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Vino, Consorzio lancia “Alta Langa Academy” per la didattica online

Vino, Consorzio lancia “Alta Langa Academy” per la didattica onlineMilano, 11 gen. (askanews) – Il Consorzio Alta Langa lancia sul proprio sito “Alta Langa Academy”, una nuova sezione educativa che rende disponibili a tutti il patrimonio di conoscenze sulla Denominazione delle “Alte Bollicine Piemontesi” a vent’anni dal riconoscimento.


“Attraverso questa nuova sezione del nostro sito istituzionale, desideriamo aprire le porte della conoscenza dell’Alta Langa a tutti coloro, e sono sempre più numerosi, che vogliono approfondire la nostra Denominazione” ha affermato Mariacristina Castelletta, presidente del Consorzio Alta Langa, aggiungendo che “crediamo che la condivisione del sapere sia fondamentale per apprezzare appieno la qualità e l’unicità delle nostre Alte Bollicine Piemontesi. Abbiamo scelto di farlo – ha concluso – con un prodotto in linea con l’essenza del Consorzio e della denominazione stessa: un sito ricco, curioso, curato al dettaglio, dal layout contemporaneo”. L’Academy offre un viaggio completo alla scoperta del Metodo Classico più antico d’Italia con contenuti creati da: Edmondo Bonelli (“I suoli”); Maurizio Gily (“La viticoltura”); Carlo Casavecchia (“Il metodo di produzione”); Pierstefano Berta e Giusi Mainardi (“Le origini e lo sviluppo del metodo classico in Piemonte”); Giancarlo Montaldo e Teresa Baccini (“Gli anni ’90, il Progetto Spumante e la nascita della Denominazione”); Armando Castagno (“Analisi del profilo sensoriale del vino”); Vincenzo Donatiello (“Come apprezzare al meglio una bottiglia di Alta Langa”); Piercarlo Grimaldi (“Immaginari contadini, riti e miti delle alte colline”); Antonio Degiacomi (“Alta Langa e Tartufo Bianco d’Alba”); Mauro Carbone (“Viaggiare nelle terre dell’Alta Langa”).

Vino, il 13 gennaio sesta edizione di “ViniVeri Assisi” con 60 Cantine

Vino, il 13 gennaio sesta edizione di “ViniVeri Assisi” con 60 CantineMilano, 11 gen. (askanews) – Lunedì 13 gennaio dalle 10 alle 17 all’Hotel Valle di Assisi si terrà la sesta edizione di “ViniVeri Assisi”, il primo evento del 2025 “dedicato ai vini secondo natura “che rappresenta un’importante occasione per esplorare e celebrare la genuinità e l’artigianalità dei prodotti vinicoli provenienti da diverse regioni d’Italia e d’Europa”.


Quest’anno “ViniVeri Assisi” accoglierà 60 produttori con vini che raccontano il territorio da cui provengono, esprimendo le peculiarità del suolo, del clima e delle tradizioni locali. “Proprio per esaltare il legame profondo con il territorio, anche quest’anno, domenica 12 gennaio abbiamo organizzato in tante città e borghi della verde Umbria ‘Le cene con i vignaioli di ViniVeri’: goloso prologo dove i produttori di ViniVeri incontrano e dialogano con la cucina e i piatti di alcuni dei più rappresentativi ristoranti regionali” raccontano i promotori dell’iniziativa, spiegando che sono 15 i ristoranti coinvolti, ognuno dei quali ospiterà diversi vignaioli del Consorzio ViniVeri, per una serata di racconti, fusioni di esperienze, sorprese: Ada Gourmet, Ristorante Enoteca Giò, Luce Ristorante e Venti Vino a Perugia; Re Tartù agli Orti ad Assisi; L’Alchimista, MordiEvai e Locanda del Teatro a Montefalco; UNE a Foligno; Il Capanno a Spoleto; Osteria del Posto a Corciano; Hosteria il Grottino a Gualdo Cattaneo; Alla Fornace di Mastro Giorgio a Gubbio; Serpillo a Torre del Colle-Bevagna; e Le Barbatelle a Bevagna. “Dal 2004 come Consorzio ViniVeri abbiamo adottato ‘La Regola’ con pratiche produttive sostenibili e rispettose dell’ambiente, promuovendo un’agricoltura più etica e consapevole” precisano gli organizzatori, parlando di “una filosofia produttiva che trova in Assisi, con la sua storica spiritualità e il suo legame profondo con la natura, il luogo ideale per celebrare e condividere un modo di fare vino che mette al centro l’uomo e l’ambiente”.

