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Lollobrigida: Green Deal? No regole draconiane contro agricoltori

Lollobrigida: Green Deal? No regole draconiane contro agricoltoriRoma, 13 mar. (askanews) – “Il problema è che se si mettono regole draconiane che costringono i nostri agricoltori o allevatori a ridurre la produzione, a fronte di un consumo che rimane invariato, inevitabilmente si finisce per importare da Paesi che usano sistemi produttivi ancora più impattanti per l’ambiente”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervistato dal Messaggero a proposito del Green Deal europeo.


Secondo il ministro, il rischio “è che il cibo venga usato come arma di guerra, basta vedere quello che sta accadendo a causa della Russia o nel Mar Rosso con gli Houti. Come Italia intanto abbiamo raggiunto due obiettivi: il 100% di presenze all’Agrifish, nelle riunioni tra ministri. E il fatto che nel Consiglio Ue del 21 e 22 marzo l’Agricoltura è tra i quattro punti all’ordine del giorno. Terzo – ha concluso – nel piano Mattei c’è un capitolo dedicato proprio alle produzioni sostenibili, senza rinunciare alla qualità. Bisogna tornare all’idea dei padri fondatori dell’Europa: sostenibilità di cui l’agricoltore di fa garante e difesa delle attività agricole”.

Mar Rosso, Alemanno (Bolton food): ritardi e rincari in approvvigionamenti

Mar Rosso, Alemanno (Bolton food): ritardi e rincari in approvvigionamentiMilano, 12 mar. (askanews) – La crisi del Mar rosso, con l’allungamento delle rotte e l’aumento dei costi dei noli, preoccupa molte aziende dell’agrolimentare. Tra loro c’è Bolton food, gruppo noto per marchi come Rio Mare, che è alle prese con le difficoltà di approvvigionamento di una materia prima come il tonno. “La nostra industria si basa sul trasporto di pesce da una parte all’altra del mondo – ha detto ad askanews l’amministratore delegato di Bolton food e Tri Marine – Oggi le rotte si sono allungate molto e questo vuol dire incidere sui costi di trasporto di parecchie centinaia di dollari a tonnellata. In questo momento noi abbiamo non soltanto un ritardo di approvvigionamenti ma anche un aggravio dei costi”.


La situazione che si è creata nel mar Rosso sta mettendo in difficoltà l’economia globale: secondo PortWatch gli attacchi alle navi commerciali hanno spinto le compagnie di navigazione a deviare il traffico lontano da quella rotta, dove transita circa il 15% dei volumi del commercio marittimo globale. “Noi trasportiamo il pesce della zona West Pacific anche nella parte Est Pacific, questa situazione ora ci costringe a circumnavigare con tutta una serie di problemi – prosegue Alemanno – Per esempio approvvigionare la fabbrica del Marocco oggi è diventato molto più complicato rispetto al passato. Ma la stessa cosa capita, per altre ragioni, nel Canale di Panama dove siccità e comunque anche l’incremento del traffico porta dei ritardi e dei costi aggiuntivi” C’è quindi un rischio concreto per l’approvvigionamento della materia prima? “C’è un un lead time (tempi di consegna, ndr) che si allunga – conferma Alemanno – e questo porta a rivedere tutta la catena della supply chain, con l’incremento degli inventari e con delle logiche di pianificazione molto più complicate”. Oltre ai rincari dei noli, l’industria delle conserve ittiche fa i conti con la corsa del prezzo dell’olio d’oliva. Secondo i dati Eurostat, nell’Unione europea i prezzi dell’olio d’oliva sono cresciuti del 50% a inizio 2024, con l’Italia che registra un +45%. A fronte di questi aumenti Alemmano esclude “la sostituzione dell’olio d’oliva con altri oli”. “Non avverrà – assicura – Noi siamo fedeli alla nostra promessa di un prodotto che si basa su caratteristiche dell’olio d’oliva molto elevate. Quello che abbiamo fatto, accanto alla nostra tradizionale offerta, è stato aggiungere, ormai da quattro anni, una proposta che si chiama ‘filo d’olio, che riduce sensibilmente la quantità di olio, anche in virtù del fatto che il consumatore per la maggior parte lo butta via. È una formula particolare, con delle soluzioni tecnologiche che servono a sostituire olio con gas inerti e che rendono il prodotto molto più semplice da utilizzare”.


