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Al via progetto “In viaggio con i Cantuccini Toscani Igp”

Al via progetto “In viaggio con i Cantuccini Toscani Igp”Roma, 30 ott. (askanews) – Cantuccini Toscani IGP e consumatori: nasce un filo diretto. E’ questo l’obiettivo del progetto “In viaggio con i Cantuccini Toscani IGP” che è stato presentato oggi dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi e dal presidente di Assocantuccini Daniele Scapigliati. Finanziato dalla Regione con il bando europeo SRG010 per la promozione dei prodotti dei Consorzi, il progetto vuole promuovere l’Indicazione Geografica Protetta in Italia dei Cantuccini Toscani, consolidarne la conoscenza in Toscana e presentare il prodotto a una fiera internazionale come TuttoFood nel 2025.


Tra il 2024 e l’inizio del 2026 il Consorzio con i suoi 21 produttori consorziati di tutta la Toscana investirà 100.000 euro per finanziare un percorso a doppio senso tra i Cantuccini Toscani e i consumatori. In pratica Assocantuccini fornirà una serie di ricette destinate a coinvolgere il pubblico. La creazione delle ricette è affidata a Luisanna Messeri. Accanto alle ricette ci saranno delle cartoline quelle che Assocantuccini potrà ricevere dai consumatori che si trovano in viaggio: fotografie di Cantuccini in primo piano con sullo sfondo un monumento o un elemento architettonico o una componente paesaggistica iconici, associabili a una località italiana o estera. Le migliori saranno pubblicate sui social e sulla stampa.


“Stiamo parlando di un prodotto alimentare identitario della nostra regione – ha detto la vicepresidente Stefania Saccardi – che ha visto nel tempo e soprattutto in questo ultimo periodo un grande impegno di tutti i protagonisti, pubblici e privati. Con l’ottenimento dell’indicazione geografica tipica i Cantuccini Toscani hanno conquistato una maggiore tutela e devono adesso aspirare a un’adeguata promozione sia in Italia che all’estero”. Il progetto “In viaggio con i Cantuccini Toscani IGP”, avviato a marzo 2024 con la predisposizione della nuova cartellonistica, si concluderà a febbraio 2026.

Cdp VC, Granarolo, Sud speed up investono 1,35 mln nella startup Waxy

Cdp VC, Granarolo, Sud speed up investono 1,35 mln nella startup WaxyMilano, 30 ott. (askanews) – La startup Waxy ha chiuso un round di finanziamento da 1,35 milioni di euro per lo sviluppo di un sistema per garantire la sicurezza alimentare dei prodotti preservando le caratteristiche compositive, organolettiche e funzionali dei liquidi alimentari e garantendo un risparmio in termini di consumi energetici e di consumo di acqua. Cdp Venture Capital, Granarolo e Sud Speed Up sono gli investitori.


Operativa dal 2021 anche come società benefit, Waxy si è distinta nello sviluppo di sistemi atti a ridurre la quantità di acqua utilizzata nel processo di pastorizzazione nell’industria alimentare, lavorando su sistemi che consentano un consumo di acqua inferiore del 90% rispetto al metodo di pastorizzazione convenzionale e sviluppando sistemi che consentano nello stesso tempo di ottenere un risparmio energetico di almeno il 20% durante il processo di sanificazione dell’alimento. Waxy è il primo spin-off italiano partecipato da due atenei, l’Università di Milano e la Sapienza di Roma. Obiettivo dei prossimi mesi per la start-up sarà di scalare questo sistema sul maggior numero possibile di matrici alimentari, di fluidi alimentari (salamoie, liquidi di governo dei prodotti lattiero caseari e così via) e di liquidi utilizzati o utilizzabili nella tecnologia alimentare, nell’ingredientistica e nell’integratoristica.


