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Formaggio comune venduto per Grana Padano Dop: Consorzio multa catena gdo

Formaggio comune venduto per Grana Padano Dop: Consorzio multa catena gdoMilano, 13 mar. (askanews) – Il Consorzio di tutela del Grana Padano Dop ha sanzionato un punto vendita di una catena della grande distribuzione per usurpazione della Dop. In sostanza lo scorso 11 marzo nel banco frigorifero del negozio sono state trovate 28 confezioni di formaggio comune da mezzo chilo con l’indicazione Grana padano Dop. Il servizio di vigilanza del Consorzio ha scoperto questo nuovo caso di usurpazione della denominazione d’origine in uno dei punti vendita di una catena presente con 150 negozi prevalentemente nel Nord Est del Paese.


L’utilizzo della denominazione di origine protetta, presentando al consumatore un prodotto diverso, è sanzionato dall’articolo 2, del decreto legislativo 297 del 2004 con una pena pecuniaria da 2.000 a 13.000 euro, che i vigilatori del Consorzio Grana Padano hanno applicato, dopo aver bloccato la condotta illecita e disposto la rimozione dal banco frigorifero dei 14 chili di formaggio esposti. Il punto vendita dovrà pagare entro 60 giorni 4mila euro, che se versasse entro 5 giorni scenderebbero a 2.800. “L’attività ispettiva ha interrotto immediatamente la condotta illecita e chiamato a risponderne i responsabili, contribuendo ancora una volta alla protezione ed alla salvaguardia della denominazione d’origine protetta Grana Padano – commenta Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela – Ma voglio sottolineare come l’intervento abbia contribuito alla tutela del consumatore, che mai deve essere posto nella condizione di potersi confondere o essere orientato a scegliere un prodotto che in presenza di una corretta informazione non acquisterebbe”.

Coldiretti: speculazioni grano turco e russo pesano su agricoltori

Coldiretti: speculazioni grano turco e russo pesano su agricoltoriRoma, 13 mar. (askanews) – Le speculazioni in corso sul prezzo del grano mettono a rischio la sopravvivenza di duecentomila aziende agricole italiane e, con esse, la sovranità alimentare del Paese, aggravando la dipendenza dall’estero. A lanciare l’allarme è la Coldiretti che commenta l’aumento delle importazioni di prodotto dalla Turchia e dalla Russia.


“Occorre un impegno immediato per sostenere le aziende agricole italiane, portando a 30 milioni di euro la dotazione del Fondo nazionale per i contratti di filiera del grano – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – lavorando per prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali”. Dopo che nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, il Tmo, l’ente statale turco per i cereali, avrebbe bandito, rende noto Coldiretti, una nuova gara internazionale per la vendita e l’esportazione di ulteriori 150 milioni di chili di prodotto, con il termine fissato all’11 marzo per la presentazione delle offerte.


Il risultato sono prezzi del grano nazionale in caduta libera. Un vero e proprio fiume di prodotto che, aggiunto a quello di grano canadese arrivato a superare il miliardo di chili, ha impattato sui prezzi del grano nazionale. “Le aste turche del frumento affossano ancora i prezzi del grano pugliese, con il crollo delle quotazioni che perdono altri 25 euro a tonnellata in 10 giorni ed il prezzo del grano fino che scende ancora a 335 euro a tonnellata a Bari, mentre nei porti pugliesi continua il via vai di navi mercantili provenienti dalla Turchia”, denunciano il presidente ed il direttore di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo e Pietro Piccioni. Si tratta di valori che “portano la coltivazione sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive”, conclude Coldiretti.

Giansanti al Think negative Cib: agroenergie sono fondamentali

Giansanti al Think negative Cib: agroenergie sono fondamentaliRoma, 13 mar. (askanews) – Lo sviluppo delle agroenergie rappresenta uno strumento fondamentale per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese e un volano per la nostra economia. Su questo tema si incentrerà l’intervento di Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, oggi nella parte conclusiva di “Think Negative – L’agricoltura Carbon Negative per produrre di più consumando di meno”, iniziativa del CIB – Consorzio Italiano Biogas, in corso a Roma, al Salone delle Fontane.


