produttori con il supporto dell’agronomo Filippo Paladino e dell’enologo Antonio Pulizzi, per migliorare la tecnica del taglio e raggiungere gli obiettivi comuni. Con la potatura della vite si elimina ciclicamente una parte di legno per aumentare la qualità delle uve migliorandone la distribuzione nello spazio. Le dimensioni dei tagli della potatura influiscono sulla vitalità della pianta, e grazie a metodi innovativi è possibile gestire al meglio la canalizzazione e ridurre il rischio di infezioni e malattie, oltre che rafforzare la pianta che in assenza d’acqua fa fatica a lignificare. “La siccità ha messo in difficoltà le produzioni della Sicilia Occidentale nel periodo in cui c’era più bisogno d’acqua, da fine giugno ad agosto, dunque si opta per una potatura meno invasiva: tagli piccoli, più gentili e necessari” ricordano Pulizzi e Paladino, spiegando che “i tagli sono come ferite per la pianta, tanto più vecchio e grosso è il legno tagliato, tanto più grande e profondo sarà il cono di disseccamento con conseguenze sul rallentamento del passaggio della linfa lungo il fusto e una riduzione delle sostanze di riserva. In caso di siccità tutto questo può indebolire i fusti, rendere i tralci meno resilienti alle avversità climatiche e più deboli in caso di attacchi parassitari. Le uve in piena maturazione – proseguono – anziché essere destinatarie del nutrimento, potrebbero diventare fonte per la pianta che, con l’esposizione alla fotosintesi e senza acqua, va in disidratazione e attinge energia dai suoi stessi grappoli per guadagnarsi la sopravvivenza”.


La scorta lignea va preservata, occorre tutelare le future gemme e favorire il risveglio dei germogli: la vite, nel corso della stagione vegetativa, utilizza l’energia prodotta dalle foglie per mettere da parte sostanze di riserva che serviranno per la crescita dei germogli durante la primavera successiva, le sostanze di riserva immagazzinate nel legno sono il suo ‘serbatoio di energia’. Maggiore sarà la quantità di legno sano – continuano – maggiore sarà l’energia disponibile e quindi la capacità della vite di resistere alla siccità, germogliare bene, di anno in anno. “Formiamo i produttori da oltre 15 anni per ottimizzare la cura dei vitigni tenendo conto delle avversità da superare, annata dopo annata. La selezione è la chiave del nostro successo, con tagli attenti favoriremo la vegetazione di pochi grappoli dalla grande qualità” racconta il presidente di Cantine Colomba Bianca, Dino Taschetta, precisando che “sono sempre più rare le viti con una lunga e felice vecchiaia che raggiungono i 40 anni, sono più diffuse le produzioni di circa 10 anni: con la linea ‘Resilience’ raccogliamo uve da vitigni che hanno compiuto almeno 25 anni di età”. La cooperativa si accinge intando ad imbottigliare prima i bianchi e poi i rossi fino a marzo, mentre dopo la vendemmia 2024, il Metodo Classico sarà messo in bottiglia nel 2029.

Vino, Consorzio Doc Delle Venezie: nel 2024 +3% di imbottigliato

Vino, Consorzio Doc Delle Venezie: nel 2024 +3% di imbottigliatoMilano, 13 gen. (askanews) – Il Consorzio Doc Delle Venezie chiude il 2024 con un bilancio positivo: rispetto al volume imbottigliato, il 2024 ha segnato un +3% in confronto al periodo gennaio-dicembre 2023, con un totale di 1,7 milioni di ettolitri confezionati e, rispetto al totale, un incremento della domanda di Pinot Grigio Doc Delle Venezie ottenuto nell’ultima annata.


