Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Fedagripesca: in Italia 1000 domande rottamazione pescherecci

Fedagripesca: in Italia 1000 domande rottamazione pescherecciRoma, 30 gen. (askanews) – “Solo nell’ultimo bando per l’arresto definitivo, in Italia sono state presentate oltre 1000 domande di rottamazione pescherecci che superano di molto i 74milioni di euro messi a disposizione dalla Ue per far cessare l’attività. Con una flotta europea e italiana che sta lentamente scomparendo a causa di normative inadeguate e concorrenza sleale da parte di Paesi extra-UE è necessario rivedere la Politica Comune della Pesca (PCP) nel segno di una sostenibilità economica, sociale e ambientale”. Lo ha detto Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, a margine di incontri istituzionali organizzati a Bruxelles in occasione dell’Anno Internazionale delle cooperative proclamato dall’ONU per la seconda volta nella storia.


Nei prossimi dieci anni, rileva Tiozzo, “c’è bisogno, infatti, di aumentare di almeno il 30% il numero degli operatori ittici lungo tutta la filiera per garantire la sopravvivenza della pesca italiana che invecchia e fatica a trovare addetti”. In questo senso, sono necessarie urgenti “misure per favorire la transizione energetica e la decarbonizzazione dei pescherecci, ma anche la modernizzazione visto che l’età media della flotta è di 31 anni”, oltre al contrasto ai cambiamenti climatici e alle specie aliene, dal granchio blu al vermocane, “che stanno mettendo in ginocchio le economie di interi territori”.


Infine, c’è la “necessità di normative comunitarie più calate sulle realtà produttive delle diverse marinerie. A questo bisogna dare risposta in Europa per far uscire l’economia ittica dal guado e rilanciare il ricambio generazionale. Nell’ultimo decennio la nostra flotta peschereccia ha fatto registrare a un -21%”, conclude Tiozzo.

Confagri Mantova: bene accordo pomodoro ma costi ancora pesanti

Confagri Mantova: bene accordo pomodoro ma costi ancora pesantiRoma, 30 gen. (askanews) – Bene l’accordo raggiunto sul prezzo del pomodoro da industria per l’area del Nord Italia a 142,5 euro a tonnellata, ma se è vero che “l’accordo sul prezzo all’industria ci soddisfa, sull’altro piatto della bilancia bisogna anche notare che i prezzi, saliti notevolmente lo scorso anno, non sono in calo. I costi per un produttore di pomodori sono di 10.500 euro all’ettaro, come ha certificato l’Ismea e non accennano a diminuire”.


Così il presidente della sezione Pomodoro da Industria di Confagricoltura Lombardia, il mantovano Corrado Ferrari. Quello del pomodoro da industria infatti resta un comparto importante per la provincia di Mantova, che resta la prima in Lombardia per coltivazione di pomodoro: nel 2024 sono stati 4.054 gli ettari dedicati a questa coltivazione e 2 milioni i quintali di pomodori raccolti. “Siamo soddisfatti soprattutto per le tempistiche lampo dell’accordo quadro, andato in porto al primo incontro; lo spirito di unione delle organizzazioni dei produttori, che si sono presentate compatte, ha contribuito al successo”, spiega ancora.


Un accordo a inizio anno, infatti, consente agli imprenditori agricoli di programmare le colture, basandosi su dati concreti sulla rendita. “La programmazione è l’altro punto chiave – prosegue Ferrari – L’industria ha dimostrato senso di responsabilità con questo accordo. Ora, però, è necessario capire in tempi stretti quali sono i quantitativi richiesti, anche in funzione del fatto che il 2024, a causa del maltempo, è stato una pessima annata per il pomodoro e i magazzini sono vuoti. Avere – conclude – la pianificazione prima possibile consente agli agricoltori di pianificare le colture per tempo ed evitare sovrapproduzione o, di contro, una produzione troppo scarsa rispetto alla futura domanda”.

Assosementi: 2 progetti innovativi per migliore qualità produzioni

Assosementi: 2 progetti innovativi per migliore qualità produzioniRoma, 30 gen. (askanews) – Tracciabilità totale delle produzioni a partire dal seme e geolocalizzazione delle coltivazioni per mappare le produzione. Sono i due progetti innovativi per migliorare la qualità delle produzioni nel settore sementiero attraverso le nuove tecnologie raccontati da Assosementi nel corso di Fieragricola TECH a Verona. L’associazione che rappresenta le aziende sementiere e vivaistiche italiane ha presentato i progetti Road to Quality e Mappatura delle Sementi, incentrati sulla tracciabilità dei processi produttivi e sulla geolocalizzazione delle coltivazioni portaseme.


