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Barilla: nel 2023 investiti 230 mln per innovare prodotti e processi

Barilla: nel 2023 investiti 230 mln per innovare prodotti e processiMilano, 5 giu. (askanews) – Nel 2023 Barilla ha investito 230 milioni di euro per innovare i suoi prodotti e i processi. Di questi 45 milioni di euro sono stati dedicati a ricerca e sviluppo. Ha inoltre proseguito col miglioramento del profilo nutrizionale dei propri prodotti, con 16 nuovi lanci nello scorso anno riducendo anche le emissioni di CO2eq, il consumo di energia e acqua tramite filiere sostenibili e packaging pensati per il riciclo. Sul fronte della sostenibilità sociale, ha donato 3,2 milioni di euro e oltre 3.200 tonnellate di prodotti e adottato una nuova policy per il congedo parentale per i suoi 9mila dipendenti. Sono questi i principali dati emersi dall’ultimo rapporto di sostenibilità del gruppo di Parma diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente.


Questa strategia ha portato l’azienda a chiudere il 2023 con un fatturato di gruppo di 4,87 miliardi di euro, con una lieve crescita del 4% sul 2022 e un Ebitda margin al 10%, in linea l’esercizio precedente. Secondo quanto riporta Italia Oggi, lo scorso anno Barilla ha visto l’utile netto salire a 284 milioni il 23% in più rispetto a 12 mesi prima, e l’azzeramento del debito. “Oggi più che mai, quando discutiamo sul gusto, sulla nutrizione, sulla sicurezza alimentare, sull’ambiente, sull’accessibilità, sulle persone, sulla comunicazione, sul futuro, sia che si tratti di uno spaghetto, un biscotto, un pane o un sugo, stiamo parlando della qualità dei nostri prodotti, il cuore del nostro mestiere, del nostro modo di agire e del valore delle nostre Marche – affermano Guido, Luca e Paolo Barilla nella lettera introduttiva al Rapporto di sostenibilità 2023 – Siamo consapevoli di quanto la strada sia lunga e complessa, ma grazie all’impegno e alla passione di tutte le persone Barilla, siamo pronti ad affrontare le sfide che ci attendono e a tracciare il nostro percorso verso il futuro”.


Dietro i 16 nuovi prodotti immessi sul mercato nel 2023 (senza zuccheri aggiunti, ricchi di fibra, integrali, con legumi, frutta secca o monoporzionati) c’è l’investimento di 45 milioni di euro in ricerca e sviluppo e la progettazione di un nuovo polo R&D a Parma che, dal 2025, guiderà l’innovazione per le strategie future del gruppo. Il 2023 è stato un anno chiave anche per lo sviluppo di progetti di agricoltura sostenibile e rigenerativa. Il totale delle materie prime strategiche (grano duro, grano tenero, segale, pomodoro, basilico, cacao e olii vegetali) acquistate responsabilmente è stato pari al 67%. Sono più di 8000 le aziende coinvolte. Nei 30 siti produttivi (15 in Italia e 15 all’estero con l’inaugurazione, a settembre 2023, del plant di Pasta Evangelists, la più grande fabbrica di pasta e sughi del Regno Unito) Barilla nel 2023 ha prodotto circa 2 milioni di tonnellate di cibo. Rispetto al 2010, calano del 28% le emissioni di gas a effetto serra e del 21% i consumi idrici per tonnellata di prodotto finito, mentre il 62% dell’energia elettrica (il 100% per i prodotti da forno di Mulino Bianco, Wasa, GranCereale e Pan di Stelle e per i Pesti Barilla) proviene da fonti rinnovabili. Infine, in Italia, il 100% delle confezioni è disegnato per il riciclo, utilizzando esclusivamente carta e cartone provenienti da foreste gestite in modo responsabile.

Dal 13 al 16 giugno a Palermo festival delle birre artigianali

Dal 13 al 16 giugno a Palermo festival delle birre artigianaliRoma, 5 giu. (askanews) – Quattro giorni di festival, il ritorno a in via Maqueda, duecento tipologie di birra di venticinque birrifici in degustazione.Torna dal 13 giugno a domenica 16 giugno “Beer Bubbles”, il festival delle birre artigianali, inserita nell’ambito della rassegna di cinque eventi ‘Rinasce Via Maqueda’ che animerà, da giugno a dicembre, ‘Maqueda Città’, il tratto di strada che va dai Quattro Canti alla stazione centrale di Palermo.