“Se analizziamo i dati degli ultimi anni solari dalla nascita della Doc, il 2024 si colloca al terzo posto per performance, escludendo chiaramente i due anni di forte crescita legati al periodo della pandemia che vide un’eccezionale richiesta di Doc Delle Venezie da parte del mercato” ha dichiarato il direttore del Consorzio, Stefano Sequino, aggiungendo che “i numeri riflettono lo stato di salute della Doc Delle Venezie e in particolare la crescita del prodotto imbottigliato è un risultato che parla da sé, dimostrando come il nostro Pinot Grigio sia in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori”. L’ente consortile evidenzia anche che l’anno appena concluso segna anche un incremento significativo anche sul fronte delle certificazioni: il totale è cresciuto dell’8% rispetto al 2023, con dicembre 2024 che ha visto un picco del +16% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Secondo i dati forniti da Triveneta Certificazioni, la media mensile delle certificazioni è aumentata da 134.420 ettolitri/mese nel 2023 a 146.112 ettolitri/mese nel 2024, confermando un buon utilizzo del sistema da parte dei produttori. “Questo incremento nelle certificazioni e nell’impiego di prodotto ottenuto nell’ultima vendemmia è significativo di una domanda di mercato che si mantiene stabile e vivace” ha continua Sequino, precisando che “inoltre, il passaggio da una media mensile di 134.420 ettolitri certificati nel 2023 a 146.112 ettolitri nel 2024 evidenzia non solo un buon utilizzo del sistema di certificazione ma anche una pianificazione produttiva efficace da parte dei nostri associati. Occorre qui sottolineare – ha concluso il direttore – come sia di fondamentale importanza l’applicazione delle misure di gestione dell’offerta promosse dal Consorzio, strumenti che concorrono a mantenere una condizione di stabilità che rappresenta un grande valore per i nostri mercati”.

”Gradi”: un documentario sul vino italiano ai tempi del climate change

”Gradi”: un documentario sul vino italiano ai tempi del climate changeMilano, 13 gen. (askanews) – “Gradi. Il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico” è il titolo di un documentario scritto e raccontato da Giulia Bassetto e realizzato da Olga Galati con la collaborazione della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), che dalla sera di giovedì 16 gennaio sarà online sul canale YouTube di Will Media che lo ha prodotto. Un viaggio in Italia di una trentina di minuti “per esplorare un contesto fatto di vite e di viti, alla ricerca di nuove idee e soluzioni per affrontare le evoluzioni che riguardano il pianeta”. Da Siracusa alla Valtellina, passando per le colline romagnole, l’autrice di Will Media ha raccolto le testimonianze dei vignaioli sulle problematiche più importanti e sulle possibili vie d’uscita, “tra adattamento e mitigazione, evitando le scorciatoie e offrendo una visione d’insieme capace di accogliere tutte le sfaccettature”.


Gli eventi climatici estremi che colpiscono l’Italia sono sempre più frequenti ed intensi e le tecniche di adattamento sono quindi vitali per chiunque oggi lavora la terra. Per questo, il documentario propone anche le interviste a due esperti di gestione del territorio che si occupano rispettivamente dell’integrazione di diverse specie arboree all’interno della monocultura della vigna e di gestione dell’acqua. “I vignaioli e le vignaiole italiane sono in prima linea sul fronte del climate change: da un lato ne soffriamo le conseguenze, dovendo portare avanti il nostro lavoro seguendo andamenti stagionali pressoché imprevedibili e subendo eventi meteorologici spesso catastrofici, dall’altro con orgoglio rivendichiamo di essere davvero quei custodi di territorio che sempre di più servono al Paese, spesso ultimo argine all’abbandono e allo spopolamento, e al conseguente degrado territoriale, paesaggistico e idrogeologico” ha spiegato il presidente della Fivi, Lorenzo Cesconi, rimarcando che “come emerso dalla recente indagine Nomisma – Wine Monitor, una delle principali esternalità positive collegate all’attività dei vignaioli indipendenti Italiani è dato dal fatto che l’81% dei vigneti che coltiviamo si trova in collina e in montagna, rispetto al 60% della media italiana. Vale a dire in quelle ‘aree interne’ sempre più fragili e a rischio abbandono”.


