Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

La disabilità come possibilità: a Barilla premio Areté per lavoro inclusivo

La disabilità come possibilità: a Barilla premio Areté per lavoro inclusivoMilano, 12 ott. (askanews) – Dalla disabilità alla possibilità. Un percorso interno di comunicazione che Barilla porta avanti dal 2018 per sensibilizzare l’inclusione nel mondo del lavoro e renderlo un luogo più rassicurante e socialmente cooperativo. Ora il progetto ThisAbility è valso all’azienda alimentare di Parma il premio Areté, nella categoria comunicazione interna.   Il premio Areté da 20 anni segnala alla business community e all’opinione pubblica l’efficacia della comunicazione nel rispetto delle regole della responsabilità. Il riconoscimento di quest’anno è stato consegnato durante il Salone della Csr e dell’Innovazione Sociale e ha premiato Barilla per l’impegno nelle attività che dal 2018 segnano questo percorso.   Fin dall’inizio del proprio percorso nella diversity, equity & inclusion, infatti, l’azienda di Parma ha considerato prioritario l’impegno nei confronti della disabilità per superare le barriere fisiche e mentali, promuovere comprensione culturale e consapevolezza delle disabilità visibili e invisibili e garantire l’inclusione nei luoghi di lavoro di persone con abilità diverse.

Al centro di questo percorso ci sono gli employee resource group, gruppi di volontari organizzati, guidati e formati da persone Barilla in tutto il mondo con l’obiettivo di imprimere un cambiamento culturale positivo all’interno dell’azienda e promuovere temi legati alla diversità e alle pari opportunità. Ad oggi ci sono 17 gruppo guidati da dipendenti che coinvolgono attivamente quasi 2.000 persone in numerose iniziative di questo ambito in tutto il mondo. Uno di questi è proprio “ThisAbility”.

Confagricoltura: produzione olio di oliva +20% a 290mila ton.

Confagricoltura: produzione olio di oliva +20% a 290mila ton.Roma, 12 ott. (askanews) – La produzione di olio di oliva italiana nel 2023/24 dovrebbe attestarsi intorno alle 290mila tonnellate, con un aumento del 20% circa rispetto alle 240.000 tonnellate del 2022. Al Centro-Nord si registrano importanti cali produttivi, mentre al Sud la situazione è migliore ma non è comunque omogenea. I prezzi alla produzione restano elevati e si dovrebbero attestare tra 915 euro e 925 euro a quintale. Lo ha detto ad Askanews Walter Placida, presidente della Federazione nazionale di Prodotto olio (Fnp) di Confagricoltura.

Sulla raccolta, ovviamente, ha influito e influirà molto la questione meteorologica, spiega Placida: “potrebbe anche essere leggermente inferiore se non dovesse piovere, mentre se piovesse e facesse un po’ meno caldo le rese potrebbero anche aumentare del 15%-20%”. Al momento, le piogge di settembre “non hanno ancora colmato la disidratazione degli ulivi e ci sono difficoltà in raccolta perchè i frutti sono disidratati e gli alberi sofferenti”. Il dato della produzione italiana, pur se in lieve crescita come previsto anche dalla Commissione europea nell’ultimo rapporto sulle prospettive agricole, si deve leggere nel contesto di un paese che è il principale consumatore di olio di oliva, con 500mila tonnellate annue. “Con una produzione di 290mila tonnellate supereremo di poco il 50% del fabbisogno interno, quindi saremo comunque costretti ad acquistare prodotto sia per il consumo interno sia per le esportazioni”, precisa Placida.

Quanto alle zone di produzione, “si registrano dei cali importanti nelle aree del Centro Nord. Al sud, dove si fa il 90% della produzione totale italiana, la produzione non è omogenea. In Puglia la raccolta va bene, salvo in alcune aree dell’alto Barese – spiega l’esponente di Confagricoltura – dove ci sono stati dei danni da grandine, anche la Calabria ha una buona produzione al Centro Nord, mentre le zone più a Sud hanno meno volumi”. Secondo le stime di Confagricoltura, l’andamento dei prezzi alla produzione sarà quindi tra i 9,15 e i 9,25 euro a litro. Con ovvie ripercussioni a scaffale per i consumatori. “Già oggi sono visibili aumenti a scaffale di circa il 50% rispetto a gennaio e di circa il 60-65% rispetto agli andamenti degli ultimi 5 anni – ha detto Placida – Il rischio di prezzi molto più alti per il consumatore è concreto”.