Lo scorso anno i rincari delle materie prime si sono tradotti in un aumento dei prezzi finali al consumatore che hanno, a loro volta, penalizzato le aziende sul fronte dei volumi. “Per noi il 2023 è stato un anno complicato, così come sono stati gli anni successivi alla pandemia. La nostra industria utilizza metalli, carta, olio d’oliva, di pesce e tutti sono stati impattati” dalla congiuntura economica, ha osservato Alemanno. “Noi l’inflazione l’abbiamo subita tutta e su tutti i fronti. È chiaro che non siamo riusciti a trasferire la stessa inflazione al consumo. I prezzi sono aumentati per ovvie ragioni, su tutto il panorama del fast moving e questo ha comportato evidentemente anche una riduzione di volumi, perché c’è un processo di down trading dei consumi e di trade off da parte del consumatore che è visibile sui numeri del fast moving”. A fronte di un mercato delle conserve ittiche in Italia che ha registrato “cali di volume tra il 5 e il 7%, noi siamo allineati”. Ma assicura l’ad non c’è stata speculazione: “E’una domanda difficile alla quale rispondere – afferma ma rispondo con tutta onestà: non è il nostro caso”.

Emissioni, Copa Cogeca: per 7 voti minate speranze agricoltori Ue

Emissioni, Copa Cogeca: per 7 voti minate speranze agricoltori UeRoma, 12 mar. (askanews) – Appena 7 voti hanno minato le speranze degli agricoltori europei in una decisione giusta da parte del Parlamento europeo sulla direttiva Emissioni. Così il Copa e la Cogeca che stamattina hanno manifestato davanti al Parlamento europeo dove i deputati hanno votato per l’ultima volta sul compromesso risultante dal trilogo sulla direttiva sulle emissioni industriali (IED).


Se 7 eurodeputati avessero spostato il loro voto per sostenere una serie finale di emendamenti, spiegano i sindacati degli agricoltori europei, la direttiva IED avrebbe avuto la possibilità di essere “finalmente resa ragionevole per tutti i modelli agricoli”. Con 306 voti favorevoli e 293 contrari, invece, il Parlamento europeo ha deciso di non modificare il testo risultante dal compromesso del trilogo, “inviando un segnale storico ai tradizionali settori produttivi europei”. Per il Copa e la Cogeca, l’esito finale del voto sulla direttiva sulle emissioni industriali è particolarmente deludente “perché il testo risultante è ingiusto nei confronti di migliaia di allevamenti familiari di suini e pollame”.


Di fronte a questa situazione la Commissione europea, per voce del commissario Virginijus Sinkevicius, si è già impegnata formalmente davanti alla plenaria europea affinché la revisione del 2026 vada verso una scissione della direttiva in due diversi strumenti legislativi, l’agricoltura da una parte e l’industria dall’altra. Inoltre, la Commissione impegnata nella valutazione di un nuovo approccio riguardo ai prodotti importati e nella ricerca di finanziamenti adeguati per garantire la transizione.

Olive Ficacci nel 2023 cresce del 15% a 34 mln, Usa secondo mercato

Olive Ficacci nel 2023 cresce del 15% a 34 mln, Usa secondo mercatoMilano, 12 mar. (askanews) – Ficacci, azienda di Castel Madama alle porte di Roma, specializzata nella produzione di olive, ha chiuso il 2023 con un fatturato di 34 milioni di euro, in crescita del 50% rispetto al 2020 e del 15% rispetto al 2022. L’export sfiora oggi una quota del 20% sulle vendite e una presenza che si estende su oltre 30 Paesi. Fuori dai confini nazionali, sono gli Stati Uniti il mercato principale con una quota del 45% delle esportazioni complessive ma si affacciano anche Giappone, Cina e Medio Oriente.


La crescita del 2023, a livello di canali, è legata alla grande distribuzione, che pesa per il 52% sul volume di affari e che nel 2023 ha registrato un incremento del 10%, grazie all’acquisizione di nuove quote di mercato, che si sommano ai contratti sottoscritti negli scorsi mesi. Nel segmento horeca, l’azienda romana ha registrato un aumento del 20% sul fatturato complessivo, non ultima la forte crescita all’interno dell’industria alimentare che vanta +43% rispetto al 2022. Ficacci opera in un mercato, quello delle olive da tavola che è un vero food trend globale, secondo l’Unione italiana famiglie olearie, con una produzione mondiale progressivamente triplicata negli ultimi trent’anni, in cui l’Italia rientra tra i primi 7 player del settore. “Grazie all’innovazione, alla qualità e alla componente sostenibile dei nostri prodotti, abbiamo riscritto i parametri di consumo della nostra categoria, commenta Romeo Ficacci, Ad e presidente del cda – Da anni proponiamo un prodotto premium naturale senza additivi e conservanti presentato in vaschette di carta certificata Fsc che riducono dell’85% l’utilizzo della plastica, asset vincenti in mercati dove i consumatori sono sempre più sensibili alla qualità, alla provenienza della materia prima e all’impatto ambientale”.


