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A Roma la mostra “L’ora del lupo” di Giammarco Falcone

A Roma la mostra “L’ora del lupo” di Giammarco FalconeRoma, 25 gen. (askanews) – In un orizzonte notturno denso di apparizioni e presagi, Casa Vuota apre le sue porte per ospitare L’ora del lupo, la prima personale romana del pittore Giammarco Falcone (1990), che vive e opera a Bruxelles, in Belgio. La mostra, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, si inaugura sabato 27 gennaio 2024 dalle ore 18 alle 21 nello spazio espositivo indipendente di via Maia 12 a Roma e si può visitare fino al 3 marzo.

All’interno di un percorso di ricerca da sempre caratterizzato dalla ricerca costante di un dialogo con la storia e da un’attitudine metalinguistica, per il suo debutto sulla scena romana Giammarco Falcone sceglie di prendere la via di un confronto diretto con la grande tradizione pittorica italiana, a cui guarda da un punto di osservazione tanto defilato geograficamente – il Belgio – quanto eccentrico rispetto a quello che è il sentimento comune del revival pittorico presente. “Giammarco Falcone si appropria della latente potenza accumulata dallo scorrere del tempo negli ambienti dismessi di Casa Vuota, dove il fiato sta sospeso, per presentare una serie di dipinti inediti e ammalianti – spiegano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – caratterizzati da una forte tensione narrativa che scaturisce dall’incontro tra il vissuto interiore dell’artista, finora trattenuto e non esplicitato, e la pratica di una pittura ricca di citazioni e di stratificazioni. Le singole visioni pittoriche che scandiscono il percorso della mostra si collocano nello spazio di Casa Vuota come finestre spalancate su un unico e trascinante flusso di sogni, che scorre oltre le pareti nel momento in cui si abbassano le difese e si abdica all’esercizio del pensiero razionale. È il gorgo più profondo del sonno il luogo in cui Giammarco Falcone invita il pubblico a fermarsi e a sostare, nella casa scardinata, per ascoltare le confidenze più segrete di una pittura che più che dire non dice, ma semplicemente accade con tutta la sua magnetica e oscura voluttà. È il luogo in cui le reminiscenze di Caravaggio e la lezione appresa dallo studio dei maestri fiamminghi si mescolano alle suggestioni che l’artista attinge dalla sua esperienza diretta di vita nei paesi del Nord Europa. Paesaggi, ambientazioni e atteggiamenti, che sono espressione di una lontananza nella similitudine, amplificano una condizione psicologica di ascolto e di meditazione, di sedimentazione e di febbrile rielaborazione di stimoli molteplici”.

“L’ora del lupo – racconta Giammarco Falcone – è un’espressione che ha origini nella tradizione nordica e si riferisce all’ora più buia della notte, poco prima dell’alba. Si crede che durante questa fase notturna il mondo sia permeato da un’atmosfera particolare, con una maggiore propensione a eventi misteriosi o sovrannaturali”. Il teatro di figure e oggetti che Falcone dipinge sembra provenire dai recessi del sonno più profondo, dove gli incubi peggiori esaltano le emozioni più violente, senza possibilità di risveglio. Si manifesta nelle forme dettate da una sensibilità sovreccitata, che consente all’immaginazione e alle paure di prendere forma. L’ora del lupo è uno stato di estrema solitudine in un ambiente notturno, che si popola di figure, visioni, incubi, sogni e desideri: tutto prende forma e trova una traccia narrativa nella quale ogni figura prende il cammino e va.

“Il punto di partenza è incerto – affermano i curatori della mostra – così come lo è la destinazione di questo viaggio onirico e allucinato. La misura di questa indeterminazione è già tutta scritta nel titolo della grande tela che dà il via al progetto, I don’t remember when it started del 2023, un pic-nic notturno di fantasie apparecchiate che vede quattro figure femminili – cristallizzate e ferme nel tempo – transitare dalla biografia dell’artista al regno delle immagini, occupando in tutta la sua estensione l’intera parete di una delle stanze di Casa Vuota e portando il visitatore direttamente al centro della scena dipinta, senza barriere. Dallo stesso intrico di sogni scaturiscono ritratti e nature morte che si manifestano in ambienti altrettanto oscuri e indefiniti, costellati di piccoli elementi che si ripetono ossessivamente, cifre di un codice comprensibile nella sua interezza soltanto all’artista”. Per Giammarco Falcone si compie, in questa mostra, il passaggio da una pittura che raccontava solo se stessa, un lavoro concettuale in forma di pittura, a una nuova forma di espressione che racconta l’incontro tra l’intimità dell’artista, la sua esperienza personale, e il più vasto discorso sul dipingere nel quale, sin dai suoi esordi, si impegna a prendere parola in modo personale e autentico, colto e rizomatico.