Aumenti che potrebbero tradursi in un calo degli acquisti, visto che la Commissione Europea già stima una contrazione del 6% per i consumi di olio di oliva e specialmente in Spagna e Italia. “Non tutti posso comprare un litro di olio a 12 o 15 euro, soprattutto perché psicologicamente abituati a comprarlo a 3,70 euro – ha riconosciuto Placida – ma possiamo vedere questa come una occasione: forse così l’olio di oliva italiano potrebbe finalmente uscire fuori dal sistema delle commodity. Produrre un litro di olio ha costi molto elevati e l’olio è un prodotto pregiato. Questa tempesta perfetta potrebbe servire a dargli valore”. “Serve un piano olivicolo nazionale serio che possa rilanciare il settore in modo determinante”, ha quindi aggiunto Placida, sottolineando che “ci sono stati più incontri con il sottosegretario al Masaf La Pietra e pare ci sia la volontà di realizzare un piano olivicolo, che può essere fatto su base nazionale o regionale, visto che le Regioni si possono autodeterminare in questo senso, per aumentare la produttività e salvaguardare le varietà autoctone. Credo, comunque, che oggi ci sia una attenzione del Governo sul tema dell’olio”, ha concluso.

Lollobrigida: bene operazione Nas su vino, difendere la qualità

Lollobrigida: bene operazione Nas su vino, difendere la qualitàRoma, 12 ott. (askanews) – “L’azione di contrasto messa a segno dai Carabinieri del Nas, con il supporto tecnico dell’Ispettorato centrale per la qualità e repressione delle frodi, dimostra che non c’è spazio in Italia per chi vuole operare fuori dalle regole”. Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, sulla campagna di controllo effettuata a settembre nel settore del vino e che ha portato al sequestro di oltre 300.000 litri di prodotto in fermentazione o già trasformato.

“Difendere la qualità garantisce il valore delle produzioni. Ancora una volta viene confermata l’efficacia dei controlli sulle nostre produzioni. Lo Stato è in prima linea per tutelare e difendere i cittadini e i produttori onesti”, ha concluso il ministro.

Ristoratori: da ottobre prezzi menù +5-12% per aumento costi

Ristoratori: da ottobre prezzi menù +5-12% per aumento costiRoma, 12 ott. (askanews) – Da ottobre i prezzi dei menu dei ristoranti aumenteranno del 5-12% perchè i ristoratori non riescono a fare fronte alle “speculazione sui prezzi, con aumenti che sono arrivati fino al 100% in un anno”. É la denuncia di Raffaele Madeo, presidente di TNI Ristoratori Italia, che spiega che, al di là dell’inflazione, dell’aumento dei costi dell’energia e di quelli delle materie prime, “alcuni prodotti, indispensabili nelle cucine dei ristoranti, sono tornati alle stelle, come ad esempio l’olio extravergine di oliva, che, se prima ci costava 5-6 euro al litro, adesso si paga 10-12 euro al litro, dieci volte di più di quanto costi un litro di vino”.

Una situazione critica, dunque, “alla quale si aggiunge la difficoltà di trovare personale in quanto non si trovano lavoratori disponibili a fare gli orari serali e festivi tipici del settore della ristorazione e turistico in genere”. “Più che un problema di stipendi bassi o di contratti non rispettati, cosa della quale siamo stati più volte accusati, è invece il tipo di lavoro di per sé che non è più attrattivo”, sottolinea Madeo. A novembre a Roma ci saranno gli Stati generali della ristorazione. “TNI – annuncia Madeo – sarà presente e porterà al governo le richieste della categoria, a partire da quella che riteniamo la priorità numero uno: la sospensione delle legge Bersani, e dunque il blocco di nuove aperture non solo nei centri storici, come hanno fatto alcune città, tra cui Firenze, ma anche nelle periferie, dove le attività soffrono di più”.

Ue stima produzione olio oliva a 1,5 mln ma disponibilità scarse

Ue stima produzione olio oliva a 1,5 mln ma disponibilità scarseRoma, 12 ott. (askanews) – Scarsa disponibilità, prezzi alti, consumi interni in calo. Il 2023/24 si presenta con un altro anno difficile per l’olio di oliva europeo. Nel complesso, la produzione di olio d’oliva in Unione Europea è stimata a 1,5 milioni di tonnellate: +9% su base annua, ma il 2022/23 si era chiuso con un pesantissimo -39%. E, dato che le scorte iniziali sono basse, la disponibilità di olio potrebbe essere la più bassa degli ultimi anni (-33% sotto la media quinquennale). In questo contesto, ovviamente, la previsione è che i prezzi dell’olio d’oliva rimarranno a livelli elevati nella prossima campagna di commercializzazione.

