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Missione Euclid, Esa: lancio in calendario per sabato 1° luglio

Missione Euclid, Esa: lancio in calendario per sabato 1° luglioRoma, 21 giu. (askanews) – Euclid, si lancia. È stata fissata il primo luglio alle 17.12 ora italiana la data per la partenza di una delle missioni scientifiche più ambiziose della storia, ideata e realizzata dall’Agenzia spaziale europea, con un’importante partecipazione dell’Italia guidata dall’Asi. A renderlo noto l’Esa che ha indicato anche il 2 luglio come data di lancio di riserva per la missione che studierà la parte oscura dell’Universo.

Nel frattempo, la navicella è stata rifornita del carburante che le serve per arrivare nel suo punto di parcheggio, il punto lagrangiano secondo del sistema solare (L2). Le operazioni sono cominciate nella giornata del 19 giugno in un impianto Astrotech vicino a Cape Canaveral, in Florida, dove il satellite verrà lanciato a bordo di un razzo Falcon 9 fornito da Space X. Euclid – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – viaggerà con due tipi di propellente: idrazina e azoto gassoso. Dieci propulsori che funzionano a idrazina forniranno la propulsione chimica che lo guiderà fino al punto L2 di Lagrange del sistema Sole-Terra, che gli consentirà di eseguire le manovre mensili per rimanere in orbita e, infine, che servirà a smaltire la navicella al termine della missione. In tutto, sono 140 i chili di idrazina immagazzinati nel serbatoio centrale. L’operazione di rifornimento della navicella è delicata perché il carburante a base di idrazina è altamente tossico. Gli esperti che devono eseguirla, pertanto, come si vede nell’immagine, indossano ciascuno una tuta protettiva di isolamento atmosferico chiamata “scape” (Self-Contained Apparatus Protective Ensemble).

L’azoto gassoso, invece, verrà utilizzato per far funzionare dei micropropulsori che garantiranno a Euclid un puntamento sempre preciso e stabile durante le osservazioni. Questo è fondamentale, dal momento che la riuscita scientifica della missione non può prescindere dalla capacità del telescopio di acquisire immagini di altissima qualità. I propulsori sono sei, e l’azoto necessario ad alimentarli – 70 kg in totale – è immagazzinato in quattro serbatoi ad alta pressione: questo quantitativo dovrebbe bastare per l’intera durata (nominale) della missione. Euclid ci metterà circa un mese per raggiungere la sua destinazione. Durante il viaggio, il telescopio e gli strumenti saranno accesi, il telescopio sarà messo a fuoco e gli strumenti testati. Dopo una successiva fase di calibrazione di due mesi, Euclid inizierà le operazioni scientifiche che dovrebbero durare circa sei anni.

“Dopo 12 anni di sviluppo tecnico e di preparazione scientifica – dice Yannick Mellier, responsabile del consorzio Euclid e astrofisico presso l’Institut d’astrophysique de Paris (Iap) in Francia – siamo arrivati alla seconda fase della missione, quella che ci dirà qual è la natura dell’energia oscura”.

Fondazione R&I: in Italia mercato servizi di innovazione vale 2 mld

Fondazione R&I: in Italia mercato servizi di innovazione vale 2 mld

Roma, 15 giu. (askanews) – Oggi il mercato dei servizi di innovazione in Italia, ossia delle prestazioni che vengono fornite per supportare la crescita delle imprese, vale circa 2 miliardi di euro e salirà ad oltre 4 miliardi nel 2027 con un incremento del 68%. Parallelamente nello stesso quinquennio le start-up cresceranno dalle attuali 15.500 a 23mila. Queste le stime fatte dal primo rapporto in Italia sul “Mercato dei Servizi professionali per Open Innovation e Start-Up” presentato oggi a Roma dalla Fondazione R&I (Ricerca e Imprenditorialità) e realizzato da SRM Studi e Ricerche (Gruppo Intesa SanPaolo).