Confagricoltura ha da sempre mostrato preoccupazione per alcune strategie indicate dal Green Deal, senza mai mettere in discussione gli obiettivi di sostenibilità, quanto il percorso prefigurato dalla Commissione per raggiungerli. La Confederazione chiede quindi di definire una strategia che ponga al centro la produzione di energia realizzata dall’impresa agricola e che includa meccanismi di incentivazione. Lo speech del presidente di Confagricoltura avrà luogo dopo le 17, prima della relazione conclusiva di Piero Gattoni, presidente CIB e di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Lollobrigida:Italia dovrebbe orientare scelte regole etichettatura

Lollobrigida:Italia dovrebbe orientare scelte regole etichettaturaRoma, 13 mar. (askanews) – “Noi ci siamo svegliati consumatori e abbiamo dimenticato che siamo persone con capacità di verifica e discernimento. E’ fondamentale informare in maniera corretta per evitare che essere consumatore diventi solo elemento di interesse per le imprese e il loro profitto. E’ quello che sta accadendo anche sui sistemi di etichettatura: il Nutriscore è una etichetta condizionante con un colore che è un indicatore di paura e indirizza all’acquisto. La Dieta Mediterranea, invece, è bilanciata e si deve vedere nel suo complesso: l’Italia è il secondo paese come longevità dopo il Giappone. L’Italia dovrebbe indirizzare le regole sull’etichettatura, non le grandi multinazionali”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenendo alla conferenza stampa organizzata dalla Lilt in occasione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica.


Alla conferenza stampa era presente anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: “siamo abituati a collaborare all’interno del Governo per raggiungere il risultato – ha detto Lollobrigida – Il tema di oggi dimostra quanto fondamentale sia approcciare una mteria in grande sintonia. Oggi vale ancora quanto diceva Ippocrate ‘fai che il cibo sia la tua medicina e la tua medicina sia il tuo cibo’”. Il ministro ha poi ricordato che ci sono anche alcune decisioni rispetto al mondo agricolo che coinvolgono il benessere e la salute in modo diverso. Ad esempio, “le scelte che incidono sugli agroafarmici incidono più sulla diminuzione della produzione che sulla salute e sull’ambiente. Diminuire gli agrofarmaci in Italia dove sono già pochi significa incentivare l’import da nazioni che li usano in modo più impattante”, ha ricordato il ministro che ha anche puntato l’indici contro alcune decisioni europee che puntano a “scegliere regole draconiane che inducono a importare cibo da nazioni che non usano le regole dei nostri agricoltori. Sono paradossi – ha detto – che vanno analizzati per attivare politiche sostenibili da ogni punto di vista”.


Lollobrigida ha poi ribadito che sul fronte della sicurezza alimentare l’Italia “è la nazione con la maggiore sicurezza alimentare perché abbiamo più controlli di tutti e per questo rileviamo più casi di frodi alimentari: perché ci sono più controlli e non perché ci sono più frodi” e infine ha fatto una sottolineatura sulle qualità dell’olio extravergine di oliva. “E’ un prodotto di grande pregio – ha detto – nonostante il Nutriscore lo classifichi arancione, come prodotto pericoloso, come anche il Parmigiano Reggiano. Ma anche sul prezzo dell’olio si deve ragionare bene e decidere un modo per raccontare il prezzo. Perchè – si è chiesto – pagare 30 euro per una bottiglia di vino a tavola che dura un’ora è normale e pagare 30 euro per una bottiglia di olio che dura un mese è inaccettabile? Alcuni prodotti che portano benessere sono una delle medicine per il corpo e devono avere il giusto prezzo e il giusto riconoscimento sociale”, ha concluso.