L’azienda di Castel Madama gode di un ottimo posizionamento anche in Paesi dove l’oliva è di casa come Spagna, Grecia e Portogallo, così come nel Nord Europa, in Sud Africa e in Sud America, che annovera la Colombia come ultimo mercato raggiunto nel primo trimestre 2024. Oggi Ficacci lavora dalle 20 alle 25 tonnellate di olive al giorno, stagionando, trasformando e confezionando cultivar italiane, greche e spagnole attraverso un impianto produttivo di 12 linee semi-automatiche, che rispondono ai più elevati standard tecnologici e di sicurezza alimentare.

Assobibe: bene Meloni su fisco, confidiamo in cancellazione sugar tax

Assobibe: bene Meloni su fisco, confidiamo in cancellazione sugar taxMilano, 12 mar. (askanews) – “Condividiamo le parole della premier: lo Stato deve mettere le aziende e i lavoratori nelle migliori condizioni possibili per creare ricchezza, e siamo felici di sentire che il governo conferma di non voler vessare le imprese”. Così il Presidente di Assobibe, Giangiacomo Pierini commentando le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Trento per la cerimonia di firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Provincia autonoma di Trento, parlando di recupero dell’evasione fiscale. Il presidente dell’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia ha ricordato che le imprese produttrici si troveranno presto a dover fare i conti con due nuove tasse: la plastic e la sugar tax. Quest’ultima, in particolare, incrementerà la fiscalità del 28%, con una contrazione attesa del mercato del 16%, un conseguente calo degli acquisti di materia prima nazionale calcolato in oltre 400 milioni di euro, un freno degli investimenti di 46 milioni di euro e oltre 5 mila posti di lavoro a rischio.


“Siamo l’unico settore ad avere in arrivo due tasse aggiuntive previste per il prossimo primo luglio: una situazione sempre meno sostenibile che provoca enormi incertezze per il comparto, oltre che per la filiera – dichiara Pierini – Confidiamo nella loro cancellazione, affinché le aziende siano messe in condizione di programmare e investire, continuando a produrre valore”.

Fedagripesca: Emissioni, da parte del Pe attenzione agricoltura

Fedagripesca: Emissioni, da parte del Pe attenzione agricolturaRoma, 12 mar. (askanews) – “Chiamato a ratificare di fatto un accordo già raggiunto nei mesi scorsi, una parte del Parlamento europeo ha mostrato attraverso la votazione di oggi di avere attenzione alle esigenze del settore agricolo europeo. Va evidenziato che solo per una manciata di voti non si è potuto procedere alla votazione di emendamenti che avrebbero potuto migliorare il testo a beneficio di tutto il sistema agricolo”. Con queste parole il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini commenta il voto in plenaria oggi a Strasburgo sul testo sulle Emissioni Industriali, il cosiddetto dossier IED.


“Il risultato ha confermato sostanzialmente – ha dichiarato Piccinini – quanto emerso dal trilogo finale, ovvero soglie di applicazione più basse per il settore avicolo e suinicolo rispetto alla normativa attualmente in vigore e, quindi, un impatto negativo con un aumento degli oneri amministrativi ed economici. Inoltre, per il settore dei bovini ci sarà una clausola di revisione nel 2026, la quale potrebbe potenzialmente includerli nel campo di applicazione della normativa”.

D’Eramo: con ok direttiva Emissioni da Ue altro colpo a zootecnia

D’Eramo: con ok direttiva Emissioni da Ue altro colpo a zootecniaRoma, 12 mar. (askanews) – “In Europa si continua a scegliere l’ideologia invece del buonsenso. Vengono penalizzati due settori, quello suinicolo e quello avicolo, con l’unica conseguenza di danneggiare produttori europei ed italiani e con il rischio, domani, di essere costretti a importare da paesi che fanno molto peggio in termini di inquinamento, rispetto del lavoro e standard di sicurezza alimentare. Un’occasione persa e un altro colpo alla zootecnia”. E’ quanto afferma in una nota il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, commentando l’approvazione da parte del Parlamento europeo dell’accordo sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali.


“Bene aver escluso le emissioni derivanti da allevamento di bovini – continua il sottosegretario – ma la direttiva avrà impatti negativi sulle imprese suinicole e avicole che dovranno fare i conti con un aumento di burocrazia e perdita di competitività, a danno di allevamenti anche di medie dimensioni, senza che da questo derivino effettivi benefici per l’ambiente. È sempre più urgente una clausola di reciprocità così da garantire che i produttori extra Ue soddisfino gli stessi requisiti previsti per gli Stati membri. Lavoriamo perché si inverta la rotta e queste eurofollie restino solo un ricordo”, conclude D’Eramo.

Fao: serve più cooperazione nel settore delle banane

Fao: serve più cooperazione nel settore delle bananeRoma, 12 mar. (askanews) – La Fao sollecita una maggiore cooperazione nel settore delle banane, importante soprattutto per alcuni paesi meno sviluppati e a basso reddito con deficit alimentare e per i piccoli agricoltori. E’ quanto emerso dalla quarta conferenza del World Banana Forum (WBF), ospitata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.