A dare i numeri di un settore che arranca è la Commissione Europea, nell’ultimo rapporto sulle prospettive agricole. A pesare sulla produzione di olio d’oliva dell’UE nel 2023/24 sono gli eventi meteorologici negativi che si sono verificati nei paesi produttori durante il ciclo di crescita delle olive. Spagna, Portogallo e Grecia hanno sofferto di un primavera estremamente secca e calda. La pioggia poco prima e durante l’estate, seguita da nuove ondate di caldo, non ha migliorato la situazione in Spagna e Portogallo. Un clima che, tra l’altro, favorisce lo sviluppo della mosca dell’olivo e dei parassiti. Di conseguenza, Spagna e Portogallo non riusciranno a raggiungere il pieno potenziale. Oggi il ministero spagnolo dell’Agricoltura ha reso noto che nel paese la produzione 2023/24 sarà pari a 765.300 tonnellate, con una crescita del 15% sul 2022. In Grecia, che è nell’anno di scarica, il calo produttivo previsto è pari a circa il 20%. Solo la produzione italiana potrebbe crescere. Secondo il rapporto della Commissione, un andamento delle importazioni previsto stabile rispetto allo scorso anno potrebbe sostenere l’offerta di olio in Europa, soprattutto grazie ad un raccolto leggermente migliore in Tunisia. Ma nel complesso, visti gli alti prezzi e i volumi ridotti dovuti anche alle basse scorte, è previsto un ulteriore calo delle esportazioni dell’UE (a 540.000 tonnellate, -10%) e dei consumi (-6%) che erano già diminuiti significativamente nel 2022/23.

L’effetto sui prezzi è già evidente: la combinazione di basse giacenze e aspettative di un raccolto inferiore alla media nella campagna 2023/24, stanno facendo raggiungere ai prezzi alla produzione massimi storici in tutte le categorie e in tutti i paesi dell’UE. Ad esempio, a Jaen, la più grande regione produttrice di olio dell’UE, i prezzi hanno raggiunto a fine agosto circa 820 euro a quintale per l’olio extravergine di oliva, euro 760 a quintale per l’olio vergine e 730 euro per l’olio lampante. In tutti i casi, questi prezzi sono quasi 3 volte superiori alla media quinquennale e sono i prezzi più alti di sempre, scrive la Commissione. Il quadro negativo sull’export appariva chiaro già in primavera, si spiega, visto che tra aprile e giugno 2023 le esportazioni mensili di olio dell’UE sono diminuite di circa il 40% rispetto agli stessi mesi del 2022, con un calo complessivo ottobre-giugno di circa il 23%.

Federalimentare: 10 casi di italian sounding ad Anuga ma fenomeno in calo

Federalimentare: 10 casi di italian sounding ad Anuga ma fenomeno in caloMilano, 12 ott. (askanews) – Federalimentare ha verificato dieci casi di italian sounding, riguardanti principalmente la pasta, ad Anuga, fiera di riferimento a livello mondiale per l’agroalimentare conclusasi ieri a Colonia. Un risultato soddisfacente dalla Federazione, che ha constatato un calo di questo fenomeni rispetto alle edizioni precedenti.

Il contrasto al fenomeno dell’italian sounding e alle attività di contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani alla fiera Anuga 2023 si è rivelato pienamente efficace, si legge in una nota. Federalimentare è riuscita a individuare e a denunciare le dieci violazioni, che riguardavano principalmente la commercializzazione e la vendita di pasta. L’analisi, effettuata direttamente in fiera, ha evidenziato che gli alimenti si presentavano ai consumatori con richiami all’italianità, come il tricolore, descrizioni in lingua italiana e altre palesi imitazioni di tipo visivo, fonetico e di etichettatura. Il team di legali ha dunque provveduto a far ritirare i prodotti in questione dalla fiera e ha diffidato le ditte produttrici. “La nostra attività come industria, che produce alimenti e bevande made in Italy, ha da sempre fra le sue prerogative l’impegno a contrastare fenomeni distorsivi del mercato – ha spiegato il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino – Dopo anni di presenza costante della Federazione ad Anuga, con decine e decine di alimenti contraffatti scoperti e rimossi dal mercato, possiamo constatare che in questa edizione il numero di espositori che hanno provato a presentare prodotti alterati al pubblico, si è ridotto significativamente”.

