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Filiera brassicola siciliana punta a birra ‘100% born in Sicily’

Filiera brassicola siciliana punta a birra ‘100% born in Sicily’Roma, 7 lug. (askanews) – La filiera brassicola siciliana punta a produrre una birra 100% “born in Sicily”. Con questo obiettivo quattro aziende agricole delle province di Enna e Palermo e tre birrifici siciliani di Vittoria, Nicosia e Torrenova hanno accettato la sfida di Inno.Malto, un progetto finanziato dal PSR 2014/22 Mis. 16 – Sottomisura 16.1 incentrato sulla “caratterizzazione di un malto tipico siciliano, attraverso l’introduzione di metodi di coltivazione e di trasformazione delle materie prime innovative”.


Tra i partner scientifici c’è anche il Crea di Acireale. I risultati del progetto verranno presentati giovedì 11 luglio, alle 9.30. Le attività del progetto hanno riguardato le fasi della produzione delle materie prime, del processo di maltazione, ma anche l’introduzione di alcuni lieviti innovativi in fase di birrificazione, così come la produzione di 3 tipologie di birra, utilizzando il grano tenero Maiorca, i grani duri Bidì,Timilia e Strazzavisazzi e gli orzi Fandaga, Fortuna, Rgt Planet e Concerto.

Caseus fa 20 anni e ospita anche il Festival delle Dop Venete

Caseus fa 20 anni e ospita anche il Festival delle Dop VeneteRoma, 7 lug. (askanews) – Novità per la ventesima edizione di Caseus, il concorso caseario dedicato alle grandi DOP e alle piccole produzioni di fattoria, che ospiterà, per l’occasione, il Festival delle DOP Venete, la vetrina di eccellenza dei prodotti a denominazione. L’evento si terrà a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (PD) sabato 5 e domenica 6 ottobre 2024.


In concorso e in mostra le maggiori produzioni casearie nazionali e internazionali che accompagneranno i visitatori attraverso tre percorsi: Caseus Veneti, Caseus Italiae e Caseus Mundi; si unirà inoltre un percorso dedicato ai prodotti agroalimentari regionali a marchio DOP, IGP, STG e QV (qualità verificata), a partire dalle grandi DOP casearie fino alle piccole produzioni di fattoria che arrivano da tutta la Penisola. Crescente, inoltre, l’interesse dei produttori caseari stranieri per la vetrina offerta da Caseus. Già confermata, infatti, la presenza di produttori internazionali che quest’anno arriveranno anche dall’Estonia. Un evento ideato per rilanciare il comparto caseario, settore strategico per il territorio regionale e nazionale, non solo in termini alimentari ma anche turistici, nonché un evento che celebra e valorizza una qualità unica, vera eccellenza gastronomica riconosciuta in tutto il mondo.


Nel 2023 sono state registrate 80.000 presenze in due giorni, 503 formaggi in gara e 6 paesi ospitati.

In Valtellina è tempo di Bitto: ottimismo per l’annata 2024 della Dop

In Valtellina è tempo di Bitto: ottimismo per l’annata 2024 della DopMilano, 5 lug. (askanews) – In Valtellina è tempo di Bitto. Le 3mila mucche, o “vacche da latte” come rivendica da agronomo il presidente del consorzio, Marco Deghi, e le 300 capre sono salite sugli alpeggi dove nei prossimi tre mesi si produrrà l’annata 2024 del Bitto. Una produzione su cui c’è un’ottimistica attesa perché le piogge abbondanti e l’estate fresca hanno ricoperto le montagne dai 1.400 ai 2.300 metri di erba da pascolo, nutrimento per questi animali che fino a settembre vivranno qui. “L’estate che fatica ad arrivare è un punto di forza per gli alpeggi – spiega Deghi in apertura della nuova stagione produttiva – erano anni che non si vedeva un pascolo così rigoglioso”.