“L’innovazione è un tema centrale per il Governo – ha spiegato Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy – e le start-up rappresentano un perno importantissimo”. Il sottosegretario ha poi evidenziato la riforma degli incentivi per le imprese che servirà a dare certezze normative e razionalizzare il numero di incentivi regionali e nazionali: “ma soprattutto – ha aggiunto Bitonci – in questo modo raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo posti come la ricerca e lo sviluppo, la formazione, l’industria 4.0 e anche l’innovazione e le start-up, fondamentali per la crescita del nostro Paese”. Giulia Pastorella, deputata e componente della IX Commissione della Camera ha lanciato 4 principi per far crescere l’innovazione in Italia: “semplificazione, adattamento alle nuove sfide, individuazione di obiettivi specifici e non aver paura di attrarre capitale umano straniero. E sui cervelli in fuga – ha aggiunto – non bastano le detrazioni fiscali per farli tornare ma serve creare percorsi adeguati quando ancora sono nel nostro Paese”.

Secondo il rapporto al 2020 la spesa in ricerca e sviluppo in Italia è complessivamente pari a circa l’1,6% del PIL, inferiore al 2,3% della media Ue, ed è sostenuta essenzialmente dalle imprese private. La spesa più rilevante si colloca nella ricerca applicata e nello sviluppo sperimentale, soprattutto grazie alle imprese, ma anche ai centri di ricerca pubblici non universitari. La ricerca di base, che rappresenta poco più di un quinto della spesa totale, è condotta principalmente dalle università, che ne rappresentano il 58,3% del totale. “Le sfide che il sistema manifatturiero italiano dovrà affrontare sono di grande rilevanza nel campo della transizione climatica, della digitalizzazione e della difesa – ha detto Gregorio De Felice, Presidente Consiglio di Sorveglianza FR&I – l’impegno per investimenti aggiuntivi, a livello europeo, è stimato oltre i 500 miliardi di euro all’anno. Per l’Italia è plausibile un valore nell’ordine dei 60 miliardi annui. Importi così elevati richiedono competenze elevate e servizi alle imprese. La Fondazione si propone di offrire le proprie capacità avvalendosi delle esperienze dei propri soci fondatori”.

Riccardo Varaldo, Presidente del Consiglio di Gestione FR&I ha ricordato che l’obiettivo della Fondazione è quello di creare impresa tramite la ricerca con un trasferimento tecnologico mirato. “L’Italia – ha sottolineato – come produzione scientifica è al quinto posto nel mondo mentre dal punto di vista della brevettazione e innovazione è oltre la 30esima posizione. Ciò vuol dire che siamo ottimi produttori di conoscenza scientifica ma non sappiamo mettere a frutto ciò che produciamo. La Fondazione è nata con questa missione che continua a perseguire con grande convinzione”. Il Rapporto è stato illustrato da Salvio Capasso, Responsabile Servizio Imprese & Territorio di SRM Studi e Ricerche ed è stato poi discusso nel corso di una tavola rotonda a cui hanno partecipato Marco Frey, Prorettore alla Terza Missione e al trasferimento tecnologico Università Sant’Anna e Presidente GCNI; Luca Felletti, Senior Director Finanziamenti Agevolati Gruppo Intesa Sanpaolo; Marco Grazioli, Presidente The European House – Ambrosetti e Giorgio Ventre, Direttore Scientifico Apple Developer Academy.

“Per la prima volta in Italia – ha spiegato Antonio Perfetti, consigliere delegato di FR&I – abbiamo tentato di valutare il valore del mercato dei servizi offerti al mondo dell’innovazione. Quanto emerge è sorprendente perché rappresenta una cifra considerevole per un mercato giovane ma con enormi potenzialità di crescita”. “In Italia – ha concluso Perfetti – il valore delle imprese che fanno Open Innovation, ossia collaborano tra loro, è alto ma in percentuale sul totale siamo uno dei Paesi più deboli. Il rapporto però mette in luce come le cose stiano velocemente cambiando e come questo mercato nel prossimo futuro possa davvero emergere”.

