In Toscana agriturismi sold out per Pasqua, 50% presenze straniereRoma, 25 mar. (askanews) – “Dal Chianti al Grossetano, in Maremma e nel Senese, i nostri agriturismi festeggiano la Pasqua al completo. La metà dei turisti verrà dall’estero e si tratterrà mediamente una settimana. Inauguriamo la stagione con un’alta affluenza”. A dirlo sono Daniela Maccaferri, presidente di Agriturist Toscana, e Fabiola Materozzi, Confagricoltura Toscana e coordinatrice di Agriturist Toscana.
“Gli italiani – dice Maccaferri – rispettano la tendenza degli anni scorsi e si tratterranno in media di quattro giorni, seguendo molto l’andamento del meteo. I turisti stranieri, invece, soggiorneranno fino a una settimana. In ogni caso la stagione 2024 si apre con successo e si prevede positiva”. “Si conferma l’eccellenza del panorama agrituristico toscano – commenta Fabiola Materozzi di Agriturist Toscana – che anche quest’anno riceve attenzioni significative da parte dei turisti di tutto il mondo. Il turismo rurale infatti prende sempre più piede e di pari passo anche le nostre strutture, che offrono esperienze uniche e promuovono l’identità del territorio toscano, date tutte le buone premesse sono pronti all’alta stagione”.
A Reggio Emilia focus su cultura del made in Italy agroalimentareRoma, 25 mar. (askanews) – E’ giunta alla quinta tappa la serie di incontri promossi da Origin Italia in collaborazione con Fondazione Qualivita in giro per l’Italia sul tema de “La cultura del made in Italy”. L’incontro si è tenuto a Reggio Emilia, nella sede del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano DOP. L’Executive Master è un ciclo di seminari in-formativi per giovani interessati a diventare dei veri “professionisti del made in Italy” e a ricoprire un ruolo centrale, come quello del direttore di un Consorzio, nel processo di promozione, difesa e sviluppo delle filiere DOP IGP del cibo e del vino italiano.
L’iniziativa, che rappresenta la quinta tappa a livello nazionale, nasce con l’obiettivo di promuovere il patrimonio culturale italiano, legato al settore agroalimentare DOP IGP attraverso un confronto con le varie realtà italiane. Il progetto è approdato quindi in uno dei territori più rappresentativi della Dop economy in Italia, in occasione dei nuovi incontri in-formativi dell’Executive Master per Direttori di Consorzi di Tutela promosso proprio da Origin Italia e realizzato da Fondazione Qualivita. All’appuntamento hanno preso parte rispettivamente il presidente e il direttore del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano DOP Nicola Bertinelli e Riccardo Deserti, ai quali sono stati consegnati l’attestato dop economy e una copia dell’Atlante Qualivita 2024 edito da Treccani dal direttore generale di Origin Italia, Mauro Rosati.
“Quello dell’Emilia è il paradigma del modello italiano di Dop economy, un territorio che non solo si promuove in tutto il mondo attraverso le proprie eccellenze enogastronomiche, ma che ha un altissimo tasso di occupazione proprio grazie all’agroalimentare. Qui troviamo dei modelli di eccellenza anche per quanto riguarda la gestione della Governance, il controllo della qualità, la disciplina della produzione: esempi di grande rilievo anche per i partecipanti al primo Executive Master, attività che abbiamo sviluppato non a caso in giro per l’Italia”, ha detto Rosati. “Siamo all’inizio di un nuovo ciclo di sviluppo strategico dei Consorzi di tutela – ha detto nell’occasione Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano DOP -. Le premesse di questo ciclo sono state poste con il nuovo Regolamento comunitario sulle indicazioni geografiche approvato in via definitiva a febbraio 2024, ora occorre lavorare per consentire a tutti i Consorzi di cogliere queste opportunità affrontando anche il nodo dell’adeguamento dei modelli organizzativi e delle competenze interne, sia degli organici che degli amministratori. In questo specifico ambito il ruolo di Origin Italia sarà determinante proprio nell’0ttica della valorizzazione della cultura del made in Italy agroalimentare”.