“Il tema centrale della mia ricerca – argomenta l’artista – resta l’incessante ricerca di un dialogo tra il passato dell’uomo e il suo presente. I codici che creano il mio linguaggio fanno parte di un repertorio visivo che si fonda sulla storia dell’arte e allo stesso tempo si combina alle emozioni ed esperienze umane di un vissuto quotidiano, intimo e personale”. Un pittore entra in simbiosi con la propria vita personale quando apre veramente gli occhi, sembra dire Falcone, mentre consente ai visitatori della mostra L’ora del lupo di scrutare con i suoi occhi lì dove si addensano i grumi più densi del suo inconscio, in una dimensione sospesa che permette l’incontro tra passato e presente, tra personale e universale. “La pittura – conclude Giammarco Flacone – è uno strumento che mi tiene legato a un ‘elemento storico’, creando con esso una continuità. A oggi ho capito che per sentirmi in simbiosi con la pittura, mi devo completamente abbandonare e perdermi in essa. La pittura, come un amante, vuole tutto da te. ‘Dipingere per davvero’ significa per me guardarmi e non mentirmi”.

Quante storie, il libro di Fofi sul “sociale” dall’unità a oggi

Quante storie, il libro di Fofi sul “sociale” dall’unità a oggiRoma, 25 gen. (askanews) – Di Goffredo Fofi, Altreconomia pubblica “Quante storie Il ‘sociale’ dall’Unità a oggi . Ritratti e ricordi”. La questione del metodo insieme a quella dell’efficacia rimane centrale, oggi come in passato, per chi si occupa di educazione e intervento sociale. Attraverso cinque capitoli, ognuno dedicato a epoche diverse dall’Unità ai giorni nostri, Fofi ricostruisce le vite di chi ha riflettuto e si è occupato di progetti educativi e di sviluppo di comunità. La prefazione è di Giuseppe De Rita.

Tra i protagonisti di questa controstoria Sibilla Aleramo, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Adriano Olivetti, Don Zeno Saltini, Umberto Zanotti Bianco, Margherita Zoebeli e molti altri. “Tutti noi, che abbiamo pensato e portato avanti un’esperienza di azione sociale, l’abbiamo fatto perché ci credevamo fortemente e perché pensavamo solo e quasi esclusivamente a quel che avevamo pensato e deciso di fare. La crescita del sociale italiano è stata in fondo la scommessa di tanti sogni collettivi in cui molti hanno creduto, e attraverso la quale sono pazientemente cresciuti, magari lontano da dove avevano cominciato a fare sociale”. Giuseppe De Rita

Goffredo Fofi (1937) è un saggista, attivista, giornalista, critico cinematografico, letterario e teatrale italiano. Ha fondato e diretto le riviste Quaderni piacentini, Ombre rosse, Linea d’ombra, La terra vista dalla luna, Lo straniero e Gli asini. I suoi ultimi libri: “Sono nato scemo e morirò cretino, scritti 1956-2021” (minimum fax, 2022), “Non mangio niente che abbia gli occhi” (Contrasto, 2022), “Cari agli dèi” (edizioni e/o, 2022), “Per Pasolini” (La nave di Teseo, 2022) e “Breve storia del cinema militante” (Elèuthera, 2023).

miart 2024, No Time No Space con 181 gallerie da 28 Paesi

miart 2024, No Time No Space con 181 gallerie da 28 PaesiMilano, 23 gen. (askanews) – Dal 12 al 14 aprile 2024 torna miart la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per il quarto anno da Nicola Ricciardi e brillantemente intitolata, “No Time No Space”. “Con 181 gallerie (un incremento a doppia cifra rispetto al 2023) provenienti da 28 Paesi e 10 Premi, che saranno assegnati nei giorni di mostra, la ventottesima edizione della fiera milanese ribadisce il suo ruolo di appuntamento imprescindibile per tutto il pubblico dell’arte” ha detto Roberto Foresti, vice direttore generale di Fiera Milano.

Attraverso portali spaziali e corridoi temporali, suggeriti già dal titolo no time no space, miart 2024 si pone l’obiettivo di allargare ulteriormente i propri confini, mescolando passato, presente e futuro per parlare del nostro tempo, cogliendo nel tumultuoso e mutevolissimo flusso dell’immediata attualità ciò che nell’arte è stabile e durevole. Punto di partenza di questo percorso saranno le gallerie italiane, che rappresentano oltre la metà del totale degli espositori selezionati e che fanno della fiera milanese un’eccellenza di richiamo per collezionisti, curatori e artisti in cerca di novità ma anche di specificità locale. Rispetto alle precedenti edizioni aumenta tuttavia l’incidenza delle gallerie provenienti dall’estero, che crescono in numero ma soprattutto in qualità, grazie a significativi nuovi ingressi all’interno della sezione principale, Established. Tra queste Helena Anrather (New York), Galerie Buchholz (Colonia, Berlino), Emanuela Campoli (Parigi, Milano), Fortes D’Aloia & Gabriel (San Paolo, Rio de Janeiro), greengrassi (Londra), Georg Kargl Fine Arts (Vienna), KOW (Berlino), Fabienne Levy (Losanna, Ginevra), Galerie Neu (Berlino), Nosbaum Reding (Lussemburgo, Bruxelles), Dawid Radziszewski (Varsavia), Super Dakota (Bruxelles), e Galerie Tschudi (Zuoz, Zurigo), per citarne alcune.

