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Il whiskey nasce in Irlanda, lo dice un manoscritto di 700 anni fa

Il whiskey nasce in Irlanda, lo dice un manoscritto di 700 anni faRoma, 8 lug. (askanews) – Anticamente si chiamava Uisce Beatha (pronuncia, ìsc-ke baha), espressione che in gaelico irlandese vuol dire “acqua di vita” e leggendo queste due parole con la corretta pronuncia non è difficile capire come sia alle origini della pronuncia corrente della parola whiskey.


E quella che forse poteva sembrare solo una suggestione, ovvero che il whiskey nasce in Irlanda, è adesso avvalorata anche da un manoscritto del XIV secolo, famoso per contenere una delle prime descrizioni della distillazione del whiskey, da poco esposto nella Cattedrale di St Canice, a Kilkenny, nell’Ireland’s Ancient East. È noto con il nome Red Book of Ossory, dal colore della sua rilegatura in pelle, ed è un importante registro episcopale della cattedrale di St Canice, redatto in Irlanda nel 1324 (da Richard de Ledrede che servi come vescovo di Ossory) ovvero 170 anni delle prime registrazioni scritte in Scozia.


Il volume è rinomato a livello internazionale perché racchiude informazioni importanti come documenti di interesse legale e le disposizioni della Magna Carta. Contiene anche una delle prime ricette attestate per la distillazione del whisky: fa riferimento, appunto, a una sostanza chiamata aqua vitae, espressione latina che in gaelico irlandese divenne appunto uisce beatha, da cui deriva la parola whiskey. Anche se questo documento sembra proprio essere il primo riferimento scritto alla distillazione del whiskey in Irlanda, si ritiene che il processo di distillazione sia stato introdotto sull’isola da alcuni monaci addirittura tra l’ottavo e l’undicesimo secolo. Indipendentemente dal modo in cui è iniziata, la distillazione del whiskey in Irlanda è cresciuta fino a farlo diventare un prodotto di livello, importante per l’economia e famoso in tutto il mondo, e accanto a colossi come, per esempio Jameson e Bushmills, in Irlanda del Nord, in tutta l’isola sono fiorite eccellenti distillerie artigianali, che hanno aperto i battenti arricchendo la varietà del whiskey irlandese.

Da Agribologna risposte green alle sfide dell’ortofrutta

Da Agribologna risposte green alle sfide dell’ortofruttaRoma, 8 lug. (askanews) – Migliorare e stabilizzare il reddito delle imprese agricole utilizzando strumenti, tecnologie, tecniche e innovazioni “green” oggi disponibili sul mercato, a partire dalle coltivazioni fuori suolo. L’obiettivo finale è concreto: ottenere un incremento del 5% del reddito delle imprese agricole attraverso l’utilizzo di nuove strategie e tecnologie a basso impatto ambientale.


È questo l’obiettivo di RED.ORT, progetto che il Consorzio Agribologna ha condotto negli ultimi due anni in collaborazione con Ri.Nova, il CREA-OFA e Agronica Group. Un percorso lungo e articolato, svoltosi nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2014-2020, misura 16.2, che ha visto coinvolte in maniera diretta diverse aziende socie di Agribologna, protagoniste dell’innovazione e dell’ammodernamento dei propri processi produttivi. Al centro del Piano di innovazione, cinque elementi ritenuti strategici per il rinnovamento delle aziende agricole: lo sviluppo delle produzioni fuori suolo, la riduzione del consumo idrico, l’incremento della capacità contrattuale del Consorzio Agribologna in fase di vendita, la creazione di una catena informativa aziendale attraverso una raccolta digitalizzata delle operazioni produttive e il coinvolgimento dei consumatori attraverso un programma di educazione alimentare.


“Attraverso questo progetto il Consorzio Agribologna ha avviato un piano di innovazione che tocca ogni componente del reddito d’impresa delle proprie aziende agricole – spiega Stefania Delvecchio, responsabile di progetto per conto di Ri.Nova – dalle pratiche agronomiche in campo fino alla raccolta e all’elaborazione dei dati di tutti gli anelli della filiera, passando per la contrattazione in fase di vendita per finire alle azioni di comunicazione nei confronti del consumatore”. Per raggiungerlo, a una prima fase dedicata alla selezione dei settori e degli strumenti su cui investire ne è seguita una seconda per verificare l’adeguatezza tecnico-scientifica degli strumenti stessi. Una serie di test e sperimentazioni che hanno preso forma all’interno di aziende agricole socie di Agribologna specializzate nella produzione ortofrutticola. “Le coltivazioni fuori suolo – sottolinea Gianluca Baruzzi del CREA-OFA e responsabile scientifico di RED.ORT – sono in costante sviluppo e ad oggi si stima che occupino in Italia tra il 4% e il 10% della superficie ricoperta da serre”.


