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New York, Trump in tribunale attacca i procuratori e approfitta per fare campagna elettorale

New York, Trump in tribunale attacca i procuratori e approfitta per fare campagna elettoraleNew York, 6 nov. (askanews) – L’ex presidente americano Donald Trump ha aperto oggi la sua testimonianza al processo che vede imputata di frode la Trump Organization definendo i procuratori generali che lo stanno interrogando “democratici” “tutti odiatori di Trump”. Seduto al banco dei testimoni nella corte di Manhattan, Trump ha spiegato di aver lasciato l’organizzazione quando ha iniziato la sua presidenza perché “pensavo che potesse esserci un conflitto di interessi”. L’ex presidente ha spiegato di aver nominato amministratore fiduciario il figlio Donald Jr., ma quando non è stato rieletto si è nominato amministratore fiduciario dell’azienda, aspettandosi di “tornare nel mondo degli affari per un po’”. Secondo lui è proprio in quel periodo che i pubblici ministeri “democratici” e i procuratori generali dello stato – “tutti che odiano Trump”, hanno iniziato a “dargli la caccia” e ad armarsi contro di lui.

Trump ha tentato di minimizzare l’importanza delle sue dichiarazioni sulla situazione finanziaria dell’azienda quando lavorava con le banche, che secondo lui “non erano realmente documenti a cui le banche prestavano molta attenzione”. Il giudice Arthur Engoron, che presiede il processo per frode fiscale intentato dal procuratore di New York Letitia James contro la Trump organization, ha richiamato l’ex presidente dopo la sua testimonianza in cui ha accusato sia i pubblici ministeri che i procuratori di aver aperto una caccia alle streghe. Engoron ha ripetutamente contestato le risposte di Trump alle domande, definendole tortuose e venate di discorsi politici. Il giudice ha chiesto poi all’avvocato di Trump di parlare con il suo cliente e di tenerlo sotto controllo. “Questa non è una manifestazione politica”, ha detto ribadito il giudice che, durante la deposizione, è stato preso di mira dall’ex presidente.

“Sono sicuro che il giudice si pronuncerà contro di me perché governa sempre contro di me”, ha detto Trump, sostenendo che le accuse andassero oltre i termini di prescrizione. Engoron di rimando ha risposto: “Può attaccarmi quanto vuole, ma risponda alle domande”. Trump ha continuato a sostenere che si tratta di un processo politico intentato dal presidente Biden, ma in realtà il procuratore di New York aveva iniziato le indagini nel 2019, prima che Biden annunciasse la sua candidatura. “Questo è un processo molto ingiusto. Molto, molto e spero che il pubblico stia guardando”, ha continuato Trump. L’ex presidente invece di rispondere ad una domanda sulla valutazione di 550 milioni di dollari delle sue proprietà al numero 40 di Wall Street, ha continuato le sue digressioni politiche. “La prego di controllarsi se può. Se non può, la congederò” dal banco dei testimoni, ha detto il giudice.

Interrogato sul valore di varie proprietà, Trump ha spesso risposto con “Non so” o “Non ricordo”. Il viceprocuratore generale Kevin Wallace chiedendo se il resort Mar-a-Lago in Florida, valesse tra 1 e 1,5 miliardi di dollari, si è sentito rispondere positivamente, ma quando ha chiesto se aveva chiesto al suo ex direttore finanziario di valutarlo in questo modo l’ex presidente ha risposto: “Non lo ricordo”. Subito dopo ha però ripreso dicendo che il resort “ha molto più valore e lo dimostreremo in due settimane o cinque settimane o nove settimane”, finché il processo andrà avanti.

Interrogato sul valore del campo da golf Aberdeen, in Scozia, Trump ha iniziato a divagare dicendo che “Aberdeen è una capitale del petrolio, il che rende la proprietà preziosa”. Evitando di rispondere alle domande dirette l’ex presidente ha detto della proprietà: “Penso che sia il più grande campo da golf mai costruito” e ha iniziato a descrivere la natura. Il giudice è intervenuto sottolineando a più riprese: “Irrilevante, irrilevante”. Trump è stato interrogato anche sull’appartamento alla Trump Tower il cui valore e la metratura sono stati cambiati in vari anni. Intanto la campagna elettorale di Trump sta approfittando del processo per raccogliere fondi inviando una mail in cui l’ex presidente dice: “Riuscite a credere che dovrò trascorrere ancora una volta un altro giorno della campagna elettorale in tribunale? Questo è un livello di interferenza elettorale mai visto prima nel nostro paese”.