Studio: “I portainnesti ‘M’ migliorano qualità dell’uva e del vino”

Studio: “I portainnesti ‘M’ migliorano qualità dell’uva e del vino”Milano, 10 gen. (askanews) – Dopo oltre venti anni di sperimentazioni e microvinificazioni in dieci diverse aree produttive del nostro Paese, l’equipe dell’Università di Milano ha dimostrato che i portainnesti della serie “M” sono in grado di portare il vitigno a migliori performance produttive in tutti i diversi aspetti che determinano la qualità dell’uva e quindi del vino: vigore e produzione del ceppo, maturazione tecnologica, fenolica e aromatica delle uve.


“La portata di quest’ultima ricerca dell’Università di Milano è veramente rivoluzionaria perché cambia la visione storica che abbiamo sempre avuto dei portainnesti. Da oggi in poi non dobbiamo più considerarli solo una barriera contro fillossera, siccità, ecc. ma come un efficiente strumento biologico per ottenere una superiore qualità dell’uva e quindi del vino” ha commentato Marcello Lunelli, presidente di Winegraft la società che riunisce nove, importanti, aziende vitivinicole del nostro Paese (Ferrari, Zonin, Banfi Società Agricola, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Settesoli) che da dieci anni sostiene lo sviluppo della ricerca sui portainnesti “M”, moltiplicati e distribuiti in esclusiva da Vivai Cooperativi Rauscedo. “Siamo riusciti finalmente a dimostrare che anche nella viticoltura, come ormai accreditato negli altri ambiti delle colture arboree il portainnesto è anche un prezioso veicolo di miglioramento qualitativo della produzione” ha spiegato Attilio Scienza che con il collega Lucio Brancadoro della Statale di Milano ha guidato il team che ha selezionato questa nuova generazione di portainnesti, con il supporto dalle aziende di Winegraft. “L’importante mole di informazioni che abbiamo acquisito ci consente oggi di avere un panorama più chiaro sull’effetto diretto della scelta del portainnesto nelle performance produttivo-qualitative della vite e dell’uva, con riferimento alla qualità dei vini ottenuti” ha evidenziato il Brancadoro, sottolineando che “in particolare, nelle diverse combinazioni di innesto operate in vari campi di confronto, è emersa non solo l’estrema adattabilità degli ‘M’ ai diversi ambienti della viticoltura italiana ma anche come, attraverso la regolazione delle risposte adattive della vite alle differenti condizioni ambientali, questi portainnesti siano un importante driver dei risultati qualitativi. Rispondendo in modo più efficiente agli stress abiotici sempre più estremi a causa del cambiamento climatico, – ha proseguito – gli ‘M’ consentono un più favorevole decorso maturativo delle uve, premessa di una superiore qualità dei risultati enologici”.


Nel dettaglio, per il Cabernet Sauvignon innestato sugli ‘M’ si sono avuti migliori risultati produttivi in generale, bilanciati da una buona vigoria e con valori di zuccheri superiori alla media, parametro elevato che ritroviamo pure nello Chardonnay, messo a dimora in campi di confronto nella Franciacorta e nel Trento Doc, abbinato a livelli superiori di acidità titolabile (di acido malico in particolare) e minore pH, elemento determinante per una produzione spumantistica di qualità. Sempre secondo quanto riferito, l’analisi sensoriale dei vini ottenuti da Chardonnay innestato con gli M allevato in Franciacorta, ha evidenziato livelli superiori di acidità e un profilo aromatico complesso che esalta le note di frutta tropicale: dal punto di vista olfattivo questi vini sono risultati più intensi e, alla prova del gusto, con una maggior acidità, sapidità, struttura e persistenza. Il portinnesto influisce anche sull’accumulo di polifenoli durante la maturazione, aspetto determinante nella qualità dei vini rossi. Nei campi di confronto in combinazione con diversi vitigni rossi (Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Sangiovese), sono stati rilevati livelli più alti di polifenoli totali nelle uve, una più accesa tonalità delle sostanze coloranti accompagnata da un loro maggiore accumulo e concentrazione, in particolare per la frazione antocianica non decolorante che facilita una migliore persistenza del colore durante l’affinamento dei vini.