Oltre alle new entries, abbondano anche le conferme da parte delle gallerie internazionali che già hanno animato le ultime edizioni della fiera, come ad esempio 1 Mira Madrid (Madrid), ChertLüdde (Berlino), Ciaccia Levi (Parigi, Milano), C L E A R I N G (Bruxelles, New York, Los Angeles), Corvi-Mora (Londra), Dvir Gallery (Tel Aviv, Bruxelles, Parigi), Ehrhardt Flòrez (Madrid), Felix Gaudlitz (Vienna), Galerie Peter Kilchmann (Zurigo, Parigi), KLEMM’S (Berlino), Andrew Kreps Gallery (New York), GALERIE LELONG & Co. (Parigi, New York), Madragoa (Lisbona), Mai 36 Galerie (Zurigo), MISAKO & ROSEN (Tokyo), Galerie Michel Rein (Parigi, Bruxelles), Richard Saltoun Gallery (Londra, Roma), GIAN ENZO SPERONE (Sent), Galerie Gregor Staiger (Zurigo, Milano), Gallery Sofie Van de Velde (Anversa), Galerie Fons Welters (Amsterdam), e Galerie Hubert Winter (Vienna). Ritorna quindi come di consueto Emergent, la sezione curata da Attilia Fattori Franchiniriservata alle gallerie focalizzate sulla promozione delle generazioni più recenti di artisti, che quest’anno accoglie 23 realtà provenienti da tutto il mondo: da Lisbona a New York, da Los Angeles a Belgrado. Anche in questo caso si segnala un interessante mix tra ritorni – Bel Ami (Los Angeles), Sébastien Bertrand (Ginevra), Sans titre (Parigi) – e new entries, come Arcadia Missa (Londra), ASHES/ASHES (New York), Lovay Fine Arts (Ginevra) e Sweetwater (Berlino).

Il 2024 sarà poi segnato dalla prima edizione di Portal, un’inedita sezione curata quest’anno da Julieta González e Abaseh Mirvali, che ospita dodici selezionate gallerie che propongono dieci piccole mostre distribuite all’interno della sezione principale e pensate per scoprire o riscoprire universi e pratiche artistiche solo all’apparenza lontanissime: una finestra per guardare al presente attraverso dimensioni parallele e prismi non convenzionali. Gli artisti qui rappresentati saranno: Anna Boghiguian (Galleria Franco Noero), CATPC (KOW), Birgit Jürgenssen (Galerie Hubert Winter), Francesco Gennari (Ciaccia Levi/ZERO…), Maria Lai (Nuova Galleria Morone), Bertina Lopes (Richard Saltoun Gallery), Turiya Magadlela & Senzeni Marasela (Kalashnikovv Gallery), Troy Makaza & Gresham Tapiwa Nyaude (First Floor Gallery Harare), Franco Mazzucchelli (ChertLüdde), ed Erika Verzutti (Fortes d’Aloia & Gabriel/Andrew Kreps Gallery).

Smart working: alla Luiss un volume ne esplora le potenzialità

Smart working: alla Luiss un volume ne esplora le potenzialitàRoma, 23 gen. (askanews) – Verrà presentato domani, nel Campus Luiss di viale Romania, il libro “Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni” (ed. Rubettino), a cura di Francesco Maria Spanò, Direttore People & Culture dell’Ateneo.  Il volume esplora le opportunità dello smart working, facendosi promotore di una nuova modernità nel rapporto di fiducia tra i lavoratori e i datori di lavoro. Ma non solo. Tra le pagine, anche una proposta di legge per il rilancio e il ripopolamento dei piccoli borghi italiani, oggi al centro dell’attenzione pubblica grazie alla migrazione di numerosi professionisti provenienti dai centri urbani, favorita proprio dalla possibilità di lavorare da remoto.   Di questo e di molto altro discuteranno, alla presenza dell’autore: Paola Severino, Presidente Luiss School of Law; Raffaele Fabozzi, Professore di Diritto del Lavoro, Luiss; Stefano Feltri, Giornalista e curatore di Appunti; Luca Giustiniano, Prorettore per l’Organizzazione e la Faculty, Luiss; Roberto Pessi, Professore Emerito di Diritto del Lavoro, Luiss; Alessandra Ricci, Amministratore Delegato, Sace S.p.A.   Modera  Massimo Angelini, Direttore External Affairs, Corporate Communication & Partnership, Università Luiss Guido Carli.