Agroalimentare, Urso: più investimenti per modelli produttivi sostenibili

Agroalimentare, Urso: più investimenti per modelli produttivi sostenibiliMilano, 13 mar. (askanews) – “In questo frangente il governo è consapevole che è richiesto uno sforzo in termini di investimenti per avviare nuovi modelli produttivi in grado di coniugare l’efficienza e la sostenibilità, assicurando il rispetto dell’ambiente senza rinunciare al profitto”. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, intervenendo con un messaggio al Senato all’evento “Ricerca e tecnologie per il futuro dell’industria agroalimentare”, promosso dall’Ordine nazionale dei tecnologi alimentari e da Federalimentare. “In questo percorso il Piano 5.0, con i suoi 13 miliardi a disposizione delle imprese – ha proseguito Urso – contribuisce a sostenere la rivoluzione verde e digitale. Inoltre, insieme al Masaf abbiamo dedicato un tavolo al settore agroalimentare che, oltre a essere uno degli ambasciatori del made in Italy, rappresenta una leva indispensabile all’autonomia strategica nazionale”.


Il ministro nel suo messaggio ha ricordato che “Grazie alla ricerca e alla tecnologia, negli ultimi anni la sicurezza alimentare è cresciuta e i costi di produzione sono diminuiti, portando sia a significative riduzioni dei prezzi che a una larga diffusione di un’alimentazione completa, varia ed equilibrata. Il cibo che oggi è sulle nostre tavole è il frutto di una continua innovazione che partendo dalle migliori tradizioni le arricchisce, affinché arrivino a soddisfare sempre più le nostre esigenze”.

Import cereali in 2023 +4,1%, pesano grano duro e tenero

Import cereali in 2023 +4,1%, pesano grano duro e teneroRoma, 13 mar. (askanews) – Le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nel 2023 sono aumentate nelle quantità di 908.000 tonnellate (+4,1%), e diminuite nei valori di 208,8 milioni di euro (-2,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’incremento quantitativo è dovuto principalmente al grano duro (+1,2 milioni di tonnellate, pari a +358,1 milioni di euro), ed al grano tenero (+487.000 tonnellate, con un controvalore in diminuzione di 118,7 milioni di euro). Sono i dati elaborati da Anacer.


Le importazioni in Italia di cereali in granella aumentano complessivamente di 901.000 tonnellate (+6%), con un controvalore in diminuzione di 203,4 milioni di euro (-3,9% rispetto al 2022). In diminuzione del 9,5% gli arrivi di mais (-681.000 tonnellate, per un controvalore di -386,7 milioni di euro rispetto all’anno precedente), del 4,9% l’orzo (-35.000 tonnellate) e del 36% l’avena (-13.200 tonnellate). Le importazioni di riso si riducono di 114.000 tonnellate (-27,2% considerando nel complesso risone, riso semigreggio, lavorato e rotture). Per quanto riguarda le farine proteiche e vegetali si registra un calo nelle quantità di 81.200 tonnellate (-3,2%) per un valore in diminuzione di 51,5 milioni di euro (-4,6%), mentre per i semi e frutti oleosi il saldo quantitativo positivo di 196.000 tonnellate, corrisponde ad un controvalore in diminuzione di 87,8 milioni di euro (-5,1%).


In calo anche le esportazioni dall’Italia dei principali prodotti del settore, in diminuzione nelle quantità di 267.000 tonnellate (-5,5%) ed in aumento nei valori di 160,9 milioni di euro (+2,8%) rispetto allo stesso periodo 2022. La riduzione delle quantità esportate è dovuta ai cereali in granella (-155.000 tonnellate, principalmente grano duro) ed ai prodotti trasformati (-91.000 tonnellate). Risultano in aumento invece le vendite all’estero di farina di grano tenero (+13.100 tonnellate), di semola di grano duro (+15.700 tonnellate) e di riso (+6.300 tonnellate considerato nel complesso tra risone, semigreggio e lavorato). Le esportazioni di pasta alimentare si riducono nelle quantità (-2,6%), ma risultano in aumento nei valori (+1,9%), così pure l’export di mangimi a base di cereali (-0,5% nelle quantità e +8,8% nei valori).


I movimenti valutari relativi all’import/export del settore cerealicolo hanno comportato nell’intero anno 2023 un esborso di valuta pari a 9.623,6 milioni di euro (9.832,4 nel 2022) ed introiti per 5.852,6 milioni di euro (5.691,7 nel 2022). Pertanto il saldo valutario netto è pari a -3.771,0 milioni di euro, contro -4.140,7 milioni di euro nel 2022.