Guerra in Medio Oriente, Idf: lanciati 30 razzi dal Libano verso il nord di Israele

Guerra in Medio Oriente, Idf: lanciati 30 razzi dal Libano verso il nord di IsraeleRoma, 6 nov. (askanews) – L’Idf (Israel Defense Forces) ha confermato che nelle ultime ore circa 30 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele. Secondo i media israeliani, l’Idf risponde con colpi di artiglieria verso le aree di provenienza dei razzi.

Secondo il Times of Israel i razzi non sono lanciati da Hamas – come rivendicato in un comunicato del suo braccio armato – ma presumibilmente da Hezbollah o da un’altra fazione palestinese. I razzi hanno fatto scattare le sirene nell’Alta Galilea.

Londra vuole staccare le macchine. Il consiglio dei ministri dà la cittadinanza italiana a Indi Gregory

Londra vuole staccare le macchine. Il consiglio dei ministri dà la cittadinanza italiana a Indi GregoryRoma, 6 nov. (askanews) – Il Consiglio dei ministri si è riunito d’urgenza per pochi minuti, concedendo la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina inglese di 8 mesi affetta dalla sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (MDS). L’Alta corte di Londra aveva deciso di far staccare le macchine alla piccola alle 15 italiane di oggi. L’ospedale Bambin Gesù si è offerto di garantirle ulteriori cure.

Indi Gregory è nata il 24 febbraio 2023 ed è affetta da una malattia genetica degenerativa estremamente rara nota come sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (MDS): la malattia impedisce alle cellule di produrre energia sufficiente per sostenere il corpo. Dalla nascita è ricoverata nell’unità di terapia intensiva pediatrica del Queen’s Medical Center di Nottingham. L’ospedale Bambin Gesù si è offerto di seguirla e di prestarle “cure specialistiche” ma l’Alta corte ha negato il permesso al trasferimento in Italia. Il governo si sta occupando del caso in modo riservato da alcune settimane, nella speranza di ottenere il permesso al trasferimento. La decisione dei giudici britannici ha però portato al conferimento della cittadinanza, d’intesa con i genitori di Indi. Adesso – concludono le fonti – è una “corsa contro il tempo” per evitare che siano staccate le macchine.

Il ministero della Sanità di Hamas: a Gaza ci sono oltre 10mila morti, tra cui 4.104 bambini

Il ministero della Sanità di Hamas: a Gaza ci sono oltre 10mila morti, tra cui 4.104 bambiniRoma, 6 nov. (askanews) – Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che oltre 10mila persone sono morte nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, scatenata dall’attacco del movimento integralista islamico in territorio israeliano il 7 ottobre. Il numero totale di morti è ora di 10.022, tra i quali 4.104 bambini.

In precedenza, i leader delle principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali hanno chiesto un “immediato cessate il fuoco umanitario” a Gaza, affermando che la situazione è “orribile” e “inaccettabile” in una rara dichiarazione congiunta. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha già detto che gli attacchi di Hamas non possono “giustificare la punizione collettiva” del popolo palestinese.

Tajani a Tokyo per il G7, guerra a Gaza minaccia l’unità del Gruppo

Tajani a Tokyo per il G7, guerra a Gaza minaccia l’unità del GruppoRoma, 6 nov. (askanews) – La drammatica situazione in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, la lotta al terrorismo, l’obiettivo di una pace duratura e sostenibile. Sono questi i temi principali al tavolo dei ministri degli Esteri del G7 che si riuniscono domani e mercoledì 8 novembre a Tokyo, in Giappone. Un vertice che potrebbe rivelarsi tutt’altro che facile e il cui successo sarà misurato soprattutto sulla capacità, o meno, dei Paesi membri di concordare un approccio fermo e unito alla guerra nella Striscia di Gaza. Alla riunione parteciperà anche Antonio Tajani che raccoglierà dall’omologa Yoko Kamikawa il testimone della Presidenza per l’anno 2024. Nell’occasione il vicepremier e ministro degli Esteri illustrerà ai colleghi obiettivi e priorità della Presidenza italiana del prossimo anno. Al termine dei lavori, Tajani volerà direttamente a Parigi, per partecipare alla Conferenza internazionale sulla crisi umanitaria a Gaza, promossa dalla Francia.