Spazio, Asi: si è insediato il nuovo presidente Teodoro Valente

Spazio, Asi: si è insediato il nuovo presidente Teodoro ValenteRoma, 14 giu. (askanews) – Teodoro Valente, il nuovo presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, si è insediato oggi nella sede centrale dell’Agenzia, a Roma. Lo rende noto l’Asi in una nota. La designazione – ricorda l’Asi – era stata proposta dal COMINT, presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nei giorni scorsi.

Esperto di materiali polimerici e compositi e nanotecnologie, Teodoro Valente assume l’incarico di presidente dopo la conclusione del mandato quadriennale di Giorgio Saccoccia, terminato a inizio maggio. Il nuovo numero uno di Asi vanta una lunga esperienza nel settore accademico. Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria meccanica all’Università La Sapienza di Roma, ha ricoperto per diversi anni la carica di professore ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali presso lo stesso ateneo romano, di cui è anche stato nominato prorettore. Valente è stato anche direttore dell’Istituto per i Polimeri, compositi e biomateriali del CNR e ha prestato servizio presso la Direzione ricerca e sviluppo della Commissione Ue e nel settore privato.

Con il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana sono stati nominati anche i membri del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia: Giuseppe Basini, Marica Branchesi, Stefano Gualandris, Marco Lisi, Luisa Riccardi e Elda Turco Bulgherini.

Dai buchi neri ai grani antichi: premiate 6 scienziate under 35

Dai buchi neri ai grani antichi: premiate 6 scienziate under 35Roma, 13 giu. (askanews) – Sei scienziate italiane under 35 potranno condurre i loro progetti di ricerca contando su una borsa di studio di 20mila euro grazie al premio L’Oréal-Unesco “Per le Donne e la Scienza”, che viene assegnato sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti in tutti i campi della scienza e della tecnologia. La premiazione delle vincitrici della 21° edizione italiana del premio – selezionate tra 200 candidate – si è tenuta durante una cerimonia al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano a cui è intervenuta con un videomessaggio Eugenia Maria Roccella Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.

La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e presieduta dalla Prof.ssa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca affiliata presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti. Due di loro grazie a questa borsa di studio, rientreranno dopo aver dato il loro contributo presso istituti all’estero. Francesca Berti svolgerà il progetto “Design innovativo di stent prodotti mediante manifatture additive per patologie cardiache congenite” presso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “G. Natta”; Alessandra Biancolillo lavorerà al progetto “Resilientgrain – Sviluppo di metodi analitici avanzati e non distruttivi per la caratterizzazione e la tracciabilità di grani antichi e popolazioni evolutive di grani e dei loro prodotti derivati” presso l’Università degli Studi dell’Aquila; Alice Borghese porterà avanti il progetto “Esplorare i magneti più potenti dell’Universo” all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Osservatorio Astronomico Di Roma (OAR).

Gloria Delfanti condurrà il progetto “Terapia cellulare con cellule T Natural Killer per il trattamento delle metastasi epatiche da carcinoma colonrettale” all’Ospedale San Raffaele, Divisione di Immunologia Trapianti e Malattie Infettive; Martina Fracchia lavorerà al progetto “Ossidi ad alta entropia come elettrocatalizzatori sostenibili e innovativi per la reazione di elettrolisi dell’acqua” presso l’Università degli studi di Pavia, Dipartimento di Chimica in collaborazione l’Università degli Studi di Milano; Arianna Renzini porterà avanti il progetto “Svelando il fondo di onde gravitazionali: un nuovo modo di misurare e caratterizzare la popolazione di fondo di buchi neri binari con LIGO e Virgo” presso l’Università Milano Bicocca. In 25 anni il programma L’Oréal-Unesco “For Women in Science” ha sostenuto oltre 4.100 ricercatrici di oltre 110 paesi, premiando l’eccellenza scientifica e ispirando le generazioni di giovani donne a perseguire la loro carriera.

Lanciata Spei satelles: nello spazio messaggio di speranza del Papa

Lanciata Spei satelles: nello spazio messaggio di speranza del PapaRoma, 13 giu. (askanews) – Sta viaggiando nello spazio il messaggio di speranza di Papa Francesco contenuto in un nanobook che riporta il testo del libro “Perché avete paura? Non avete ancora fede” che raccoglie le riflessioni e le immagini del Papa durante i giorni terribili della pandemia ed in particolare della Statio Orbis del 27 marzo 2020.

