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Sul monte Bianco la pizza napoletana verace più alta d’Europa

Sul monte Bianco la pizza napoletana verace più alta d’EuropaRoma, 17 giu. (askanews) – L’Associazione Verace Pizza Napoletana arriva sul Monte Bianco per il primato della pizza più alta d’Europa: lunedì 1 luglio alle 15 andrà in scena uno spettacolo culinario che supera quota 3.000 metri, realizzato nel villaggio alpino di Courmayeur, precisamente sul punto più alto della funivia Skyway Monte Bianco a Punta Helbronner. Qui un team di maestri pizzaioli AVPN darà il via a un tributo alla cultura della vera pizza napoletana.


“Un grande evento che affonda le sue radici – afferma Antonio Pace, presidente di AVPN – nel progetto ‘Pizza Napoletana no limits, no borders’, la filosofia che già da tempo contraddistingue la nostra associazione e dimostra come, dopo 40 anni, grazie alla nostra attività la pizza napoletana abbia superato tanto i confini geografici quanto le barriere sociali”. Verrà allestita una postazione pizzeria nel punto più alto d’Italia, dove un team di professionisti e ingegneri dell’azienda Marana assemblerà il forno a legna progettato ad hoc in questi mesi per questa occasione; un forno studiato per garantire le fonti di calore richieste dalla Vera Pizza Napoletana anche con le particolarissime condizioni di carenza di ossigeno oltre che climatiche presenti in alta quota.


Protagonisti di questo grande traguardo saranno i maestri pizzaioli Domenico Martucci, Mirko D’Agata, Cristiano De Rinaldi e Pasquale Mormile, guidati dal Segretario Generale Paolo Surace e dall’Istruttore Salvatore De Rinaldi.

Regione Piemonte prosegue in 2024 servizio allerta brusone riso

Regione Piemonte prosegue in 2024 servizio allerta brusone risoRoma, 17 giu. (askanews) – L’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, attraverso il Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico Scientifici, avvia anche per l’annata 2024 il Servizio di allerta “Brusone del riso” il cui scopo principale è la produzione di un bollettino bisettimanale di avviso sulle condizioni di rischio di sviluppo della malattia sul territorio piemontese.


Il servizio, già operativo da oltre 10 anni, è frutto della collaborazione tra Regione Piemonte, IRES S.r.l., Ente Nazionale Risi e Fondazione Agraria Novarese e prevede il monitoraggio aeromicologico di campo mediante utilizzo di captaspore, per quantificare giornalmente le spore infettive; il monitoraggio agrometeorologico attraverso l’impiego dei dati rilevati da 7 stazioni di rilevamento afferenti alle Rete Agrometeorologica della Regione Piemonte; la sorveglianza fitopatologica, sia nelle coltivazioni del territorio sia in campi spia appositamente allestiti in prossimità delle strumentazioni di rilevamento. E infine, l’ elaborazione dei dati ed applicazione del modello epidemiologico previsionale necessario per segnalare i momenti caratterizzati dalle condizioni meteorologiche più predisponenti la malattia e produzione del bollettino bisettimanale. Queste azioni sono condotte dalla seconda metà di giugno fino alla terza settimana di agosto. Il monitoraggio è effettuato su 7 aree risicole rappresentative, selezionate in modo da garantire la completa copertura del territorio risicolo delle province di Alessandria, Novara e Vercelli e il bollettino viene pubblicato sul sito ufficiale della Regione Piemonte.


Parallelamente è stata attivata la diffusione capillare del bollettino brusone da parte di Ente Nazionale Risi mediante sms a risicoltori piemontesi, testate giornalistiche ed altre istituzioni interessate.

Desertificazione, Coldiretti: bruciati 33mila posti lavoro al Sud

Desertificazione, Coldiretti: bruciati 33mila posti lavoro al SudRoma, 17 giu. (askanews) – La siccità ha “bruciato” 33mila posti di lavoro nei campi del Sud Italia, tra Sicilia e Puglia, dove a cause del caldo e della mancanza di pioggia non è stato possibile eseguire le principali operazioni colturali. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’occupazione nel primo trimestre del 2024 che evidenzia come i cambiamenti climatici, al centro della giornata contro la desertificazione che si celebra oggi, 17 giugno, incidano anche sull’occupazione.