Il progetto Road to Quality coinvolge tutti gli attori della filiera e certifica l’origine, la sicurezza e l’utilizzo delle migliori pratiche durante l’intero ciclo produttivo orticolo. La trasparenza è rafforzata dall’uso della blockchain, gestita dal software creato da GESAG, che, utilizzando un ERP integrato, centralizza dati qualitativi, logistici e amministrativi e favorisce l’analisi e il controllo a ogni livello. Road to Quality offre infine la possibilità al consumatore di ottenere tutte le informazioni sulla filiera produttiva, attraverso la scansione del QR Code presente sulle confezioni o direttamente sui prodotti. Per rispondere invece all’esigenza di purezza genetica, un parametro essenziale per la qualità del seme, Assosementi, in collaborazione con la Società Agronica, ha sviluppato un software avanzato che consente la mappatura delle colture da seme tramite georeferenziazione delle coltivazioni portaseme. Il programma consente di verificare in tempo reale le effettive distanze fra i campi di produzione sementiera, permettendo ai tecnici delle ditte sementiere di intervenire immediatamente andando a sostituire la coltura potenzialmente pericolosa, qualora il parametro della distanza non fosse rispettato. In questo modo, si riducono le possibilità di inquinamento genetico indesiderato a vantaggio di un’elevata qualità del seme prodotto.


Il progetto ha trovato iniziale applicazione nelle regioni Emilia-Romagna, Marche e Umbria, che da tempo dispongono di normative locali per preservare la qualità delle sementi delle piante allogame. L’efficacia del programma ha fatto sì che lo stesso software venisse utilizzato volontariamente anche dagli operatori delle altre regioni con forte vocazione sementiera. L’obiettivo è favorire la massima diffusione del progetto, per incrementare ulteriormente la qualità e la competitività del settore.

A Rimini 7-9 febbraio Pescare Show, tutto sulla pesca sportiva

A Rimini 7-9 febbraio Pescare Show, tutto sulla pesca sportivaRoma, 30 gen. (askanews) – Dalle attrezzature più tecniche ai viaggi di pesca più avventurosi, passando per le ultime novità nel campo della nautica: da venerdì 7 a domenica 9 febbraio 2025, Rimini si trasforma nel cuore pulsante del mondo della pesca sportiva con Pescare Show, per la prima volta nel quartiere fieristico riminese. Un’attività che rappresenta una community in crescita e che in Emilia-Romagna unisce una base consistente di appassionati: in questa regione risiede circa l’8% dei pescatori tesserati Fipsas – Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee.


Nel corso della manifestazione si svolgerà il il primo Trofeo di Pesca al Colpo “Pescare Show” al Lago Pascoli Rimini, centro sportivo e didattico FIPSAS. Sempre domenica 9 febbraio, dalle 8.30 alle 10.30, la Darsena di Rimini ospiterà attività all’aperto curate da Fishing & Biodiversity per esercitarsi nel Light Rock Fishing, tecnica di pesca con attrezzature leggere. A Pescare Show Rimini, alla presenza della Federazione Italiana Motonautica, saranno premiati i vincitori del primo trofeo Repubblica di San Marino “Pescare Show”, competizione di moto d’acqua cronometrata organizzata da Aquabike San Marino.


In fiera saranno presenti i marchi storici come Trabucco, Tubertini, Maver e Artico, passando per i top brand della pesca in mare, come Sunrise. E ancora, i marchi di punta distribuiti da Boscolo Sport, tra i quali Varivas, ZMAN, MV110, JLC, brand spagnolo per la prima volta al Pescare Show. Oltre a tour operator specializzati. Pescare Show offrirà anche un’ampia sezione dedicata alla nautica e all’elettronica. Tra le tante novità, spicca l’anteprima mondiale del Tuccoli T295 SF Montecristo, un gioiello del mare equipaggiato con due potenti motori Suzuki DF300AP.

Asiago primo formaggio Dop certificato ‘Made green in Italy’

Asiago primo formaggio Dop certificato ‘Made green in Italy’Roma, 30 gen. (askanews) – Il formaggio Asiago Dop è il primo formaggio Dop italiano ad avere ottenuto il marchio “Made green in Italy”, la certificazione volontaria promossa dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per incentivare modelli sostenibili di valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti italiani.


Lo annuncia il Consorzio Tutela Formaggio Asiago, spiegando che alla certificazione dell’intera filiera, “dall’erba alla forchetta”, si è giunti nell’ambito del processo di miglioramento continuo che, dal 2022, con l’innovativo progetto Asiago Green Edge ha coinvolto, prima volta nel settore caseario, tutta la filiera produttiva. L’adozione della certificazione volontaria ‘Made green in Italy’, accompagnata da pratiche produttive più sostenibili, permette di ridurre i consumi energetici di ogni caseificio mediamente del 20% annuo e, in termini pratici, di risparmiare circa 150 MWh di energia elettrica e 100.000 Sm³ di gas, con un conseguente taglio di circa 250 tonnellate di CO2, pari alle emissioni prodotte da 150 appartamenti.