Per 4 giorni, dalle 17 alle 2, per la strada tantissime spine con i maestri birrai che vengono dalla Sicilia e dall’Italia, saranno pronti a spillare fiumi di birra. Tra i birrai tante piccole chicche quest’anno, non mancherà l’azienda storica “Croce di Malto” di Trecate (Novara), dal profondo Nord Italia arriva “Manerba”, omonima birreria e fabbrica di birra artigianale del lago del Garda, e anche la “Balabiott” di Domodossola, la “Noiz” di Santarcangelo di Romagna (Rimini) e “Bellazzi” di Lazzaro di Savena (Bologna). Mentre il più a Nord è “Monpiër de Gherdëina” di Bolzano. Al festival ci sarà anche “Pasì”, progetto tutto al femminile di Vittoria (Ragusa). Una delle realtà siciliane, insieme a “Ballarak”, “Bruno Ribadì”, “Brassicula” ed “Epica”, per quantità di produzione il più grande birrificio dell’Isola. Dalla provincia di Lecce arriverà la “Birra Salento”.

Federpesca: di ampio respiro interventi previsti in Piano Mare

Federpesca: di ampio respiro interventi previsti in Piano MareRoma, 5 giu. (askanews) – E’ stato il lavoro marittimo l’argomento di discussione della audizione di diverse realtà del settore dell’economia blu italiana ieri, 4 giugno, al ministero per la Protezione civile e le politiche del mare. Tra gli altri, è stata audita anche Federpesca, che ha riconosciuto come gli interventi previsti dal Piano del Mare siano di ampio respiro, trasversali, come l’attenzione della riforma dei titoli professionali, del collocamento e della formazione.


“Sarebbe importante, in tali ambiti – ha spiegato Federpesca – prevedere la costituzione di tavoli permanenti per consentire un valido confronto tra istituzioni e parti sociali sulle concrete esigenze del settore marittimo, anche ai fini di un aggiornamento della normativa”. Federpesca ritiene anche essenziale “far rientrare il lavoro della pesca tra quelli particolarmente usuranti, garantendo dunque anche l’accesso alla pensione anticipata” visto che questa attività è stata riconosciuta dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) tra quelle più pericolose al mondo.


Riguardo al sostegno al reddito dei lavoratori della pesca, Federpesca chiede di procedere alla pubblicazione del decreto attuativo che consentirebbe il trattamento economico della CISOA agricola anche per periodi diversi da quelli di sospensione dell’attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio. Allo stesso tempo, chiede cdi includere tutte le ipotesi di sospensione dell’attività derivanti da provvedimenti delle autorità – come il “fermo obbligatorio” delle attività di pesca – che altrimenti renderebbe lo strumento della CISOA privo di concreta utilità per il settore. Infine, per far fronte alle sfide del ricambio generazionale e alla sempre più evidente mancanza di manodopera alle nostre imprese, Federpesca richiede di semplificare le procedure di imbarco dei marittimi stranieri, per agevolare il loro ingresso, imbarco su navi da pesca e ottenimento dei titoli professionali marittimi per la pesca professionale.

Giornata ambiente, Coldiretti: 28% Italia rischia desertificazione

Giornata ambiente, Coldiretti: 28% Italia rischia desertificazioneRoma, 5 giu. (askanews) – Oltre un quarto del territorio italiano (28%) è a rischio degrado e desertificazione, tra il calo della disponibilità di acqua e gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, come dimostrano i 908 eventi estremi che si sono abbattuti sull’Italia nei primi cinque mesi del 2024. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Ispra e Eswd diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che si celebra oggi, 5 giugno.


Lo scorso anno la disponibilità idrica del Paese è diminuita del 18% secondo Ispra e l’effetto si è fatto sentire soprattutto nelle regioni del Sud, dove il 2024 è stato sinora caratterizzato da una gravissima siccità con l’emergenza più grave che interessa la Sicilia. Ma problemi di siccità si sono registrati anche in Sardegna, Puglia, Basilicata con effetti devastanti in particolare sulla produzione di grano. A peggiorare le cose il fatto che il primo quadrimestre del 2024 è stato il più caldo di sempre, con una temperatura di 1,84 gradi superiore alla media storica, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. Al caldo anomalo si alternano violente ondate di maltempo, che nelle ultime settimane hanno colpito soprattutto nel Nord Italia. Degli oltre novecento eventi estremi quasi la metà (417) è rappresentata da nubifragi, ma ci sono state anche 132 grandinate e ben 69 tornado. “L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre – ricorda Coldiretti – vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm ma servono anche investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno”.