Non a caso la quasi totalità dei posti in meno registrati complessivamente nel settore agricolo tra gennaio e marzo riguarda le campagne del Sud Italia (al Nord i lavoratori aumentano, al Centro calano di un migliaio) ancora oggi in piena emergenza idrica. L’assenza di precipitazioni e le carenze delle infrastrutture che dovrebbero garantire alle aziende l’acqua necessaria ha di fatto bloccato i lavori nelle campagne meridionali, con molte aziende agricole che hanno dovuto rinunciare alle assunzioni, costrette anche dall’esplosione dei costi, dalle bollette idriche ai foraggi necessari per l’alimenta è nelle zone più colpite da una siccità che non sta lasciando scampo a decine di aziende.


La situazione nelle campagne del Sud è il simbolo di come la desertificazione sia diventata una minaccia per l’agricoltura nazionale. Dalla Sicilia alla Puglia, dalla Basilicata alla Sardegna, si moltiplicano i danni legati alla mancanza di pioggia, che sta praticamente azzerando i raccolti a partire dal grano, dove si stimano cali fino al 70%. Non solo: i campi di foraggi e ed erba medica sono letteralmente bruciati, le coltivazioni di frutta e ortaggi sono in difficoltà e si addensano nubi persino sulla vendemmia e sul raccolto delle olive. Inoltre le carenze infrastrutturali, divenute ormai croniche, sono al centro della protesta degli agricoltori della Sardegna, scesi oggi in piazza con centinaia di trattori in due cortei da Nord a Sud dell’isola, in particolare tra Sarrabus, Sud Sardegna, Ogliastra, Baronia e Gallura, le zone più colpite dalla siccità.

Cioccolato Modica Igp in Albania per collaborazione Modica-Valona

Cioccolato Modica Igp in Albania per collaborazione Modica-ValonaRoma, 17 giu. (askanews) – Il cioccolato di Modica IGP vola in Albania per suggellare l’incontro tra le città di Valona e di Modica. L’incontro, organizzato dal Consolato Generale Italiano di Valona, tra i due sindaci Maria Monisteri ed Ermal Dredha, è servito per gettare le basi di future collaborazioni tra le due comunità sotto il profilo culturale, sociale ed economico.


Gli incontri si sono svolti alla presenza del Console Generale di Valona Iva Palmieri e del presidente del Consiglio Comunale di Modica Maria Cristina Minardo. Il Consorzio ha prodotto un incarto dedicato all’evento che, autografato dai protagonisti dell’incontro, sarà collocato nella sezione “incarti speciali” del Museo del Cioccolato di Modica. Nel foyer del Teatro Petro Marko, che ha ospitato il concerto dei Mode di Antonio Modica con Lee Curreri, è stata fatta una degustazione di cioccolato di Modica Igp aperta al pubblico, presentata da Enrico Drago in rappresentanza di Nacrè.

Il 24 giugno la riunione dell’Agrifish a Lussemburgo

Il 24 giugno la riunione dell’Agrifish a LussemburgoRoma, 17 giu. (askanews) – Si terrà a Lussemburgo il prossimo 24 giugno il Consiglio Agricoltura e Pesca: i ministri dell’Agricoltura cercheranno di approvare una serie di conclusioni sul futuro dell’agricoltura nell’UE.


Dopo una presentazione da parte della Commissione sullo stato di avanzamento della politica comune della pesca e sugli orientamenti per le possibilità di pesca per il 2025, i ministri della pesca esprimeranno il loro punto di vista sull’argomento ed evidenzieranno le loro priorità. La presidenza belga in una sessione pubblica aggiornerà inoltre il Consiglio sullo stato dei lavori di quattro attuali proposte legislative di regolamento: quella sul materiale riproduttivo vegetale, quella sul materiale riproduttivo forestale, la proposta di regolamento quadro per il monitoraggio delle foreste e infine quella sulla protezione degli animali durante il trasporto.


Tra le altre questioni all’ordine del giorno, la presidenza belga informerà pubblicamente il Consiglio sui risultati del simposio organizzato sui sistemi di etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore della confezione.

Federacma: serve proroga ad assicurazioni trattori aree private

Federacma: serve proroga ad assicurazioni trattori aree privateRoma, 17 giu. (askanews) – “Ad oltre 5 mesi dall’impegno bipartisan, risolto poi con un emendamento proposto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, siamo ancora in attesa di essere convocati del Ministero dei Trasporti per dirimere come adempiere al nuovo obbligo comunitario di assicurare i mezzi agricoli anche nelle aree private. Diviene, dunque, assolutamente necessario prevedere in sede di conversione del Dl Agricoltura una proroga sino a fine anno come avevamo, del resto, richiesto sin da principio”. Così in una nota Andrea Borio, presidente di Federacma, Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio, che con Federmotorizzazione e Assocamp, le altre sigle aderenti a Confcommercio Mobilità, sollevò la questione ad inizio anno.