Lanciata con successo dalla base Usa di Vandenberg, California, la missione Spei satelles nata su impulso del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è stata coordinata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) in collaborazione con il Politecnico di Torino, i cui ricercatori e studenti del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale hanno realizzato il CubeSat 3U. Il CubeSat con all’interno il Nanobook, realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), sarà posizionato in orbita grazie al veicolo di trasferimento orbitale ION dell’italiana D-ORBIT che è stato lanciato con un razzo Falcon9. Il progetto ha poi coinvolto l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia – IUSVE e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino. Il satellite e il Nanobook sono oggetti di piccole dimensioni, – si legge in una nota – ma grandi nella loro portata. Già nel nome e nel logo della Missione Spaziale evocano il desiderio di contribuire a generare speranza, ponendo un segno nel cielo affinché sulla terra vi sia più fraternità e condivisione, motori di ogni speranza possibile. Il satellite cuore della missione custodisce il nanobook, con le parole del Papa, una trasmittente e un chip di memoria che invitano, simbolicamente, le persone a sperare ed agire per condividere speranza.

Dopo mesi di frenetico lavoro ed intensa passione è finalmente in corsa verso l’orbita eliosincrona, a circa 525 km di altitudine dalla superficie terrestre, il CubeSat 3U costruito dagli studenti del Politecnico di Torino. Il parallelepipedo, di 34x10x10 centimetri, pesante meno di 3 kg, custodisce sistemi ad alta tecnologia benedetti dal Santo Padre Francesco nell’udienza del 29 marzo scorso. Oltre alle apparecchiature di volo e di telemetria, il piccolo messaggero porta con sé diversi “strumenti” di speranza e pace. A bordo un nanobook – realizzato dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche – , una microscopica lastra di silicio che riporta, in uno spazio infinitesimale, il testo del libro “Perché avete paura? Non avete ancora fede” che raccoglie le riflessioni e le immagini del Papa durante i giorni terribili della pandemia ed in particolare della Statio Orbis del 27 marzo 2020. Lanciato nello spazio, il Nanobook vuole essere un segno di speranza posto in cielo, invisibile agli occhi, ma non al cuore di chi da quei momenti vuole ripartire con slancio verso un futuro di fraternità e condivisione.

La voce del satellite sarà una trasmittente che in banda radio amatoriale, sulla frequenza di 437.5 MHz modulazione: GMSK a 9600 bit/s e protocollo: AX.25 trasmetterà messaggi desunti dal Magistero Pontificio sulla speranza. Al sorgere del sole nei diversi punti del globo sarà possibile essere raggiunti da una parola di conforto e di sprone sulle strade della speranza. La missione Spei Satelles coinvolge anche tutte le persone sulla terra che lo desiderano. Infatti, dal 27 marzo 2023, giorno dell’apertura del sito www.speisatelles.org in centinaia da tutto il mondo hanno aderito al progetto iscrivendosi al sito ed ottenendo la simbolica boarding pass con cui ciascuno è “salito a bordo” impegnandosi a fare una azione di misericordia sulla terra. Uomini e donne, giovani e bambini. Come María, dal Messico che si impegna a esporre messaggi di pace nel suo negozio; Andrea, 17 anni, dagli USA che si impegna a scrivere una lettera di ringraziamento ai suoi insegnanti per l’amore e la dedizione con cui vivono la loro missione o don Renato, dall’Italia, che si impegna ad aiutare i ragazzi ad esprimersi in rete con intelligenza, rispetto ed empatia.

Visto il successo e la possibilità che l’adesione possa rappresentare un efficace strumento educativo, benché il lancio sia avvenuto sarà ancora possibile iscriversi ed attraverso la stazione di controllo a terra i nomi verranno scritti a distanza sulla memoria in orbita.