Milano Tattoo Convention, dal 26 incontro globale di arte corporea

Milano Tattoo Convention, dal 26 incontro globale di arte corporeaMilano, 23 gen. (askanews) – La 27esima edizione della Milano Tattoo Convention è alle porte e l’entusiasmo è palpabile. Dal 26 al 28 gennaio 2024, 500 artisti provenienti da tutto il mondo convergeranno nella nuova location del Superstudio Maxi in Via Moncucco, 35 a Milano. Questo evento annuale è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di tatuaggi, artisti e semplici curiosi.

Nata nel 1996 come un “party tra amici entusiasti di tatuaggi, musica e moto,” la Milano Tattoo Convention è cresciuta esponenzialmente nel corso degli anni. La convention è diventata la miglior piattaforma per gli artisti più affermati di mostrare il loro talento, scambiare idee e collaborare su nuovi progetti. Oltre ai tatuaggi, la convention è anche una vetrina per altre forme d’arte. Mostre d’arte, spettacoli e contest arricchiscono l’evento, rendendolo un appuntamento imperdibile per chiunque sia interessato all’arte corporea e non solo. Le esibizioni live di body painting, ballo e body modification ad esempio, offrono una prospettiva più ampia sull’arte corporea.

La diversità è una delle parole chiave quando si parla della Milano Tattoo Convention. Dalla tradizione all’innovazione, ogni stile trova spazio e rappresentazione. Artisti di fama mondiale partecipano all’evento, rendendo ogni edizione unica nel suo genere. La Milano Tattoo Convention non è solo un’occasione per ammirare l’arte, ma anche per celebrarla. Vari contest e premi vengono assegnati durante l’evento, con una giuria composta da esperti nel campo del tatuaggio. Le categorie dei premi spaziano ad esempio dal miglior tatuaggio del giorno al miglior tatuaggio realistico, offrendo un riconoscimento per ogni tipo di arte corporea.

Con una nuova location e un elenco di artisti stellare, l’evento è destinato a superare tutte le aspettative. Con queste considerazioni, l’importanza della Milano Tattoo Convention nel panorama artistico globale è indiscutibile. È un evento che ha saputo evolversi, mantenendo sempre alta la qualità e l’innovazione, e che continua a rappresentare un punto di riferimento per gli appassionati e gli addetti ai lavori. La sua storia e il suo impatto la rendono una delle manifestazioni più attese e seguite, un appuntamento che nessun amante dell’arte corporea vorrebbe mancare. Con la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, la Milano Tattoo Convention è diventata un evento imperdibile nel calendario artistico internazionale. Ogni anno, artisti e visitatori lasciano l’evento con nuove ispirazioni, nuovi amici e, naturalmente, nuovi tatuaggi. È un’esperienza che va oltre la semplice ammirazione dell’arte, diventando un viaggio nella cultura e nella comunità che ruota attorno all’arte del tatuaggio.