Grana Padano: allevamenti da latte non intensivi ma produttiviRoma, 25 mar. (askanews) – “È ora di finirla di definire intensivi i nostri allevamenti da latte. Invece di sostenerli perché cercano di soddisfare la domanda di materia prima vengono accusati ingiustamente. Devono, invece, essere chiamati produttivi”. Così il direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano Dop, Stefano Berni, difende gli allevamenti delle bovine da latte della filiera del Grana Padano.
Nei prodotti Dop una parte prevalente dell’alimentazione zootecnica, sottolinea Berni, deve necessariamente derivare da materie prime coltivate nei campi aziendali. Per le bovine da latte che producono per il Grana Padano nella razione l’alimento principe è il silomais coltivato nell’azienda che produce anche la materia prima. “C’è, quindi, una correlazione strettissima – ha aggiunto il direttore generale – tra le superfici aziendali coltivate a mais e il numero di capi in stalla perché la mandria ha bisogno di alimenti prodotti sul territorio, come stabilisce anche lo stesso disciplinare di produzione. Se sono definiti intensivi gli allevamenti che hanno poco terreno a disposizione questo è esattamente l’opposto di quanto avviene nel caso di un allevamento della filiera del Grana Padano o anche del Parmigiano Reggiano”.
Berni contesta anche chi attribuisce in parte al settore zootecnico responsabilità nell’inquinamento atmosferico della pianura padana. “L’impatto ambientale degli allevamenti è di gran lunga inferiore rispetto a quanto viene raccontato da alcune associazioni che si definiscono animaliste – ribadisce il direttore generale del Consorzio di Tutela – Tutto questo allarmismo, creato spesso solo per far notizia, risponde alla logica aberrante di chi vuol distruggere gli allevamenti zootecnici sostituendoli con la produzione di carne o di latte sintetici, ossia coltivati in laboratorio perché oggi rappresentano il business mondiale del futuro. Nel 2050 occorrerà infatti sfamare 9 miliardi di persone”. Berni invita dunque a guardare con realismo al sistema lattiero caseario che consente all’Italia di eccellere e di avere una preziosa risorsa alimentare. “Se gli allevamenti da latte nel nostro Paese non avessero queste dimensioni – aggiunge il direttore generale del Consorzio – non sarebbero in grado di svolgere un ruolo fondamentale nella produzione del cibo e assicurare un reddito. Di conseguenza non sarebbero in grado di rispondere all’esigenza di una sostenibilità anche economica che è compatibile con quella ambientale”.
In Settimana Santa italiani consumeranno 6 uova pro capiteRoma, 25 mar. (askanews) – Non è Pasqua senza uova, e non solo di cioccolato. Durante la Settimana Santa gli italiani consumeranno circa 6 uova pro capite per un valore pari a 130 milioni di euro. A rivelarlo, Unaitalia, l’Associazione di rappresentanza della produzione avicola nazionale. Le uova, infatti, sono indispensabili per le ricette pasquali, dolci e salate. Oltre a essere consumate tradizionalmente sode durante il pranzi di Pasqua e Pasquetta.
“Un’occasione per consumare un alimento buono e sano come le uova sempre amato dagli italiani – spiega Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia – che nella Settimana Santa ne consumano circa 6 pro capite per un valore pari a 130 milioni di euro. Un alimento funzionale, versatile e adatto a tutte le tasche, che offre un equilibrio perfetto tra proteine di elevata qualità, vitamine e sali minerali. Non a caso le troviamo sempre nel carrello degli italiani, che ne consumano 227 pro capite all’anno”. Tante le tradizioni pasquali da Nord a Sud della Penisola: una delle più popolari, soprattutto nelle regioni centrali, è quella della colazione. Dalla Torta Pasqualina ligure alla crescia umbra, dal classico uovo sodo laziale abbinato con la torta al formaggio fino ai “piconi” ascolani, ravioli cotti al forno, ripieni di uova e formaggio e alla frittata al mentastro marchigiana. Per non parlare del casatiello napoletano e delle cuddure cull’ova siciliane o del “coccoi con s’ou” (pane con uovo incastonato) simbolo della Pasqua sarda.