Spazio, Juice: lo spettrometro Majis ha completato test in volo

Spazio, Juice: lo spettrometro Majis ha completato test in voloRoma, 12 giu. (askanews) – Testato con successo lo spettrometro a immagine MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), operante nel visibile e vicino infrarosso a bordo della sonda dell’Agenzia spaziale europea Juice (Jupiter Icy Moon Explorer). MAJIS assume un particolare rilievo per la sua capacità di fornire misure importanti per l’intera gamma di indagini che riguardano il pianeta Giove e i suoi maggiori satelliti, obiettivo della missione. MAJIS come anche JANUS, RIME e 3GM tutti realizzati con il finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) sono stati precedentemente accesi e testati nello spazio con successo dimostrando – sottolineano Asi e Inaf – il perfetto funzionamento di tutti gli strumenti realizzati, interamente o in parte, dal nostro Paese.

“La scorsa settimana, – spiega Giuseppe Piccioni, Co-Principal Investigator dello strumento MAJIS per l’Inaf di Roma – lo specchio di scansione e l’otturatore sono stati attivati e azionati in modo impeccabile. Sono state poi eseguite osservazioni delle sue lampade di calibrazione interne, confermando le eccellenti prestazioni dello strumento in linea con la calibrazione a terra. MAJIS è quindi pronto per compiere la sua missione, ovvero studiare la composizione della superficie e l’esosfera delle lune ghiacciate e caratterizzare la composizione e la dinamica dell’atmosfera di Giove”. Tra gli obiettivi di MAJIS rivestono la massima importanza la determinazione e mappatura della composizione superficiale delle lune Ganimede, Callisto ed Europa, con particolare enfasi sui composti diversi dal ghiaccio d’acqua già noti da precedenti osservazioni o previsti dai modelli, come sali minerali idrati, volatili e composti organici, e la mappatura composizionale dell’atmosfera di Giove, inclusa la densità delle nubi e la morfologia delle aurore. In questo contesto, il progetto MAJIS si propone di valorizzare e sviluppare ulteriormente le competenze maturate durante il progetto Jovian InfraRed Auroral Mapper (JIRAM) attualmente operante attorno a Giove a bordo della missione Nasa Juno.

“Il completamento dei primi test in volo dello strumento MAJIS – dichiara Raffaele Mugnuolo, responsabile di Unità di Esplorazioni, Infrastrutture Orbitanti e di Superficie e Satelliti Scientifici di Asi – è un passo importantissimo e che instilla grande ottimismo per il prosieguo della missione Juice. Lo spettrometro MAJIS conferma la grande e consolidata capacità italiana in questo ambito, sia per la parte ingegneristica che per la parte scientifica. Il coordinamento esercitato dall’Asi si è rivelato efficace sia nei rapporti con il Cnes che verso Esa e ha consentito il completamento di uno strumento complicatissimo che ripagherà in termini di ritorno scientifico senza precedenti”. MAJIS è stato costruito da un consorzio franco-italiano guidato dall’Institut d’Astrophysique Spatiale (Ias) di Orsay, in Francia, e finanziato dal Centre National d’études Spatiales (Cnes) e dall’Agenzia spaziale italiana (Asi). L’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha coordinato la proposta originale dello strumento, selezionata da Esa a febbraio 2013, e in qualità di Istituto Co-PI ha poi seguito lo sviluppo del sostanziale contributo hardware italiano che riguarda la testa ottica costituita da telescopio e spettrometro, realizzati presso Leonardo (Campi Bisenzio, Firenze), e la valutazione delle performance attese. Lo strumento è stato assemblato e calibrato inizialmente presso Leonardo, poi presso Ias-Orsay. Infine è stato alloggiato a bordo del satellite Juice a dicembre 2021. I laboratori belgi supportati da Belspo sono stati coinvolti nella caratterizzazione dei rivelatori MAJIS.

Esa, prossimamente patatine fritte su Marte. E non è fantascienza

Esa, prossimamente patatine fritte su Marte. E non è fantascienzaRoma, 9 giu. (askanews) – Il cibo influenza anche l’umore e mangiare patatine fritte su Marte potrebbe migliorare quello degli astronauti che si troveranno in futuro a sperimentare la vita sul Pianeta rosso. Le premesse perché questo avvenga ci sono, come dimostra uno studio sostenuto dall’Agenzia spaziale europea, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Salonicco, in Grecia, e pubblicato su “Food Research International”.