Un ultimo aspetto rilevante ai fini dell’analisi sensoriale emerso dalla sperimentazione, è quello della composizione aromatica delle uve che i portainnesti ‘M’ condizionano in maniera determinate perché, influenzando una risposta differente alle condizioni ambientali, hanno effetti diretti anche sul metabolismo secondario della vite. “Questo aspetto risulta ad oggi poco studiato a causa delle difficoltà di analizzare l’elevato numero di composti aromatici presenti nei vini ottenuti da diverse combinazioni d’innesto” ha spiegato ancora il professor Brancadoro, mettendo in risalto che “nelle nostre prove effettuate su uve Chardonnay e Sangiovese, tuttavia, al di là dei dettagli sugli incrementi dei singoli composti riscontrati (acidi volatili, tioli, esteri etilici, fenoli, norisoprenoidi, ecc.) allo stato libero o sotto forma di precursori d’aroma, abbiamo avuto conferma di quanto i portinnesti ‘M’, siano un driver decisivo per raggiungere una qualità in vigna decisiva per ottenere risultati enologici d’eccellenza”. “Questa scoperta ci porta a riconsiderare complessivamente l’approccio che abbiamo sempre avuto verso i portainnesti” ha sottolineato Marcello Lunelli, concludendo che “la prova scientifica dell’importanza che gli ‘M’ ricoprono nel determinare la qualità di un vino conferma la necessità di una scelta accurata della combinazione d’innesto che tenga conto della varietà e delle caratteristiche ambientali ma considerate anche in funzione dell’obiettivo enologico che si vuole perseguire”.

Enoturismo, “driver discount” per evitare sanzioni nuove Codice strada

Enoturismo, “driver discount” per evitare sanzioni nuove Codice stradaMilano, 10 gen. (askanews) – Il significativo aggravamento delle sanzioni in caso di guida in stato di ebbrezza previsto dal nuovo Codice della strada sta creando una diffusa preoccupazione tra i consumatori di alcolici e di conseguenza tra i produttori e gli esercenti, che temono un crollo delle vendite di vino, birra e distillati. Infatti, nonostante il limite consentito per il consumo di alcol sia rimasto invariato a 0,5 grammi/litro, a spaventare gli automobilisti e, a cascata, tutto il settore, sono gli effetti previsti dalle nuove norme. Se il tasso alcolemico risulta infatti compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro si rischia una sanzione tra i 573 e i 2.170 euro, con sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Se il tasso sale tra 0,8 e 1,5 è previsto l’arresto fino a 6 mesi, una multa dagli 800 ai 3.200 euro e la sospensione della patente da 6 mesi a un anno. Se infine si oltrepassano gli 1,5 grammi per litro, scatta l’arresto da 6 mesi a un anno, una multa dai 1.500 ai 6.000 euro e la sospensione della patente da uno a due anni. Inoltre, chi viene sorpreso al volante con un tasso superiore a 0,8 dovrà avere un tasso pari a zero per i successivi due anni.


Di fronte a questo scenario, le Cantine senesi Casato Prime Donne di Montalcino e Fattoria del Colle di Trequanda fanno una proposta. “I turisti del vino che dopo la visita in Cantina vogliono guidare devono limitarsi ad un solo assaggio di vino e per ricompensare il loro sacrificio è giusto far loro uno sconto significativo” spiega Donatella Cinelli Colombini ideatrice nel 1993 della giornata “Cantine aperte” che ha dato una forte spinta all’enoturismo italiano che oggi vede attive circa 20mila Cantine con circa 15 milioni di visitatori l’anno, la stragrande maggioranza dei quali raggiunge le aziende a bordo della propria auto. Il “driver discount” ideato da Donatella e dalla figlia Violante Cinelli Colombini prevede uno sconto di 10 euro sul prezzo dell’esperienza enoturistica a patto che il guidatore si limiti ad un solo assaggio “che probabilmente sarà del vino top previsto dal programma, nel nostro caso il Brunello Riserva. Una rinuncia in una logica di sicurezza stradale”. Le Cinelli Colombini puntano inoltre sull’abbinamento di tutti gli assaggi di vino con alimenti tipici del territorio come l’olio Evo con pane sciapo toscano, i salumi e il pecorino, per evitare il consumo di alcol a stomaco vuoto.