“Siamo soddisfatti di avere raggiunto questo risultato con Cdp Venture Capital, con Granarolo e con Sud speed up; per la nostra realtà è un risultato che consolida il lavoro di ricerca e di innovazione fatto negli anni scorsi e che consideriamo come un punto di partenza per lo sviluppo di questa tecnologia e la crescita della società – affermano Mauro Fontana e Massimo Revello, componenti del board scientifico e amministrativo di Waxy. I fondi raccolti verranno investiti per accelerare la produzione e l’offerta del sistema e per renderlo disponibile a tutte le realtà produttive interessate, dalla piccola azienda agricola con annesso laboratorio, caseificio o agrigelaterie, fino alle industrie multinazionali, per favorire nuove assunzioni e per internazionalizzare l’azienda.

Individuato in Georgia un acaro pericoloso per le api

Individuato in Georgia un acaro pericoloso per le apiRoma, 30 ott. (askanews) – Potrebbe arrivare ancora dall’Asia la nuova minaccia per le api, la cui salute è già messa a dura prova dalla globalizzazione, dall’effetto dei cambiamenti climatici e dell’abuso di fitofarmaci. Si tratta dell’acaro Tropilaelaps mercedesae, un ectoparassita che vive cioè sulla superficie esterna dell’ospite originario delle api mellifere asiatiche giganti (Apis dorsata, A. breviligula e A. laboriosa), ma che sta provocando effetti negativi anche sulle colonie di api mellifere occidentali (Apis mellifera).


Dopo il ritrovamento in Russia, l’acaro è adesso segnalato per la prima volta in Georgia, confermando la sua espansione geografica. È quanto emerge dallo studio “First Report on Tropilaelaps mercedesae Presence in Georgia: The Mite is Heading Westward!” (Primo rapporto sulla presenza di Tropilaelaps mercedesae in Georgia: l’acaro si sta dirigendo verso ovest!), pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Apicultural Science, realizzato dall”Istituto di Entomologia dell’Università di Agraria della Georgia anche grazie al contributo del Crea Agricoltura e Ambiente.


Sono state condotte ispezioni e analisi sui campioni di covata in sette colonie di api mellifere provenienti da tre apiari diversi. Considerati il ciclo vitale, la biologia e la velocità di riproduzione, c’è molta preoccupazione per la diffusione di questo acaro in Europa, soprattutto perché l’aumento delle temperature medie annue e i cambiamenti climatici, che prolungano l’allevamento della covata, favoriscono il potenziale insediamento di popolazioni in altre regioni.

A Bari la pizza Margherita con migliore rapporto prezzo-qualità

A Bari la pizza Margherita con migliore rapporto prezzo-qualitàRoma, 30 ott. (askanews) – A Bari è possibile gustare una pizza Margherita di alta qualità per soli 5,70 euro in media. A Milano, invece, si trova la Margherita più costosa del Paese. La pizza di Napoli? Una garanzia di tradizione, con qualche sorpresa. Sono i risultati del National Pizza Index lanciato da Omio, la piattaforma di prenotazione di viaggi per treni, autobus, aerei e traghetti, che ha appena pubblicato uno studio completo che analizza 100 ristoranti e pizzerie di spicco in 20 delle più grandi città italiane, concentrandosi sull’iconica pizza Margherita.


Bari si guadagna a pieno titolo il primo posto nel National Pizza Index: non solo offre la pizza Margherita più economica d’Italia, ma è anche la città con le pizzerie più apprezzate dai clienti. Con un costo medio di soli 5,70 euro e recensioni brillanti, con un punteggio medio di 4,56 stelle su 5, la città si conferma una destinazione imperdibile per i buongustai. Tra le più apprezzate le pizzerie veneziane, con una media di 4,42 stelle. I turisti, spesso con poco tempo per scoprire l’intero Paese, possono qui gustare una pizza indimenticabile, assaporando un pezzetto d’Italia in un contesto unico al mondo.


Essendo la culla della pizza, Napoli non può deludere. Qui, una Margherita costa in media 7,88 euro, leggermente sopra la media nazionale, ma rappresenta un investimento sicuro per chi cerca il sapore autentico. Con un rating medio di 4,44 stelle, le pizzerie napoletane uniscono tradizione e un pizzico di innovazione, offrendo a residenti e turisti un’esperienza che fonde passato e presente, morso dopo morso. Milano si fa notare per la pizza più costosa del Paese, con una media di 9,28 euro per una Margherita. Nonostante i prezzi da capogiro, le pizzerie milanesi registrano un punteggio medio di 4,22 stelle, segno che, anche in un contesto così esclusivo, la ricerca della pizza perfetta può richiedere un pizzico di fortuna.