L’attenzione alla sostenibilità si estende anche alla fase di allevamento, dove l’ottimizzazione nell’uso di acqua, energia elettrica e gasolio può portare a ulteriori riduzioni di risorse stimate tra il 15 e il 20%. “Raggiungere questo traguardo – ha commentato il presidente del Consorzio Fiorenzo Rigoni – è il riconoscimento del nostro modello di sviluppo sostenibile che include aspetti produttivi, ambientali e sociali. Questa certificazione oggi indica una strada concreta e percorribile per rendere il formaggio Asiago sempre più attrattivo”.

Pernigotti e Walcor: export 2024 +15%, in 2025 puntano a crescere in Usa

Pernigotti e Walcor: export 2024 +15%, in 2025 puntano a crescere in UsaMilano, 30 gen. (askanews) – Le esportazioni di Pernigotti e Walcor, storiche aziende dolciarie dal 2022 controllate da JP Morgan e Invitalia, nel 2024 hanno registrato una crescita a doppia cifra, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente, con una distribuzione in 45 Paesi esteri. Ora i nuovi prodotti destinati ai mercati internazionali saranno al centro della proposta che le due aziende presenteranno a Ism 2025, la fiera mondiale sul settore dei dolciumi e degli snack, che aprirà domenica 2 febbraio a Colonia in Germania.


“Il nostro obiettivo per il 2025 è ampliare la presenza dei nostri prodotti negli Stati Uniti e rafforzare le posizioni in Europa, soprattutto nei mercati di Francia, Gran Bretagna, Germania, Austria e Svizzera, agendo in particolare sulla leva dell’innovazione” spiega Gabriele Oddo, international business unit manager di Pernigotti e Walcor. Per Oddo il 2025 “si presenta ancora difficile, a causa del trend del cacao/cioccolato che continua la sua crescita al rialzo. Questa situazione – avverte – impone all’intera filiera di produzione e distribuzione di apportare aumenti di prezzo al consumo significativi, che molto probabilmente potranno riflettersi in una possibile contrazione dei volumi di vendita”.


Alla fiera “Ism 2025”, Pernigotti e Walcor presenteranno le ultime novità, che prevedono tra l’altro l’utilizzo di licenze per alcuni mercati europei anche su categorie diverse dalle uova di cioccolato e un impulso al settore delle praline, con i prodotti iconici Gianduiotti e Cremini.

Da Comm. Ue nuova piattaforma per biotecnologie e produzione bio

Da Comm. Ue nuova piattaforma per biotecnologie e produzione bioRoma, 30 gen. (askanews) – La Commissione europea ha lanciato oggi una nuova piattaforma per la biotecnologia e la produzione biologica per aiutare le aziende, in particolare le start-up e le PMI, a immettere sul mercato dell’UE prodotti innovativi e ad aumentare la loro competitività. La piattaforma aiuterà inoltre le aziende a individuare e ad accedere al supporto a livello dell’UE a loro disposizione per aiutarle a svilupparsi e crescere.


Ospitata sul portale “La tua Europa” della Commissione, la piattaforma fungerà da strumento operativo per fornire informazioni semplici e accessibili sulla legislazione pertinente dell’UE, sulle opportunità di finanziamento e sulle reti di sostegno alle imprese in tutte le lingue dei paesi aderenti. Si tratta, si legge in una nota, di “un elemento chiave della strategia della Commissione volta a promuovere la biotecnologia e la biologia nell’UE”.

Export olio extravergine Puglia +60% nel 2024

Export olio extravergine Puglia +60% nel 2024Roma, 30 gen. (askanews) – E’ cresciuto del 60% l’export nel mondo dell’olio extravergine di olive pugliese. Lo ha reso noto Coldiretti Puglia in occasione dell’inaugurazione di Evolio Expo, prima edizione della fiera internazionale dedicata all’olio EVO del Mediterraneo alla Fiera del Levante, in programma fino al primo febbraio 2025.


All’interno c’è una vasta area allestita da Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano, Fondazione Evoo School, Coldiretti Puglia, CAI Consorzi Agrari d’Italia e Puglia Olive, organizzazione di produttori. E se i dati confermano il grande interesse verso questo prodotto, Coldiretti Puglia punta però un faro sulla “invasione di olio tunisino a prezzi stracciati, che alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori nazionali” e sul pericolo frodi, che potrebbe essere contrastato “anche grazie all’istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo per proteggere l’olio extravergine d’oliva e garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva”.