La guerra in Medio Oriente è d’altra parte una preoccupazione comune. Ma divergenti posizioni politiche ed economiche all’interno del gruppo potrebbero far emergere qualche piccola crepa. Dallo scoppio della guerra, il G7 ha rilasciato solo una dichiarazione congiunta e le divisioni tra i membri sono emerse con evidenza anche alle Nazioni Unite il 26 ottobre scorso, con la Francia che ha votato a favore di una risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria, gli Stati Uniti che si sono opposti e gli altri Paesi del gruppo, tra cui l’Italia, che si sono astenuti. Concordare una formulazione specifica sul diritto di Israele a difendersi, sulle vittime civili a Gaza e sulle richieste di una sospensione temporanea dei combattimenti sarà dunque quanto mai difficile. Inoltre, l’attuale presidente, il Giappone, ha adottato un approccio cauto nei confronti della crisi, resistendo alle pressioni per allinearsi alla posizione filo-israeliana del suo più stretto alleato, gli Stati Uniti. Fin dall’inizio del conflitto, Tokyo ha infatti cercato una risposta “equilibrata” alla crisi, in parte a causa dei diversi interessi diplomatici nella regione e della sua dipendenza dal Medio Oriente per il petrolio. Da parte loro, funzionari di Francia e Canada, parlando alla Reuters a condizione di anonimato, hanno confermato che il forte sostegno di Washington a Israele e le preoccupazioni per una reazione da parte delle comunità arabe o ebree delle nazioni del G7, hanno reso difficile il raggiungimento di posizioni comuni nei colloqui pre-vertice tra gli sherpa.

Quanto all’Italia, l’obiettivo che il Governo si pone, ora e il prossimo anno con la guida del Gruppo, è quello di “riaffermare la centralità del G7 nell’affrontare le più importanti sfide del nostro tempo”, “difendendo i valori e i principi dell’ordine internazionale basato su regole chiare”, ha spiegato Tajani. La situazione in Medio Oriente sarà “al centro della Presidenza italiana”, anche “nell’ottica di poter dare un contributo alla costruzione del ‘giorno dopo’ a Gaza”. Al contempo, l’Italia “continuerà a impegnarsi per fornire all’Ucraina tutto il sostegno necessario” e darà “grande attenzione all’Africa, anche sotto il profilo del nesso sviluppo-migrazioni”, ha detto il vicepremier, anticipando altri due temi che saranno all’ordine del giorno anche al vertice di Tokyo. A margine della riunione ministeriale, Tajani avrà incontri bilaterali con colleghi dei Paesi del Gruppo e incontrerà rappresentanti di aziende italiane che si trovano in questi giorni a Tokyo per partecipare alla XXXIII Assemblea Generale dell’Italy-Japan Business Group (IJBG). Si tratta di un organismo associativo creato dalle comunità imprenditoriali italiana e giapponese per promuovere una maggiore cooperazione industriale tra i due Paesi e favorire un dialogo permanente tra le due comunità di affari, che nell’intenzione dei due Governi si vuole allargare e potenziare per creare nuove opportunità industriali – in linea con il livello di “partenariato strategico” raggiunto dalle relazioni bilaterali – soprattutto in settori ad elevato contenuto tecnologico.