Missione in Tunisia e Perù per Macfrut in vista edizione 2025

Missione in Tunisia e Perù per Macfrut in vista edizione 2025Roma, 30 ott. (askanews) – Missione internazionale in due Continenti per Macfrut, la fiera della filiera internazionale dell’ortofrutta in programma al Rimini Expo Centre da martedì 6 a giovedì 8 maggio 2025.


La prima ha interessato la Tunisia ed ha visto incontri con operatori, organizzazioni di produttori e istituzioni insieme ad Apia Tunisia l’ente che sostiene le imprese tunisine nella partecipazione alle fiere internazionali. A prendere parte alla missione il Presidente di Macfrut, Renzo Piraccini, e la Responsabile dell’ufficio estero Valentina Piraccini. Apia ha garantito il supporto alla partecipazione dello Stato nordafricano alla prossima edizione della manifestazione, in continuità con un percorso che già nella scorsa edizione aveva visto la Tunisia in fiera. Nei giorni scorsi la responsabile dell’Ufficio estero, Valentina Piraccini, ha preso parte anche a una missione in Perù. Paese tra i più dinamici nel panorama ortofrutticolo del Sudamerica, la visita ha visto una presentazione di Macfrut 2025 a cui hanno partecipato i maggiori operatori peruviani oltre alle istituzioni del settore. All’evento ha preso parte anche il Consorzio Cermac con alcune imprese italiane associate, presentando le novità tecnologiche del settore.


Nel corso della missione è stata organizzata anche una visita all’università di Piura in occasione dell’evento del centro dimostrativo di IILA (organizzazione italo latino-americana). L’incontro rinsalda il legame tra Macfrut e il Perù, Paese che da anni partecipa alla manifestazione, protagonista in particolare nell’edizione 2016 quando era stato Paese partner di quell’edizione.

Fedagripesca Toscana: resa olive ai minimi storici

Fedagripesca Toscana: resa olive ai minimi storiciRoma, 30 ott. (askanews) – Resa delle olive ai minimi storici in Toscana, dove la raccolta delle olive inizia con molte difficoltà: l’andamento climatico è sotto accusa, perché le piante sono cariche di olive che hanno tirato su tanta acqua e la resa al frantoio si è abbassata notevolmente. Quest’anno 100 chili di olive stanno rendendo dai 6 ai 10 litri d’olio, mentre di solito rendono dai 12 ai 16 litri. “Il rischio è di avere tante olive e poco olio, e non c’è economicità in queste produzioni, in un settore che già soffre quotidianamente per una serie di problemi strutturali”. A dirlo è Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana, a proposito dell’andamento della raccolta delle olive nella regione.


“Il grande problema del settore olio in Toscana è la difficoltà a reperire la manodopera – continua Baragli – e in questo senso vanno molto meglio le zone del Grossetano, lungo la costa, dove sono stati piantati oliveti intensivi e moderni in cui si fa la raccolta meccanicamente, con costi molto inferiori. I dati sono chiari: una singola persona riesce a raccogliere 2/3 quintali di olive al giorno, mentre con le macchine riesce a raccoglierne dieci volte tante”. I paesaggi collinari della Toscana Centrale e del Mugello, però, non permettono di meccanizzare la produzione, “dunque è tutto più complesso e col tempo il nostro olio costerà sempre di più perché raccoglierlo è sempre più complesso”. “I prezzi degli oli Igp all’ingrosso equivalgono all’incirca a quelli dell’anno scorso, ma visto che aumenterà la produzione prevediamo entrate maggiori – aggiunge Baragli – Quest’anno la qualità dell’olio sarà eccellente e non ci sono stati attacchi della mosca dell’olivo. L’olificazione maggiore sarà a metà novembre – conclude – ma l’andamento climatico è molto vario quindi cambierà da un luogo all’altro e da una varietà all’altra: siamo fiduciosi per la raccolta di quest’anno, ma speriamo che il clima di novembre ci aiuti. Avremmo bisogno della tramontana, del bel tempo e dell’abbassamento delle temperature”.