Confagricoltura: click day, servono tempi più rapidi per i vistiRoma, 25 mar. (askanews) – Si è svolto senza particolari problemi tecnici l’odierno click day per la richiesta di lavoratori extracomunitari stagionali per l’anno 2024. Le quote da assegnare sono complessivamente 89.050 per motivi di lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero, di cui 41.000 riservate alle Organizzazioni professionali agricole. Lo comunica in una nota Confagricoltura, mettendo in rilievo lo sforzo organizzativo delle proprie strutture territoriali che, oltre a caricare sul portale del ministero dell’Interno le istanze per conto delle aziende agricole associate, hanno espletato l’iter di controlli preventivi, come richiesto dalle nuove norme di semplificazione, sollevando gli ispettorati territoriali da questo onere.
Anche se le quote sono aumentate, spiega però Confagricoltura, resta il timore, a causa della cronica carenza di manodopera in agricoltura, che ancora una volta il numero delle domande possa superare le quote messe a disposizione. Ma le preoccupazioni maggiori, anche alla luce di quanto è accaduto nel 2023, riguardano i tempi di completamento delle procedure, soprattutto a causa del ritardo nel rilascio dei visti di ingresso agli stranieri provenienti da alcuni Paesi (Nord Africa, India e Pakistan) che ha precluso, in alcuni casi, l’instaurazione del rapporto lavorativo. Sarebbe inoltre auspicabile, secondo l’Organizzazione che rappresenta i datori di lavoro agricolo, aumentare il numero delle quote da assegnare per motivi di conversione dei permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato (fissate in 4.000 unità per l’anno 2024), attraverso un DPCM integrativo che accolga anche le domande già presentate nel click day di dicembre 2023, ma rimaste fuori quota per incapienza. È infatti in continua crescita l’interesse di aziende e lavoratori per questa tipologia di richieste che consente la stabilizzazione della situazione lavorativa e di quella soggettiva dello straniero, alleggerendo al contempo i click day stagionali.
Confagricoltura ricorda anche che un terzo della manodopera nel settore primario è di nazionalità straniera, con una quota elevata di extracomunitari (circa il 70%). Tra i Paesi di provenienza predomina l’Africa, in particolare Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare Albania e Macedonia, e dall’Asia, soprattutto India e Pakistan.
Mozzarella Dop lancia progetto Ia contro italian soundingRoma, 25 mar. (askanews) -Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop punta sull’Intelligenza Artificiale come strumento innovativo per la tutela di un prodotto Dop e ha realizzato il primo progetto in Italia per l’utilizzo dell’IA con l’obiettivo di contrastare i prodotti fake e il fenomeno dell’Italian sounding.
L’iniziativa sarà presentata in conferenza stampa il prossimo 9 aprile alle 11 nella sala Cavour del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. All’incontro parteciperanno tra gli altri Matteo Lorito, rettore dell’università Federico II di Napoli e presidente del Comitato scientifico del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop; Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela; Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio; Angela Nobile, responsabile settore Vigilanza del Consorzio.
Al via in Piemonte incontro nazionale dei Distretti del ciboRoma, 21 mar. (askanews) – Politiche del cibo e sicurezza alimentare, mercati e promozione dei territori, sostenibilità ambientale e riduzione dello spreco del cibo, valorizzazione dei paesaggi rurali e turismo enograstronomico, sono tra i principali temi affrontati all’incontro nazionale dei Distretti del cibo, che il Piemonte ospita dal 21 al 23 marzo.