Federbio: biologico alleato degli ecosistemi ambientali

Federbio: biologico alleato degli ecosistemi ambientaliRoma, 4 giu. (askanews) – La rigenerazione dei terreni agricoli come risorsa essenziale per affrontare gli effetti della crisi climatica e arginare fenomeni di degrado estremo. In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che quest’anno si focalizza sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità con lo slogan “La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration”, FederBio pone l’accento sull’importanza della transizione agroecologica per preservare la fertilità dei terreni e il patrimonio ambientale per le generazioni future.


Secondo i dati dell’Ispra, l’Italia ha toccato nel 2022 il minimo storico di disponibilità idrica degli ultimi 30 anni. Un effetto legato al calo delle precipitazioni, aggravato dall’aumento del valore delle temperature e dell’evapotraspirazione. Gli impatti di questi fenomeni atmosferici avversi sempre più rilevanti si riflettono, in particolare, nel settore agricolo. Un aiuto concreto arriva dall’agricoltura biologica che, con le sue pratiche rispettose dell’ambiente, può contribuire significativamente a migliorare la resilienza dei terreni agricoli alla siccità. Aumentando la quantità di materia organica nel suolo, le pratiche agronomiche biologiche sono, infatti, in grado di trattenere maggiori quantitativi d’acqua rendendoli poi disponibili durante i periodi di siccità. Inoltre, contribuiscono a ridurre l’erosione del suolo, proteggendo lo strato superiore, essenziale per immagazzinare e trattenere l’acqua, mentre l’incremento di biodiversità, favorito dall’eliminazione della chimica di sintesi, aiuta a creare un ecosistema in grado di mitigare gli stress climatici.


Lo studio “Farming Systems Trial” del Rodale Institute in Pennsylvania, un’analisi comparativa tra agricoltura biologica e convenzionale che dura da oltre 40 anni, attesta la maggior resilienza della bioagricoltura. I risultati della ricerca dimostrano, infatti, come in periodi di siccità le produzioni biologiche abbiano avuto un potenziale di resa fino al 31% superiore rispetto a quelle convenzionali. Questo deriva anche dall’elevata capacità dei terreni coltivati con metodo biologico di sequestrare carbonio organico che, migliorando la struttura del suolo, consente di trattenere e filtrare l’acqua, garantendo una preziosa riserva idrica per i periodi di scarsità. “Siccità e alluvioni stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura, inoltre molti dei nostri terreni sono sempre più vicini alla desertificazione – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – Il cambiamento climatico e le attività antropiche continuano ad esercitare una pressione senza precedenti, mettendo a rischio la stabilità degli ecosistemi e rendendo sempre più evidente che senza rispetto per l’ambiente non c’è futuro. È dunque estremamente importante – conclude Mammuccini – agire subito per ripristinare gli habitat degradati e la fertilità del suolo. Come dimostrano studi autorevoli, l’agricoltura biologica rappresenta un prezioso alleato per la rigenerazione dei terreni e per contrastare gli impatti climatici”.

Prezzi latte in Italia e Ue stimati in crescita fino ottobre

Prezzi latte in Italia e Ue stimati in crescita fino ottobreRoma, 4 giu. (askanews) – Prezzo del latte sostenuto e in leggero aumento tra maggio e ottobre in Italia e in Ue grazie a una domanda mondiale vivace, in particolare per quanto riguarda i formaggi, il burro e la panna. Lo prevede l’Osservatorio di Clal.it, punto di riferimento per il comparto lattiero caseario e partner di Fieragricola di Verona.


Sul fronte dei prezzi nel settore lattiero caseario, per l’Italia con valori del latte alla stalla intorno ai 51,50 €/100 kg lo scenario può definirsi mediamente positivo, anche in chiave di remunerazione delle aziende zootecniche. Tutto ciò grazie a costi della razione alimentare in parte in flessione, “con i prezzi della soia e della farina di soia che dovrebbero diminuire nei prossimi mesi, mentre i listini del mais potrebbero segnare una tendenza rialzista”, come ha spiegato Ester Venturelli di Clal e ad un mercato positivo del Grana Padano anche in chiave di export (+22,67% le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano nei primi due mesi del 2024). Per l’export di formaggi italiani, la crescita delle vendite in volume è stata costante dagli anni Novanta, con un’accelerazione del 67% fra il 2023 e il 2015, anno in cui è stato abolito il regime delle quote latte. Anche in Ue-27 l’export di formaggi vola: +6,6% nei primi due mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023. “Restano le incognite legate all’andamento energetico, fortemente connesse allo scenario geopolitico, tuttora instabile a causa della guerra in Ucraina, delle tensioni in Medio Oriente e nello stretto di Hormuz e, in proiezione futura, al possibile ricorso ai dazi come misura protezionistica, elemento che potrebbe complicare l’export agroalimentare”, aggiunge Alberto Lancellotti, analista di Clal.