“Con questo documentario vogliamo raccontare le storie di chi, con sempre più fatica e sempre meno sostegno, mantiene vivi questi territori, investendo e rischiando del proprio” ha proseguito Cesconi, precisando che “vogliamo farlo con uno sguardo al futuro, ai vignaioli e alle vignaiole di domani e alle nuove generazioni, nella speranza di consegnare loro non solo un mondo del vino sostenibile ma un pianeta in equilibrio”. “‘Gradi’ racconta storie di vera resilienza e prova ad immaginare come sarà la viticoltura del futuro, nella consapevolezza che le ricette facili non sono mai quelle giuste: nessuna soluzione, da sola, risolverà i problemi, ma al contrario potrebbe contribuire a crearne di nuovi” hanno evidenziato i produttori, ricordando che “la parola chiave deve essere equilibrio: produttivo, ambientale, socio-economico. È uno sforzo enorme, che impone l’impegno collettivo di tutto il settore, e nel quale anche cittadini e consumatori possono fare la differenza”.

Vino, Aivv: scelta di bere sia accompagnata da consapevolezza critica

Vino, Aivv: scelta di bere sia accompagnata da consapevolezza criticaMilano, 13 gen. (askanews) – “In un contesto in cui il dibattito sul consumo di alcol è più acceso che mai, la scelta di bere vino deve essere accompagnata da una consapevolezza critica. Se il vino viene consumato con moderazione e apprezzato per le sue qualità intrinseche, può rimanere una parte significativa della cultura gastronomica. La sfida per il futuro sarà quella di educare i consumatori a fare scelte informate, garantendo al contempo la sostenibilità dell’industria vitivinicola”. E’ quanto sostiene il vicepresidente dell’Accademia italiana della vite e del vino (Aivv), Vincenzo Gerbi, in una relazione dal titolo “Alcol e vino” che parte dalla recente allerta dell’Oms che ha messo in guardia contro il consumo di alcol, sostenendo che “non c’è un consumo moderato e nessuna quantità è sicura per la salute”.


“Questa posizione è stata sostenuta dal capo operativo della Sanità statunitense, Vivek Murthy, che ha evidenziato una correlazione diretta tra l’alcol e almeno sette tipi di cancro, tra cui quelli al seno e al colon” ha ricordato Gerbi, precisando che “Murthy ha chiesto l’introduzione di etichette sanitarie sulle bottiglie di alcolici, un passo che potrebbe segnare un cambiamento significativo nella consapevolezza pubblica riguardo ai rischi associati al consumo di alcol”. “Professionisti e appassionati di vino si trovano ora a dover riflettere sulle implicazioni etiche e sociali del loro operato: è evidente che, mentre ci sono persone che godono di una vita sana consumando vino con moderazione, ci sono anche casi di abuso che portano a gravi danni alla salute” ha proseguito il vicepresidente dell’Aivv, evidenziando che “l’alcol rappresenta solo una frazione del totale del vino: con l’83-84% di acqua e circa il 13-14% di alcol, il restante 3% è composto da componenti come polifenoli e aromi, che conferiscono al vino le sue caratteristiche uniche. Gli intenditori non si concentrano sul grado alcolico ma piuttosto sulla complessità dei sapori e degli aromi che ogni varietà e ogni territorio conferisco al vino – ha aggiunto – e quindi l’educazione alimentare risulta cruciale per promuovere una maggiore consapevolezza tra i giovani e i loro genitori. È fondamentale che i messaggi sui rischi legati all’alcol siano chiari e completi, evitando semplificazioni eccessive”.