Oggi a Torino al Grattacielo Piemonte, sede della Regione, l’apertura dell’evento: “per il Piemonte è una vetrina voluta e conquistata quando l’anno scorso abbiamo dato disponibilità per accogliere nella nostra regione tutti i distretti nazionali – ha detto l’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa – L’evento certifica il percorso avviato dalla Regione a partire dall’approvazione del Regolamento regionale dei Distretti del cibo nel 2019 e che ha permesso ai territori piemontesi di costituirsi in distretti. Siamo all’inizio di un iter che va ulteriormente sviluppato, attualmente sono nove i distretti piemontesi ma ci sono molte altre opportunità di creare rete pensando ai tanti comuni presenti nella nostra regione con le diverse peculiarità agroalimentari di qualità”. Sono intervenuti il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con un videosaluto, in collegamento Sergio Marchi, responsabile della Segreteria tecnica del ministro Francesco Lollobrigida. Presenti i rappresentanti della Consulta nazionale dei Distretti del Cibo, del Crea, del mondo universitario e della ricerca. Giorgio Calabrese, Docente e medico nutrizionista ha riportato l’attenzione sulla sicurezza alimentare “La qualità del cibo rimane fondamentale in tutti i processi della filiera, a partire dalla semina e dagli allevamenti, alla trasformazione del cibo, per un discorso di sicurezza alimentare e quindi di salute. I Distretti del cibo sono il cardine di questo messaggio”.
Venerdì 22 marzo seconda giornata di confronto nella sede dell’Agenzia di Pollenzo, a Pollenzo – Bra (CN), dove si terrà anche la riunione della Commissione delle Politiche agricole della Conferenza delle Regioni con la partecipazione degli assessori regionali all’Agricoltura.
Masaf: al via il nuovo Sistema informativo forestale nazionaleRoma, 21 mar. (askanews) – Nasce il nuovo Sistema Informativo Forestale Nazionale (SINFor), promosso dal MASAF e realizzato dal Centro Politiche e Bioeconomia e dal Centro Foreste e Legno del CREA, in collaborazione con il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), con l’obiettivo di raccogliere tutte le informazioni statistiche, amministrative, cartografiche e ambientali inerenti alla materia forestale.
“Il nuovo Sistema Informativo Nazionale è uno strumento importante. Un mezzo per approfondire il nostro prezioso patrimonio forestale, parte fondamentale del paesaggio storico e culturale italiano, che grazie al contributo congiunto di più attori oggi è diventato una realtà. Un ringraziamento alla dottoressa Alessandra Stefani e alla Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del Masaf”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il SINFor è il prodotto di un costante processo partecipato tra le istituzioni, gli enti e i soggetti pubblici e privati, che a vario titolo producono e utilizzano dati e informazioni relativi al settore forestale, con l’impegno comune di mettere a disposizione, in un unico sistema organizzato e aggiornato nel tempo, i dati e le informazioni del vasto patrimonio di conoscenze disponibile in materia forestale.
Il Sistema è articolato in due ambienti interconnessi di indagine, la Carta forestale nazionale e il Database foreste: la prima raccoglie ed armonizza tutte le informazioni territoriali inerenti al patrimonio forestale nazionale, fornendo un servizio innovativo a supporto delle scelte politiche e di programmazione, gestione e pianificazione forestale. Il secondo raccoglie dati e informazioni strutturati in 147 indicatori, funzionali a soddisfare le necessità conoscitive sullo stato del patrimonio boschivo e del settore forestale nazionale, a garantire un progressivo monitoraggio sull’attuazione della Strategia Forestale Nazionale e adeguate risposte alle esigenze di reporting a livello nazionale e internazionale.
Confagri: proposte Commissione a Consiglio Ue sotto le aspettativeRoma, 21 mar. (askanews) – Le proposte licenziate dalla Commissione europea forniscono “solo una risposta parziale alle richieste degli agricoltori”. La crisi dei mercati, in particolare del settore dei cereali alle prese con una drastica riduzione dei prezzi, dimostra che la PAC in vigore non è assolutamente in grado di tutelare la stabilità dei mercati e i redditi dei produttori”. Lo sostiene la Giunta di Confagricoltura che si è tenuta oggi, a Bruxelles, in concomitanza con la riunione del Consiglio europeo che, tra l’altro, discuterà sulla risposta finora assicurata dall’Unione alle difficoltà del settore.