LE NOVITA’ DELLA MILANO TATTOO CONVENTION 2024 Sono tante le novità e le particolarità di questa edizione della Milano Tattoo Convention che la rendono ancora più spettacolare e imperdibile. LA TECNICA MANUALE TEBORI In convention non mancherà il tatuaggio tradizionale giapponese denominato Tebori con la sua tecnica rimasta invariata dal 1700 che utilizza una bacchetta alla cui estremità sono fissati degli aghi. Gli unici cambiamenti sono di ordine pratico / igienico e per lo più dal bambù si è passati alle barre in acciaio chirurgico. È una tecnica manuale più lenta rispetto alla macchinetta elettrica ma meno dolorosa e invasiva. In convention il Tebori sarà praticato da AKILLA e HORIZAKURA provenienti dal Giappone e da HORIBUDO, unico esponente italiano della HORITOSHI FAMILY. TATUAGGI LAURETANI Alla Milano Tattoo Convention sarà presente anche Jona che ripropone la tradizione dei marcatori di Loreto che nel 1400-1500 imprimevano simboli religiosi ai pellegrini che andavano in vista al Santuario di Loreto. Jona ha riprodotto gli stampi che usavano i Marcatori di Loreto per imprimere immagini raffiguranti per lo più simboli religiosi sulla pelle dei pellegrini, per poi inciderli con un ago a tre punte imbevuto di inchiostro sulla pelle  TATUAGGI E TECNOLOGIA In convention sarà presente anche Leonardo Tattoos da Bogotà – Colombia, che tatua corpi interi con uno stile coloratissimo e che utilizzando la tecnologia rende tridimensionali i suoi tatuaggi. Inquadrandoli con lo smartphone i tatuaggi prendono vita. TATUAGGIO CHICANO Saranno presenti molti dei maggiori esponenti attuali del tatuaggio chicano. Il termine Chicano nel passato veniva utilizzato per definire gli statunitensi di origine messicana. Inizialmente era un insulto, ma in un secondo momento denotava l’orgoglio di identità di quello che era diventato un vero e proprio movimento negli anni 60. I temi classici dello stile Chicano sono donne, teschi, fiori e figure religiose. Quello che solo pochi anni fa era un mondo prettamente maschile, ora ha allargato i suoi confini e sono moltissime le tatuatrici considerate fra i migliori artisti al mondo. SAMPAGUITA JAY ad esempio, è stata la vincitrice del miglior tatuaggio eseguito nella scorsa edizione della convention. Ci saranno moltissime tatuartici di fama internazionale in convention. Ricordiamo Amanda Toy, con il suo stile colorato e fiabesco, Natalie Nox con il suo stile surrealista blackwork dalla Grecia, Non Lee con il suo stile minimal colorato dalla Cina, Carolina Caos, con i suoi corpi colorati ha vinto premi in tutto il mondo, Debora Cherrys dalla Spagna con il tuo stile NeoTraditional, FatyTattoo con il suo stile particolare fatto di unicorni, bamboline e pupazzetti colorati. GLI ARTISTI Le vere star della Milano Tattoo Convention saranno come sempre i tatuatori, tutti grandi artisti nel mondo del tattoo. Fra gli stand vedremo lavorare in questa edizione: Oscar Hove, spagnolo, Il suo lavoro è principalmente blackwork giapponese surreale, che mescola temi tradizionali giapponesi con opere surrealiste. È uno dei maggiori esponenti dello stile BlackWork a livello internazionale. Dana Bunson, tatuatore storico statunitense con oltre 50 anni di carriera alle spalle, uno dei padri precursori del tatuaggio mondiali. Stizzo, uno dei tatuatori italiani più famosi nel mondo, conosciuto e apprezzato per il suo traditional fineline. È uno dei tatuatori storici milanesi. Horizakura e Akilla, tatuatori giapponesi che tatuano con lo stile Tebori, la tecnica tradizionale giapponese che utilizza una bacchetta alla cui estremità sono fissati degli aghi.

Dal Gazometro al Lingotto, mostra a Roma “Architetture Inabitabili”

Dal Gazometro al Lingotto, mostra a Roma “Architetture Inabitabili”Roma, 23 gen. (askanews) – Si intitola “Architetture Inabitabili”, la mostra di Archivio Luce Cinecittà in programma dal 24 gennaio al 5 maggio 2024 presso la Centrale Montemartini, polo espositivo dei Musei Capitolini, di Roma. Nata dal desiderio di esplorare il fascino e la complessità di alcune architetture inabitabili in Italia, la mostra ne illustra otto esempi distribuiti su tutto il territorio nazionale attraverso una scelta di immagini che li ritraggono per tipologia, destinazione d’uso ed epoca di costruzione. La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, ideata dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e curata da Chiara Sbarigia con Dario Dalla Lana. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Le fotografie e i filmati che le illustrano provengono in buona parte dall’Archivio Luce e da altri archivi e istituzioni quali Archivio Alperia, Museo Alta Val Venosta, CISA Andrea Palladio, Fondazione Benetton, Fondazione Burri, Fondazione Dalmine, Archivio Fiat, Archivio Giò Ponti, Archivio Italgas, Museo d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Triennale di Milano, Fototeca Trifernate. Tra le circa 150 immagini che fanno parte della mostra, spiccano le foto di grandi autori italiani come Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora, Gianni Leone e molti altri. A livello internazionale, si segnalano le immagini di Mark Power, Sekiya Masaaki, Steve McCurry. Appositamente realizzate per la mostra sono poi le bellissime immagini di Francesco Jodice e di Silvia Camporesi, dalle quali è stata tratta la copertina di catalogo. Le Architetture Inabitabili raccontate dalla mostra sono: il Gazometro di Roma, che emerge come un moderno Colosseo, presenza iconica nei film e nelle serie TV degli ultimi anni e visibile pure dalla Centrale Montemartini, che ospita la mostra e che offre al visitatore un suggestivo confronto tra l’architettura e il mondo circostante; il Memoriale Brion ad Altivole, un complesso architettonico progettato dall’architetto Carlo Scarpa e concepito come luogo di sepoltura per la famiglia Brion; il campanile semisommerso di Curon, situato nel lago di Resia in Trentino-Alto Adige, affascinante struttura romanica completamente trasformata dalla costruzione di una diga che portò alla creazione del lago per scopi idroelettrici, sommergendo il paese (che venne distrutto), e lasciando emergere così solo la torre campanaria; il Cretto di Gibellina, installazione commemorativa dell’artista Alberto Burri, un grande sudario di cemento bianco che ingloba le macerie della città di Gibellina, distrutta nel terremoto del Belice del 1968; il Lingotto di Torino, storico e famosissimo complesso architettonico, progettato da Giacomo Matté Trucco, che un tempo ospitava la fabbrica della FIAT, divenendo simbolo della storia industriale della città; gli Ex Seccatoi di Città di Castello, che nel 1966 ospitarono i libri alluvionati di Firenze, che qui vennero “curati”; perduta definitivamente la loro funzione originaria con l’abbandono della coltura del tabacco negli anni ’70, dal 1990 ospitano gli ultimi grandi cicli pittorici di Alberto Burri; la Torre Branca, originariamente torre littoria, progettata da Giò Ponti, concepita come una struttura temporanea per la Triennale del 1933, caratterizzata da una struttura a traliccio in acciaio e dotata di ascensore che permette ai visitatori di raggiungere la cima e godere di una vista panoramica su Milano; è stata restaurata dopo un periodo di relativo abbandono, ed è ritornata a essere visitabile dal 2002; i Palmenti di Pietragalla, testimonianza dell’ingegno dei vignaiuoli locali, un’architettura rupestre in pietra formata da oltre duecento costruzioni disposte su diverse quote, un tempo utilizzate come laboratori per la produzione del vino, che creano un impatto paesaggistico notevole, evocando atmosfere fiabesche.