Vino, Saverio Galli Torrini nuovo direttore del Consorzio Chianti

Vino, Saverio Galli Torrini nuovo direttore del Consorzio ChiantiMilano, 10 gen. (askanews) – Un giovane manager alla direzione del Consorzio Vino Chianti: dal 1 gennaio Saverio Galli Torrini è subentrato al posto di Marco Alessandro Bani. Lo ha annunciato il presidente del Consorzio, Giovanni Busi. Classe 1985, il nuovo direttore ha in curriculum tre lauree magistrali (in Giurisprudenza, in Scienze delle pubbliche amministrazioni e delle organizzazioni complesse e in Economia, management e innovazione) e un percorso professionale maturato all’interno di Enti pubblici, società partecipate, società di consulenza direzionale e di amministratore di società.


“In tutti questi anni il direttore Bani ha rivestito un ruolo centrale per il nostro Consorzio, valorizzando al meglio il lavoro dei produttori vitivinicoli ed il compito di rappresentanza che esercitiamo e a saputo recepire le esigenze concrete delle nostre aziende e le ha fatte valere con una competenza ed un’autorevolezza costanti” ha dichiarato Busi, aggiungendo che “con l’avvicendamento abbiamo deciso di virare su un profilo che non è nato nel mondo del vino ma che proprio per questo può portarci un valore aggiunto in termini di visione imprenditoriale”. “Saverio Galli Torrini è un manager dinamico, un uomo d’impresa che, ne sono certo, ci aiuterà ad affrontare la delicata fase che il settore del vino sta vivendo, con un approccio per noi innovativo” ha proseguito il presidente Busi, sottolineando che “i conflitti in Europa determinano ancora oggi una condizione di diffusa instabilità, aggravata dall’imprevedibilità del fattore climatico. Dobbiamo essere pronti a reagire a queste sollecitazioni”.


“Ringrazio il presidente Busi e il Consiglio di Amministrazione per questa nomina. Un ringraziamento particolare al dottor Bani per avere condiviso con me in questo anno e mezzo di collaborazione tutta la sua conoscenza del mondo del vino. Certamente è un onore e un onere allo stesso tempo rivestire un ruolo così importante in una delle denominazioni di vino rosso più importanti d’Italia” ha affermato il neo direttore, parlando di una “Denominazione che, assieme al mondo del vino in generale, sta attraversando un momento cruciale: il mutamento dei gusti dei consumatori, l’avvento dei dealcolati e dei low alcol, la perdita del potere d’acquisto delle famiglie dovuto all’inflazione nel 2022 e nel 2023, una nuova mentalità salutista che rifugge dalle bevande eccessivamente alcoliche sono tutti fattori che hanno contribuito (e contribuiscono) ad una forte flessione nelle vendite del vino ed in particolare di quello rosso”. “Sarà compito del Consorzio Vino Chianti – ha concluso Galli Torrini – trovare ed adottare nuove strategie, capaci di superare questo momento di crisi e dare nuova linfa vitale a tutti i soci. Non sarà una sfida facile, ma all’interno del Consorzio non mancano certo le competenze e la voglia per riuscirci”.

Vino, Cembra la Cantina di Montagna dalle bollicine di oro rosso

Vino, Cembra la Cantina di Montagna dalle bollicine di oro rossoMilano, 9 gen. (askanews) – “Vogliamo valorizzare in maniera ancora più netta il territorio e le peculiarità delle nostre uve, un carattere da ricondurre alle altitudini, ai forti sbalzi termici tipici della valle e alla salinità data dal porfido ai nostri vini”. Così l’enologo 40enne Stefano Rossi sintetizza l’impegno per una qualità e un’identità sempre maggiori, messo in atto in particolare negli ultimi anni da Cembra Cantina di Montagna, acquisita nel 2003 dalla storica cooperativa trentina Cantina di La-Vis per farne il suo fiore all’occhiello.