Mercoledì sera il vicepremier ripartirà per l’Europa e si dirigerà direttamente a Parigi, dove venerdì parteciperà alla Conferenza che mobilita i principali attori coinvolti nella risposta umanitaria a Gaza: Stati, grandi donatori, organizzazioni internazionali e ong attive nella Striscia. Obiettivo dei lavori è individuare azioni a favore del rispetto del diritto internazionale umanitario, della protezione dei civili e del personale umanitario nonché del rafforzamento dell’accesso umanitario; fornire una risposta umanitaria internazionale nei settori sanitario, idrico, energetico e alimentare; rivolgere un invito alla mobilitazione a sostegno delle agenzie e organizzazioni internazionali attive sul campo. L’Italia, a questo proposito, è favorevole “a delle pause del conflitto, da entrambe le parti, in modo da permettere corridoi umanitari per portare aiuti alla popolazione civile ed eventuali spostamenti verso il Sud” della Striscia, ha detto Tajani, ricordando che “le popolazioni civili devono essere tenute fuori dalla guerra”. “Non dobbiamo mai rinunciare a perseguire la via della pace attraverso la via diplomatica e il dialogo. Questo non contraddice il fatto che Israele ha il diritto ad esistere, come ha diritto ad esistere uno Stato palestinese”, ha concluso il ministro. (di Corrado Accaputo)

Von der Leyen: in Medio Oriente soluzione a 2 Stati, con Gaza sotto l’Anp

Von der Leyen: in Medio Oriente soluzione a 2 Stati, con Gaza sotto l’AnpBruxelles, 6 nov. (askanews) – Bisogna tornare a lavorare per la pace in Palestina e Israele riproponendo e perseguendo la soluzione “due popoli, due Stati”. Per questo, ci sono alcune condizioni necessarie da rispettare per la Striscia di Gaza: una forma di controllo internazionale per evitare che resti base e rifugio dei terroristi di Hamas, e il suo ritorno sotto il governo dell’Autorità nazionale palestinese, come parte essenziale del futuro Stato della Palestina, escludendo un blocco prolungato da parte israeliana della Striscia e qualunque spostamento forzato dei palestinesi che vi abitano. Lo ha affermato oggi a Bruxelles la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante i suo discorso alla Conferenza per il 2023 degli ambasciatori presso l’Ue. “Mentre affrontiamo l’emergenza dell’oggi”, con la crisi umanitaria a Gaza e “il tragico prezzo di morte e sofferenza” che stanno pagando i palestinesi, “dobbiamo anche sforzarci di pensare al domani”, ha detto von der Leyen. Bisogna “immaginare come potrebbe essere una pace duratura, per ridare speranza a palestinesi e israeliani” che per questo “hanno bisogno di una prospettiva” e questa prospettiva “è la soluzione dei due Stati: alla fine, israeliani e palestinesi dovranno concordare una via da seguire”.

“Ma credo che anche noi, come parte dello sforzo internazionale, dobbiamo contribuire, proponendo alcuni principi fondamentali per il giorno dopo la guerra, che potrebbero aiutare a trovare un terreno comune”, ha indicato la presidente della Commissione.“Innanzitutto Gaza non può essere un rifugio sicuro per i terroristi. Sappiamo cosa è successo dopo le precedenti guerre di Gaza. Hamas ha immediatamente iniziato a ricostruire il suo arsenale e a prepararsi per il prossimo conflitto. Non può più essere così. Si stanno discutendo diverse idee su come ciò possa essere garantito, inclusa una forza di pace internazionale sotto mandato delle Nazioni Unite”. “In secondo luogo, questo implica che l’organizzazione terroristica Hamas non può controllare o governare Gaza. Dovrebbero esistere – ha sottolineato von der Leyen – una sola Autorità Palestinese e uno Stato palestinese”.

“In terzo luogo – ha continuato -, non può esserci una presenza di sicurezza israeliana a lungo termine a Gaza. Gaza è una parte essenziale di qualsiasi futuro Stato palestinese”.Secondo la presidente della Commissione, infine, non deve esserci “nessuno spostamento forzato dei palestinesi da Gaza”, perché “sarebbe solo una ricetta per una maggiore instabilità regionale”, e “nessun blocco prolungato di Gaza” da parte di Israele, perché “questa politica non ha funzionato: Hamas ha continuato a rafforzare il suo arsenale, mentre l’economia di Gaza è crollata”.