Quest’anno sono 45 gli alpeggi coinvolti nella produzione della Dop, un numero che sta calando negli anni – lo scorso anno erano 50 – perché, spiegano dal consorzio, l’attività di alpeggio è molto impegnativa e finchè ci sono le famiglie regge ma quando si deve ricorrere al mercato per cercare forza lavoro diventa insostenibile. Poi ci sono la burocrazia, che in questi casi può essere un forte disincentivo per chi deve portare avanti l’attività, e la produttività stessa delle vacche: a fondo valle la produzione giornaliera per ogni animale è di circa 30 litri di latte al giorno, lo stesso animale in alpeggio ne fa tra i 10 e i 15. Grazie alla rigogliosità dei pascoli, quest’anno la produzione di Bitto dovrebbe mantenersi stabile ma questo è un motivo in più per comunicare ai consumatori la fatica e il lavoro che ci sono dietro ogni forma di formaggio, che nasce entro un’ora dalla mungitura del latte negli alpeggi della provincia di Sondrio e di alcuni comuni dell’Alta Valle Brembana. Un obiettivo a cui lavora da tempo il consorzio che di queste terre tutela anche un’altra dop, quella del Valtellina Casera.


Considerato complementare del Bitto, questo formaggio semigrasso storicamente veniva prodotto a fondo valle nei mesi invernali quando le vacche non erano in alpeggio. Ma oggi la produzione è completamente destagionalizzata e declinata in tre diverse stagionature, dalla più giovane di 70 giorni, passando per i 180 fino a superare i 300 quando il formaggio diventa più intenso nel gusto, persistente nei profumi e friabile nella consistenza. Ed è proprio il Casera, letteralmente casa del lattaio in dialetto locale, a spingere il fatturato. “Bitto e Valtellina Casera sono formaggi radicati fortemente nel territorio, nella montagna e legati alla sua economia: da secoli ne narrano il fascino, ne sono l’espressione ma anche il sostentamento – spiega Deghi, presidente del Consorzio Valtellina Casera e Bitto – Oggi queste due Dop rappresentano 650 posti di lavoro per un fatturato alla produzione di 13,9 milioni e oltre 26,2 milioni di euro di valore al consumo, trainate per l’86% dal Valtellina Casera, che nel 2023 ha messo a segno un +3,4% in export. Numeri positivi che spingono a continuare ad investire in promozione e comunicazione dell’identità di questi formaggi, conosciuti dal 27% degli italiani, con una penetrazione al consumo cresciuta in un anno di 3 e 2 punti percentuali. Il Valtellina Casera, pur essendo il meno conosciuto è il più performante sui mercati del Nord Italia e all’estero. Per quest’ultimo ci aspettiamo un’annata sostanzialmente in linea con il 2023: fino a maggio 2024 sono quasi 100mila le forme marchiate Valtellina Casera Dop con un +7,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.


Se i risultati li traina il Casera, il Bitto nasconde l’anima più antica e territoriale. Per questo la conoscenza di questi formaggi, così complementari e diversi, si compie fino in fondo entrando nei loro luoghi, imparando a riconoscerne i colori e i profumi così come aiuta a fare la nuova guida “Valtellina Casera e Bitto, una storia di unicità e gusto”, voluta dal Consorzio e realizzata dall’esperto di enogastronomia Marco Bolasco Dai consigli di degustazione in purezza – come creare bastoncini da spezzare a metà e portare al naso per sentirne i profumi, rigorosamente a temperatura ambiente – a pairing e accostamenti inaspettati, come quello con le albicocche fresche o con la birra Pale Ale, dalle curiosità, come le tre stagionature del Valtellina Casera alle ricette la guida è uno strumento nuovo per allargare la conoscenza e, in prospettiva, il mercato di consumo di questi due prodotti, oggi prevalentemente al nord e in misura molto limitata all’estero. “Sono due formaggi unici e fortemente identitari che, chiusi gli occhi, esprimono appieno i profumi del territorio, dalle montagne alla Valle – afferma Marco Bolasco – Chi li conosce riconosce infatti in loro le note dei pascoli e il latte di montagna, del burro e dello yogurt in fase giovane e i sentori sempre più complessi con l’invecchiamento che vanno dal fieno alla frutta secca per il Valtellina Casera, alla pietra focaia per il Bitto. Il Bitto è poi talmente strutturato, nelle sue versioni dai 300 giorni ai 10 anni, da essere adatto come formaggio da meditazione, oppure solo al centro della tavola, magari affiancato ad una mela. Un pasto frugale per valorizzare il Re dei formaggi di Alpeggio, come facevano e fanno ancora i montanari”.