De Castro: Commissione Ue intervenga su import russo di cereali

De Castro: Commissione Ue intervenga su import russo di cerealiRoma, 13 mar. (askanews) – “Serve uno scatto di coraggio, con il blocco delle importazioni di cereali russi. I nostri agricoltori e produttori sono pronti a raccogliere questa sfida, rafforzando la produzione europea anche grazie alle necessarie misure di semplificazione della PAC, e diversificando le catene di approvvigionamento, a partire da quella con l’Ucraina”. Così Paolo De Castro, membro del Parlamento europeo, intervenendo nel dibattito con la Commissaria agli affari interni Ylva Johansson sulla necessità di imporre sanzioni sulle importazioni di prodotti agricoli russi e bielorussi nell’UE e di garantire la stabilità della produzione agricola dell’UE.


“Le strategie geopolitiche russe approfittano della forza del proprio settore agricolo – prosegue l’eurodeputato PD – con esportazioni cerealicole che si sono espanse a macchia d’olio non solo in Africa, ma anche nell’Unione, mettendo sotto ulteriore pressione la redditività delle nostre aziende agricole”. “Importazioni a basso costo che – spiega l’ex presidente della Commissione Agricoltura – hanno portato ad un crollo dei prezzi e delle semine europee, con effetti opposti all’obiettivo di una maggiore sicurezza alimentare che ci eravamo dati con l’esclusione dell’agroalimentare dai dodici pacchetti di sanzioni fin qui imposti a Mosca”.


“Il caso del gas – conclude De Castro – ce lo dimostra: seppur sembrasse impossibile, l’Europa ha dimostrato di avere la forza di sganciarsi da qualsiasi dipendenza, che sia di tipo energetico o di altre materie prime”.

Salvi (Fruitimprese): per ortofrutta da Bruxelles cattive notizie

Salvi (Fruitimprese): per ortofrutta da Bruxelles cattive notizieRoma, 13 mar. (askanews) – Il comparto ortofrutta italiano ha sostanzialmente tenuto sui mercati internazionali, “nonostante un 2023 segnato dalla crescita dei costi di produzione e dal calo del potere di acquisto delle famiglie europee”, ma per il futuro preoccupano le crisi internazionali, e soprattutto il blocco nel Mar Rosso e le nuove regole europee sugli imballaggi.


Lo ha detto il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, commentando i numeri del comparto elaborati sui dati ISTAT. “I problemi produttivi hanno lasciato spazio al prodotto importato premiando gli operatori che riescono a cogliere le opportunità di un mercato ormai globalizzato e molto competitivo”, ha detto, spiegando che però per il futuro preoccupano le crisi internazionali, in particolare il blocco del Mar Rosso con oltre 180 mila tonnellate di mele destinate ai Paesi asiatici costrette a rinunciare o a circumnavigare l’Africa, ma anche con ripercussioni per i nostri agrumi che dovranno misurarsi nei mercati con quelli turchi e egiziani che si stanno dirigendo in Europa. Inoltre, “da Bruxelles non giungono buone notizie sul fronte imballaggi, il compromesso raggiunto esclude la plastica per gli imballaggi di ortofrutta fresca non trasformata sotto 1,5kg di peso e lascia pericolosamente ad ogni Stato la possibilità di decidere quali prodotti escludere dal divieto. Inviare prodotto in Europa – ha proseguito – sarà un rebus, se poi consideriamo che l’imballaggio ortofrutticolo rappresenta solo l’1,5% del totale utilizzato per l’industria agroalimentare, ci chiediamo se qualcuno ha deciso che il nostro sia il solo settore deputato a sacrificarsi in nome di scelte puramente ideologiche”, ha concluso Salvi.

Bauli entra nel mercato dei gelati: accordo con la ligure Tonitto 1939

Bauli entra nel mercato dei gelati: accordo con la ligure Tonitto 1939Milano, 13 mar. (askanews) – Bauli entra nel mondo dei gelati. L’azienda dolciaria veronese e Tonitto 1939, azienda ligure specializzata in sorbetto e gelato senza zuccheri aggiunti, hanno siglato una partnership che nel 2024 porterà al lancio di nuovi prodotti frozen. Dalla collaborazione tra le due aziende nascono infatti i gelati al gusto panettone, pandoro e croissant all’albicocca in un pack in cartoncino.