“A partire dalla vendemmia 2024, sarà obbligatorio indicare in etichetta le informazioni nutrizionali e gli ingredienti utilizzati nella vinificazione. Questo rappresenta un passo importante verso la trasparenza ma è essenziale che i consumatori siano in grado di interpretare correttamente queste informazioni” ha rammentato Gerbi, sottolineando che “se l’alcol è un pericoloso cancerogeno, qualunque sia la bevanda che lo contiene e indipendentemente dalla dose assunta, allora il bevitore di vino, saggio e moderato, dovrà considerare l’alcol del vino come un possibile danno collaterale, un pericolo da tenere presente, senza però indurlo a rinunciare al piacere sensoriale di questa fantastica e millenaria bevanda”. Infine, in merito alla questione dei vini dealcolati, ha affermato che “questa pratica solleva interrogativi sulla qualità e sul profilo gustativo dei vini, specialmente per quanto riguarda l’equilibrio tra dolcezza, tannicità e acidità”.

Vino, Val d’Oca: le nuove etichette per l’eccellenza Rive Signature

Vino, Val d’Oca: le nuove etichette per l’eccellenza Rive SignatureMilano, 12 gen. (askanews) – Val d’Oca, toponimo di una collina coltivata a Glera e brand di alta gamma di Cantina Produttori di Valdobbiadene, ha presentato il restyling di Rive Signature, collezione che punta a promuovere la riconoscibilità delle tre Rive, le tanto belle quanto ripide colline che caratterizzano l’area del Valdobbiadene Prosecco Superiore Docge dalle quali provengono le uve di questa selezione: “Rive di Santo Stefano Extra Brut”, “Rive di San Pietro di Barbozza Brut” e “Rive di Colbertaldo Extra Dry”. Tre diverse espressioni che raccontano le peculiarità del territorio e dei suoi suoli, le diverse altitudini, l’orientamento dei vitigni e lo stile del residuo zuccherino, per un totale di 700mila bottiglie destinate esclusivamente al canale Horeca.


Le bottiglie della linea Rive Signature sono impreziosite da texture sottili ed effetti in rilievo su una carta opaca realizzata in cotone, sui cui spicca il nome in rosso della sottozona. Il filo conduttore con le etichette precedenti sono i colori declinati a seconda della referenza in tinte pastello e più tenui sempre che ne esalta il carattere elegante. “Desideriamo che i nostri clienti ed estimatori percepiscano l’eccellenza del vino già al primo sguardo” ha spiegato il Dg Stefano Gava, sottolineando che “la nuova immagine di Rive Signature vuole rappresentare al meglio ciò che è il nostro Prosecco: autenticità e legame con il territorio di Valdobbiadene. Ogni dettaglio del design è stato curato per riflettere la dedizione e la passione che mettiamo nella creazione di un Prosecco Superiore Docg riconosciuto a livello mondiale”. L’attenzione per il packaging è una delle caratteristiche di Val d’Oca che nel 1997 lanciò per prima una bottiglia nera satinata per i suoi vini più amati, la linea Cuvée Classiche e il Cartizze Docg. Val d’Oca, presieduta da Francesco Gatto, è nata nel 2008 ma la sua storia affonda le sue radici in quella di Cantina Produttori di Valdobbiadene, cooperativa nata nel 1952 dall’iniziativa di 129 agricoltori e che è oggi una realtà da oltre mille ettari di vigneto gestiti da circa 600 soci, per un totale di 16 milioni di bottiglie.

Vino, Luigi Boveri: Timorasso come espressione autentica del territorio

Vino, Luigi Boveri: Timorasso come espressione autentica del territorioMilano, 12 gen. (askanews) – “E’ innegabile che il Timorasso abbia fatto e stia ancora facendo da volano a tutto un territorio, quello dei Colli Tortonesi, che per anni e per vari motivi è stato relegato ai margini rispetto a realtà più ‘di moda’ del Piemonte. Oggi possiamo dire che questo territorio sta suscitando sempre più l’interesse e l’attenzione che si merita. In questo cambio di rotta, il Timorasso ha sicuramente avuto un grande peso ma ci sono certamente ancora margini di crescita in termini di popolarità e domanda, soprattutto man mano che saremo in grado di incrementare l’offerta dal punto di vista quantitativo”. A parlare è Luigi Boveri, patron dell’omonima azienda agricola che si estende su 30 ettari vitati (di cui 10 di proprietà e gli altri in affitto), suddivisi tra uve rosse, Barbera, Bonarda, Dolcetto e Croatina, e bianche, Timorasso, Cortese e Moscato, nel comune di Costa Vescovato (Alessandria), su suoli marnoso-calcareo-tufaceo e ricco di fossili marini verso Sud, e calcareo-argillosa a Nord, ad un’altezza compresa tra i 250 e i 300 metri.