Fondata nel 1952 a Cembra-Lisignago, nel cuore della Valle, a 700 metri di altezza, la più alta realtà cooperativa trentina conta oggi su 300 soci conferitori con altrettanti ettari di vigne (la superficie media è inferiore al mezzo ettaro) posti tra i 450 e 900 metri di altitudine (con pendenze anche oltre il 40%), la maggior parte dei quali sulla sponda a destra dell’Avisio, il fiume che solca la Val di Cembra. Valle delle Dolomiti di Fiemme isolata fino agli anni Trenta, grazie alla morfologia del suo territorio e al clima è sempre stata assai vocata per la viticultura, con i terrazzamenti che ricoprono le zone basse dei suoi versanti montuosi scolpiti dai muretti a secco. Tra i vitigni che meglio la identificano c’è senz’altro il Muller-Thurgau, probabilmente anche grazie ai suoli di origine porfirica, ricchi di sabbia e carbonati. Porfido i cui giacimenti sono uno dei tesori di questa zona a pochi km a Nord-Est di Trento. Oggi in commercio ci sono sei referenze per un totale che si aggira sulle 40mila bottiglie: il “Muller Thurgau 2022”, lo “Chardonnay 2022”, il “Riesling 2022”, il “Pinot Nero 2021” e lo “Zymbra 2020”, un blend di Chardonnay, Riesling e Muller Thurgau al suo secondo anno di produzione “che vuole raccontare attraverso la finezza tutte le anime dei vitigni a bacca bianca di montagna”. A questi si aggiunge il “TrentoDoc Oro Rosso Riserva Dosaggio Zero 2019”, una vera e propria chicca prodotta in 15mila bottiglie di una collezione che, in generale, dimostra di migliorare anno dopo anno. Questo Metodo Classico millesimato da Chardonnay in purezza sorprende per essere il “meno costruito” della collezione, e la sua raffinata immediatezza fa il paio con un grande potenziale gastronomico grazie alla finezza delle sue bolle, alla sua bella acidità ma soprattutto alla sapidità e mineralità che sono il vero “leitmotiv” dei vini di questa azienda. Un Trentodoc sboccato dopo almeno 48mesi di affinamento in bottiglia, dalla grande beva, fresco e goloso, bandiera ideale da sventolare per indicare la strada da continuare a percorrere. Quella di vini figli di rese basse, della scelta delle uve da vigne specifiche a seconda delle loro caratteristiche, della selezione dei grappoli prima in vigneto e poi in cantina. Una fatica nella fatica della viticultura eroica, destinata però a ripagare ogni sforzo.

Enogastronomia, da 25 a 27 gennaio c’è “Wine and Siena” con 150 aziende

Enogastronomia, da 25 a 27 gennaio c’è “Wine and Siena” con 150 aziendeMilano, 9 gen. (askanews) – Il primo grande evento enogastronomico dell’anno in Italia torna a Siena dal 25 al 27 gennaio: è “Wine & Siena”, la rassegna voluta dal patron di Merano WineFestival, Helmuth Kocher, e dal presidente di Confcommercio Siena, Stefano Bernardini. Un appuntamento che da dieci anni segna il connubio tra arte e cultura enogastronomica nelle storiche sale del complesso di Santa Maria della Scala. Oltre 150 aziende enogastronomiche italiane tra vino, cibo, spirits e birra, accuratamente selezionate dalla “Guida The WineHunter”, saranno protagoniste di questa decima edizione, che si completa con masterclass, seminari, eventi, tra cui i WineHunter Talks, approfondimenti tematici legati al mondo enogastronomico e alla sfida della sostenibilità, e il calendario di iniziative del “Fuori Wine & Siena”.