Alla guida si affiancano anche tre nuove ricette dello chef Alessandro Negrini (Il Luogo di Aimo e Nadia, 1 stella Michelin): bucatino croccante con Bitto e pesteda, asparago bianco con polenta furmentùn, salsa di stoccafisso e il Bitto Dop e cannelloni con Valtellina Casera Dop, spinaci selvatici “Paruc” e funghi porcini della Valmalenco. Le proposte, online da oggi sui social del Consorzio, sono una interpretazione della montagna e del mondo delle latterie, i luoghi dove il latte diventa formaggio. “E’ un prodotto a cui sono fortemente legato alla mia infanzia e ai ricordi di mia nonna, con cui andavo alla casèra – racconta Negrini -. Era il semigrasso di latteria che tutti avevano in casa e con cui siamo cresciuti, ingrediente per eccellenza dei pizzoccheri ma non solo, perché le sue diverse stagionature lo rendono versatile e adatto a ricette differenti. Per fare gli sciatt serve un Valtellina Casera giovane, scioglievole e delicato, che si abbina benissimo con il fritto. Per il pizzocchero per dare un tocco di personalità e gusto mi piace usare dueversioni, quella giovane e il 180 giorni”.

Cia Toscana: Regione non risponde su crisi agricoltura locale

Cia Toscana: Regione non risponde su crisi agricoltura localeRoma, 5 lug. (askanews) – “Dopo cinque mesi nessuna risposta, riteniamo necessario intraprendere ulteriori iniziative di mobilitazione a difesa del reddito e delle attività degli agricoltori toscani che verranno definite negli organi regionali della nostra Confederazione già convocati”. Il presidente della Cia Agricoltori Italiani Valentino Berni, a nome della Confederazione regionale ha inviato oggi una lettera al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e alla vicepresidente e assessore all’agricoltura Stefania Saccardi, per ricordare e ribadire quello che ancora non è stato fatto, nonostante numerosi incontri e promesse fatte nei mesi scorsi.


La Cia Toscana ha infatti iniziato una mobilitazione nel novembre 2023, partendo da Roma. Poi l’ assemblea regionale dello scorso 15 gennaio alla presenza di Giani e Saccardi quando la Cia ha presentato il documento “Salvare l’agricoltura per salvare il futuro”. Quindi un successivo incontro che si è svolto il 19 febbraio alla presidenza della Regione Toscana “nel quale – sottolinea Berni – abbiamo presentato un documento contenente obiettivi e misure, per accrescere il peso economico e la forza negoziale del settore, per incentivarne il ruolo e il presidio ambientale, per mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne, per salvaguardare i servizi e le attività sociali, cruciali per i territori rurali ed infine per consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Italy”. “Nell’incontro del 19 febbraio ricordiamo che fu assunto l’impegno di proporre alle Organizzazioni Agricole un ‘Patto di legislatura su agricoltura’ che abbiamo accolto favorevolmente ed al quale nell’incontro del 23 febbraio, promosso dalla vicepresidente, abbiamo dato il nostro assenso e disponibilità per la definizione di tali interventi e per la sottoscrizione del patto” aggiunge Berni. “Purtroppo, a tale impegno non è stato dato seguito, infatti, dopo l’incontro del 23 febbraio non ci sono stati nè incontri con le organizzazioni, perlomeno con la Cia, né una bozza di patto di legislatura, tantomeno atti significativi da parte della Giunta regionale, sia per affrontare le emergenze che per dare prospettive e risposte adeguate al settore”.