Oggi, ha ricordato von der Leyen, “il 70% dei giovani di Gaza sono senza lavoro, e questo non può che portare a una maggiore radicalizzazione. Qualsiasi futuro Stato palestinese deve essere vitale, anche dal punto di vista economico. E l’Europa è pronta a collaborare con tutte le persone e i paesi della regione per realizzarlo”.“Tutto questo potrebbe sembrare eccessivamente ambizioso, dato che la guerra sta ancora infuriando. Ma non dobbiamo risparmiare alcuno sforzo per mantenere viva la speranza”. Bisogna, ha insistito la presidente della Commissione, “trovare una soluzione duratura, basata su due Stati che convivano fianco a fianco in pace e sicurezza. È tempo di uno sforzo internazionale verso la pace in Medio Oriente. E noi – ha concluso – faremo la nostra parte”.

 

Borrell: l’escalation del conflitto in Medio Oriente è un fallimento collettivo

Borrell: l’escalation del conflitto in Medio Oriente è un fallimento collettivoRoma, 6 nov. (askanews) – L’escalation in corso del conflitto in Medio Oriente è il risultato di un “fallimento collettivo” nel risolvere il problema pluridecennale della regione, che causa sofferenze sia ai palestinesi sia agli israeliani. Lo ha dichiarato l’Altro Rappresentante Ue per la politica estera e si sicurezza, Josep Borrell.

“La tragedia che si sta consumando in Medio Oriente è il risultato di un fallimento politico e morale collettivo, di cui la popolazione israeliana e quella palestinese stanno pagando un prezzo altissimo… Questo fallimento morale e politico è dovuto alla nostra reale mancanza di volontà di risolvere il problema israelo-palestinese”, ha dichiarato Borrell durante il suo discorso alla Conferenza degli ambasciatori dell’Ue a Bruxelles.L’Unione Europea sostiene la soluzione a due Stati, che prevede la creazione di uno stato palestinese sovrano, ma Bruxelles non ha una roadmap per una soluzione del genere, ha aggiunto. Il 7 ottobre, il gruppo integralista islamico palestinese Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro Israele da Gaza, uccidendo e prendendo in ostaggio persone nelle vicine comunità israeliane. Lo stato ebraico ha risposto con attacchi missilistici e con il blocco totale della Striscia di Gaza, dove vivono oltre 2 milioni di persone. Il 27 ottobre, Israele ha lanciato un’incursione di terra su larga scala a Gaza con l’obiettivo dichiarato di eliminare Hamas e salvare gli ostaggi.

Gaza City è accerchiata e Israele dice: ora smantelleremo Hamas

Gaza City è accerchiata e Israele dice: ora smantelleremo HamasRoma, 6 nov. (askanews) – Gaza City è “completamente circondata” e la Striscia è di fatto tagliata in due dalla presenza dei militari israeliani, ha confermato l’esercito in un aggiornamento della sua offensiva di terra contro Hamas che ha raggiunto la costa mediterranea. E l’esercito israeliano ha nuovamente invitato i civili a lasciare il nord della Striscia, dove si concentrano i combattimenti contro Hamas e ha detto di aver riaperto il passaggio verso Sud per alcune ore.

“Saremo meno limitati” ad agire e “quindi in grado di smantellare Hamas, roccaforte dopo roccaforte, battaglione dopo battaglione, fino a raggiungere l’obiettivo finale, che è quello di liberare la Striscia di Gaza – l’intera Striscia di Gaza – da Hamas”, ha detto nel suo briefing mattutino il portavoce Jonathan Conricus. Intanto, gli Stati uniti proseguono l’ampio lavoro diplomatico a livelllo regionale e internazionale. Mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Turchia, sua ultima tappa nella regione prima di dirigersi in Asia, il direttore della Cia Burns è da ieri sera in Israele per con l’intelligence locale e quelle dei Paesi vicini.