Un altro elemento che potrebbe complicare il quadro concerne i cambiamenti climatici. Secondo le elaborazioni di Clal, le produzioni di latte dei principali Paesi esportatori a livello mondiale “dovrebbero leggermente aumentare dello 0,39% nel periodo compreso fra aprile e settembre 2024, con una crescita superiore in Unione europea, nell’ordine del +0,44%, trascinata nel Vecchio Continente da Francia, Germania, Polonia, ma anche Italia”, prevede Mirco De Vincenzi di Clal. Se si può parlare dunque di segnali positivi per gli oltre 22.600 allevamenti da latte italiani: con una mandria di 2,62 milioni di capi, la nuova geografia delle produzioni che si sta delineando sulla Penisola potrebbe avere effetti in parte destabilizzanti sul mercato del latte spot. Se fra gennaio e febbraio di quest’anno le consegne di latte in Italia sono salite dello 0,7% a 2.193.505 tonnellate, il Nord ha segnato un’accelerazione dell’1,6%, mentre il Centro e il Sud-Isole hanno perso rispettivamente il -4,8% e il -4,7% tendenziale. “In termini concreti significa che al Centro-Sud mancano circa 50 cisterne di latte alla settimana rispetto alla domanda 2023, che vengono acquistate dal Nord Italia, innescando rialzi sul mercato del latte spot”. Lo conferma il balzo (+6,32%) segnato in Borsa merci a Verona dal latte spot lo scorso 20 maggio rispetto alla quotazione della settimana precedente, che ha raggiunto i 50,50 €/100 chilogrammi.

Coldiretti: per cementificazione persi 2 terreni agricoli a giorno

Coldiretti: per cementificazione persi 2 terreni agricoli a giornoRoma, 4 giu. (askanews) – In Italia la cementificazione fa sparire due terreni agricoli al giorno, mettendo in pericolo non solo la produzione alimentare, ma anche la stabilità del territorio, a rischio dissesto e desertificazione e con le coperture artificiali che rendono sempre più devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici.


E’ questa la fotografia di Coldiretti, fatta elaborando dati Ispra, alla vigilia della Giornata mondiale dell’ambiente che si celebra il 5 giugno. Secondo il rapporto 2023 dell’Ispra, sono scomparsi nell’ultimo anno 76,8 chilometri quadrati di suolo fertile, alla velocità di 2,4 metri quadri al secondo. La regione con il maggior consumo di suolo è la Lombardia, seguita da Veneto e Campania. La sottrazione di terreni fertili diventa un problema serio anche dal punto di vista alimentare, tanto che si calcola che il consumo di suolo “bruci” cibo per un valore di un miliardo di euro all’anno. Inoltre, si stanno allontanando anche i contadini dai territori, che diventano così sempre più a rischio dissesto. Il risultato è che oltre 9 comuni su 10 in Italia hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni, aggravati dagli effetti del cambiamento climatico, in base all’ultimo rapporto Ispra.


Anche in questa ottica, ricorda Coldiretti, è importante lo stop al fotovoltaico selvaggio venuto dal recente Dl Agricoltura approvato dal Governo. “Negli ultimi anni a livello europeo si è alimentata una visione ideologica e irrealistica – sottolinea Coldiretti in una nota – che metteva in contrapposizione agricoltura e ambiente quando, invece, è proprio la presenza delle aziende agricole a garantire una costante tutela del territorio dai pericoli legati al dissesto come agli incendi”. “E’ essenziale in tale ottica accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che – conclude Coldiretti – potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia, consentendo ancora una volta al nostro Paese di fare da apripista in Europa, come già accaduto per la carne sintetica e l’etichetta d’origine”.

Mercati all’ingrosso: in Italia sono 137 ma serve riforma sistema

Mercati all’ingrosso: in Italia sono 137 ma serve riforma sistemaRoma, 4 giu. (askanews) – La rete dei mercati all’ingrosso in Italia è un asset strategico per una filiera agroalimentare più efficiente e più equa, ma serve una riforma del sistema che porti ad vere mercati più grandi con maggiore sinergia e visione. E’ quanto emerge dalla indagine “I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare” condotta da Ismea presso il network di riferimento di Italmercati, partner dell’iniziativa.