Federacma: allarme assicurazione per mezzi agricoli aree private

Federacma: allarme assicurazione per mezzi agricoli aree privateRoma, 5 lug. (askanews) – La proroga del termine ultimo per adeguarsi all’obbligo assicurativo per tutti i veicoli agricoli situati in aree private è fuori dal Dl Agricoltura. L’emendamento a firma dei relatori del provvedimento, ovvero il presidente della Commissione Industria e Agricoltura Luca De Carlo (FDI) e il suo vice, il senatore Giorgio Maria Bergesio (Lega), è stato, infatti, ritirato.


L’obbligo assicurativo contro il cosiddetto “rischio statico” era entrato in vigore con un decreto legislativo del ministero dei Trasporti lo scorso dicembre ma era stato posticipato sino al 30 giugno con il Dl Milleproroghe nell’attesa che lo stesso Mit convocasse i soggetti interessati (associazioni agricole, rivenditori) con Ania, l’associazione che raggruppa le imprese assicuratrici, per comprendere come poter adempiere alle nuova indicazione comunitaria, stante l’inesistenza di adeguati e idonei strumenti assicurativi e la presenza di diverse complicazioni di tipo tecnico. “Ci ritroviamo obbligati a dover rispettare una norma senza avere gli strumenti per farlo – spiega in una nota Andrea Borio, presidente Federacma, Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio – Forti anche delle dichiarazioni del sottosegretario all’Agricoltura, La Pietra, eravamo pronti a plaudire all’approvazione dell’emendamento dei senatori De Carlo e Bergesio: li ringraziamo comunque per l’impegno seppur non sia ancora chiaro cosa abbia portato al ritiro del testo”.


Ora, però per circa 100mila mezzi tra trattori, rimorchi e macchine operatrici presenti nei piazzali dei rivenditori è il caos. “Da un lato abbiamo un obbligo normativo da rispettare, su cui lo Stato comprendiamo non possa soprassedere essendo di derivazione comunitaria e ci esporrebbe all’avvio di una procedura d’infrazione. Dall’altro, però – aggiunge Borio – le assicurazioni non sanno quale prodotto applicare, rendendo di fatto impossibile assicurarci”. Da qui un appello a tutte le forze politiche e alle associazioni degli agricoltori, “dato che l’obbligo riguarda anche tutti i trattori non assicurati che operano nelle imprese agricole e non circolano per strada. È necessario – conclude il presidente Federacma – giungere quanto prima a una risoluzione della questione”.

Zucchero, in Europa prezzi inferiori alla campagna 2023

Zucchero, in Europa prezzi inferiori alla campagna 2023Roma, 5 lug. (askanews) – In Unione Europa i prezzi dello zucchero hanno raggiunto livelli marcatamente inferiori rispetto alla scorsa campagna. A giugno 2024 si è registrato un -42% nel consegnato al Centro-Nord Italia rispetto a giugno 2023, con prezzi inferiori a 700 euro a tonnellata.


A riassumere l’andamento del mercato è Aretè. Secondo il primo scenario fornito dalla Commissione Europea, la produzione UE per la prossima campagna 2024/25 è prevista in crescita del 5% a 16,4 milioni di tonnellate. Si evidenzia un aumento delle aree seminate a barbabietola del 6%, che porterebbe ad una maggiore produzione soprattutto in Est e Sud Europa, resta stabile invece la produzione del Centro. A fronte di consumi stabili, è previsto un accumulo di stock (+23%) con scorte finali ai massimi dalla campagna 2019/20. La maggiore disponibilità di prodotto comporterebbe un calo del fabbisogno di importazione (-10%); le importazioni nette raggiungerebbero quindi i minimi dalla campagna 2017/18, quando l’UE era stata un’area di esportazione netta di zucchero.

In Puglia al via piano straordinario regionale contro cinghiali

In Puglia al via piano straordinario regionale contro cinghialiRoma, 5 lug. (askanews) – Con il via all’iter per il Piano Straordinario Regionale in Puglia sarà messo un argine all’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica in linea con le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno, per difendere il territorio, i cittadini e gli agricoltori. Così Coldiretti Puglia, all’indomani della mobilitazione in piazza a Bari davanti al Palazzo della Giunta regionale per chiedere immediate azioni contro l’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica. Dopo la protesta è stata approvata la delibera di giunta su proposta degli Assessorati all’Agricoltura e all’Ambiente, recependo l’istanza di Coldiretti.