Friggere le patate è un’azione solo apparentemente semplice, coinvolge invece fisica e chimica complesse, e nello spazio tutto diventa più complicato. Non era sicuro che la frittura avrebbe funzionato senza gravità. Senza galleggiamento verso l’alto, le bolle potrebbero attaccarsi alla superficie di una patata, proteggendo la patata in uno strato di vapore che i ricercatori pensavano potesse lasciarla poco cotta e indesiderabile. Per studiare come la microgravità influenza le tecniche di cottura come la frittura, è stato progettato un nuovo apparato sperimentato in due campagne di volo parabolico dell’Esa, in cui un aereo vola in archi ripetuti per ricreare brevi momenti di assenza di peso.

L’esperimento ha filmato il processo di frittura con una fotocamera ad alta velocità e ad alta risoluzione per catturare le dinamiche delle bolle come il tasso di crescita, le dimensioni e la distribuzione, nonché la velocità di fuga dalla patata, la velocità delle bolle e la direzione di viaggio nell’olio. L’esperimento ha misurato la temperatura dell’olio bollente e le temperature all’interno della patata. I ricercatori dell’Università di Salonicco hanno scoperto che poco dopo che la patata è stata aggiunta all’olio in condizioni di bassa gravità, le bolle di vapore si staccano facilmente dalla superficie della patata in modo simile alla Terra.

Certamente saranno necessarie ulteriori ricerche per mettere a punto alcuni parametri, ma le premesse sono incoraggianti. “Oltre alla nutrizione e al comfort, studiare il processo di frittura nello spazio potrebbe anche portare a progressi in vari campi, dall’ebollizione tradizionale alla produzione di idrogeno dall’energia solare in microgravità”, conclude John Lioumbas del team.

Al via il programma Neho: reti neurali artificiali a basso consumo

Al via il programma Neho: reti neurali artificiali a basso consumoLecce, 8 giu. (askanews) – Costruire reti neuronali a basso consumo energetico grazie alla combinazione di scienza dei materiali e fotonica: è l’obiettivo principale del progetto Neho coordinato dall’IIT-Istituto Italiano di Tecnologia di Lecce. Il progetto è stato finanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro per i prossimi 3 anni. Obiettivo finale di Neho è migliorare la potenza di calcolo delle nuove tecnologie, come quelle basate su algoritmi di intelligenza artificiale, e allo stesso tempo ridurre la loro impronta energetica.

Neho (Neuromorphic computing Enabled by Heavily doped semiconductor Optics) sfrutterà le proprietà dei semiconduttori per creare un neurone artificiale che potrà essere utilizzato per costruire reti neurali ottiche ultraveloci, garantendo così una fonte di calcolo nuova e a minor consumo energetico. Il progetto contribuirà a cambiare la tecnologia usata per l’analisi dell’informazione: non più materiali in cui l’elemento chiave sono solo gli elettroni che vi fluiscono all’interno, ma i fotoni, ovvero le particelle di luce che renderebbero le tecnologie molto più veloci e meno dispendiose in termini di energia.

Quando i fotoni interagiscono con la materia, infatti, generano molto meno calore, ma a causa della loro natura l’interazione è debole, per cui è molto difficile controllare il flusso di fotoni su piccola scala. I ricercatori di Neho sfrutteranno le quasi-particelle ibride elettrone-fotone, chiamate plasmoni, che nascono dall’interazione degli elettroni con la luce. I plasmoni saranno prodotti utilizzando semiconduttori a cui sono stati aggiunte piccole percentuali di atomi estranei per modificarne le proprietà elettroniche, e che vengono irradiati con luce con lunghezza d’onda nel medio infrarosso. Poiché un plasmone all’interno del materiale porta con sé sia un elettrone sia un fotone, i ricercatori potranno agire sulla parte elettronica, cosa generalmente più facile da fare, per indurre un cambiamento sulla parte fotonica. Questo tipo di interazione permetterebbe, in linea di principio, di controllare i fotoni ad una scala molto piccola. I ricercatori puntano a sfruttare gli effetti che si verificano sulla superficie dei semiconduttori, anziché all’interno del loro volume complessivo, in quanto tali effetti possono essere facilmente modulati controllando la densità superficiale degli elettroni, così come il vento genera onde sulla superficie del mare senza bisogno di muovere l’acqua in profondità. Questa caratteristica sarà utilizzata per sfruttare l’implementazione di una rete neurale nello sviluppo di nuove tecniche di ottimizzazione di machine learning.