“Quest’anno – ha proseguito Mascarino – abbiamo dato un forte segnale di tutela del nostro made in Italy facendo ritirare dall’esposizione tutti e dieci i casi di italian sounding nel settore della pasta. È inoltre molto significativo che non siano stati riscontrati casi di contraffazione in settori dove in passato il fenomeno era diffuso, come formaggi, salumi, sughi e conserve di pomodoro. Si tratta di un’ottima notizia”. “È comunque evidente – ha concluso Mascarino – che il nostro impegno contro l’italian sounding non si ferma alla Fiera di Anuga. La nostra azione sarà sempre più forte su tutti i mercati europei e internazionali, a tutela degli interessi della nostra industria alimentare e dei consumatori”.

Federalimentare: ad Anuga scoperti 10 casi Italian Sounding

Federalimentare: ad Anuga scoperti 10 casi Italian SoundingRoma, 12 ott. (askanews) – Dieci casi di Italian Sounding, riguardanti prevalentemente la commercializzazione e la vendita di pasta con richiami all’italianità, come il tricolore, descrizioni in lingua italiana e altre palesi imitazioni, sono stati scoperti fra gli stand della fiera internazionale di Anuga, svoltasi a Colonia tra il 7 e l’11 ottobre. Lo rende noto Federalimentare, sottolineano che “il contrasto al fenomeno dell’Italian Sounding e alle attività di contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani alla fiera di Anuga 2023 si è rivelato pienamente efficace”.

Federalimentare, presente in fiera con il Desk Authentic Italian Check Point e coadiuvata dal team Indicam, che si è avvalso della collaborazione dell’Associazione Italian Sounding con la sua task force di legali tedeschi, “è riuscita ad individuare e a denunciare le dieci violazioni” e il team di legali “ha dunque provveduto a far ritirare i prodotti in questione dalla fiera e ha diffidato le ditte produttrici”. “La nostra attività come industria, che produce alimenti e bevande made in Italy, ha da sempre fra le sue prerogative l’impegno a contrastare fenomeni distorsivi del mercato – sottolinea in una nota il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino – Dopo anni di presenza costante della Federazione ad Anuga, con decine e decine di alimenti contraffatti scoperti e rimossi dal mercato, possiamo constatare che in questa edizione il numero di espositori che hanno provato a presentare prodotti alterati al pubblico, si è ridotto significativamente”.

“Quest’anno – ha proseguito Mascarino – abbiamo dato un forte segnale di tutela del nostro made in Italy facendo ritirare dall’esposizione tutti e dieci i casi di Italian Sounding nel settore della pasta. È inoltre molto significativo che non siano stati riscontrati casi di contraffazione in settori dove in passato il fenomeno era diffuso, come formaggi, salumi, sughi e conserve di pomodoro. Si tratta di un’ottima notizia, che premia il grande lavoro svolto negli ultimi anni sul tema da Federalimentare a difesa dei produttori italiani”. Per il presidente di Indicam Mario Peserico, “questo risultato conferma il ruolo operativo di Indicam nella tutela concreta del pregio dell’italianità nei confronti di indebite usurpazioni, grazie al contributo significativo e della competenza tecnica dei professionisti nostri associati”.

Domeni a villaggio Coldiretti di Roma giornata dell’extravergine

Domeni a villaggio Coldiretti di Roma giornata dell’extravergineRoma, 12 ott. (askanews) – Al via domani 13 ottobre la Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino della Coldiretti a Roma, che resterà aperto fino al 15 ottobre: a inaugurarla, la prima spremitura 2023 delle olive appena raccolte dagli alberi del Colosseo, a testimonianza di una tradizione millenaria. L’appuntamento dalle 9 al Circo Massimo.

Alla vigilia del varo della manovra saranno presenti i vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Antonio Tajani oltre al ministro della Salute Orazio Schillaci, dello sport Andrea Abodi e al presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, insieme al segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo e al presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Inoltre, sarà diffuso il report “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine” sulle prime previsioni sulla produzione 2023 e verrà aperta la prima mostra “Uliveti d’Italia” con le diverse varietà di olive diffuse lungo tutta la Penisola, dalla Lombardia alla Sicilia.

Assobirra: no aumento accise, peserebbe su filiera e consumatori

Assobirra: no aumento accise, peserebbe su filiera e consumatoriRoma, 12 ott. (askanews) – Un aumento anche solo di pochi centesimi di euro dell’accisa sulla birra “finirebbe per far male a tutti. Anche al consumatore”. E’ l’allarme lanciato da Assobirra, che oggi ha presentato una analisi di Osservatorio Birra, con il settimo Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys sulla situazione del comparto anche alla luce del possibile aumento delle accise il primo gennaio 2024.