E’ stato proprio lui a segnare la svolta di questa realtà di famiglia che dal 1700 produceva poco vino e sopratutto cereali e foraggio. “Negli anni Ottanta, a 24 anni, ho fatto un’esperienza in una grande azienda di consulenza agraria che mi ha aperto gli occhi: ho capito che il mercato stava cambiando e dovevamo puntare e specializzarci nella produzione di vino” spiega, ricordando che quel momento “è stato l’inizio dell’enologia che amavo, quella dei vignaioli, un’era nuova in cui il vino ha iniziato a essere prodotto con passione e competenza”. Nei primi anni, collabora con un enologo langarolo: “Ogni quindici giorni andavo a trovarlo e lui mi faceva assaggiare i migliori vini delle Langhe e della Francia, mentre io non potevo ancora parlare dei miei vini. Sono stati momenti fondamentali per la mia formazione, tanto che dopo un anno di consulenza, ho deciso di licenziarmi” racconta Luigi Boveri, spiegando che “tutti erano contrari, tranne mio padre Leopoldo, un innovatore della zona, e mia moglie Germana, che ha finanziato parte del mio sogno”. Sogno che si concretizza nel 1992 con la prima etichetta, il “Cortese Vigna del Prete” tirato in appena 2.000 bottiglie. Se la moglie gestisce l’intera parte di amministrazione e il marketing, è Boveri ad occuparsi personalmente di tutte le fasi della produzione vinicola, dalla cura delle vigne fino all’imbottigliamento. La filosofia è tanto semplice quanto concreta: “Il vino si fa in vigna, se l’uva arriva sana in cantina, il nostro compito è solo non rovinarla – sottolinea – e io voglio vini onesti e sinceri, che siano un’espressione autentica del nostro territorio”. Un pensiero produttivo condiviso anche dai tre figli, terza generazione dell’azienda: Francesco, il maggiore, che studia Enologia a Pisa, Matteo, appassionato di agraria, e Sara, che al momento studia Scienze Umane.


Se l’ultima vendemmia ha visto un raccolto indubbiamente scarso seppur di qualità, il 2024 è stato però ricco di riconoscimenti da parte della stampa specializzata. Tra i protagonisti assoluti si è confermato il pluripremiato “Filari di Timorasso Colli Tortonesi Doc 2022”, vino da invecchiamento che ha conquistato i Tre Bicchieri del Gambero Rosso e dalla guida Vitae di Ais ha ottenuto la “Gemma” che identifica i vini che hanno preso le “Quattro Viti” con un punteggio pari o superiore a 94/100. Anche il “Derthona Timorasso Colli Tortonesi Doc 2022” ha fatto incetta di premi, ricevendo i “Cinque Grappoli” dalla guida Bibenda e la “Corona” di Vini Buoni d’Italia, il più alto riconoscimento per i vini prodotti da vitigni autoctoni. Un bella soddisfazione per questo 58enne vignaiolo innamorato dei rossi della sua terra, Barbera in primis, che lui fa respirare nel cemento, lasciando il legno solo per quelli da invecchiamento. I due Derthona affinano invece per 12 mesi in autoclave sulle fecce nobili con la tecnica del “batonnage”, a cui segue un altro anno in bottiglia. Oggi l’Azienda agricola Luigi Boveri produce circa 80mila bottiglie suddivise in 11 etichette, con un export che si assesta attorno al 40% (di cui ben la metà è rappresentato dal mercato olandese). In Italia, dall’anno scorso i vini sono distribuiti da Visconti 43 (Gruppo Meregalli). L’attenzione per i Colli Tortonesi, spinta proprio dal successo di questo vitigno autoctono a bacca bianca dalla bella vigoria e produttività che per Boveri rappresenta il 35% della produzione, ha spinto la Cantina ad inaugurare nel maggio 2023 nella sua sede in frazione Montale Celli una nuova sala di degustazione: un ampio spazio dotato di una cucina a vista e di una bella terrazza che guarda le vigne, dove vengono organizzate regolarmente degustazioni e serate, per andare in contro e contribuire al crescente fenomeno dell’enoturismo, divenuto realtà anche in questo angolo collinare del Sud-Est dell’Alessandrino. Una zona storicamente un po’ dimenticata, dove negli ultimi anni, proprio grazie al Timorasso che qui prende il nome di Derthona, sono sbarcati Cantine importanti da tutto il Piemonte, Barolo compreso (Pio Cesare, La Spinetta, Borgogno, Vietti, e via dicendo). “Io penso che possano contribuire a far crescere questa zona – dice sereno Boveri – non possono che essere un valore aggiunto”. Se lo dice un produttore con 30 anni di lavoro in questo territorio, allora avanti tutta.