“Potremmo rivoluzionare il modo in cui elaboriamo le informazioni sviluppando una piattaforma innovativa che sfrutta la tecnologia dei semiconduttori foto-plasmonici ” – spiega Cristian Ciracì, leader dell’unità di Nanoplasmonica Computazionale dell’IIT di Lecce e coordinatore di Neho – Con questo progetto, potremmo entrare in una nuova era di elaborazione delle informazioni: più veloce, più efficiente dal punto di vista energetico e più flessibile che mai”. Il consorzio europeo Neho comprende l’Istituto Italiano di Tecnologia (coordinatore), il CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco (Germania), la Universiteit Gent (Belgio), il CNRS e l’Université Paris-Saclay (Francia).

(nella foto: Cristian Ciracì, leader dell’unità di Nanoplasmonica Computazionale dell’IIT di Lecce e coordinatore di Neho)

Thales Alenia Space parteciperà a sviluppo piattaforma per DestinE

Thales Alenia Space parteciperà a sviluppo piattaforma per DestinE


Thales Alenia Space parteciperà a sviluppo piattaforma per DestinE


Thales Alenia Space parteciperà a sviluppo piattaforma per DestinE




























1686049745 Thales Alenia Space partecipera a sviluppo piattaforma per DestinE

Roma, 6 giu. (askanews) – Thales Alenia Space, una joint venture Thales (67%) e Leonardo (33%), collaborerà con SERCO, l’azienda a capo del consorzio scelto dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per l’implementazione del sistema DestinE Core Service Platform (DESP), un elemento cardine dell’iniziativa Destination Earth (DestinE) fiore all’occhiello della Commissione Europea.

L’obiettivo di DestinE è sviluppare modelli digitali della Terra ad alta precisione al fine di monitorare e prevedere l’interazione tra fenomeni naturali e attività umane, anticipare eventi estremi e adattare le politiche alle sfide legate al clima. Il DESP sarà un sistema informatico aperto, flessibile e sicuro basato su cloud capace di fornire strumenti decisionali, applicazioni e servizi basati sull’ evidenza scientifica. Consentirà lo sviluppo e l’utilizzo di applicazioni e servizi che sfruttano i dati di DestinE. Thales Alenia Space – informa una nota – è responsabile della gestione della tempistica di esecuzione della piattaforma, del dispiegamento e delle operazioni, nonché di tutta la gestione della sicurezza informatica del framework DESP. Thales Alenia Space, inoltre, è responsabile di tutti i servizi di tracciabilità per tracciare modelli e dati, in particolare dopo le trasformazioni degli utenti.

“Thales Alenia Space apporterà a questo progetto alcune delle nuove tecnologie digitali già presenti nei suoi sistemi di terra – ha commentato Bertrand Denis, Vicepresidente della linea di business Osservazione & Scienza di Thales Alenia Space – Si tratta di un successo importante che beneficerà e contribuirà anche alla trasformazione digitale del Segmento di Terra di Thales Alenia Space avviata dal 2018. Pienamente in linea con la sua visione ‘Space for Life’, Thales Alenia Space è particolarmente orgogliosa di supportare la Commissione Europea e l’Esa nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del programma DestinE e di contribuire al Green Deal e alla strategia digitale dell’Ue”. Nei prossimi decenni si prevede che la crescita della popolazione e le attività umane amplificheranno le attuali pressioni su risorse critiche come l’acqua dolce e il cibo, intensificheranno lo stress sugli ecosistemi terrestri e marini, oltre ad aumentare l’inquinamento ambientale e il suo impatto sulla salute e sulla biodiversità. Queste minacce, che includono l’innalzamento del livello dei mari, l’aumento dell’acidificazione degli oceani ed eventi estremi più intensi come inondazioni e ondate di calore, dovranno essere monitorate attentamente, soprattutto per le nostre popolazioni più vulnerabili. Gli strumenti digitali spaziali e terrestri sono fondamentali per anticipare queste minacce e contribuire a ridurne l’impatto.