Secondo Assobirra un aumento delle accise “colpirebbe i produttori, già alle prese con costi sempre più insostenibili, ridurrebbe i margini degli esercenti, e ricadrebbe anche sul consumatore, perché verrebbe anche gravata dall’IVA. Infatti, in una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 in offerta, il formato più venduto in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita”. Inoltre, prosegue Assobirra anche lo Stato guadagnerebbe di meno perché ” birra è l’unica bevanda da pasto gravata da accise, e in passato lo Stato, quando ha abbassato l’accisa sulla birra, ha incassato di più: +27% di entrate erariali nel 2017-2019 rispetto al triennio precedente, che aveva visto gli aumenti di questa tassa. Inoltre, con una minor pressione fiscale i produttori sono stati in grado di fare investimenti, lanciare nuovi prodotti, generando crescita e quindi gettito.

Secondo Osservatorio Birra, una riduzione delle accise potrebbe invece alleggerire la pressione inflattiva per i consumatori e aumentare la competitività della filiera brassicola nazionale. Dopo un 2022 in ripresa, il primo semestre 2023 vede una inversione di tendenza e registra, per la prima volta dopo 2 anni, un calo del valore condiviso di circa il -3%, pari a circa 120 milioni di euro. Se la crisi del comparto si approfondisse, ricorda Assobirra, ne risentirebbe una filiera che dà lavoro a 103mila famiglie e paga allo stato più di 4 miliardi di euro di contribuzione fiscale. La fotografia di Osservatorio Birra e Althesys viene scattata attraverso il valore condiviso, calcolato analizzando tutte le fasi della filiera della birra, gli effetti diretti delle attività dell’industria birraria nazionale, quelli indiretti e indotti.

Per Bitto 2023 positivo: stimate 16mila forme, Casera in linea con 2022

Per Bitto 2023 positivo: stimate 16mila forme, Casera in linea con 2022Milano, 11 ott. (askanews) – Il 2023 si annuncia come un’annata positiva per il Bitto, com 16mila forme pronte per essere marchiate. Per l’altra Dop valtellinese, quella del casera, la produzione di quest’anno invece sarà in linea con il 2022. A tracciare il quadro della produzione casearia 2023 è il presidente del Consorzio di tutela del Bitto e del Casera Dop, Marco Deghi, in occasione della 116esima edizione della mostra del Bitto in programma a Morbegno, sabato 14 e domenica 15 ottobre prossimi.

“Una stagione alquanto positiva, quella 2023 – afferma Deghi – che ha coinvolto nel carico degli alpeggi quasi 50 produttori di Bitto, circa 3.000 bovine da latte, oltre 300 capre e 10 stagionatori. Quest’anno ci sarà un’ottima qualità del formaggio: merito delle temperature più miti rispetto allo scorso anno, che hanno permesso di mantenere nei formaggi i tipici sentori dei prati dell’alpeggio, ma anche del piano di valorizzazione del Bitto, grazie alla presenza di supporto tecnico a disposizione dei nostri soci direttamente in alpeggio e al monitoraggio di Aral. Attualmente stimiamo una produzione di circa 16mila forme, che dovranno passare i controlli di qualità previsti da disciplinare prima di essere marchiate. Si tratta chiaramente di dati provvisori, anche in considerazione del fatto che lo scarico definitivo degli alpeggi per alcuni è avvenuto meno di due settimane fa”. Sostanzialmente stabile, invece, la produzione del Valtellina Casera. “Nel primo semestre 2023 le forme marchiate si attestano a 102.560, in lieve flessione, nell’ordine dell’1%, sullo stesso periodo 2022” spiega Deghi che non si dice preoccupato: “Considerando che nel periodo autunnale le vendite sono sempre più sostenute, si conta di chiudere l’anno con risultati positivi sia per la produzione che per le vendite”.

In occasione della mostra del Bitto il Consorzio di tutela formaggi Valtellina Casera e Bitto Dop organizza anche un concorso che in questa edizione vedrà la partecipazione di circa cento produzioni, selezionate da una commissione di 25 giurati. Una occasione anche per scoprire tutto ciò che ruota attorno al mondo del Bitto e degli alpeggi, in compagnia di produttori, assaggiatori ed esperti. Due le masterclass organizzate dal consorzio il 14 ottobre per provare i formaggi vincitori del concorso e numerose le degustazioni e le attività che vedono protagoniste le produzioni casearie simbolo della Valtellina.