”Bolgheri. Le persone dietro il vino”: un libro su un successo enologico

”Bolgheri. Le persone dietro il vino”: un libro su un successo enologicoMilano, 12 gen. (askanews) – “Bolgheri. Le persone dietro il vino. Storia e segreti di un successo italiano” è un libro che racconta un grande e suggestivo successo enologico italiano, attraverso i profili dei suoi protagonisti. Piccoli vignaioli, importanti imprenditori, celebri maison e famiglie storiche che in questo fortunato lembo della provincia di Livorno sono nati o ci si sono stabiliti.


Un volume di 230 pagine a cura di Luciano Tirinannzi che raccoglie i volti, le storie e le voci di coloro con lungimiranza, visione e passione compongono questo meraviglioso puzzle che ha preso vita a Castagneto Carducci e che racconta le 70 Cantine che coltivano i 1.370 ettari di questa celebre Doc. Perché Bolgheri non è solo il Sassicaia, che continua però ad essere il suo vino simbolo e uno dei più celebrati nel mondo. Edito da Paesi Edizioni e realizzato con il patrocinio del Consorzio per la Tutela dei vini Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia, il libro è arricchito dall’introduzione del giornalista Ernesto Gentili (curatore della Guida I Vini d’Italia de L’Espresso) e da un contributo di Albiera Antinori, presidente della Marchesi Antinori e del Consorzio. “Un quadro basato sulla storia delle persone più che sulla composizione dei terreni o sulla marca delle barriques presenti in cantina” scrive Gentili, parlando di “un’immagine viva e attenta, calata nel mondo reale e non condizionata da stelle, ‘bicchieri’, voti in centesimi o nomi dei consulenti”.


“Bolgheri. Le persone dietro il vino”, che raccoglie 44 interviste ed è completato con circa 120 fotografie storiche, oltre 300 etichette di vini e la mappa completa del territorio, è suddiviso in capitoli per ciascuna delle aziende e dei marchi che compongono la Doc. Leggerlo aiuta a capire un fenomeno enologico e a comprendere come le scelte industriali e ambientali possano incidere felicemente nella vita economica e sociale di un territorio.

Vino, “L’altra Toscana”: il 20 febbraio a Firenze la quarta edizione

Vino, “L’altra Toscana”: il 20 febbraio a Firenze la quarta edizioneMilano, 12 gen. (askanews) – Tredici Dop e Igp e i rispettivi Consorzi tutti assieme il 20 Febbraio a Palazzo Affari a Firenze per raccontare una Toscana del vino diversa, fatta di Denominazioni piccole o ancora poco conosciute che arricchiscono, con punte di qualità sempre più alte, l’offerta vinicola della Regione. Territori, dalle colline al mare, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici tutta la forza e l’identità dei loro terroir. In questa importante e interessantissima manifestazione che si tiene nell’ambito delle “Anteprime di Toscana” (14-21 febbraio), si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.