Sarà definito un piano straordinario che accompagnerà il PRIU, il Piano regionale di interventi urgenti relativi alla gestione del cinghiale, di cui la Regione Puglia si è dotata già dal 2022, adeguandolo alle norme nazionali. Con la Puglia invasa da 250mila cinghiali, non c’è solo la peste suina a spaventare, ma anche i branchi che si spingono fin dentro i centri urbani. In Puglia sono stati 3 i morti nel 2023, ma sono centinaia gli incidenti stradali all’anno causati dai cinghiali con gli automobilisti coinvolti che non denunciano il sinistro sapendo che difficilmente verranno poi rimborsati i danni.


In Puglia i danni causati in genere dalla fauna selvatica alle coltivazioni, agli allevamenti e alla pesca ammontano, secondo Coldiretti, a oltre 30 milioni di euro.

Lollobrigida: su questione caccia diffuse bugie e rancora

Lollobrigida: su questione caccia diffuse bugie e rancoraRoma, 5 lug. (askanews) – “Una risposta a chi in queste ore ha diffuso rancore e bugie va data. Per ora con queste spiegazioni e a seguire con altri fatti concreti. Al contrario di quello che fanno i chiacchieroni sono abituato a raccontare solo quello che ho già ottenuto piuttosto che commentare, come una vecchia suocera, quello che fanno gli altri o illudere le persone che si fidano di poter fare miracoli”. Così in un lungo post sul proprio profilo Facebook il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, interviene sulle critiche rispetto all’operato del governo dopo l’approvazione in Senato del Dl agricoltura “da persone che dicono di esercitare l’attività venatoria”.


Il ministro ricorda che nel decreto Agricoltura è stato prolungato di un mese il periodo di caccia al cinghiale finalizzato alla riduzione dei rischi di contagio dal “flagello” della peste suina africana e che “solo 2 emendamenti inerenti la caccia sono stati ritirati dal governo, insieme a molti altri su altri argomenti, perché non coerenti con il Decreto Legge che deve per essere avallato contenere articoli direttamente collegati all’oggetto”. Nel merito, aggiunge Lollobrigida, “sui due emendamenti in questione il parere del Masaf resta positivo e con esso l’impegno a proseguire il percorso per approvarne il contenuto. Così come resta l’impegno all’aggiornamento della Legge 157/92, della quale abbiamo già modificato alcuni aspetti e su cui il Comitato faunistico venatorio è stato da me sollecitato a lavorare fin dal suo insediamento”.


“Ai suoi componenti, rappresentativi di tutti i soggetti coinvolti nella gestione di questa attività, ho chiesto – ricorda ancora il ministro – di fornire al Parlamento proposte per un aggiornamento di una normativa ormai obsoleta rendendola compatibile con la tutela dell’ambiente, della fauna selvatica e della attività venatoria”. Il ministro rivendica ancora il fatto che il Governo “in 18 mesi ha riattivato il Comitato Faunistico venatorio sciolto da anni”. Un Comitato che “già oggi ha verificato i calendari di tutte le regioni Italiane e le più virtuose, tra loro, lo hanno già approvato in Giunta. Questo per prevenire ricorsi strumentali che ledono il diritto ad esercitare l’Attività Venatoria che la legislazione italiana ed Europea regolano”.


Ancora, spiega, “abbiamo lavorato per evitare che le direttive europee sulle Aree Umide venissero interpretate in modo esageratamente restrittivo e penalizzante. Abbiamo restituito ai possessori di licenza e abilitazione la considerazione che meritano tutti i cittadini incensurati che rispettano la legge e svolgono una attività consentita contribuendo come bioregolatori alla gestione dell’eco sistema. Abbiamo accettato – prosegue ancora – minacce degli ambientalisti di professione e l’insulto di avere tra gli amici i Cacciatori facendocene vanto senza paura. Abbiamo operato confrontandoci con tutte le associazioni venatorie costantemente”.