Ognuno di questi luoghi, alcuni noti al grande pubblico e altri meno, offre uno sguardo peculiare sulla propria inabitabilità e intrinseca bellezza. Il catalogo, edito da Archivio Luce Cinecittà con Marsilio Arte, è arricchito dai testi inediti di otto scrittori che regalano una narrazione personale ed intima dei luoghi, suggerendo ulteriori chiavi di lettura delle architetture: le loro valenze simboliche, affettive, storiche. Gli autori sono: Edoardo Albinati (sul Gazometro, Roma), Stefania Auci (sul Grande Cretto di Gibellina), Gianni Biondillo (sulla torre Branca a Milano), Andrea Canobbio (sul complesso industriale del Lingotto, Torino), Francesca Melandri (sul campanile di Curon Venosta), Andrea Di Consoli (sui Palmenti di Pietragalla), Tiziano Scarpa (sul Memoriale Brion, a San Vito di Altivole), Filippo Timi (sugli Ex Seccatoi di Città di Castello).

Il catalogo, oltre alle immagini e ai testi degli scrittori, contiene i saggi dei curatori, una prefazione del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e una postfazione di Marco Belpoliti. La mostra Architetture Inabitabili rappresenta un’opportunità unica di esplorare la complessità delle architetture inabitabili italiane, invitando il pubblico a riflettere sulla loro rilevanza simbolica e sulla loro continuamente rinnovata vitalità.

Cappelle Medicee, Stanza segreta di Michelangelo sold out in 3 giorni

Cappelle Medicee, Stanza segreta di Michelangelo sold out in 3 giorniRoma, 23 gen. (askanews) – Un altro mese ancora per visitare la stanza segreta di Michelangelo al Museo delle Cappelle Medicee. I 90 ulteriori giorni di tempo – da aprile a giugno 2024 – per visitare il piccolo ambiente attiguo alla Sagrestia Nuova, annunciati dal Direttore Generale Musei Massimo Osanna, che ha assunto la direzione ad interim dei Musei del Bargello, giovedì 18 gennaio in seguito all’esito positivo del monitoraggio ambientale, sono andati completamente esauriti in appena tre giorni.

Per questo motivo, in accordo con i funzionari dei Musei del Bargello, il professor Osanna ha deciso di prolungare per un altro mese ancora – fino al 31 luglio – e con le medesime modalità, l’apertura sperimentale della stanza segreta. Le prenotazioni per il mese di luglio, che saranno attive a partire da giovedì 25 gennaio, daranno la possibilità ai visitatori di accedere – a gruppi contingentati di massimo 4 persone alla volta – al piccolo e suggestivo ambiente contenente una serie di disegni attribuiti al Buonarroti scoperti nel 1975 dall’allora direttore Paolo Dal Poggetto. La stanza, aperta per la prima volta in modo regolamentato ai visitatori a partire da metà novembre 2023 è lunga 10 metri e larga 3, alta al culmine della volta 2 metri e 50 e contiene una serie di disegni murali di figura, tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna, di dimensioni varie, in molti casi sovrapposti, che dal Poggetto attribuì per la maggior parte a Michelangelo.