Mammuccini: è un momento cruciale per nostro sistema agricolo

Mammuccini: è un momento cruciale per nostro sistema agricoloRoma, 30 ott. (askanews) – “Siamo in un momento cruciale per il nostro sistema agricolo e alimentare. L’obiettivo del 25% di superficie agricola biologica è vicino e, considerando il primato che l’Italia detiene nel settore, rappresenta un’opportunità. Possiamo andare ben oltre perché c’è la possibilità di valorizzare aree interne e attrarre giovani e donne in agricoltura”. Lo ha detto Mariagrazia Mammuccini, presidente di Federbio, intervenendo alla seconda assemblea dei produttori biologici e biodinamici organizzata da FederBio, che si è svolta oggi presso la sede della CIA e che riunisce le 14 associazioni socie FederBio.


“Il biologico infatti è innovazione e può trasferire pratiche sostenibili al resto dell’agricoltura che ha bisogno di guardare alla transizione ecologica”, ha aggiunto. “La differenza la possono fare gli agricoltori, perché sono loro che detengono i valori fondamentali dell’agricoltura biologica, come la cura della fertilità del suolo e della biodiversità. Ma superare le criticità che minacciano la tenuta delle imprese agricole – ha proseguito Mammuccini – è necessario affrontare con decisione i temi prioritari contenuti nel Manifesto. In particolare, la semplificazione delle normative e la garanzia di un giusto prezzo per i prodotti biologici. Per questo occorre valorizzare gli agricoltori nell’ambito della filiera anche attraverso il marchio del biologico italiano”.


FederBio quindi “si afferma come l’unica organizzazione nazionale in grado di unire l’intera filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione, diventando un modello di interprofessione fondamentale per il futuro del settore biologico”, ha concluso Mammuccini.

D’Eramo: quanto prima arriverà il marchio biologico italiano

D’Eramo: quanto prima arriverà il marchio biologico italianoRoma, 30 ott. (askanews) – “Auspico che avremo quanto prima il marchio biologico italiano, che potrà contribuire a dare nuovo slancio alla specificità e al valore delle nostre produzioni”, lo ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, che oggi è intervenuto a Roma alla assemblea dei produttori biologici organizzata da Federbio.


“Il biologico in Italia continua a crescere sia per superfici sia per numero di operatori e si conferma una realtà in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori – ha detto D’Eramo – Perché questo trend prosegua e si rafforzi la leadership del nostro Paese è necessario che siano sempre di più coloro che scelgono di consumare bio e che chi produce possa contare su una giusta remunerazione”. “Continueremo a lavorare insieme al settore – ha garantito – come fatto in questi mesi per arrivare a soluzioni condivise nei tempi più brevi possibili per affrontare le prossime sfide. Obiettivo comune è la semplificazione e la riduzione della burocrazia a carico delle imprese. Inoltre puntiamo a comunicare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti”.

Assemblea produttori bio: serve giusto prezzo e tetto a burocrazia

Assemblea produttori bio: serve giusto prezzo e tetto a burocraziaRoma, 30 ott. (askanews) – Al biologico italiano serve che ci sia un prezzo giusto definito da una Commissione Unica Nazionale che regoli il mercato del biologico, in maniera indipendente da quello dei prodotti convenzionali. Perché aumentare quote e prezzi del biologico significa permettere di produrre cibo sano e pulito, garantisce il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori e quelli della terra. C’è però bisogno di una semplificazione burocratica per mantenere la posizione di testa nel mercato europeo.


E’ quanto chiedono i produttori biologici e biodinamici riunitisi a Roma, nella sede della Cia, nella seconda assemblea organizzata da Federbio. In assemblea si sono riunite le 14 associazioni socie FederBio, ma si tratta di un evento aperto a tutti gli operatori agricoli. Il biologico è un settore che gode di buona salute, con un fatturato che segna un +4,9% in termini di volume e +4,5% in valore negli ultimi 12 mesi, e che ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite, con un export che dal 2012 al 2023 ha raddoppiato il fatturato. Ma, a più di un anno dalla presentazione del ‘Manifesto dei produttori’ che elencava le richieste del mondo del biologico, i produttori sottolineano l’esigenza di accelerare ulteriormente la crescita del bio.