Fao: in 2024 raccolto cereali -20% in Africa meridionale

Fao: in 2024 raccolto cereali -20% in Africa meridionaleRoma, 5 lug. (askanews) – Produzione totale di cereali prevista in calo del 20% nell’Africa meridionale nel 2024, a causa delle diffuse condizioni calde e secche. Sono le stime dell’ultimo rapporto Crop Prospects and Food Situation, pubblicato oggi, secondo cui il fabbisogno di importazione per la sottoregione sarà più del doppio della media degli ultimi cinque anni, presupponendo che i livelli di consumo siano mantenuti. Si prevede che lo Zambia, solitamente un esportatore netto di mais, importerà quasi un milione di tonnellate nel 2024.


Anche se si prevede che i fornitori globali di mais saranno numerosi, la maggior parte è costituita da mais giallo, mentre l’offerta globale di mais bianco, un alimento base nell’Africa meridionale, è bassa. Ancora, i conflitti stanno generando gravi livelli di insicurezza alimentare acuta, soprattutto nello Yemen, dove si stima che quasi 4,6 milioni di persone nelle aree controllate dal governo si trovino ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, e nella Striscia di Gaza e in Sudan, dove le popolazioni si trovano anche ad affrontare il rischio di carestia.


La pubblicazione triennale del Sistema Globale di Informazione e Allarme Precoce della FAO (GIEWS) offre un’analisi dettagliata delle tendenze della fame nei 45 paesi individuati come bisognosi di assistenza esterna per il cibo: si prevede che la produzione di cereali nei paesi a basso reddito con deficit alimentare aumenterà nel 2024, ma la crescita non è uniforme nel gruppo di 44 nazioni.

Materie prime, in calo prezzi cereali. Salgono oli e zucchero

Materie prime, in calo prezzi cereali. Salgono oli e zuccheroRoma, 5 lug. (askanews) – In calo a giugno le quotazioni mondiali dei cereali, mentre salgono quelle di oli vegetali, zucchero e prodotti lattiero-caseari. Il benchmark per i prezzi mondiali delle materie prime alimentari è rimasto invariato a giugno, poiché gli aumenti delle quotazioni internazionali di oli vegetali, zucchero e prodotti lattiero-caseari hanno compensato una diminuzione di quelle dei cereali. E’ quanto previsto dall’indice dei prezzi alimentari della Fao, pubblicato oggi e che misura le variazioni mensili dei prezzi internazionali di una serie di prodotti alimentari commercializzati a livello globale.


L’indice ha registrato una media di 120,6 punti a giugno, lo stesso dato rivisto di maggio. L’indice è ora inferiore del 2,1% rispetto al valore dell’anno precedente e del 24,8% rispetto al picco di marzo 2022. Per quanto riguarda i prezzi dei cereali, l’indice è diminuito del 3% a giugno rispetto a maggio, con le quotazioni dei cereali secondari, del grano e del riso in calo, in parte grazie al miglioramento delle prospettive di produzione nei principali paesi esportatori.


I prezzi degli oli vegetali, al contrario, sono aumentati del 3,1% rispetto a maggio, sostenuti dalla ripresa della domanda globale di importazioni di olio di palma e dalla forte domanda da parte del settore dei biocarburanti nelle Americhe per oli di soia e girasole. In crescita dell’1,9% i prezzi dello zucchero dopo tre cali mensili consecutivi, dovuti in gran parte alle preoccupazioni sul probabile impatto delle condizioni meteorologiche avverse e dei monsoni sulla produzione in Brasile e India.


In salita anche i prezzi dei prodotti lattiero-caseari (+1,2%), con le quotazioni internazionali del burro che hanno raggiunto il massimo in 24 mesi, sulla scia dell’aumento della domanda globale di consegne a breve termine in un contesto di forti vendite al dettaglio, consegne di latte in calo stagionale in Europa occidentale e scarse scorte in Oceania. L’Indice FAO dei prezzi della carne è rimasto praticamente invariato nel mese di giugno, poiché i lievi aumenti dei prezzi mondiali delle carni ovine, suine e bovine hanno quasi compensato un calo dei prezzi internazionali della carne di pollame, determinato dall’offerta.