Il decreto legislativo 22 novembre 2023, n. 184 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 dicembre e fa seguito alla Legge 4 agosto 2022, n. 127 con cui l’Italia ha recepito la Direttiva comunitaria. La disposizione normativa ha previsto che tutti i veicoli e i mezzi agricoli (ad esclusione delle macchine operatrici che non sono semoventi ma devono essere trasportate) devono essere assicurati, in forma singola o cumulativa, ovunque si trovino, anche in aree private. Per i soli mezzi agricoli, grazie al Dl Milleproroghe, l’obbligo è stato posticipato a partire dal primo luglio. “Il nuovo obbligo normativo coinvolge almeno 3 milioni di veicoli e oggi non vi sono assicurazioni disponibili che possano contemplare i casi della disposizione – conclude Borio (Federacma) – Auspichiamo vivamente che vi sia convergenza politica nella conversione del Dl Agricoltura e vengano approvati gli emendamenti parlamentari, da noi ispirati, che prevedono la proroga dell’obbligo assicurativo sino a fine dicembre. In caso contrario, si verificherebbe una situazione paradossale di difficile risoluzione”.

Turchia chiude frontiere dal 21 giugno a import grano estero

Turchia chiude frontiere dal 21 giugno a import grano esteroRoma, 17 giu. (askanews) – La Turchia ha annunciato il divieto all’importazione di grano estero a partire dl 21 giugno 2024 fino a metà ottobre 2024, mentre solo nei primi 2 mesi del 2024 ha esportato 35 milioni di chili di frumento duro, quasi la stessa quantità registrato in tutto il 2022. A darne notizia è Coldiretti Puglia, che ha stigmatizzato il ‘paradosso turco’ in occasione del primo bilancio della campagna cerealicola a Foggia, con una stima del 40-45% in meno di grano raccolto nel Granaio d’Italia ma di eccellente qualità.


“La decisione della Turchia – aggiunge Coldiretti Puglia – è stata motivata con la volontà di proteggere la produzione nazionale dalle diminuzioni di prezzo alla produzione, durante il periodo di raccolta”. La misura ha un impatto rilevante sulle esportazioni di grano dalla Russia che è il principale fornitore della Turchia. Effetti sono attesi anche sul mercato europeo, considerato che la Turchia è stata accusata di effettuare triangolazioni nel commercio il grano dalla Russia sul quale l’Unione Europa ha imposto dazi maggiorati a partire dal prossimo 1° luglio. “Nei prossimi giorni – rilancia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia – ci sarà l’ennesima invasione di grano proveniente dalla Turchia, proprio in periodo di trebbiatura in Puglia, con l’asta turca dei giorni scorsi che riguarda l’esportazione di oltre 75mila tonnellate di grano che salperanno attorno alla metà di giugno. Questo non è più accettabile”.


Nel 2023 le importazioni sono cresciute dell’800% dalla Turchia, di oltre il 1000% dalla Russia, del 170% dal Kazakistan nel 2023 rispetto all’anno precedente, ma crescono del 47% anche le importazioni di grano duro dal Canada, aggiunge Coldiretti Puglia, trattato con glifosato, secondo modalità vietate a livello nazionale, che rappresenta un grave pericolo per la salute dei cittadini, denuncia la confederazione agricola.

In Puglia produzione di grano in calo del 40-45% causa siccità

In Puglia produzione di grano in calo del 40-45% causa siccitàRoma, 17 giu. (askanews) – La produzione di grano in Puglia è stimata quest’anno in calo del 40-45% per effetto della prolungata siccità, che ha stretto tutta la regione in una morsa per mesi causando il taglio delle rese, ma la qualità risulta ottima, con in media 85 di peso specifico e 14 di proteine, motivi per cui dovranno essere riconosciute giuste remunerazioni ad un prodotto di alta qualità. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti Puglia che, con il Crea, in un’azienda cerealicola del Granaio d’Italia ha tracciato il primo bilancio della campagna cerealicola.