La conferenza si è aperta oggi presso la sede della FAO per discutere una serie di sfide affrontate dai produttori di banane, compreso l’impatto delle la crisi climatica, gli alti costi di energia e fertilizzanti, i costi dei trasporti e la diffusione della distruttiva malattia Fusarium Wilt Tropical Race 4. E la varietà Cavendish, che costituisce la maggior parte delle esportazioni di banane, è vulnerabile alla malattia. Nel suo discorso di apertura, QU Dongyu ha sottolineato l’importanza della banana sotto diversi aspetti: “le banane sono tra i frutti più prodotti, commercializzati e consumati a livello globale, con più di 1000 varietà prodotte in tutto il mondo, forniscono nutrienti vitali a molti popolazioni”.


Qu ha osservato che il settore delle banane è particolarmente significativo in alcuni dei paesi meno sviluppati e a basso reddito con deficit alimentare, dove contribuisce non solo alla sicurezza alimentare delle famiglie come alimento base, ma anche alla creazione di posti di lavoro e alla generazione di reddito come coltura da reddito. “Il reddito derivante dalla coltivazione delle banane può rappresentare fino a tre quarti del reddito familiare mensile totale dei piccoli agricoltori e generare oltre 10 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni ogni anno, la maggior parte dei quali va ai paesi in via di sviluppo”.


In risposta ai vari vincoli, il settore dovrebbe “trasformare queste sfide in opportunità attraverso una stretta collaborazione tra i partner di tutto il settore delle banane”, ha affermato il Direttore Generale della FAO. Ha invitato tutte le parti interessate a lavorare insieme per stimolare gli investimenti e adottare pratiche di produzione più sostenibili. Qu ha inoltre osservato che l’elevata inflazione ha ridotto il potere d’acquisto dei consumatori, ponendo le banane sotto una crescente concorrenza da parte di vari frutti tropicali.

Idea Agro investe nell’avocado made in Sicily

Idea Agro investe nell’avocado made in SicilyRoma, 12 mar. (askanews) – IDeA Agro, il più grande fondo di private equity in Italia interamente dedicato a investimenti nell’agribusiness, in partnership strategica con S.P.O. Zentrum e Jingold, ha avviato un nuovo sviluppo agricolo che prevede la realizzazione di un impianto di avocado in Sicilia su un areale di circa 100 ettari nella provincia di Siracusa. Agro Avo, la nuova realtà nata dalla partnership tra le tre istituzioni, si candida a diventare in pochi anni un player di riferimento nella produzione e commercializzazione di avocado siciliano in Italia.


Il consumo di avocado ha registrato aumenti costanti a doppia cifra negli ultimi anni, sia a livello globale che a livello UE. Le stime lo indicano come secondo prodotto tropicale più venduto al mondo, dopo le banane, da qui al 2030. La produzione mondiale si aggira intorno ai 9 milioni di tonnellate, un terzo dei quali realizzate in Messico (2,5 mio), seguito a distanza da Colombia, Perù, Indonesia e Repubblica Dominicana. USA e UE sono i principali importatori – 1,2 e 0,7 milioni di tonnellate rispettivamente. L’UE è largamente deficitaria, producendo complessivamente circa 150mila tonnellate – di cui il 70% in Spagna – con un consumo apparente che si attesta invece a quasi 700mila tonnellate. La produzione italiana, ad oggi, secondo le stime, è sviluppata su una superficie di circa 500 ettari.

Piemonte, prorogata a 15 aprile scadenza bando Pacchetto giovani

Piemonte, prorogata a 15 aprile scadenza bando Pacchetto giovaniRoma, 12 mar. (askanews) – L’assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Piemonte ha prorogato al 15 aprile 2024 la scadenza del bando “pacchetto giovani”, che offre aiuti concreti ai giovani piemontesi per avviare l’attività e per investire nell’innovazione aziendale.


L’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa spiega che “visto il grande interesse che sta riscontrando la nuova programmazione dello Sviluppo Rurale, si è ritenuto opportuno concedere una proroga per favorire i giovani agricoltori a predisporre nel miglior modo le domande per questa prima opportunità concessa dal nuovo Csr”. Il bando, aperto a dicembre 2023, ha una copertura finanziaria complessiva di 45 milioni di euro e integra due misure del Complemento di sviluppo rurale 2023-2027 (Csr): investimenti per migliorare la competitività sui mercati delle aziende agricole e accrescere la redditività delle stesse (misura SRD01) e contributi per l’insediamento iniziale dei giovani agricoltori piemontesi (misura SRE01).


Possono partecipare i giovani agricoltori che al momento della presentazione della domanda hanno un’età compresa tra 18 anni (compiuti) e 41 anni (non compiuti) e sono già titolari di una azienda agricola.