Nell’ambito del progetto sono state quindi studiate nuove tipologie di coltivazioni fuori suolo da adottare per la lattuga e la fragola, produzioni di forte interesse commerciale per Agribologna, e per il pomodoro. I vantaggi legati all’introduzione delle coltivazioni fuori suolo sono diversi ma anche le criticità non vanno sottovalutate: tra queste pesano gli elevati costi per la predisposizione e la gestione dell’impianto, oltre alla necessità di disporre di acqua di buona qualità e alla cura che necessitano le piante per evitare il rischio di asfissia radicale. “La coltivazione fuori suolo potrebbe far aumentare la produzione di fragola e lattuga del 20% – ha detto Franco Linguerri, presidente del Consorzio Agribologna – che stando ai numeri di Agribologna significherebbe passare dagli attuali 2,5 milioni di kg di lattuga a circa 3 milioni e dai 50 mila kg di fragole a 60 mila. Prevedendo un risvolto positivo del progetto su circa il 30% delle produzioni è inoltre possibile stimare un aumento dei ricavi intorno all’1%, quantificabile in un beneficio economico di 600 mila euro. Il tutto riducendo al contempo l’impatto ambientale”.

Nel ravennate protesta agricoltori alluvionati: vogliamo ripartire

Nel ravennate protesta agricoltori alluvionati: vogliamo ripartireRoma, 8 lug. (askanews) – Non solo agricoltori e rappresentanti delle cooperative, delle associazioni e delle istituzioni ma anche tanti cittadini sono arrivati di buon’ora stamani a Pieve Ponte, Faenza (RA), per chiedere di agire in fretta, a più di un anno dalle due alluvioni che hanno travolto la Romagna, per accelerare l’erogazione dei ristori e la ricostruzione.


All’insegna di “Vogliamo ripartire”, l’esortazione rilanciata più volte nel corso della mattinata, gli agricoltori spiegano: “siamo consapevoli che le sfide in essere, nella loro complessità, richiedano condivisione e collaborazione – invocano le organizzazioni agricole promotrici – Siamo anche certi che si debbano allontanare strumentalizzazioni di ogni sorta, per il bene della collettività tutta, per perseguire un obiettivo comune: la salvaguardia, la tenuta e la ripresa delle attività agricole, il rilancio del territorio, a tutela di un valore aggiunto importante che va oltre i confini regionali”. Il presidio voluto da Confagricoltura Ravenna, Cia Romagna, Copagri, Terra Viva Emilia Romagna, Legacoop Romagna e Agci Emilia Romagna ha messo al centro un manifesto in 5 punti, una road map che è di fatto un imperativo inderogabile per chi ha a cuore il territorio ancora martoriato.


Alla manifestazione hanno partecipato il sindaco di Ravenna e presidente della Provincia Michele De Pascale e sindaci e assessori del territorio. Delle 6.168 aziende agricole presenti nel Ravennate al 31 dicembre 2023, il 28-30% ha subito danni più o meno ingenti. Per quanto concerne l’erogazione degli indennizzi di AgriCat, il fondo istituito da Ismea per risarcire i danni da calamità, il 50% delle richieste è stato respinto. Delle domande accettate solo 2 aziende su 10 stanno, seppur molto lentamente, ricevendo un parziale contributo. Le organizzazioni agricole chiedono quindi un piano strategico di messa in sicurezza del territorio a partire dalla collina, con interventi strutturali di mantenimento e consolidamento dei terreni. Ancora, semplificazione burocratica e procedure più snelle per le perizie e le richieste di ristoro dei danni alle aziende agricole in particolare quelle di collina colpite anche da frane e smottamenti. Contributi a integrazione del reddito che siano realmente rispondenti alle esigenze degli imprenditori alluvionati, il saldo delle risorse messe finora a disposizione dal Fondo AgriCat per coprire i danni delle aziende agricole alluvionate. E infine un maggior coinvolgimento delle associazioni agricole nella gestione del Fondo AgriCat, nella determinazione dei parametri di salvaguardia delle aree alluvionate e nelle tempistiche/problematiche di erogazione dei fondi ministeriali.