“La produzione è in calo proprio quando in Puglia coltivare grano è costato agli agricoltori fino a 300 euro in più ad ettaro con problemi importanti causati dalla siccità ma anche dalle gelate. Ma la qualità è ottima e non accetteremo alcuna politica al ribasso dei prezzi del grano Made In italy”, ha spiegato Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, per cui il salasso a carico del Granaio d’Italia rende necessari anche “interventi per aiutare le imprese che ha perso produzione e reddito, anche rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale”, ha concluso de Matteo. Il taglio dei raccolti causato dalla grave e perdurante siccità, con l’incremento dei costi, in alcune aree delle province di Bari e Foggia rischia infatti di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari. La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e 10 milioni di quintali prodotti in media all’anno.


Le migliori varietà di grano duro selezionate, prosegue Coldiretti Puglia,da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.

In primi 3 mesi import cereali +10,2% a volume e -15,3% a valore

In primi 3 mesi import cereali +10,2% a volume e -15,3% a valoreRoma, 12 giu. (askanews) – Le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nel primo trimestre 2024 sono aumentate nelle quantità di 580.000 tonnellate (+10,2%) e diminuite nei valori di 404,3 milioni di euro (-15,3%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono le elaborazioni di Anacer sulla bae dei dati provvisori Istat.


Nel periodo in esame risultano aumentare gli arrivi dall’estero di grano tenero (+450.000 t, pari a +37,2%), di mais (+135.000 t, +8%) e di orzo (+36.900 t, +21%). Il grano duro registra una riduzione dell’import sia nelle quantità (-94.000 t, pari a -12,6%), sia nei valori (-115 milioni di euro, pari a -33%). L’import di riso, considerato nel complesso tra risone, riso semigreggio e riso lavorato, diminuisce di 31.400 t (-35%). Per quanto riguarda le oleaginose e relative farine, si riscontra un incremento delle quantità importate di semi e frutti oleosi di 66.000 t (+9,7%) seppur con valori in diminuzione di 32,0 milioni di euro (-7,2%) ed una riduzione nelle farine proteiche vegetali di 58.000 t, corrispondente a -9,3%, per un controvalore di -67,8 milioni di euro (-24%).


Le esportazioni dall’Italia nel primo trimestre 2024 aumentano nelle quantità di 116.000 tonnellate (+10,1%) e diminuiscono nei valori di 19,8 milioni di euro (-1,3%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si riducono le quantità esportate di cereali in granella (-5.700 t, dovute soprattutto al mais) e della semola di grano duro (-3.300 t). Per contro aumentano le vendite all’estero delle paste alimentari (+50.300 t, pari a +10% nelle quantità, e +12,8 milioni di euro, pari a +1,6% nei valori), dei prodotti trasformati (+48.000 t, pari a + 27,4%) della farina di grano tenero (+9.200 t) e dei mangimi a base di cereali (+4.100 t). Le esportazioni di riso aumentano di 13.300 tonnellate (+7,2% considerato nel complesso tra risone, semigreggio e lavorato) con un controvalore in diminuzione d 1,3 milioni di euro (-0,5%).

In Emilia Romagna più tutela agricoltura con regolamento ungulati

In Emilia Romagna più tutela agricoltura con regolamento ungulatiRoma, 12 giu. (askanews) – L’Emilia-Romagna ha un nuovo regolamento sugli ungulati che entrerà a breve in vigore con un decreto del presidente della Regione. Tra le novità del provvedimento: la semplificazione della caccia collettiva, una gestione più efficace degli ungulati sul territorio regionale e la possibilità di interventi maggiormente incisivi in situazioni di emergenza come nel caso del contrasto alla diffusione della peste suina. Sono alcuni dei punti qualificanti del nuovo testo sul quale ieri l’Assemblea legislativa ha dato parere favorevole di conformità.


“Uno strumento che consentirà maggiore efficacia nelle azioni – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura e caccia, Alessio Mammi – in particolare in relazione alla diffusione della peste suina che mette in forte difficolta l’intero settore degli allevamenti suinicoli, con ricadute su biosicurezza, produzione ed export. Il nuovo testo è frutto di un lungo confronto realizzato dalla Regione con enti locali, associazioni venatorie, mondo dell’agricoltura, fino alle associazioni ambientaliste e del territorio per la messa a punto di strategie per contenere l’epidemia e ridurre il numero dei cinghiali”. Il Regolamento sostituisce quello del 2008 e ha ottenuto il parere dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dal Consiglio delle autonomie locali, l’organo di coordinamento tra la Regione e gli Enti locali. Gli aggiornamenti, oltre a recepire le principali indicazioni fornite nel Piano faunistico venatorio regionale, tendono anche a rendere più efficace la gestione degli ungulati, in un quadro di forte necessità di individuare misure per il contenimento della fauna selvatica con conseguenze legate all’impatto ambientale ed economico.