L’edizione 2025 di “Wine & Siena” inizia venerdì 24 gennaio con l’inaugurazione e il taglio del nastro alle 18.00 in Sala delle Lupe, presso il Palazzo del Comune in Piazza del Campo, seguita alle 20 dalla Small Plates Dinner al Santa Maria della Scala. Sabato 25 e domenica 26 gennaio dalle 11 alle 18, la manifestazione apre le porte ad appassionati ed esperti che possono scoprire e degustare i prodotti enogastronomici degli oltre 150 espositori wine, food, spirits, beer, ai quali si aggiungono gli stand Extrawine e dei Consorzi. La sera di domenica 26 gennaio va in scena la cena di gala in ricordo di Andrea Vanni, nella storica sede Imperiale Contrada della Giraffa. Infine, lunedì 27 gennaio è dedicato agli operatori del settore e della stampa, occasione unica per conoscere da vicino le eccellenze selezionate da The WineHunter. Sabato 25 e domenica 26 gennaio, la “Sala del gusto” del complesso di Santa Maria della Scala ospita un programma di masterclass e seminari dedicati al mondo enogastronomico. Le masterclass in programma per sabato 25 gennaio spaziano tra l’eleganza delle migliori bollicine d’Italia, la dolce alchimia dei vini passiti e da vendemmia tardiva e sette eccellenze enologiche della grande tradizione toscana dei vini rossi. Domenica 26 gennaio, le masterclass si concentreranno invece su sette grandi vini bianchi d’autore, la riscoperta dell’affinamento in anfora e un’esperienza dedicata al Pinot Nero. Appuntamento con i seminari alle 14: nella giornata di sabato 25 sarà protagonista l’olio extravergine d’oliva, domenica 26 spazio al fascino del brandy.


Tra le iniziative nel calendario “Fuori Wine & Siena”, i quattro appuntamenti “AsSaggi di vino”, degustazioni con interventi e curiosità legate al vino, tra arte, geologia e astronomia, e le visite guidate a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Il 25 gennaio i visitatori potranno scoprire la storia del palazzo e dei personaggi che lo hanno abitato, nonché ammirare la collezione di opere d’arte della Fondazione.

Vino, Consorzio Asti Docg: imbottigliato 2024 supera i 90 milioni

Vino, Consorzio Asti Docg: imbottigliato 2024 supera i 90 milioniMilano, 9 gen. (askanews) – È positivo il bilancio della produzione di Asti Spumante e Moscato d’Asti, che a fine 2024 supera il tetto di 90 milioni di bottiglie in linea con la performance dell’anno precedente. Lo rileva il Consorzio di tutela che ha elaborato i dati di produzione e vendita della Docg più importante al mondo nel segmento dei vini aromatici. A trainare il risultato il Moscato d’Asti che chiude l’anno con un imbottigliato di oltre 33 milioni di pezzi, in crescita in doppia cifra grazie in particolare alla domanda statunitense, a quella italiana e all’aumento dei consumi nel Far East (Corea e Cina). In leggera flessione l’imbottigliato di Asti Spumante che però tiene sul fronte delle esportazioni (-0,8% i volumi nei primi 9 mesi del 2024). In grande ascesa le spedizioni verso l’Est Europa, dove Lettonia (tendenziale a +5%) e Russia (+49%) rappresentano oltre un terzo del totale export nel periodo; in lieve calo gli Usa (-2%) mentre il Regno Unito cresce del 10%.


“Possiamo ritenerci soddisfatti perché nonostante le incertezze dei mercati, questi risultati dimostrano che il trend di consumo è sempre più orientato verso prodotti alcolici a bassa gradazione sia in Italia che all’estero” ha commentato il presidente del Consorzio Asti Docg, Stefano Ricagno, ricordando che “Moscato d’Asti e Asti Spumante sono naturalmente low alcol, e quindi tradizionali ma moderni allo stesso tempo, in grado di intercettare nuove tendenze come quella dei cocktail che riscontriamo ormai in ogni angolo del mondo”. “La grande forza di questa Denominazione è nella potenzialità della filiera – ha rimarcato il vice presidente senior, Lorenzo Barbero – che permette di produrre e commercializzare i nostri vini conquistando in maniera capillare sempre più mercati a livello internazionale, a conferma che la nostra denominazione è apprezzata in tutto il mondo”.