Ismea presenta i dati 2023 sul biologico il 17 luglio

Ismea presenta i dati 2023 sul biologico il 17 luglioRoma, 8 lug. (askanews) – Ismea presenterà il 17 luglio i dati sul biologico riferiti al 2023, alla presenza del sottosegretario Luigi D’Eramo, del presidente del Biodistretto dei Laghi di Bracciano e Martignano e delle principali organizzazioni e associazioni di settore.


I dati sul settore biologico riferiti al 2023, analizzati nell’ultima edizione del report “Bio In Cifre”, registrano un’ulteriore crescita della SAU biologica nazionale che arriva a coprire 2,46 milioni di ettari (+4,5% rispetto al 2022, pari a 106 mila ettari in più). Grazie a questo incremento la superficie biologica italiana rappresenta circa un quinto di quella complessiva (19,8%), avvicinando ulteriormente il target del 25% fissato dalla Commissione europea nell’ambito della Strategia Farm to Fork, da raggiungere entro il 2030.


Allo stesso tempo, il Governo italiano ha dato l’avvio al Piano di Azione Nazionale per la produzione biologica e ha intensificato l’attività normativa nazionale riservando particolare attenzione al recepimento della normativa europea e allo sviluppo dei distretti biologici, considerati importantissimi per incentivare le forme di produzione agricola a ridotto impatto ambientale e sostenere la filiera biologica. Il 2023 è stato anche un anno particolarmente importante alla luce dell’attuazione della nuova PAC, il cui Piano Strategico nazionale (PSP 2023-27) destina all’intervento di sviluppo rurale dedicato all’adozione e al mantenimento di pratiche e metodi di produzione biologica un budget complessivo di oltre 2,2 miliardi di euro, corrispondenti al 48% di tutti gli interventi agro-climatico ambientali.

Battista (Copagri) incontra D’Eramo su aree interne e montane

Battista (Copagri) incontra D’Eramo su aree interne e montaneRoma, 8 lug. (askanews) – Il presidente della Copagri, Tommaso Battista, ha incontrato il sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo per illustrare le proposte della Copagri in merito allo sviluppo socioeconomico delle aree interne e montane, per le quali l’agricoltura rappresenta un asset fondamentale.


“Nell’ambito degli scenari e delle politiche di riqualificazione delle aree interne e montane del Belpaese, l’agricoltura può e deve rappresentare uno dei principali asset strategici sui quali puntare per il loro sviluppo socioeconomico, sia in ragione delle numerose eccellenze agroalimentari prodotte che in termini di cura e buona gestione di paesaggio e ambiente”, ha detto Battista a D’Eramo, che ha la delega in materia di agricoltura di montagna ed aree interne. “Parliamo di zone nelle quali si concentra oltre la metà della Superficie Agricola Utilizzata-SAU del Paese, pari a quasi 13 milioni di ettari, e dove – ha spiegato il presidente della Copagri – sono presenti più di 1,6 milioni di imprese agricole, numero in lenta ma costante contrazione, come certificato dall’ultimo Censimento dell’agricoltura dell’Istat”. “E’ fondamentale – ha aggiunto – lavorare per invertire questo trend attraverso iniziative che partano dal valore aggiunto di agricoltura e turismo e vadano a contrastare lo spopolamento dei territori”.


Battista ha sottolineato la necessità di prendere coscienza di come l’abbandono delle attività agricole, pastorali e selvicolturali “abbia dato luogo ad una serie di problemi strutturali, traducendosi non solo in danno economico, ma anche in grave elemento di perdita di valore ambientale e, conseguentemente, di capacità attrattiva, senza contare le numerose ricadute in termini di contrasto al dissesto idrogeologico, di perdita della biodiversità e di rischio scomparsa per le migliaia di Prodotti agroalimentari tradizionali-PAT che per la gran parte si concentrano in queste aree”. “A fronte delle numerose difficoltà con cui è quotidianamente costretta a confrontarsi la popolazione delle aree interne e montane, quali ad esempio il notevole e penalizzante gap in termini di infrastrutture fisiche e di reti digitali, non possiamo che ringraziare il Sottosegretario per aver riacceso i riflettori su una tematica molto sentita dalle imprese agricole, dalla quale passa buona parte della tenuta e dello sviluppo del Primario”, ha concluso il presidente della Copagri, ad avviso del quale “bisogna ragionare su interventi collaterali nel quadro della Strategia Nazionale per le Aree Interne-SNAI prevista dal DEF”.