La categoria dei gelati si conferma nel 2023 una delle più dinamiche e con la maggiore crescita del largo consumo confezionato un +11,9% rispetto allo scorso anno. Inoltre portare un brand in nuove categorie si conferma uno dei drivers più efficaci per creare valore proprio nella categoria dei gelati. Tonitto 1939 negli ultimi quattro anni ha registrato una crescita del 93%: è la prima azienda di gelati insignita del riconoscimento di marchio storico d’interesse nazionale dal ministero dello Sviluppo economico. Il gelato al pandoro e al panettone sono una rivisitazione della tradizione mentre per il gelato al croissant all’albicocca, Bauli e Tonitto 1939 insieme hanno reinventato la classica colazione italiana in gelato.


“L’obiettivo di Bauli è quello di espandere il proprio brand anche in altri settori del food e il mondo frozen, in particolare il gelato, che da diverse ricerche risulta essere consono ai nostri investimenti e strategia – sottolinea Fabio Di Giammarco, Ad di Bauli – Per questo siamo particolarmente soddisfatti di avviare insieme questa partnership e questo nuovo progetto con Tonitto 1939, una storica family company di successo e riconosciuta eccellenza in Italia e all’estero, e siamo convinti che possa raggiungere grandi traguardi e stupire i consumatori che poi saranno chiamati ad assaggiare i nuovi gelati”. “Siamo orgogliosi di poter affiancare in questa nuova avventura un brand come Bauli così consolidato e riconosciuto in Italia e nel mondo – spiega Alberto Piscioneri, general manager Tonitto 1939 – Una collaborazione prestigiosa che certifica quanto Tonitto 1939 abbia lavorato per aumentare la propria reputazione e riconoscibilità sul mercato e ottenere risultati sempre più di alto livello. I tre gelati che abbiamo prodotto e che saranno disponibili dalla prossima estate uniscono la qualità e la passione di due aziende che da sempre fanno puntano su qualità e italianità”.

In 2023 export italiano ortofrutta +9,1% a 5,8 mld, import +13,6%

In 2023 export italiano ortofrutta +9,1% a 5,8 mld, import +13,6%Roma, 13 mar. (askanews) – Un 2023 che ha toccato il record del valore delle esportazioni italiane di ortofrutta fresca, in crescita del 9,1% rispetto al risultato dell’anno precedente. I dati Istat appena diramati evidenziano un valore esportato di 5,780 miliardi di euro contro poco meno di 5,3 miliardi del 2022, in controtendenza le quantità esportate che calano di poco meno di un punto percentuale, lo 0,9% con un dato di 3,483 milioni di tonnellate. Sono le elaborazioni di Fruitimprese, l’associazione che riunisce oltre 300 imprese ortofrutticole italiane. Tra le voci dell’export, male la frutta fresca, in calo del 7% a causa della crisi produttiva: le pere hanno perso il 40% dei volumi e dei valori esportati, l’uva da tavola scende del 13,58% in quantità ma cresce dell’12,82% in valore


Cresce a due cifre anche l’import, che segna un +13,6% in volume e un +15,7% in valore. Ne risente pesantemente la bilancia commerciale che vede ridursi il saldo a poco più di 543 milioni di euro, in calo del 29,7% rispetto al dato del 2022. Molto significativo il deficit delle quantità: se nel 2022 avevamo importato circa 700 tonnellate in più di quanto esportato, nel 2023 il divario sale a oltre 500.000 tonnellate segnando uno storico record negativo.


Analizzando i singoli comparti, l’Italia esporta più tuberi, ortaggi e legumi che realizzano un +8,7% in quantità e un +18,4% in valore, bene anche gli agrumi con +9,9% in valore e +19,3% in valore. Dati non positivi per la frutta fresca che risente della crisi produttiva di pere e frutta estiva e che vede ridursi i volumi esportati del 7% a fronte però di un interessante volume di oltre 3 miliardi di euro di valore in crescita del 6,1%.