Il vitigno Moscato Bianco che dà vita alla Docg piemontese è coltivato in 51 Comuni delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo per un’estensione di circa 10mila ettari rientranti nel paesaggio vitivinicolo Patrimonio Mondiale dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco. Ad oggi le aziende consorziate sono 1.013, divise tra 50 case spumantistiche, 778 aziende viticole, 153 aziende vitivinicole, 17 aziende vinificatrici e 15 Cantine cooperative. Il 90% della produzione viene esportata.

Vino, Villa Franciacorta: 2024 sancisce il valore dei grandi millesimati

Vino, Villa Franciacorta: 2024 sancisce il valore dei grandi millesimatiMilano, 9 gen. (askanews) – “Il 2024 è stato un anno di grandi soddisfazioni, il più importante nella storia della nostra azienda. Questi successi sono il frutto di una filosofia aziendale che ha una particolare attenzione all’ambiente e alla valorizzazione del patrimonio viticolo di famiglia. Desideriamo ripartire fin d’ora con rinnovato entusiasmo verso nuove sfide, continuando a interpretare la Franciacorta secondo la nostra visione, fatta di pazienza e rispetto per la natura”. Così Roberta Bianchi e Paolo Pizziol (in azienda dal 1984), che con i figli Alessio e Matteo, guidano Villa Franciacorta parlano dei tanti riconoscimenti che quest’anno hanno premiati i loro vini, a partire da quello della rivista Falstaff all’”RNA Riserva Extra Brut Millesimato 2007″, giudicato non solo il più buono della Denominazione ma il miglior spumante italiano con un punteggio di 97/100. Questo Metodo Classico ha conquistato anche il “Faccino” di Doctor Wine con 95/100 nella Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2025, il “Grande Esordio 2025” nella guida Oro I Vini di Veronelli, la “Corona” di Vini Buoni d’Italia con l’inserimento nei Top 300 vini, la Medaglia d’oro da The Wine Hunter e il riconoscimento “Quattro Viti” con “Gemma” da Vitae 2025, conferito ai vini che hanno ottenuto un punteggio superiore a 94/100 e le 5 “Sfere” di Sparkle 2025 con il premio speciale “Vino dell’Emozione”. “La Franciacorta per noi non è una bandiera da sventolare – sottolinea Bianchi – ma una filosofia e con RNA prende voce un grande terroir che esprime l’unicità di questo suolo di origine marina, tutta la forza delle vigne vecchie, la preziosità dei Cru di collina e il valore del tempo”.


Fondata da Alessandro Bianchi (scomparso nel 2020 a 86 anni) che fu tra i 29 produttori che nel 1990 diedero vita al Consorzio della Franciacorta, questa è stata tra le prime aziende a introdurre il concetto di millesimato già nel 1978 e ancora oggi è l’unica Cantina di queste dimensioni a produrre esclusivamente millesimati con uve proprie con il metodo del remuage manuale e con affinamenti sui lieviti che vanno da 3 a 15 anni. “Il tempo per noi è l’ingrediente più importante, secondo solo al terroir” rimarca Roberta Bianchi, terza generazione alla guida dell’azienda. Nell’anno appena concluso il successo si è esteso all’intera gamma dei “Franciacorta Villa”: medaglie oro all’International Wine Challenge 2024 per “Mon Satèn 2019” e “Bokè Rosé Brut 2019”, mentre “Extra Blu Extra Brut 2019” ha ottenuto i 5 Grappoli Bibenda 2025 e le 5 Sfere Sparkle 2025, che condivide con “Cuvette Brut 2019”. Anche “Emozione Brut 2020”, Franciacorta storico dell’azienda, ha conquistato la medaglia oro a The Champagne & Sparkling Wine. Una particolare menzione anche a “Bokè Rosé Brut 2020”, premiato con le Tre Stelle Oro dalla guida I Vini di Veronelli 2025, e a “Emozione Unica Extra Brut 2017” che, come “Extra Blu Extra Brut 2019”, ha ottenuto la medaglia oro The Wine Hunter. La guida Falstaff ha ulteriormente premiato la collezione, assegnando 94/100 a “Emozione Brut 2019”, 93/100 a “Mon Satèn 2018”, 92/100 a “Bokè Rosé Brut 2019” ed “Extra Blu Extra Brut 2019”, confermando ancora una volta l’altissimo livello dell’intera produzione.