In Italia operano 137 strutture, un numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia, da cui transitano circa il 50% dell’offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni. Quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi Ue. Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso, come emerge dal Rapporto presentato oggi al Cnel, è una realtà molto composita e frammentata, dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare. “In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione, – ha commentato il direttore generale di Ismea Maria Chiara Zaganelli – i mercati all’ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l’anello strutturalmente più debole. Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso”


Lo studio di Ismea presso il network di Italmercati, costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane, quantifica un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge la ragguardevole cifra di 11 miliardi se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, con il coinvolgimento quotidiano di 26 mila addetti.

In Italia spreco alimentare genera 2% emissioni nazionali CO2

In Italia spreco alimentare genera 2% emissioni nazionali CO2Roma, 4 giu. (askanews) – Le emissioni CO2 sono legate anche allo spreco alimentare: un’equazione confermata dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher International che, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, diffonde oggi la campagna Spreco Zero. A fronte del peso settimanale medio di cibo sprecato e pari a 566,3 grammi pro capite, vale 2,51 Kg la CO2 equivalente prodotta. Un calcolo che, per lo spreco annuale pro capite di 30 Kg circa porta alla quantità di 130,52 Kg di CO2 equivalente, ovvero la stessa emissione che produce un’auto di media cilindrata per percorrere un tratto di strada di 1100 Km.


Lo spreco domestico italiano produce quindi ogni anno ben 7,8 milioni di tonnellate CO2 equivalente, ovvero circa il 2% delle emissioni nazionali. Alla luce del protocollo di Kyoto, che prevedeva la riduzione del 3% delle emissioni nazionali, è evidente che diminuendo lo spreco alimentare saremmo già a buon punto in questa direzione. Il rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market/Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna, fotografa uno spreco pro capite di circa 30 kg di cibo all’anno, al costo di 290 euro annui a famiglia, quindi oltre 7 miliardi e mezzo a livello nazionale per il cibo gettato nelle case e 13,5 miliardi nell’impatto sull’intera filiera agroalimentare italiana.


L’impronta idrica del solo spreco alimentare domestico in Italia incide per 151,469 miliardi di litri d’acqua, una rappresentazione in bottiglie d’acqua da mezzo litro metterebbe in fila ben 302.938 miliardi di bottiglie, che equivalgono a oltre 4 volte il giro del nostro pianeta.

Sbarca in Sardegna progetto valorizzazione salicoltura di Confagri

Sbarca in Sardegna progetto valorizzazione salicoltura di ConfagriRoma, 4 giu. (askanews) – È stato presentato questa mattina, nelle Antiche officine della Salina Conti Vecchi di Macchiareddu ad Assemini (CA), il progetto di valorizzazione nazionale della salicoltura “L’agricoltura coltiva il sale”, elaborato da Confagricoltura e Saline marine italiane. A fare gli onori di casa il presidente di Confagricoltura Sardegna e neoeletto in Giunta nazionale, Paolo Mele, che ha accolto il direttore generale dell’organizzazione di categoria, Annamaria Barrile, e quindi la presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Alessandra Todde, intervenute a inizio lavori.


Il 27 settembre 2023, a Roma, è nato il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato la loro collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino. Primo obiettivo: dimostrare che la coltivazione del sale marino è assimilata all’attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. L’obiettivo finale è quello di definire una legge che fissi i criteri normativi per assimilare la salicoltura marina con l’attività agricola. Tra i firmatari del progetto, oltre a Confagricoltura, ci sono le società di gestione delle Saline di mare italiane Atisale Spa (Puglia e Sardegna); Sosalt Spa e Isola Longa in Sicilia; Saline Ing. Luigi Conti Vecchi in Sardegna; Parco della Salina di Cervia in Emilia-Romagna. Come sostenitori partecipano inoltre le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa e Isola di Calcara.


“Le saline di mare costituiscono un forte richiamo turistico. Avvicinando la salicotura marina all’attività agricola si avrebbe una sinergia tra i due comparti che sicuramente porterebbe ad una valorizzazione turistica, aumentando il legame tra territorio e prodotti agroalimentari, a favore dell’economia del Paese”, ha detto il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile. “Su questa linea Confagricoltura – ha aggiunto Barrile – ha recentemente istituito il ‘Gruppo di lavoro Mare’ proprio partendo dalla volontà di voler coinvolgere maggiormente i rappresentanti della salicoltura marina e considerando che la blue economy è un comparto sul quale da diversi anni l’Europa e l’Italia stanno prestando molta attenzione. L’Italia, infatti, si colloca al terzo posto per contributo alla formazione del valore aggiunto del settore in ambito europeo”.