Il New York Times scrive che, secondo funzionari statunitensi, l’amministrazione Biden ha chiarito all’Iran e a Hezbollah attraverso i partner regionali che gli Stati Uniti interverranno militarmente se attaccano Israele. Parole veicolate anche durante i diversi incontri di Blinken, in particolare quello di ieri sera a Baghdad con il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani. Poche ore prima Blinken aveva incontrato a Ramalla, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen che ha affermato che la Striscia di Gaza è “una parte inseparabile dello Stato palestinese” e che l’Anp è pronta ad assumersi la piena responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per l’intera area della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est.A poche ore dalla visita di Blinken a Baghdad, i media iracheni hanno riportato che due basi militari americane in Iraq sono state prese di mira da droni. Secondo l’agenzia irachena Shafaq le basi “Al-Asad” nell’Iraq occidentale e “Al-Tanf” sui confini siriano-iracheno-giordano sono state prese di mira da droni. Inoltre, un terzo drone è entrato in azione nelle vicinanze della base militare di Al-Tanf, il territorio siriano, ed è stato anch’esso intercettato con successo. Per scoraggiare un’espansione del conflitto e per ribadire il sostegno alla difesa di Israele, lo United States Central Command (CENTCOM), il Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti, ha annunciato con un breve messaggio sui social che “il 5 novembre 2023 un sommergibile classe Ohio è arrivato nell’area di responsabilità del Comando Centrale degli Stati Uniti” in Medio Oriente. Si tratta di un sottomarino lanciamissili balistici a propulsione nucleare. Il sottomarino si aggiunge a due portaerei USA già presenti di fronte a Israele (la USS Gerald R. Ford e la USS Dwight D. Eisenhower), con al seguito un “gruppo d’assalto” formato da vari incrociatori lanciamissili e cacciatorpedinieri.

Azioni che collidono con le promesse degli Stati uniti al popolo palestinese e che incoraggiano Israele a uccidere i palestinesi secondo il presidente iraniano Ebrahim Raisi: “Questi orribili crimini contro l’umanità costituiscono un genocidio, portato avanti dal regime sionista con l’appoggio degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei – ha accusato Raisi – L’aiuto degli Stati Uniti al regime sionista lo incoraggia a uccidere e a perpetrare atti crudeli contro il popolo palestinese. L’affermazione degli americani di voler aiutare Gaza è una falsa promessa, che non è coerente con le loro azioni”. Intanto, il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha dichiarato domenica alla CNN che il governo sta lavorando con Hezbollah e i gruppi palestinesi in Libano per evitare una guerra: “Stiamo lavorando con Hezbollah e altre organizzazioni palestinesi per evitare una guerra, e vorremmo che anche gli Stati Uniti facessero pressione su Israele affinché non inizi una guerra”. Bou Habib ha detto che Israele provoca il Libano “ogni giorno” e ha affermato di credere che Hezbollah non voglia una guerra: “Abbiamo l’impressione, non ce l’hanno detto, ma abbiamo l’impressione che non ci sarà una grande guerra a meno che Israele non attacchi il Libano o che la situazione si faccia molto grave a Gaza”.

Striscia di Gaza tagliata in due, Israele: ora possiamo smantellare Hamas

Striscia di Gaza tagliata in due, Israele: ora possiamo smantellare HamasRoma, 6 nov. (askanews) – Gaza City è “completamente circondata” e la Striscia è di fatto tagliata in due dalla presenza dei militari israeliani, ha confermato l’esercito in un aggiornamento della sua offensiva di terra contro Hamas che ha raggiunto la costa mediterranea. E l’esercito israeliano ha nuovamente invitato i civili a lasciare il nord della Striscia, dove si concentrano i combattimenti contro Hamas e ha detto di aver riaperto il passaggio verso Sud per alcune ore.

“Saremo meno limitati” ad agire e “quindi in grado di smantellare Hamas, roccaforte dopo roccaforte, battaglione dopo battaglione, fino a raggiungere l’obiettivo finale, che è quello di liberare la Striscia di Gaza – l’intera Striscia di Gaza – da Hamas”, ha detto nel suo briefing mattutino il portavoce Jonathan Conricus. Intanto, gli Stati uniti proseguono l’ampio lavoro diplomatico a livelllo regionale e internazionale. Mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Turchia, sua ultima tappa nella regione prima di dirigersi in Asia, il direttore della Cia Burns è da ieri sera in Israele per con l’intelligence locale e quelle dei Paesi vicini.