L’allora direttore ipotizzò che l’artista si fosse rifugiato nel piccolo ambiente nel 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII, infuriato perché l’artista – durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città – aveva militato come supervisore delle fortificazioni per il breve periodo di governo repubblicano (1527-1530). Ottenuto il perdono della famiglia, dopo circa due mesi – che secondo la ricostruzione dovrebbero collocarsi tra la fine di giugno e la fine di ottobre 1530 – Michelangelo tornò finalmente libero e riprese nuovamente i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma. I disegni, ancora oggetto di studio da parte della critica, secondo la tesi di Dal Poggetto furono realizzati durante il periodo di “auto-reclusione” dell’artista che avrebbe utilizzato i muri della piccola stanza per “abbozzare” alcuni suoi progetti tra i quali opere della Sagrestia Nuova, come le gambe di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, citazioni dall’antico, come la testa del Laocoonte, e progetti riferibili ad altre sculture e dipinti.

La stanza segreta è accessibile esclusivamente su prenotazione, ad un massimo di quattro persone a gruppo accompagnato, fino ad un limite di 100 persone la settimana. È aperta il lunedì (alle 15, 16:30 e 18:00), il mercoledì (alle ore 9:00, 10:30, 12:00, 13:30, 15:00, 16:30, 18:00), il giovedì (alle ore 9:00, 10:30, 12:00, 13:30, 15:00), il venerdì (alle ore 15:00, 16:30 e 18:00) e il sabato (alle ore 9:00, 10:30, 12:00, 13:30, 15:00, 16:30, 18:00). La permanenza massima all’interno della stanza è di 15 minuti, accompagnati dal personale di vigilanza del Museo. Dal momento che per accedere all’ambiente è necessario scendere una stretta e angusta scala, la stanza non è accessibile ai disabili e, per ragioni di sicurezza, ai minori di 10 anni. Il biglietto di ingresso ha un costo di 20,00 euro a persona (2,00 euro i ridotti; gratuito per i minori di 18 anni) a cui si andranno ad aggiungere i costi della prenotazione obbligatoria (3 euro) e il prezzo del biglietto di ingresso al Museo delle Cappelle Medicee (9 euro intero, 2 euro ridotto). Un totale di 29,00 euro più la prenotazione obbligatoria (3 €) per i biglietti interi e 5 euro più i 3 euro di prenotazione obbligatoria per i ridotti.

”Fiori randagi”, a Roma in mostra la natura onirica di Barlettani

”Fiori randagi”, a Roma in mostra la natura onirica di BarlettaniRoma, 21 gen. (askanews) – Da giovedi 25 gennaio “Fiori randagi”, la nuova mostra organizzata da Roberta Cima e a cura di Filippo Lotti, alla galleria romana SpazioCima fino a domenica 25 febbraio con le opere dell’artista Massimo Barlettani: petali, eteree ali di farfalle, steli e foglie strappati dal tempo, raffinate simmetrie, contrappunti silenziosi tra l’essere e lo svanire. Circa 20 le opere esposte, principalmente con tecnica acrilico e pigmento metallico su tela. Ingresso libero.

“I “Fiori Randagi” non sono belle e profumate macchie di colore da mettere in un vaso per decorare la sala da pranzo – spiega l’artista – sono potenti segnali sessuali della natura per attrarre insetti e permettere l’impollinazione e quindi la riproduzione della vita. La mia ricerca sugli elementi floreali e sulle farfalle nasce dal desiderio di mostrare la bellezza, la forza e la fragilità della vita. Le mie opere non sono nature morte, sono nature vive. I miei fiori non sono recisi ma mostrati in un attimo di vita. La mia ricerca di vibrazioni e interferenze si basa su aspetti spirituali. Le mie farfalle leggere e trasparenti ci ricordano la fragilità della bellezza e la connessione di tutti gli esseri viventi”. Massimo Barlettani è nato a Volterra nel 1956. Nel 1989 ha fondato l’agenzia di pubblicità B&A, con cui ha vinto diversi premi per la creatività. Si è occupato di editoria d’arte e, con la “Zeta Scorpii Editore”, ha ideato e pubblicato decine di volumi. Il contatto professionale continuo con fotografi ed artisti internazionali lo ha portato a sviluppare una sensibilità molto particolare. La sua ricerca artistica si è sviluppata con un percorso che dalla pittura astratta si è evoluto in una ridefinizione figurativa di elementi iconici in particolare figure femminili ed elementi naturali. Dal 2012 sta sviluppando una ricerca sul tema della vita e della sua rappresentazione simbolica attraverso rarefatte immagini floreali. Da quella data, ha preso parte a numerose mostre collettive ed è stato protagonista di varie mostre personali.