“L’olio tunisino – denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia – viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione”. A favorire le importazioni dalla Tunisia è anche l’accordo stipulato dalla Ue che prevede l’importazione annuale, nel periodo primo gennaio – 31 dicembre, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, “nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali”, aggiunge Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

Prandini: lottiamo per dare futura Pac a chi vive di agricoltura

Prandini: lottiamo per dare futura Pac a chi vive di agricolturaRoma, 30 gen. (askanews) – “Ci stiamo battendo perchè la futura Pac vada data a chi vive di agricoltura, riscoprendo così la matrice storica della Politica agricola comune. Ma non ci possiamo accontentare di qualche centesimo in più, gli Usa investono 4 volte più della Ue sulla Pac. Le risorse devono aumentare, magari anche tramite i fondi di coesione, per potere investire su quelle infrastrutture fondamentali per il futuro dell’agricoltura”. Lo ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, concludendo il convegno “AI: agricoltura intelligente”, organizzato oggi a Fieragricola Tech a Verona.


La richiesta di Coldiretti è quella di raddoppiare nei prossimi 5 anni gli investimenti sull’innovazione in agricoltura e la digitalizzazione delle campagne, portandoli a 6 miliardi di euro “anche per dare una risposta sociale – ha detto Prandini – perché l’agricoltura di precisione non può essere riservata solo a un piccolo gruppo”. Per quanto riguarda l’Intelligenza artificiale, Prandini ha voluto sottolineare due aspetti fondamentali: il consumo di elettricità per farla funzionare e il consumo di acqua necessario a raffreddare i processori dei dati. “Un consumo di acqua tale che oggi non non c’è in nessun settore produttivo mondiale. DObbiamo implementare le aree irrigure anche grazie all’agricoltura di precisione, alla sensoristica, ma sempre partendo dal principio che dopo l’uso umano, al secondo posto c’è l’uso irriguo, perché l’agricoltura genera cibo e ha un risvolto sociale”, ha ricordato Prandini.


E, ovviamente, altro pilastro per l’innovazione in agricoltura sono la formazione e la ricerca: “per questo – ha detto il presidente di Coldiretti – si deve rgionare con le università, fare sempre più ricerca e formazione. Ma chissà perchè, quando c’è una Finanziaria le risorse per la ricerca vengono tagliate indipendentemente dai colori politici”. Infine, una riflessione sulla sostenibilità ambientale che “non è quella di Timmermans: si fa accompagnando le imprese. E si si riuscisse a diminueire l’uso di agrofarmaci i primi a essere contenti sarebbero gli agricoltori”.

Guerra in Ucraina ha distrutto 1600 km quadrati di foreste

Guerra in Ucraina ha distrutto 1600 km quadrati di foresteRoma, 30 gen. (askanews) – Nei primi due anni di guerra, tra il 2022 e il 2023, in Ucraina sono andati distrutti quasi 1600 chilometri quadrati di foreste: una devastazione con conseguenze ambientali, sociali ed economiche difficilmente quantificabili. La stima, pubblicata in uno studio dal titolo “An early warning system based on machine learning detects huge forest loss in Ukraine during the war” sulla rivista Global Ecology and Conservation, nasce da un lavoro di ricerca che ha combinato le immagini satellitari delle aree colpite dal conflitto con un sistema di intelligenza artificiale basato sull’apprendimento automatico.


“I danni in termini di perdita della biodiversità e dei processi ecosistemici, come il filtraggio dell’acqua, la formazione del suolo, la regolazione del clima, sono incalcolabili”, spiega Roberto Cazzolla Gatti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha guidato lo studio. Secondo il sistema di analisi in Ucraina sono andati perduti 808 chilometri quadrati di foreste nel 2022 e 772 chilometri quadrati nel 2023, principalmente nelle regioni colpite dalla guerra: 180 chilometri quadrati nella regione di Donec’k, 181 chilometri quadrati nella regione di Kharkiv, 214 chilometri quadrati nella regione di Kherson, 268 chilometri quadrati nella regione di Kiev, 195 chilometri quadrati nella regione di Luhans’k.


Gli studiosi attribuiscono al fuoco gran parte di queste perdite di foreste. “Quando finalmente finirà questa guerra saranno necessarie politiche ambientali urgenti ed efficaci per fermare la perdita di biodiversità, per la riforestazione e per ripristinare gli ecosistemi – aggiunge Cazzolla Gatti – Le aree così rimboschite potranno contribuire anche alla creazione di Corridoi Ecologici di Pace e aiutare quindi la smilitarizzazione, creando zone cuscinetto per la costruzione e il mantenimento della pace”.