L’azienda di Monticelli Brusati (Brescia) che imbottiglia vino dal 1974, conta oggi cento ettari di proprietà che abbracciano il Borgo del Cinquecento, di cui 38 a vigneto, gli altri a seminativo e boschivo, e altri 8 a vigneto, in Comuni limitrofi, per un totale di 46 ettari vitati a conduzione biologica certificata nel 2017. Piante e una grande cantina ipogea da cui nascono 11 etichette di Franciacorta, cinque vini fermi e due grappe. La produzione potenziale si aggira intorno alle 250mila bottiglie di cui circa il 20-25% prende la strada dell’export che si concentra principalmente in Svizzera, Austria e Giappone. Già negli anni Sessanta, Alessandro Bianchi aveva pensato a creare una sorta di zonazione, un lavoro che ha portato l’azienda a dividere i vigneti in 25 parcelle, che sono vendemmiate e vinificate separatamente. Gran parte delle vigne si trovano lì ancora oggi a 45 anni di distanza ed è proprio da queste che viene prelevato il materiale genetico per i nuovi vigneti. Un lavoro di costante ricerca che continua tutt’ora, scegliendo i sesti d’impianto e forme di allevamento più idonei, talvolta controcorrente come, ad esempio, il mantenimento di un vigneto storico a Gdc (“Geneva double courtain”, Doppia cortina in italiano) una forma di allevamento oramai rara che, secondo i titolari di questa realtà, “dimostra una grande adattabilità di fronte al cambiamento climatico”. Il parco vitato è caratterizzato da diversi cloni all’interno delle stesse varietà e diversi portainnesti, con una età media delle viti di circa 25 anni. Villa Franciacorta, scelta dall’Università Cattolica di Brescia come “case history” sulla sostenibilità ambientale, è stata anche una delle prime aziende a credere nell’enoturismo e dopo aver restaurato interamente l’antico borgo, nel 1990 ha inaugurato l’agriturismo Villa Gradoni ai piedi dell’omonima collina con tanto di ricercato ristorante, “Éla, Osteria in Villa”.

Champagne Boizel entra nel portfolio di Allegrini Wine Distribution

Champagne Boizel entra nel portfolio di Allegrini Wine DistributionMilano, 8 gen. (askanews) – Allegrini Wine Distribution ha annunciato l’ingresso nel proprio portfolio di Maison Champagne Boizel per la sua distribuzione sul territorio italiano. Questa collaborazione non solo arricchisce l’offerta di Allegrini “ma – si legge in una nota – riflette una strategia commerciale mirata a consolidare una presenza forte e duratura sul mercato italiano: l’obiettivo è sviluppare una distribuzione selettiva, rivolta a location premium come enoteche, wine bar, hotel di lusso e ristoranti gourmet, mantenendo un posizionamento esclusivo”.


Fondata nel 1834 e con vigneti che si estendono per sette ettari nei Grands e Premiers Crus della Champagne, inclusi i celebri terroir di Avize, Boizel si distingue per vini profondamente legati al territorio, con cuvée che invecchiano fino a 15 anni e dosaggi calibrati. Tra queste, spiccano il “Blanc de Blancs La Cote 1er Cru” e il “Blanc de Noirs La Montagne 1er Cru”, autentiche espressioni dell’identità della Maison. “Boizel è storia, artigianalità e visione, siamo entusiasti di portare nel nostro mercato un simbolo della prestigiosa regione vinicola francese” ha dichiarato Matteo Allegrini, Export and Iconic Wines Manager di Allegrini Wines, spiegando che “il nostro obiettivo è rafforzarne la reputazione in Italia, puntando sulla qualità senza compromessi e sulla fedeltà alla tradizione, in perfetta sintonia con i valori di Allegrini”.


“Siamo lieti di unire le forze con una famiglia vinicola così prestigiosa in Italia” ha affermato Florent Roques-Boizel, Ceo di Champagne Boizel, ricordando che “il mercato italiano è fondamentale per qualsiasi Maison di Champagne di alto livello e siamo certi che l’eccellente rete distributiva di Allegrini, insieme al suo team appassionato, sarà il partner ideale per presentare lo Champagne Boizel agli amanti dello Champagne italiani”.