”Genitori rilassati cercasi”, guida per crescere figli senza stress

”Genitori rilassati cercasi”, guida per crescere figli senza stressRoma, 21 gen. (askanews) – Nell’era dell’ansia e dello stress i consigli di un pedagogista, papà e maestro per affrontare le situazioni critiche della crescita. TS Edizioni pubblica, anche in edizione e-book, “Genitori rilassati cercasi”. Guida pratica per crescere figli sereni, determinati e positivi… senza drammatizzare, di Andrea Gironda.

Scrive l’autore nella premessa, dopo aver narrato uno scherzo fatto dal fratello ad una festa di fine anno scolastico dove con alcuni compagni mangiò di nascosto la torta dei festeggiamenti: “Sapere cosa dover fare con i nostri figli non è affatto scontato. Partiamo allora da una premessa fondamentale: davanti a un problema educativo, qualunque scelta si voglia intraprendere, ce ne sarà sempre una migliore, è un dato di fatto incontrovertibile, sperimentato negli anni. Mia madre – preso atto della marachella di mio fratello – come tutte le mamme di ogni epoca, aveva davanti a sé un ventaglio di scelte: rimproverare il figlio verbalmente, portarlo fuori e parlarci con tono più o meno calmo, chiedere spiegazioni al preside o reagire – come ha fatto – con uno schiaffo plateale. Ha dato ascolto alla sua impulsività e alle sue emozioni, ha reagito in preda alla rabbia e alla delusione. Poteva comportarsi diversamente, eppure ancora oggi, a distanza di anni, io e mio fratello ricordiamo sorridendo l’episodio della torta che ci ha insegnato molto”. Andrea Gironda – insegnante elementare, pedagogista, e padre di due figli – svela le strategie efficaci per passare da una “genitorialità reattiva”, a una “genitorialità consapevole”, che mette al bando una volta per tutte fretta, disattenzione, urla, premi e minacce. Continua l’autore: «In nessun libro troverete le scelte giuste da prendere – neanche questo testo ha tali pretese – perché in campo educativo non esistono scelte giuste, ci sono le decisioni, i fatti: l’importante è agire con il cuore, in buona fede. Si fa quello che si può sostenere. S’impara sul campo, l’esperienza può essere saggia maestra”.

Al “Museo Nazionale Marc Chagall” di Nizza arrivano 4 capolavori

Al “Museo Nazionale Marc Chagall” di Nizza arrivano 4 capolavoriMilano, 19 gen. (askanews) – Quattro straordinarie opere di Marc Chagall sono entrate nelle collezioni del “Museo Nazionale Marc Chagall” di Nizza, in Francia, dedicato al grande maestro, in occasione del 50esimo anniversario della sua creazione. Completano la collezione del museo, composta oggi da quasi 1.000 pezzi, rendendolo una delle collezioni pubbliche di opere di Chagall più importanti al mondo. E saranno visitabili dal 27 gennaio al 13 maggio 2024.

Si tratta de “Il cavaliere messicano in rosso e il suo cavallo viola” (1943) che appartiene al gruppo delle gouaches ‘messicane’ realizzate durante il soggiorno dell’artista in Messico nel 1942. C’è poi “La Deposizione dalla Croce su sfondo blu” (1950): inondato dal colore blu, simbolico peraltro per Nizza, questo dipinto è caratteristico del parallelo che Chagall stabilisce tra la figura di Cristo e quella del pittore, entrambi accomunati dal dolore del mondo. Le altre due opere sono “Il violinista” (1957) e “Il Carro di Elia” (1970). Il primo illustra l’universo musicale e giocoso di Chagall ed è stato prodotto durante il periodo Vencoise, dove l’artista ha lavorato su grandi composizioni sulla musica e sul circo. “Il Carro di Elia” è uno dei due modelli che presentano la ricerca iconografica di Chagall per il disegno del mosaico a specchio d’acqua da lui realizzato per il museo.

Le opere del Museo Nazionale Marc Chagall sono entrate nelle collezioni in vari modi: donazioni, lasciti, acquisti tramite vendita privata o pubblica. Il museo ha beneficiato di importanti donazioni provenienti soprattutto dalle collezioni dell’artista e dei suoi eredi. Questa mostra evidenzia la politica di acquisizione del museo e presenta una selezione di opere acquisite nel corso degli anni in un percorso che presenta temi chagalliani ricorrenti: la musica, la rappresentazione di Cristo, i profeti tra gli altri. Il Museo Nazionale Marc Chagall appartiene ai musei nazionali del XX secolo delle Alpi Marittime che a loro volta fanno parte dal 2021 della rete Plein Sud. La rete riunisce 71 istituzioni culturali nel sud della Francia e partecipa alla prima edizione dell’operazione A MUSEUMS YOU! organizzato in 19 musei della regione dal Comitato Regionale del Turismo della Costa Azzurra. In programma visite ed eventi gratuiti per tutta la giornata di domenica 28 gennaio.