Origin Italia: priorità sono dazi, Nutriscore e marchi locali

Origin Italia: priorità sono dazi, Nutriscore e marchi localiRoma, 8 lug. (askanews) – Un piano strategico ambizioso per il futuro del Sistema DOP IGP italiano nel triennio 2024-2027. È quanto delineato in occasione dell’insediamento del primo Consiglio Direttivo e del Comitato Strategico di Origin Italia, l’associazione italiana Consorzi Indicazioni Geografiche che rappresenta 81 Consorzi di tutela, una Associazione di settore e oltre il 95% delle Indicazioni Geografiche italiane.


L’organo interno dell’associazione, che oggi ha anche confermato alla guida Cesare Baldrighi, ha evidenziato la necessità di potenziare lo sviluppo del Sistema IG a livello mondiale e di operare congiuntamente con Origin Mondo e Origin Europa per contrastare la contraffazione e arginare il pericolo dei dazi. In ambito europeo, l’associazione punta a consolidare il suo ruolo nell’applicazione del nuovo Regolamento 1143/2024 e delle altre riforme legislative in atto, tra cui quella dell’etichettatura e il Nutriscore, garantendo una maggiore presenza del tema Indicazioni Geografiche negli accordi bilaterali.


A livello nazionale, oltre a una collaborazione costruttiva con le Istituzioni per l’attuazione del Regolamento 1143/2024, sono state ribadite le sfide per il comparto: tra queste, l’attenzione alla proliferazione dei marchi locali, quindi controllo a 360° sulla promozione delle DOP IGP da parte di soggetti esterni ai Consorzi di tutela e sull’utilizzo di richiami geografici sui prodotti del Sistema di Qualità Nazionale. Nei prossimi tre anni, si punterà molto sull’implementazione della formazione specifica del settore e del progetto di sostenibilità FAO che mira all’adozione di un modello condiviso per le IG italiane entro il 2030.

Cia Alessandria: ancora danni da maltempo nelle campagne

Cia Alessandria: ancora danni da maltempo nelle campagneRoma, 8 lug. (askanews) – A pochi giorni dalla furia che ha devastato il Casalese, una nuova tormenta si è abbattuta nelle campagne alessandrine, distruggendo la produzione a poche settimane dalla raccolta. Sono state colpite da vento e grandine soprattutto le zone della pianura attorno al capoluogo, come Solero, Quattordio, Felizzano, Masio, Oviglio.


Cia Alessandria segnala pomodori, mais, frumento, girasoli, sorgo distrutti ma anche impianti di irrigazione e danni alle strutture. Le colture sono state spazzate via, il frumento completamente allettato, le piante di mais spezzate, le manichette per l’acqua sradicate dalla loro sede. I tecnici Cia stanno svolgendo nuovamente i sopralluoghi di ricognizione dei danni e la dirigenza ha già interessato l’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, che si è già impegnato con Cia per fare visita alle aziende maggiormente colpite nei prossimi giorni.

Coldiretti: giugno più caldo di sempre, si aggrava siccità al Sud

Coldiretti: giugno più caldo di sempre, si aggrava siccità al SudRoma, 8 lug. (askanews) – Il giugno più caldo di sempre sul pianeta ha contribuito ad aggravare la siccità al Sud Italia: così la Coldiretti commenta i nuovi dati dell’Osservatorio europeo Copernicus, secondo i quali il giugno 2024 è stato il tredicesimo mese consecutivo a stabilire un record con una temperatura media più alta.