“È forte e chiara la voce degli agricoltori biologici e biodinamici che chiedono un giusto prezzo a sostegno del servizio agroecologico e sociale che svolgono nelle campagne italiane – sottolinea Maria Letizia Gardoni, coordinatrice della sezione soci produttori FederBio – Così come una semplificazione burocratica utile ad alleggerire il carico degli adempimenti per chi è già certificato e a favorire la conversione al bio di chi ancora non lo è”. “L’agricoltura biologica e biodinamica risponde a tante delle sfide che, oggi, l’Italia e l’Europa devono fronteggiare, dalla mitigazione climatica alla sicurezza alimentare, passando per l’occupazione e la tenuta delle aree considerate erroneamente marginali. Gli agricoltori agroecologici – ha proseguito – sono pertanto i protagonisti di una transizione necessaria e vanno quindi sostenuti e valorizzati”.


Anche il presidente Anabio-Cia, Giuseppe De Noia riparte dal documento presentato lo scorso anno: “quest’oggi, con la seconda assemblea annuale della sezione soci produttori biologici di FederBio, ripartiamo dalla firma del Manifesto sul Biologico Italiano, siglato durante l’assemblea dello scorso anno. Ripartiamo da alcuni punti cardine che stanno caratterizzando la nostra azione politico-economica: oltre al giusto prezzo, alla semplificazione amministrativa e il marchio unico del biologico italiano, è fondamentale promuovere un percorso virtuoso di interprofessione, che può rappresentare vero punto di svolta dell’intera filiera biologica del comparto”.

Fao: rivoluzione genetica può supportare crisi alimentare

Fao: rivoluzione genetica può supportare crisi alimentareRoma, 30 ott. (askanews) – La rivoluzione genetica può supportare la sicurezza alimentare, affrontare la crisi climatica e proteggere la biodiversità. Lo ha detto ieri QU Dongyu, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAOI), intervenendo al Borlaug International Dialogue della cerimonia di apertura del World Food Prize 2024.


La rivoluzione genetica va oltre l’aumento delle rese, ha detto Qu, sottolineando come oggi possa essere applicata in modi personalizzati per migliorare la resistenza di piante e animali a parassiti, malattie e fattori di stress ambientale, tra cui alte temperature, siccità, inondazioni, salinità del suolo e altro ancora. Il premio annuale, in onore di Norman Borlaug, considerato uno dei padri della Rivoluzione Verde che ha liberato centinaia di milioni di persone dalla fame grazie al suo lavoro sulle varietà di grano ad alta resa, è stato assegnato quest’anno a Geoffrey Hawtin e Cary Fowler, in riconoscimento del loro straordinario contributo nel preservare e proteggere il patrimonio mondiale di biodiversità delle colture, in particolare nella gestione e nel finanziamento di banche genetiche delle colture in tutto il pianeta.


La tecnologia di editing genetico accelera significativamente i processi di selezione, agendo più velocemente dei metodi di incrocio, selezione per mutazione e transgenesi, ha detto il Direttore generale della FAO, che ha studiato la selezione vegetale e la genetica e ha dato importanti contributi alla comprensione del genoma della patata. Inoltre, l’editing genetico può essere una manna per la conservazione e il miglioramento dei tratti unici degli alimenti locali e indigeni, mantenendo aperta una “finestra sulla nostra stessa umanità” e diventando “un ponte tra il passato e il futuro, collegando le culture alimentari e promuovendo la resilienza condivisa di fronte alle sfide globali”. Per questo motivo, il FAO Food and Agriculture Museum and Network, che verrà inaugurato nel 2025 presso la sede centrale della FAO a Roma per celebrare l’80esimo anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, collegherà le tecnologie e le culture alimentari globali, mettendo in mostra le ricche tradizioni e gli approcci innovativi che hanno plasmato la storia dei sistemi agroalimentari nel tempo.