Vent’anni di Mars Express: un mosaico a colori di Marte

Vent’anni di Mars Express: un mosaico a colori di Marte


Vent’anni di Mars Express: un mosaico a colori di Marte


Vent’anni di Mars Express: un mosaico a colori di Marte




























1686042004 Ventanni di Mars Express un mosaico a colori di Marte

Roma, 6 giu. (askanews) – Lanciato nel 2003 ed in orbita intorno al pianeta rosso, Mars Express dell’Esa festeggia venti anni di osservazioni di Marte, rilasciando un mosaico globale a colori con dettagli di minerali, composizione e circolazione della tenue atmosfera, scrutando sotto la crosta e facendo emergere vari fenomeni che interagiscono nell’ambiente marziano.

Composto da novanta immagini riprese dalla High Resolution Stereo Camera (Hrsc), – si legge su Global Science, il notiziario online dell’Agenzia spaziale italiana – il mosaico fornisce informazioni sulla composizione di Marte per aree estese fino a 2.500 chilometri riprese da altitudini comprese tra i 4.000 e i 10.000 chilometri. L’insieme ha prodotto una visione globale completa a colori di Marte. Famoso per il suo colore rossastro, dovuto ad alti livelli di ferro ossidato, in queste immagini, invece, Marte appare scuro e blu. Si tratta di sabbie basaltiche grigio-nere di origine vulcanica che formano strati di sabbia scuri, mentre si accumulano e si muovono nel vento, creando imponenti dune di sabbia e campi di dune all’interno di crateri da impatto.

Il materiale esposto all’acqua tende ad apparire più leggero: i due minerali più comuni alterati dall’acqua su Marte, sono l’argilla e il solfato, che appaiono particolarmente brillanti sulla tavolozza dei colori di riferimento. Per queste immagine è stato usato lo spettrometro OMEGA. Se pure in maniera indiretta, questi minerali confermano che l’acqua liquida è esistita su Marte per molto tempo, alterando la roccia nel tempo per formare depositi di argilla significativi come Mawrth Vallis.

I minerali di solfato sono visibili nell’immagine del canyon Valles Marineris e appaiono ricoperti da una sottile patina di sabbia scura. A differenza dei depositi di argilla, i minerali di solfato indicano condizioni ambientali più acide che sarebbero meno favorevoli alla vita. Per comporre il mosaico a colori, grazie ai nove canali di imaging di HRSC, il team ha dovuto tenere conto dell’effetto opacità, provocato dalla continua evoluzione dell’atmosfera marziana, che rende difficile determinare con precisione i colori della superficie dall’orbita. La polvere disperde e riflette la luce, provocando lo spostamento dei colori tra le immagini.

L’effetto di ‘disturbo’ – prosegue Gloabl Science – è stato superato durante l’elaborazione delle immagini, riducendo le variazioni di colore tra le diverse parti di Marte: ogni immagine fa riferimento a un modello di colore derivato da osservazioni ad alta quota. Questo accorgimento ha consentito al team di Hrsc di preservare le variazioni di colore e rivelare una visione cromatica di Marte molto più ricca di quella mai vista prima. La missione Mars Express di ESA, vede la partecipazione di una filiera lunga di competenze italiane, coordinate dall’Agenzia Spaziale Italiana: lo spettrometro di Fourier PFS per lo studio dell’atmosfera e il radar subsuperficiale MARSIS -Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding-, realizzato con il contributo della NASA/JPL. Italiano anche lo strumento VNIR, che compone lo spettrometro OMEGA e l’elettronica dello strumento di imaging di atomi neutri energetici ASPERA. Anche nel team della camera stereo ad alta risoluzione HRSC ci sono scienziati italiani.