L’emergenza siccità resta infatti grave in Sicilia, con gli animali rimasti senza cibo e acqua e i campi arsi dalla mancanza di pioggia. Molte aziende hanno addirittura rinunciato a raccogliere il grano – sottolinea Coldiretti – mentre in alcune zone la produzione è stata letteralmente azzerata, con un crollo medio comunque superiore al 50% del raccolto. Ma l’assenza di pioggia sta colpendo anche gli alberi da frutto e minaccia vigne e uliveti. Ad aggravare gli effetti della siccità anche l’incapacità ad investire su un sistema infrastrutturale capace di non far disperdere l’acqua e in grado di garantire alle aziende la sopravvivenza. Su richiesta di Coldiretti la Regione ha emesso dei voucher per consentire agli allevatori di acquistare il foraggio necessario all’alimentazione degli animali, ma l’acqua resta un’emergenza, con bollette a cifre astronomiche mentre le greggi sono costrette a bere nel fango dei pochi invasi che non sono stati completamente prosciugati dalla siccità.


Nel Dl Agricoltura approvato dal Senato sono stati inseriti 15 milioni di euro per consentire alle imprese agricole che in Sicilia hanno subito danni alle produzioni a causa di fenomeni siccitosi e che non hanno beneficiato di risarcimenti derivanti da polizze assicurative o da fondi mutualistici, di accedere agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva. di bacini di accumulo.

Il 15 luglio primo Agrifish sotto la nuova presidenza ungherese

Il 15 luglio primo Agrifish sotto la nuova presidenza unghereseRoma, 8 lug. (askanews) – Si riunirà il prossimo 15 luglio a Bruxelles il primo Consiglio Agricoltura e Pesca sotto la nuova presidenza ungherese, che presenterà pubblicamente il suo programma di lavoro per il prossimo semestre, delineando le principali priorità per il settore dell’agricoltura e della pesca.


Il Consiglio procederà inoltre a uno scambio di opinioni sulle questioni agricole legate al commercio e su come migliorare la sostenibilità e la vitalità a lungo termine delle zone rurali, con un focus specifico sulla questione del ricambio generazionale e sugli aspetti demografici. Tra le “altre questioni” all’ordine del giorno, la presidenza ungherese fornirà pubblicamente al Consiglio informazioni sull’esito del forum politico BIOEAST sul progresso della ricerca e dell’innovazione nell’Europa centrale e orientale, tenutosi a Bruxelles il 4 luglio 2024.


Infine, i ministri dell’Agricoltura terranno un pranzo informale di discussione sul tema della “preservazione delle tradizioni alimentari europee”.

Agroalimentare, Commissione Ue approva 4 nuovi prodotti Dop

Agroalimentare, Commissione Ue approva 4 nuovi prodotti DopRoma, 8 lug. (askanews) – La Commissione Europea l’inserimento di 4 nuovi prodotti nel registro delle Denominazioni di Origine Protetta (Dop): una tipologia di miele che proviene da Croazia e Slovenia, una patata dolce del Portogallo, una tipologia di miele di Ibiza in Spagna e infine una varietà di pepe dell’Indonesia.


Nel dettaglio, l’”Istarski med/Istrski med” è un miele prodotto in Croazia e Slovenia. La varietà e la ricchezza della regione e la combinazione di polline gli conferiscono caratteristiche organolettiche specifiche, che si riflettono nei suoi sapori e odori specifici. Invece, il “Miel de Ibiza/Mel d’Eivissa”, è un miele prodotto dalle api a partire dal nettare dei fiori di alcune piante situate a Ibiza, in Spagna. La specificità di questo miele è direttamente attribuibile alla flora, che è un fattore naturale intrinseco all’isola.


La “Batata-Doce da Madeira”, è una varietà di patata dolce prodotta nelle isole di Madeira e Porto Santo, in Portogallo. Le caratteristiche dei questa patata derivano dalle varietà tradizionali, di diversa origine, preservate e mantenute dagli agricoltori locali, dalle condizioni pedoclimatiche specifiche della zona e, soprattutto, dalle pratiche tradizionali degli agricoltori di Madeira e Porto Santo che le coltivano da sempre. Infine, il “Lada Putih Muntok” sono grani di pepe prodotti nella provincia delle isole Bangka Belitung, in Indonesia. Il fattore umano che influenza in modo più significativo le caratteristiche finali di questo pepe sono i metodi di lavorazione che sono stati sviluppati e perfezionati di generazione in generazione nel corso dei secoli. Tutti i metodi rappresentano il know-how locale e sono in grado di influenzare il profilo gustativo del pepe.


Queste nuove denominazioni si aggiungeranno all’elenco dei 3.606 prodotti agricoli già tutelati.