“Con questa particolare ‘Anteprima’ abbiamo intrapreso anni fa un percorso di valorizzazione e comunicazione delle innumerevoli diversità che ci caratterizzano che promuove l’evento” ha spiegato Francesco Mazzei, alla guida della Associazione L’Altra Toscana e presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. “Siamo molto colpiti dall’interesse che la stampa e gli operatori manifestano nei confronti dell’evento, c’è infatti sempre più necessità di andare a scoprire territori e vini poco conosciuti ma che spiccano per punte di qualità sempre più alte” ha proseguito Mazzei, ricordando che “il mercato, soprattutto in questo momento, ha bisogno di nuova linfa. Rappresentiamo circa il 40% dell’intera produzione toscana – ha concluso – e, anche per questa edizione, stiamo lavorando per proporre, con diversi focus e percorsi tematici, un variegato e interessante mosaico enologico che, sono certo, saprà farsi apprezzare”. Come di consueto la Settimana delle “Anteprime di Toscana” verrà inaugurata il 14 febbraio a Firenze da “PrimAnteprima”, l’evento promosso da Regione Toscana assieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana.


Foto di Marco Marroni

Vino, il “Paestum Wine Fest” torna rinnovato dal 4 al 6 maggio

Vino, il “Paestum Wine Fest” torna rinnovato dal 4 al 6 maggioMilano, 12 gen. (askanews) – Si rimette in moto la macchina organizzativa del “Paestum Wine Fest” che annuncia ufficialmente le date per l’apertura della 14esima edizione del “più grande salone del Centro e del Sud Italia che riunisce le Cantine e le personalità più autorevoli del mondo del vino e della comunicazione per fare business”. L’appuntamento è fissato dal 4 al 6 maggio al Next – Nuova Esposizione Ex Tabacchificio, storica location della manifestazione a Capaccio Paestum di Salerno.


Paestum Wine Fest “si rinnova con una nuova struttura organizzativa atta a consentire concrete opportunità di crescita ai soggetti protagonisti del mercato Ho.Re.Ca., concentrando incontri tra professionisti, operatori di settore e appassionati nelle giornate di domenica, lunedì e martedì per offrire un’occasione più settorializzata al confronto e alla connessione tra i professionisti del wine e del food”. “Molte le novità e i contenuti specializzati tra le categorie dell’alta ristorazione, le Cantine e le aziende di spirits, che dialogheranno con strutturate realtà internazionali e dare forma agli affari” spiegano sempre gli organizzatori, precisando che “è in fase di definizione anche una rafforzata lista di incoming riservata a importatori, distributori, ristoratori, chef, sommelier e tutte le figure del mondo della comunicazione che porteranno fuori dai confini nazionali i vignerons italiani”.


Alla guida del Paestum Wine Fest ci sono Angelo Zarra, ideatore e Ceo, affiancato dal direttore Alessandro Rossi, e dall’Official Brand Ambassador, Matteo Zappile, che seleziona “i più brillanti sommelier del panorama dell’alta ristorazione per la seconda edizione del ‘PWF Limited Edition’. Rinnovato inoltre l’accordo per la borsa di studio con “Intrecci – Scuola di Alta Formazione e Accoglienza”, accademia rappresentata dalle sorelle Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, che ad oggi ha formato oltre centocinquanta professionisti. Si apre infine anche “una nuova frontiera nella proposta food che sarà inserita negli spazi della manifestazione, progetto in cantiere per offrire un’occasione diretta con professionisti e mondo del lavoro, che vedrà protagonisti gli studenti delle scuole alberghiere impegnati a cimentarsi e ad offrire un servizio di alta qualità con un menù sostenibile, sociale e territoriale”. Ampio il calendario di eventi, con masterclass e dibattiti sui territori, sulle Denominazioni e sui principali argomenti del settore dell’alta ristorazione e del panorama vitivinicolo.