Il New York Times scrive che, secondo funzionari statunitensi, l’amministrazione Biden ha chiarito all’Iran e a Hezbollah attraverso i partner regionali che gli Stati Uniti interverranno militarmente se attaccano Israele. Parole veicolate anche durante i diversi incontri di Blinken, in particolare quello di ieri sera a Baghdad con il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani. Poche ore prima Blinken aveva incontrato a Ramalla, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen che ha affermato che la Striscia di Gaza è “una parte inseparabile dello Stato palestinese” e che l’Anp è pronta ad assumersi la piena responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per l’intera area della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est. A poche ore dalla visita di Blinken a Baghdad, i media iracheni hanno riportato che due basi militari americane in Iraq sono state prese di mira da droni. Secondo l’agenzia irachena Shafaq le basi “Al-Asad” nell’Iraq occidentale e “Al-Tanf” sui confini siriano-iracheno-giordano sono state prese di mira da droni. Inoltre, un terzo drone è entrato in azione nelle vicinanze della base militare di Al-Tanf, il territorio siriano, ed è stato anch’esso intercettato con successo.

Per scoraggiare un’espansione del conflitto e per ribadire il sostegno alla difesa di Israele, lo United States Central Command (CENTCOM), il Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti, ha annunciato con un breve messaggio sui social che “il 5 novembre 2023 un sommergibile classe Ohio è arrivato nell’area di responsabilità del Comando Centrale degli Stati Uniti” in Medio Oriente. Si tratta di un sottomarino lanciamissili balistici a propulsione nucleare. Il sottomarino si aggiunge a due portaerei USA già presenti di fronte a Israele (la USS Gerald R. Ford e la USS Dwight D. Eisenhower), con al seguito un “gruppo d’assalto” formato da vari incrociatori lanciamissili e cacciatorpedinieri. Azioni che collidono con le promesse degli Stati uniti al popolo palestinese e che incoraggiano Israele a uccidere i palestinesi secondo il presidente iraniano Ebrahim Raisi: “Questi orribili crimini contro l’umanità costituiscono un genocidio, portato avanti dal regime sionista con l’appoggio degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei – ha accusato Raisi – L’aiuto degli Stati Uniti al regime sionista lo incoraggia a uccidere e a perpetrare atti crudeli contro il popolo palestinese. L’affermazione degli americani di voler aiutare Gaza è una falsa promessa, che non è coerente con le loro azioni”.

Intanto, il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha dichiarato domenica alla CNN che il governo sta lavorando con Hezbollah e i gruppi palestinesi in Libano per evitare una guerra: “Stiamo lavorando con Hezbollah e altre organizzazioni palestinesi per evitare una guerra, e vorremmo che anche gli Stati Uniti facessero pressione su Israele affinché non inizi una guerra”. Bou Habib ha detto che Israele provoca il Libano “ogni giorno” e ha affermato di credere che Hezbollah non voglia una guerra: “Abbiamo l’impressione, non ce l’hanno detto, ma abbiamo l’impressione che non ci sarà una grande guerra a meno che Israele non attacchi il Libano o che la situazione si faccia molto grave a Gaza”.

Maltempo, Tajani: 100 milioni dal Maeci per le aziende toscane che esportano

Maltempo, Tajani: 100 milioni dal Maeci per le aziende toscane che esportanoRoma, 6 nov. (askanews) – “Siamo qui per dare un messaggio chiaro di solidarietà da parte del governo alla gente di Toscana colpita da questa tremenda alluvione, che segue quella della provincia di Firenze avvenuta a maggio. Siamo qui con i rappresentanti Simest, Sace e Ice perché credo che in questi momenti non servono passerelle ma azioni concrete. E per questo il ministero degli Esteri ha messo a disposizione 100 milioni a fondo perduto per le aziende che esportano e hanno il 3% di export nel loro fatturato”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani da Prato.

“Altri 200 milioni di prestiti agevolati sono previsti in aggiunta e sarà decisa la moratoria per le rate dei prestiti Sace”, inoltre l’Ice “agevolerà la presenza delle aziende colpite alle fiere internaizonali”.