È positiva, rileva Confagricoltura in una nota, la revisione nell’ottica della flessibilità delle regole sulla destinazione a finalità non produttiva di una parte dei terreni e sulla rotazione obbligatoria delle colture. La semplificazione burocratica, invece, “va a senso unico perché riguarda solo le strutture con una dimensione fino a dieci ettari. Per tutte le altre resterà in vigore un sovraccarico amministrativo pesante ed oneroso. È stata persa – spiega la Confederazione – l’occasione per avviare una profonda riforma della PAC in linea con le conseguenze economiche di uno scenario internazionale ad alta instabilità”. La Giunta di Confagricoltura ha anche sollecitato una modifica del regime temporaneo sugli aiuti di Stato, al fine di consentire in primo luogo una moratoria sulle esposizioni bancarie contratte delle imprese. Inoltre, il consesso ha valutato negativamente l’accordo raggiunto sulla proroga della sospensione dei dazi sui prodotti agroalimentari esportati dall’Ucraina sul mercato europeo. Posizione motivata dalla mancata inclusione dei cereali nella lista dei prodotti sensibili sui quali applicare i dazi nel caso di ulteriore aumento dei flussi sui mercati degli Stati membri.
“Abbiamo chiesto di introdurre un limite automatico all’ulteriore espansione delle esportazioni di grano che, per quanto riguarda l’Italia, sono aumentate di quasi il 300% dal 2021 alla fine dello scorso anno – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Dal Consiglio europeo, inoltre, attendiamo un’indicazione per sottoporre a restrizione in tempi rapidi le importazioni di grano dalla Federazione Russa”. Le vendite all’estero di cereali della Russia sono arrivate infatti ad incidere per oltre il 25% sul totale delle esportazioni globali. Alla luce di queste cifre, le decisioni delle autorità di Mosca possono avere effetti destabilizzanti per i mercati. “L’Unione europea ha il dovere di tutelare i propri agricoltori”, conclude il presidente di Confagricoltura.
Audizione Uncai alla Camera: subito un albo degli agromeccaniciRoma, 21 mar. (askanews) – Istituire un albo degli agromeccanici, un passo avanti verso la valorizzazione della professionalità nel settore. E’ quanto ha chiesto l’Uncai, unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali, audita oggi davanti alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. L’audizione era incentrata sulle tematiche che riguardano il settore dei contoterzisti, che forniscono servizi all’agricoltura e la delegazione di Uncai era guidata dal presidente Aproniano Tassinari, insieme al coordinatore nazionale Fabrizio Canesi e al responsabile dell’ufficio legale Francesco La Gamba.
“Tutte le associazioni e le cooperative hanno riconosciuto e sostenuto la proposta di Uncai: l’albo deve rappresentare esclusivamente coloro che esercitano l’attività di contoterzismo in maniera professionale, consolidando un ruolo storico nel settore primario”, ha dichiarato Tassinari. Il registro si fonda su principi di formazione, professionalità, sicurezza e certificazione, elementi che delineano il profilo del contoterzista professionista. Una minoranza ha espresso la volontà di includere nell’albo anche chi opera in maniera non professionale, ma questa posizione non ha trovato largo consenso. “Il registro deve essere lo specchio delle competenze agromeccaniche, non delle attività occasionali”, ha ribadito Tassinari in audizione, sottolineando l’importanza di distinguere le imprese agricole, che operano nell’ambito delle attività connesse, dai contoterzisti, veri imprenditori con un forte orientamento al cliente e un tariffario di categoria che permette di conoscere i costi di gestione.
Durante l’audizione, è stata sottolineata anche la necessità di una parità normativa tra agricoltori e agromeccanici. Ad esempio, le norme antincendio differiscono a seconda che i depositi di carburante siano di un contoterzista o di un agricoltore. Nel 2022, questa disparità ha impedito ai contoterzisti di accedere al credito d’imposta per il gasolio agricolo per diversi mesi, una situazione risolta solo con il decreto aiuti ter. “È nell’interesse sia degli agricoltori sia dei contoterzisti riformare il sistema agromeccanico, infondendovi maggiore trasparenza e professionalità – ha concluso il presidente di Uncai – La sfida dell’innovazione tecnologica può essere vinta solo attraverso una collaborazione sinergica tra le due parti. La creazione dell’Albo degli agromeccanici nazionale rappresenta lo strumento cardine per questa razionalizzazione, garantendo la qualità e la professionalità dei servizi agromeccanici offerti”.